Il Segreto Del Cuore

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LANFRANCO ROSSI D.R. Il SEGRETO DEL CUORE E LA PREGHIERA DEL CUORE Un mito antico diceva che un giorno gli dei si radunarono nell’Olimpo per decidere dove fosse più sicuro nascondere il segreto della vita. Alcuni proposero di porlo sotto lo stesso Olimpo, ma si obbiettò che un giorno, a forza di scavare, gli uomini avrebbero potuto trovarlo. Altri proposero in fondo all’Oceano; si osservò che, con maggiore difficoltà, ma anche qui, un giorno, gli uomini avrebbero potuto arrivare. Allora si pensò di nasconderlo nel cuore stesso degli uomini; qui nessun uomo l’avrebbe mai cercato. Come tanti miti greci, anche questo cela e insegna una verità universale: il segreto della vita, che racchiude in sé ogni ricchezza, la felicità come l’immortalità, si trova nell’intimo di ogni persona. Ma gli uomini si affannano e si sobbarcano grandi fatiche per cercare dei beni irrisori, nel mondo esterno e materiale, condannandosi così a una perpetua fatica e insoddisfazione. Tre miti erano considerati emblematici di questa condizione dell’uomo: Sisifo, il più scaltro dei mortali, per aver tradito i segreti degli dei, è condannato a spingere in cima a un monte un sasso che ogni volta rotola giù, così che ripete eternamente la stessa fatica. Issione, per essere stato sacrilego, è legato a una ruota infuocata che gira incessantemente e, siccome aveva gustato il cibo degli dei che rende immortali, la sua condanna è senza fine. Tantalo, dapprima favorito dagli dei, per averli ingannati e traditi, è immerso fino al mento nell’acqua, ma senza poter mai bere, perché appena china la testa anche l’acqua si abbassa e, appena si protende per mangiare da un ramo carico di frutti che gli pende davanti, il ramo si allontana. Così che la sua fame e la sua sete sono eterne. I filosofi greci vedevano in questi tre miti una metafora del desiderio non controllato e del suo meccanismo perverso. L’uomo che, contrastando l’aspirazione divina che porta in sé, cerca soddisfazione nei piaceri, si condanna a una fatica improba e perenne, senza mai trovare appagamento. La soluzione ai mali dell’uomo sta dunque, per Platone, nella conversione, cioè nel volgersi dai beni sensibili ed esteriori, a quelli spirituali e interiori. Nella metafisica neoplatonica, questo processo individuale è considerrato analogo, a livello cosmico, al ritorno di tutte le cose all’Uno da cui sono procedute. Questo principio secondo cui nel cuore dell’uomo c’è la porta di accesso per la partecipazione alla vita divina, non è una scoperta dei greci, ma fa parte del patrimonio spirituale dell’umanità. Ad esempio, il cinese Xin, cuore, significa anche intelletto, spirito, coscienza; il suo radicale compare in Xing, il cuore e la vita, che indica la “natura propria”. Xin shu, l’arte del cuore, consiste

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  • LANFRANCO ROSSI D.R. Il SEGRETO DEL CUORE E LA PREGHIERA DEL CUORE

    Un mito antico diceva che un giorno gli dei si radunarono nellOlimpo per decidere dove

    fosse pi sicuro nascondere il segreto della vita. Alcuni proposero di porlo sotto lo stesso Olimpo,

    ma si obbiett che un giorno, a forza di scavare, gli uomini avrebbero potuto trovarlo. Altri

    proposero in fondo allOceano; si osserv che, con maggiore difficolt, ma anche qui, un giorno, gli

    uomini avrebbero potuto arrivare. Allora si pens di nasconderlo nel cuore stesso degli uomini; qui

    nessun uomo lavrebbe mai cercato.

    Come tanti miti greci, anche questo cela e insegna una verit universale: il segreto della vita,

    che racchiude in s ogni ricchezza, la felicit come limmortalit, si trova nellintimo di ogni

    persona. Ma gli uomini si affannano e si sobbarcano grandi fatiche per cercare dei beni irrisori, nel

    mondo esterno e materiale, condannandosi cos a una perpetua fatica e insoddisfazione.

    Tre miti erano considerati emblematici di questa condizione delluomo: Sisifo, il pi scaltro

    dei mortali, per aver tradito i segreti degli dei, condannato a spingere in cima a un monte un sasso

    che ogni volta rotola gi, cos che ripete eternamente la stessa fatica. Issione, per essere stato

    sacrilego, legato a una ruota infuocata che gira incessantemente e, siccome aveva gustato il cibo

    degli dei che rende immortali, la sua condanna senza fine. Tantalo, dapprima favorito dagli dei,

    per averli ingannati e traditi, immerso fino al mento nellacqua, ma senza poter mai bere, perch

    appena china la testa anche lacqua si abbassa e, appena si protende per mangiare da un ramo carico

    di frutti che gli pende davanti, il ramo si allontana. Cos che la sua fame e la sua sete sono eterne.

    I filosofi greci vedevano in questi tre miti una metafora del desiderio non controllato e del

    suo meccanismo perverso. Luomo che, contrastando laspirazione divina che porta in s, cerca

    soddisfazione nei piaceri, si condanna a una fatica improba e perenne, senza mai trovare

    appagamento.

    La soluzione ai mali delluomo sta dunque, per Platone, nella conversione, cio nel volgersi

    dai beni sensibili ed esteriori, a quelli spirituali e interiori. Nella metafisica neoplatonica, questo

    processo individuale considerrato analogo, a livello cosmico, al ritorno di tutte le cose allUno da

    cui sono procedute.

    Questo principio secondo cui nel cuore delluomo c la porta di accesso per la

    partecipazione alla vita divina, non una scoperta dei greci, ma fa parte del patrimonio spirituale

    dellumanit.

    Ad esempio, il cinese Xin, cuore, significa anche intelletto, spirito, coscienza; il suo radicale

    compare in Xing, il cuore e la vita, che indica la natura propria. Xin shu, larte del cuore, consiste

  • nel coltivare quellatteggiamento di disponibilit completa che catterizza lagire dei Santi (C. Larre,

    E.Rochat de la Valle (a cura di), Les mouvements du coeur, Paris 1992, tr. it.: Dal Huangdi

    Neijing Lingshu. La psiche nella tradizione cinese, Milano 1994, pp.181-183). Indica la

    condizione di un cuore vuoto da attaccamenti, pronto a ricevere la luce che viene dallalto.

    Lideogramma che designa il cuore raffigura, in alto, il pericardio aperto, a indicare la

    comunicazione con gli Spiriti, con il Cielo; in tale condizione il cuore, come sovrano, effonde

    quiete e splendore su tutta la persona. Viceversa, quando viene meno questo collegamento, luomo

    in pericolo. La virt (De) rappresentata come autenticit del cuore nel procedere, e

    lideogramma Si, pensiero, che indica riflettere, ricordare, meditare, rappresenta limmagine del

    cuore sotto la scatola cranica (Ibidem, pp. 167, 203-204).

    Se in tante tradizioni religiose il termine cuore centrale, in riferimento alla vita spirituale,

    soprattutto nella Bibbia che gli viene affidato un ruolo particolarissimo. E risaputo quanto sia

    impotante nellAntico Testamento il termine cuore (leb), che indica la fonte del sentire, del volere e

    del pensare. Sede della forza e della vita fisica, in senso traslato indica linteriorit delluomo, il

    centro della vita spirituale, luogo del timore di Dio e della sua adorazione. Nei secoli successivi, i

    mistici ebrei videro nellArca della Testimonianza unimmagine del cuore. Essa conteneva le

    Tavole della Legge, simbolo dellunione di Israele con Dio, ed era il luogo dove Egli faceva sentire

    la Sua voce.

    Era custodita nel Santo dei Santi, la parte pi interna del Tabernacolo, il santuario portatile

    che seguiva gli ebrei, e poi del Tempio vero e proprio. Durante la permanenza di Israele nel deserto,

    esso era ad una distanza dallaccampamento che consentiva di raggiunerlo per la preghiera del

    sabato.

    Essendo questo il luogo pi sacro del mondo, lArca fungeva da Trono della Gloria,

    corrispondente in miniatura a quello celeste. Era sede della Shechin, la Presenza divina sulla terra,

    che si manifestava sul coperchio, tra i cherubini.

    Tutto ci si presta anche a una comprensione simbolica, per cui ogni ebreo, come un

    tabernacolo vivente, deve sempre portare scolpite nelle tavole del suo cuore la legge che di Dio vi

    ha scritto e che vi custodita. LArca-cuore il luogo in cui recarsi a pregare se si vuole incontrare

    Dio e sentire la sua voce; ma custodita dai cherubini, che non permettono che nulla di impuro si

    avvicini. Cio solo i puri possono accedere al luogo intimo del cuore dove Dio si fa conoscere.

    Le peripezie subite dallArca, e la sua scomparsa, sembrano legate alle cadute nellapostasia dei

    vari re. Cio bisogna restare fedeli al patto con Dio, se non vogliamo che la sua presenza si

    allontani dal nostro cuore.

    Questo tipo di lettura presente anche nei Padri della Chiesa, ed costante negli autori

  • spirituali greci che proseguono la tradizione della preghiera del cuore. Nikodemo Aghiorita,

    monaco allAthos a cavallo tra i secc. XVIII e XIX, scrive che il cuore il punto in cui si unificano

    e interagiscono i diversi livelli dellessere. E la cella dellanima, la stanza interiore, trono, talamo,

    veicolo (ochema), tempio (naos) e luogo del cielo, dove sono presenti tutte le gerarchie angeliche

    (Nikodimos Agioreites, Symboyleytikon Encheiridion, Athenai 1987, pp 167-187). E il tempio

    interiore, cio il luogo in cui si deve pregare se si aspira a incontrare Dio, ed anche il vero Eden,

    dove Adamo si intratteneva con Dio prima di peccare. La caduta di Adamo consiste nellavere

    cercato i piaceri dei sensi, perdendo la dote innata, che possedeva, di permanere nel cuore, cio in

    uno stato di perenne unione contemplativa. La faticosa riconquista del Paradiso perduto equivale a

    percorrere, col sostegno della grazia, litinerario inverso. Cio, dapprima acquisire quella quiete

    interiore (esychia) e quel silenzio dei pensieri che consentono alla mente di scendere nel cuore, fino

    a raggiungere la condizione in cui la mente dimora stabilmente nel cuore e la propria volont

    costantemente e totalmente docile al volere divino.

    E un modo di concepire la preghiera che si richiama direttamente allinsegnamento del

    Nuovo Testamento. Se il bene e il male vengono dal cuore delluomo, anzitutto il cuore che va

    purificato. E se lo Spirito Santo stato effuso nel cuore delluomo, l che si dovr volgere

    lattenzione per sentirne la presenza e la voce.

    S. Atanasio, nel Discorso sullincarnazione del Verbo (c. 8), fa notare che anche se diciamo

    che con lIncarnazione il Verbo venuo ad abitare tra noi, in realt non che prima fosse lontano.

    Infatti nessuna regione delluniverso fu mai priva di lui, perch esistendo insieme col Padre suo,

    riempiva ogni realt della sua presenza. Le Omelie spirituali di Macario-Simeone (32,11),

    riprendendo il tema dellonnipresenza di Dio, aggiungono: se lo cerchi sulla terra lo potrai

    incontrare anche quaggi, nel cuore degli uomini. Dunque il problema delluomo si riconduce alla

    nostra incapacit di percepire lonnipresenza di Dio, cio allincapacit di vedere con gli occhi del

    cuore.

    Papa Leone Magno, citando laffermazione secondo cui ogni cristiano investito di un

    sacerdozio santo per offrire sacrifici spirituali (1 Pt 2,5), commenta: Non forse funzione

    sacerdotale consacrare al Signore una coscienza pura e offrirgli sullaltare del cuore i sacrifici

    immacolati del nostro culto? (Discorsi, 4,2). Nel Discorso sulle beatitudini spiega i requisiti

    necessari per avere quella purezza di cuore che rende partecipi della comunit dei figli di Dio e

    consente di contemplarlo: essere in armonia con la sua volont, staccarsi dalla generazione secondo

    la carne, avere la mente fissa in Dio.

    S. Agostino, nel Discorso sui pastori (c. 13), spiegando la parabola del paralitico calato dal

    tetto davanti a Ges, dice: anche tu devi comportarti come se volessi fare la stessa cosa nel mondo

  • interiore delluomo, scoperchiare il suo tetto e deporre davanti al Signore lanima stessa

    paralitica;...il medico c, nascosto, e sta dentro il cuore. Che questo suggerimento

    corrispondesse ad una pratica personale della preghiera del cuore, lo si vede chiaramente da una

    delle pagine pi conosciute delle Confessioni (libro 7), dove descrive la grande esperienza di

    preghiera che ha segnato tutta la sua vita: Stimolato a rientrare in me stesso, sotto la tua guida,

    entrai nellintimit del mio cuore...entrai e vidi con locchio dellanima mia una luce

    inalterabile....era la luce che mi ha creato;...ecco che tu stavi dentro di me e io ero fuori e l ti

    cercavo. E significativo che Nikodemo Aghiorita, nel suo manuale sulla preghiera del cuore, che

    costituisce lopera pi diffusa in Grecia su questo tema, citi verso la fine del libro questa esperienza

    di santAgostino, a esemplificazione della preghiera degli esicasti.

    Anche i Racconti di un pellegrino russo contengono una pagina, giustamente celebre, di

    cosa accade in preghiera, quando la mente, raggiunto il silenzio dei pensieri, scende nel cuore: E

    quando io pregavo nel profondo del cuore, tutto ci che mi stava attorno mi appariva sotto un

    aspetto stupendo: gli alberi, lerba, gli uccelli, la terra, laria, la luce, tutto sembrava dirmi che ogni

    cosa esiste per luomo, testimonia lamore di Dio per lui, e tutte le cose pregavano e cantavano Dio

    e la sua gloria...........percepivo, commosso, la presenza infinita di Dio. A volte nellinvocare il

    Nome di Ges Cristo ero sopraffatto dalla gioia: ora sapevo che cosa significassero le parole: .