Il Rosso di Russi anno 14 numero 3

8
CN/RA0554/2011 Anno 14 Numero 3 - Novembre 2014 BOLLETTINO DEL CIRCOLO 1° MAGGIO DI RUSSI - p.r.c. il Ross di russi Aut. Trib. Di Ravenna n. 1162 del 05/03/01 Dir. Resp.le Fabrizio Rappini Stampato in Proprio - Russi I diritti non sono una merce intervista a Cristina Quintavalla candidata a Presidente della Regione Emilia Romagna C ontro la logica del profitto che tutto trasforma in merci: i beni naturali, il lavoro, i diritti, la democrazia, la cittadinanza attiva della sinistra ha dato vita alla lista l‟Altra Emilia Romagna, che si presenterà alle prossime elezioni regionali. Al centro del programma la difesa e l‟estensione dei diritti, il contrasto alla privatizzazione dei servizi pubblici e del sistema scolastico, la difesa dell‟ambiente. Candidata alla presidenza della regione per la Lista l‟Altra Emilia Romagna è Cristina Quintavalla. Docente di storia e filosofia in un liceo di Parma, Cristina ha animato il comitato per la casa nella sua città e ha partecipato nel 2011 alle lotte „di piazza‟ che hanno portato alle dimissioni del sindaco Vignali, poi denunciato per corruzione. A lei abbiamo rivolto alcune domande. Come collettivo della “Sinistra per Russi”, dopo avere affrontato il problema di nove nuclei famigliari “senza casa” ospitati in un albergo della nostra città, stiamo riflettendo su come garantire il diritto alla casa: social housing, edilizia popolare, comitati antifratto...Tu, nel 1975 dai vita al Comitato di lotta per la casa a Parma. Cosa è cambiato da allora? Il problema della casa, rispetto a quando io militavo nel Comitato di lotta per la casa, è andato aggravandosi, essendo venute meno le norme che consentivano ai Comuni capacità di intervento, ed essendo sempre più ridotti i trasferimenti dello stato agli enti locali. Allora ci battevamo per il recupero, attraverso intervento pubblico, del centro storico, lasciato degradare, per essere poi svenduto alle grandi immobiliari che ne facevano fatto incetta a prezzi stracciati. Se a Bologna il centro storico fu recuperato, a Parma invece si permise che centinaia di famiglie, provenienti dal sud del paese, vivessero in tuguri malsani, pericolanti, in condizioni di promiscuità. E' sempre un sud a pagare per un nord più ricco: oggi sono migranti, i giovani studenti indigenti, le famiglie rimaste senza lavoro e senza reddito a porre in termini drammatici il problema della casa. Le dissennate politiche edifica- torie oggi hanno consentito che fossero immesse sul mercato centinaia di migliaia di alloggi, che hanno fatto lievitare il prezzo delle aree e delle case. Il paradosso è che a fronte di migliaia di alloggi sfitti ci siano migliaia di famiglie senza casa. E' necessario un forte intervento pubblico che requisisca gli alloggi sfitti e, attraverso lo strumento dei piani regolatori, disincentivi i processi di formazione della rendita parassitaria. Quando denunciammo allora lo scandalo edilizio fu proprio il meccanismo di formazione di una immensa rendita parassitaria, resa possibile attraverso abili cambi di destinazione d'uso delle aree, che fu evidenziato, attraverso lo scellerato patto tra imprenditori, partiti, amministratori pubblici. continua in ultima

description

Bollettino del Circolo 1° Maggio - PRC di Russi (RA)

Transcript of Il Rosso di Russi anno 14 numero 3

Page 1: Il Rosso di Russi anno 14  numero 3

CN/RA0554/2011

Anno 14 Numero 3 - Novembre 2014

BOLLETTINO DEL CIRCOLO 1° MAGGIO DI RUSSI - p.r.c.

il Ross di russi

Aut. Trib. Di Ravenna n. 1162 del 05/03/01

Dir. Resp.le Fabrizio Rappini Stampato in Proprio - Russi

I diritti non sono una merce intervista a Cristina Quintavalla

candidata a Presidente della Regione Emilia Romagna

C ontro la logica del profitto che tutto trasforma in merci:

i beni naturali, il lavoro, i diritti, la democrazia, la cittadinanza attiva della sinistra ha dato vita alla lista l‟Altra Emilia Romagna, che si presenterà alle prossime elezioni regionali.

Al centro del programma la difesa e l‟estensione dei diritti, il contrasto alla privatizzazione dei servizi pubblici e del sistema scolastico, la difesa dell‟ambiente.

Candidata alla presidenza della regione per la Lista l‟Altra Emilia Romagna è Cristina Quintavalla.

Docente di storia e filosofia in un liceo di Parma, Cristina ha animato il comitato per la casa nella sua città e ha partecipato nel 2011 alle lotte „di piazza‟ che hanno portato alle dimissioni del sindaco Vignali, poi denunciato per corruzione. A lei abbiamo rivolto alcune domande.

Come collettivo della “Sinistra per Russi”, dopo avere affrontato il problema di nove nuclei famigliari “senza casa” ospitati in un albergo della nostra città, stiamo riflettendo su come garantire il diritto alla casa: social housing, edilizia popolare, comitati antifratto...Tu, nel 1975 dai vita al Comitato di lotta per la casa a Parma. Cosa è cambiato da allora?

Il problema della casa, rispetto a quando io militavo nel Comitato di lotta per la casa, è andato aggravandosi, essendo venute meno le norme che consentivano ai Comuni capacità di intervento, ed

essendo sempre più ridotti i trasferimenti dello stato agli enti locali.

Allora ci battevamo per il recupero, attraverso intervento pubblico, del centro storico, lasciato degradare, per essere poi svenduto alle grandi immobiliari che ne facevano fatto incetta a prezzi stracciati.

Se a Bologna il centro storico fu recuperato, a Parma invece si permise che centinaia di famiglie, provenienti dal sud del paese, vivessero in tuguri malsani, pericolanti, in condizioni di promiscuità.

E' sempre un sud a pagare per un nord più ricco: oggi sono migranti, i giovani studenti indigenti, le famiglie rimaste senza lavoro e senza reddito a porre in termini drammatici il problema della casa.

Le dissennate politiche edifica-torie oggi hanno consentito che fossero immesse sul mercato centinaia di migliaia di alloggi, che hanno fatto lievitare il prezzo delle aree e delle case. Il paradosso è che a fronte di migliaia di alloggi sfitti ci siano migliaia di famiglie senza casa.

E' necessario un forte intervento pubblico che requisisca gli alloggi sfitti e, attraverso lo strumento dei piani regolatori, disincentivi i processi di formazione della rendita parassitaria.

Quando denunciammo allora lo scandalo edilizio fu proprio il meccanismo di formazione di una immensa rendita parassitaria, resa possibile attraverso abili cambi di destinazione d'uso delle aree, che fu evidenziato, attraverso lo scellerato patto tra imprenditori, partiti, amministratori pubblici.

continua in ultima

Page 2: Il Rosso di Russi anno 14  numero 3

Il RossO di Russi 2

L’Altra Emilia-Romagna, come è stata l’Altra Europa, è un tentativo di unire non solo le forze politiche che si definiscono di sinistra, bensì è l’integrazione di lotte, di esperienze individuali e collettive che si rifanno a questa area.

In Italia, la sinistra è un mondo, alle volte, ancora litigioso, ma la pratica politica ed il momento storico, in cui sta emergendo con chiarezza “cos’è la destra e cos’è la sinistra”, porteranno senza dubbio ad una risoluzione delle contraddizioni; infatti sta emergendo

con chiarezza un progetto politico per la trasformazione della società.

Per avere un programma, essere limpidi nella terminologia è essenziale: parole come “sinistra”, “utilità”, “riforma” sono state piuttosto travisate dal sistema di potere (politico, economico, mediatico).

È di sinistra chi vuole rilanciare l’occupazione e non rinunciare ai diritti sociali, che vuole ridistribuire le ricchezze, chi vuole i servizi e i beni pubblici, chi vuole che i cittadini partecipino alle decisioni politiche, chi ha a cuore i diritti civili ed un rilancio dell ’economia ecolog icamente attrezzata.

In secondo luogo è utile chi può fare il bene della maggioranza della popolazione (che sta pagando la crisi in modo aspro, a differenza dei pochi potenti), e chi concorre per il governo con l’obiettivo di trasformare in meglio ciò che lo circonda e non solo per il fine stesso di occupare il potere. Perciò, voglio anche ribaltare il concetto di: è utile chi è quantitativamente grande. Infine, quando una legge toglie diritti conquistati con fatica, mettendo contro nuovi e vecchi lavoratori in una

guerra tra poveri dalle potenziali conseguenze distruttive per il tessuto sociale o taglia i fondi nei settori chiave per le persone meno abbienti, questa, la chiamerei senza dubbio “controriforma”.

Una “riforma”, invece, sarebbe un insieme di leggi in grado di rilanciare gli investimenti, senza togliere i diritti, in cambio di lavoro mal retribuito. Chi oggi dice che il problema dell’Italia sia l’Articolo 18, senza il quale ripartirebbero le assunzioni e tornerebbero gli investitori, mente sapendo di mentire; ma confido in un detto popolare che recita così: “le bugie hanno le gambe corte”.

Io, Luca Balbi, mi sono candidato con piacere e speranza per le elezioni regionali del 23 novembre, con la lista L’Altra Emilia-Romagna, sperando anche di rendere chiari alcuni concetti: noi giovani precari non dobbiamo lottare contro gli altri dipendenti che un lavoro già ce l’hanno (quando ce l’hanno), ma tutti insieme dobbiamo richiedere condizioni contrattuali umane e diritti per tutti, non solo per una parte.

Questa è l’unione che fa la forza, e che farà il nostro bene.

Sembra fatto su misura: “piove governo ladro!” ed è purtroppo attuale vedendo cosa capita al nostro paese con l’infinita sequenza di disastri idrogeologici, dall’alluvione del Polesine nel ’51 ai giorni nostri.

Anziché fare prevenzione (meno costosa) si sono fatte speculazioni edilizie e ruberie di ogni sorta.

Di preventivo siamo bravi a fare le guerre per esportare democrazia e importare petrolio ed ogni sorta di cose per il nostro benessere e la nostra felicità. Alla faccia degli ultimi della terra.

Sono preventive anche le manganellate che danno in testa agli operai che manifestano per il loro lavoro e i loro diritti.

… i è tot come Tac c’us strupeva e cul prema d’andè a caghè ...

Alla Leopolda, (nuovo covo di potere) questi incantatori di serpenti, dal pulpito dettano le regole per essere belli e felici.

A breve dovremo andare al voto per le regionali e forse anche per le politiche, vedremo se il popolo della cosiddetta sinistra si deciderà ad aprire gli occhi o come alle ultime elezioni si comporterà come …

… agl’ôc ad Taracò agl’era in te fiô e agl’andè a cà a bè …

Modi di dire...

Mi candido, chiaramente a Sinistra di Luca Balbi

Bau, Bau Toncia

Page 3: Il Rosso di Russi anno 14  numero 3

Il Rosso di Russi 3

C osì ha inizio la mia storia sulle famiglie ospitate al

Morelli. Le storie sono tante, ognu-no ha la sua.

Finiva il turno di quel venerdì in un asilo notturno di Ravenna e qualcuno mi chiese se rientrando a casa, avrei potuto fare una conse-gna. Accettai di buon grado con l’idea di rendere utile il mio viaggio di ritorno a Russi. Ad attendermi nel cortile dell’albergo un’esile donna e i suoi bambini assonnati; la famiglia di uno degli ospiti dell’asilo notturno da cui provenivo. Mi chiesi se, un uomo al dormitorio e la sua famiglia in una camera d‟albergo, fossero un segno tangibile dei tempi: Allora è questa l’emergenza abitativa? L’annosa questione che si manifesta anche in una piccola realtà come la città di Russi?

Cosa accade al tessuto sociale delle nostre città, quando questo non è più in grado di rispondere alla crescente richiesta di … prote-zione?

Non parlo di Sicurezza, quella con la s maiuscola che tanto ispira la Politica di ogni ordine e grado, ma di protezione, quella capace di ridare dignità ai singoli individui e a un‟intera comunità. Perché Casa è un luogo dove sentirsi protetti, per

poter prendere fiato prima di affron-tare ogni difficoltà: dalla ricerca di lavoro fino al confronto con lo sguardo della comunità che ci giudi-ca e condanna.

Ma torniamo a noi.

Nove nuclei familiari avevano trascorso un periodo lungo di per-manenza in albergo, alcuni anche un anno. In attesa che l‟ASP di Ravenna, Russi e Cervia potesse trovare soluzioni abitative adegua-te, molti di noi, cittadini di Russi, nel tentativo di costruire con l‟Amministrazione comunale una rete di protezione reale a queste famiglie, ci siamo mobilitati sponta-neamente e con entusiasmo.

A seguito di una cena sociale, organizzata per conoscere queste persone e renderle partecipi del fatto che la comunità locale era pronta a dare loro un aiuto, è stata coinvolta l‟Associazione il Mantello, che si è resa disponibile a fornire una cucina e i beni primari per la preparazione dei pasti, prendendosi cura nel quotidiano di alcune di queste famiglie che ne avevano urgente bisogno.

Nel frattempo sono stati chiesti incontri e chiarimenti a questa Amministrazione con l‟intento di portare un contributo in termini di

partecipazione e affinché, imparan-do dagli errori, si potesse iniziare un cammino comune su ciò che accade ad un passo da noi, evitando di voltarsi dall‟altra parte quando qualcosa non sembra di nostra competenza. Non essendo piena-mente soddisfatti delle risposte ottenute fino ad ora, proponiamo dei cambiamenti di rotta.

In molte città d‟Italia si speri-mentano nuove forme di abitare sociale, nuovi modelli di accoglienza per chi non avendo condizioni eco-nomiche adeguate non può accedere all‟acquisto o all‟affitto di un immo-bile ma potrebbe partecipare attiva-mente alla vita di un condominio, offrendo il proprio tempo, le proprie risorse ed esperienze a favore della comunità.

Quello che faremo è chiedere all‟amministrazione comunale di iniziare ad avere uno sguardo lungi-mirante, con l‟idea che nuovi scenari potrebbero coglierci inaspettati, come è già accaduto in questa occa-sione.

Occorre essere pronti, studiare o p p o r t u n i t à d i u s c i t a dall‟assistenzialismo, proponendo uno sguardo nuovo sul tema dell‟abitare sociale. Housing First Italia, ad esempio, è un Network Nazionale che sostiene le Pubbliche Amministrazioni e il Privato Sociale nello sviluppo di modelli adeguati ai tempi e alle esigenze delle Comunità Locali che cambiano.

Che ne dite? Iniziamo?

Stasera si dorme in Albergo! di Dora Casalino

Il Comune di Russi avrà prossimamente in eredità due immobili dal demanio per mancanza di eredi. L’uno, sito in via Don Minzoni, che l’Amministrazione pensa di utilizzare ad uso istituzionale o pubblico; questo ci sembra giusto in quanto gli spazi non sono mai sufficienti. Per l’altro, sito in via Molinaccio, l’Amministrazione sarebbe propensa a venderlo. In commissione consiliare, “La Sinistra per Russi” ha proposto invece che si costruisca un progetto, da gestire in proprio o con altri Enti Pubblici, per adibirlo ad edilizia popolare o per affrontare l’ emergenza abitativa, temi che, come si evince dall’ articolo in questa pagina, stanno assumendo una criticità sempre più evidente ed esplosiva. Invitiamo l’Amministrazione e tutta la cittadinanza ad aprire un confronto su questa proposta.

Casa: una piccola proposta, ma concreta

notizie dal Gruppo Consigliare della Sinistra per Russi

Page 4: Il Rosso di Russi anno 14  numero 3

Il RossO di Russi 4

P untuale come il sopraggiun-gere delle zanzare in alcune

zone della bassa padana, arriva, ad ogni cambio di governo ( non impor-ta se di destra, centro-sinistra, o tecnico), il dibattito sull‟abolizione dell‟art.18, di cui il primo promoto-re era stato, agli albori, Massimo D‟Alema, favorevole ad una sua deroga per il Sud.

Si sostiene che la norma “impedisca i licenziamenti” ed “ostacoli perciò gli investimenti” perché “l’imprenditore è obbligato a tenersi il dipendente per tutta la vita”.

C‟è chi attribuisce alla norma l‟origine di tutti mali della nostra economia. Comporterebbe il duali-smo del mercato del lavoro (anche se nessuno hai mai compreso come si possano estendere i diritti comin-ciando con l‟eliminarli). E determi-nerebbe il nanismo delle imprese (una bufala secondo tutti gli osser-vatori posto che l‟imprenditore assume se ha occasioni di profitto, non perché un giorno non potrà licenziare senza averne motivo).

Insomma il Paese non cresce perché c‟è l‟art.18. E lo direbbero pure all‟estero.

La norma è considerata peg-gio della malavita organizzata, dell‟ingessamento della burocrazia, d e l l ‟ i n c e r te z z a d e l d i r i t to , dell‟inveterata corruzione politica amministrativa, dell‟evasione fiscale di massa. Più deleteria della man-canza di una politica industriale, ambientale e turistica nel nostro Paese da almeno trenta anni. Tanto che nessuno di questi temi ha mai polarizzato ciclicamente il dibattito politico e sindacale per anni, come quello sull‟art.18.

Si tratta però di una menzogna. Che non può acquistare parvenza di veri tà solo perché ripetu ta all‟ennesima potenza, come un mantra; buon ultimo dal presidente del Consiglio Renzi e da quello di Confindustria Squinzi.

L‟art.18 (dello Statuto dei lavora-tori) tutela dal 1970 il lavoratore nelle imprese sopra i 15 dipendenti dal licenziamento illegittimo. La norma nella attuale versione, dopo la modifica del 2012 attuata dalla

legge Fornero, stabilisce il diritto alla reintegra se il licenziamento è gravemente illegittimo; negli altri casi di illegittimità meno grave prevede un indennizzo monetario.

Dunque l‟art. 18 non attiene al potere di licenziare (all‟an come direbbero i giuristi). Ma alla sanzio-ne. Stabilisce soltanto cosa accade quando il licenziamento non è efficace perché irrogato contro la legge.

Se il licenziamento è facile o difficile in Italia non dipende dall‟art. 18; ma da altre rego-le (quella sulla giusta causa intro-dotta nel 1966). E se si cambia l‟art.18, la facilità o meno del licen-ziamento non verrà modificata di una virgola. Il potere di licenziare dell‟imprenditore non cambierà nemmeno di un soffio. Cambierà invece, e tanto, la vita di oltre 7 milioni di lavoratori (e delle loro famiglie); quella della maggioranza dei lavoratori dipendenti italiani (il 60% della forza lavoro a cui appunto la stessa norma si applica), che potranno perdere il posto di lavoro ed il reddito anche se il licenziamen-to sarà illegittimo. Così attribuendo-si all‟imprenditore il diritto al sopru-so; ovvero di determinare la perdita del fondamentale diritto al lavoro, alla base della nostra Costituzio-ne, con un atto illegittimo.

A cosa serve dunque l‟art.18 quindi? Non ad impedire il giusto dimensionamento dell‟imprese, che già oggi adeguano i propri organici ai reali andamenti e c ic li dell‟economia o perseguono con licenziamenti disciplinari i lavorato-ri che violano regole o non prestano la necessaria collaborazione. Centi-naia di migliaia sono i licenziamenti che sono stati intimati negli ultimi anni. E quattro milioni sono i disoc-cupati italiani. Mentre i licenzia-menti ai quali viene applicato in un processo l‟art.18 ogni anno, con la reintegra nel posto di lavoro, sono all‟incirca un migliaio.

Tutelando l‟applicazione delle regole, dunque l‟art.18 non può impedire nessuno sviluppo fondato sulla Costituzione e sulla legalità.

Al contrario la norma crea un effetto virtuoso non solo nel rappor-

to di lavoro, ma anche nella vita delle persone e nel corpo più profon-do della società. Tutelando il lavoro contro il capriccio ed il sopruso, l‟art. 18 immette nel rapporto di lavoro la forza del diritto e nella società la serenità della giustizia. Ed impronta tutta la società su basi più democratiche.

Se il lavoratore rivendica il giusto salario, il giusto orario, rifiuta mansioni dequalificanti, mobbizzan-ti o pericolose ; si impegna in attivi-tà sindacali o chiama il proprio datore di lavoro a risponderne davanti ad un giudice, sa che oggi nessuno lo potrà licenziare. Domani invece non sarà così, se si elimina l‟art.18.

Nemmeno se fosse vera la falsa promessa che cancellando la norma potrebbe derivarne una crescita economica, si potrebbe desiderare un sviluppo così fatto, fondato sul sopruso, che offende la dignità delle persone e comporta una regressione della nostra società di almeno 50 anni.

Né, per mantenere lo stesso livello di effettività di cui sempre necessita il diritto del lavoro, baste-rebbe garantire la tutela reale per il licenziamento discriminatorio o di rappresaglia o ritorsivo.

Anzitutto giacché ovviamente nessuno intima questo licenziamen-to come tale (discriminatorio o di rappresaglia o ritorsivo); essendo sempre ammantato da altra ragione disciplinare o organizzativa ed intimato al momento più opportuno. In secondo luogo perché l‟onere della prova è difficilissimo, oltre ad essere a carico del lavoratore.

Inoltre per la giurisprudenza è

Le grandi menzogne sull’art.18 di Roberto Riverso

Page 5: Il Rosso di Russi anno 14  numero 3

Il Rosso di Russi 5

sufficiente la parvenza di una qual-che ragione tecnica organizzativa o disciplinare per sostenere che non esista il motivo illecito esclusivo e determinante necessario per accede-re alla tutela reale.

Infine, quando il discrimine tra un vizio e l‟altro (mera annullabilità o nullità del licenziamento) è labile ed incerto questo genera di per sé uno scadimento della tutela. Già dopo la legge Fornero che ha intro-dotto una diversificazione dei livelli di tutela, oltre la metà delle cause ex art.18 viene conciliata dai lavoratori, anche quando la loro ragione sem-brerebbe evidente, per paura di perdere e pagare le spese (non per niente una delle prime riforme processuali del governo Berlusconi fu di rendere la compensazione delle spese legali praticamente impossibile).

Nel rapporto di lavoro caratteriz-zato da subordinazione, dunque squilibrato per definizione, conta l‟effettività delle regole (anche per l‟implicazione che lo svolgimento del rapporto ha sulla persona e sulla sua dignità ). Regole che non sono auto applicative (non esisterebbero altrimenti milioni di rapporti in nero ed irregolari, migliaia di morti all‟anno per infortuni e malattie, ecc.). Nel lavoro più che altrove i diritti rimangono spesso sulla carta e bisogna promuoverne la reale applicazione nel corso del rapporto con una serie di strumen-ti operativi, interventi materiali ed istituti di sostegno, anche a carattere processuale. La tutela del lavoro è circolare o non è; ed il più efficace di questi strumenti è la garanzia forte contro il licenziamento che, di fatto, assicura un maggiore rispetto di tutte le altre norme stabilite per la regolazione del rapporto. Altrimenti il lavoratore, come già accade nelle piccole imprese, per il naturale timore di subire conseguenze pre-giudizievoli, non tutela i propri diritti ed al più aspetta la fine del rapporto (quindi monetizza i diritti e non tutela “realmente” la sua perso-na e la sua dignità).

Peraltro, questa enorme differen-za di regime è anche disciplina positiva dell‟ordinamento, grazie alle due sentenze della stessa Corte Cost. anni 60-70 che (proprio prima e dopo lo statuto dei lavoratori) hanno congegnato una disciplina della prescrizione dei diritti del lavoratore in cui la sospensione del relativo decorso durante il rapporto

è subordinata all‟applicazione o meno della tutela forte.

Ergo, i diritti dei lavoro dove non si applica l‟art.18 non esistono nella realtà dei fatti. Ed il lavoratore non si tutela e non fa mai cause; se non appunto dopo il rapporto.

Ecco la ragione vera perché difendiamo l‟art.18. Perché è un mezzo che innesca un circolo virtuo-so: mentre tutela la fine del rapporto rende più democratica la gestione del rapporto nel corso del suo svol-gimento; consente al lavoratore di dire qualche no. Reagisce sulla effettività di tutto il diritto del lavoro. E rappresenta un regolatore dei poteri nell‟ambito di un rappor-to squilibrato. Implica il controllo del giudice sull‟impresa e la penetra-zione sindacale in azienda (non per niente secondo lo Statuto i livelli di tutela sono simili, dove si applica l‟art.18 sono previsti anche i diritti sindacali).

E‟ la norma, insieme alla riforma sul servizio sanitario, che meglio ha attuato la Costituzione.

Si spiega perché ogni passo indietro da questo regime di tutela costituirebbe (lo scriveva Massimo D‟Antona citando Federico Mancini) “una sconfitta per il movimento operaio, ma, ancor di più, una sconfitta per la civiltà giuridica di questo paese”.

Roberto Riverso è giudice della sezione lavoro del Tribunale di Ravenna e coordi-na il gruppo “Diritto per il lavoro” di Magistratura Democratica.

Articolo 32: La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collet-tività… la nostra Costituzione, così bella ma costantemente aggredita e poco applicata. Anche per la Salute e la Sicurezza nei luoghi di lavoro siamo lontani dalla sua applicazione, ancora troppe morti e invalidità per-manenti per infortuni e malattie professionali.

La cultura della sicurezza dovrebbe vivere dentro di noi, nascere con l’educazione scolastica e diventare priorità nella vita, per l’imprenditore come per il lavoratore. La sicurezza è tutt’uno con il lavoro, non è siste-mare i documenti quando si ha un po’ di tempo libero.

In questo periodo di crisi le cose vanno purtroppo peggio, si è sem-pre più concentrati sul lavoro che non c’è o rischia di sparire e meno sulla salute. Si va di corsa, di fretta, per non perdere la commessa, e le misure di prevenzione anche dove sono ben individuate, rischiano di non essere applicate. Con le norme attuate che hanno ampliato le for-me di precarietà e con la volontà di manomettere diritti fondamentali del lavoro si è sempre più “ricattabili”, meno in grado di riven-dicare il diritto alla salute, al benes-sere sul luogo di lavoro.

In un paese civile non si dovrebbe essere messi in condizione di dover scegliere tra salute e lavoro. Occorre lottare per un nuovo modello di svi-luppo che metta al centro la salute e non il profitto, che dia garanzie che l’onesto guadagno dell’impresa deri-vi da merci prodotte con la certifica-zione che in quel processo di produ-zione i diritti sono stati rispettati, la salute tutelata, l’ambiente salva-guardato.

In un paese dove le cosiddette “riforme “ vanno ulteriormente a peggiorare le condizioni di vita delle persone, questo lo potremmo defi-nire un passo verso una società più giusta, verso il progresso.

Un lavoro sicuro di Andrea Marchetti

Resp.le Salute e Sicurezza CGIL-RA

Page 6: Il Rosso di Russi anno 14  numero 3

Il RossO di Russi 6

S cuola e famiglia sono le agenzie formative più

importanti per l‟educazione e lo sviluppo della personalità di bam-bini ed adolescenti. Per rendere efficace la loro azione sono neces-sarie politiche scolastiche e sociali che prevedano impiego di signifi-cative risorse e progettualità.

Il rilancio della scuola pubblica e la qualificazione delle scuole private si attua rendendo le strutture scolastiche sicure e adeguate alle nuove esigenze didattiche, rilanciando la gestione sociale attraverso un potenzia-mento dei compiti e dei poteri degli organi collegiali e attuando un serio piano di aggiornamento del corpo docente.

Ogni giorno si apprende dai mass-media di vessazioni fisiche e psicologiche, tirate d‟orecchi, scappellotti, perpetrate da docenti, non in grado di svolgere il proprio lavoro, nei confronti di bimbi e adolescenti fragili ed indifesi.

Siamo arrivati al punto che una maestra di scuola materna parita-ria della Provincia di Ravenna ha messo del sapone in bocca ad un bimbo per “lavare le bestemmie”.

Questi fatti pongono a genito-ri,dirigenti scolastici, amministra-tori, consiglieri comunali la neces-sità di individuare adeguati stru-menti di controllo.

A Russi la qualità dei servizi educativi, scolastici ed extrascola-stici, rivolti all‟infanzia, tenuto conto della riduzione dei trasferi-menti dello Stato agli Enti locali si mantiene a standard accettabili.

Tuttavia sono necessari e non più rinviabili interventi di edilizia a scolastica quali l‟ampliamento della scuola materna statale di Godo e l‟attivazione di succursali della stessa a Russi e a San Pan-

crazio.

Per quanto riguarda le rette dei servizi (mensa, rette asilo nido) è tempo che l‟Amministrazione proponga rette differenziate in base al reddito delle famiglie e secondo il principio “chi più ha più dà”.

Questo principio e con gli stessi parametri attuativi deve essere “preteso” e sottoscritto nel rinnovo delle convenzioni con le scuole private. Così come deve essere sottoscritto l‟impegno reciproco di attivare corsi di formazione e aggiornamento aperti sia agli educatori del pubblico che del privato convenzionato.

Per quanto riguarda la scuola media è tempo di mettere a bilan-cio le risorse per la costruzione della palestra.

A breve sarà in discussione il rinnovo della convenzione del Comune di Russi con le scuole paritarie cattoliche (FISM). Ma a quanto ammontano i finanziamenti? Per il 2014, l’attuale convenzione prevede che il Comune finanzi le tre scuole della FISM per un totale di 200.000 euro, erano 170.000 nel 2011, primo anno della convenzione. I finanziamenti sono così distribuiti: 140.000 a sostegno delle scuole dell’infanzia paritarie; 48.000 a sostegno delle sezioni primavera e 12.000 quale sostegno aggiuntivo all’Asilo Giardino L.C. Farini di Russi. A questi si aggiungeranno altrettanti contributi statali (nel 2010 i contributi statali alle scuole private di Russi ammontavano a circa 170.000 euro). Nel Comune di Russi per l’anno 2010/2011, a fronte di 309 bambini iscritti nelle tre diverse scuole private cattoliche per l’infanzia ci sono stati 327.520 euro di finanziamento. (fonte UAAR Ravenna)

Scuole private: con i tuoi soldi

Quali risorse per la scuola di Gianluca Zannoni

I l 23 settembre scorso è stato votato il Documento Unico

di Programmazione (DUP), lo strumento in cui si articolano gli interventi che metterà in atto la Giunta nei prossimi tre anni.

Ovviamente in gran parte ricalca il programma con cui la lista di Retini si è presentata alle elezioni; meno ovvio che solo il Consigliere della lista “La sinistra per Russi – Bene comune” abbia votato contro mentre i Consiglieri dell‟altra lista di opposizione (LiberaRussi) si siano astenuti. Che si tratti di prove tecniche di “larghe intese”?

Come ha affermato il nostro consigliere Nicola Fabrizio, nel DUP non c‟è traccia della tanto sbandierata innovazione che ha caratterizzato la campagna eletto-rale del PD. Su diversi temi (politiche giovanili, politiche per gli anziani, sanità, scuola, gestione dei rifiuti, sviluppo del turismo) il documento si limita a descrivere la situazione di fatto, manca un‟analisi dei bisogni dei cittadini, delle criticità dei servizi ed è del tutto assente qualsiasi progetto di miglioramento della città.

Bene ha fatto il Sindaco, nella sua relazione al DUP, a esaltare

L’opposizione che c’è di Red

l‟operato dell‟attuale governo, con questo infatti condivide il dolce dir nulla della retorica renziana.

Page 7: Il Rosso di Russi anno 14  numero 3

Il Rosso di Russi 7

G li ultimi mesi, da un punto di vista internazionale, hanno

visto l‟attenzione concentrarsi su due punti caldi: l‟Ucraina e la Palestina.

Nel paese del l ‟ex-Unione Sovietica è in corso ormai da molti mesi un colpo di stato, supportato dalla Nato, che ha avuto come obiettivo quello di mettere al governo forze naziste ostili alla Russia, al fine di provocarla e attirarla in un conflitto aperto.

Un aiuto sostanziale a questa azione è venuto purtroppo anche dall‟Italia, e in particolare dal Vice Presidente del Parlamento Europeo Pittella (Partito Democratico) che è andato a Kiev a portare il sostegno del Pd e suo personale. L‟esito è noto: i ricchissimi oligarchi che prima controllavano il paese sono ancora al potere e migliaia di soldati ucraini sono stati inviati a uccidere altri ucraini di origine russa per obbedire alle mire geopolitiche degli Usa.

Le peggiori efferatezze sono state compiute dai battaglioni dei militanti nazisti (Svoboda e Settore Destro) armati e inviati a massacrare le popolazioni dell‟Est. Nel silenzio colpevole dell‟occidente, decine di persone sono state bruciate vive, torturate e stuprate ad

Odessa da queste belve. Se la guerra è stata finora evitata è stato solo grazie all‟azione intelligente della Russia. Una guerra che, è bene r i c o rd ar lo , r i s c h i e r ebb e d i coinvolgere tutta l‟Europa.

In Palestina abbiamo assistito all‟ennesimo atto di oppressione dello stato israeliano contro i palestinesi e in particolare contro Gaza, una ci ttà palestinese circondata e per questo assediata dall‟esercito israeliano.

In poche settimane di guerra oltre 2‟500 palestinesi sono morti, senza che si facesse distinzione tra donne, bambini o anziani. Israele ha mostrato il proprio volto più brutale, utilizzando tutta la potenza del proprio esercito (compresi aerei e bombardamenti) contro una popolazione ormai allo stremo e che poteva difendersi solamente con armi rudimentali o con le poche armi da fuoco contrabbandate. Israele aveva un obiettivo: Gaza.

In particolare voleva sottrarre questa città ad Hamas. Questo attacco rientra nella strategia di ridisegno del medio-oriente portata avanti dagli Usa e da Israele, con l‟obiettivo di rompere le resistenze ai voleri occidentali del polo formato da Iran, Siria, Ezbollah (in Libano) e Hamas (in Palestina).

Ma dietro questo attacco c‟è forse anche un filo che lega la Palestina all‟Ucraina: nel mare di fronte a Gaza sono state trovate riserve di gas, che potrebbero essere sfruttate e convogliate in Europa per sostituire il gas russo. Se si vuole cominciare una guerra, il primo passo è tagliare i legami economici con il nemico.

I Comunisti hanno fatto sentire in questi mesi il proprio sostegno a questi due paesi in lotta e alle popolazioni che hanno subito l‟attacco dell‟imperialismo.

Il nostro impegno contro l‟imperialismo e per la pace nel mondo continuerà nei prossimi mesi. Invitiamo tutti i lavoratori e gli studenti a unirsi a noi contro le minacce di guerra lanciate dai governi occidentali.

Il filo fra Palestina e Ucraina di Lorenzo Battisti

Ebola: Cuba risponde all’allarme

Tutti gli uomini sono fratelli e prima che la Patria c'è l'umanità. - Fidel Castro

Più di 4.000 morti in Africa occidentale, ma secondo gli esperti la cifra dovrebbe essere raddoppiata. Di fronte a questo tragico bilancio di vittime dell’Ebola l’Onu ha suonato l’allarme internazionale, chiedendo alle grandi potenze e alle ex colonie una mobilitazione straordinaria per contra­stare il morbo. Però i grandi attori internazionali sono restii a far seguire i fatti agli allarmi. E ancor di più a inviare personale medico in Africa.

Così il compito di guidare la forza medica internazionale nel fronte di combattimento dell’Ebola, tocca a una piccola isola, con poco più di 11 milioni di abitanti e un reddito pro­capite di circa 5000 euro: infatti Cuba ha inviato la set­ti­mana scorsa in Sierra Leone un contingente di 165 fra medici, infermieri, biologi e specialisti in assistenza sociale. E entro l’anno giungerà un secondo contingente formato da 294 operatori della salute.

Non solo, all’Avana si è riunito un vertice speciale dell’Alleanza bolivariana dei popoli della nostra America -Trattato di commercio dei popoli (Alba-Tcp) per coordinare la cooperazione regionale per affrontare l’epidemia dell’Ebola e porre in atto misure preventive.

Non è la prima volta che Cuba gioca un ruolo di primaria importanza nell’affrontare disastri internazionali: il suo con-tributo ai contingenti medici e sanitari impegnati in situazioni di crisi (epidemie, terremoti, ecc) non ha rivali: fino ad oggi circa 50.000 operatori sanitari cubani ben addestrati sono al lavoro in 66 Paesi.

Margaret Chan, direttore dell'Organizzazione Mondiale della Sanità, ha accolto con favore il gesto di Cuba: “E’ stata la più grande fornitura di medici, infermieri e specialisti, nonché di esperti ed epidemiologi controllo delle malattie infettive. Ciò di cui abbiamo bisogno sono più persone, di personale medico”. L’OMS ha esortato il resto del mondo, in particolare i paesi sviluppati, a seguire l'esempio di Cuba.

Page 8: Il Rosso di Russi anno 14  numero 3

Veniamo alle elezioni regionali. La lista “l'Altra Emilia Romagna”, già dalla denominazione, indica la necessità di cambiare la nostra regione e prende le distanze da chi ci ha governato fino ad oggi. Eppure l'Emilia Romagna ha sempre rappresentato un modello di buon governo, inclusivo, solidale, con servizi efficienti. Cos'è che non va?

L‟Emilia Romagna è stata capace per lungo tempo di attivare politiche di welfare mirate, di cui hanno usufruito i ceti meno abbienti, cui sono state offerte nuove opportunità di accesso ai diritti, che altrimenti sarebbero stati loro negati.

Da tempo tuttavia le cose sono cambiate a causa di un'idea di governo regionale inteso come espressione della somma degli interessi particolari, in cui quelli più forti hanno naturalmente più forza.

Il Tavolo Regionale dell'Imprenditoria, che raccoglie circa 375.000 aziende emiliano-romagnole, ha detto chiaramente che ogni scelta che la regione farà, dovrà essere subordinata alla sua ricaduta sul mondo dell'impresa, e pretende di essere parte attiva del processo di programmazione delle scelte e ripartizione dei finanziamenti all'interno della Regione.

E' l'esatto capovolgimento del rapporto tra il pubblico e il privato pensato dalla Costituzione.

Il Governo Renzi in questa Legge di Stabilità riduce di 4 miliardi i trasferimenti alle Regioni. Per tanti “Governatori” significa tagliare sanità, trasporto pubblico e servizi ai cittadini. In queste condizioni come sarà possibile costruire un'altra Emilia Romagna della democrazia, dell’equità e del benessere sociale?

La legge di stabilità colpisce ulteriormente l'autonomia finanziaria degli enti locali, che vedono ridursi pesantemente i trasferimenti dallo stato. A questo si aggiunga il taglio di 4 mld di gettito IRAP nelle casse regionali, per effetto della riduzione fiscale voluta dal governo Renzi , di 1,5 mld ai comuni e di 1 mld alle province. E' vergognoso che Bonaccini (il candidato del PD, n.d.r.) dichiari che bene ha fatto il governo a tagliare le regioni, affinché queste riducano le spese. Gli sprechi sono stati compiuti da singoli che dovranno assumersi la responsabilità civile e penale della mala politica di cui sono stati artefici, non dai cittadini, che hanno diritto alle prestazioni sanitarie, ai trasporti, ai servizi pubblici.

Che fare? Certamente cambiare le priorità, che per Bonaccini sono la Cisipadana, la Orte-Mestre, il passante nord, che drenano centinaia di milioni di denaro pubblico, le grandi opere contenute nello Sblocca Italia, le speculazioni urbanistiche, la grande mobilità privata che aggredisce l'ambiente.

Invertire l'ordine delle priorità significa aprire un grande processo di partecipazione dal basso sulla destinazione delle risorse, che per “L'Altra Emilia Romagna” non può che consistere in maggiore spesa

pubblica, per gli anziani, i precari, i disoccupati, per i lavoratori e i nuovi poveri sempre più numerosi. Non può che consistere nella ripublicizzazione del servizio idrico integrato, delle grandi multiutility, Iren ed Hera, per far riappropriare la collettività degli utili d'impresa, destinati ai loro azionisti, e garantiti dalle alte tariffe di luce, acqua, gas, rifiuti, pagate dai cittadini.

Uno studio recente ci dice che due ragazzi su dieci abbandona la scuola. La situazione è peggiore al Sud ma è un fenomeno che colpisce anche la nostra regione. Tu sei insegnate e immagino che il tema della scuola ti sia caro. Quale sarà il tuo impegno sul fronte dell'istruzione in Regione?

La scuola sta subendo attacchi senza precedenti: fondi di istituto tagliati del 100%, contratti bloccati, famiglie costrette a pagare le dotazioni alle scuole di materiale didattico ordinario.

La retorica renziana vuole farci credere che il problema sia rappresentato dagli insegnanti. Proprio per giustificare il blocco dei contratti, viene data in pasto all'opinione pubblica l'idea che solo ai docenti meritevoli sarà corrisposto un incentivo economico. Ai reprobi, che pure lavorano senza risorse, senza finanziamento ai progetti, ai corsi di aggiornamento, in classi tropo numerose e sempre più complesse sotto il profilo antropologico e sociale, nessun riconoscimento, nemmeno quello della rivalutazione dello stipendio sulla base delle mutate condizioni di vita.

Si apre sempre più nelle scuole pubblica la forbice che separa gli studenti provenienti da famiglie benestanti da quelli meno abbienti. Tale forbice divide i giovani su base classista, appena all'uscita della scuola media, e si approfondisce con la scelta della scuola superiore, dell'Università e della specializzazione successiva, dove il numero chiuso, l'esiguità degli assegni di studio, l'onerosità dei corsi di formazione all'estero, selezionano i privilegiati rispetto agli altri, confinando poi chi non studia nell'inferno dei senza lavoro.

Circolo 1° Maggio - Via Chiesuola n.19 Russi (RA)

sito: www.prcrussi.altervista.org - email: [email protected]

I diritti non sono una merce intervista a Cristina Quintavalla

La Sinistra

che vuole cambiare

… dalla prima