IL SENSO DELL’ATTESA - cittavulcano.files.wordpress.com · ma l’arte della luce è un’altra...

78
Ciro De Novellis IL SENSO DELL’ATTESA

Transcript of IL SENSO DELL’ATTESA - cittavulcano.files.wordpress.com · ma l’arte della luce è un’altra...

Ciro De Novellis

IL SENSODELL’ATTESA

i sedicesimi

collana di poesia

© 2017 edizioni La parola abitataVico Orto del Conte, 26 - 80133 Napolisito internet: www.laparolaabitata.ityoutube: Canale de La parola abitatalogo: Gennaro Del Prete

Tutti i diritti riservati.

Ciro De Novellis

IL SENSODELL’ATTESA

postfazione di

Enrico Fagnano

A mio fratello Francesco

E così sia: ma io credo con altrettanta forza

in tutto il mio nulla,perciò non ti ho perduto o,più ti perdo e più ti perdi,

più mi sei simile, più m’avvicini.

Andrea Zanzotto

9

QUEL RAMO DEL LAGO DI COMO

Profili di montisu facce di lunadi rughe… di rupeche l’acqua rimbrottache ingolfa la pienadel lago di sottoIl sole che timido apparenon scioglie quel biancodi neve fumantenon mira la coscia sinuosache volge a levanteche chiama… che invitaquei guardi di solerivolti a ponentein cerca di vitasuadente.

10

SULL’ACQUA DI UN RUSCELLO

Fragili parole tremolanticome specchio di lunasull’acqua di un ruscelloche si muovelimpido sull’ascesadel bosco degli AurunciNon avrà maiparole a sufficienzaper contrastarela sicumerala sapienza austeraferma nell’acqua grassadi un pantanoimmobile del luridopensare.

11

A ZYGMUNT BAUMAN

Niente si creatutto si scopreo si riscopreStavano lì sciolteadesso sono unitecomposte miscelatele abbiamo rilegateerano piene e adesso sono vuotedentro di noi è la solitudineSolo l’idea ci aggregae ritorniamo liquidose non serviamo più.

12

IL VANTABLACK LUCENTE

L’altro lato delle cose che vedisono il nulla del fluido assorbentesono il quadro di un telo oleggiatoche dietro ha il buio del nero suadentedipinto sul bianco di un chiaro lucenteÈ lo scuro che amalgama il tutto che discioglie le cose assolatepoiché il morbido e caldo fluentesi mescola al freddo che implode stellatoe impasta le cose nel nulla saziatoIl nero è la madre del solela satura soffice sua voluttàè il freddo che non fa paurache annulla la tua volontànell’otre che scorre dall’antichità.

13

IL LOTTO

Il lotto… la sorteil motto ch’è scrittoOttomachia mottanicagiocare in ottomaticana pizza ‘a oggie ‘a r’ottola ruota che si è rottaal primo estrattol’estratto trattenutonel numero giratola linea andava sottoFlores sententiarumnumero numerarumdel codice corrottoSessantanovela musica di Gioveè scritto sopra e sottoe non ti puoi sbagliaresi attende la visione del soprannaturalevuole la soluzioneil tuo problema è solo esistenzialee si sten zia le

Esistenziagibedell’esistenza greveè la fortuna

14

parlare con i morti è la fortunaè ritrovare i restinon i vestrile ossa nelle fossele fosse delle fessePietre di tufo anticoantiche secolaresaeculorum

Ecclesiae historiae i numerimagia che si perpetuas’improvvisacon formule e preghiereIm prov vi sa renumeri che si sposanosi baciano si leccanoe muore rassegnatonella sperata attesaresipiscente dociledolce come un babbà.

15

IL SOGNO MIO DI SCIENZA

Non ha riscontroil sogno mio di scienzache bruca e bucae verminoso espandedi piaghe fetidesulla mia terra arbosache prima era umettatadi avvenirismo e pacee di profumie i sogni mieidi correre sui laghidi navigareE Gianbattista Vicolasciare la sua dolce creaturapur di arrivare in fondosi infonde lo sfondodi fuochi e di baglioridi lampi che ribaltanola tenue oscurità fatta di notte buiadi stupri e di miserieed altre cattiverie che non osoE avrebbe dovuto essereriposo.

16

PES PEDIS EQUUSPedìssequo

Guarda l’ormadietro l’ombranon uscire dalla rigasegui il piededietro al piedevedi pure andrai lontanoguarda avantinon girartitanto il mareha cancellato tutto quello che avrai fattopure l’ombra di te stessonon c’è più.

17

… E POI VOLARE

… e poi volareinsieme alle parolecome fa il giocoliere… palle tirate in ariacritiratecadono giù le palleLanciare pallalanciatemi paroleaspetti un poco e quelle… vanno giùse non le prendi cadonopure se non le ascoltio non le dici più.

18

CHE UN TURBINE SOLCHI IL SUO VISO

Che un turbine solchi il suo visodi sete di bramamagari poi doporitorni già pure il silenzio.

19

STANNO DIETRO LA LUCE LE VIOLE

Stanno dietro la luce le violenascoste per non farsi vedereIl bello non è ciò che si contemplama la ragione che si fa di questol’esamine graduato che hai fermatoin quel preciso istante quando rimani dentro l’ombra suacome le violele ammiri stando al chiaroe sono opachenon hanno più splendorestavano avvolte dalla lucentezza quando nell’ombra torva della selvaerano appena natein quel preciso istanteadesso sono vive sono bellema l’arte della luce è un’altra cosache si riflette solo nel pensiero.

20

ESSERE E LODARE

Odo richiami frivoli e allettantie non mi pento di voltarmi indietromille perché dinanzi e il fuoco eternodietro di me… la seduzioneÈ forse questo il volto dell’infernociò che si lascia ed io voglio lodareVivere pure il tempo dei rimpiantie le incertezze e i dubbi e le pauretanti perché inevasiVivere i mille volti della gioiama pure dei ricordiCome è dolce e quieto ricordaree struggersi per la malinconiadel proprio tempo che non torneràForse è egoismo o forse chi sa chéma non v’è dubbio che rimane làsia cosa iniqua o sia venialitàNon siate pessimisti dico a voise il pessimismo querulo è alle porteNon rinnegate il solese è vera solo l’alba di domaniTempo di ieri e tempo che verràè ciò che resta e che non morirà!

21

DUALE

Sistema dualisticosi basa sul consumo

prevede progressionee produttività

qualcosa deve pure consumareil sud il nord il centro

mischiamo un po’ le cartetu me daiena cosa a me

ji te do na cosa a tetu me daiena cosa a me

ji te do na cosa a tetu me daiena cosa a me

ji te do na cosa a tetu me daiena cosa a me

ji te do na cosa a tetu me daiena cosa a me

ji te do na cosa a tetu me daiena cosa a me

ji te do na cosa a tetu me daiena cosa a me

ji te do na cosa a tetu me daiena cosa a me

ji te do na cosa a tetu me daiena cosa a me

ji te do na cosa a tetu me daiena cosa a me

ji te do na cosa a te

tu me daiena cosa a me

ji te do na cosa a te

tu me daiena cosa a me

ji te do na cosa a te

tu me daiena cosa a me

ji te do na cosa a te

tu me daiena cosa a me

ji te do na cosa a te

22

MEMORIE

Parletico di foglie con il ventocome un fruscio tra gli alberi d’acantonon celebra perfidia la memoriasolo radici dolci e delicateche gioverà per questo ricordarenel segno della forza del creatoQuando non ti è più chiaroil volto delle cosee la tua mente vagherà confusafraseggeranno foglie con il ventoe tutto tornerà come d’incanto.

23

PROFINARETra i prati

Ho scoperto una nuova parolascivolava da un fiore di lillàl’ho raccolta così con le maniper non farla cadereDa una pietra nasceva quel fioremi domando: ma come avrà fattoe l’ho scritta l’ho pronunciatate la dico pian piano e vedraison sicuro… ti piaceràPro-fo-ni pro-fi-na pro-fi-na-reIo la trovo così… sbarazzinaè un sorriso… è curiosa è carinal’ho chiamata profinitàper la rima col fiore di lillà

Profinare è sorridere a un fiorese in un fiore è nascosto un sorrisobasta crederci e forse chissàuna pietra si spacca e… voilà!Facci casoÈ cosìcome vuoiprofinando si vive di più

… … … Rovinando su un prato assolato

24

mi trastulla tra i denti uno steloe profino con questo e con quelloUn ritualeÈ folliaChi lo saSo che è bello restarmene qua.

25

UNA BUSSOLA

Da ponente si attende il levanteuscendo dal partofuggendopartendoscappando in orientepart-oriente… partorireparte e non ritorna piùquel cordone che hai tagliato mi ha spezzato le catenecon gli artropodi rovinoscappo e arrivo fin laggiù.

E cercherò una bussolala voglio navigarevoglio seguire l’agonon deve tentennareVoglio andarmene in orienteorientarmil’orizzonte orizzontaleche si sposta sempre in làmi convince che una meta dint’’a capa nun ce stà.

26

È TEMPO DI RACCOLTA

È tempo di raccoltatra nuvole di fumol’ontologia del nulla si diradatra liturgie del nientenate tra fili d’erba senza soleL’intensità del bianco si dissolveesagerata singolaritàEsiste il nullaEsiste!È dietro il paradosso(quell’altro paradosso).

27

CARTESIO LO DICEVA

Disequilibrio storicosu ascisse rammollitesu coordinate fragili

Non tengono lo zeronon c’è staticità

Sembrano vecchi stanchile cupole appiattitegibbosi scoordinatenon saliranno più.

28

LA PARENTESI?

La ParentesiDisambiguanti chiusi nel discorsola disambiguazione non è futilitàrisolve ogni problema ti chiariscescioglie la trama dell’ambiguitàL’omografia confondenomina nomi omonimiomonimi nomi nominaRichiede una parentesi la tramapuoi indicare orditi con un ditoè una equazione fisicafa parte del sistemala relatività: E=mc²Cos’è che aggiungo in fondola parentesi: R= (E=mc²).

29

SENZA COLORI

Mai un forte arcobalenoche racchiuda i suoi contestie che cinga e che accarezziun paesaggio nella pioggiatutto il resto è il mono neroma non il nero della notteche miscela col candoreil suo bigio antelucanonero è il nero della morteè l’infarto la gangrenaè la crosta che ricoprel’anaerobio che avvelena il fetore cicatrizzaleche fuoriesce dalle venevecchie piaghe e cicatriciche non posso ossigenare.

30

LA ROSA GIALLA

È il sole che timido appare nel gelido invernoregala amicizia e sapori di sua voluttàquindici spineho contato su un unico stelo.

31

FUOCHI LONTANI

La tramal’orditol’aglina ha fatto l’uovo sulla pagliala treccia e l’aglioe l’alito che abbagliasi dice che fa benema quandoma a chiAvete fatto caso che nell’arias’intrecciano parole con paroleIl vento le foglieraccontano la strage della guerrail sangue lo zolfol’uranio impoveritoun buco nella magliala trama l’orditoil pianto di un bambinoRaccontami la fiaba della vitadimmi: cos’è l’amoreun fiore che cos’èÈ il canto delle stelleche tu non puoi sentirediritto a poter nascereeppure di morire

32

vivere un’emozioneè questo che non c’èdomani è un altro giornoe tu non sai com’èAvete fatto caso che le foglieraccontano la strage della guerrail sangue lo zolfol’uranio impoveritoun buco nella magliala trama l’ordito.

33

I S M I

Aspetto che passibuferadel vile consumo di mentimi aggrappoal mio nido diveltoe aspetto che passinon odi che tremule vociche attendono invanola ressala folla che invoca la vitache cerca la morteaspettoma intanto distinguopiù dolci e simmetriche vocidi schiavi castrati.

34

UMBROSAM EXQUIRERE

Come è dolce la sestinaè così che viene l’ictusquando sei sulla cesuracon un colpo bene assestoprima della pausa brevecon un piede nel quinariocaschi dopo il quinto mezzoe non sai più cosa fare proprio in mezzo alla quinariaPentemimera suadentefluida lieve come il ventoOra basta che ripetila scansione tale qualecon le sillabe divisequalche volta va baciatase ti fermi ad ogni triviosenza testo a frantumare.

35

LE COSE CHE NON AMO

Quale promessa potrò fare a voiche mi trovate chinoa sverminare lentoil mio cannibalismoche non ho mai sfamatoun mondo di risultae cose che non amoe non ho mai amato.

36

DENTRO LA LUNA

Ho guardato la lunal’ho guardatafulgida come a primaverasi oscuravaa ogni passar di nuvole

Scrutavo tutt’intornola perdevoancora la cercavorimiravoil tempo che l’attesa fa sperareCos’è che in fondo girase non ricordi più l’evoluzioniLa terra Il cieloIl vento con le nuvoleForse a cercare in giroqualcosa qualche spazioun buco per tuffarsio ancora per fuggire se voleteUn buco un buco infondo è un cerchioproprio come la lunaentrarci con un ditos’illumina si oscurama dentro è belloperché è l’infinito.

37

CHIEDI ALLE SCARPE

Quali altri fini chiedi alle tue scarpequelli di alzar le puntepuntella l’alzatinaquelli di camminarecammino nel caminoProva a divaricarledivarica le gambegambe dalle caloscedalle ginocchia partono le cosce‘A vita è na briosciaè n’ araputa ‘e coscee tu sai proprio tutto di cosa sia la vitadi cosa tu vuoi farecos’è che puoi decideree dove puoi andareDiventerai di plasticafarai sudare pure la cavigliacomunque vuoto a perdere forse sarai bottigliae finirai nel mareun mare di poltigliasai che ti dicoIn fondo mi somigli…

38

CORSI E RICORSI

Attesa rotta dalle mie paureintorno ad un braciere che bruciavale mie ginocchia ruvide d’incensoad ascoltare cunti… … …Incanto di ragazzi innamoratiseduti sulla sponda del murettocurvati a spidocchiare cellulariin cerca di una propria identità.

39

ANCH’IO

Anch’iodi questo destinoresiduo le mille pauredi vuote certezzele amare sconfittee come un misantropocommiseratoio sono rinatoper rima o per fatoAnch’iorestando al timonee guidando me stessoalla metama dentro di me la promessache porto lontanoAnch’iocedendo nel vuotoche posso colmaredel dire… del farebilanci a quadrareAnch’io.

40

COME LE FOGLIE

Effimere promessesono le primaveresono soltanto fogliel’autunno fa cadereE il vento le trascinamulinano per terrasi staccano dai ramiper non tornare piùE muoiono rinasconotant’altre primavererivivono le fronderitornano a caderecome le cose caduchesembrano le promesseche vengono dall’altoe ancora vanno giùE girano rigirano il vento le sollevadecidua è la promessadi non cadere piùNascono in primaveraall’alba di un mattinocadono morte stancheper non tornare più.

41

BOLLE DI SAPONE

Come cercarel’arte nell’effimeroquelle disciolte bolle di saponeche ondeggiano riverberi di luceriflesse nei sospiriIstanti di calorequel blu di sigarettache ti bavaFumo costretto liberala bolla ammaestratanell’arte sua fugaceche passa lieve e non ritrovi piùForse il ricordo breveforse come un tramontofuochi lontani e fumiche io solo so dipingerenella mia mente.

42

DOV’È IL DESIGN?

Dove non può arrivare il Chippendaleche sfregia gatti sgraffia di spessorelì tutto torna ad essere colorela vita il rococò dolce misteroNapoli come Vienna come un tempoParigi si innamora di Pozzuoliche veste di eleganza e di splendoreSi scrolla dalla nebbia della storiafino al ricordo dell’antica Doria.

43

IL REFERENTE

Il referenteè nella nostra vocelo spazio delle cosesimboli rattrappitiche cercano la stradaper dare un’esistenzaa ciò che vediPuoi abbracciare un alberotoccarne le radicima è il nome suo che dicigridandolo nel ventoche fa agitare foglieche planano nell’aria… Anche il mio niente in fondoè un referente.

44

I FIUMI CHE SOGNAVO

Impaludato sterile parlatodegli anni miei che furono promessadi nuovo mondo tutto da inventaredi terre arbose e di vigneti a stesae ponti immaginavo nei giardinidi fiumi kwai sognatiA cosa ti è servito il 68Takarazuka… Osakaun sogno mio costanteun lieto americanoed una Sajonara anche per me.

45

AMARA DESUETUDINE

Grammaticagineamara desuetudinedi chi non ha più termini del direPercorso sinuoso del parlatonel giungere alla metaBrevi e incapaci lemmidi labirinti e regole affollatee fragile memoriache non ricorda piùtanti evocati vuotil’amara desuetudineche invoca la maieuticadi chi non ha parolePovero spazio cortosi è ridotto nel fiato limitatoche a poco a poco muore.

46

FREDDO SILENTE

Coprirsi gli occhi per non vederetrovare profonde le tenebre… il buiocercare un ancora per non caderedesiderare nell’aria un tiepido effluvioNessuno raccoglie il tuo invitoe tutto è silenzio… è notte profondaPrecipiti solo nel sacco stellatonel freddo silente… lontanosoltanto pensieri fantasmi ricordi.

47

IL MONDO IDEALE

Ripercorri il tuo viaggio alla metarovistando coi piedi risacchefrantumando la spuma che fervela sabbia che infiltra nel piedele ditaE cammini un po’ disinvolto nel mondo idealeche tutto ha risolto.

48

IL SENSO DELL’ATTESA

Filosofi eruditid’ingarbuglio se voletedi significanzeDov’è nascostoil senso dell’attesaRumidove dovrò aspettareQuanto dovrò aspettare.

49

L’ARRINGA CON LO IATO

Critica criticataragionatache giudizia la periziagiudiziatao meglio forse dire criptatamaieuticami convinco per addormentarmiripeto dissipando il mio rancorecriti… caro… tricatogiurato… giudiziatolaringoiatrail rospo che ho ingoiatol’arringa con lo iato… … … domani taglierò troppe vocali.

50

LA MIA VAGA IMPRESSIONE

Arcana struttura del cosmoimmense evoluzioni delle specieed io con la mia vaga impressionedell’indeterminatodell’ansie dei pensieridelle perplessità fatte visioniraccolgo i dati miei dell’anima i segretidei sogni miei nascosti e inconfessaticome chi cerca cose.

51

DOMINE NON SUM DIGNUS

Ascelle di sbattiti corpidi oscuro baroccodi volti pietosidi esanguine piaghedi lezzo fetore chiaiosodi putro sciroccoVolente nolente pietatedi spenti crogiuolie blatere voci di oscuredi sorde preghieredi mistico e muto pensiero

Oh tenebre non nascondetela luce perpetuaDov’è la pietate che invocala quiete silenteDomine non sum dignusguardare d’infatuaquei seni rigonfi di lucegli sguardi suadentile splendide forme rigonfiedi ludiche scenel’effimere e laute abbuffate.

52

LIMERICKULI

Che serve esercitarsi se non sensise vedi solo culi dei consensicosa pensa questo ditoquesto non l’ho mai capitoti nutri con la schiena di dissensi.

53

MITI

Sono qui davanti al mareper cercare i miei confinisono stanco di ascoltaresempre il solito fraseggioUn parletico continuosenza tempo sconfinatodalle dune alla correggiaquanti miti quanta storiaquanto tempo è già passato.

54

NELL’ARMONIA COL TUTTO

Nell’armonia col Tuttocerco la pace coll’altroe vado in cerca pur di realizzareun vago tentativo di lanciaresensibili granellid’impulsi di emozioniAl commovente sforzodella natura… il mondo

Nella sua grande operadi perfezione amore e di bellezzanei sentimenti percepiti immensiuna tensione verso l’equilibrioo una giustizia fra le cose effimeredell’uomo che si appresta al suo domani

Intanto parlo solo coi gabbiani.

55

IL PIFFERAIO

Più forte è la mia sete di saperepiù mi rintuzza il dubbio del mio vano

Parole congeste con ge stio na teartificiosamentemeccano studiatoProstatiche eiezionipurulente bla blà blo blò bla blàcome il magma che scorreribollentedi pensieri confusie borie anagrammatedi un sapere anch’essosorpassato sconfessato vanoche erutta e butta fuoriantica malta che non ha cementoe che non serve a nuovo edificareconfuso nella selva dei retoriper l’esteriorità dell’eloquenza

56

e di un pensare austeroaltisonantecome un piffero dolceche comandae che nessuno sente.

57

POSOLOGIA DI SCHEMA

Posologia di schemaarchitettatafatte impastate pilloleassunte a lungo terminerigurgitate a forzaE sono come il fieleamare da ingoiarecome grosse frottoleossia quelle menzognepropinate dai mediaNon c’è necessità di una semanticaper ritrovare le antennecome di corno sguiglianosui greggi pilotatitutti diretti e attrattida ciò che non si tratta.

58

RESPIRO

Noi siamo il tempol’istante che attendel’invano sperandoSiamo il fine di un raccontodi un’epoca intervallaNoi siamo maltusiani che scrutano tramontie respiriamo tutti collegatiad un respiratore artificialeA volte siamo pure fatalistiuna presunta superioritàAscolta uomo che sarai il domanicontali pure i passi sulla ghiaiadel cuore tuo che batteconfuso da un rintocco di campanaProvaci tu se vuoia definirla Gaia.

59

THE STEP(relazione schema contesto)

Nel quanto che azzardila corsa che hai datol’hai già conquistatal’hai già quantizzatanel tuttonel nientenel ben definito Non c’è l’infinitonel passo fermatocon mani alla fronteche ascoltila goccia che cadefleppatadi step on the stepdi passi nel passonel tempopensieri confusi di tanti finiticon porte socchiuse

… … …Ed ancora il perenne gioco degli equilibriche devono cambiarecadere scivolarenell’introspezioneche genera calore

60

nel vuoto della sferaFa nascere emozionila tua sacralità.

61

SENZA PUNTO

Noi percepiamo odore di fragranzenelle sventolate fulgide bandieredell’aprassia del farenell’incapacità che non ha sennoe ci lasciamo cogliere di spallebeandoci d’incanto come uccellisenza potere mai vantare palle…

62

IL NOSTRO MIGRARE

Quasi traspare di fumosull’onda che arrivaavvolta di nebbia fluentesi posa il silenziodel nostro migrareÈ come affacciarsi a uno stagnocon sguardo narcisosi aspettano tremuli voltidi opachi fantasmiche chiamanoinvitanopiangonoE il pianto si fa disperatoper la tua solidale indifferenzafino a confondersi tra i fluttidell’onda che incalza.

63

IL NUOVO ORDINE

La poesia e►futuribileFuturata. già, futuritata<div class=”fbTimelineSectionChe non subentra al dadaLeggibile nel prossimo sistema elemfbTimelineTimePeriodevirata, come vuoi… debilitate”>-</div>fbTimelineCompactSecticfbTimelineSectionTransparentdell’imene►<div class=”fbDio quanto spreco usiamo di sapereCiò che non sai che condividi e bastafont-familyhelvetica, arial, sans-serif1. cessofont-familyhelvetica, arial, sans-serif2. font-size12px3. height256.413px4. left0px5. line-height16.08px6. list-style-imagenone7. list-style-positionoutside8. list-style-typenoneNovell è mia l’azienda?ref_type=sitefooter” title=”Cookie”>Cookie</a><span

sistema teoretico numerico

64

poesia matematica role=”presentation” aria-hidden=”true”> • </span><div class=”_6a uiPopover” Post Dada mail artid=”u_jsonp_5_3e”><a class=”_45mr _p” pixelizzata<div id=”toolbarContainer” class=”hidden_elem”></div>Sistema binario HMLd_{{n}}2^{{n}}+d_{{n-1}}2^{{n-1}}+\dots +d_{1}2^{1}+d_{0}2^{0}=N_{{10}}A chi l’hai dato il versobsd, gnu/linux, eliminasolarisaggiungi macos 5_3e”><aMa dove andrà a finire tutta questa poesia?

65

PENSIERO UTOPICO(la mia poesia più lunga)

… click

67

Enrico Fagnano legge “Il senso dell’attesa”

A volte incalzante, a volte lento e ritmato, in ogni caso quello di Ciro De Novellis è un canto e in questo canto la vera, grande protagonista è la vita, con tutte le sue contraddizioni, con i suoi quesiti irrisolti, ma anche con i rimpianti, le incertezze, i dubbi e le paure che si trascina appresso.

La sua presenza è muta, però è assoluta: in effetti essa è dappertutto, nel tufo antico, nell’acqua che rimbrotta, nella terra arbosa, nel vento che strappa le foglie dai rami, nei profumi e negli antichi odori di fragranze, ma anche negli sguardi di gioia e nell’oscuro dolore.

Spesso nei versi del nostro poeta è la vita stessa che parla, quasi in prima persona; a volte, invece, appare e scompare tra le parole, usandole come uno schermo; a volte, infi ne, rimane sullo sfondo, come un convitato di pietra, a suggerire immagini e pensieri.

Il senso del suo evolversi è incompiuto, forse solo immaginato; e neanche la poesia ha le defi nizioni che occorrono, o le risposte, ma solo negazioni. La poesia, come dice in modo quasi programmatico il testo della retrocopertina, pone domande incerte e chi risponde replica se stesso, che è uno in mezzo a tanti, mutevole, variabile, che arriva e poi scompare, fl essuoso come l’eco.

68

Così la vita, nonostante tutti i nostri sforzi per comprenderla, rimane sempre un mistero; il gioco, i numeri, il magma delle parole, l’arte, tutto contribuisce a renderla indecifrabile nel suo continuo mutare.

Ed a questa indecifrabilità sembra adeguarsi anche il linguaggio di Ciro De Novellis, tra frantumazioni, singulti, capovolgimenti di signifi cati, fughe in avanti e ritorni improvvisi.

D’altro canto nella nostra esistenza c’è tutto, ma anche il contrario di tutto, la luce e il buio, il bianco e il nero, l’ignoranza e la sapienza, l’ottimismo e il pessimismo; e poi, come dicevamo prima, ci sono anche gli sguardi di gioia e l’oscuro dolore.

Principalmente, però, c’è il momento della rifl essione, dell’orfi co pensare, che a volte cerchi di raggiungere tuffandoti nel vuoto di te stesso, ma c’è anche il momento dell’ironia, dell’incoerenza, del sorriso, oppure della vera e propria risata, che spiazza tutti e smaschera l’inutilità delle cose, riportandole nella loro vera dimensione; o meglio, che toglie la luce alle cose effi mere, quelle che non contano, ed illumina quelle veramente importanti.

E tra le cose importanti, quelle che contano sul serio, c’è anche il mito, la leggenda che attraversa la storia e si sedimenta nell’inconscio collettivo; allora qui il poeta si confonde con lo studioso della cultura e delle tradizioni popolari e le sue

69

parole, come l’eco di un antico sapere, diventano anche frammenti della nostra memoria.

E infi ne, mentre la natura nella sua grande opera cerca un equilibrio, mentre la vita cerca un’apparente giustizia tra gli affanni senza fi ne dell’uomo, il nostro autore, come estremo gesto di rivolta contro il non senso che ci circonda, decide di parlare solo con i gabbiani.

Per il resto c’è il freddo silente, lontano dai nostri occhi, ed a noi restano soltanto pensieri, fantasmi, ricordi.

Enrico Fagnano

71

Ciro De Novellis, poeta e studioso di etnologia, ha sempre alternato l’attività di autore con quella di promotore culturale e in questa veste, tra gli anni Settanta e gli anni Novanta, è stato conduttore di trasmissioni per Radio Antenna Capri, Radio Spac-canapoli e TVA 64. Tra le sue iniziative più recen-ti ricordiamo: nel 2013 Atelier, serata organizzata nell’Oasi di Montenuovo e dedicata ai giovani del Laboratorio di Enrico Fagnano; nel 2015, in col-laborazione con Anna Abate, La mia anima fl egrea, lettura presso la Casina Vanvitelliana con la parte-cipazione di Rosanna Balzano, Ariele D’Ambrosio, Salvatore Di Natale, Ino Fragna, Mimmo Grasso, Costanzo Ioni e Angela Schiavone; nel 2016 Il Canto del poeta, lettura collettiva a Marechiaro con libretto antologico prefato da Eugenio Lucrezi. Ciro De No-vellis ha pubblicato numerose raccolte di poesia in napoletano e diversi saggi sulla cultura popolare, tra i quali Archi, Archetielli, Arcobaleno (Comune di Na-poli, 2000), Pullecenella l’archetipo del teatro (Luca Torre Editore, 2012) e La via dei Canapi (Polidoro Editore, 2015). Nel 2013 è stato tra i fondatori dell’associa-zione La Parola Abitata, con la quale ha partecipato alle letture organizzate dalla Libreria Papiria di Ser-gio Guida. Nel 2015 e nel 2016, inoltre, ha preso parte alla rassegna Veduta Leopardi, organizzata da Costanzo Ioni. Sue poesie sono state pubblicate in riviste, in raccolte digitali e nell’antologia Dintorni (edizioni La parola abitata, 2015), mentre suoi saggi sulle tradizioni etnografi che sono stati pubblicati in riviste specializzate e su quotidiani, come Il Mattino.

73

Indice

Quel ramo del Lago di Como » 9Sull’acqua di un ruscello » 10A Zygmunt Bauman » 11Il vantablack lucente » 12Il lotto » 13Il sogno mio di scienza » 15Pes pedis equus » 16… E poi volare » 17Che un turbine solchi il suo viso » 18Stanno dietro la luce le viole » 19Essere e lodare » 20Duale » 21Memorie » 22Profi nare » 23Una bussola » 25È tempo di raccolta » 26Cartesio lo diceva » 27La parentesi? » 28Senza colori » 29La rosa gialla » 30Fuochi lontani » 31Ismi » 33Umbrosam exquirere » 34Le cose che non amo » 35Dentro la luna » 36Chiedi alle scarpe » 37

74

Corsi e ricorsi » 38Anch’io » 39Come le foglie » 40Bolle di sapone » 41Dov’è il design? » 42Il referente » 43I fi umi che sognavo » 44Amara desuetudine » 45Freddo silente » 46Il mondo ideale » 47Il senso dell’attesa » 48L’arringa con lo iato » 49La mia vaga impressione » 50Domine non sum dignus » 51Limerickuli » 52Miti » 53Nell’armonia col tutto » 54Il pifferaio » 55Posologia di schema » 57Respiro » 58The step » 59Senza punto » 61Il nostro migrare » 62Il nuovo ordine » 63Pensiero utopico » 65

Enrico Fagnano legge “Il senso dell’attesa” » 67

Nota biografi ca » 71

Finito di stampare nel mese di aprile 2017dalla Tipografi a R. Bartolotta

Napoli

€ 12,00

Senso incompiuto

il bello immaginato

Non ha definizioni la poesia

non ha risposte

solo negazioni

Pone domande incerte

e chi risponde replica se stesso

che è uno in mezzo a tanti

mutevole variabile

che arriva e poi scompare

flessuoso come l’eco

Parole sinuose dell’orfico pensare

che cerchi di raggiungere

tuffandoti nel vuoto di te stesso

La indichi col dito la poesia

e muta appena certo l’hai risolta

mille caleidoscopi di parole

che volano per spazi temporali

come altrettanti quanti

come di luce alterna con la notte.