IL RUMORE DEL SILENZIO - Alpini Milano...

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Alpin del Domm 1 Numero 42 - Anno VIII/4 - Luglio 2007 Fotocopiato in proprio da: Associazione Nazionale Alpini - Sezione di Milano - Gruppo Milano Centro “Giulio Bedeschi” Redazione: Via Vincenzo Monti 36 - 20123 Milano - tel. 02 48519720 - Responsabile: Alessandro Vincenti - Inviato gratis ai Soci IL RUMORE DEL SILENZIO Il giorno dopo l’adunata ricevo, sul telefonino, un messaggio: “Ho sentito dire che la riserva 2006 del Barolo non ci sarà. Pare che l’intera ultima vendemmia sia stata esaurita”. Lo aspettavo: da circa quarant’anni un messaggio del tutto simile, con poche varianti, mi perviene da un carissimo amico di lunga data, dai tempi in cui entrambi “vestivamo alla marinara” o, quanto meno, vestivamo i calzoni corti. Fa parte, questo, di quegli sfottò, sempre uguali, che ci scambiamo, come io gli ricordo sistematicamente quell’ aforisma di Woody Allen, che voleva suicidarsi passando vicino ad un assicuratore (tale è la professione del mio amico). Ma questi è anche l’amico che, d’estate, durante le sue vacanze a Bormio, ogni domenica, assieme alla moglie, si arrampica sulle montagne, con passeggiate anche faticose verso i vari rifugi, per cercare qualcuna delle feste organizzate dai vari Gruppi e poter così partecipare alle relative Messe al campo, sistematicamente commovendosi, unitamente alla moglie, al canto delle nostre canzoni o alla recita della nostra Preghiera dell’Alpino, quella vera. Con quel messaggio scherzoso negli occhi e nella mente, giunto a casa, salutate moglie e figlia, ho immediatamente preso il giornale (il Corrierone nazionale), per verificare quale impatto avesse avuto la nostra tradizionale manifestazione sui media nazionali. In prima pagina, leggo che è stato ucciso un talebano e che il Family Day ha affossato i DICO. Forse, penso, la notizia troverà ampio spazio all’interno: in fin dei conti, la nostra pacifica invasione ha occupato una città per tre giorni, e la sfilata è durata, ininterrotta, dalle 9 del mattino alle nove di sera. Sfoglio freneticamente il giornale: leggo di Tizio che ha ucciso Caio, che la guerra continua di qua ed inizia di là, che ci sono state un po’ di elezioni, nelle quali hanno vinto tutti, che Londra assume 007, meglio se donne, che è stata posta in commercio una borsa dal costo di soli € 30.000, che qualche categoria di servizi pubblici ha deciso di scioperare … di quanto è successo a Cuneo, neanche una parola! VERGOGNA Come tutti gli anni, la manifestazione è stata imponente: pacificamente una moltitudine di circa mezzo milione di persone è giunta nella città designata, integrandosi immediatamente con la popolazione, ben lieta di accogliere queste persone con quello strano cappello, che comunicano allegria, con i loro canti, con i loro bivacchi e, perché no, con un po’ di vino, ma anche tristezza e gratitudine nel ricordo di coloro che li hanno preceduti, in guerra, nell’ adempimento del dovere, o in pace, laddove la necessità e le calamità naturali li hanno chiamati. La frase che è diventata simbolo per l’Associazione è “ricordare i morti per aiutare i vivi”; nella interminabile sfilata della domenica erano con noi, spiritualmente, i nostri veci andati avanti, ma fisicamente la Protezione civile, l’Ospedale da Campo, tutti i soci che sacrificano volentieri ore e giorni del loro riposo per aiutare chiunque abbia bisogno. Ma il Corrierone, e non solo lui, nulla ha saputo dire, nulla ha voluto dire. Annualmente, l’Associazione pubblica un riassunto di quanto i Soci, nelle loro Sezioni, nei loro Gruppi, hanno fatto ed hanno donato, il c.d. “Libro Verde”. I dati sono parziali, perché molti Alpini sono schivi anche a comunicare quanto fatto, ritenendolo assolutamente naturale, ritenendo che non necessiti menzione. Ciononostante, è risultato che, nel corso del 2006 gli Alpini hanno donato, nelle varie forme, ben 5.500.000 (non ho sbagliato gli zeri, sono proprio cinquemilioni e cinquecentomila euro) ed hanno prestato gratuitamente un milione e quattrocentocinquantamila ore lavorative, per un corrispettivo di oltre € 40.000.000. Di fronte a queste cifre, che il Corrierone e tanti suoi colleghi vogliono ignorare, il loro silenzio è più rumoroso di una valanga primaverile. Il vostro CapoGruppo Il CG ricorda il suo periodo da sergente al Gruppo Aosta e Andrea osserva assai perplesso il “pezzo”

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    Numero 42 - Anno VIII/4 - Luglio 2007 Fotocopiato in proprio da: Associazione Nazionale Alpini - Sezione di Milano - Gruppo Milano Centro “Giulio Bedeschi” Redazione: Via Vincenzo Monti 36 - 20123 Milano - tel. 02 48519720 - Responsabile: Alessandro Vincenti - Inviato gratis ai Soci

    IL RUMORE DEL SILENZIO Il  giorno  dopo  l’adunata  ricevo,  sul telefonino,  un messaggio:  “Ho  sentito dire che la riserva 2006 del Barolo non ci  sarà.  Pare  che  l’intera  ultima  ven‐demmia sia stata esaurita”. Lo aspetta‐vo: da circa quarant’anni un messaggio del tutto simile, con poche varianti, mi perviene da un carissimo amico di lun‐ga  data,  dai  tempi  in  cui  entrambi “vestivamo  alla  marinara”  o,  quanto meno,  vestivamo  i  calzoni  corti.  Fa parte, questo, di quegli  sfottò,  sempre uguali,  che  ci  scambiamo,  come  io gli ricordo  sistematicamente  quell’  afori‐sma di Woody Allen, che voleva suici‐darsi passando  vicino  ad un  assicura‐tore (tale è la professione del mio ami‐co). Ma questi è anche l’amico che, d’e‐state, durante le sue vacanze a Bormio, ogni domenica, assieme alla moglie, si arrampica sulle montagne, con passeg‐giate anche  faticose verso  i vari rifugi, per  cercare  qualcuna  delle  feste  orga‐nizzate  dai  vari  Gruppi  e  poter  così partecipare alle relative Messe al cam‐po,  sistematicamente  commovendosi, unitamente  alla moglie,  al  canto  delle nostre canzoni o alla recita della nostra Preghiera dell’Alpino, quella vera. Con  quel  messaggio  scherzoso  negli occhi e nella mente, giunto a casa, salu‐tate moglie e figlia, ho immediatamen‐te preso il giornale (il Corrierone  nazio‐nale),  per  verificare  quale  impatto  a‐vesse avuto  la nostra  tradizionale ma‐nifestazione sui media  nazionali. In pri‐ma pagina, leggo che è stato ucciso un talebano e che  il Family Day ha affos‐sato  i  DICO.  Forse,  penso,  la  notizia troverà ampio spazio all’interno: in fin 

    dei  conti,  la  nostra  pacifica  invasione ha occupato una  città per  tre giorni, e la  sfilata è durata,  ininterrotta, dalle 9 del mattino alle nove di sera. Sfoglio  freneticamente  il giornale:  leg‐go di Tizio  che ha ucciso Caio,  che  la guerra continua di qua ed  inizia di  là, che  ci  sono  state  un  po’  di  elezioni, nelle quali hanno vinto  tutti, che Lon‐dra assume 007, meglio se donne, che è stata posta in commercio una borsa dal costo di soli € 30.000, che qualche cate‐goria  di  servizi  pubblici  ha  deciso  di scioperare …  di  quanto  è  successo  a Cuneo, neanche una parola! 

    VERGOGNA Come tutti gli anni, la manifestazione è stata  imponente:  pacificamente  una moltitudine di  circa mezzo milione di persone  è giunta nella  città designata, integrandosi  immediatamente  con  la popolazione,  ben  lieta  di  accogliere queste persone  con quello  strano  cap‐pello,  che  comunicano  allegria,  con  i loro canti, con i loro bivacchi e, perché no,  con un po’ di  vino, ma  anche  tri‐

    stezza e gratitudine nel ricordo di colo‐ro  che  li  hanno  preceduti,  in  guerra, nell’  adempimento  del  dovere,  o  in pace, laddove la necessità e le calamità naturali li hanno chiamati. La frase che è diventata simbolo per l’Associazione è “ricordare i morti per aiutare i vivi”; nella  interminabile  sfilata della dome‐nica  erano  con  noi,  spiritualmente,  i nostri veci  andati avanti, ma fisicamen‐te  la  Protezione  civile,  l’Ospedale  da Campo,  tutti  i  soci  che  sacrificano vo‐lentieri ore e giorni del loro riposo per aiutare chiunque abbia bisogno. Ma il Corrierone, e non solo lui, nulla ha saputo dire, nulla ha voluto dire. Annualmente,  l’Associazione  pubblica un riassunto di quanto i Soci, nelle loro Sezioni,  nei  loro  Gruppi,  hanno  fatto ed hanno donato, il c.d. “Libro Verde”. I dati sono parziali, perché molti Alpi‐ni  sono  schivi  anche  a  comunicare quanto fatto, ritenendolo assolutamen‐te naturale, ritenendo che non necessiti menzione.  Ciononostante,  è  risultato che, nel corso del 2006 gli Alpini hanno donato,  nelle  varie  forme,  ben  € 5.500.000  (non  ho  sbagliato  gli  zeri, sono  proprio  cinquemilioni  e  cinque‐centomila euro) ed hanno prestato gra‐tuitamente un milione  e quattrocento‐cinquantamila  ore  lavorative,  per  un corrispettivo di oltre € 40.000.000.  Di fronte a queste cifre, che il Corriero‐ne e tanti suoi colleghi vogliono  igno‐rare,  il  loro silenzio è più rumoroso di una valanga primaverile.  

    Il vostro CapoGruppo Il CG ricorda il suo periodo da sergente al 

    Gruppo Aosta e Andrea osserva assai perplesso il “pezzo” 

  • 2 – Alpin del Domm

    In montagna, sui pascoli che un tempo furono cruenti campi di battaglia della Grande Guerra, ci sono delle zolle sulle quali crescono dei lunghi e verdissimi fili d’erba. Queste zolle un tempo martoriate e bruciate, inglobano ancora oggi le schegge delle granate, le pallottole dei fucili e varia minutaglia ferrosa che la Follia Umana di quei tempi ha seminato. Il mio occhio, ormai allenato, riesce a individuare già a una certa distanza dei puntini bianchi in mezzo a quest’erba così stranamente rigo-gliosa: sono delle candide, delicate, picco-le, splendide stelle alpine …

    Non le ho mai volute raccogliere queste stelle alpine, nemmeno sfiorarle con la mano. Troppo delicate, troppo preziose, troppo ricche di significato!

    Allora, semplicemente mi siedo accanto ad esse e osservo: osservo i lunghi fili d’er-ba che, cresciuti intorno alle stelle alpine, sembrano abbracciarle; se il sole scotta, i lunghi fili d’erba si stringono ad esse cre-ando uno scudo d’ombra per proteggerle. Se poi il vento soffia dolcemente, allora l’erba sembra danzare con i fiori in un ar-monioso e lento ondeggiare. Se poi ancora il vento è un po’ più insistente, allora que-sti fili d’erba verdeggianti sembrano into-nare alle stelle alpine una tenue e dolce melodia.

    Tutta la zolla con i fili d’erba diventa particolarmente viva grazie alle delicate, piccole, splendide stelle alpine…

    9 – 12 maggio 2007: Adunata Alpini a Cuneo.

    Alla fine di ogni adunata, il mio cuore è

    più ricco di piccoli tesori derivanti dalle emozioni che provo durante questa grande nostra festa. E così anche quest’anno sono partito convinto che sarei tornato alla vita quotidiana con un altro tesoro …

    È capitato, fra i vari impegni, di trovare il tempo per passare al Centro Stampa della nostra Associazione in compagnia dei miei più cari amici: sempre impeccabili trovia-mo le ragazze addette alle Pubbliche Rela-zioni, alla Segreteria, alla Protezione civile e alla redazione de “L’Alpino”. Sono là al lavoro già da giorni, danno informazioni e distribuiscono le cartelle stampa ai giorna-listi, danno tessere e permessi a chi ne ha diritto, preparano relazioni e compilano le agende degli appuntamenti per i nostri “Capi” dell’Associazione, e via discorren-do. Il tutto in mezzo al caos (o al quaran-totto, se preferite) che l’adunata porta con sé! Io le vedo solo in quella occasione, ma so che si tratta della punta di un iceberg poiché, occupate presso la Sede Nazionale e la Redazione, il loro impegno è costante durante tutto l’anno.

    Il giorno della sfilata ho avuto la possibi-lità di rivederle al lavoro sul palco delle autorità: come hostess accoglievano i vip, controllavano se il nome fosse iscritto nella lista, indicavano il posto dove sedere, scat-tavano varie foto per documentazione … Si preoccupavano, insomma che la gente fosse a loro agio. Lavoro non facile, visto anche il “calibro” e il carattere di certi per-sonaggi … Con la coda dell’occhio le ho seguite in certi momenti; le ho trovate sempre impeccabili, precise, professionali,

    ma soprattutto serene, con sorrisi solari, appassionate … Ma non è tutto! Dopo aver sfilato, sono ritornato dopo parecchie ore nell’area dove operavano le ragazze e con sorpresa, eccole là, come se il tempo della mia assenza fosse stato di qualche minuto. Quel giorno hanno lavorato per più di do-dici ore consecutive!

    E allora ho capito ... ho capito, carissime, di quanta è forte la vostra passione, di quanto rinfrancante possa essere il vostro dolcissimo viso sorridente, di quanta gene-rosità e sacrificio possiate offrire e di quale nobile esempio possiate rappresentare!

    Ed ecco il piccolo tesoro che questa adu-nata ha regalato al mio cuore: un semplice pensiero a voi ragazze!

    Se la nostra Associazione è come quelle zolle così pregne di Storia, noi Alpini, dob-biamo essere come quei verdissimi fili d’erba ...

    e voi ragazze carissime, siete già le no-stre piccole, splendide Stelle Alpine …

    * * * (dedicato a: Erica, Giuliana, Mariarosa, Mariolina, Nadia, Valeria)

    Piccole, splendide Stelle Alpine!...

    I volontari della Sezione di Milano durante la sfilata a fine esercita-zione del secondo raggruppamento a Castelnovo ne’ Monti lo scorso 17 giugno. In primo piano il bocia Marco Pellavio che questo mese ha fatto l’en-plein comparendo anche su “L’Alpino” di luglio. Sento tintinnare le bottiglie in lontananza

    Protezione civile: una marcia in più Arzignano, passaggio di consegne

    Per  i pochi che non lo sapessero, ricordo che “Chincaglia dello scimpanzé”, al  fulcro del paginone  centrale, deriva da Mio zio non era futurista tratto da   La vita intensa di Massimo Bontempel‐li. Nel romanzo fa una comparsata Filippo Tommaso  Marinetti, fondatore del Futurismo nonché ideatore del famoso «cuneo». La  foto della Bandiera di Guerra  e del Labaro  sono di ACS  il resto, al solito del, Gero. Attendiamo una mail da chi si ricono‐sce o da chi vede il proprio Vessillo. Grazie 

    Domenica 17 giugno al Raduno del Triveneto ad Arzignano (un gran bel Raduno assai parte-cipato, complimenti agli organizzatori, tutto era inappuntabile) le sezioni di Cuneo e di Bassano hanno sfilato insieme per un simbolico “passaggio di consegne” per la prossima Adu-nata. Chi era presente anche al sabato ha avuto il privilegio di assistere ad una Messa cantata dai Crodaioli con Bepi De Marzi all’organo. Mica roba da tutti i giorni! A destra in alto il presidente Perona felice e soddisfatto in mezzo al suo elemento: i giovani, presente e futuro dell’Associazione. In basso a Raduno terminato, Mario (a sinistra) si concede la meritata sigaretta dopo tante fatiche. LG

  • Alpin del Domm – 3

    Nel Paradiso di Cantore grande fermento. Una pattuglia di Alpini speciali si presenta-no al Generale Cantore e chiedono rappor-to.

    Vogliono ottenere una licenza premio, un passaggio di tre giorni per portare a Cuneo, all’adunata dei suoi 100 anni, l’Alpino Bruno Anselmi, classe 1907 … perché ci teneva proprio tanto! Il suo cappello, quel-lo di leva, ci sarà di sicuro e lui è curioso di vedere come verrà portato.

    Al viaggio ci pensa come al solito Anto-nazzo, con la sua famosissima giardinetta visto che le dimensioni di ingombro sono ormai molto ridotte; ci staranno in parecchi e sarà una partecipazione sentita e gustosa anche se tranquilla e ci sarà anche il cap-pellano per la Santa Messa.

    Viene stabilito che si partirà venerdì 11 maggio, di buon mattino, come nella tradi-zione, per esserci quando arriverà la ban-diera di guerra del II Reggimento Alpini.

    Ragazzi giovani, belli e determinati. Al-l’appello rispondono “presente” il cappel-lano don Carlo Gnocchi: guida spirituale, monsignor Giovanni Antonietti: manager associativo; il generale Luigi Reverberi: responsabile del Gruppo; il colonnello Dante Belotti: direzione della Spedizione; il tenente avocatt Peppino Prisco: supervi-sione legale e rapporti col Paradiso; il pre-sidente Bolla dagli inconfondibili baffetti bianchi; Vitaliano Peduzzi: cronaca; Fran-co Bertagnolli: esperto enologo e superal-colici; Mario Bazzi: direzione coro; Salva-tore Antonazzo: mezzi di trasporto, percor-si e comfort; Tommaso Bignami (il Bigna-mino): introdotto relazioni sociali; Alberto Vercesi: alfiere del gruppo; Memo Strumo-lo: esperto contabile; Remo Perfetti: aggre-gato al gruppo e Bruno Anselmi: memoria storica … che ha provveduto come ex "ghisa" a ottenere i permessi per i posteggi e i transiti dal Comune di Cuneo. Ci sono su quella meravigliosa giardinetta tutti i nostri, con tutte le garanzie perché questa spedizione possa riuscire ed essere descrit-

    ta e autenticata nello spirito e nella legalità più alpina.

    Il tragitto, veloce e sicuro, viene fatto con regolarità e per alcuni rivedendo luo-ghi dell’Italia dove passarono con le tra-dotte per raggiungere le loro destinazioni in anni difficili. Poi memorie di adunate, ricordi di amici rimasti qui, di questi bravi ragazzi di oggi che si danno da fare in un mondo che sembra aver perso tanto dei valori semplici che una volta rendevano tutto più facile, senza tutte le diavolerie dei tempi moderni. Ma eccoci, sono arrivati, scendono dalla vettura, si calcano sulla testa il loro cappello e cominciano così a guardarsi intorno in una città che è già tutta in fibrillazione.

    Sanno che tra un po’ cominceranno a veleggiare inosservati fra i tanti, per far sì che tutto si svolga nel clima più consono di “alpinità”, che quando diventa patologia in forma infiammatoria si tramuta in “alpinite” che mantiene e rinvigorisce il carattere, la mente e il corpo. È una dege-nerazione dell’alpinità, che può essere co-mune anche a chi non ha compiuto il servi-zio militare, è un’alta categoria dello spiri-to, chiede molto di più di quanto si dia. I doveri sono prevalenti ai diritti, fa gustare il senso della fatica, il gusto di fare bene le cose difficili. È una virtù della gente della montagna. Appuntamenti, grandi eventi preparati con la regia della caserma, l’alza-bandiera in un tripudio di sole, di bandiere e di suoni. Poi si dilaga, curiosità di vedere nella “cittadella” i nuovi armamenti e le divise in uso (magari ne avessimo avute efficienti a metà ai nostri tempi!).

    Canti, incontri, fanfare, amici, ufficiali e generali, con i quali si era familiarizzato per tanti anni nelle visite, nelle adunate, nei gruppi.

    Arriva la bandiera di guerra ed eccoli, tutti sull’attenti nel saluto e con il cuore in tumulto, con il sorriso sulle labbra per quel Giorgio, che ha lasciato a casa la moglie con la nuora (cui è stata applicata una cer-

    niera per fare in modo che non lo faccia diventare nonno prima della fine dell’adu-nata), e che, arrivando all’ultimo momento, si presenta nel “Gotha” in camicia e jeans pur di esserci, completamente fuori ordi-nanza, ma presente. (o con le scarpe o sen-za scarpe …)

    Al pranzo del gruppo mancano i posti, siamo di più, non si sono accorti di questo drappello che si è intrufolato e che dà dei problemi al “Signor Quadradüra”. Però il miracolo avviene lo stesso, sono alloggiati in una saletta supplementare con il Vincen-ti, che non sa di essere in cotanta compa-gnia ed è un po’ rammaricato di non essere con tutti gli altri.

    Poi ecco il giorno della sfilata, ancora sole. Non tutti sanno che il gruppetto era partito con garanzie precise: “Questa volta niente acqua!” E così è stato.

    Folla, fiori, bandiere, fanfare, accompa-gnatori … Cuneo è un alveare, migliaia di alpini vi scorrono, si intersecano, vanno e vengono, poi si incolonnano e sfilano.

    Per ore, in un tripudio di bandiere e di gente. Anche a questo smaliziato gruppo eterogeneo di alpini, che ne ha viste di tutte, torna difficile trattenere la commo-zione. Ora è finita anche la sfilata di quelli di Cuneo; si chiudono le giornate del sorri-so, della felicità, dell’amicizia.

    Non c’è mestizia, nemmeno di tornare su nel Paradiso … (anzi è bello perché vi pos-siamo controllare meglio!) … la compa-gnia riparte, si rientra velocemente senza intralci.

    Se questo messaggio vi arriva, pubblica-telo … anche San Pietro era commosso! E visto che tutto è andato bene e che qualche “angelo custode” lo abbiamo lasciato in terra, abbiamo già in mano la licenza per il 2008.

    Ciao Ragazzi, arrivederci a Bassano. Silvio

    In alto e in basso, su camionette storiche, “sfilata” dei Reduci a Cuneo scortati dai bocia

    Cronaca di una gita dal Paradiso

  • 4 – Alpin del Domm

    Al grido di M’AN

    banti

    dei finestraf

    sennanti (astemi) e l’a

    S I N T E S I F U T U R I S T

  • Alpin del Domm – 5

    CHINCAGLIA DELLO SCIMPANZÈ

    NNAJO MA NON M’ANNOJO, dirom-

    e dirompenti il volo di penne nere ha

    spezzato il sonno polveroso

    della Granda! Il

    CUNEO di

    ferro ha divelto il cep-

    po e le catene liberando gli animi

    ffacciati (al rhum o senza) e dei tran-

    alto unico grido: W gli Alpini (è vero!)

    T A D E L L ’ A D U N A T A

  • 6 – Alpin del Domm

    Cuneo, sabato 12 maggio ore 16. Mancava solo un’ora all’inizio della Santa Messa e noi eravamo alquanto distanti dal Palazzetto dello sport. Ma come mai ci eravamo presi così in ritar-do? Il pranzo di Gruppo era andato per le lun-ghe dovendo sistemare non pochi portoghe-si (purtroppo ce ne sono anche tra di noi) che il caro Pierre si è pure voluto sobbarcare a tutti i costi (appunto!) Ma che contentezza aver rivisto degli amici straordinari che stanno, purtroppo, lontano da Milano (per fortuna che esiste l’Adunata, caro Alfredo, ogni tua sortita è sempre una gioia preziosa). Così tra una chiacchierata, un assaggio, un brindisi, un saluto, una foto e un “Forza Guera andiamo ’zzo che è tar-di!”. Finalmente stacchiamo Guerino dall’en-nesima crocerossina alla quale si era avvin-ghiato e ci avviamo a piedi. Sì ma dove? Guardiamo la cartina e cresce la preoccupa-zione: era talmente fuori da non apparire sulle nostre mappe. Risolto il dilemma – non possiamo andare a piedi – ci muoviamo alla ricerca di un mezzo. La nostra piccola squa-dra si fa largo fra la crescente folla del sabato pomeriggio. Passiamo la cittadella militare e come un’apparizione vediamo tutto il CDN completo di Presidente e Generali assortiti. Ci bloccano per l’ennesimo brindisi (e intan-to il tempo scorre alacre) finché qualcuno in giacca e cravatta fa notare all’elegante com-pagnia che è arrivato il momento di andare. Ingenuo come sempre pensavo che il CDN viaggiasse con le nostre stesse navette, cioè in autobus e invece no. Fiammanti pulmini e impeccabili autisti attendevano i nostri verti-ci. Lancio un’occhiata veloce al numero di posti d’ogni pulmino e al numero dei com-ponenti e arrivo ad esclamare: ci stiamo an-che noi! Mi avvio con indifferenza verso il parcheggio fedelmente seguito da Beppe e da Guerino. Non facciamo in tempo ad av-vicinarci che ci cacciano in malo modo. Ec-co spiegato perché a un’ora dalla Messa era-vamo ancora lì Mentre attaccati al paletto della fermata d’-

    autobus aspettiamo speranzosi che passi la corriera (navetta, pullman o torpedone non importa) veniamo a sapere due cose preoc-cupanti:

    a) Le navette dirette al palazzetto assegnate a quel percorso sono già passate e non ne sono previste altre.

    b) Le ultime navette stanno partendo esclusivamente dalla stazione, che non era proprio girato l’angolo, era semplicemente in fondo al viale: a Cuneo ogni luogo è sempre in fon-do a un viale, solo che i viali sono lunghi chilometri!

    Eravamo già rassegnati a muoverci verso la stazione, come già facevano parecchi alfieri presi tutti alla sprovvista (ci consoliamo, non siamo i soli). Ore 16,18 dobbiamo prendere una decisio-ne, stiamo per avviarci quando poco oltre si ferma una jeep ricoperta di Tricolori, e scen-dono alcuni passeggeri. Mi fiondo di slancio verso il malcapitato autista chiamando la mia squadra, pregandolo di accompagnarci alla stazione. Questi, preso in contropiede, non riesce a profferisce verbo. Così saliamo di corsa, issiamo Guerino per le braghe perché l’auto è alta e partiamo a tutto gas (si fa per dire) proprio nel momento il cui i pulmini della sede nazionale escono dal parcheggio. Beppe non lascia sfuggire l’occasione, e sfoggia inaspettate doti di imbonitore. Fa

    notare al nostro autista (abbiamo saputo dopo che si chiama Giuseppe) chi ci segue e fa leva al suo orgoglio di alpino: “Non vorrai mica farti superare. Quando ti si presenterà ancora l’occasione di precedere il Presidente Nazionale”. L’espediente funziona e Giusep-pe continua la sua corsa da apripista. Fermi ad un semaforo vediamo un alpino a piedi che si avvicina al fiammante pulmino e par-lotta con gli occupanti che fanno un cenno alla jeep, il nuovo arrivato chiede ospitalità che vien subito concessa. Giunti nei pressi della stazione Giuseppe rallenta e fa cenno d’accostare: panico! Se ci lascia qui cosa fac-ciamo? Ma Beppe, impavido, e con una no-tevole faccia di bronzo, convince il povero Giuseppe (che probabilmente aveva altri impegni) a proseguire la cosa fino al palaz-zetto. Approfittando di un nostro momento di distrazione, l’autista del pulmino con abile manovra ci supera e si avvia trionfante in mezzo al traffico. Punto sul vivo il nostro autista spinge la jeep dietro al pulmino, ma questi corre assai. L’importante è non per-derlo di vista, ma questo è facile perché la strada è un lungo viale tutto dritto, tanto per cambiare: vedi sopra al punto b quanto scrit-to sui viali di Cuneo. Dopo diversi chilometri vediamo una freccia a destra che indica il luogo, ancora poche centinaia di metri e ci siamo (il Palazzetto dello sport si trova in fondo a un lungo viale – tanto per cambiare- un po’ spostato sulla sinistra). Ore 16.45 arriviamo felici e puntuali. Abbia-mo anche il tempo di scattare qualche foto per immortalare un evento così singolare. Non ti saremo mai abbastanza grati, caro alpino fra gli alpini! La Provvidenza degli Alpini esiste eccome, il suo nome è Giuseppe, iscritto al Gruppo di Treiso, sezione di Cuneo.

    Gero Tanto per completare la cronaca, il ritorno ce lo siamo fatto parte a piedi e parte con un autobus che ha deviato il percorso per portare noi e altri più vicino alla destinazione.

    Il nome della Provvidenza

    Foto ricordo con il nostro salvatore

    LE API DI PIERO Ringraziamo Piero Tassan per averci fornito lumi sulla vita segreta delle api. Infatti finora ognuno (i più) avranno potuto osservare quanto fa l’ape quando svolazza di fiore in fiore, quando in occa-sione di picnic si ciba allegramente dei nostri panini alla marmellata o quando, per giusta difesa, punge. Mai prima d’ora eravamo entrati dentro all’arnia. Dopo anni di allenamento con trasmissioni quali il Grande Fratello possiamo final-mente comprendere cosa succede quando tanti personaggi se ne stanno stretti stretti in un buchetto. Ma qui finisce gran parte del paragone. Infatti abbiamo innanzitutto imparato

    che nell’arnia colonica non si deve crede-re ci sia una miriade di individui, ma un super-individuo ancorché con elementi dalle diverse funzioni. La Regina ha la funzione col suo odore di drogare tutte le altre api (ed i fuchi, che adorano questo tipo di Chanel) e di schiavizzarle, per il benessere della comunità. A dire il vero dopo qualche anno le apuzze si assuefan-no ed allora … quasi crisi del settimo an-no … qualcuno viene buttato fuori di casa … In secondo luogo, le api, a differenza dei concorrenti del GF, lavorano senza la prospettiva del premio finale; ci sono le api farmaciste che disinfettano le arnie con la propoli, le nutrici, le api muratore (senza bisogno di squadra, hanno l’esago-

    no fisso), le peripatetiche (nel senso che vanno di fiore in fiore). Infine, le api san-no ballare, e riescono così anche a tra-smettere informazioni (non del tipo sei bella mi piaci, ma del tipo: ragazze!!! a 2 km da qui in direzione NNE c’è una nuo-va boutique di nettare che ha del polline al gusto di tarassaco!) A dire il vero qualche somiglianza con il GF c’è. La reginetta dell’arnia è un po’ disponibile e si concede a molti, quando prende il volo. E poi, come i personaggi che danno spettacolo, anche le api si pre-stano allo sfruttamento delle loro doti … Ma di questo noi siamo loro grati, perché dalle loro camere oscure traiamo il dolce miele e non sciapi voyeurismi. PW

  • Alpin del Domm – 7

    Parola di jena Iniziamo con questo numero

    una nuova rubrica per dire ciò che non trova posto altrove. Voi ci mettete le occasioni, noi i commenti … niente sconti per nessuno. Parola di jena! Cosa ci faceva SP (Sergio Pivetta) sulla camionetta dei Reduci / disabili domeni-ca 6 maggio 2007 in occasione della festa dell’Esercito? Distribuiva biglietti da visita della sua azienda!

    * * * Lo speaker esortava Fini a non appog-giare la moratoria sull’obiezione di co-scienza.

    * * * Voci attendibili riferiscono che il mini-stro Livia Turco è stata accolta con mor-morii poco consoni alla Festa della mamma … chissà perché!

    * * * Pochi applausi a Marini, molti a Perona, ovazione per i Reduci!

    Di qualunque fatto si parli l’importante è sapere se avvenne prima della guerra, oppure dopo. Il più o il meno non conta.

    Massimo Bontempelli, La scacchiera davanti allo specchio

    La redazione dell’Alpin del Domm, all’-ombra della Madunina Tricolore, augu-ra buone vacanze a tutti voi. Noi non andremo in villeggiatura, pian-teremo un gazebo sulla spiaggia o sulle rive di un t o r r e n t e montano e saremo lì per raccogliere idee, raccon-ti, impressio-ni e com-menti per il p r o s s i m o numero del giornale. Vi aspettia-mo!

    Amici Non amava ricordare la solitudine, le delu-sioni, gli abbandoni; e nemmeno i colpi, la fatica, il freddo, a volte anche la fame, dei suoi primi anni di vita. Per non parlare degli insulti, della mancanza di affetto, di una parola gentile. In realtà era anche col-pa del suo carattere se la vita non l’aveva favorito: era un discolo testardo dal carat-tere ribelle, un bastian contrario disubbi-diente che, quando s’intestardiva, non lo smuoveva nessuno. E pensare che, se l’a-vessero trattato un po’ più gentilmente, se l’avessero preso per il verso giusto, non avrebbe creato alcun problema! Comun-que, quando lo assalivano i ricordi di que-gli anni, preferiva soffermarsi sulle ore che aveva potuto dedicare alla sua grande pas-sione: le passeggiate sulle pendici del “gigante buono” che sovrastava il paese e la cui vista gli infondeva sempre un senso di protezione e di sicurezza. Più si inerpi-cava sui sentieri scoscesi, più la sua ener-gia aumentava e si sentiva spronato ad accelerare il passo, non vedeva l’ora di raggiungere la vetta per poter abbracciare con lo sguardo quel regno meraviglioso e sconfinato di cui, per gioco, si fingeva il re. Da quella visuale i suoi persecutori gli appa-rivano per quello che erano veramente: minu-scole formichine indaffa-rate e frenetiche, microbi insignificanti. E quel magico silenzio! Solo lui decideva se e quando violarlo, lanciando un prolungato richiamo che l’eco gli rimanda-va moltiplicato: erano le voci dei suoi se-guaci che rispondevano all’appello assicu-randogli la loro costante presenza e fedeltà. E quell’inebriante sensazione di libertà che lo invadeva quando, durante la discesa, attraversava i vasti prati dolcemente degra-danti verso valle, sui quali galoppavano i branchi di cavallini selvaggi, le criniere dai riflessi ramati scompigliate dal vento, i colpi ovattati dei loro zoccoli sul manto erboso, i gioiosi nitriti, le folte code che sferzavano l’aria ed il profilo sinuoso dei loro lucidi corpi! Non avrebbe mai potuto competere con loro in velocità, ma i conti-nui tentativi ed il forte desiderio di emula-zione gli facevano compiere, correndo nella loro scia, notevoli progressi. E anche per lui giunsero i giorni della naja, della vita militare, della guerra. Incredibilmente quello fu il periodo più felice della sua vita perché, da subito incontrò un vero amico, il primo ed unico. Si intesero al primo sguardo, si riconobbero come simili, con un identico passato di disagi e solitudine. Simpatia ed affetto nacquero a prima vista. Divennero inseparabili. Finalmente le pri-

    me pacche affettuose, le prime frasi gentili e incoraggianti. E la soddisfazione più sor-prendente: il suo nuovo amico lo sopran-nominò Mistral perché, gli spiegò ridendo, quando bisognava correre, lui non aveva rivali, precedeva sempre tutti. Aveva una marcia in più. Correva come il vento. Dove aveva imparato? Erano una coppia affiatata Mistral e Mario-e-basta, quel Mario che si rifiutava di pronunciare il cognome della sua famiglia, un cognome che portava il marchio di fatti delittuosi, ai quali era com-pletamente estraneo, ma che l’aveva sem-pre perseguitato. Anche per questo si tro-vava bene con Mistral, che non gli chiede-va nulla, gli offriva solo ammirazione e affetto. Li chiamavano “la pattuglia delle missioni impossibili”. Mario-e-basta pos-sedeva intelligenza, astuzia, fantasia e abi-lità nel maneggiare piccozza ed esplosivi per creare passaggi e sbriciolare ostacoli. Mistral aveva forza, muscoli, resistenza. Avevano salvato appena in tempo un alpi-no scivolato in un crepaccio. Non era feri-to, ma rischiava di morire soffocato, per-ché, così incastrato, non riusciva ad espan-dere i polmoni per respirare; avevano recu-perato una cassa di munizioni di vitale importanza che era scivolata nel vuoto e si

    era incastrata sopra uno spuntone di roccia, contro un cespuglio. Avanzando in bilico su una cengia esposta ai colpi di mor-taio, erano riusciti a por-tare un obice smontato ad un gruppo di alpini che avevano conquistato una posizione strategica ma

    inutilizzabile senza quel tipo di arma. Ave-vano consegnato messaggi urgenti, portato al riparo feriti con le gambe dilaniate e il viso insanguinato, passando sempre mira-colosamente indenni in mezzo a una gra-gnola di proiettili. E arrivò la battaglia decisiva, spaventosa, violenta, assordante. I corpi dei caduti si ammucchiavano in spaventose piramidi sacrificali. Quando Mario-e-basta fu colpito da schegge di granata, si ripiegò su se stesso e si accasciò rimanendo inerte. Mistral sarebbe potuto scappare, correndo veloce come sapeva fare, ma ogni energia l’aveva improvvisa-mente abbandonato, le sue membra rifiuta-vano di ubbidirgli. Si sdraiò accanto al suo unico vero amico, offrendogli il solo tipo di conforto che conosceva: condividere lo stesso destino. Che vita sarebbe stata senza quell’amicizia che aveva assaporato e ap-prezzato e che ormai gli era diventata indi-spensabile? Attese lo scoppio della secon-da granata, che arrivò. Inesorabile. Termi-narono così la breve vita insieme, in un unico groviglio di dolore, l’alpino Mario-e-basta ed il mulo Mistral.

    Ornella

    Inaspettato fuori programma di Milena Vukotic, che al termine dell’intenso spetta-colo “Conflitto e Castigo”, venerdì 11 maggio presso la chiesa di Sant’-Ambrogio a Cune-o, si è cimentata nella direzione dell’Inno d’Italia.

  • 8 – Alpin del Domm

    Appuntamenti “istituzionali”: 85° Sezione di Lecco

    Raduno 2° Raggruppamento 20-21 ottobre 2007 Mandello del Lario

    SABATO 20 ore 10 - Aula magna "Soccorso degli Alpini": riunione Presi-denti di Sezione ore 16 - Monumento dei Caduti - piazza Garibaldi: arrivo del Labaro nazionale A.N.A. e della fiaccola dai monumenti dei Caduti cittadini, alzabandiera, discorsi ufficiali ore 18 - Corteo alla chiesa arcipretale S. Lorenzo, Santa Messa solenne cantata dalla corale "Giuseppe Zelioli" ore 21 - Teatro comunale: canti interpretati dal "Coro Gri-gna" A.N.A. di Lecco DOMENICA 21 ore 09 - Ammassamento presso il piazzale antistante la ditta "Antonio Carcano s.p.a.” ore 10 - Inizio sfilata per le vie di Mandello ore 11 - Previsto arrivo sfilata in piazza Garibaldi - brevi interventi delle autorita' ore 13 - Pranzo allestito dagli amici Alpini presso la chiesa Sacro Cuore - viale Costituzione

    RIPABOTTONI Vi ricordate l’UNO+UNO? Quando c’è stato il terremoto in Mo-lise, ed una scuola nel suo crollo ha sepolto uccidendoli molti bambini? Anche quella volta gli Alpini si sono fatti vedere, sia con un campo di lavoro, sia con una raccolta di fondi. Che ne è rimasto, dopo tanto tempo? Ma si sa, gli Alpini hanno memoria lunga e impegno altrettanto tenace. Riportiamo una e-mail di recente pervenuta da Marco Scaperrotta, coordinatore dei Giova-ni del 4° Raggruppamento, il quale aveva già scritto sollecitando l’intervento e la disponibilità dei giovani dell’ANA per un can-tiere, di cui, non sapendo ancora nulla, abbiamo chiesto imme-diatamente notizie: “Da quello che mi è stato raccontato da Mario Capone, Presi-dente ANA Molise, Ripabottoni è il paese dove durante il terre-moto del Molise, gli Alpini si stanziarono per dare una mano alla gente del luogo, prevalentemente anziani. Durante le gior-nate di soccorso, gli Alpini hanno notato un albergo in totale stato di abbandono che con grande genialità hanno pensato di convertire in casa per anziani. Dalla lettera inviatami da Mario Capone, leggo che in una prima fase bisogna demolire il fabbri-cato (solo le murature esterne), dove la durata prevista per la demolizione è di 11 settimane. Purtroppo non posso darvi noti-zie precise in merito visto che attualmente se ne occupa la sezio-ne Molise, ma se volete info più dettagliate posso informarvi dal 16 luglio in poi, la data di inizio lavori (visto che personalmente come coordinatore dei giovani arriverò a Ripabottoni il 15 lu-glio per l'inaugurazione del cantiere). Altrimenti potete mettervi in contatto con Carlo Bionaz (consigliere nazionale per le Gran-di Opere) tramite la sede nazionale. Purtroppo sono stato infor-mato con molto ritardo sia sull'opera che sull'inizio lavori, an-che per le lungaggini burocratiche con il Comune e l'ANA. Pen-so di essere stato chiaro, sono in attesa di una vostra disponibi-lità che girerò alla sezione Molise per il coordinamento dei la-vori. Un carissimo saluto alpino, Marco Scaperrotta”. A questo punto possiamo riportare la prima mail di richiesta: “Cari Coordinatori, vi prego di diramare con urgenza a tutti i coordinatori sezionali il seguente impegno. Il giorno 16 luglio p.v. avranno inizio i lavori a RIPABOTTONI (CB). Per ora i turni di lavoro saranno 11, con i soli lavori di demoli-zione. I turni di sei giorni andranno dal lunedì al sabato. Occor-rono 2 muratori, 4 manovali, 1 elettricista, 1 idraulico e 1 o 2 addetti in cucina (mi raccomando che sappiano cucinare). I soci alpini e simpatizzanti saranno assicurati dalla Sede Nazionale, godranno di vitto e alloggio e saranno rimborsati delle sole spe-se di viaggio, purché documentate. Mi auguro una adesione massiccia. Per qualsiasi problema o info, contattatemi. Un salu-to alpino a tutti, Marco Scaperrotta”. Cari amici, forse per stavolta la richiesta di aiuto è arrivata un po’ tardi, però chi fosse interessato può già riservarsi una setti-mana di ferie dell’anno prossimo. PW

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