Il Segreto Di Ernetti (Capitolo1)

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www.peterschiera.net IL SEGRETO DI ERNETTI 1 Era una giornata piovosa di novembre. Il grigio del cielo ammantava ogni cosa e si confondeva con il colore dei palazzi e dei condomini, creando un’atmosfera di profonda malinconia. Milano sembrava più caotica del solito, la gente più insofferente. Il professor Paolo Sprengel uscì dall’Università Statale e rapidamente si avviò verso la metropolitana con volto chino, quasi più interessato all’asfalto che correva veloce sotto i suoi piedi che alla realtà che si muoveva attorno a lui. Era da anni che insegnava Letteratura Latina e pur essendo molto apprezzato dai colleghi e Titolo: IL SEGRETO DI ERNETTI Autore: PETER SCHIERA Editore: ALETTI EDITORE Anno: 2010

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“Il segreto di Ernetti”, romanzo d’esordio di Peter Schiera edito da Aletti Editore ( www.alettieditore.it ), rappresenta il tentativo, a distanza di diversi anni dalla morte di padre Pellegrino, di dare un po’ di luce al mistero del cronovisore e alle oscure vicende del suo inventore. L’autore, ripercorrendo le tappe più significative che portarono alla genesi di questa scoperta, crea un inquietante mondo di apparenze e di inganni in cui nulla è ciò che sembra. Protagonista del romanzo è un professore di Letteratura latina che dopo aver ricevuto una misteriosa lettera, si ritrova a raccogliere la sfida più ardua della sua vita, alla ricerca di una verità fondamentale, capace di produrre un eccidio dell’Umanità o la nascita di una nuova morale.

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IL SEGRETO DI ERNETTI

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Era una giornata piovosa di novembre. Il grigio del cielo ammantava ogni cosa e si confondeva con il colore dei palazzi e dei condomini, creando un’atmosfera di profonda malinconia. Milano sembrava più caotica del solito, la gente più insofferente.Il professor Paolo Sprengel uscì dall’Università Statale e rapidamente si avviò verso la metropolitana con volto chino, quasi più interessato all’asfalto che correva veloce sotto i suoi piedi che alla realtà che si muoveva attorno a lui. Era da anni che insegnava Letteratura Latina e pur essendo molto apprezzato dai colleghi e amato dagli studenti, non si sentiva mai completamente soddisfatto e realizzato. A volte gli pareva di essere un alchimista alla continua ricerca di quel misterioso elemento che gli avrebbe permesso di raggiungere la vera felicità. Eppure era quello che si definisce un uomo di successo. I suoi libri erano un punto di riferimento per l'originalità delle teorie ed erano un passaggio obbligato per docenti e studenti. Nonostante questo, qualcosa mancava nella sua vita e nei momenti di sconforto l’unica ancora di salvezza era rappresentata dagli studi classici. In essi trovava il

Titolo: IL SEGRETO DI ERNETTI

Autore: PETER SCHIERA

Editore: ALETTI EDITORE

Anno: 2010

Collana: GLI EMERSI NARRATIVA

Codice ISBN: 978-88-6498-431-5

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suo porto sicuro, quella luce di saggezza e di perfezione capace di riportarlo sul sentiero dell’armonia e della serenità. Dopo un breve tragitto in metropolitana Paolo si diresse verso casa, un bell’appartamento ereditato dai genitori in un vecchio palazzo nel centro di Milano. Lì viveva da solo, geloso com’era di quella sua indipendenza di cui andava molto fiero. Una volta era stato prossimo a sposarsi ma all’ultimo aveva rinunciato e da quel momento aveva abbandonato l’idea di farsi una famiglia. Il professor Sprengel era un uomo di mezza età, piuttosto piacente e capace di sprigionare, con quella sua aria da intellettuale, un fascino che non lasciava indifferenti. Di questo lui era consapevole e l'idea lo lusingava profondamente, anche se amava far finta di non accorgersene. La casa di Paolo era ampia e spaziosa ed il solo muoversi per le stanze suscitava una sorta di timore reverenziale. Un sapore d’antico pervadeva gli ambienti e l’austerità dell’arredo pareva conformarsi con esso in perfetta sintonia. Sulle pareti erano appesi quadri con scene di Roma Antica: lotte di gladiatori, sanguinose battaglie, ritratti di imperatori e di personaggi illustri. Più che una passione per l’antichità, tutto sembrava denotare una vera ossessione per quello che riguardava il mondo classico. Ma ciò che più impressionava era la ricchissima biblioteca: migliaia di libri alle pareti, parecchi anche antichi e tutti accuratamente allineati sugli scaffali di una stupenda libreria con ante a vetro scorrevoli. Pareva che ogni domanda avrebbe potuto trovare una risposta all’interno di quel ricettacolo di cultura, ogni sete di sapere avrebbe avuto la fonte a cui abbeverarsi. Solo una nota sembrava stonare: la presenza di un computer. Esso rappresentava l’unico contatto con la modernità, all’interno di un mondo in cui il tempo pareva essersi fermato. Paolo trascorreva lunghe ore in quella stanza, immerso nella lettura e negli studi, alla ricerca di qualcosa di importante per gli altri, ma soprattutto per se stesso.

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Entrato in casa, si cambiò come sua abitudine e poi si mise a sedere in poltrona, desideroso di rilassarsi e di leggere con calma la posta. Subito, in mezzo alla corrispondenza, notò una busta ingiallita e dall’aspetto sgualcito. L’indirizzo pareva scritto con una di quelle macchine da scrivere che ormai non si vedono più in circolazione. Pieno di curiosità afferrò la busta e subito l’aprì. All’interno c’era un foglio di carta vecchia che riportava le seguenti parole:“Non c’è nulla di nascosto che non sarà rivelato, né segreto che resterà sconosciuto”.Alcune righe più sotto, quello che sembrava un indirizzo:Prof. Antonio Majorana Conservatorio di Santa CeciliaRomaA rendere il messaggio ancora più misterioso ed incomprensibile, la presenza anche di una locuzione in lingua latina:“Virtus unita fortior”«L’unione fa la forza» bisbigliò il professore mentre gli occhi correvano veloci su quelle parole. Si trattava di una citazione presa dalla saggezza popolare, ma oscuro era il motivo per cui essa fosse stata inserita nella lettera.In fondo alla pagina, nell’angolo più in basso, c’era anche un nome: padre Pellegrino Ernetti.Paolo prese nervosamente la busta ed iniziò ad osservarla con attenzione alla ricerca di qualche indizio che lo aiutasse a capire chi fosse il mittente. Si trattava di uno scherzo? A che scopo? Se lo era, mancava certamente di spirito. Mentre la mente del professore si perdeva nelle congetture, qualcosa sgusciò fuori dall’interno della busta e cadde a terra. Paolo, incuriosito, si chinò a raccoglierlo e vide un piccolo foglio di carta velina su cui erano segnate quattro linee orizzontali con tre spazi all’interno. Si trattava di un tetragramma, vale a dire quel rigo musicale su cui viene normalmente scritto il repertorio gregoriano.

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«E questo che significa?» esclamò Paolo esterrefatto.Nulla pareva aver senso: la citazione forse di un passo sacro, il misterioso indirizzo, la locuzione latina, il rigo musicale e per finire il nome di un religioso.Tutto risultava inspiegabile e pareva lasciar spazio solo a miriadi di domande senza risposta. Mentre Paolo osservava la busta ed il suo contenuto, si soffermò a pensare al nome di Pellegrino Ernetti. Non gli era nuovo, ma non riusciva a collocarlo in un preciso contesto. Il professore si alzò dalla poltrona e andò al computer per fare una ricerca su internet. Digitò sulla tastiera la parola “Ernetti” e in un attimo si aprì una lunga lista di pagine. Padre Pellegrino era stato un monaco benedettino presso l'Abbazia di San Giorgio Maggiore a Venezia. Sembra che negli anni Cinquanta, grazie alla collaborazione con grandi nomi della scienza, fosse riuscito a realizzare una macchina capace di “vedere il passato”. Si trattava del cronovisore, con cui lui sosteneva di aver visto Mussolini mentre pronunciava uno dei suoi discorsi e Napoleone che annunciava l’abolizione della Serenissima Repubblica di Venezia. I suoi viaggi si erano spinti anche nell’antica Roma dove aveva assistito alla scena di un mercato ortofrutticolo di Traiano e all’orazione di Cicerone mentre si lanciava con impeto nella prima Catilinaria. Padre Pellegrino diceva di aver pure preso parte, presso il tempio di Apollo, alla rappresentazione del Tieste, opera del poeta latino Ennio, messa in scena a Roma nel 169 a.C. A riprova di quanto affermato, il religioso si era impegnato a trascrivere tutto quello che aveva sentito e poi aveva consegnato l’opera ad un certo professor Giuseppe Marasca, insegnante di letteratura al collegio “Amedeo di Savoia” di Jesi. Lo studioso, dopo aver conservato per cinque anni il testo, lo aveva tradotto e su consenso di padre Ernetti lo aveva dato alla pubblicazione. Nel Duemila era comparsa negli Stati Uniti un’opera di un certo Peter Krassa, in cui vi era un accurato studio di questa tragedia condotto dalla professoressa Katherine Owen Eldred. La studiosa,

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tuttavia, partendo da considerazioni linguistiche era giunta a dichiarare l’inautenticità del testo trascritto da Ernetti. Chi era dunque padre Pellegrino? Soltanto un ciarlatano in cerca di notorietà? Eppure nessuno poteva negare che egli fosse uno studioso dalla mente eclettica. Egli era stato un musicologo di fama internazionale e aveva insegnato prepolifonia, ovvero la musica antica anteriore alle notazioni, presso il Conservatorio Benedetto Marcello di Venezia; aveva pubblicato settantadue volumi sulla prepolifonia e sei volumi sul canto aquileiese-friulano; aveva trascritto ed eseguito musiche aquileiesi per dodici concerti alla Fenice di Venezia, oltre a cinque drammi sacri aquileiesi. Era un esorcista molto conosciuto ed un esperto di fisica quantistica; aveva collaborato con padre Agostino Gemelli, fondatore dell’Università Cattolica di Milano e aveva condotto con lui importanti esperimenti con l’oscilloscopio. Non era certo uno studioso improvvisato che tentava di nascondere la sua vacuità attribuendosi l’invenzione di strani marchingegni. Era una mente aperta, brillante, poliedrica.Tutto questo non risolveva però il problema di fondo: qual era il significato di quella lettera misteriosa? Era evidente che a spedirgliela non poteva essere stato padre Ernetti, morto nel 1994 nel convento benedettino dell'isola di San Giorgio Maggiore. Chi allora gli aveva spedito quella busta? Perché il mittente si era poi firmato con il nome di quel monaco? Qual era il significato del tetragramma? Paolo era un uomo estremamente razionale, avvezzo a cercare spiegazioni che non indulgessero a fantasiose interpretazioni. Era abituato ad esaminare i fatti con quel rigore che si richiede ad uno studioso che mira soltanto a scoprire la verità.Per questo la lettera ricevuta rappresentava per lui una sorta di sfida, una diabolica seduzione a cui non poteva e non voleva resistere.

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Due erano le soluzioni che si prospettavano: quella di far finta di nulla, dando per scontato che si trattasse di un semplice scherzo o quella di provare ad andare a fondo alla faccenda. Il professor Sprengel rimase qualche istante a riflettere, immobile come una statua, poi fece dei piccoli colpi di tosse, quasi dovesse schiarirsi la voce ed esclamò: «Dunque vediamo…» Il punto da cui partire per dare un po’ di luce all’apparente mistero era rappresentato da quel nome: Antonio Majorana. Decise così di non sprecare tempo e si mise al computer alla ricerca del numero di telefono del Conservatorio di Santa Cecilia. In pochi istanti trovò il sito ufficiale, con tutte le notizie riguardanti quella che era una delle scuole più importanti di musica. Cercò tra i docenti e vide che fra i nomi figurava anche quello di Antonio Majorana. Si trattava dunque di una persona reale, di un professore di Storia della Musica che operava in un preciso contesto. Questa era una certezza, un dato sicuro per proseguire la sua ricerca. Senza indugio si avvicinò al telefono e subito compose quel numero, desideroso di dare una spiegazione a quello stranissimo enigma. Passarono dei secondi interminabili, poi una voce rispose. Paolo, quasi balbettando, si presentò e chiese di parlare con il Professor Majorana, ma gli fu detto che il docente era fuori Roma e per la precisione a Milano. A questa risposta Paolo fece un sobbalzo sulla sedia. «A Milano? Non è che potrebbe darmi gentilmente il suo cellulare?» «Mi spiace, ma non siamo autorizzati a fornire i numeri di telefono dei nostri docenti.» Un senso di sconforto assalì improvvisamente Paolo. Come avrebbe rintracciato il Professor Majorana? Avrebbe dovuto aspettare il suo rientro a Roma, perdendo l’opportunità di incontrarlo personalmente a Milano? Un fatto era evidente: doveva assolutamente trovare il modo di parlare con il docente di Storia della Musica. Per prima cosa cercò

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su internet e controllò se esisteva a Roma qualche Antonio Majorana. Anche se il professore era a Milano, poteva esserci qualcuno in casa in grado di fornirgli un suo recapito telefonico. Certamente non era scontato che il docente di musica abitasse a Roma, né che il suo numero fosse presente sull’elenco on-line. Era comunque da sciocchi non tentare questa strada e la presenza di una “j” nel cognome avrebbe dovuto semplificare la ricerca. Le aspettative non restarono deluse. Dopo un rapido controllo, comparvero sullo schermo solo tre persone che corrispondevano ai criteri di ricerca. Paolo annotò i numeri di telefono e iniziò a comporli ad uno ad uno.Dopo un tentativo andato a vuoto, una flebile voce rispose: «Pronto chi parla?»«Buongiorno, sono Paolo Sprengel, docente di Letteratura Latina all’Università Statale di Milano, potrei per favore parlare col professor Antonio Majorana?» «Mio marito è proprio a Milano a causa di un impegno di lavoro. Devo riferirgli qualcosa?»«Avrei bisogno di parlare direttamente con lui e magari potremmo cogliere l’occasione per incontrarci. Può darmi il suo numero di cellulare?»Ci fu un attimo di silenzio e poi l’attesa risposta: «Non ci sono problemi. Se ha carta e penna glielo detto.» Il professor Sprengel annotò le cifre, faticando a nascondere la sua soddisfazione. Sentì il cuore sobbalzargli in petto e sul suo volto si disegnò un sorriso. Finalmente poteva parlare con questo misterioso professor Majorana e forse avrebbe trovato una risposta ai quesiti che ora più che mai affollavano la sua mente. Tirò un sospiro di sollievo e fece il numero di telefono. «Buongiorno, parlo con il professor Antonio Majorana?»«Sì, posso esserle utile?»«Mi scusi se la disturbo, sono Paolo Sprengel, insegno Letteratura Latina all’Università Statale di Milano. Mi rendo conto che quello che le sto per dire le sembrerà assurdo, ma oggi ho ricevuto una

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strana lettera su cui c’è scritto il suo nome. Prima di essere più preciso, vorrei sapere se lei ne sa qualcosa…» «Una lettera con il mio nome ?»«Esattamente.»«Ne è sicuro?»Paolo si sentì improvvisamente stupido per quella telefonata, ma prima che avesse il tempo di dire altro, il professor Majorana replicò: «Posso farle io una domanda?»«Certamente, mi dica…»«Il nome di padre Ernetti non le suggerisce nulla?» «Padre Ernetti?» ripeté Paolo e il suo volto impallidì. «Ad essere sincero questo era uno dei motivi della mia telefonata. Credo che sarebbe opportuno incontrarci al più presto per parlarne di persona.» «Penso proprio di sì. Io mi trovo a Milano, mi dica lei dove vuole che ci vediamo.»«Che ne dice domani mattina alle 11 davanti all’ingresso principale dell’ Università Statale, in Via Festa del Perdono?»«Va bene, ma come farò a riconoscerla?»«Indosserò un cappotto verde scuro e terrò in mano ben visibile un libro dei Carmi di Catullo. Tutto chiaro?»«Sì, a domani» rispose il professor Majorana.Paolo si sentiva inquieto, confuso ed iniziò a passeggiare avanti e indietro per la stanza come un condannato che aspetta in silenzio l’ora della sua esecuzione. Quello che maggiormente lo preoccupava era quella sorta di incertezza in cui brancolava, quei dubbi che invece di diminuire aumentavano con il passare del tempo. Razionalmente capiva che la sua reazione fosse ingiustificata ma quella consapevolezza non gli bastava per riuscire a svuotare la mente. La sola cosa che poteva fare era quella di aspettare l’indomani e forse tutto si sarebbe chiarito. Si mise così a sedere, accese lo stereo e si lasciò rapire dalle note di Gershwin che tanto amava.

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Da “Il segreto di Ernetti” di Peter Schiera, Aletti editore

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