il Sud. Oslo: visioni dal mondo. Il racconto di Antonio Pascale. Il turismo lucano … · 2019. 12....

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L’industria per il Sud. Oslo: visioni dal mondo. Il racconto di Antonio Pascale. Il turismo lucano in numeri. Eni informa. NUMERO1 APRILE 2018

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L’industria per il Sud. Oslo: visionidal mondo. Il racconto di Antonio Pascale. Il turismo lucano innumeri. Eni informa.

NUMERO1 APRILE 2018

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Orizzonti Idee dalla Val d’Agri Mensile - Anno 3° - n. 1/aprile 2018Autorizzazione Tribunale di Roman. 142/16 dell’11/07/2016

Comitato editorialeMarco BrunLuigi CiarrocchiDomenico De MasiAntonio PascaleWalter RizziLucia SerinoDavide TabarelliClaudio VelardiPaolo Verri

Direttore responsabileMario Sechi

CoordinatriceClara Sanna

Redazione Evita ComesAlessandro FiorenzaAntonella La RosaAlessandra MinaSimona MannaSerena SabinoGiancarlo Strocchia

Ha collaboratoLuca Grieco

Progetto graficoCynthia Sgarallino

Impaginazione Imprinting, Roma

Redazione piazzale Enrico Mattei, 100144 RomaTel. [email protected]

Stampa Tecnostampa snc via P. F. Campanile, 7185050 Villa d’Agri di Marsicovetere (Pz)www.grafichedibuono.it

Editore Eni SpAwww.eni.com

Ritratti autori Stefano Frassetto

Foto Archivio EniGetty ImagesIPA Independent Photo AgencySie Masterfile

www.enibasilicata.it

Chiuso in redazione il 24 aprile 2018

ORIZZONTI | 3L’EDITORIALE

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APRILE 2018 | N. 1

di Mario Sechi direttoreCi apriamo

al confrontofranco,

costruttivo,critico

e siamo a disposizionedi tutti quanti

vorrannocontribuire

E nrico Mattei nel 1955 diedevita a una rivista culturale chesi chiamava “Il Gatto Selva-

tico”. L’intenzione del grande im-prenditore era duplice: far conoscerele attività dell’Eni e dare un contri-buto libero alla cultura industrialedi un Paese che in quegli anni stavaproducendo quello che poi conse-gnerà alla Storia come il Boom. Ildirettore, il poeta Attilio Bertolucci(pensate un po’, un amante del belcanto che dirigeva una rivista azien-dale) da uomo colto, intelligente eamante del progresso, fece un gior-nale vicino al popolo, distante dagliintellettualismi e dentro l’Italia chestava compiendo il suo passaggionella modernità. Orizzonti Idee dalla Val d’Agriparte da quella scintilla originaria -raccontarsi e raccontare l’Italia - ecomincia la sua avventura nel luogodove Eni ha il cuore della sua attivitànel nostro Paese, nel più grande gia-cimento onshore dell’Europa Occi-dentale, il Centro Olio della Vald’Agri. Perché questa scelta? Perchése estrai circa 80 mila barili di pe-trolio al giorno e oltre 4 milioni dimetri cubi di gas al giorno, hai ildovere di raccontare alla comunitàche abita nel territorio cosa e comelo stai facendo. Non basta rispettarele leggi, parlare con i rappresentantidelle istituzioni, aprire e chiudere

tavoli: tutto questo fa parte dell’at-tività di base dell’impresa. L’orga-nizzazione del capitale, del lavoro, ilrischio e il profitto sono il cuoredell’impresa, ma una grande aziendacome Eni che interpreta l’interessenazionale ha un imperativo catego-rico che non si può eludere: parlaree ascoltare la comunità locale, “esplo-rare” (parola che in questo caso èsintesi perfetta) ogni aspetto delleattività e relazioni del luogo in cuila produzione diventa un fatto quo-tidiano. Quella che avete tra le mani è unarivista mensile dell’Eni che si fondasu due parole chiave: trasparenza echiarezza. Chi scrive ci mette il me-stiere e la faccia, chi mi ha affidatola direzione sa che con me non cisono scorciatoie: si va dritti al punto.E il punto è chiaro e cristallino: sulCentro Olio della Val d’Agri c’è statoun deficit di comunicazione di Eni,su questo punto sono stati commessidegli errori in passato, ci sono deiprocedimenti giudiziari in corso, lequestioni aperte - prima di tuttoquelle sulla salute e l’impatto am-bientale - devono essere affrontaterigorosamente e non su base ideolo-gica, ma anche spiegate in manieraaperta e diretta a chi abita in Vald’Agri, la rende viva e ne costruisceil futuro giorno dopo giorno.La materia prima più importante,

l’energia che fa una comunità riccae prosperosa è il sapere, parola chefa rima con capire. Per sapere e percapire occorrono i fatti, la cronaca,non i rumors, le voci, le fake news.Ecco perché Orizzonti punta allatrasparenza e alla chiarezza. Sono lebuone regole del giornalismo, val-gono anche nella vita dell’impresa:chi, come, dove, quando e perché.Viggiano è la stazione di partenzaper un viaggio nel Mezzogiorno. Sfa-tiamo subito un mito, figlio di undibattito anacronistico alimentatodai professionisti della “questionemeridionale”: non è vero che nel Sud

Italia c’è una mentalità anti-indu-striale, i temi e i problemi del rap-porto tra infrastrutture, reti e terri-torio sono aperti in tutto il Paese,da Nord a Sud. I cittadini chiedonosemplicemente di sapere. E al nettodelle strumentalizzazioni, che esi-stono e vanno affrontate, questihanno il diritto di essere informatisenza giri di parole. Eni è un’aziendache si occupa di energia, non fa ma-quillage. È uno dei primi punti del-l’agenda che abbiamo discusso nellaprima riunione del comitato edito-riale di Orizzonti. Ne fanno partepersone di diversa cultura e sensibi-

lità, ma con un tratto fortissimo incomune: sono persone che coltivanola libertà di pensiero. Eni non si sostituisce ad altri attori- quelli istituzionali e politici, le as-sociazioni di cittadini - ma affermail suo ruolo, la sua missione d’im-presa responsabile, si apre al con-fronto franco, costruttivo, critico.Siamo a disposizione di tutti quantivorranno contribuire. Orizzonti èun cantiere aperto, un laboratoriocollettivo, un veicolo di intelligenza,voglia di fare ed energia della Basili-cata. Buona lettura.

Il dovere della trasparenza e della chiarezza

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27.719

29.905

33.848

9.714

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6.468

ORIZZONTI | 5IL PUNTO DI VISTA

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E ntrare nella centrale elettricadi Rossano, sulla costa ionicadella Calabria, nel profondo

Sud d’Europa, una delle aree più po-vere del continente, è come entrarein quella di Tavazzano, in provinciadi Lodi, una delle regioni più ricche,invece, del continente. Lo stesso ac-cade per il cementificio di Isola delleFemmine, vicino a Palermo, ugualea quello di Rezzano a pochi chilo-metri da Brescia, oppure per il Cen-tro Olio di Viggiano, in Basilicata,non diverso da quello di Trecate, ametà strada fra Milano e Brescia.Dopo ore di viaggio in un Sud ru-rale, con strade difficili, quando cisono, per paesi abbandonati, entrarein questi posti è come trovarsi nelricco Nord. Invece, le grandi diffe-renze di sviluppo fra Nord e Sudd’Italia, a 157 anni dall’Unità, sonoirrisolte, come dimostrano le amare

statistiche sul reddito pro capite, sullivello di occupazione, sulle cittàdove si vive meglio. Quelle isole, chesono gli stabilimenti industriali, col-locate nel mezzo di aree dove nonc’è molto se non un territorio rurale,privo di tessuto di imprese, sono an-cora un filo di speranza, un po’ sfo-cata, in passato spesso delusa, ma acui occorre aggrapparsi.

Certo, come negare che il tentativodi industrializzazione del Sud, inparticolare dagli anni ’50 in poi, ab-bia creato criticità, per il disordine el’impeto con cui si è intervenuti, inassenza di quelle normative e queivincoli che oggi non consentirebberopiù il ripetersi di numerosi errori.Costruire poli industriali nella radadi Augusta in Sicilia o nel porto diBrindisi è stato un errore, che hacreato problemi ambientali oggi, mache erano del tutto inesistenti neglianni ’50 o ’60, come lo erano delresto nel Nord Italia e nel resto d’Eu-ropa. Peraltro, come alcuni casi con-creti insegnano, come a Bagnoli aNapoli, o Manfredonia in provinciadi Foggia, le bonifiche senza una suc-cessiva destinazione industriale di-ventano estremamente difficili, per-ché il costo, molto alto, non si puòscaricare su future attività economi-che che, viste le dimensioni, nonpossono che essere industriali. Valericordare che dei 57 siti di interessenazionale, quelli dove le attività in-dustriali hanno lasciato inquina-mento da bonificare, 38 si trovanonel centro Nord, con la concentra-

zione più alta in quello che una voltaveniva definito, con orgoglio, iltriangolo industriale. Il danno am-bientale emerso negli ultimi decenninon può far dimenticare i beneficiin termini di occupazione e di for-mazione di un tessuto manifattu-riero nell’indotto e in imprese atti-vate dagli stessi operai chelavoravano in quelle fabbriche.Questo fa parte di quella cultura in-dustriale che consolida il tessuto eco-nomico e sociale di un territorio,

vera ricchezza quanto, non di meno,le bellezze naturali o il patrimoniostorico artistico. La grande impresa industriale, in Ita-lia come nel resto del mondo, èquella che deve rispettare alti stan-dard di sicurezza, sia per le personeche vi lavorano, sia per il territoriocircostante. Per ragioni economiche,il personale è altamente specializzato,capace di far funzionare tecnologiecomplesse, ed è per questo che ven-gono assunte persone molto prepa-rate. Queste, quando escono dallafabbrica tutte le sere per andare acasa, diffondono una cultura solidadi rispetto delle regole e dell’am-biente il cui beneficio si propaga sulterritorio circostante. È anche perquesto che i grandi stabilimenti in-dustriali nel Sud, come nel Nord,come nel resto d’Europa, sono unagrande ricchezza, con cui discuterecerto, ma da preservare come un te-soro.

di Davide Tabarelli presidente di Nomisma Energia

L’industria per dare speranza al MezzogiornoI grandi stabilimenti industriali nel Meridione, come nel Nord e nel resto d’Europa, sono una grande ricchezza da preservarecome un tesoro

57sono i siti

dove le attività industrialihanno lasciatoinquinamento da

bonificare, di cui 38 sitrovano nel centro Nord

REDDITO PRO CAPITE (€)Per area geografica

Le grandi differenze di sviluppo fra Nord e Sud d’Italia, a 157 anni dall’Unità, sono irrisolte, come dimostrano le amare statistiche sul reddito pro capite.

Fonte: Elaborazioni NE Nomisma Energia su dati Istat e Eurostat

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ORIZZONTI | 7LO SCENARIO

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N on è mai abbastanza. Non èmai abbastanza raccontarecome si esce dalle periferie del

nostro scontento e come nelle cittàdi un Sud intelligente, rigenerato eraccontato senza paura di scoprirsimigliore, l’etica della Restanza –come la definì già qualche anno fal’antropologo calabrese Vito Teti –rovescia l’ostilità del dramma del-l’Erranza. C’è una notizia di qualchegiorno fa, apparentemente da tagliobasso, che colpisce per la sintesi dicivismo e innovazione che racconta.Riguarda Noto, la capitale del ba-rocco siciliano. Qui l’amministra-zione comunale sta consegnando,casa per casa, dei mastelli per la rac-colta differenziata con un trasponderper monitorare il corretto conferi-mento dei rifiuti. Più si differenzia,più si risparmia. Bisogna stare a Sud per scrivere sulSud, perché solo entrando fisica-mente nelle sue contraddizioni puoicapire come la terra che voglionooziosa, sibarita, sporca e maledettacompie miracoli spontanei comequello del nuovo umanesimo di

Riace o delle periferie tornate al cen-tro con il ponte “strallato” di Cala-trava a Cosenza, il più alto d’Europa,o il nuovo sogno di build up parte-nopeo con l’Academy Apple, o la

grande storia della miseria che si fameraviglia, che è quello che Materasta raccontando al mondo. Molto si muove alle nostre latitudini. È solo di qualche giorno fa la quartaedizione del rapporto Pmi Mezzo-giorno (a cura di Confindustria e

Cerved, con la collaborazione di Srm- Studi e Ricerche per il Mezzo-giorno) che segna la tendenza piùche incoraggiante del mercato dellepiccole e medie imprese sotto Roma,

con segno positivo superiore a quellodella media nazionale: fatturato, va-lore aggiunto e anche investimentisono in ripresa. È vero, coi dati sipuò giocare, ma il luogo del pane edelle pietre ha saputo mettere in fugail tormentone antropologico di una

terra che è solo passato. Il futuro ègià abbondantemente iniziato. Cos’altro rappresenta la grandescommessa di Matera e della Basili-cata, in questo momento, se non uncammino dove il silenzio del mondonon fa più paura? La più simbolicacittà d’arte italiana costruita non daprìncipi o papi o borghesi ma daicontadini, ha convinto l’Europa perquel che rappresenta: la bellezzacreata dalla fatica degli ultimi.E, per quanto il governo del processoglobale in atto sia difficile e insidiosoper le fragilità da tutelare (ma non ètutta l’Italia così?), è la liberazionedall’eterno dolore che la capitaledella cultura di un vicino 2019 te-stimonia con una forza di attrazionenata spontaneamente e autoalimen-tatasi nello scambio di cittadinanza.Una bella palingenesi per la regione,dove una giovane Camilla Cedernavenne in vacanza (a Maratea) scri-vendo di aver lasciato di stucco i suoiamici milanesi sgomenti per tantaaudacia da esploratrice esotica. La regione dai due nomi, dove gliinglesi vivono scegliendo Irsina come

se fosse la Scozia, pop ma mai snob,costruisce la sua idea di futuro so-prattutto con una nuova idea di cit-tadinanza digitale. È ancora Matera,ai primi posti in Italia, il luogo dovela parola “open” significa soprattuttodati aperti dell’amministrazionepubblica. “Se andate su http://dati.comune.matera.it troverete dataset suargomenti trasversali: dal catasto deibeni culturali, alla protezione civile,a tutte le opere pubbliche con rela-tivo stato di avanzamento, al censi-mento progressivo del catasto deiSassi con concessioni e subconces-sioni, all’elenco delle strutture ricet-tive, alle spese correnti aggiornateogni mese, ai trasporti pubblici in

formato interoperabile. Il tutto ag-giornato, ogni giorno, in larghissimaparte in forma automatica” (PiersoftPaolicelli, su Totemagazine). Nell’osso d’Italia, nella parte più in-terna, al netto dei pauperismi men-tali sempre in agguato, si sta in-

somma compiendo una rivoluzioneenorme: invertire il rapporto tra cit-tadino e amministrazione. Fatti ma anche simboli che raccon-tano un nuovo tempo a Sud. Pensatea quale immaginario richiamal’Aspromonte. Il luogo cupo deisequestri ha oggi chiesto il ricono-scimento mondiale di geoparcodell’Unesco. “Un’azione etica e pre-gevole che va sostenuta”, ha dettol’arcivescovo di Reggio Calabria,Giuseppe Morosini. E pensate acosa sia Gioia Tauro, dove l’epopeaanche mitologica delle potenti ’ndri-ne tramandava partite a calcettocon teste mozzate. Oggi lì l’econo-mia spera con la Zes (Zona econo-mica speciale) appena adottata dopoanni di attesa. Nessuno può conge-darsi dal proprio Sud. Ma c’è unarete nuova di localismi protagonisti.Forse potrà spezzare la sindromerancorosa del beneficiato e farci ri-trovare quello che pensavamo diaver smarrito. Senza paura. Comecanta Brunori Sas, il nostro Gaber.

*Fonte: Rapporto Pmi Mezzogiorno di Confindustria e Cerved

Bisogna stare a Sud per scrivere sul Sud

di Lucia Serino giornalista

Solo entrando fisicamente nellesue contraddizioni si può capirecome la terra che tutti voglionooziosa, sibarita, sporca e maledettacompia miracoli spontanei

35.000nuove impresenate nel solo 2017, anchese la maggior parte sonoSRL Semplificate, cioè con meno di 5.000 euro

di capitale iniziale*

78,3giorni

è il tempo di attesa deifornitori per la liquidazionedelle fatture (-2,6 giornirispetto al 2016): le Pmidel Sud pagano conmaggiore puntualità*

130miliardi di euroil fatturato delle Pmi delSud unito a un valoreaggiunto di quasi 30

miliardi di euro: da solevalgono poco meno del10% del PIL meridionale*

Nella pagina a fronte, i Sassi di Matera.A sinistra, il ponte “strallato” di Cosenza (il più alto d’Europa), opera dell’architetto Santiago Calatrava.A destra, la cattedrale siciliana di Noto.

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milioni di barili al 31 dicembre 2016, sono le riserve di petrolio

milioni di barili al giorno, è la produzione di petrolio

barili al giorno, è il consumo di petrolio

milioni di barili al giorno, è l’esportazione di petrolio

6.611

1,997

220.000

1,363Fonte: World Oil&Gas review 2017, Eni

OSLO

trolio

ORIZZONTI | 9SGUARDI SUL MONDO

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APRILE 2018 | N. 1

È possibile diventare un paeseleader della transizione ener-getica, pur rimanendo uno dei

principali produttori di idrocarburia livello globale? Guardando aquanto sta succedendo a Oslo, la ri-sposta a questo interrogativo par-rebbe essere sì. Perché se la Norvegiacontinua a essere il primo produttoreeuropeo (e tra i primi dieci esporta-tori al mondo) di petrolio e gas na-turale, il paese ha tuttavia intrapresoun’ambiziosa e lungimirante traiet-

toria energetica che lo sta portandoad essere uno dei punti di riferi-mento della rivoluzione green a li-vello internazionaleGran parte delle fortune della Nor-vegia deriva dalle abbondanti risorsedi idrocarburi, petrolio e gas natu-rale, localizzate nei suoi fondali delMare del Nord e del Mar di Barents,che Oslo ha iniziato a sfruttare inmodo intensivo in concomitanzacon la crisi petrolifera di inizio anni’70 e la crescita esponenziale dei

prezzi del greggio.Grazie alla produzione di queste ri-sorse, la Norvegia è diventato un at-tore chiave a livello continentale, ga-rantendo all’incirca il 13% delleimportazioni di greggio e oltre il30% di quelle di gas dell’Unione eu-ropea: gli idrocarburi norvegesi con-tribuiscono in modo fondamentalealla sicurezza energetica dei suoi statimembri, di fatto limitando un’ec-cessiva dipendenza dagli approvvi-gionamenti russi. In ottica interna, l’attenta gestionedelle proprie risorse ha permesso algoverno norvegese di accumulare unenorme capitale derivante dalle ren-dite petrolifere confluite nel Govern-ment Pension Fund Global, GPFG(8111 miliardi di corone, 850 mi-liardi di euro), uno strumento finan-ziario fondamentale per Oslo per as-sicurare il benessere e il futuro deipropri cittadini, ma anche per di-versificare in modo sostanziale l’eco-nomia nazionale altrimenti eccessi-vamente dipendente dai proventi delsettore petrolifero.Contrariamente a quanto accadutoad altri grandi produttori soprattuttonell’area mediorientale, proprio lerendite dell’export di idrocarburi(414 miliardi di corone, 43 miliardidi euro annui, pari al 49% dell’ex-port totale del paese) hanno per-

messo alla Norvegia di avviareun’ambiziosa strategia atta a limitarein modo significativo il contributodegli idrocarburi nel settore energe-tico nazionale. Infatti, nonostante leattività di esplorazione e produzionedi idrocarburi continuino in modoserrato (nel rispetto dei più alti stan-

dard di tutela ambientale), la stra-grande maggioranza dell’output nor-vegese viene esportato sui mercatiinternazionali (verso l’UE in primis).I dati sulla generazione elettrica fo-tografano chiaramente l’eccezionalitànorvegese. Grazie anche ad una ge-nerosa dotazione di risorse idriche,ad oggi la Norvegia produce quasila totalità della sua elettricità (il96,3%, per essere precisi) attraverso

la generazione idroelettrica, allaquale si aggiunge il contributo del-l’eolico (1,9%). La parte residuale ègarantita dalla generazione a gas(1,8%). Il paragone con un altrogrande partner energetico dell’UE,l’Algeria, che produce il 99% dellasua elettricità tramite centrali ali-

mentate a gas (92,5%) e a olii com-bustibili (6,5%) risulta alquanto stri-dente.Inoltre, il governo norvegese sta in-vestendo massicciamente nel settoredella mobilità alternativa, trasfor-mando il paese - grazie a ingenti sus-sidi - nel primo mercato al mondoper auto elettriche pro-capite:100mila veicoli per una popolazionedi 5 milioni di persone, il 40% del-

le nuove immatricolazioni nell’ul-timo anno.Nonostante queste performance in-coraggianti, il futuro del settore pe-trolifero norvegese è stato al centrodi un accesso dibattito nazionale,che ha raggiunto l’apice in vista delleelezioni del settembre 2017. Le po-sizioni di alcuni partiti minori, inprimis i Green, hanno infatti messoin discussione l’ammissibilità di un

processo inverso di transizione ener-getica finanziato e supportato daiproventi delle esportazioni di idro-carburi. I risultati emersi dalle urnehanno tuttavia confermato la vo-lontà del paese e della sua opinionepubblica di proseguire attraversoquello che è certamente un approc-cio virtuoso per trasformare il settoreenergetico nazionale. Una trasfor-mazione epocale, che coinvolge an-

che i grandi attori economici nazio-nali, il fondo sovrano GPFG, e lacompagnia energetica statale Statoil.È notizia infatti dello scorso dicem-bre che il fondo - che ad oggi investein quasi 9mila società in 77 paesi almondo, e controlla l’1,3% del capi-tale di tutte le società quotate a li-vello globale - non investirà più nelsettore dei combustibili fossili, doveattualmente detiene capitale di pla-yer di portata globale come RoyalDutch Shell, Exxon Mobil, Che-vron, BP e Total. Se la scelta è giu-stificata più dalla necessità di diver-sificare completamente il portfoliofinanziario statale (già impegnato di-rettamente in Statoil) che da una sfi-ducia nel futuro prossimo del settorepetrolifero, la decisione rappresentacomunque un’importante cartinatornasole dell’approccio norvegeseal futuro del settore energetico glo-bale.Anche per quanto riguarda Statoil,il processo di trasformazione e ri-conversione industriale è già chiara-mente in atto. La compagnia è in-fatti sempre più concentrata sui temidella sostenibilità, grazie a impor-tanti investimenti nei settori dellacattura e stoccaggio della CO2, edella generazione da turbine eolicheoffshore. Una serie di scelte che pongono laNorvegia in prima linea nel processodi transizione energetica attualmentein atto a livello globale, e che nonsarebbero possibili senza il contri-buto fondamentale del settore pe-trolifero nazionale. Nel quale adOslo continuano, incessantemente,ad investire.

La rivoluzioneverde norvegese

di Nicolò Sartori responsabile del Programma Energia dello IAI

Il primo produttore europeo di idrocarburi, grazie a unapolitica lungimirante, è diventatoun punto di riferimento per la transizione energetica

96,3%idroelettricoè la quota di elettricità

norvegesegenerata grazie

all’idroelettrico, cui siaggiunge un 1,9% di eolico

100.000auto elettriche

sono le vetture ecologiche immatricolate

in Norvegia per una popolazione di 5 milioni

di personeTurbine eoliche di un impiantodi produzione di energiarinnovabile nel Nord della Norvegia. Quasi il 2%dell’elettricità norvegese è generata grazie all’eolico.

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> 10.000da 3.000 a 10.000da 1.000 a 3.000fino a 1.0000

POTENZAMATERA

INDICE DI INTENSITÀTURISTICAPresenze per 1.000 abitanti

Abriola

Acerenza

Albanodi Lucania

Anzi

Armento

Atella

Avigliano

Balvano

Banzi

Baragiano

Barile

Bella

Brienza

BrindisiMontagna

Calvello

Calvera

Campomaggiore

Cancellara

Carbone

Castelgrande

Castelluccio Inferiore

Castelluccio Superiore

Castelmezzano

Castelsaraceno

Castronuovodi Sant’Andrea

Cersosimo

Chiaromonte

CorletoPerticara

Episcopia

Fardella

Filiano

Forenza

Francavilla in Sinni

Gallicchio

Genzano di Lucania

Ginestra

Grumento Nova

GuardiaPerticara

Lagonegro

Latronico

Laurenzana

Lauria

Lavello

Maratea

Marsico Nuovo

Marsicovetere

Maschito

Melfi

Missanello

Moliterno

Montemilone

Montemurro

Muro Lucano

Nemoli

Noepoli

Oppido Lucano

PalazzoSan

Gervasio

Paterno

Pescopagano

Picerno

Pietragalla

Pietrapertosa

Pignola

Rapolla

Rapone

Rionero in Vulture

Ripacandida

Rivello

Roccanova

Rotonda

Ruoti

Ruvo del Monte

San Chirico Nuovo

San ChiricoRaparo

San Costantino Albanese

San Fele

San Martino d’Agri

San Paolo Albanese

SanSeverinoLucano

Sant’Angelo Le Fratte

Sant’Arcangelo

Sarconi

Sasso diCastalda

Satriano di Lucania

Savoia di Lucania

Senise

Spinoso

Teana

Terranovadi Pollino

Tito

Tolve

Tramutola

Trecchina

Trivigno

Vaglio Basilicata

Venosa

Vietri diPotenza

Viggianello

Viggiano

Accettura

Aliano

Bernalda

Calciano

Cirigliano

Colobraro

Craco

Ferrandina

Garaguso

Gorgoglione

GrassanoGrottole

Irsina

Miglionico

MontalbanoJonico

Montescaglioso

Nova Siri

OlivetoLucano

Pisticci

Policoro

Pomarico

Rotondella

Salandra

San Giorgio Lucano

San MauroForte

ScanzanoJonico

Stigliano

Tricarico

Tursi

Valsinni

AgricolturaIndustriaServizi

LOCALITÀPIÙ ATTRATTIVE

DA DOVE ARRIVANO I TURISTI?

ANDAMENTO ANNUALE DEL TURISMONEL 2016 DOVE PREFERISCONO

ALLOGGIARE I TURISTI?

0

20

40

60

80

100

120

2013 2014 2015 2016

IMPRESE ATTIVESettore alloggi e ristorazione

Fonte: Eurostat

Fonte: Unioncamere Basilicata Centro Studi

Fonte: Movimprese

2.800

2.850

2.900

2.950

3.000

3.050

3.100

3.150

3.200

2013 2014 2015 2016 2017

OCCUPATI PER SETTOREIn migliaia (15-64 anni)

Matera città 17%

Altre aree 8%Pollino 4%Val d’Agri 4%Vulture / Melfese 7%

Maratea 10%

Metapontino

52%

Extra alberghiero

44%GEN FEB MAR APR MAG

2,2% 2,1% 2,9%4,8% 5,8%

GIU LUG AGO SET OTT NOV

2,6%

DIC

2,8%

28,1%

21%

11,8% 11,1%

4,7%

POSTI LETTOPER TIPOLOGIE

DI ESERCIZI EXTRA-ALBERGHIERI

Agriturismi

14%

Campeggi

32%

Villaggi

20% affittacamere

19%

Ostelli 2%Case per ferie 3%

B&B

10%

Puglia 21%

Altre Centro/Nord 15%

Estero 11%

Altre Sud 15%

Campania 18%Lazio 12%Lombardia 8%

Alberghiero

56%

ORIZZONTI | 11LUCANIA IN NUMERI

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APRILE 2018 | N. 1

I numeri della popolazione lucanadiminuiscono di poco insieme allenascite, mentre cresce l’occupazione

femminile, e in parallelo, maturanoalcuni settori lavorativi. È la fotogra-fia della Basilicata scattata dall’Istat.Il comparto agricolo rappresenta circail 34% delle imprese attive, mentreil settore dei servizi resta a fare datraino per l’intera compagine im-prenditoriale dell’economia lucana. Tra i servizi, il turismo a livello im-prenditoriale vola in vetta, soprat-tutto grazie all’incremento evidente,verificatosi nel 2016, con +142 im-prese attive rispetto all’anno prece-dente. Secondo i dati di Unionca-mere Basilicata le attività turistichedella regione non si compongono sol-tanto dei visitatori di Matera. Nel2016 circa il 52% dei turisti si sonorecati nel Metapontino: l’area, nellaprovincia della città dei Sassi, cono-sciuta anche per i suggestivi borghiantichi e le attrazioni della costa Io-

Turismo lucano, non solo Materadi Evita Comes

La mappa evidenzia le areedella Basilicata a maggiorepresenza turistica. Spiccano tra tutti i comuni di Matera, Viggiano, Maratea,Bernalda, Scanzano Jonico e Nova Siri. I turisti preferisconoalloggiare nei campeggi, mentre una grande attrattiva viene esercitata dalla zona del Metapontino.

nica. Il 17% ha scelto Matera città,il 10% Maratea, il 7% l’area del Mel-fese con il suo vulcano spento Vul-ture, il 4% è approdato in Val d’Agri,un altro 4% nella zona del Pollinoche ha inciso positivamente insiemea Matera sull’andamento del turismolucano, mentre infine, il restante 8%è arrivato in altre aree della regione.Ma da dove provengono i turisti dellaBasilicata? Qual è l’andamento an-nuale delle presenze? Dove preferi-scono alloggiare? Quanti stranieri lascelgono tra le regioni italiane? E gliitaliani da quali altre regioni giun-gono? Attraverso un viaggio fatto deinumeri del turismo lucano, possiamodare una risposta a queste domande,conoscendo le località più attrattive,constatando un incremento delle im-prese e osservando una regione chepunta sempre di più sullo sviluppo eil miglioramento ricettivo dei suoiluoghi incantevoli.

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Il Centro Olio apre al pubblico

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C alcio e italiani, un binomioinscindibile. chi non si è maicimentato, una volta nella

vita, nella composizione dell’undiciazzurro della nazionale italiana? Unapassione che si sviluppa, sin da gio-vanissimi, sulle migliaia di campisterrati e malconci delle periferie cit-tadine piuttosto che degli oratori.Proprio ai ragazzi che sognano ungiorno di gareggiare all’interno dei

rettangoli verdi più prestigiosi delmondo è dedicato il progetto elabo-rato dalla Federazione Italianagiuoco calcio per la creazione deicentri Federali Territoriali. Quellaadottata dalla massima istituzionecalcistica italiana è una visione alungo termine che cerca, attraversola creazione di poli d’eccellenzalungo tutto lo stivale, di individuarequelli che potrebbero diventare, un

giorno, gli assi della pratica sportivapiù diffusa in Italia. Nel quadro di una proficua collabo-razione già avviata da tempo, FIgced Eni sono approdate anche in Ba-silicata dove, lo scorso 7 marzo, èstato inaugurato il centro FederaleTerritoriale di Potenza-Viggiano, inVal d’Agri, presso il campo sportivocoviello. Un analogo centro regio-nale, dei trentasei che la Federazioneha già aperto, è attivo a Matera ed èintitolato al mai dimenticato cam-pione della Juventus, gaetano Scirea.Il centro ha una duplice valenza. Ol-tre a rappresentare il fulcro dell’atti-vità di monitoraggio delle potenzialipromesse del calcio italiano, la strut-tura si inscrive nella volontà, condi-visa dalla federazione e dall’azienda,di sostenere, attraverso i canali dellacultura e dello sport, la diffusione diquei valori di integrazione, sanacompetizione e responsabilità chesono anche alla base dell’agire im-prenditoriale di Eni. Un impegnoche l’azienda profonde da tempo inambito territoriale, soprattutto at-traverso un’azione di diffusione del-l’attività sportiva, e che punta a met-tere a disposizione dei più giovanitutti gli strumenti idonei a far emer-gere, in tutto il loro potenziale e inassoluta libertà, predisposizioni e ta-lenti. La cerimonia di apertura delcentro, avvenuta presso la Villa del

Marchese di Sanfelice di Monteforte,e che ha preceduto il primo allena-mento dei 35 ragazzi del 2005 e delle25 ragazze Under 15, è stata con-trassegnata dalla presenza di Vito Ti-sci, presidente del settore giovanilee scolastico della FIgc; carlo Ot-tavio, coordinatore della Federazioneper la Basilicata; Pietro Rinaldi, pre-sidente del comitato Regionale dellaFIgc-Lnd Basilicata; Walter Rizzi,responsabile Eni per il coordina-mento dei progetti in Val d’Agri e ilsindaco di Viggiano Amedeo cicala.Un altro avvincente banco di provaper i giovani della Val d’Agri, di etàcompresa tra i 18 e i 25 anni, è statoil bootcamp di Eni “#energiaperla-nazionale”, che si è svolto nel mesedi aprile nella stessa area lucana. Unaprova che ha richiesto ingegno e in-ventiva alle squadre partecipanti,chiamate ad armarsi di videocamera,o semplicemente di uno smartphonedi ultima generazione, per realizzareun video il cui concept richiamassei valori che sono alla base della con-vivenza civile, della valorizzazioneterritoriale e della collettività. In pa-lio, per il primo team qualificato,l’opportunità di volare a Nizza conla Nazionale italiana di calcio, perassistere all’amichevole Francia-Italiadel 1 giugno 2018. Un’opportunitàin più per mettere in campo creati-vità e intraprendenza.

A Viggiano le promesse del calcio

di Giancarlo Strocchia

Dalla collaborazione tra la FIGC ed Eni nasce, al campo sportivoCoviello, il nuovo CentroFederale Territoriale, il secondodella regione insieme a Matera

Sono tanti i valori che condividiamocon il mondo dello sport; i più im-portanti sono l’integrazione, l’aggre-gazione, il rispetto per gli altri, ilvalore del gruppo e del gioco disquadra per il raggiungimento di unobiettivo comune. Per questo abbia-mo deciso di sostenere la FIGC perla creazione dei Centri Federali Terri-toriali e, soprattutto, di appoggiarel’apertura del centro di Viggiano inuna regione, come la Basilicata, dovesiamo presenti da oltre vent’anni eche abbiamo imparato ad amare.”

Walter Rizzi, responsabileEni per il coordinamentodei progetti in Val d’Agri

I numeri del calcio giovanile in Italia...

37 i centri federali territoriali già attivi

200 i centri federali complessivamente in progetto

7.000 le società calcistiche che svolgono attività di base

1.050.708 calciatori totali tesserati per l’attività dilettantistica e giovanile (FIGC 2017)

378.547 campionati giovanili (FIGC 2017)

...e in Basilicata

552 squadre tra calcio a 11, calcio a 5, Lega Dilettanti, Settore Giovanile

276 gare settimanali

11.000 atleti

2.500 dirigenti

500 allenatori e altrettanti arbitri

8.000 persone coinvolte ogni settimana

11 milioni di euro l’ammontare delle spese affrontate dalle squadre lucane per ogni anno calcistico

CALCIOFEMMINILE

Real Marsico milita in serie C regionale

CALCIOMASCHILE

Matera milita in serie C

Fc Francavilla milita in serie D

Potenza milita in serie D

Az Picerno milita in serie D

In campionato

Alla cerimonia di inaugurazione delCentro Federale di Viggiano eranopresenti, da sinistra, Carlo Ottavio,coordinatore della FIGC per la Basilicata,Pietro Rinaldi, presidente del ComitatoRegionale della FIGC-Lnd Basilicata, Vito Tisci, presidente del settore giovanile e scolastico della FIGC, Walter Rizzi, Eni e Amedeo Cicala, sindaco di Viggiano.

L’INIZIATIVA: un percorso guidato all’interno del Centro Olio di Viggiano e delle aree pozzo per approfondire le caratteristiche e le modalità di coltivazione del giacimento e il funzionamento del grande impianto Eni.

QUANDO: una domenica al mese, a partire dal 13maggio, e fino alla fine di ottobre.

A CHI È RISERVATA: ai semplici cittadini, ma ancheai rappresentanti di enti o associazioni.

LIMITE MASSIMO: i gruppi non potranno superare il numero di 30 partecipanti.

COME CI SI PRENOTA: sul sito enibasilicata.it,compilando il modulo reperibile all’interno dellasezione dedicata all’iniziativa, oppure al telefonochiamando il numero dedicato 348-3570051 o inviando una mail a: [email protected]

CAPITOLO RAGAZZI: possono partecipare anche i minori accompagnati, presentando una dichiarazione liberatoria di responsabilità,manleva, firmata dai genitori o da chi ne fa le veci. Il modulo è scaricabile dal sito enibasilicata.it.

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S to avendo problemi con mia figlia, Marianna. Motivo: questioni ener-getiche. Un giorno sì e un giorno no, le prof. assegnano ricerche sulrisparmio energetico, in senso lato dico, e un giorno sì e un giorno

no, mia figlia chiede spiegazioni a me: visto che stai sempre a leggere. Cosavera, studio ancora, tuttavia non mi ricordo niente, sarà la vecchiaia. Eallora, capita che mi butto e le dico: per prima cosa stacca il caricatore deltelefono dalla presa. E lei chiede: sicuro? Certo che sì. Cioè, per me è unfatto estetico, entro a casa e trovo i caricatori attaccati alla presa: questi filiper terra! Sembra che vogliano succhiarmi energia. Marianna si informa etorna: non serve a niente staccare il caricatore del telefono, incide sullo0,01. Il rischio - mi dice Marianna - quando si affrontano temi legati al-l’energia, è quello di trovare un sacco di soluzioni, sì belle, ma che non risol-vono il problema. Ci vogliono numeri, non aggettivi. E poi aggiunge: tu seiuno scrittore e gli scrittori usano un sacco di aggettivi per corteggiare ledonne, e non va bene, le donne non ci cascano più. Così alla ricerca dei nu-meri si è messa a studiare. Con i suoi canali, video e tutorial. Mi hachiesto, quando sei nato tu quanti abitanti c’erano? Mi sono buttato,nel 1966? 5 miliardi…No, allora, mi ha detto, cominciamo daccapo,sennò non possiamo parlare di risparmio energetico epassi il tempo a staccare i caricatori. Quando sei nato, nel1966, al mondo c’erano tre miliardi di persone, nel 2011la cifra è arrivata a 7. Ora siamo a 7 e mezzo, quasi... Aspè,le dico, ma dove le hai prese queste informazioni? Da HansRosling, dice, faceva delle belle Ted conference, e non mi interrompere.Secondo lo schema Rosling, dei sette miliardi due miliardi lottano an-cora per comprarsi le scarpe, tre miliardi possono permettersi lamoto, un miliardo la macchina, e noi, l’altro miliardo, possiamo

prendere l’aereo e viaggiare. La distanza tra noi ricchi e i poveri è rimasta lastessa. Ora, i figli li fanno quelli che comprano le scarpe, se vogliamo arrestarela crescita a 10 miliardi, bisogna far uscire due miliardi di persone dalla po-vertà. Quindi più reddito, più energia e più sostenibilità. Non te la puoicavare con il caricabatterie. Partiamo dalle basi, dai, da Richard Muller, unfisico, è stato consulente di Obama. Lui usa numeri semplici e non aggettivicome fai tu. Negli Stati Uniti, i combustibili fossili utilizzati in media algiorno a persona corrispondono a: carbone, 8 kg al giorno. Petrolio, 7 kg algiorno. Gas naturale: 4,5 kg al giorno. Sono numeri enormi, se moltipli-chiamo per gli abitanti degli Stati Uniti e convertiamo il valore in Watt, ot-teniamo 3.500 gigawatt, cioè 3.500 grandi impianti, 12 chilowatt a persona.Dunque, per generare una potenza tale sono necessari 300 tonnellate dicombustibile fossile al secondo. Dunque, 3.500 gigawatt, oppure 300 ton-nellate al secondo. Un impianto nucleare o a carbone produce un gigawatt:1/3.500 dell’intero fabbisogno nazionale. Ora, problema efficienza energe-

tica... Esaminiamo il solare: la luce solare trasmette sulla superficie ter-restre una potenza di circa 1 chilowatt per metro quadrato. Numerofacile pure da ricordare (anche per te): 1 chilowatt corrisponde a dieci

lampadine da 100 watt ciascuna. Però queste energia, in po-tenza, deve venire convertita in corrente elettrica. Al momento,le migliori celle solari riescono a convertire solo il 42%. Nonsi riesce a ottenere una conversione migliore perché gli impiantisolari accumulano meno potenza quando i raggi sono obliqui

e non perpendicolari. Però si potrebbe convogliare tutta questa energia inun punto. Per esempio, orientiamo tutti gli specchi verso un solo punto. Eperché? Perché così l’alta temperatura riesce a far bollire l’acqua. Questo ap-proccio viene chiamato solare termico. Per raccogliere in maniera efficiente

la luce, bisogna puntare tutti gli specchi verso una torre che deve essere altatra i 50 e i 100 metri. La torre solare Sierra, in California, produce 5megawatt che possono essere tradotti in 0,005 gigawatt, cioè 5% dellapotenza elettrica ottenibile da un impianto a carbone. Quindi ci vogliono200 impianti come questo per eguagliare l’energia prodotta da un singoloimpianto convenzionale. Passiamo all’eolico? Di vento ce n’è tanto. Purtroppole zone ventose sono lontane dai centri abitati, quindi bisogna trasportare lacorrente e per farlo è necessario modernizzare gli impianti, anche perché,per esempio negli Stati Uniti la rete elettrica perde il 7% dell’energia, i cavisi riscaldano, sono di vecchia generazione. C’è un altro problema. Per pro-grammare (realisticamente) il futuro delle fonti energetiche, bisogna capirequanto tempo c’abbiamo messo per passare da una fonte all’altra. Questocalcolo l’ha fatto Vaclav Smil. Lo conosci… l’ho trovato su un numero diScienze che hai lasciato da qualche parte. Più precisamente: quanto tempohanno impiegato le principali fonti energetiche per conquistare il 5% delmercato? Carbone: 60 anni per sostituire la legna, gradualmente. Petrolio:non ha ancora raggiunto il 50% delle forniture energetiche mondiali e po-trebbe non raggiungerlo mai. Gas naturale: a metà strada. Le fonti rinnovabilidi nuova generazione: meno del 5%, siamo al 3,4%. Dunque, a meno chenon arrivi una nuova e dirompente tecnologia o una politica energetica ri-voluzionaria, la transizione potrebbe essere molto lenta. Abbiamo dunqueun solo strumento, ridurre il consumo energetico globale di 1/3. Comefare? Dall’analisi complessiva vengono fuori due cose: a) non esistono solu-zioni ideali, né uniche, ma tutte le soluzioni sono di compromesso; b) tuttele fonti energetiche nuove dovranno fare i conti con il costo delle tecnologiepiù economiche… Questa discussione sta andando avanti per molto tempoe io ho inteso solo che sto invecchiando e consumerò meno energia ma nonho capito se sono compreso nel calcolo (realistico) del risparmio o mi devoproprio togliere di mezzo per far spazio ai giovani.

Questioni energetiche tra padre e figlia

Craco, un set naturale per il cinema

di Antonio Pascale scrittore e blogger

di Luca Grieco

Da sinistra, Hans Rosling,celebre statistico svedese;Richard Muller, fisicostatunitense e Vaclav Smil,autore di 37 libri sugli studiinterdisciplinari deiprogressi energetici e tecnici e vincitore, nel 2015, del premioOPEC per la ricerca.

Immaginate di essere sul set de “LaLupa”, de “Il tempo dell’inizio”,di “Cristo si è fermato ad Eboli”,

di King David, de “Il sole anche dinotte”, di “e Big Question”, de“La passione di Cristo”, di “NinePoems in Basilicata”, di “Agente 007- Quantum of Solace”, di “Basilicatacoast to coast”. Il tutto senza spo-starsi, anzi, restando in quello cheè stato definito un vero e propriopaese fantasma. Siamo a Craco, inprovincia di Matera, in un paesecompletamente disabitato a causadi una frana negli anni ’60. Dallemacerie, la comunità locale ha sa-puto rialzarsi creando un percorsodi valorizzazione che ha portatonello scorso anno 17.000 curiosi.

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