IL tacco 27

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Il tacco 27

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// A proposito di CasaranelloCaro direttore,in merito alla concessione del comples-

so di Casaranello e sulla rinominazione dellapiazza adiacente vogliamo fare alcune consi-derazioni.

Non è assolutamente in discussione lamemoria, il ricordo, il dolore collettivo dellacittà per la scomparsa di due giovani vite adopera del terrorismo internazionale. Siamoconsapevoli, per quello che possiamo, deldramma dei genitori, della loro volontà di nondimenticare, di tenere in vita la memoria diquanto più caro avevano. Sono sentimenti no-bili che, per quanto ci sforziamo, non riuscire-mo mai ad interpretare compiutamente.

Tutt’altra cosa è il coro di pietismo, diconformismo, di appiattimento generale daparte del consiglio comunale di Casaranoche, avendo ormai da tempo rinunciato adesercitare qualunque ruolo, è pronto ad as-secondare qualunque iniziativa.

Proprio per questo, ed anche per il ri-spetto che porto verso i proponenti, non vo-glio rinunciare a dire la mia, senza ipocrisie,su una vicenda che a mio avviso viene af-frontata in modo sbagliato.

Sono assolutamente contrario, comecittadino - parlo come tale non avendo al-tro titolo - alle decisioni prese dal consigliocomunale. Anche qui voglio rinfrescare lamemoria.

Cominciamo dalla concessione del com-plesso adiacente alla chiesa di Casaranello.Quei ruderi, opportunamente restaurati, do-vrebbero servire a valorizzare il complessodell’area, quale luogo di accoglienza per i vi-sitatori e di promozione turistica. Non è cer-tamente il luogo adatto per accogliere deibambini emarginati, in quanto, anche comeluogo fisico, nella memoria, è un luogo disofferenza: prima cimitero, poi lazzaretto, poiluogo di degrado.

Lo stesso vale per la denominazione del-la piazza adiacente la chiesa; quella piazza,da tempo immemorabile, viene identificatacome piazzetta Casaranello; cambiare il no-me significherebbe rimuovere un pezzo dimemoria della città.

Ora, in ambedue i casi, ci sono certa-mente delle alternative.

Per quanto riguarda il luogo di acco-glienza si potrebbe pensare ad una nuovastruttura immersa nel verde, ad esempio lacollina della campana, più consona alle esi-genze di bambini, che non vanno ghettizzati,ma aiutati a vivere.

Per quanto attiene alla denominazionedi una piazza, ci sono altre alternative; pen-

so a piazza Diaz che evoca memorie di guer-ra; potrebbe diventare piazza di pace intito-lata alle due ragazze; oppure piazza MartiriUngheresi, ormai nome anacronistico, supe-rata una certa fase storica; ma ci sono an-che altri luoghi.

Su questi obiettivi non è assolutamentenostra intenzione fare polemica, non è pro-prio il caso. Vogliamo solo far riflettere.

Anche perché, su una vicenda così seria,sarebbe opportuna una scelta che unisce enon che divide.

Giovanni Coletta-Casarano

// Via Bruxelles “va in Eu-ropa”, le altre restanoa terra

Nell’anno 2000, sono stati eseguiti la-vori di restauro per i servizi idrico-fognantisu via Bruxelles, trascurando, inspiegabil-mente, altre vie adiacenti: via Ruffano, viaSupersano, via Parigi, via Madrid, via donSturzo e via Mattei. Perché solo via Bruxel-les? Forse i nostri amministratori dividono lapopolazione in cittadini comuni e cittadiniprivilegiati? A distanza di sette anni, le sud-dette strade rimangono prive di tali serviziprimari. Si tratta di strade inserite a pienotitolo nell’agglomerato urbano della cittàessendo (fortunatamente!) asfaltate, dotatedi illuminazione pubblica e servite dai bus

urbani. Di recente, è stata completata anchela metanizzazione. Noi residenti paghiamoregolarmente tasse e gabelle ed è per que-sto che ci domandiamo come mai il nostrorione è stato escluso dalla realizzazione ditali opere. Tra l’altro chiediamo di portare acompimento i lavori rimasti incompleti co-me l’impianto fognante in via Mattei (che,mancando dell’acquedotto, è comunqueinutilizzabile), per il quale chiediamo che al-meno sia esteso e predisposto per tutto iltratto della strada e non solo fino alla suametà. Viviamo in una situazione di degrado:strade sporche, erba ai lati dei marciapiedi(inesistenti o impraticabili), assenza di unvalido progetto Pru e di decoro urbano. Laspesa media di una famiglia per l’acquistodell’acqua dalle autobotti e la pulizia delpozzo nero ammonta ad 800 euro annui.Quando, nel novembre 2005, su disposizio-ne della Procura della Repubblica, fu ese-guita la chiusura forzata dei pozzi artesiani,i nostri amministratori promisero l’imminen-te sistemazione dei servizi idrici e fognanti.Da allora sono passati oltre sei mesi, ma lasituazione non è mutata. Per tutto questoabbiamo intenzione di formare un comitato,interessando con un esposto il commissarioper l’emergenza idrica e ambientale, NichiVendola, e altri organi territoriali, ribadendoancora una volta che il Comune di Casaranoci priva dei più elementari servizi urbani,che noi, però, continuiamo a pagare.

Luigi Fiorentino-Casarano

N. 27 Luglio 2006

LETTERE AL DIRETTORE

LO STRANIEROSpendo dunque sono

Vado. Vengo. Riparto. Arrivo.Mi muovo perchè stare fermo equivale a conoscere la morte, averne

un’anticipazione.Oggi la società, o meglio il “pensiero economico” dominante, ci impone

modelli sempre più “veloci”. Tramite la pubblicità possiamo colmare le nostrevite con l’inutilità del possesso. Avere prevale su Essere. Il famoso “Penso dunque sono” è ormai di-ventato “Spendo dunque sono”. E tutto va a rotoli.

Cosa dire? Nulla. Solo il silenzio può aiutarci a ritrovare la capacità di ascoltare i nostri cuori e capire quale sen-

so permea la vita in ogni sua forma. La Morte non ci è nemica; è, invece, la nostra sola certezza. Tut-ti noi, chi prima chi dopo, la incontreremo.

Questa è la base da cui ripartire. Fermarsi ad ascoltare implica comprensione, comprendereimplica partecipazione, partecipare implica accettazione.

Come dovrebbe insegnarci la chiesa “Dio è tutto e tutto è in Dio”.Come dovrebbe insegnarci la fisica “Tutto è energia e l’energia è in tutto”.Come dovrebbe insegnarci lo yoga “Tutto è uno e uno è tutto”.

Allora andate in campagna e osservate un ulivo.Toccatelo, girategli intorno e chiedetegli cosa prova. Se c’è abbastanza silenzio potreste sentire la risposta.

di Guido Picchi

il tacco d’Italia 5

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QUESTIONE DI LOOKL A C I T T À I N V I S I B I L E

di Enzo Schiavano

Casarano. I bus urbani che girano vuoti, nella maggior parte dellagiornata, sono l’immagine non certo positiva dei primi due anni diattività del servizio. Molti osservatori si sono chiesti se fosse op-portuno tenere in vita un servizio che, probabilmente, non portavaalcun introito nelle casse comunali. E, in effetti, durante una delleultime sessioni del consiglio comunale si è saputo che il servizio co-sta 180mila euro all’anno, ma le entrate ammontano soltanto a5mila euro. Se fosse una società privata avrebbe chiuso da tempo ibattenti.Il dato contrasta in modo troppo evidente con la relazione che la dit-ta appaltatrice, la “Tundo srl” di Soleto, ha consegnato all’assessoreai Trasporti, Sergio Abruzzese, in occasione del secondo anno di atti-vità del servizio (febbraio 2006). Secondo la società ogni corsa vie-ne frequentata da una media di 15,5 utenti, un dato considerato“decisamente positivo” dalla ditta appaltatrice, e sarebbe superioreal coefficiente di utilizzo regionale. I bus che girano quasi semprevuoti avrebbero dovuto insinuare qualche dubbio, invece Abruzzese el’amministrazione comunale hanno preso per buoni quei dati. Solo leinterrogazioni dei consiglieri comunali di maggioranza e di opposi-

zione, e credo anche le osservazioni deicittadini, hanno convinto gli amministra-tori che l’impressione dei tanti risultavapiù reale dei numeri forniti dalla ditta ap-paltatrice.Così è nato un interessante dibattito sulfuturo del servizio. Sopprimerlo o migliorarlo? Uno dei contributi piùinteressanti sull’argomento lo ha fornito Francesco Barone, docentedi Economia aziendale presso l’Istituto commerciale di Casarano.L’intervento, già anticipato sul Tacco n.3 del maggio 2004, è statointeramente pubblicato su “Idee e Azioni”, il giornale del circolo cit-tadino di An. Barone ha pubblicato una analisi molto precisa sul ser-vizio di trasporto pubblico, sostenendo che è necessario fare unostudio delle esigenze dei consumatori; che occorre tradurre le prefe-renze dei cittadini in scelte operative; che l’informazione e la pubbli-cità, in questi casi, sono molto importanti; che, infine, in questocampo non si deve inventare nulla di nuovo perché ci sono le nume-rose esperienze di tante città piccole e grandi. Suggerimenti prezio-si, senza preconcetti ideologici.

Bus urbani: sopprimerli o migliorarli?

Antonio Rotundo (Democratici di Si-nistra), Giampiero Corvaglia (Mar-gherita), Piero Manni (RifondazioneComunista), Beppe D’Ercole (Italiadei Valori), Loredana Capone (Mar-gherita): i candidati alle primarieper la consacrazione del candidatosindaco del centro sinistra a Leccesono fatti. Ora toccherà fare glielettori, un po’ risicati in quanto anumeri, nella sinistra leccese. Nelfrattempo: ognuno per sé e la Poli(o Perrone) per tutti.

Risale al XVI secolo la colombaia che sia trova sullastrada che collega Felline a Torre San Giovanni (ma-rina di Ugento). Presenta vistosi segni di cedimento.E’ posta dove un tempo sorgeva il vecchio casale diFrascagnone. E’ necessario un intervento tempesti-vo per non perdere una testimonianza preziosa delnostro “Salento minore”.

Stefano CorteseLa colombaia a serio rischio di cedimento

FOTOPROTESTA

il tacco d’Italia 11N. 27 Luglio 2006

POLITICA

14 il tacco d’Italia

BUON I P ROPOS I T I

N. 27 Luglio 2006

di Enzo SchiavanoPh: Roberto Rocca

// Galatina. A sinistra dopo dieci anniDopo dieci anni, il centrosinistra si riprende Palazzo Orsi-

ni, grazie a Sandra Antonica, diessina, eletta sindaca al primoturno con 11.060 voti (59,15 per cento). Luigi Rossetti, candi-dato della CdL (An, Forza Italia, Udc), ha ottenuto 5.113 voti.Più indietro Franco Maglio con 1.442 voti e Graziano Notaro,con 1.083 voti.

Quale, tra i problemi più urgenti dellacittà, si impegna ad affrontare nei primi100 giorni di governo?

“Il passaggio dalla tassa alla tariffaper lo smaltimento dei rifiuti solidi ur-

bani ha costituito un momento discontro tra cittadini e governo. Ri-uscire ad abbassare la tariffa e farein modo che le attività commercialinon soffrano è il primo obiettivo deimiei primi 100 giorni”.In campagna elettorale lei ha

insistito sul fatto che Galatina siastata scippata del tema culturale del “tarantismo”. In chemodo pensa di recuperare questo ruolo?

“Facendo in modo che la città lo senta ‘proprio’. La bor-ghesia e la Chiesa l’hanno additato come rito pagano in con-trasto con la tradizione della città e così il fenomeno è sem-pre stato guardato con sospetto. Ora bisogna rianimare que-st’identità trascurata e farne uno dei momenti di rilancio diGalatina. Non possiamo entrare a far parte dell’Unione deiComuni della Grecìa salentina, ma collaboreremo con la costi-tuenda Fondazione ‘Notte della Taranta’”. Sembra che la Fiera sia in fase di declino. Quali rimedi

prenderà per il suo rilancio?“La scorsa amministrazione ha fatto in modo che Comune

di Galatina, Camera di Commercio e Provincia di Lecce non

comunicassero tra di loro; questo perché ha disatteso gli im-pegni del protocollo d’intesa, e in particolare quello di orga-nizzare manifestazioni all’interno della Fiera. Al contrario, l’at-tuale gestione ha reso fruibile la Fiera anche d’estate grazieall’impianto di condizionamento ed ha sanato il bilancio. L’En-te Fiera deve riappropriarsi del ruolo di leadership nel settorefieristico salentino e deve poter offrire servizi agli altri enti chevogliano avvalersi dell’esperienza già acquisita negli anni”.

I miei primi 100 giorniAD AMMINISTRATIVE CONCLUSE, IL TACCO D’ITALIA HACHIESTO AI NEO-SINDACI DEI TRE COMUNI CON PIÙ DI15MILA ABITANTI QUALI ORIENTAMENTI SEGUIRANNO NEIPRIMI 100 GIORNI DI GOVERNO. E POI, OVVIAMENTE, NELCORSO DELL’INTERO MANDATO

Sandra Antonica

Galatina. Chiesa dei Ss. Pietro e Paolo

Gallipoli. Il porto

// Gallipoli. Barba pigliatuttoVincenzo Barba “pigliatutto” conquista anche il Municipio di Gallipoli.

Si sono affidati al petroliere “figlio del popolo” ben 7.986 votanti (57 percento). Flavio Fasano, candidato del centrosinistra, si è attestato al 43 percento, ottenendo 6.024 voti.

Quale, tra i problemi più urgenti della città, si impegna ad affrontarenei primi 100 giorni di governo?

“La città di Gallipoli ha problemi che si trascina dietro da decenni. Cer-tamente la pulizia del centro, delle periferie e delle marine, il decoro urba-no e la viabilità cittadina saranno tre dei punti cardine della nostra azioneamministrativa”. Durante la legislatura appena iniziata, per i senatori della Casa delle

Libertà sarà vietato assentarsi da Palazzo Madama. Non pensa che i gal-lipolini rischino di avere un sindaco solo nei fine settimana?

“Sono e sarò presente a Roma, in Senato, sia per i lavori d’Aula che inCommissione, perché ho assunto questo impegno e non per un divieto ad

assentarsi. Sarò a Gallipoli, sia in prima persona, sia nell’azione di co-ordinamento dei lavori di giunta, sia nei momenti dialettici in consi-glio, per quelle capacità organizzative che riconosco a me e ai mieicollaboratori. Lavoro, politica, sport e socialità fanno parte tutte insie-me, del mio progetto di vita e del mio successo”. Il turismo è il settore trainante della città. Quali strategie adotterà

per rafforzarlo e in quale direzione?“Gli operatori turistici di questa città hanno bisogno di lavorare in

pace e di interfacciarsi con un’amministrazione capace di passaredalle parole ai fatti. Insieme agli operatori, Gallipoli farà sentire lasua voce in tutte le sedi in cui si organizza la promozione del Salen-to. Il turismo, tramite la destagionalizzazione, dev’essereun’opportunità di crescita condivisa dall’intera popolazione,non solo dagli operatori turistici e commerciali. I giovani di-plomati e laureati vanno aiutati a costituirsi in cooperativeper svolgere le attività di guide turistiche, organizzatori dieventi, consulenti di marketing turistico, esperti in promozionedel territorio”.

POLITICABUON I P ROPOS I T I

il tacco d’Italia 15

// Tricase. Coppola, come nel 2001Come nel 2001, Antonio Coppola la spunta al ballottaggio

(11 e 12 giugno). L’ingegnere si riconferma sindaco al secon-do turno con 5.946 voti (55,66 per cento), battendo Giusep-pe Longo, che ha ottenuto 4.737 voti (44,34 per cento).

Quale, tra i problemi più urgenti del-la città, si impegna ad affrontare neiprimi 100 giorni di governo?

“Saranno 100 giorni di continuità digoverno, quindi continueremo con la crea-zione di opportunità di lavoro. Firmeremo

un protocollo d’intesa con le Università diLecce e Bari e la società Skysaver, per la

produzione di energia eolica. L’im-pianto sarà posizionato in mare,con impatto ambientale nullo, sen-

za inquinamento visivo, acustico e senza interferire con le rot-te degli uccelli. E si produrrà anche idrogeno, come fonte al-ternativa di energia rinnovabile. Nel protocollo, inoltre, ci im-pegneremo, con l’Unione dei Comuni del Capo di Leuca, nella

sperimentazione dell’allevamento deltonno”.Ieri, il tabacco; oggi, il calzaturiero;

domani sarà il turismo il traino dellacittà?

“Stiamo potenziando più settori, nontrascurando il calzaturiero, lavorando alturismo culturale, che ci vede impegnatidal 1° luglio con il premio “Lo stranie-ro” che porterà in città Carlo Verdone. Inautunno partirà un master internaziona-le di secondo livello, organizzato dall’U-niversità di Lecce e di altre città d’Italiae d’Europa e con la collaborazione delComune”.Da più parti si chiede che la superfi-

cie del parco naturale, adottato dallaRegione, sia diminuita considerevolmen-te. Qual è la sua posizione?

“Io ho addirittura proposto un am-pliamento. La conferenza dei servizi si èconclusa il 24 maggio e il disegno di leg-ge è stato approvato. Il parco è una for-ma di ricchezza; comprende tutta l’areadella Vallonea che si sta estendendo, perclima favorevole e per un nostro interven-to di imboschimento. Inoltre, stiamo rea-lizzando un impianto di trattamento delleacque depurate a fini irrigui, che ci per-metterà un risparmio di 6mila metri cubidi acqua che verranno riutilizzati insiemeall’acqua piovana trattata”.

N. 27 Luglio 2006

I miei primi 100 giorni

Antonio Coppola

// Gallipoli. Barba pigliatuttoVincenzo Barba “pigliatutto” conquista anche il Municipio di Gallipoli.

Si sono affidati al petroliere “figlio del popolo” ben 7.986 votanti (57 percento). Flavio Fasano, candidato del centrosinistra, si è attestato al 43 percento, ottenendo 6.024 voti.

Quale, tra i problemi più urgenti della città, si impegna ad affrontarenei primi 100 giorni di governo?

“La città di Gallipoli ha problemi che si trascina dietro da decenni. Cer-tamente la pulizia del centro, delle periferie e delle marine, il decoro urba-no e la viabilità cittadina saranno tre dei punti cardine della nostra azioneamministrativa”. Durante la legislatura appena iniziata, per i senatori della Casa delle

Libertà sarà vietato assentarsi da Palazzo Madama. Non pensa che i gal-lipolini rischino di avere un sindaco solo nei fine settimana?

“Sono e sarò presente a Roma, in Senato, sia per i lavori d’Aula che inCommissione, perché ho assunto questo impegno e non per un divieto ad

assentarsi. Sarò a Gallipoli, sia in prima persona, sia nell’azione di co-ordinamento dei lavori di giunta, sia nei momenti dialettici in consi-glio, per quelle capacità organizzative che riconosco a me e ai mieicollaboratori. Lavoro, politica, sport e socialità fanno parte tutte insie-me, del mio progetto di vita e del mio successo”. Il turismo è il settore trainante della città. Quali strategie adotterà

per rafforzarlo e in quale direzione?“Gli operatori turistici di questa città hanno bisogno di lavorare in

pace e di interfacciarsi con un’amministrazione capace di passaredalle parole ai fatti. Insieme agli operatori, Gallipoli farà sentire lasua voce in tutte le sedi in cui si organizza la promozione del Salen-to. Il turismo, tramite la destagionalizzazione, dev’essereun’opportunità di crescita condivisa dall’intera popolazione,non solo dagli operatori turistici e commerciali. I giovani di-plomati e laureati vanno aiutati a costituirsi in cooperativeper svolgere le attività di guide turistiche, organizzatori dieventi, consulenti di marketing turistico, esperti in promozionedel territorio”. Vincenzo Barba

Tricase. Piazza Pisanelli

POLITICAS T R AN I R I S U LTAT I

il tacco d’Italia 17

Se si guardano i risultati elettorali, ci si accorge che qual-che numero andrebbe analizzato con più attenzione, fuori daidibattiti televisivi nei quali nessuno ammette di aver perso leelezioni.Sono stati 25 i Comuni salentini al voto il 28 e 29 mag-

gio e in tutto i neo primi cittadini donna, su sette candidate,sono tre: Sandra Antonica a Galatina (unica donna a capo diun Comune salentino con più di 15mila abitanti, se si esclu-de Lecce), Ada Fiore a Corigliano e Adriana Petrachi a Canno-le. La rappresentatività femminile in consiglio comunale tro-va il punto più basso a Ugento e Taurisano dove i consiglierisono tutti uomini. Apprezzabile a Tricase l’iniziativa della li-sta “Ala di riserva”, composta da sole donne, che è scesa incampo per sostenere Antonio Coppola del centrosinistra.

Sfide terminate sul filo di lana a Taviano e Porto Cesareo.Nel primo caso Salvatore d’Argento, del centrosinistra, è sin-daco per 14 voti. Ancora più risicata la vittoria di Vito Foscari-ni, nuovo sindaco di Porto Cesareo grazie a dodici voti di van-taggio su Luigi Fanizza. Il margine si è allargato solo dopo unpiù accurato conteggio dei voti: in un primo momento, Fosca-rini era risultato vincitore per un solo voto. Batticuore ad Ales-sano dove Luigi Nicolardi del centrosinistra ha prevalso per15 voti.

Il primato del rinnovamento va a Collepasso, tornato alcentrosinistra dopo otto anni: dei nuovi undici consiglieri dimaggioranza ben sette sono alla prima esperienza ammini-strativa. Al nuovo primo cittadino Vito Perrone va anche un al-tro primato, da condividere con il collega Michele Lombardi(centrodestra) di Cavallino. In soli quattro giorni i due sindaci

hanno composto la giunta e distribuito le deleghe. Altro re-cord per Collepasso: non siede in consiglio il candidato con-sigliere più votato in assoluto: la lista di Rocco Sindaco, infat-ti, (272 preferenze) ha conquistato solo il seggio del candida-to Salvatore Perrone.

N. 27 Luglio 2006

«Quote rosa: tre sindache elette susette candidate; nessuna consigliera adUgento e Taurisano; a Tricase, la lista“Ala di riserva”, interamente compostada donne»

La politica che dà i numeriIL TACCO HA PASSATO AI RAGGI X I RISULTATI DELLE AMMINISTRATIVE, ALLA RICERCA DI FATTI STRANI E CURIOSITÀ

di Francesco Ria*Ph: Roberto Rocca

* Neo-assessore alle Politiche giovanili, rapporti con l’Università, Energia - Collepasso

// Exit poll, ma per giocoL’oscar per i numeri più strani,

però, per il terzo anno consecutivose lo aggiudicano gli exit-poll di Te-le Rama. Nel 2004 fu annunciata lavittoria del centrosinistra a CampiSalentina: risultato clamorosamenteribaltato dopo il conteggio ufficiale.Stessa sorte, lo scorso anno, a Para-bita dove Adriano Merico (centrosini-stra) è stato riconfermato sindacononostante le previsioni dell’emitten-te televisiva. Quest’anno è stato AldoTarantini a tremare. Il nuovo primocittadino di Cutrofiano ha prevalso

su Michelangelo Gorgoni per oltre400 preferenze, ma gli exit-poll ave-vano preannunciato il risultato oppo-sto. Nessuna colpa ai sondaggisti,per i casi incerti dove i risultati sonostati in bilico fino alla fine; ma non èquesto il caso dei tre esempi citati.Per i propri exit-poll, Tele Rama, so-stanzialmente chiede agli elettori diindicare la loro preferenza. Il cam-pione preso in esame, tra il tre e ildieci per mille, è da considerarsi si-gnificativo, ma l’errore sta nel meto-do di rilevamento. I dati vengono, in-fatti, raccolti in un unico momento.

Così se in un Comune la rilevazione èfatta alle otto di mattina, sono esclu-si i voti dei giovani o delle mammeche solitamente si recano a votare inore diverse. Analogamente se la rile-vazione avviene di sera, dal conteg-gio sono quasi sicuramente esclusigli anziani. Una domanda, a questopunto, è lecita: obiettivo degli exit-poll è offrire un servizio ai telespet-tatori o solo occupare un pomerig-gio, vendendo spazi pubblicitari (ab-biamo visto dalle cronache giudizia-rie quanto questa sia gradita), a co-sto di comunicare dati sbagliati?

Amministrative da record. Al comune di Collepasso vannoil primato del rinnovamentodel consiglio e quello dellavelocità nell’assegnazionedelle deleghe agli assessori

ECONOMIA

18 il tacco d’Italia

IL SALENTO LETTO DAL SOLE-24 ORE / / I N C H I E S TA

N. 27 Luglio 2006

di Laura LeuzziPh: Roberto Rocca

SognandoCalifornia

IL PIÙ GRANDE QUOTIDIANO ECONOMICO ITALIANO ANALIZZA IL SALENTO, I SUOI PUNTI DI FORZA E DI DEBOLEZZA

“Se il nostro Paese si rimboc-casse le maniche e la smet-tesse di piangersi addosso,

acquisterebbe quell’orgoglio in piùche non fa male. In fondo, c’è da esse-re orgogliosi”. Con queste parole Fer-ruccio De Bortoli, direttore del Sole-24ore, ha aperto il convegno organizzato,lo scorso 15 maggio, presso il CastelloCarlo V di Lecce per la presentazionedell’inserto mensile Polis, l’appunta-mento dedicato, di volta in volta, aduna città italiana da riscoprire. Focussu Lecce, dunque, nell’inchiesta a curadi Maria Luisa Mastrogiovanni.

Lo spirito della tavola rotonda “So-gnando California. Il modello Salento ela nuova frontiera dell’hi-tech”, apertaal Carlo V, è stato un’iniezione di fiducia“per ribellarsi – ha spiegato De Bortoli -alla logica del declino”.

La città di Lecce si è posizionata al95° posto nella classifica del Sole-24ore sulla qualità della vita nelle cittàitaliane. Un dato che ha fatto storcereil naso ad un po’ di amministratori. Mai numeri parlano chiaro. Nell’ultimo anno le aziende del Tac

(tessile-abbigliamento-calzature) sonodiminuite del 4,6 % e l’export ha subi-to un calo del 20,5 % (fonte: Istat).Eppure il numero delle aziende è cre-

sciuto dell’1,3 % (fonte: assessoratoalla Programmazione economica dellaProvincia di Lecce, Cabina di Regia –dati aggiornati al settembre 2005).Il 73,1 % delle aziende è costitui-

to, però, da ditte individuali e la dis-occupazione si attesta al 14,7 %(fonte: Camera di commercio). DaiCentri per l’impiego della Provinciafanno sapere che negli ultimi quattromesi gl i iscritt i sono aumentatidell’8,5 %, anche se sono diminuitidel 2 % i laureati in cerca di occupa-zione. Un fattore che si può spiegarecon la maggiore facilità nel trovarelavoro per un laureato o con lapreoccupante fuga di cervell i alNord, se non all’estero.Con 2500 addetti, tra docenti, per-

sonale tecnico-amministrativo e colla-boratori, l’Università di Lecce è l’a-zienda più grande del Salento.

Ma dalla crisi il Salentovuole uscire. E sembra sa-perci fare, coniugando idee,scienza, sistema, finanza.Quattro termini che sonostati alla base della discus-sione intessuta nel corso delconvegno al Carlo V. Le ideehanno mercato. E al Salentonon mancano, come hannodimostrato i partecipanti al-la tavola rotonda, Paride De

Masi, amministratore delegato delgruppo Italgest, Leonardo Rescio, am-ministratore di Pierre, Augusto Roma-no, direttore generale di Meltin’Pot,Roberto Cingolani, direttore del Labo-ratorio Nazionale di Nanotecnologiadell’Università di Lecce. Oltre a questiesempi di eccellenza nei settori dell’e-conomia e della ricerca, sono interve-nuti al convegno anche Piero Montina-ri, presidente di Confindustria Lecce, eMassimo Manfreda, penalista.

«Idee, scienza,sistema, finanza. Quattroparole chiave peril rilancio del Salentosecondo il Sole-24 ore»

«La Provincia di Lecce:-4,6 % di aziende del settore Tac;-20,5 % nell’export;il 73,1 % delle aziende costituitoda ditte individuali e unadisoccupazione che ha raggiuntoil 14,6 %»

/ / I N C H I E S TA ECONOMIAIL SALENTO LETTO DAL SOLE-24 ORE

il tacco d’Italia 19

// De Masi: “Bastano unacasa e una nonna”

Sulle idee ha puntato Paride De Masi,amministratore delegato del gruppo Ital-gest con sede a Casarano (presidenteFranco Tatò; fatturato settore immobilia-

re: 25 milioni; 300 dipendenti, patrimonio di partecipazioniper 75 milioni), i cui settori d’interesse spaziano dall’energia,all’immobiliare, ai servizi. De Masi, che investe 500mila eurol’anno in ricerca, possiede dieci brevetti internazionali. Inprogramma ha la sostituzione delle colture di tabacco conquelle di girasole e riconversione del 50 per cento dei frantoi(in tutto ne esistono 360) per la produzione di oli vegetali dacombustione. L’ultima idea balenatagli in mente, è la creazio-ne della centrale fotovoltaica più grande d’Europa dove occu-pare ex lavoratori del Tac.In che modo un’azienda può far fruttare le proprie idee?“Contattando l’Università, se è un’idea tecnologica, le as-

sociazioni di categoria se è un’idea legata al territorio, la po-litica se è legata alle amministrazioni. Le idee nel cassettonon servono a nessuno, nemmeno a chi le pensa”.Qual è il segreto del successo?“Non fare quello che fanno gli altri. La nostra sensibilità i

cinesi non la potranno mai copiare”.Quindi ci sono possibilità per tutti?“Per più di tutti. Avete una casa ed una nonna? La nonna

la trasferite a casa di vostra madre e a casa della nonnaaprite un bed & breakfast. E’ facilissimo”.

// Rescio: “Buone ideema tempi lunghi”

Su conversione e valorizzazione hapuntato anche Leonardo Rescio, ammini-stratore di Pierre, azienda di Galatina, ed

ex ingegnere della Dow Chemical. Rescio ha brevettato un si-stema per estrarre dal pomodoro alte concentrazioni di lico-pene, principio efficace nella prevenzione di vari tipo di tu-more, il Parkinson e l’Alzhaimer, senza solventi chimici. Ma la-menta tempi lunghi nell’approvazione dei progetti e nell’ac-cesso al credito.Come ha concepito l’idea della estrazione del licopene?“Io vengo da una multinazionale americana, che produce-

va antibiotici, ed ho un know how che ho potuto applicare inSalento, che è terra di pomodoro e di licopene. Questo pro-dotto ha conquistato gli americani”.La provincia di Lecce può compiere questa rivoluzione?“Certo. Questo è un mercato enorme, da due miliardi di

euro l’anno, una vera svolta per i paesi ricchi”.Lei lamenta iter burocratici lunghi. Come risolverebbe

questo problema?“Servono agevolazione nell’accesso al credito. All’estero

vengono finanziate le idee, in Italia si fa fatica a finanziare iprodotti. Non possiamo aspettare tre anni per approvare unprogetto”.

// Romano: “Manager,purchè qualificati”

Augusto Romano, imprenditore di se-conda generazione, è riuscito, nonostan-te la crisi del suo settore, ad imporre unmarchio che si fa largo nei mercati sta-

tunitensi e giapponesi. Il suo segreto è non abbassare mai laguardia sulle esigenze della clientela.Lei sottolinea l’importanza di manager qualificati. La

formazione in provincia di Lecce è all’altezza?“La formazione offerta da Università e da alcuni istituti

privati è di alto livello. L’importante far capire ai ragazzi co-me è fatto il mondo del lavoro. Noi puntiamo molto sulla for-mazione”.Quanto conta l’innovazione in un’azienda come la sua?“E’ alla base dell’attività d’impresa, ma non parlo solo di

innovazione tecnologica. Non devo avere per forza il processopiù aggiornato, ma affrontare il business in modo diverso.Quello che fanno gli altri, io lo devo fare in maniera più crea-tiva e più rispondente alle esigenze dei clienti”.Il consorzio può essere un aiuto per le aziende salentine?“Sì, ma molto spesso le aziende salentine non colgono i

vantaggi che questo può portare loro. Noi collaboriamo pro-prio con Cingolani nella ricerca di nuovi tessuti e nuovi ma-teriali”.

// Cingolani: “Troppomonade”

L’Università di Lecce è sempre piùprotagonista per innovazione e collabo-razione con l’azienda.

Nel laboratorio nazionale di nanotecnologia dell’Ateneoleccese, diretto da Roberto Cingolani, si sperimentano, tral’altro, circuiti integrati realizzati con materiale organico ebiologico (come neuroni, proteine, ecc). Tutto iniziò nel 1999con 30 persone e 20mila euro.Come ha risposto l’Università di Lecce alle sue solleci-

tazioni?“L’Università fa tutto quello che può per supportarci. Che

poi i mezzi e le possibilità siano limitate non dipende dall’U-niversità”.Che tipo di finanziamenti avete?“Li reperiamo sul mercato. L’Università ci supporta con la

logistica, l’edilizia, gli studenti, la scuola superiore Isufi. Ciappoggia perchè noi portiamo visibilità, studenti stranieri; l’i-deale sarebbe un’Università che decolla di per sé; noi ci alze-remmo insieme a lei. Invece rischiamo di essere ancora trop-po monade, però è una cosa che col tempo migliorerà”.A chi spetterebbero i finanziamenti per questo tipo di

attività?“Non abbiamo problemi a trovare i finanziamenti. Ciò che

ci serve è una infrastruttura rapida. Per edificare 5mila metriquadri, non posso aspettare due anni. La burocrazia deve es-sere rapida”.

N. 27 Luglio 2006

Vincenzo Barba

ECONOMIAIL SALENTO LETTO DAL SOLE-24 ORE

il tacco d’Italia 21

// Montinari: “Selezione èlegge di mercato”Come Confindustria tutela le aziende

che fanno difficoltà ad imporsi sul mer-cato?

“Cercando di anticipare il cambiamento. Chi ha rischiato,ha avuto l’intuizione e si è rimboccato le maniche, ha avutosuccesso. Abbiamo tante possibilità, ad esempio l’Universitàche può permettere alle aziende le innovazioni tecnologiche”.Le aziende salentine sono per il 73 % ditte individuali.

Come mai?“Si sconta una parcellizzazione del settore primario. C’è

un problema, poi, di crescita dimensionale delle aziende. Laglobalizzazione impone delle dimensioni maggiori”.Confindustria spinge le piccole aziende al consorzio?“E’ una delle opzioni. Bisogna puntare oltre che sui con-

sorzi, sulle aziende che hanno potenzialità di crescita. peraiutarle ad assumere dimensioni più grandi”.E le altre aziende che fine faranno?“Il mercato non può premiare tutti. La selezione è una

legge del mercato”.

// Manfreda: “Mettersiinsieme contro la crimi-nalità”Perché la Puglia non è la California?“Per il dannoso contributo della crimi-

nalità organizzata all’economia, fondata su finanziamenti didubbia provenienza”.Quale potrebbe essere il rimedio a questa realtà?

Le attività individuali sono più facilmente aggredibili dallacriminalità, quindi una soluzione potrebbe essere l’unione ela collaborazione di più aziende. Inoltre contribuiscono allalegalità anche le professioni, tramite prestazioni di qualità eun codice etico da sviluppare già nelle scuole”.

// De Bortoli: “Tante ideee poca finanza”Che idea si è fatto di questa pro-

vincia?“E’ una provincia che non piange su

se stessa, con un’imprenditoria fiera che guarda al futuro; haun grado di internazionalizzazione che generalmente nel Me-ridione non si riscontra. C’è un buon dialogo tra le parti, è co-esa socialmente. Non è il migliore dei mondi possibili, maqualche risultato c’è”.Delle quattro parole chiave idea, scienza, sistema e fi-

nanza, quale le è sembrata la più sviluppata?“Quella delle idee; la più carente, quella della finanza ap-

plicata. Un’altra difficoltà che si riscontra non solo a Lecce, èl’incapacità di fare sistema, anche tra le stesse aziende, chepoi comporta il problema drammatico di dimensione delleimprese”.I giornalisti hanno un compito importante nell’ambito

del processo di emersione di queste realtà?“Tutto il modo moderno di produrre è legato alla comuni-

cazione e alla pubblicità. Senza comunicazione non si esistesul mercato”.Come vede le aziende salentine dal punto di vista della

comunicazione?“Con qualche problema”.

N. 27 Luglio 2006

Il futuroè nella“classecreativa”

Gli articoli, le interviste, il dibattitoche hanno accompagnato l’inchiestagiornalistica condotta dal “Sole 24 ore”sul “modello Salento”, hanno offerto sti-moli e riflessioni nei quali si intravedequalcosa di nuovo per lo sviluppo del Sa-lento.

Una terra che non può affrontare ilsuo futuro con la vecchia cultura del la-mento e che non intende chiedere ele-mosine ai governi nazionali. Lo sviluppodeve partire dal basso, dal territorio, dal-le sue imprese, dai suoi lavoratori e dallesue istituzioni.

Ma c’è forse una risorsa che ancoranon è stata pienamente valorizzata nello

scenario economico salentino. E’ la nuo-va “classe creativa” che potrà essere digrande aiuto per il rilancio del settoremanifatturiero e potrà favorire percorsiproduttivi caratterizzati dalla innovazionee dalla ricerca.

Alcuni esempi possono far conosceremeglio i protagonisti della creatività “ma-de in Salento”.

La maglietta indossata da Keith Ri-chard, chitarrista dei Rolling Stones, neirecenti grandi concerti negli U.S.A. e inBrasile è stata concepita da una desi-gner che vive da molti anni nel Salento.La più antica azienda calzaturiera casa-ranese ha prodotto le scarpe calzate daRichard Geere e Uma Thurman in duefilm di grande successo internazionale.Quelle scarpe sono state disegnate da unmodellista e artigiano di Casarano digrande esperienza, mentre un giovane ar-tigiano casaranese produce componentimeccaniche per le grandi aziende aero-

nautiche italiane. L’ingegno e le mani diun bravo orologiaio assemblano e realiz-zano bellissimi orologi che possono con-frontarsi con i grandi marchi. Dal piccololaboratorio di un altro artigiano esconole scarpe destinate ai teatri del Nord Eu-ropa. Mentre alcuni anni addietro sonopartite da Casarano le calze indossatedalla Nazionale Italiana di calcio. E comenon ricordare il forte impulso dato allapromozione del Salento da gruppi musi-cali come i Sud Sound System, i Negroa-maro, la Notte della Taranta, e dal registaEdoardo Winspeare?

I progetti e i programmi territorialidovranno aprirsi alle figure professiona-li più creative e alle esperienze impren-ditoriali innovative. Forse seguendoquesta strada si otterranno risultati mi-gliori per la rinascita della terra chia-mata Salento.

Mario TurcoConsigliere comunale, capogruppo Ds-Casarano

// INCHIESTA

ECONOMIAI RISULTATI

il tacco d’Italia 23

Uno sviluppo concreto del territorio si può raggiungere se piùComuni, uniti da problemi e prospettive simili, si uniscono e cam-minano insieme. E’ su questa indicazione proveniente dall’Unioneeuropea che, in attuazione dei Por (Programmi Operativi Regionali)la Regione ha formulato i Pit (Progetti Integrati Territoriali) che inte-ressano aree vaste di territorio.

Si sono create, così, una sorta di sub-province, con determinatespecificità culturali, economiche e di varia natura, che ora percor-rono insieme la strada verso una crescita condivisa.

In Puglia, ci sono in tutto dieci Pit. E quello che fa riferimen-to al territorio del basso Salento è il numero 9, il “Territorio sa-lentino-leccese”, nel quale convergono ben 69 Comuni, oltre asoggetti (pubblici e privati) che, a partire dal novembre 2001, in-torno al tavolo dal Comune di Casarano, capofila del progetto,hanno avviato, un’intensa attività di concertazione per individua-re fabbisogni e interventi da proporre in favore del territorio.

I primi risultati del Pit9 sono già visibili: sarà presto in rete ilportale www.pit9.it, che raccoglierà tutto ciò che ruota attorno alPit9 e, a breve, partiranno i lavori che doteranno le aree industrialidi Casarano, Collepasso e Matino, della connessione internet trami-te Adsl. Intanto, procedono celermente e su più fronti i lavori del-l’Assemblea dei sindaci.

// I risultati dell’AssembleaGli ultimi mesi sono stati di intensa attività per il Pit9. Nel-

l’Assemblea dei sindaci dello scorso 18 maggio, sono stati infattiapprovati all’unanimità i programmi per la diffusione della Socie-tà dell’informazione (misura 6.2), il programma “Innovazione diprodotto e di processo del distretto calzaturiero attraverso l’ICT”ed il programma “Polo Tecnologico”, per un ammontare di 15 mi-lioni di euro. Ora sta alla Regione Puglia adempiere ai propri inca-richi, assumendo l’impegno di spesa entro il 30 giugno (propriomentre il Tacco è in stampa).

L’Assemblea ha inoltre approvato il bilancio e nominato duenuovi componenti il Comitato di Pilotaggio: Giuseppe Rosato, sin-daco di Calimera, e Giuseppe Nocera, primo cittadino di Sannicola.

// L’AdslA breve le aree industriali di Casarano, Collepasso e Matino,

saranno dotate del tanto atteso sistema Adsl, indispensabile perlo sviluppo delle aree a carattere industriale. Il progetto pilota èstato presentato da Remigio Venuti, sindaco di Casarano, agli am-ministratori interessati ed alle associazioni di categoria Confindu-stria, Cna e Confartigianato. L’iniziativa anticipa il Piano Regionaleper la Larga Banda, dettata dall’urgenza manifestata dagli impren-ditori locali. Questo ha spinto anche ad “intervenire come settorepubblico – ha dichiarato Venuti – per risolvere una situazione chesegna profondamente le possibilità di sviluppo delle nostre impre-se” ed in seguito al diniego di molti operatori quali Telecom. Il pro-getto, del costo di 500mila euro, si realizzerà grazie all’uso della fi-bra ottica combinata con la tecnologia (senza fili) WiMax, applicataper la prima volta nel Salento.

// Il portaleUn ulteriore passo in avanti il Pit9 lo compie con la messa in

rete del portale (www.pit9.it). Grazie a questo strumento tutti iprogrammi, le attività, le iniziative e tutto ciò che sta dentro edintorno al Pit9 saranno on line e quindi visibili a tutti. Grazie aquesto strumento si potrà garantire la costante diffusione delle no-tizie e soprattutto la trasparenza delle attività. Anche il portale (mi-sura 6.2, Società dell’Informazione), è stato realizzato anticipandotempi e risorse della Regione Puglia.

// Il “Territorio salentino-leccese”Il Pit del Sud Salento, finanziato per 62 milioni di euro (54 mi-

lioni iniziali più otto per l’Apq (Accordo di programma quadro) per“l’eccellenza dei territori”, si propone di rafforzare il settore ma-nifatturiero, in particolare il Tac (tessile-abbigliamento-calzature),da sempre trainante per l’economia salentina. L’intervento di svi-luppo è organizzato sui tre principali ambiti del sistema economico:la pubblica amministrazione (formazione del personale, adeguamen-to delle dotazioni tecnologica e telematica), le imprese (agevolazio-ni finanziarie, potenziamento delle infrastrutture, formazione) e i cit-tadini lavoratori, considerando come elementi di intersezione dei treinsiemi, lo sviluppo sostenibile, le tecnologie della comunicazione edell’informazione e azioni mirate di marketing territoriale.

N. 27 Luglio 2006

Vincenzo Barba

di Margherita Tomacelli

I PRIMI RISULTATI DEL PROGETTOINTEGRATO TERRITORIALEDEL SUD SALENTO

Pit9,tempo diraccolto

6 Giugno 2005. Remigio Venuti, sindaco di Casarano (comunecapofila) firma il via alla fase esecutiva del Pit9

24 il tacco d’Italia N. 27 Luglio 2006

Raffaele Romano, segretario generale provinciale Fillea-CgilCom’è la situazione del settore beni culturali in provin-

cia di Lecce?“Stanno emergendo figure professionalizzate che subiscono sfrutta-

mento. Molte sono donne che provengono dalla Scuola nazionale di restau-ro; ma anche tanti operai si stanno specializzando. Il sindacato è in gradodi organizzare tutti gli impiegati nel cantiere nel pieno rispetto delle loro

differenze, realizzando un’unificazione del mercato, con un’opera dimonitoraggio delle aziende. Abbiamo contato circa 15mila addetti al

settore delle costruzioni e circa 800 nei beni culturali, tra professionalità alte e manovalanza. Vogliamo discutere con le impre-se di sicurezza e lavoro nero, cogliedo appieno l’occasione dell’imminente contratto integrativo provinciale del settore edile.”

Il lavoro nero è molto diffuso?“E’ diffuso a tutti i livelli. Stiamo cercando di realizzare una contrattazione con il Ministero dei beni culturali per classi-

ficare le professionalità e consegnare loro un libretto, sul quale ogni azienda registri il lavoro svolto. Si sta tentando incittà come Roma, Firenze, Venezia. Anche Lecce vuole muoversi a livelli alti e il Convegno organizzato da Fillea sui Beniculturali ne è una dimostrazione. Dovrebbe però esserci maggiore vigilanza da parte della Sovrintendenza”.

Che cosa possono fare le aziende?“Alcune aziende edili si sono riconvertite nel restauro dei beni culturali: Montinari, Nicolì Valentino, Leo Costruzioni,

Roberto e Giuseppe Leopizzi, Marullo Costruzioni, De Bellis, Osvaldo Troso; altre si sono unite in cooperativa. Speriamonella capacità di consorziarsi. Con la crisi del Tac molte persone non adeguatamente formate si stanno riversando nell’e-dilizia, ingrossando sommerso e lavoro nero. Stiamo quindi rafforzando l’opera preventiva di sicurezza, mettendo in fun-zione, dallo scorso ottobre, i rappresentanti della sicurezza territoriali, che fino ad oggi hanno visitato già circa 40 impre-se con lo scopo prevenzione.”

Franco Martini, segretario generale nazionale Fillea-Cgil

Come spiega la diminuzione degli infortuni sul lavoro nel settore edile?“Il tema della sicurezza è il nostro interesse prioritario. Occorre non essere troppo euforici ri-

spetto alle statistiche ufficiali perché non fotografano il lavoro reale. Questo è un settore ad un livel-lo di lavoro nero pari al 15 per cento, che però raggiunge, in alcune realtà, anche il 40 per cento. Eil dato grave è che aumentano gli infortuni tra gli immigrati, che raggiungono la soglia del 14 percento degli iscritti in Cassa Edile. Questo significa che i nuovi assunti sono, soprattutto al Centro eal Nord, immigrati”.

E’ plausibile pensare che siano aumentati anche gli infortuni tra i lavoratori in nero?“Certamente. E proiettando in avanti questo trend, si vanificherà il miglioramento della statistica sugli infortuni. Inoltre

la qualità degli infortuni è peggiorata perché il costo assicurativo per gli infortuni e per le malattie professionali è aumen-tato, il che vuol dire che se anche gli infortuni sono diminuiti, sono aumentati di gravità e dunque che è peggiorata lacondizione di vita nei cantieri. E si continua a morire come 50 anni fa. Bisogna rilanciare la questione”.

In che modo?“Con l’applicazione della norma sulla sicurezza. Ridurre gli infortuni significa affrontare il tema degli appalti, perché la

norma sulla sicurezza agisce su un contesto che va regolato a monte. Occorre definire le regole prima che il cantierevenga aperto. Noi chiederemo al governo di rileggere la normativa sugli appalti, perché il precedente governo con la mo-tivazione dell’accelerazione delle grandi opere da realizzare, ha introdotto alcune modifiche alla normativa che hanno fa-cilitato il ricorso al subappalto. Il tema degli infortuni non risparmia nessun settore, compreso quello che potrebbe sem-brare un settore vetrina come quello del restauro dei beni culturali”.

La Fillea-Cgil, organizzazione sindacale dei lavoratori dell’edilizia ha organizzatoil 21 giugno un seguitissimo convegno su “Beni culturali: le professionalità, le tu-

tele, i diritti”. Un’occasione per analizzare il comparto del restauro edile, co-gliendone opportunità economiche, culturali e occupazionali, contrastando e

prevenendo fenomeni di irregolarità e scarsa sicurezza. Del resto Fillea Lecce sibatte da sempre per salvaguardia dei beni culturali del Salento attraverso la valo-

rizzazione delle professionalità e la tutela dei diritti di chi vi opera; non “contro” leimprese ma “insieme” ad esse, per il comune obiettivo della sicurezza sui cantieri.

Fillea Cgil: tutela delle professionalitàIL SALENTO CHE CRESCEF I L L E A CG I L

SALVAGUARDIA DEL PATRIMONIO STORICO-AMBIENTALE DEL SALENTO E TUTELA DEI DIRITTI DEGLI OPERATORI

il tacco d’Italia 25

Livia Potolicchio, responsabile nazionaledi FilleaRestauro

Il restauro dei beni culturali può contribui-re alla crescita di un territorio?

“Certamente sì. Inoltre il mercato del restaurorappresenta un’alternativa importante per contribui-re alla crescita dell’occupazione qualificata e dellosviluppo delle professionalità locali. E il caso diLecce è clamoroso. Lecce sta al Sud; il Sud chiede occupazione e svilup-po; il suo territorio è ricchissimo di beni culturali e quindi l’attività di restau-ro rappresenta un’importante opportunità. Per dare lavoro non occorrono iprogetti elefantiaci, ma basta voler valorizzare i beni già presenti”.

Quali sono nel settore del restauro le condizioni in termini diinfortuni e sicurezza sul lavoro?

“Per certi aspetti sono simili a quelli dell’intero settore dell’edilizia,perché i lavoratori in questo settore adoperano gli stessi ponteggi estrumenti. Un ulteriore problema riguarda soprattutto i restauratori cheutilizzano prodotti chimici che possono avere effetti ancora non megliodefiniti sulla persona. Se poi calcoliamo che l’80 per cento dei lavorato-ri sono donne, si aggiunge un ulteriore problema, legato al contattocon determinate sostanze in periodi delicati come quello della materni-tà”.

Come riuscite a gestire l’ingresso delle donne nel settoredell’edilizia?

“Ci sono problematiche che non erano mai state prese in conside-razione prima. Ora le donne sono sui cantieri ed hanno bisogno di unaserie di servizi ai quali un tempo non si sarebbe mai pensato. Noi ciimpegniamo per questo”.

Maria Coluccia, responsabile provinciale di FilleaRestauroI beni culturali sono la ricchezza di un territorio?“La componente culturale è il motivo principale della vacanza nel nostro Paese. Eppure negli ulti-

mi anni sono state ridotte le risorse statali destinate allo sviluppo del settore. Comune e Provincia, in-vece, si muovono molto bene. Sono in corso 45 interventi di recupero di beni storico-artistici e altri 12sono già stati finanziati”.

Chi si occupa della conservazione del patrimonio?“I restauratori, molti dei quali senza posto fisso e occupati in attività precarie, con incarichi a tempo determinato. Il setto-

re conta in Italia 30 mila addetti di cui l’80 per cento è donna, con età media 32 anni. Il Contratto Collettivo Nazionale degliedili è l’unico ad aver definito le competenze professionali con gli inquadramenti, inserendo tra le figure di livello più elevatol’archeologo e il restauratore”.

Quali altri problemi affliggono il settore?“Ci sono molte disfunzioni nell’affidamento degli appalti pubblici. La sovrapposizione di provvedimenti ha portato ad una

situazione di caos.Il Decreto Legislativo 30/2004 sancisce l’impossibilità per la pubblica amministrazione di affidare lavori sui beni sottopo-

sti a tutela ad imprese che non abbiano requisiti professionali richiesti; le imprese salentine abilitate al restauro di immobilisottoposti a tutela, siano in tutto 52. Di queste, sette sono autorizzate ad intervenire su beni mobili e superfici decorate euna soltanto negli scavi archeologici. In questo caos normativo è stata messa in secondo piano la sicurezza sui luoghi dilavoro ed è stato favorito il lavoro nero”.

Come si può porre fine al caos normativo?“Con il Decreto Correttivo al Codice dei Beni culturali (42/2004), saranno abilitati al restauro gli iscritti ad un elenco, con-

trollato dal Ministero dei Beni Culturali. Su questa strada il sindacato si muove a livello unitario di Feneal Filca e Fillea”.

a cura di Nerò Comunicazione

N. 27 Luglio 2006

Fillea Cgil: tutela delle professionalitàIL SALENTO CHE CRESCEF I L L E A CG I L

SALVAGUARDIA DEL PATRIMONIO STORICO-AMBIENTALE DEL SALENTO E TUTELA DEI DIRITTI DEGLI OPERATORI

CULTURANUOVI EVENTI

Il Tacco non poteva mancare all’e-vento che ha reso onore alla “nonaarte”, il fumetto. La Salento Fiera

del Fumetto, prima edizione, si è tenu-ta a Maglie nei giorni 2 e 3 giugno, or-ganizzata dai ragazzi dell’associazioneculturale “Il Cantiere.maglie”, con lasponsorizzazione proprio del Tacco.

Tante le attrattive: dalle mostre a

tema ai tornei di carte da collezione,dal mercato del fumetto al Laboratoriodi disegno fumettistico, gestito da Fa-brizio Malerba di Lupiae Comix, finoagli incontri serali con gli autori ed alleproiezioni.

Ospiti della due giorni il noto vi-gnettista Sergio Staino, papà di Bobo;i più grandi maestri della scuola di

Hugo Pratt, Guido Fuga e Lele Vianel-lo; l’erede spirituale di Jacovitti, NedBajalica; i giovani disegnatori di Ho-Lan, ThanDai, L’insonne: il casaraneseGiuseppe De Luca e Ketty Formaggio.

A giochi fermi, abbiamo tirato lesomme sulla manifestazione attraversole testimonianze degli artisti che l’han-no vissuta.

N. 27 Luglio 2006

IL FAVOLOSO MONDO DELLE NUVOLE PARLANTI NELLA DUE-GIORNI DI MAGLIE

di Marco LaggettaPh: Mario Corrado

26 il tacco d’Italia

«Sergio Staino,Guido Fuga e Lele Vianello,Ned Bajalica, Giuseppe DeLuca e Ketty Formaggio.Tutti hanno contribuito arendere la Salento Fieradel Fumetto unappuntamento unico nelsuo genere»

SalentoFieraFumetto:buonala prima

Il Tacco d’Italia visto da Giuseppe De Luca e Ketty Formaggio.Sullo sfondo dell’illustrazione, la Torre dell’Orologio, in piazza Diaza Casarano, dove è la sede del Tacco

// SergioStaino: “Sati-ra, seminatri-ce di dubbi”

Alla “Salento Fie-ra del Fumetto” hapresentato il roman-

zo “Il mistero Bonbon”. Dopo le esperien-ze con il cinema, il teatro e la televisioneeccola nei panni di scrittore. Che cosal’ha portata a questa scelta?

“La necessità di raccontare qualcosa edi farlo anche a dispetto dei miei graviproblemi di miopia. Da anni i miei occhisono soggetti ad una progressiva degene-razione della retina che mi rende semprepiù difficile disegnare. Il destino ha volutoche io accusassi il primo distaccamentodella retina proprio in corrispondenza deimiei primi grandi successi come cartoo-nist, alla fine degli anni ’70. Da tempo hoiniziato a pensare che mi sarebbe piaciutopoter continuare a raccontare le mie storieanche quando la vista mi avesse comple-tamente abbandonato”.

Uno dei personaggi del romanzo,Monsieur Fatiguée, ci vede poco e asso-miglia a Bobo-Staino. Quanto c’è di auto-biografico nel libro?

“Tutto è partito da una vacanza in Ma-rocco, nel luglio del 2004. Doveva essereuna piacevole vacanza, ma le cose non

andarono come previsto. Appena arrivatomi feci fare un massaggio, in un bagno tur-co. Più che da una seduta rilassante, allafine, sembravo essere uscito da un pestag-gio. È successo che il trattamento, un po’troppo energico, ha mosso un vecchio cal-colo renale e sono cominciati dei doloriatroci. Figurarsi: nel deserto, col caldo, ve-dendoci poco e mezzo sciancato. Così,quando andavamo in giro e io arrancavolentamente dietro, la guida era costrettasempre a richiamare gli altri: “Andate pia-no, perché Monsieur è stanco, fatigué”. Ec-co, Monsieur Fatiguée è nato lì, ed è unpo’ l’autoritratto di uno che si crede vin-cente e che si trova ad affrontare un pro-blema serio”.

Lei è una delle firme satiriche italia-ne più importanti e popolari. Che cos’èper lei la satira?

“La satira la si può definire in moltimodi, ma quello che personalmente amodi più è quello di ‘seminatrice di dubbi’. E’il dubbio che ci salvaguarda dai fonda-mentalismi di destra e di sinistra, dalleistituzioni totalizzanti e dai fanatismi reli-giosi”.

Crede che la satira possa essereuna delle declinazioni dell’inchiestagiornalistica?

“La satira è una parte dell’informazio-ne anche se usa un linguaggio apparente-mente surreale ed enfatico. Raccontare ilmondo è cosa molto difficoltosa e un’in-

formazione nuda e secca, anche se onestae tendenzialmente obiettiva, non può es-sere sufficiente. Occorrono anche degli ap-profondimenti e dei tentativi interpretatividella realtà che ci circonda e per questo,nella vera informazione, ci deve essere an-che una parte di opinioni e commenti, sia-no essi sereni o passionali. La terza com-ponente dell’informazione è, per me, la sa-tira: una lettura volutamente esagerata,stravolta e tendenziosa della realtà chepunta al riso e alla dissacrazione. Conquesta operazione, se fatta con onestà, sipossono scoprire aspetti nascosti e nonperfettamente leggibili della realtà, si puòalludere a tremende ipocrisie reali ma nondimostrabili, si può aiutare a trovare ilmarcio anche dove qualcuno si è affatica-to a nasconderlo”.

Alla luce degli avvenimenti che hannovisto coinvolto “il Tacco d’Italia” credeche ci sia posto per la satira nel Salento?

“Senza dubbio. Mettere limiti alla sa-tira equivale a mettere limiti alla libertàdi informazione e qualunque limite allalibertà di informazione è un limite alla li-bertà di pensiero ed è il primo gradinoverso la catastrofe oscurantista. Per que-sto apprezzo molto chiunque, con lin-guaggi diversi, si muove sul terreno sati-rico o, come nel caso, del Tacco d’Italia,affianca la sua appassionata denunciapolitica al linguaggio dissacrante dellasatira”.

SalentoFieraFumetto:

il tacco d’Italia 27

CULTURANUOVI EVENTI

// Guido Fuga e Lele Via-nello: “Coraggio e passio-ne per l’arte disegnata”

Il vostro nuovo libro “Le ali del leo-ne” racconta a fumetti la storia dell’Ae-ronautica militare. Come nasce questoprogetto?

“Quella con l’Aeronautica è una collaborazione che prose-gue da tempo. Abbiamo già realizzato assieme una storia perl’Aeronautica apparsa sulle pagine della Rivista Aeronautica Mi-litare. Il libro è un pretesto per entrare nel mondo dell’aviazioneattraverso figure leggendarie o personaggi sconosciuti ai più,ma che, attraverso le loro avventure, hanno di fatto contribuitoalla grande storia dell’Aeronautica Militare Italiana”.

Che impressione vi hanno fatto il Salento e i salentini?“Nel Salento abbiamo trovato gente molto cortese, cosa

che se vieni a Venezia purtroppo non trovi; il turismo di massa èun virus terribile. Torneremo con calma a farci un bel giro e cosìavremo modo di rivederci”.

Il nostro editore ha azzardato una proposta: quella dicreare una rivista di fumetti. Credete che un’iniziativa di que-sto tipo possa ancora oggi avere un seguito?

“La situazione editoriale che viviamo è molto difficile: non

c’è purtroppo lo spazio delle rivistedegli anni Settanta e i grandi edito-ri vogliono gente che lavori per lagloria. Questo funziona con igiovani, ma non con chi hauna famiglia. C’è sicuramentelo spazio per una rivista difumetti, anche e soprat-tutto in questo determi-nato periodo storico chevede l’urgenza di un ri-lancio dell’arte dise-gnata, ma ci voglio-no delle idee moltochiare e una gran-de passione, se siforma un grup-petto di appas-sionati crediamoche con un po’ dicoraggio po-trebbe fun-zionare”.

N. 27 Luglio 2006

Un disegnodi Lele Vianello dedicatoal Salento

CULTURANUOVI EVENTI

28 il tacco d’Italia

// Giuseppe De Luca eKetty Formaggio: “Prontiper il seguito”

Lavorate assieme da poco più di unanno, ma sembrate molto affiatati sia nel-la vita che nel lavoro. Come nasce questosodalizio?

“Io (Giuseppe, ndr), dopo aver frequen-tato l’istituto d’arte e dopo essermi specia-lizzato in grafica, ho debuttato sulle paginedell’Intrepido. In seguito ho pubblicato, inItalia, alcune storie destinate al mercatoarabo. Dal 2004 ho iniziato a disegnare perCronaca di Topolinia, dove ho conosciutoKetty”.

“Io (Ketty, ndr), invece, ho conosciutoGiuseppe grazie alla mediazione dell’Edenstudio che mi ha per-messo di avere contatti dapprima con Camicia di Seta e poicon Cronaca di Topolinia.

Prima di lavorare con l’Edenstudio ho frequentato il Liceoartistico di Rovigo e poi la scuola di fumetto REM tenuta da An-drea Artusi e Marco Checchetto a Mestre. Con Giuseppe mi so-no trovata in sintonia da subito”.

Come è stata la vostra esperienza con la Salento Fiera delFumetto?

“È andato tutto ben oltre le nostre più rosee aspettative. Siamo stati colti di sorpresa da questa iniziativa, ma la dis-

ponibilità e l’entusiasmo dei ragazzi de “il Cantiere” e dellascuola di fumetto “Lupiae comix” ci ha spinti a preparare concelerità la mostra ed a dare tutto noi stessi per il pubblico, mol-

to interessato ai nostri disegni dal vivo”.Credete che ci siano i presupposti per aprire un ciclo?“Abbiamo visto i salentini appassionati e molto interessati e

questa è senza dubbio una bella novità. Crediamo che con unpo’ di sforzi l’anno prossimo si possa preparare un evento ingrado di attirare anche chi non ha mai avuto contatti col mon-do del fumetto”.

N. 27 Luglio 2006

// La fiera in numeri1: il numero dell’edizione della fiera del fumetto delSalento

15.000: i fumetti in vendita 1.000: le visite nei due giorni di fiera50: i ragazzi che hanno partecipato al Laboratorio del

fumetto40: le tavole originali esposte30: gli iscritti ai tornei di carte da gioco yu-gi-oh25: le copie del fumetto più venduto (ThanDai)10: gli stand di rivenditori specializzati di fumetto9: i giornali che ne hanno parlato6: gli artisti di fama nazionale ed internazionalepresenti all’evento

4: gli incontri con gli autori3: le mostre a tema

Il disegno realizzatoda Guido Fuga per il Tacco d’Italia

Chi vuol essere fumettista. Un momento dei laboratori di fumetto che si sono tenuti durante la fiera, a cura della Lupiae comix. Nella foto: Fabrizio Malerba

I-73030 Santa Maria di Leuca – Parco Costiero Penisola Salentina – Tel. 0833 758242 – Fax. 0833 758246I-73014 Gallipoli – Riserva Naturalistica Torre del Pizzo – Tel. 0833 202536 – Fax. 0833 202539

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il tacco d’Italia 29

CULTURAS A L EN T I N I D ’ E L E Z I ON E

Andreas Dobay, pitto-re-scultore “apertoal mondo”, vive da

due anni in una anticamasseria ristrutturatanella campagna di Salve,con la moglie Wilma,scultrice di origine olan-dese, e due simpatici fi-gli che frequentano lascuola primaria. La mas-seria Veneri (XVI sec.), unrudere prima che la abi-tassero, è oggi un com-plesso edilizio di 140 m.con cinque vani voltati abotte, (l’ampia sala d’in-gresso, i l pagliaio, lamangiatoia, etc.), solo latorre non è ancora com-pletata. Un luogo dove i due artisti possono dedicarsi in tuttatranquillità alle loro opere, richiamati, di tanto in tanto, daqualche passante che ricorda con piacere i lavori agricoli ela vicina aia (macchia Veneri). “Ci è sembrata molto positival’ energia emanata dall’ambiente e dagli abitanti, sono stati ifattori più importanti nel decidere di fermarci qui”, dice Wil-ma. I suoi lavori sono realizzati con materiali diversi, dal mar-mo al legno, dal gesso alle terrecotte e alla pietra leccese.

Appena entrati nel loro giardino l’attenzione è subito atti-rata da alcune sculture di nudi, vibranti di luce, in cui si no-tano i segni dello scalpello di Wilma, poi l’occhio va sul grup-po equestre in bronzo e sui mascheroni in carparo scolpitiagli spigoli murari, opere che riportano alla mano dell’artistaungherese.“Mi sono interessato anche alla ceramica”-mi di-ce Andreas- mentre mi invita a proseguire verso l’interno, do-ve le sorprese continuano. I ritratti e i paesaggi esotici chemi fa vedere nei suoi cataloghi, suggeriscono la ricchezza ela varietà di contesti culturali differenti e la sua capacità dievocare, in modo a volte fantastico a volte onirico, mondilontani nello spazio e nel tempo. Studi d’ulivo e chiari di lu-na veneziani, enigmatiche figure umane dalla testa d’anima-le, chimere e lunghe carovane dentro spazi aperti, sotto cieliinfuocati, magmatici e vorticosi. Una pittura fluida dai con-torni evanescenti, fatta di atmosfere dense d’aria, di nubi, divapori, come si può notare dai quadri appesi alle pareti. Sipassa da uno sguardo che si ferma sulle forze tumultuose

della natura, ai ritrattidi angeli e guerrieri, dire e maghi, tra lampi diluce ed inquiete figureguizzanti nella fuligine,insomma uomini e co-smogonie d’ogni dove.

Dopo avergli chie-sto come sono arrivatida queste parti, da au-tentico viaggiatore-esploratore che ha im-parato qualcosa anchedalla cucina “multi-et-nica”, ci racconta persommi capi la sua vita.Un percorso biograficocertamente non comu-ne, il suo, segnato dasituazioni contingenti

e scelte esistenziali. Nato a Budapest il 20 giugno del ‘48,sua madre era una brava ceramista. Di quei difficili anniconserva ancora sul braccio il segno di un colpo partito daun carroarmato. Dopo gli studi all’Accademia d’arte, viene atrovarsi pienamente coinvolto nelle travagliate vicende dicontestazione giovanile relativa al clima rivoluzionario deglianni Settanta. Artista controcorrente, è costretto a lasciarel’Ungheria in seguito alla sua partecipazione alle manifesta-zioni politiche del ’76. “Quando ti ritrovi chiuso e oppresso,lo spirito tende oltre le frontiere, verso la libertà…. Voltavodall’altra parte i quadri censurati dal regime e i visitatori, in-curiositi, non andavano via senza averli visti…rigirandoli”.

Si trasferisce perciò a Losanna. Qui incontra la donnache sarà sua seconda moglie e, insieme, nella loro casa, fon-dano una scuola d’arte. Passano così altri 28 anni, dedicati

N. 27 Luglio 2006

«Sulle braccia il segno di unascheggia esplosa da un carroarmato loriporta all’Ungheria, alla censura.Nelle pitture a tutto campo lepennellate espanse e dense rinvianoa forze primitive »

Visita in casaDobayDA BUDAPEST A FINISTERRAE, PASSANDO PER LOSANNA. L’AVVENTURO-

SA VITA DI UN ARTISTA UNGHERESE CHE SCEGLIE IL SALENTO PER L’E-NERGIA CHE EMANA. E SCOPRE DI AVERLA NEL SANGUE

di Antonio Lupo

Atelier d’artista. La moglie di Andreas, Wilma, e il loro bambino

il tacco d’Italia 31

CULTURAS A L EN T I N I D ’ E L E Z I ON E

all’insegnamento di pit-tura e scultura, prima diapprodare nell’estremolembo del Salento. L’oc-casione per arrivarci conla sua compagna nascequando, 18 anni fa, unamico salvese (oriundoungherese) gli proponedi passare le vacanze inun trullo, nella campa-gna di Salve. “Il capo diLeuca ci ha affascinatosubito per la mitezzadel clima, la bellezzadel suo litorale, alloraincontaminato, e per lapietra locale. Abbiamo

pensato che questo sarebbe stato il posto giusto per rima-nerci, considerando anche la cordialità e la disponibilitàdei suoi abitanti. Non è stato difficile, a questo punto, rinun-ciare a tutto ciò che avevano già realizzato, per decidere ditrasferirci”.

Ma la terra salentina nasconde invero un altro forte ri-chiamo che riemerge, inaspettatamente, col tempo. An-dreas viene a scoprire per caso le origini salentine del pa-dre naturale che non è mai riuscito ad incontrare, non-ostante i suoi tentativi. Era uno studente di ingegneria a Ro-ma, l’italiano al quale era legata sua madre, all’epoca stu-dentessa di Storia dell’arte. Una storia famigliare condiziona-ta dalla geo-politica, in tempi decisamente critici. Dopo averlasciato l’Italia per tornare in Ungheria, a sua madre non èpiù consentito di varcare i confini. Sulle tracce del padre,l’artista scopre che è stato proprietario di una fabbrica a Ro-ma, e dopo aver indagato sul suo cognome (Salvati) viene asapere che è attestato non solo a Foligno, ma anche in alcu-ni paesi del capo di Leuca, come Ugento o Salve.

Forse per questo, nei suoi dipinti dalle pennellate espan-

se e dense e dall’ampia gamma cromatica, nei suggestivipaesaggi in lontananza, come nei ritratti o nei soggetti mito-logici (disegni, sculture e ceramiche) Dobay ha sempre cer-cato ciò che rinvia a noi stessi, alle relazioni umane e alleforze essenziali e primitive che hanno, “Specialmente qui”,sottolinea, radici antiche.

Nel suo campionario di opere, alcune delle quali espostein musei e gallerie d’Europa oltre che in collezioni private, sipassa dal tono leggendario ai grandi spazi dei quadri a tuttocampo in una pittura che comprende l’umile dettaglio e lacomposizione spettacolare, congeniale ad un’ingenuità defi-nita di gusto barocco ( J.M.Pittier).

Oggi Andreas è passato ad una maggiore essenzialità,mi fa sapere, a un linguaggio meno esuberante. “Ogni arti-sta riflette sul mondo… senza filosofia non c’è arte! Riten-go che il compito della creatività sia quello più importanteper l’uomo. Egli può desiderare, sognare, migliorare il mon-do, testimoniarne la forza e la bellezza”.

Certamente rimane, a guardare le sue opere (due dellequali si trovano nella chiesa di Salve: Le maitre e Madon-na con Bambino) il forte impatto visivo di in una dimensio-ne pittorica che comprende il semplice e lo straordinarioinsieme.

N. 27 Luglio 2006

«Il capo di Leuca ci ha affascinatosubito. Abbiamo pensato che questosarebbe stato il posto giusto perrimanerci. Non è stato difficile rinunciare a tutto ciò che avevano giàrealizzato, per decidere di trasferirci»

Pietra che vibra. Una delle sculture di Wilma, nelgiardino di casa

Andreas Dobay. Com’è (a sinistra assieme al figlio) e come si dipinge (a destra)

COOL&GREENCH I A CCH I E R E NU Z I A L I

Se le nozze si fossero celebrate soloqualche ora più tardi, forse qualcu-no avrebbe potuto giurare di aver

letto, nella lista degli invitati, anche i no-mi di E.T., di ritorno da casa, e di almenosei dei sette nani.

Taurisano, ma non solo, non ha par-lato d’altro per giorni, tutta immersa, co-m’è stata, nei preparativi per il matrimo-nio più chiacchierato del secolo, l’unioneufficiale tra Antonio Scarlino, imprendito-re agroalimentare e re del wurstel, e Ma-ria Rosaria Giangrande, segretaria di di-rezione nella stessa azienda Scarlino,neo-incoronata regina.

Tutti si sono sentiti in diritto di parte-cipare all’evento, seppur qualcuno solospiritualmente, e hanno seguito, chi a di-

stanza, chi sfron-tatamente da vici-

no, il via-vai di addobbi, fotografi, teleca-mere – il ricevimento in questione è in-fatti stato organizzato dall’agenzia mila-nese Garini-Della Sforzesca, che orga-nizza matrimoni di professione, e chetrasmette, poi, l’evento su Sky, trasmis-sione “Wedding planner” (il nostro an-drà in onda a settembre).

Per noi donne all’antica, che il matri-monio lo sogniamo sin da bambine, e losogniamo proprio così, non c’è argomentodi discussione più appassionante. In fon-do, quando il paese è piccolo, la gente, sisa, ama mormorare. E quale migliore oc-casione di mormorio? Via, allora, ai piùoriginali “Si dice”.

Si dice, ad esempio, che il vestitodella sposa, disegnato su misura per ilsuo fisico esile e slanciato dalla stilistamilanese Anna Gemma Lascari, sia co-

stato 10mila euro, o forse 12mila, o for-se di più; si dice che sia arrivato il giornodelle nozze, con un aereo da Milano drit-to dritto a Taurisano (si dice sul terrazzodel Salumificio Scarlino). Si dice che tuttele signore Scarlino si siano recate nellacapitale dell’alta moda a scegliere il pro-prio abito, ma si dice che qualcuna nonabbia trovato neppure lì il modello chesoddisfacesse le sue esigenze e che se losia fatto confezionare addosso da unasarta rimasta anonima e senza il vizio delpettegolezzo, per non minare l’effetto sor-

3 GIUGNO 2006. IL MATRIMONIO PIÙ CHIACCHIERATO DELL’ANNO, QUELLO DI ANTONIO SCARLINO CONMARIA ROSARIA GIANGRANDE, VISTO DA UN INVITATO “VIP VIP”: IL TACCO D’ITALIA

«Il paese è piccoloe la gente mormora. Su tutto: invitati,musiche, abiti, acconciature.L’inviata specialedel Tacco ha riportatoper i nostri lettoridicerie e verità»

di Laura Leuzzi

Galeotto fu il würstel.Si dice

Rico Semeraro (a destra), testimone di nozze,il più sportivo

Tommaso Scarlino(a destra),padre dellosposo, il piùemozionato

Paolo Pagliaro (a sinistra), il più raffreddato

Piero Montinari e consorte, i più rilassati

Loredana Capone e Luigi Guidano, i più affiatati

Oggi sposi. Antonio Scarlino e Maria Rosaria Giangrande(foto di Maurizio Stifani)

Maria Rosaria De Paola,signora Scarlino

(moglie di Attilio),la più elegante

COOL&GREENCH I A CCH I E R E NU Z I A L I

presa. Anzi si dice che la sarta sia statabendata ed infilata in un sacco, perchénon vedesse, né sentisse nulla di compro-mettente e non cedesse alla tentazione dirivelare neppure un dettaglio apparente-mente senza valore.

La gran mole di fantasie ricamatesull’evento ha reso insostenibile l’attesaed io, che, da stratega, sono riuscita afarmi inserire nel registro degli ospiti vip(i “vip vip”, ovvero gli ammessi alla ce-na delle 20.30; perché, poi i “vip nontroppo vip”, hanno potuto varcare lazona off-limits di Villa Lopez di Taurisa-no, location del ricevimento, solo dopole 23.30), ho retto a fatica la pressione.

Sabato 3 giugno. Mattina. Il grangiorno è arrivato: io sono nelle mani dellamia parrucchiera di fiducia. Una normaleparrucchiera di fiducia, mentre si diceche per le signore invitate alla festa siastato chiamato Jean Louis David in perso-na, il quale, lasciata a metà una sfilataalla quale prendeva parte come accon-ciatore delle top model, si è precipitatocon aereo direttissimo da Parigi a Taurisa-no (sempre, si dice, sul terrazzo del Salu-mificio Scarlino).

Mentre sono sotto il phon, una voceproveniente dal casco per la permanenteinsinua un dubbio: “Si dice che le musi-che siano di Eros Ramazzotti”. Stuporee salivazione azzerata: conoscerò il mioidolo da adolescente. “No – intervieneuna voce avvolta nella carta argentatadei colpi di sole - si dice che Ramazzottisia tra gli invitati”. “Io ho sentito dire –è una voce tra i bigodini – che lei (lapromessa sposa, ndr) preferisca BiagioAntonacci ed abbia invitato lui”. BiagioAntonacci? L’ex genero di Gianni Moran-di, neo-single (si dice), come me? Il toto-ospite musicale procede celermente. Ioresto indietro, a pensare ancora un po’ aBiagio Antonacci, mentre la mia piega èpronta. Una semplice piega, mentre si di-ce che una non meglio identificata signo-ra Scarlino, abbia optato per una exten-sion e dunque avrà chioma folta e vapo-rosa. Anche la mia sarà folta e vaporosa,soprattutto se ci si mette lo scirocco.

Ore 17.30. Chiesa di San Domenico,a Muro Leccese. Noi invitati (i “vip vip”)ci siamo tutti. Gli sposi ancora no. Anchelui si fa attendere (non ci sono più gli uo-mini di una volta!),mentre tutti ci chie-diamo se il tappeto

verde che ricopre la navata centrale, dalsagrato fino all’altare, sia prato vero omeno. Scopro che è vero, arrivato anchequesto, si dice, da Milano. Il resto dellachiesa è ornato da piccoli alberelli di ulivo(30 in tutto, che poi verranno piantati nellavilla degli sposi). L’atmosfera è piacevole.

Ecco, arriva lui (abito Armani, si di-ce) e percorre la navata con mamma epaggetti (all’altare lo aspettano i testi-moni Rico Semeraro, ex presidente delLecce, e Sergio Doria, ex presidente del-la Camera di commercio). Triste giornatae grossa perdita (lo sposo!) per l’universodelle single!

Ore 18. La portiera di una macchinacolor oro, una Mercedes Classe S, 5000di cilindrata), ferma davanti alla chiesa,si apre. Scende lei. Semplice ed emozio-nata. Sorridente, sotto braccio al papà,che la accompagna dalle testimoni, la so-rella Bibiana e l’amica del cuore, MariaRosaria Leucci.

Una sobria cerimonia nella sobriachiesa smentisce i “si dice” dei giorniscorsi.

Alla fine della messa, tra lancio di ri-so e farfalle e applausi dei presenti, glisposi scappano via a bordo di un coupèbordeaux (una Jaguar Xjs, cilindrata3600; anche se lui, lo sposo, avrebbepreferito la Jaguar E-type, quella di Dia-bolick, per intenderci), direzione VillaLopez di Taurisano.

Ore 21. Siamo (in 500) alla villa.Amici, pareti e volti noti. Mancano, a di-spetto delle previsioni, acconciature ec-centriche e abiti appariscenti. Tra un’o-strica e un flute di prosecco, mi imbattoin politici, imprenditori e telecamere diSky, che seguono gli sposini ad ogni pas-so. Dopo l’aperitivo in terrazza, la cena

è servita sotto un sontuoso tendone.Fiori eleganti dai colori pastello (sidice arrivati dall’Olanda) ornano i

tavoli (300 fiori per composi-zione), dove si susseguono solotre portate (servizio Maglio diLecce): risotto al profumo dilimone e al sapore di salvia;cavatelli su letto di pomodori-ni gratinati e menta sormon-tati da una burratina di An-dria; fracosta al sale suschegge di grana all’acetobalsamico guarni-ta con pommesmireille e scrignodi pomodoro. Gu-stose all’orecchioe anche al palato.

Ore 24. Men-tre arrivano gli al-tri ospiti (siamo700 in tutto), è l’ora dellatorta, ops, della weddingcake, servita in un’altraala della villa. All’aperto.Ma, ad un po’ di vento e aqualche tuono segue unimpietoso acquazzone. Echi si era avventurato per primoverso il dolce, torna indietro ba-gnato fradicio. Agli altri (anchea me) non resta che rivestirsi disacco nero da spazzatura e cor-rere al riparo, sprezzanti delleintemperie. Il segreto è mante-nere comunque un certoaplomb.

Domenica 4giugno. Ore 2.30.Io sono a casa.Soddisfatta di es-serci stata. Perquanti “si dice” sipossano pronun-ciare fino al minuto prima, unmatrimonio rimane un matri-monio. E, forse, in questo ca-so, in pochi hanno pensatoche alla base ci potesse esse-re, come per qualunque altromatrimonio, la voglia di duepersone di stare insieme. Daparte mia, una cosa è certa:se mi sposo, sarà sul pra-to. Vero, ovviamente.

«200 invitati in chiesa, 500 a cena e 700 al tagliodella wedding cake (la tortanuziale). Le telecamere di Sky ad immortalare tutto.Il “sì” in mondovisione a settembre»

Igor Napolitano,il più smorfioso

Ivan De Masi,il più “allegro”

Gianfranco Napolitano,il più intellettuale

Sandro Frisullo,il più affamato

Laura Leuzzi, la più “pettegola”

Rosario GiorgioCosta, il piùintrattenitore

Salvatore Ruggeri,il più accompagnato

Enzo Russo, il più chiacchierone

Francesco Boccia,il più timido

Romeo Ancora (a sinistra) e Giuseppe Lopez,proprietario della villa, i più charmant

Sergio Doria (a sinistra), testimone dellosposo, e Rocco Palese, i più in disparte

Demo Morselli, il più (il vero)ospite musicale della serata

34 il tacco d’Italia

“Noi siamo nati per far capire che la storia è nellalotta dei lavoratori, nella loro emancipazione dalbisogno… La storia non concede grande spazio

alle storie minute, quelle delle persone comuni, degli eroisilenziosi, dei ‘nuovi martiri cristiani’ di Antonio Gramsci”.Con queste parole, riportate nella premessa al libro Casara-no dal feudo alla fabbrica di Mario Toma, Armando Turcoesprime forse il senso più profondo del suo lungo e appas-sionato impegno politico e l’insegnamento più grande da tra-smettere alle nuove generazioni, in particolare a quel gruppodi giovani tra cui Donato Di Paola, Antonio Fattizzo, Antoniode’ Baroni, Giovanni Coletta e lo stesso Mario Toma, che furo-no protagonisti dell’ascesa del PCI (Partito Comunista Italia-no) nella cittadina casaranese a partire dai primi anni ’70.

Armando Turco nacque a Casarano il 2 febbraio del1920, il padre Giuseppe era originario di Tricase e svolgeval’attività di cementista e mosaicista; la madre, CarmenCassarini, era emiliana e socialista, profondamente religio-sa e legata all’ordine dei francescani. Armando frequentò illiceo scientifico a Gallipoli, ma interruppe gli studi per lachiamata in guerra. Determinante fu proprio il periodo passa-to sotto le armi; dopo l’armistizio infatti passò nelle file dellaResistenza, dapprima a Mentone in Francia, poi a Genova einfine a Torino, dove conobbe Cesare Pavese e l’editore Giulio

Einaudi, della cui casa editrice acquistò quattro azioni. Al rientro dalla guerra costituì insieme a Francesco

Ceccotti, segretario della CGIL e insieme al capo legadegli edili Antonio Lopinto e a quello dei braccianti Fede-le Benisi, in seguito dirigente provinciale dei Giovani Co-munisti, il primo nucleo del PCI a Casarano.

La sede, come ricorda Coletta, fu posta nella bottegadi un calzolaio, tale Garofano, in via Roma.

// 1946: la Casarano monarchicaErano quelli anni difficili per le forze della sinistra casara-

nese; nelle elezioni del 2 giugno 1946 infatti, l’elettorato siera espresso a favore dello Stato monarchico con la percen-tuale 85,66 per cento dei voti contro il 14,34 per cento perla Repubblica.

A favore della monarchia si erano schierate le formazio-ni della destra monarchica e liberale; la DC invece avevasolo apparentemente lasciato libero il suo elettorato diorientare le proprie preferenze verso chi avesse ritenutopiù opportuno, ma in realtà si era adoperata per incanalareil voto verso la riconferma della monarchia.

Il dominio della destra e in particolare della DC nella vitapolitica casaranese si estenderà fino agli inizi degli anni ’90.

Lo spazio per i partiti della sinistra era praticamente ine-sistente anche perché si trattava di una sinistra senza grandi

N. 27 Luglio 2006

LA LEZIONE POLITICA E MORALE DI ARMANDOTURCO, PROTAGONISTA DI PRIMA FILADELL’ASCESA DEL PCI SALENTINODEGLI ANNI SETTANTA

«Mario Toma: “Armando combattèall’esterno della sezione per contenerelo strapotere della destra e al suo in-terno per smussare gli atteggiamentidi chiusura di molti iscritti”»

Armando,eclettico“pasionario”

di Marco Sarcinella

CASARANOI G R AND I D I I E R I

1942. Armando Turco presta servizio militare presso l’ospedale militare di Ge

nova come

assistente sanitario

il tacco d’Italia 35

CASARANOI G R AND I D I I E R I

tradizioni, con un difficile retroterra sociale, vista la presenzadi una diffusa piccola proprietà terriera preoccupata che leparole d’ordine delle correnti della sinistra, “la terra a chi la-vora”, comportassero un esproprio anche di piccoli appezza-menti di terreno, e vista anche la presenza di molti laboratoriartigiani ostili alle manifestazioni sindacali.

In questo contesto tanto maggior valore e significato ac-quistarono le battaglie portate avanti dal gruppo dirigentecomunista in cui Armando Turco svolse ruolo da protagonista,battaglie per il miglioramento delle condizioni dei lavoratori,in particolare dei braccianti inseriti ancora nei medievalicontratti di colonia ,in base ai quali il prodotto veniva divisoin quinti di cui tre parti andavano ai proprietari e solo due alcontadino.

Grazie a queste lotte e a una migliorata organizzazioneil PCI casaranese conquistò nelle elezione del 1953 il11,02 per cento dei voti, al termine di una combattutissi-ma battaglia elettorale conclusasi con un pareggio fra idue schieramenti: 14 seggi al fronte monarchico-missino e14 alla DC, due seggi al PCI.

Nella formazione della nuova giunta la DC chiese al PCIdi votare per il candidato sindaco Sansonetti, in nome diquell’unità antifascista che unitamente ad una forte ispira-zione democratica caratterizzava il gruppo dirigente comuni-sta guidato da Turco. Anche se osteggiato all’interno della se-zione egli dette il suo appoggio ai democristiani, decretandocosi la fine del lungo periodo di dominio politico del bloccomonarchico-missino nelle amministrazioni cittadine.

Casarano intanto era profondamente cambiata: il feudoagrario iniziò lentamente a sgretolarsi e si estesero le attivitàdell’artigianato, con l’apertura di numerosi laboratori, soprat-tutto nel calzaturiero. Armando Turco fu tra i pochi dirigenticomunisti in grado di cogliere la portata dei cambiamentiche furono portatori di una trasformazione economica esociale della città. L’impegno politico doveva, nella sua vi-sione, porsi al servizio del progresso e del miglioramentodelle condizioni di vita della più vasta comunità umana. Atale scopo poco servivano gli arroccamenti dottrinali e lechiusure pregiudizievoli che caratterizzava invece buona par-te degli appartenenti all’area comunista casaranese.

“Armando – dice Mario Toma - dovette combattere sem-pre su due fronti, all’esterno per contrastare o quantomenocontenere lo strapotere della destra e all’interno della sezio-ne, per smussare gli atteggiamenti di chiusura e di scarsapropensione al dialogo di molti suoi iscritti”. Fondamentali

erano per lui il rispetto degli avversari politici e il principio dianteporre l’interesse generale a quello personale. La chiusu-ra e lo scontro non poterono far altro, nella sua idea di politi-ca, che ostacolare le spinte al progresso umano e civile: egliera un laico convinto, ma consapevole dell’importante ruolosvolto dalla dottrina sociale di papa Giovanni XXIII, si battéperché gli venisse intitolato l’ospedale civile di Casarano.

Il figlio Mario lo ricorda come una persona eclettica: fuanche presidente della squadra di calcio che sotto la suapresidenza si rafforzò grazie anche all’acqui-sto di giocatori provenienti da altre regioni.Triestini in particolare, tra cui Mario Visma-ra, oggi residente a Casarano.

A cavallo tra gli anni ‘40 e gli anni ‘50 ten-ne nella sua abitazione una serie di corsi diformazione aperti a tutti coloro che ne fa-cessero richiesta; questi incontri, ricordaMario, finivano quasi sempre attorno adun tavolo imbandito soprattutto di vino.Fondamentale era per Armando Turco ilmomento dell’incontro e del convivio;concezione questa, che egli fece pro-pria durante il suo lungo periodo diattività politica che si protrasse finoalla metà degli anni ’80, periodo incui fu ininterrottamente consiglierecomunale (dal 1951 al 1985).

Uomo dalle grandi doti umane emorali, vedeva nella politica lo stru-mento di liberazione dell’uomo dai biso-gni concreti e dal dominio culturale. Fuun grande organizzatore, meticoloso finoall’ossessione nella cura dei dettagli, mafu soprattutto un maestro di vita pieno dipassione civile e di tensione morale.

Armando si spense il 28 dicembre1991; con lui se ne andò uno dei protago-nisti più importanti della storia politicacasaranese, capace di incidere sulla realtàin cui operò e di dare piena attuazione aquello stretto legame tra teoria e prassi sucui l’idea comunista si fondava.

N. 27 Luglio 2006

1985. Festa per la nomina di Armando Turco a presidente della sezione del Partito Comunistadi Casarano. Da sinistra: Remigio Venuti, Mario Toma, Antonio Fattizzo e Giovanni Coletta

Il viaggio in Russia con Giovanni Mastrogiovanni e Antonio Fattizzo

1980. Armando Turco

CASARANOPROGE T T I V I N C EN T I

Premia le idee, il “Premio Casaranello”, e dà ai giovani lasperanza di credere nei propri sogni. La prima edizionedell’evento, organizzato dal Comune di Casarano e dal-

l’associazione culturale “Casaranello”, ha avuto il suo mo-mento centrale nella serata del 10 giugno quando, in piazzaSan Domenico, è stato tributato un riconoscimento a sei cit-tadini casaranesi che hanno dato e continuano ad offrire lu-stro alla città. La prima edizione ha assegnato l’Icaro (lastatuetta scolpita dall’artista Giuseppe Corrado) ad Anto-nio Filograna, storico imprenditore del settore calzaturie-ro; a Gino Pisanò, scrittore e critico letterario; a GiorgioMartina, urologo di fama mondiale; a Hidetoshi Nagasawa,giapponese, ma cittadino onorario di Casarano dal 2004,artista contemporaneo; a Paride De Masi, imprenditore,presidente del gruppo “Italgest”; infine, a Mariella Primi-ceri, vice questore aggiunto della Polizia di Stato.

La consegna delle statuette ha messo, però, un po’ inombra, almeno nei resoconti della stampa, i premi per i pro-getti degli studenti degli istituti superiori della città, che poiera lo scopo principale dell’iniziativa. Il “Premio Casaranel-lo”, infatti, per incentivare e valorizzare le iniziative a so-stegno dello sviluppo economico del territorio, si proponedi assegnare ogni anno cinque borse di studio del valore

complessivo di 10mila euro

agli studenti che presentano progetti originali.Il lavoro che ha vinto la prima edizione del premio si

chiama “Biosalento”, redatto dagli alunni delle classi quar-ta e quinta B Informatica dell’Istituto superiore “Meucci”,guidati da Giuseppe Polimeno.

“Biosalento” ha lo scopo di agevolare le transazioni com-merciali dei prodotti agricoli biologici, tra i piccoli coltivatoridell’interland salentino ed i consumatori, alla ricerca di pro-dotti tracciabili e di qualità. Il progetto intende convertirel’attuale sistema di vendita diretta in una rete di vendita chevede come principale mediatore, tra agricoltore e consuma-tore, un portale web.

Gli autori del progetto, vincitori della borsa di studio di4mila euro, sono Marco Nenni, Matteo Causo, Antonio Raia,Stefano Raia, Vincenzo Santoro, Michele Di Seclì, MattiaRenna ed Emanuele Parrotto.

“Per il Salento un progetto di…vino” è il titolo del lavo-ro secondo classificato (2mila euro), elaborato da tre stu-denti della classe quinta “Ase” dell’Istituto Professionale“Bottazzi” – Emanuele Marinosci, Vito Troisio e Luca Troisi– coordinati da Maria Gabriella Carlino. Il progetto proponedi costituire un’enclave dei Comuni del basso Salento per lacreazione di una zona doc dove si producano vini dai vitigniautoctoni, come il “Bianco d’Alessano” e il “Susumaniello”quasi scomparsi dal territorio salentino.

Anna Serena Fiesole, Chiara Endemione-Antonaci eMatteo Reho, classe quinta B “Igea” dell’Istituto Commer-

N. 27 Luglio 2006

PRIMA EDIZIONE: L’ ICARO A CHI VUOLE VOLARE ALTO

Premio Casaranello alle ideedi Enzo Schiavanoph: Maurizio StifaniFiordimonte Reho

«Riconoscimenti speciali ai casaranesiche hanno dato lustro alla città; cinque borsedi studio per un totale di 10mila euro aglistudenti delle scuole superiori»

Gino Pisanò

Barbara Chiappini e Bruno Conte,

i conduttori della serata finale del

Premio Casaranello

Antonio Filograna Giorgio MartinaHidetoshi Nagasawa

Mariella Primiceri

il tacco d’Italia 37

CASARANOPROGE T T I V I N C EN T I

ciale “De Viti-De Marco”, sono gli autori delprogetto “100 centri storici salentini nel mer-cato globale”, terzo classificato, (borsa di stu-dio di 1.750 euro). Obiettivo del progetto èproiettare nel mercato globale un modello com-

merciale unico. Mediante appropriati inter-venti, ciascun Comune favorisce la riqualifi-cazione delle rete distributiva, potenziandouna determinata categoria merceologica nel-la cornice del proprio centro storico. In talmodo, i Comuni aderenti all’iniziativa, in rete,organizzano un’esposizione assortita e per-manente dei vari prodotti tipici locali. Ognicentro storico diventa così una vetrina di unaesposizione più ampia, l’intero Salento.

Il premio di 1.250 euro è andato ad Ales-sandra Spennato e Lucia Imperiale, dellaclasse quinta B “Igea” dell’Istituto Commer-ciale “De Viti-De Marco”. L’iniziativa, intitolata“Assisi chiama S. Maria di Leuca”, si rivolge agli

anziani che costituiscono il maggior flusso turistico interna-zionale. Il lavoro propone di far conoscere agli anziani il terri-torio salentino, l’arte, la cultura, il clima temperato, in perio-di di “bassa stagione”.

Il quinto progetto vincitore (mille euro) è stato “Emergen-za legalità”, ideato da due alunne della quinta B “Igea” delCommerciale “De Viti-De Marco”, Ylenia Marsano e VanessaGerbino, coadiuvate da Antonio Maggio. Il progetto esorta isoggetti pubblici e privati, le organizzazioni politiche, socialied economiche ad intraprendere in modo organico una plu-

ralità di iniziative, localizzate, inizialmente, su un determina-to territorio, al fine di far crescere la coscienza civica del cit-tadino.

N. 27 Luglio 2006

Premio Casaranello alle idee

Le domande di partecipazione alla prima edizionedel “Premio casaranello” sono state 43, concretizzatein 21 progetti provenienti dall’Istituto Tecnico Com-merciale “De Viti-De Marco” (undici lavori), dall’Istitutod’Istruzione Superiore “Meucci” (cinque), dall’Istitutod’Istruzione Superiore “Bottazzi” (uno), dal Liceo Clas-sico “Alighieri” (due) e dal Liceo Scientifico “Vanini”(due). I partecipanti complessivi sono stati 54, di cui26 studentesse e 28 studenti. Una citazione merita lastudentessa Ilaria Carissimo (prima E del Commercia-le) la più “giovane” partecipante al concorso, ideatricedel progetto “Il problema dell’inquinamento”.

Paolo Nespoli, astronauta, ha inviato il proprio saluto ai partecipanti al Premio

Paride De Masi

il tacco d’Italia 39N. 27 Luglio 2006

MATINOT EMPO D I B I L ANC I

Matino, quattro anni dopoGIORGIO PRIMICERI, SINDACO DI MATINO, TRACCIA UN BILANCIO DEL SUO OPERATO AD UN ANNO DALLA FINE DI MANDATO

di Antonella Coppola

E’ ormai iniziato il conto allarovescia per il rinnovo dell’ammini-strazione comunale di Matino.Manca, infatti, meno di un anno al-l’appuntamento elettorale per sce-gliere la nuova coalizione che do-vrà amministrare il paese nei pros-simi anni.

Ma quale è, allo stato attuale,il bilancio del governo di centro-

destra che, con Giorgio Primiceri (Forza Italia) in testa, haguidato il paese in questi quattro anni?

Ne parliamo proprio con il primo cittadino, programmaelettorale alla mano. Tante le cose fatte e tante, per la verità,quelle ancora da fare.

Qual è il cavallo di battaglia della sua amministrazione?“Le opere pubbliche. Da questo punto di vista si sta facen-

do tantissimo, in quanto si sta realizzando ciò che l’ammini-strazione ha programmato nei precedenti tre anni: sistemazio-ne degli ingressi della città, di aree a verde come il parco bo-sco, piazza Repubblica, piazza Europa e altre sette piazze delpaese i cui lavori prevedono piantumazione e arredamento; ilcompletamento delle opere di urbanizzazione nella zona PEP;la ristrutturazione e l’adeguamento a norme di sicurezza dellescuole; la sistemazione degli impianti sportivi e il rifacimentodel manto stradale nella quasi totalità delle strade. Si aggiun-

gano il raddoppio della fognatura nera in alcune aree del pae-se e l’installazione di nuovi tronchi nelle periferie; l’inizio deilavori per la ristrutturazione del palazzo marchesale e di portaCarrese e il completamento dell’impianto di pubblica illumi-nazione anche nelle zone più periferiche”.

Come procede l’ampliamento della zona industriale? “Abbiamo proseguito l’iter burocratico iniziato dalla pre-

cedente amministrazione espropriando una prima fascia eassegnando i lotti. Ci auguriamo che, dopo questo primopasso, si possa procedere all’esproprio di una seconda fa-scia che prevede oltre a locali artigianali anche locali com-merciali.

L’altro aspetto fondamentale è stato quello turistico: èstato, infatti, creato un front-office e si è cercato di creareun’associazione di Comuni che preveda lo sviluppo deglistessi a livello turistico”.

Qual è stato il rammarico più grande?“Quello di aver dovuto constatare che la burocrazia gio-

ca, ancora oggi, un ruolo determinante nel rallentamento del-le procedure”.

Da qui ad un anno, quali sono gli impegni che prendecon i suoi concittadini?

“Completare tutti i lavori pubblici, a parte il palazzo Mar-chesale; creare le premesse per la riqualificazione del centrostorico e trovare le fonti di finanziamento per la ristruttura-zione e la riqualificazione di piazza Primiceri che con i suoi57mila metri quadrati potrà diventare il fiore all’occhiello diquesta cittadina. L’idea è di destinarla a luogo per il tempolibero e ad commerciale. A tal proposito è stato bandito an-che un concorso di idee a livello nazionale”.

La domanda è d’obbligo: si ricandiderà alle prossimeelezioni?

“Non lo so. Se riuscirò a completare tutte le opere pub-bliche, potrei sentirmi già a posto così; diversamente èchiaro che mi farebbe piacere portarle a compimento consi-derando gli anni di duro lavoro che ho speso per la societàmatinese”.

Giorgio Primiceri

«Cavallo di battagliadell’amministrazione Primiceri

sono le opere pubbliche,quasi tutte già realizzate.Il rammarico più grande:

i rallentamenti delle procedurecausati dalla burocrazia»

Il nome è lo stesso e l’ap-puntamento è di certo traquelli più attesi. Si sta parlan-do della manifestazione “Artein Parabita” che si svolgerà aParabita dal 19 al 29 agosto.

Tante le novità e, di sicuro,non di poco conto.

La prima in assoluto èrappresentata dal fatto cheMichele Placido sarà il diret-tore artistico dell’intera ras-

segna, mentre negli anni scorsi ha offerto soltanto una col-laborazione artistica.

E poi, l’associazione “Arte inParabita” con il contributo del-l’amministrazione comunale e del-la Provincia, diventerà produttricedi uno spettacolo teatrale.

“Si tratta - spiega il sindacoAdriano Merico - di un esperimentodi prosa, musica e balletto il cui ti-tolo è ‘Solo donne sole’. La primanazionale si svolgerà proprio aParabita il 23 agosto. Dopo entreràa far parte del circuito del teatropubblico pugliese”. Verranno rappresentati testi tratti da“Amanda” di Nino D’Agata, da “Ruth” di Arnold Wesker e da“Grasso è bello” di Franca Rame. La regia è di Andrea Ozza, loscenografo è il giovane parabitano Biagio Fersini e la supervi-sione è di Michele Placido.

Altra novità importante è il coinvolgimento, nella rap-presentazione degli spettacoli, di piazza Regina del Cielodove addirittura si svolgerà la serata inaugurale.

“In questo modo - continua Merico - il festival esce fuori

dal centro storico. Basti pensare che oltre alla inaugurazione,di fronte al santuario si terrà anche lo spettacolo importantis-simo della Compagnia dei folli che rappresenteranno l’Infernodi Dante senza l’ausilio di un palco”.

Fitti e ricchi saranno gli appuntamenti. Nella serata inaugurale saranno presenti importanti no-

mi dello spettacolo che terranno a battesimo le varie inizia-tive e i giovani talenti che saranno i protagonisti del festi-val. Dal 20 fino al 28 agosto avrà un posto di primo piano ilcentro storico, con le sue corti che si trasformeranno inpalcoscenico. Placido terrà un suo spettacolo così come iragazzi dell’Accademia “Silvio D’Amico”.

A questi sono da aggiungersi altre “micro-situazioni” sia diteatro che di balletto che di musi-ca. Confermati inoltre tutti gli incon-tri culturali e le mostre.

In tutta questa settimana a te-nere allegra Parabita ci penseràanche la banda di Calw che è com-posta da 70 ragazzi adolescentiche, nel pomeriggio, gireranno perle strade del paese allietandolecon la loro musica leggera.

“Da non perdere inoltre - con-clude il primo cittadino - la seratadi lirica che si terrà il 20 agosto

con la rappresentazione dell’opera ‘Il trionfo dell’onore’ diAlessandro Scarlatti e che sarà portata in scena dai giovanivincitori del concorso lirico nazionale ‘Terra di Leuca’, che si ètenuto a Morciano”.

Tante novità attendono, dunque, quest’anno, gli appassio-nati d’arte. Tante, tranne una: gli spettacoli, infatti, sono tuttiassolutamente gratuiti.

il tacco d’Italia 41N. 27 Luglio 2006

PARABITARAS S EGNE E S T I V E

Una nuova“Arte in Parabita”

di Antonella Coppola

STESSO NOME E STESSO PERIODO DELL’ANNO. MA QUEST’ANNO LA KERMESSE CAMBIA PELLE

«“Arte di Parabita” diventaproduttrice di uno spettacoloteatrale che sarà distribuito dal

Teatro pubblico pugliese.Michele Placido direttoreartistico della rassegna»

Adriano Merico

il tacco d’Italia 43

BOLLETTINO PER I NAVIGANTI

N. 27 Luglio 2006

Dirigenti subalterni?Spesa pubblica al collasso

di Mario De Donatis*

Il Governatore, Mario Draghi, ha riproposto, ultimamente, il te-ma della spesa pubblica, oggetto di cicliche attenzioni e di colpe-voli distrazioni.

È una tematica che interessa, nel suo insieme, il sistema istitu-zionale del Paese anche per le esposizioni di cui si parla e che ri-chiederebbe una manovra da “finanziaria” per risanare i soli bilan-ci di qualche Regione.

In Puglia si registra, al momento, almeno negli ambienti degliaddetti ai lavori, una ipersensibilità su tale questione, perchè inve-stita dal caso Taranto.

È una storia annunciata quella di Taranto, ma potrebbe riguar-dare, molto presto, altre città, altre province, altre regioni.

In altra sede, già nel giugno 2005, ho segnalato che la separa-zione dei poteri, tra livelli istituzionali e burocrazia, e la fragilità diquest’ ultima – determinata da una legislazione che, di fatto, hasuperato il principio costituzionale della imparzialità della pubbli-ca amministrazione (un tempo salvaguardato con le assunzioni perpubblico concorso e con la stabilità della dirigenza) – potevanoprodurre, nel tempo, frutti molto amari.

Anche perchè aboliti i controlli, superata la terzietà è difficile,alla fine, individuare le responsabilità connesse alle decisioniassunte.

C’è da dire che l’obiettivo originario, perseguito dalle forze po-litiche, era quello di superare il sistema dei controlli e velocizzarela spesa per l’attivazione di politiche efficaci ed efficienti.

Tanto richiedeva una riforma della pubblica amministrazioneimperniata sulla divisione dei poteri tra livelli istituzionali, respon-sabili della programmazione e degli atti di indirizzo, e burocrazia,titolare della gestione e delle corrispondenti responsabilità.

Questo tassello è venuto meno. Una proliferazione di norme havanificato la Bassanini, rendendo subalterna e debole la dirigenzapubblica (sottoposta a spoil sistem, rotazioni e sempre più interes-sata da processi di ricambio, attivati con il ricorso a professionalitàesterne e con contratti a tempo determinato) .

Quali politiche per lo sviluppo possono trovare accoglienza seanche la dirigenza pubblica è vista quale componente di un siste-ma funzionale alle maggioranze di governo ?

Penso che gli organi di stampa, le emittenti televisive non pos-sano limitarsi a denunciare con editoriali e servizi, il quadro deso-lante delle tante Taranto che si conoscono, pensando alle tante di

cui si sa, ma che, ancora, non vengono ufficialmente alla luce.Difficilmente anche il Governo Prodi potrà definire una terapia

sulla spesa pubblica e, in ogni caso, troverà sempre molti ostacolise non nasce una diffusa consapevolezza sulle patologie che han-no determinato, e non da ora, la situazione che viene, da più parti,denunciata.

C’è bisogno di un consulto serio ed urgente, con specialisti ingrado di assicurare un quadro clinico d’insieme, su cui intervenire.

E per sconfiggere le patologie, che interessano il malato, c’èbisogno di tutti. Di medici autorevoli e severi, di istituzioni in gradodi collaborare, così come viene chiesto ai pazienti, e di cittadinipronti a vigilare sulla applicazione delle terapie.

Utopia ?Ritornando al ruolo della stampa penso che debba assumere

un ruolo di primaria importanza.Perchè non promuovere sistematici forum per valutare la ricca

sintomatologia di cui si è a conoscenza ? Perchè non rivisitare le cause, non lontane, che determinarono

la crisi finanziaria della Regione Puglia e del relativo risanamentoche, ancora oggi, costa ai pugliesi in termini di minore sviluppo, inconsiderazione delle ingenti risorse finanziarie sottratte,annual-mente, per far fronte alle rate dei mutui, a suo tempo, accesi ?

E tanto per richiamare all’attenzione di tutti un’esperienzaamara che, pare, non abbia insegnato nulla.

* Presidente associazione “Identità e Dialogo”

L’editoriale di Mario De Donatis è stato scritto prima del 20giugno, data in cui la procura di Bari ha chiesto l’arresto di Raffae-le Fitto, ex presidente della Giunta regionale, Paolo Pagliaro, edito-re di Telerama e Giampaolo Angelucci, industriale romano (per que-sti ultimi sono stati chiesti agli arresti domiciliari). La pesante cap-pa che è caduta sulla credibilità e l’imparzialità della pubblica am-ministrazione, rende l’intervento di De Donatis ancor più amaro eattuale. Soprattutto se letto in relazione al contenuto delle inter-cettazioni delle telefonate del nostro editorialista, ex capo di Gabi-netto della Regione Puglia. Dalle intercettazioni, inserite nella do-cumentazione dei magistrati, si desumono le “pretese illegittime”(così definite dal giudice De Benedictis) di Fitto, non soddisfatteda De Donatis. (si legga a pag. 9).

M.L.M

il tacco d’Italia 45

SPORTFURB I , O RB I E T S ORD I

Servirebbe una benedizione! Una benedizione di quelle che fannobreccia nei cuori indirizzandoli verso la redenzione; quella morale na-turalmente.

Una di quelle furbi et orbi e perché no, furbi, orbi et sordi.Chi e quanti siano i furbi lo sappiamo perfettamente e dunque li

lasciamo al loro gioco preferito: i telefonini. Gli orbi ruotano natural-mente intorno con frequentazioni assidue e qualche collaborazione.Loro, gli orbi, ovviamente non hanno visto niente; mai niente!

Ci sono poi i sordi, una categoria contigua, anch’essa ignara,forse allampanata, salvo manifestare stupore allo scoperchiarsi diquel pentolone tanto rassomigliante al bugliolo.

Poi il miracolo! Guariscono tutti; per l’appunto miracolati!Adesso tutti vedono e sentono; e naturalmente parlano e scrivo-

no dopo aver fiutato l’aria ed aver intuito che il carro del vincitore hacambiato targa, percorso e soprattutto conducente.

Il meccanismo a ragnatela, e perché no, a piovra, organizzato daifurbi capitanati da Moggi Luciano sembra essere così oliato. cosìperfetto, così ben funzionante e collaudato da far supporre, ancheper il linguaggio telefonico puntellato di ammiccamenti come un veroe proprio codice semisegreto, che i primi tentativi messi in atto peraddomesticare arbitri, designatori, bilanci e partite, non abbia vistola luce all’alba del campionato 2004-2005.

A pensar male, si sa, si fa peccato (veniale) però ci si azzecca;dunque non si va lontano dal varo immaginando che la mattanza ab-bia preso il via parecchio tempo prima; forse non è del tutto fantasio-so dubitare della regolarità di altri campionati; e poiché la volpe per-de il pelo e mantiene il vizio, talvolta perfezionandolo, mettiamoci an-che il campionato appena concluso; ma questo è un discorso a parte.

Ci stavamo infatti occupando degliorbi e dei sordi per non disturbare i fur-bi impegnati al telefono; furbi e sordi:come individuarli? E’ semplice: bastaun leggero esercizio di memoria e una rapida incursione negli archividei quotidiani sportivi e no. Conclusa questa operazione il quadro ap-parirà chiarissimo e, con esso, le scelte di campo.

Troverete da una parte qualche raro esempio di sentinella chepiù di qualche volta aveva fatto suonare la sirena d’allarme beccan-dosi puntuali reprimenda dai buonisti a colpi di “queste sono chiac-chiere da bar, nella migliore delle ipotesi da salotto” e la immanca-bile conclusione quasi evangelica: “tutti possono sbagliare, ma sem-pre in buona fede”.

Già,in buona fede. Fede in che cosa lo si è ben capito dopo.Da un’altra parte si potrà individuare la folta schiera di orbi e

sordi (quelli della buona fede per intenderci); possiamo anche defi-nirli questuanti, magari solo per qualche cena e una manciata di tes-sere d’ingresso gratuito negli stadi; insomma un esercito di Esaù, fi-glio di Giacobbe, a suo tempo venduto per un piatto di lenticchie.

Ora mi si consenta di ricordare che, per aver pubblicamente di-chiarato di non credere affatto alla buona fede di taluni arbitri (la co-sa accadeva più di un anno fa) qualcuno, la cui firma è in calce, sisentì minacciare querela, per fortuna mai presentata. Quel tale di cuiparlo non ha viaggiato in solitudine, ma la compagnia non era certa-mente numerosa.

Ma sapete com’è: aver compagni al duol scema la pena, ed èproprio così; è una grande verità quanto quell’altra che mi permettodi ricordarvi: “Aver compagni al duol SCEMI è una PENA”.

N. 27 Luglio 2006

Aver compagni al duolzx di Gavino Coradduzza

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LA VIGNETTAS ERG I O S TA I NO

Così Sergio Staino commenta l’inchiesta del Tacco d’Italia dal titolo “Pagliaro: l’im-pero virtuale”, a cui è seguita una citazione da 260.000 euro da parte di Pagliaro