Il ritrovamento del Regio Sommergibile Ammiraglio Millo - Aggiornamento Febbraio 2011

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L’opera, composta da circa 100 pagine e ricca di materiale fotografico e documentale inedito, è edita da Format-BO – Bologna. Questo aggiornamento è la naturale continuazione dell’opera di ricerca delle storie dei marinai del sommergibile Ammiraglio Millo che ancora non erano state recuperate con la prima edizione del libro. Negli ultimi mesi, grazie soprattutto al nostro sito, siamo riusciti a metterci in contatto con i familiari di quei marinai, dispersi o sopravvissuti all’affondamento del Millo, le cui vicende, testimonianze e fotografie non erano state pubblicate nel libro, perchè non ancora disponibili.

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Il ritrovamentodel

Regio Sommergibile Ammiraglio Millo

Francesco e Nazareno Storani

(Aggiornamento - Febbraio 2011)

Ed. FORMAT.Bo

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© Francesco e Nazareno STORANI“Il ritrovamento del Regio Sommergibile Ammiraglio Millo”www.sommergibilemillo.it - [email protected]

Bologna, febbraio 2011

Ed. FORMAT.Bo

Stampa: EUROCOPY sas – Mura di Porta Galliera, 1\2 Bolognawww.eurocopypoint.it

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Sono moltissime le persone e gli Enti che, con il loro aiuto, hanno contribuito a questa non facile opera di ricostruzione storica. Sarebbe pressoché impossibile ricordarli tutti.

Desideriamo però fare un ringraziamento particolare a: - Archivio Ufficio Storico Marina Militare - U.S.M.M. (Roma)- Sede ANMI di Bologna - Sede ANMI di Cervia (RA)- Presidente ANMI di Marina di Ravenna, Amm. Italo Caricato- Presidente ANMI di La Spezia, C. Amm. Cosimo Chionna- Presidente ANMI di San Pancrazio Salentino, Prof. Cosimo Damiano Errico- Componenti del Thalassoma Diving Team di Soverato- Giornalista, Mario Cobellini- Presidente HDS Ravenna, Faustolo Rambelli- Museo della Cantieristica di Monfalcone (GO)- Giornalista de “Il Domani di Calabria” di Catanzaro, Olga Iembo- Direttore rivista Sub, Luca Laudati- Giacomo Francesco Colella- Consorzio Culturale del Monfalconese - Centro Culturale “G. Millo” di Muggia (TS)- Biblioteca comunale di Castel San Pietro Terme (BO) e Mediateca di San Lazzaro di Savena (BO)- Scuole Medie di Monterenzio (BO)

Le Amministrazioni Comunali, i Sindaci e i funzionari dell’Ufficio Anagrafe di:- Ancona - Angri (SA) - Ascea (SA) - Auletta (SA) - Barano d’Ischia (NA) - Bergamo - Botrugno (LE) - Catania - Chioggia (VE) - Firenze - Genova - La Spezia - Malnate (VA) - Martignacco (UD) - Messina - Mola di Bari (BA) - Molfetta (BA) - Montelibretti (Roma) - Monticelli d’Ongina (PC) - Narzole (CN) - Nerviano (MI) - Padova - Palermo - Piacenza - Pitelli (SP) - Porto San Giorgio (AP) - Rovereto (TN) - San Donà del Piave (VE) - Sant’Antimo (NA) - San Pancrazio Salentino (BR) - Settimo Torinese (TO) - Soverato (CZ) - Torino - Venezia - Vescovado (CR) - Vico Forte (CN) Grazie, per i loro contributi, a: Filippo Cucinotta, Paolo Palladino, Umberto Vegna e Tiziana Siciliano.Infine, un affettuoso grazie a tutti i parenti dei marinai del Millo e, per le loro testimonianze, ai vecchi marinai superstiti Cosimo De Russis e Ottorino Franchi e allo scomparso Amm. Mario Ingravalle, grazie al quale questa ricerca ha avuto inizio.

Gli Autori

RINGRAZIAMENTI

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CAELVM NON ANIMVM MVTANTQVI TRANS MARE CVRRVNT

(Orazio)

Coloro che solcano i mari su navie trafficano sulle grandi acque

costoro vedono le opere del Signoreed i suoi miracoli negli abissi.

(Salmo 106)

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Questo aggiornamento è la naturale continuazione dell’opera di ricerca delle storie dei marinai del som-mergibile Ammiraglio Millo che ancora non erano state recuperate con la prima edizione del libro, pubblica-ta nel mese di luglio del 2009.

Negli ultimi mesi, grazie soprattutto al nostro sito www.sommergibilemillo.it, siamo riusciti a metterci in contatto con i familiari di quei marinai, dispersi o sopravvissuti all’affondamento del Millo, le cui vicende, testimonianze e fotografie non erano state pubblicate nel libro, perchè non ancora disponibili.

Il sito web, per le sue caratteristiche di dinamicità, rappresenta un punto d’incontro virtuale per uno scam-bio di informazioni e per una divulgazione continua degli eventi che, nel corso dell’anno, ruotano attorno alla tragica vicenda del Millo.

Ne sono un esempio le varie presentazioni del libro che sono state tenute negli ultimi due anni in diverse parti d’Italia, articoli e filmati che raccontano le diverse iniziative per ricordare la storia del Millo e, soprat-tutto, la commemorazione filmata del 14 marzo 1942, alla quale i visitatori del sito hanno risposto con grande commozione attraverso i commenti che hanno lasciato.

Come il sito web, anche questo aggiornamento vuole confermare il legame che si è creato con i familiari dei sommergibilisti del Millo, una sorta di famiglia allargata che ha a cuore la storia del Millo e dei suoi marinai, in una comune volontà di recuperarne le memorie, per non dimenticare una parte della storia del nostro Paese.

É un tentativo, il nostro, di dare una voce e un volto a tutti questi uomini che tornano dal passato. Perchè, se le immagini aiutano a fermare il tempo, le voci sono un modo per prolungare nel tempo la memoria di chi ci ha lasciato, per ritrovarne le storie e continuare a ricordarle.

Abbiamo sempre considerato il nostro libro come un’opera “aperta”, in divenire, proprio perché si parla di storie di uomini e, come a volte accade, le storie contengono altre storie, dal passato emergono altri nomi, altri volti, in un affascinante riallacciarsi di fili che parevano perduti.

E così, la storia del Millo continua.

Bologna, febbraio 2011Gli autori

INTRODUZIONE

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Mio nonno dorme negli abissi

Quando il Millo scese negli abissiil mare doveva essere di una bellezza

irripetibile.Il padre di mio padre

era là,con altri uomini sotto nuvole indifferenti e lontanissime,

chiuso nella pancia metallica del grandesommergibile.

L’Africa, con le sue strane nostalgie

se l’erano lasciata dietro la scia invisibile,perduta nei loro sogni di marinai.

Poi venne loro incontrola Patria,

annunciata da profumate brezzelaggiù Taranto, la vita, il sole finalmente casa!

Ma l’artiglio della guerraattraversò meschino il mare nero

con un boato cupo,malvagio

si abbatté con furia sull’Ammiraglio Millo.Fu nel pianto dei pesci dello Ionio,

fu nel canto delle sirene,l’estremo saluto dei marinai.

Quel pomeriggiola primavera arrivava con i suoi dolci tepori.Nel mare tornò il calmo flusso delle correnti.

Mio nonno dorme negli abissi.

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Il Regio Sommergibile Ammiraglio Millo:le testimonianze, il sito web, le presentazioni del libro, le immersioni

Francesco e Nazareno Storani

in ricordo dei marinai del Regio Sommergibile Ammiraglio Milloe di tutti coloro che riposano nel mare

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1Il ritrovamento del Regio Sommergibile Ammiraglio Millo

VERITÀ DELLA STORIA E VERITÀ DELLA MEMORIA (di Filippo Cucinotta)

Se il poeta Giuseppe Ungaretti, in una notte stel-lata, sprofondato nel fango di una trincea, avesse esclamato, in un impeto di autentica intuizione lirica: M’illumino d’immenso, nessuno l’avrebbe potuto né confermare né smentire. Ma se avesse affermato di avere avuto questa ispirazione mentre si trovava in una trincea francese o tedesca o russa, allora chiun-que avrebbe potuto smascherarlo, perché il poeta mai fu su un altro fronte che non fosse quello italia-no. Smentire un poeta quando fa poesia è un delitto, smentirlo quando pretende di far storia, è un dovere. Ciò perché, mentre la poesia si fa col sentimento, la storia la si fa con i documenti, anche se questi ultimi da soli non bastano, perché di ognuno bisogna sem-pre provare (paradossalmente con altri documenti) la loro autenticità, integrità e verità. Operazioni che ben conoscono coloro che frequentano gli archivi e consultano, confrontano, interpretano e contestualiz-zano i singoli documenti come pazienti tessere di un mosaico sempre da rifare.

Questa premessa è opportuna quando si intende ol-trepassare la labile soglia che distingue la verità della memoria da quella della storia.

Relativamente alla vicenda storica della breve at-tività operativa e del drammatico affondamento del sommergibile Millo, i documenti ufficiali sono cu-stoditi presso l’Ufficio storico della Marina Milita-re. Tra questi documenti il primo grado di autorità, autenticità e integrità è occupato dalle relazioni che i singoli comandanti stilavano al termine di ogni mis-sione. Ogni fascicolo comprende anche il tracciato delle rotte dove sono segnati tutti i punti fondamen-tali della navigazione, i percorsi fatti in immersione e quelli in emersione con i relativi tempi. Alla fine

sono annotati diligentemente anche i consumi e le note relative al comportamento dell’unità, dei singo-li elementi strutturali e del personale. Sono descri-zioni dettagliate e confermate dagli allegati. Anche la più piccola anomalia vi è annotata. Naturalmente in questo archivio manca la relazione finale dell’ul-tima missione. Ma di questa missione abbiamo due tipi di ulteriori documenti importanti. Quelli stilati immediatamente dopo il siluramento, da parte degli organi direttamente coinvolti (personale del posto di avvistamento; personale del treno armato; l’interro-gatorio dell’unico sopravvissuto che scampò alla pri-gionia; la riproduzione fatta a matita della sagoma del sommergibile attaccante; l’indicazione del nume-ro di matricola e relativa descrizione tecnica di uno dei quattro siluri inglesi lanciati che si era arenato sulla spiaggia; ...). Si tratta di documenti che hanno lo stesso valore storico di autenticità e integrità delle precedenti relazioni a fine missione a firma dei sin-goli comandanti. Seguono in ordine immediatamente inferiore la relazione finale della Commissione Spe-ciale d’Inchiesta, istituita nell’immediato dopoguer-ra, sulla vicenda del siluramento al fine, non solo di ricostruire i fatti, ma anche di verificare l’esistenza o meno di responsabilità da attribuire al comando dell’unità o ad altri organi coinvolti nel sinistro (veri-fica circa l’osservanza delle norme di messa in sicu-rezza dell’unità durante la navigazione in emersione; tempi di risposta del punto di avvistamento; controlli effettuati sulla rotta di sicurezza; ...). Questa Com-missione, per svolgere in modo approfondito il suo lavoro, aveva proceduto all’interrogatorio dei super-stiti rientrati in Italia subito dopo la fine del conflit-to. Di questi interrogatori esistono i verbali stilati in

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modo chiaro e netto, col sistema della domanda precisa e della risposta esatta, entrambe fedelmente trascritte. Ogni verbale d’interrogatorio è firmato dall’interessa-to. Tra tutta la documentazione, quest’ultima ha certa-mente un grado di verità inferiore alla precedente, in quanto si tratta della ricostruzione di fatti, certamen-te drammatici e quindi per questo fissati ancor di più nella memoria, ma che hanno subito due processi che oggettivamente ne hanno compromesso l’integrità del ricordo: il lasso di tempo trascorso e il fatto che duran-te la prigionia è avvenuto un inevitabile duplice pro-cesso di “contaminazione”: l’immediato confronto con gli altri sopravvissuti, e quindi con i loro racconti, e l’inevitabile scambio di esperienze con altri sopravvis-suti da siluramenti e naufragi vari durante gli anni della prigionia che ha ingenerato quasi la nascita nei singoli di un “io” corale quale somma di tanti piccoli episodi “con-fusi” in un’unica narrazione. All’ultimo posto di questa ideale classificazione troviamo la memoria del singolo protagonista quando racconta, a grande distan-za di tempo, i fatti. In questi casi non sono rari processi di alterazione in parte addebitabili all’azione del tempo sulle facoltà mnemoniche del soggetto in quanto tale, e in parte attribuibili alle finalità immediate del suo rac-contare/raccontarsi. Sull’invecchiamento della memo-ria con i danni che esso causa, esiste una notevole let-teratura scientifica che non fa altro che confermare ciò che purtroppo ognuno di noi sperimenta o su se stesso o dalla convivenza con persone anziane. Mentre invece più delicata e intricata è la questione della deformazio-ne o meglio dell’adeguamento dei ricordi in funzione di chi ascolta. Una cosa è raccontare in un contesto di ricostruzione storica scientificamente verificabile (una relazione in un convegno; un colloquio durante un ra-duno di reduci; un articolo per una rivista storica, ...) altra cosa è quando si narra a persone care, magari mol-to più piccole e che quindi non possono avere alcuna

conoscenza diretta di fatti per i quali non è possibile un immediato confronto con la storiografia ufficiale. Avviene quindi che sia per colui che racconta come an-che per coloro che ascoltano la verità della memoria narrante coincide con quella della storia documentata. La presente pubblicazione e le sue successive integra-zioni, provenendo in gran parte dalla memoria diret-tamente narrante (il racconto dei sopravvissuti) o da quella indirettamente tramandata (i figli, i nipoti, ...) richiede una grande attenzione per quanto riguarda ciò che vi è scritto. E’ vero che è stato detto o che è stato fedelmente trascritto ciò che è stato ascoltato, ma ciò non vuol dire sempre e comunque si tratti di fatti stori-camente sostenibili. Non è questione di verità o di men-zogna. Tra questi due poli esiste una gamma infinita di sfumature che costituiscono autentici rompicapi per lo storico. Ma su alcuni punti lo storico può e deve pro-nunziare il suo giudizio.

Relativamente alla ricostruzione delle vicende lega-te all’attività operativa e all’affondamento del regio Sommergibile Enrico Millo fatte in forza dei ricordi (immediatamente dai sopravvissuti o mediatamente dai parenti), possono essere formulati i seguenti giudizi. Esistono avvenimenti che certamente non sono av-venuti, almeno a bordo del sommergibile Millo (per esempio, l’attacco di tre aerei inglesi); esistono avve-nimenti che non sono avvenuti secondo quelle dina-miche narrate; esistono avvenimenti che non potevano avvenire (durata di imbarchi superiori al tempo stes-so di operatività del sommergibile in questione; rotte che non furono mai seguite perché esulavano dal piano operativo assegnato; attracchi effettuati; reali tempi di navigazione; ...).

Queste considerazioni, se da un lato gettano un’om-bra sull’autenticità delle testimonianze per quanto ri-guarda i fatti storici, dall’altro lato fanno però percepire la viva e vivida sensibilità di uomini che hanno real-

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mente vissuto esperienze drammatiche che ne segna-rono l’esistenza. Se lo storico può rimanere perplesso davanti alla ricostruzione di un episodio, non può però non commuoversi di fronte al disperato annaspare di un naufrago o al doloroso peregrinare di una madre, di una moglie, di un figlio, alla ricerca di una qualunque notizia capace di dare speranza. Di questi drammi per-sonali, pudicamente celati in troppi cuori e per troppo tempo, questo libro ne è pieno e ciò vale molto di più di una imprecisione tecnica o esagerazione narrata per suscitare stupore, affetto e ammirazione magari in un nipote accoccolato ai piedi del suo nonno eroe che gli parla di rapide immersioni, fulminei attacchi, eroici si-luramenti effettuati o drammatici affondamenti subiti.

Come esiste una storia fatta di documenti così esi-ste anche una storia fatta di sentimenti. Questo libro appartiene un po’ meno alla prima e un po’ di più alla seconda, che forse però è l’unica che meriti di essere tramandata.

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I MARINAI DEL MILLO: RICORDI, RACCONTI, TESTIMONIANZE

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Capo Elettricista 3a classe Arturo Sant, 1909Il figlio Piero e i nipoti Valentina e Jacopo di San Mauro Torinese (TO):

Arturo Sant era Capo Elettricista 3a Classe a bor-do del Millo. Si salvò, quel 14 Marzo 1942 e, come gli altri suoi compagni, dovette rassegnarsi ai lunghi anni di prigionia.

Nonostante i nostri tentativi, non siamo mai riusciti a ritrovare i suoi familiari o qualcuno che lo avesse conosciuto, per farci raccontare quale fu la sua storia.

Finché un giorno, dal solito web, spunta una e-mail che ci parla di lui:

Mio nonno era uno dei quattordici sopravvissuti del Millo, Ar-turo Sant (deceduto poi nel 1973 a Viareggio).Non l’ho mai conosciuto, ma ho solo sentito i racconti indiretti di mio padre e di mia nonna.Spero di trovare materiale sul Millo, fotografie dei sopravvissu-ti prigionieri a Malta e potervi inviare qualcosa!I racconti della vicenda e del destino dei miei nonni mi com-muovono sempre.A presto, Valentina

Valentina Sant è la nipote di Arturo. Ci siamo mes-si subito in contatto con lei e con suo padre, Piero, figlio del marinaio del Millo. La nostra curiosità di saperne di più sulla vita di Arturo Sant era grande e con questi suoi familiari si è stabilito fin da subito un rapporto di grande cordialità.

In un messaggio successivo, Valentina ricorda la figura del nonno:

In effetti, contattarci sarebbe stato davvero impossibile. Mio nonno nacque a Verona da genitori friulani, ma da subito si trasferì con la famiglia a Firenze.Da lì, dopo essersi sposato con mia nonna, andò a Monfalco-ne per i sommergibili e quando tornò a casa dalla prigionia, si stabilì a Viareggio, dove mia nonna si era trasferita durante la guerra.Lì è nato mio padre nel 1946 e lì è morto mio nonno nel 1973.Mia nonna, poi, è mancata tre anni fa esatti e nella casa di Viareggio ormai non c’è più nessuno.Mio padre si è trasferito a Torino nel 1970 per sposarsi con mia mamma che è di qui e dove abitiamo tuttora.Anche il resto della famiglia Sant è praticamente un ramo mor-to: le sorelle di mio nonno non ci son più ormai da decenni, mio padre è figlio unico, per cui in effetti era impossibile trovarci, partendo da Verona, passando per Firenze, Monfalcone e Via-reggio, per arrivare infine a Torino.

Arturo Sant

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Recentemente, nel gennaio del 2010, Piero Sant è venuto a trovarci, portandosi dietro tutti i ricordi e i documenti riguardanti suo padre. Quale migliore oc-casione per recuperare la storia di quest’uomo, farsi raccontare gli aneddoti della sua vita, leggere le lette-re che scriveva alla moglie dalla prigionia, sbirciare tra le foto ingiallite di un giovane marinaio in divisa!

Ho ritrovato le lettere che Arturo scriveva dalla prigionia, e al-cuni telegrammi inviati a mia madre con notizie inizialmente drammatiche e poi incoraggianti. Ne farò scansione assieme a qualche lettera per la seconda edi-zione.

Nell’ottobre del 2010 Piero Sant ci fa pervenire questa breve biografia del padre, assieme ad alcune foto qui pubblicate:

Arturo era nato a Verona il 5 novembre del 1909. Frequentò le scuole tecniche come elettricista e come premio per i risulta-ti conseguiti partecipò alla spedizione di Nobile nel 1928 alle isole Svalbard (era imbarcato sulla nave appoggio Città di Mi-lano), vivendo con i suoi compagni i momenti drammatici del naufragio del dirigibile Italia. Proseguì la carriera militare fino al grado di maresciallo elettri-cista, imbarcato su varie navi, per finire poi nei sommergibili fino all’affondamento. Si era sposato con Vivetta nel 1937 a Firenze, dove risiedevano le famiglie abitando nello stesso grosso condominio delle ferro-vie: entrambi erano figli di ferrovieri. Da prigioniero si è fatto l’Egitto, poi il Sud Africa a Zonder-water e infine l’India. Mia madre, nel frattempo, era sfollata da Viareggio vicino a Lucca (si temeva lo sbarco alleato) e si è vista tedeschi e americani spararsi a vista. Rientrò a casa alla fine del 1945 e venne congedato con una modesta pensione.Io nacqui nell’ottobre del 1946. Con la moglie Vivetta si ritro-varono ad affrontare un futuro pieno di incognite con un figlio in arrivo. L’unica soluzione era quella di aprire un negozio e vennero consigliati di mettersi nel settore della merceria: lui a

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colorare i bottoni, mia madre a fare i cartamodelli, con cui in 40 anni ha fornito tutte le sarte di Viareggio, fino a diventare un “mito”. Una vita di lavoro passata sempre insieme.Del suo affondamento e della prigionia non ha mai parlato vo-lentieri. Mi sembra di ricordare che deve la sua sopravvivenza al fatto che il suo collega ai motori elettrici, quel giorno, gli chiese di fare anche il suo turno in quanto voleva avere più tem-po per la successiva licenza a Taranto.Questo permise ad Arturo di andare in coperta ed essere pronto a buttarsi in mare dopo i colpi dei siluri. Parlava un poco più volentieri della prigionia in Sud Africa: stavano così bene che davano del cibo ai neri “liberi” fuori dal campo. Mi ricordo che una volta sola si soffermò sull’affondamento e scoppiò a piangere, pensando ai suoi compagni morti. Nel 1973 un tumore ai polmoni lo ha stroncato. Ho avuto la fortuna di assisterlo nel momento in cui è mancato con tutti i conforti religiosi, e di chiudergli gli occhi. Vivetta è morta nel 2007 a 90 anni, sempre nel ricordo del suo Tuni, come amava chiamarlo.

Un episodio della vita di Arturo Sant è rimasto particolarmente impresso nella memoria del figlio e, proprio l’affondamento del Millo, lo ha fatto riemer-gere dagli abissi del tempo.

Un giorno, quando Arturo era ragazzo e viveva a Firenze, mentre giocava con i suoi amichetti, preci-

pitò nella tromba delle scale del grande palazzo chia-mato Il Casone, in cui viveva con la sua famiglia. Miracolosamente si salvò, senza gravi conseguenze, nonostante fosse caduto dal quarto piano! Pare che quel giorno si celebrasse la festa della Madonna del-la Santissima Annunziata così, come è facile imma-ginare, il salvataggio miracoloso fu presto attribuito all’intercessione della Madonna.

Chissà se la Madonna ha voluto salvarlo anche quel 14 Marzo 1942, mentre il Millo colava a picco! Quando gli inglesi lo tirarono a bordo dell’Ultimatum, uno dei marinai, forse un cappellano o qualcuno che parlava con i naufraghi per dare loro conforto, ap-pena sentito che era di Firenze, mostrò a Sant una medaglietta votiva con l’immagine della Santissima Annunziata, che portava al collo. Allora Arturo rac-contò la vecchia storia del miracolo, che colpì molto i suoi “nemici”.

L’ennesima conferma della presenza di elementi trascendenti e di devozione che non mancano nelle storie di mare e dei marinai di ogni parte del mondo.

con la moglie Vivetta

gruppo di sottuficiali a Taranto nel 1936 (Sant il terzo da sinistra)

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Del tempo in cui era prigioniero a Zonderwater, Arturo Sant si ricordava della marmellata Letona. I prigionieri italiani davano una parte del contenuto dei grandi contenitori di latta agli uomini “liberi”, i neri che stavano al di là del reticolato e che soffriva-no la fame. Un’altra cosa che raccontava del tempo della prigionia in Sudafrica è che si era messo a fare l’insegnante, accettando in quel modo di collaborare con i britannici. Alcuni prigionieri, evidentemente rimasti fedeli al regime fascista, lo avevano minac-ciato per questo, promettendo di fargliela pagare, una volta rientrati in Italia. Ma poi la storia, come si è visto, è andata in ben altra direzione.

Le condizioni di vita peggiorarono notevolmente quando, nel 1945, Sant fu trasferito in un campo per prigionieri di guerra a Bombay, in India, dove tra-scorse l’ultima periodo della sua prigionia.

Sono numerose le lettere che Arturo Sant spediva a casa dalla prigionia, custodite gelosamente dalla moglie Vivetta per oltre settant’anni. Evidentemente non contengono informazioni rilevanti dal punto di vista della ricerca storica, ma sono pur sempre docu-menti ricchi di umanità, di paura, speranza, illusione; sono la voce di un tempo che non c’è più, ma che è stato e che rivive ancora in quelle righe ingiallite.

Sant raccontava al figlio che a quel tempo, a Pola, viveva un’indovina che leggeva le carte. Molti mari-nai imbarcati, prima di partire in missione, andavano da lei per farsi predire il futuro poiché, come sap-piamo da altri racconti, quello della Marina era un ambiente dove la scaramanzia e le premonizioni era-no molto diffusi. E l’indovina a molti diceva, senza giri di parole: tu non torni. Così si creò tra i marinai un tale clima di paura e di pessimismo che la don-na, in qualche modo, fu fatta sparire. Anche Vivetta si era fatta predire il futuro e la maga le aveva detto che si sarebbero trasferiti in una città che iniziava per V (Viareggio, che all’epoca non fu presa lontanamente in considerazione) e che avrebbero avuto un solo figlio maschio, cose che effettivamente sono poi accadute.

da notare il timbro della censura tedesca con l’aquila nazistadell’Oberkommand der Wehrmacht (datato 20/4/1944)

ZONDERWATERNel corso della Seconda Guerra Mondiale il Sudafrica, schierato con la Gran Bretagna, si rese disponibile a cu-stodire prigionieri di guerra. Per questo scopo nello Stato del Transvaal, a circa 50 chilometri ad est di Pretoria e 120 da Johannesburg, venne costruito il campo di prigionia di Zonderwater, che rappresentò il più grande campo di con-centramento per prigionieri di guerra della Seconda Guerra Mondiale. All’inizio del 1943 si contavano circa 70.000 pri-gionieri, che superarono le 100.000 unità alla fine del con-flitto. I prigionieri italiani furono destinati ai diversi blocchi previo interrogatorio, che portò alla separazione di coloro i quali si dichiararono ad oltranza fedeli al fascismo, da quelli che invece erano disponibili a collaborare. Il rimpatrio dei prigionieri italiani non iniziò con la fine del conflitto, ma si dovette attendere che si rendessero disponibili navi da tra-sporto. I rientri si conclusero nel Febbraio 1947; per alcuni dopo ben sei anni passati in prigionia.

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Nella primavera del 1944 la famiglia Sant, da Via-reggio, era stata sfollata in un piccolo paese nei pres-si di Lucca. Così le lettere che Arturo inviava a casa dalla prigionia venivano smistate dall’ufficio postale di Viareggio verso il nuovo indirizzo, apportando la correzione sulla lettera.

Le notizie sulla sorte di Arturo Sant, dopo la perdi-ta del Millo, si susseguono con la concisione dei tele-grammi scambiati tra i familiari. Dalla prima, ango-sciosa notizia che Arturo è disperso, dove si intuisce la quasi certezza della sua morte, a quella pervenuta dal Vaticano, tramite fonti diplomatiche, che egli si trova in prigionia, quindi vivo.

31/3/1942: il padre di Arturo Sant, Pietro, invia un telegramma a Vivetta, informando della dispersione: Avuto comunicato Ar-turo disperso profondo dolore.

15/5/1942: Vaticano comunicaci Arturo prigioniero Egitto. Sant.

Maggio 1942: Arturo prigioniero comunicatomi dall’Ammira-gliato. Riccardo Sant.

il commento scritto da Sant sul retro della fotografia in alto:“In barba alla Home Fleet. Ecco la risposta alla perfida Albione”

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Nel 1928, premiato per i suoi studi, Sant partecipò con altri giovani come marinaio alla spedizione di Nobile al Polo Nord, imbarcato sulla nave appoggio Città di Milano. Con una macchina a soffietto Kodak scattò numerose fotografie durante la navigazione, restituendoci, a distanza di più di ottant’anni, sugge-stive immagini dell’Europa di quel tempo.

Anche in questo caso, il ritrovamento del relitto del Millo ha avuto l’effetto di recuperare dal passato una storia che aveva riposato in fondo a un cassetto per un’eternità.

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Sottocapo segnalatore Orlando Notari, 1916La figlia Paola di Roma e la nipote Tiziana Siciliano:

Orlando Notari era imbarcato sul Millo con i gradi di Sottocapo Segnalatore.

Uno dei sopravvissuti all’affondamento. Lo abbiamo tanto cercato. Invano. Speravamo di

poterlo trovare ancora in vita, come Ottorino Franchi, Mario Ingravalle e Cosimo De Russis. Speravamo di sentire il racconto diretto della sua esperienza di guerra, il ricordo del Millo e dei compagni perduti. Ma il tempo trascorso dal tragico evento era davvero tanto e le speranze di trovarlo o di contattare almeno i suoi familiari si riducevano ogni giorno di più.

Anche in questo caso, però, la rete ci ha dato una mano e dal nostro sito, il 7 aprile 2010, ci è pervenu-to un messaggio:

Buon giorno, è con profonda commozione che vi scrivo speran-do di avere qualche contatto con altri superstiti del sommergi-bile Millo e questo perchè il giorno di Pasqua ho avuto modo

di vedere su Youtube l’intervista ai signori Cosimo De Russis e Ottorino Franchi; io sono la figlia del Sig. Notari Orlando, da uno di loro nominato, vedetta del sommergibile Millo che, insieme ai suoi 14 compagni superstiti, si salvò da quella brutta avventura. Purtroppo mio papà è deceduto nel febbraio 2008 all’età di 92 anni per cause naturali ma i suoi racconti circa il suo vissuto in guerra sono ancora freschi nella mia memoria e sarei lieta di poter avere contatti con qualcuno per poter scam-biare foto, documenti, racconti.Spero tanto in un contatto. Grazie di cuore.

La nostra risposta, ovviamente, è stata quasi imme-diata. Tra le altre cose, abbiamo scritto alla signora Paola:

(…) E’ con grande dispiacere che leggo della recente scomparsa di suo padre, avvenuta appena due anni fa, proprio quando il no-stro lavoro di ricerca dei sopravvissuti del Millo e dei loro fami-liari era in pieno svolgimento. Abbiamo tanto cercato anche di rintracciare i familiari di suo padre, purtroppo non ce l’abbiamo fatta, altrimenti saremmo sicuramente venuti a Roma a cono-scerlo e a sentire la sua testimonianza. Peccato davvero! E pen-sare che eravamo convinti che, oltre a Cosimo e Ottorino, non ci fossero altri sopravvissuti del Millo ancora in vita (nel marzo del 2007 avevamo contattato telefonicamente l’Amm. Mario Ingravalle, ufficiale del Millo sopravvissuto all’affondamento, anche lui viveva a Roma e, pochi giorni prima dell’incontro già programmato, è venuto improvvisamente a mancare). (…)

Orlando Notari

Notari in basso a destra in divisa

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30 Il ritrovamento del Regio Sommergibile Ammiraglio Millo

Motorista di garanzia FIAT Ercole Ricci, 1911La nipote Mara Martinovich e il nipote Ercole Ricci:

A bordo dei sommergibili e delle navi da guerra di nuova costruzione potevano essere imbarcati moto-risti di garanzia FIAT, con il compito di controllare il funzionamento dei motori durante la navigazione ed effettuare l’assistenza tecnica in caso di guasti o malfunzionamenti.

Il Millo, nella sua breve vita operativa, non fu esen-te da guasti ai motori.

Nel dicembre 1941, durante una rapida immersio-ne, si verificò un’avaria che costrinse il Millo a pro-seguire la navigazione a velocità ridotta. In questa occasione, come si legge nella cronistoria a pag. 122 del libro, il capo servizio del Genio Navale, Capitano Ing. Umberto Andreoli, elogia il comportamento del montatore di garanzia della Fiat.

Purtroppo Ercole Ricci fu tra i dispersi dell’affon-damento del Millo, anche se il suo nome non figura nella lista dei marinai scomparsi.

Grazie alle testimonianze dei nipoti Mara Martinovich

e Ercole Ricci, che ci hanno contattato tramite il nostro sito, ci è stato possibile recuperare la memoria di questo civile militarizzato.

I civili militarizzati erano numerosi, dislocati nei diversi corpi delle forze armate e numerosi furono anche quelli che persero la vita.

Solo per citare un esempio, prima di Ercole Ricci, un altro motorista di garanzia FIAT perse la vita in seguito all’autoaffondamento del sommergibile Ammiraglio Caracciolo, avvenuto al ritorno della prima missione di guerra, il 10 dicembre 1941. Il Caracciolo, dopo avere trasportato carburante e mu-nizioni a Bardia, durante un tentativo di attacco a un convoglio britannico fu colpito e costretto all’auto-affondamento. Tra le vittime ci fu anche Guido Sellone, collega di Ercole Ricci, motorista alla Fiat Grandi Motori di Torino.

Sono Mara Martinovich la nipote di Ercole Ricci motorista di fiducia della Fiat imbarcato sul Millo.Mia madre, la sorella di Ercole, mi ha parlato di quanto mio nonno abbia cercato inutilmente per anni notizie sul figlio di-sperso nell’affondamento del Millo. Ho sentito che ci sono dei sopravissuti, posso mettermi in con-tatto con qualcuno? Provvederò appena mi sarà possibile a comperare il libro. Grazie infinite per la comprensione. Mara, 13 dicembre 2010

Ercole Ricci

il lasciapassare per accedere alla zona militare, del 1939 (proprietà Gianinetto, fornita da Trentoincina)

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31Il ritrovamento del Regio Sommergibile Ammiraglio Millo

Porto il nome di mio zio imbarcato sul sommegibile Millo comemotorista garanzia FIAT. Era il fratello di mio padre, Ricci Aldo e figlio di Ricci Giuseppe. Ercole Ricci, 19 dicembre 2010

Carissimo Francescola Sua mail mi ha fatto tanto tanto piacere.Non avete trovato nulla perchè la famiglia in realtà è di Pesaro e solo in una prima fase alcuni figli sono nati in Urbino. Purtrop-po non ho molte informazioni su zio Pippo (così veniva chiama-to in famiglia) perchè lui era il primo di 5 figli ed anche di prime nozze di mio nonno. Tutti i fratelli sono morti, ad esclusione di mia madre che ha ora 81 anni (è del 1929 ), quindi nata quando Ercole aveva già 18 anni. Purtroppo è affetta da Alzahimer. Cercherò nella mia casa natale se trovo qualche documento e chiederò a qualche cugino più grande di me se sa qualcosa. Fino alla settimana scorsa sapevo solo che lo zio era stato silurato nello Ionio e che era partito dal porto di Taranto. Sono arrivata al nome del sommergibile dove era imbarcato zio Ercole casualmente, domenica scorsa, perchè ho ritrovato una scatoletta di cuoio o osso (dove, peraltro, tengo le medaglie di guerra di mio padre ) che sapevo appartenere allo zio, sulla qua-le c’è la sagoma in metallo del sommergibile e, impercettibil-mente, ho letto a prua un nome che mi pareva Millo. Così, per curiosità, ho cercato su internet e vi ho trovato. E’ stata una grande emozione.Cercherò subito di trovare il vostro libro e mi terrò in contatto. In effetti speravo, scrivendovi, di sapere qualcosa su di lui da voi, e magari da qualcuno che lo poteva aver conosciuto.Potrei, se è ancora in vostro possesso, avere l’ultimo indirizzo di Torino? So che era fidanzato con una ragazza ebrea di Torino che è rimasta fino al dopoguerra in contatto con mio nonno.Grazie infinite per lo splendido lavoro che avete fatto.Mara, 19 dicembre 2010

Gentilissimo Signor Francesco,ho alcune foto di mio zio di cui porto il nome. Per ora le invio quelle in possesso di mia sorella, una formato tessera ed un’altra con la fidanzata (Dina è mia madre). Le altre cercherò di inviarvele al più presto.Della fidanzata sappiamo poche cose, era probabilmente di Torino ed ebrea. Un particolare mi fu raccontato dai miei genitori:

dopo la guerra e svariate ricerche per ritrovare lo zio, visto l’esi-to negativo, la ragazza andò da mio nonno, il padre di Ercole, per chiedere il permesso di potersi sposare con un altro uomo. Mio nonno le diede il permesso.Considero onorevoli sia il gesto della ragazza che quello del nonno.A presto Ercole Ricci

Possiamo solo immaginare l’angoscia che hanno vissuto i familiari di Ercole Ricci nell’attesa di rice-vere notizie sulla sorte del loro caro, dopo la perdi-ta del Millo. La stessa angoscia che hanno provato i padri, i fratelli, le mogli e le fidanzate dei marinai del Millo scomparsi. Poi la disperazione subentra all’angoscia e si cerca in ogni modo di sopravvivere al dolore. È quello che fa la fidanzata di Ercole Ricci, chiedendo il permesso di continuare la propria vita con un altro uomo.

Un gesto nobile, da parte di entrambi. Una storia d’altri tempi.

Ercole Ricci insieme alla fidanzata

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32 Il ritrovamento del Regio Sommergibile Ammiraglio Millo

Ercole Ricci, indicato dalle frecce, ai tempi del Millelire

Gentile Signor Francesco,purtroppo non posso rispondere con precisione alle domande della sua ultima mail, i miei genitori hanno parlato spesso di ricerche fatte per ritrovare lo zio nella speranza che avesse potuto raggiun-gere a nuoto la costa (era un ottimo nuotatore), per cui non so se, e come, sia stata fatta la comunicazione di dispersione al Ministero.

La data della foto di Ercole Ricci con la fidanzata è del 16-7-42, immagino che sia stata inviata a mia madre Dina (mio padre era arruolato nell’esercito) per poterla utilizzare per le ricerche, dato che il sommergibile è stato silurato il 14-3-42.Per quanto riguarda il servizio militare, so solo che Ercole Ricci è stato imbarcato sul sommergibile Domenico Millelire, che ha partecipato alla trasvolata atlantica di Italo Balbo come mezzo di supporto.A questo proposito le invio due foto relative al servizio militare.Ercole Ricci

Il Regio Sommergibile Domenico Millelire era un sommergibile di tipo oceanico, appartenente alla classe Balilla.

Tra il marzo e il settembre 1933 partecipò, come unità d’appoggio, alla trasvolata atlantica di Ita-lo Balbo, insieme al sommergibile gemello Balilla e alle cannoniere Biglieri e Matteucci. Operò come radiofaro, inviando informazioni meteorologiche agli aerei di Balbo. Una volta giunto a Chicago, il Millelire venne visitato da Italo Balbo, che rivolse un discorso all’equipaggio.

Anche il Millo, nei piani strategici della Regia Marina, avrebbe dovuto operare negli oceani.

Il suo destino, come sappiamo, fu purtroppo diver-so, e la sua vita operativa assai breve.

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33Il ritrovamento del Regio Sommergibile Ammiraglio Millo

Sottocapo Radiotelegrafista Giovanni Ferrandina, 1920 I nipoti Nunzio e Gianni Ferrandina:

Buona sera Sig. Storani, è con vero piacere che Le invio alcu-ne foto di mio zio, S.C.R.T. Ferrandina Giovanni, deceduto nel sommergibile Millo.Le siamo grati io, mio fratello Nunzio e tutta la nostra famiglia, per la pagina dedicata al nostro congiunto.I dati anagrafici sono questi: nacque ad Altamura, in provincia di Bari, il 3 Gennaio 1920, era il maggiore di quattro figli (mio padre Nicola era il penultimo).Giovanni fu superstite del cacciatorpediniere Pancaldo.La ringraziamo nuovamente e Le porgiamoCordiali saluti

L’affondamento del Millo non fu il primo per Giovanni Ferrandina.

Era imbarcato sul cacciatorpediniere Pancaldo quando, il 9 luglio 1940, l’unità venne affondata nel porto di Augusta dagli aerosiluranti Swordfish della portaerei Eagle, al ritorno dalla battaglia di Punta Stilo. I danni furono rilevanti e causarono anche la morte di trenta uomini.

La nave Pancaldo faceva parte della classe Navigatori, a cui appartenevano altre 11 unità, tra le quali la Nicoloso Da Recco. Su questa unità, che era la nave Comando Divisione, era imbarcato mio nonno Nazzareno che partecipò alla crociera at-lantica in appoggio alla prima trasvolata oceanica di Italo Balbo, a cavallo tra gli ultimi mesi del 1930 e i primi mesi del 1931.

La missione durò quasi quattro mesi e contribuì al successo della trasvolata, che ebbe termine a Rio de Janeiro, dove atterrarono i 12 idrovolanti Savoia-Marchetti S.55, ai quali i Navigatori dovevano dare appoggio.

Giovanni Ferrandina

la Scuola Radiotelegrafisti a S. Bartolomeo La Spezia, 1939

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34 Il ritrovamento del Regio Sommergibile Ammiraglio Millo

Marinaio comune Umberto Vaccaro, 1920I nipoti Umberto e Aiello Vaccaro di Ascea (SA):

Sono il nipote di primo grado del marinaio Umberto Vaccaro imbarcato sul sommergibile Ammiraglio Millo. Era il secondo di cinque fratelli: Francesco, Aiello, Rosa e Anellina. Sono con-tento di tutto il lavoro che è stato svolto. Un abbraccio a tutte le persone che hanno collaborato per il ritrovamento. Mi sono commosso. Mi farebbe piacere conoscere qualche superstite. Grazie e ancora grazie! Aiello Vaccaro

Gentile signor AnielloVaccaro,siamo felici di aver ritrovato parenti di Umberto Vaccaro, uno dei marinai del Millo. Abbiamo fatto ricerche al Comune di Ascea e abbiamo saputo che in paese c’è un parente, Antonio Vaccaro, con il quale però, non siamo riusciti a stabilire un con-tatto. Purtroppo la nostra ricerca finisce qui; ma può riprendere con Lei che forse ci potrà raccontare, con lettere o fotografie, la storia di questo marinaio.

Ricordi della vita militare di Umbero Vaccaro non ce ne sono più. Era un pescatore di un piccolo paese di mare del meridione. Marinaio di leva a diciannove anni. Tutte le volte che tornava a casa in licenza, in-dossava la divisa dei sommergibilisti. L’orgoglio di appartenere all’élite della Regia Marina.

Marinaio comune Domenico Saggiomo, 1920La nipote Giuseppina e i fratelli Nicodemo e Luigi di Marina di Camerota (SA):

Nato in una famiglia di contadini, era il quinto di nove fratelli. Nel 1940 venne imbarcato come marinaio sul Millo. Matricola N. 8277. Troppo forte il richia-mo dei sommergibili, troppo forte il fascino di quella divisa da marinaio che mostrava orgoglioso, al pae-se, quando tornava per le licenze.

Nel settembre del 1947, quando ormai da tempo era stato dichiarato disperso, gli venne conferita la Croce al merito di guerra.

Il suo è un ricordo che non si spegne: una delle stra-de vicino al mare del suo paese natale è stata dedicata alla sua memoria: via Domenico Saggiomo.

Umberto VaccaroDomenico Saggiomo

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35Il ritrovamento del Regio Sommergibile Ammiraglio Millo

Motorista Navale Duilio Borri, 1920

L’unica traccia di Duilio Borri, per ora, è un ex voto custodito nel Santuario della Madonna della Marcellia-na, a Monfalcone. In un articolo di Armando Depetris, pubblicato nel 1984 sulla rivista Il Territorio, edita dal del Consorzio Culturale del Monfalconese, si legge:

Nel santuario della Madonna della Marcelliana abbiamo analizza-to quella di V. Fabbro, tipica realizzazione di un pittore di bottega. La Madonna appare serena tra le nubi mentre intercede per la sal-vezza del marinaio Duilio Borri che si tuffa nel mare tempestoso da un sommergibile colpito. La dedica dice: “A venerazione di colei che per grazia celeste lo trasse incolume da sicura morte”.

Quella dell’ex voto è l’unica immagine conosciuta che illustra l’affondamento del Millo. Da un primo sguardo, alcuni particolari appaiono interessanti: la sa-goma del Millo sembra molto precisa; il particolare di un siluro che colpisce a prua da destra; la costa vicina; il vento che viene da terra; il mare leggermente mosso. Unico dubbio, la data di esecuzione dell’opera: come aveva potuto ottenere tutti quei dettagli, l’artista, e da chi, visto che Borri è rientrato in Italia dopo la guerra?

Sergente Elettricista Annibale Lingua, 1915

Tra i superstiti vi è Lingua Annibale. L’ho conosciuto (è morto da qualche anno) e mi aveva detto che aveva subito due silura-menti su due sommergibli diversi. Marco

Dal verbale di Lingua sulla perdita del Millo (vedi libro, pag. 157):(...) io pure stavo per essere preso a bordo (dell’Ultimatum NdA) quando l’opera è stata interrotta. Ho cercato di avvici-narmi a nuoto alla costa, ma non mi è riuscito perchè il mare mi spingeva al largo. Dopo ho perso i sensi e mi sono riavuto all’infermeria di Monasterace. Mi è stato detto di essere stato portato a terra da un battellino a remi verso le 16,30.

V. Fabbro, Ex voto, olio su tela, 1942 riproduzione dell’ex-voto (disegno di N. Storani)

il salvataggio di Annibale Lingua (disegno di N. Storani)

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36 Il ritrovamento del Regio Sommergibile Ammiraglio Millo

APPUNTAMENTI COL DESTINO MANCATI O DIFFERITI (di Filippo Cucinotta)

Si sa che spesso le impellenti necessità belliche han-no comportato l’affrettata composizione di equipaggi prelevando personale da altri luoghi, mansioni e uf-fici in ragione delle loro qualifiche particolari e ciò ha comportato a volte la salvezza o l’incontro con la morte o solo un suo differirlo di poco. Ciò accadde an-che nel caso del Millo. In quell’ultima missione infatti destini diversi si incontrarono, a volte per casi fortuiti, a formare un equipaggio che nella maggior parte dei suoi componenti avrebbe condiviso la sorte del battel-lo che per l’ultima volta s’inabissava colpito a morte.

Quando alcuni mesi dopo la scomparsa del Millo la lenta burocrazia militare del Comando superiore del C.R.E.M. (Corpo Reale Equipaggi Marittimi) volle mettere ordine tra gli elenchi dell’ufficio Statistica, si accorse di alcune discrepanze tra il ruolo della Divi-sione Movimenti e quello di bordo del Millo. Secon-do la Divisione Movimenti nove uomini avrebbero dovuto risultare a bordo del Millo, mentre due, che invece effettivamente vi erano, non avrebbero do-vuto esservi. Sappiamo bene come essere a bordo o non esservi volle dire andare incontro a morte quasi certa, come lo fu per la stragrande maggioranza di quell’equipaggio, o salvarsi o, come vedremo, diffe-rire di poco l’appuntamento con la morte, sempre a bordo di un’altro sommergibile. Sappiamo bene an-che come sia inutile porsi l’altra domanda: con chi avrebbero dovuto scambiare i ruoli questi nove? e di chi presero il posto quei due? Dando un veloce sguardo alle qualifiche del personale che avrebbe do-vuto subentrare a quello del ruolo di bordo troviamo due marinai, due cannonieri, un sottocapo silurista, un elettricista, due fuochisti motoristi navali e un se-condo capo furiere.

Ma la storia non si fa né con i “se” e neppure con i “ma”. Rimane purtroppo da constatare però come tra questi nove che di fatto non s’imbarcarono sul Millo per l’ultima missione, quattro differirono di poco il loro incontro con la morte.

Il cannoniere Giuseppe Minniti (matr. 63896), che nel frattempo era divenuto sottocapo, scomparirà in-fatti il 28 novembre dello stesso anno alle ore 15.00 circa al largo di Bona insieme a tutto l’equipaggio del sommergibile Dessiè colpito da aerei e navi di pattuglia inglesi.

L’elettricista Salvatore Russo (matr. 70008), sarà uno dei 25 uomini del sommergibile Tricheco che scomparirà nelle acque al largo di Bourgie (Algeria) il 19 gennaio 1943, alle ore 15.30 circa a seguito della caccia antisommergibile delle corvette canadesi Ante-lope e Port Arthur che costringeranno l’unità italiana all’autoaffondamento per non essere catturata.

Il fuochista Remo Spreafico (matr. 973) scomparirà invece insieme a tutto l’equipaggio dell’eroico sommer-gibile Leonardo Da Vinci al comando della Medaglia d’Oro Capitano di Corvetta Gazzana Priaroggia, il 23 maggio 1943, al largo di Capo Finisterre colpito dal cac-ciatorpediniere Active e dalla fregata Ness inglesi.

Il secondo capo furiere Antonio D’Alba (matr. 10285) cadrà a bordo del sommergibile Amatore Sciesa il 6 novembre del 1942 durante un attacco ae-reo al quale l’unità venne sottoposta a Tobruk mentre era impegnata nello scarico di munizioni e materiale vario che aveva trasportato da Taranto. In quella cir-costanza morirono cinque ufficiali e 18 tra sottuffi-ciali, sottocapi e comuni. Il 12 novembre dello stesso anno lo scafo semiaffondato verrà fatto saltare prima della caduta della base.

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37Il ritrovamento del Regio Sommergibile Ammiraglio Millo

Il mio più grande desiderio

Quando giungerà la mia ora, quando la mia insigni-ficante fiammella si spegnerà, sono certo che l’ani-ma mia raggiungerà i cari indimenticabili compagni che hanno dato la loro vita per la Patria.

Ci ritroveremo tutti lassù e riformeremo l’equipag-gio dei nostro sommergibile, il nostro Comandante riprenderà la navigazione, così tragicamente inter-rotta, verso una grande meta, verso una fonte lumi-nosa, verso il Regno dei Cieli.

Qui ci accoglierà il Signore tra le sue braccia, giusto premio per chi ha tanto sofferto ed offerto gli anni più belli della propria giovinezza con dedizione ed amore.

Questo o Signore, è il mio ultimo desiderio!Grazie! il tuo umile marinaio

I due che invece non avrebbero dovuto essere a bor-do del Millo erano il cannoniere Francesco Santese (matr. 53434) e il capo elettricista di terza classe Ni-cola Loffredo (matr. 79882). Il caso di quest’ultimo è veramente triste. Si tratta di un sottufficiale che ave-va già una volta differito il suo tragico appuntamento con la morte. Infatti dalla Caserma sommergibili di Monfalcone era stato destinato al sommergibile Saint Bon, della stessa classe del Millo che verrà affonda-to il 5 gennaio 1942 al largo di Punta Milazzo dal sommergibile inglese Upholder, della stessa classe dell’Ultimatum.

Sono stati rintracciati i parenti di, anche se mancano al mo-mento notizie:Capo Elettricista 3a classe Nicola Loffredo, 1914Sottocapo Motorista Navale Bruno Piccolroaz, 1920

Non esistono più parenti dei dispersi:Sottocapo Silurista Renzo Agnoloni, 1919Capomeccanico 3a classe Paride Benini, 1910Silurista Vincenzo Buonanno, 1920Elettricista Giorgio Cellai, 1919Sottocapo Elettricista Giovanni Colloredo, 1922Sottocapo Motorista Navale Davide Del Mastro, 1921Cannoniere Arm. Desiderio Diana, 1920Capo Motorista Navale 2a classe Salvatore Leotta 1910Sottocapo Elettricista Luigi Rogora, 1920Sottocapo Giovanni Stile, 1919

Non abbiamo rintracciato i parenti di:Comandante Capitano Corv. Vincenzo D’Amato, 1908Tenente di Vascello Marcello Bertini, 1914Guardiamarina Orfeo Mazzoni, 1907Motorista Navale Duilio Borri, 1920Sottocapo Cannoniere P.S. Lorenzo Alessandria, 1917Sottocapo Silurista Nino Barbieri, 1917Capo Silurista 2a classe Luigi Bonini, 1913Silurista Giulio Capadura, 1920Motorista Navale Mario Cesarini, 1918Marinaio Salvatore Ciampa, 1920Sottocapo Silurista Giulio Di Biase, 1921Silurista Edoardo Garofalo, 1921C.R.T. Vittorio Parati, 1917Sottocapo Elettricista Francesco Rossanda, 1918Sottocapo Silurista Leopoldo Sebastio, 1922Sottocapo Silurista Walter Vianello, 1921Marinaio Comune Giuseppe La Rosa, 1918

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www.sommergibilemillo.it

Da guardare in silenzio e leggere i nomi col cuore.Onore a questi ragazzi!

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39Il ritrovamento del Regio Sommergibile Ammiraglio Millo

Il varo del Millo nel mare di Internet è avvenuto nel marzo del 2009, in coincidenza con la rievocazione della data dell’affondamento del sommergibile.

Proprio quel 14 marzo, negli stessi minuti in cui il Millo affondava, i familiari dei marinai e gli appas-sionati di storia della Marina hanno potuto assistere in diretta a quella che è diventata una vera comme-morazione “virtuale”, collegandosi al sito per vedere un breve filmato in ricordo di quella indimenticata tragedia del mare.

Anche il 14 Marzo 2010 l’evento si è ripetuto, ri-svegliando nei visitatori che si sono collegati il ricor-do dei marinai scomparsi, in un abbraccio collettivo che ha unito simbolicamente le più disparate parti d’Italia. Nel sito sono rimaste impresse le emozioni di chi ha voluto lasciare un commento.

Grazie per ricordare, la memoria è il filo che ci lega al nostro passato e a tutti colori i quali hanno dato la vita per gli altri e per la Patria.

Vi invio un sentito e doveroso ringraziamento per quanto avete fatto per ricordare e onorare la memoria dei marinai morti nel sommergibile Millo.

Le suggestive immagini del relitto sommerso sono accompagnate dalle parole della preghiera scritta da Fortunato Moroni, parole con le quali ci piace aprire gli eventi commemorativi ai quali partecipiamo.

IL SITO WEB DEDICATO ALL’AMMIRAGLIO MILLO

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46 Il ritrovamento del Regio Sommergibile Ammiraglio Millo

Tra le numerose immersioni dei ragazzi del Tha-lassoma Diving sul relitto del Millo, Paolo Palladino ricorda in maniera particolare quella avvenuta nella tarda estate del 2010:

Anche lo scorso anno 2010 ci ha visto protagonisti di indimenticabili avventure subacquee ed esplora-zioni su siti di immersioni per noi irrinunciabili e di estremo fascino: i relitti sommersi!

Oltre alla consueta, seria attività subacquea didatti-ca che ci impegna ormai da moltissimi anni, in modo più incisivo nel periodo estivo, siamo riusciti anche quest’anno a dedicare del tempo ad una delle disci-pline e specialità che più ci appassiona, l’immersione sui relitti.

LA RECENTE IMMERSIONE SUL RELITTO DELL’AMMIRAGLIO MILLO (di Paolo Palladino)

A fine agosto siamo tornati ad immergerci sul re-litto del Regio Sommergibile Ammiraglio Millo. In quell’occasione è sceso con noi un subacqueo che ha conseguito da poco il brevetto in immersioni tecni-che: Pasquale Montilla, subacqueo di vecchia data, ma nuovo a questo tipo di immersioni.

In ogni caso, la squadra di Teknodiver era compo-sta, oltre che dal sottoscritto, da Romeo, Massimi-liano, David e Pasquale che veniva costantemente tenuto d’occhio da ognuno di noi durante tutta l’im-mersione. Questa immersione di fine stagione sul Re-gio Sommergibile Ammiraglio Millo ha avuto il suo momento culminante nella celebrazione di un’azio-ne simbolica per sentirci ancora una volta vicini ai marinai che riposano per sempre nel relitto del Millo. Proprio Pasquale Montilla ha avuto l’onore di depor-re una bandiera tricolore sul relitto del sommergibi-le. Pasquale, appena raggiunto il relitto, ha estratto la bandiera dalla tasca del Gav, posandola delicatamente sulle lamiere, in prossimità del grande squarcio cau-sato dal sommergibile nemico.

Pasquale Montilla ricorderà in seguito quell’immer-sione sul Millo con queste parole:

Ho preparato l’immersione sul Millo con estrema determinazione e tanta fatica. Ho pensato in alcuni momenti di rinunciare per gli impegni professiona-li e la stanchezza, ma non ho mollato. Dovevo con-segnare la bandiera tricolore della Marina Militare italiana nel ricordo. Paolo, al terzo tentativo di an-coraggio, voleva rinunciare . Ho lanciato per ultimo l’ancora chiedendo ai ragazzi del Millo di farci scen-dere per salutarli. Ci hanno fatto scendere in un mare di emozioni positive. Sono rimasti per troppo tempo da soli. Meritavano una carezza.

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47Il ritrovamento del Regio Sommergibile Ammiraglio Millo

La visibilità era accettabile e la temperatura sul fondo a -70 metri non inferiore a 18°, mentre in su-perficie era addirittura 26°. Il tempo massimo di per-manenza sul fondo era di soli 20 minuti, sufficien-ti comunque per portare a termine con efficacia gli obiettivi prefissati: fare una buona esplorazione sulla torretta e centro nave, depositare la bandiera e scatta-re qualche foto. Trascorsi i venti minuti, ci aspettava una lenta risalita e una lunga decompressione, con la certezza quasi matematica che avremmo trovato il trapezio per la deco, calato in acqua dall’amico fidato Filippo, rimasto a bordo del battello per l’assistenza di superficie.

L’immersione si è svolta ottimamente, come da attenta pianificazione e, nonostante la forte concen-trazione durante tutta l’immersione, ognuno di noi confesserà poi, una volta usciti dall’acqua, la forte

emozione ed il crescente rispetto per i marinai che ri-posano nella loro bara d’acciaio. L’emozione si fa più forte se penso a quei ragazzi, a quei giovani marinai d’Italia che diedero alla Patria il meglio dei loro anni, la loro giovinezza, la loro vita.

Quasi mi sembra di vederli. Ogni tanto, nella mia mente, ho come dei flash, specie dopo le immersioni su questo relitto, probabilmente suggestionato dai ri-cordi, dalle tante letture, dal libro sul ritrovamento del relitto del Millo, dalle foto, le interviste e i racconti. Mi sembra quasi di vederli, quei marinai. Le serate nei locali nelle brevi licenze, a far baldoria, quasi per gridare al mondo la propria esistenza, fatta di guer-ra, di agguati, di interminabili silenzi per sfuggire all’estenuante caccia nemica sul fondo del mare.

Per me fare immersioni sul Millo significa scendere su un bellissimo ed importante relitto storico, ma, so-prattutto, fare un tuffo nel passato!

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Chiavari. In missione.Racconto

Nazareno Storani

in ricordo dei marinai del Regio Sommergibile Ammiraglio Milloe di tutti coloro che riposano nel mare

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55Il ritrovamento del Regio Sommergibile Ammiraglio Millo

23 giugno 2007.Chiavari. In missione.Andiamo a conoscere il sig. Cosimo De Russis,

sottocapo RT sopravvissuto sessantacinque anni fa alla tragedia del Millo.

Racconti, sig. Cosimo, faccia la cortesia, ci rac-conti come andarono le cose quel giorno remoto di un marzo segnato dal destino.

Io, mio padre, mia madre, l´amico Mario Cobellini. Chiavari è un paese della riviera di Levante, circa a metà strada tra La Spezia e Genova. Duecentoset-tanta chilometri da casa. Circa tre ore di autostrada, malgrado le code ingrossate dai forzati del weekend.

Chiavari. Un nome sulla carta. Un altro mare, altri nomi di vie e di locali diurni e notturni allineati lungo la linea di costa, altre storie di gente, di traffici, di vicende misteriose.

Per noi, non è mare. Chiavari è un nome, un an-coraggio forte che ci riporta giù, verso le profondità del tempo. A Chiavari ci aspetta Cosimo De Russis e tutti i fantasmi del passato che ci portiamo dietro e che vivono con lui. Batte il cuore lungo l´autostrada. Il battito aumenta, quando la Cisa è già passata e si prospetta oltre la lunga discesa un tenue bagliore di Liguria.

Appaiono i paesini appesi in cima alle montagne, appare il volto dell´uomo che conobbe il padre di mio padre, appaiono le emozioni nascoste, irrefrenabili. La videocamera, pronta per filmare. Sento un brivi-do, lungo tutto lo scafo scuro del sommergibile. Le mani, pronte per l´abbraccio, pronte per altre mani, mani che disegnano la stanza. Entra il sole, oggi è un giorno pieno di sole, non è il mare, non c´entra la spiaggia.

Il sole illumina la stanza e viene da lontano, da un tempo lungo e immobile, da spiagge sconosciute di

Calabria, da sorrisi antichi finiti sotto il mare. Il pa-dre di mio padre. Si chiamava come me. Io mi chia-mo come lui. Io lo sto cercando, vorrei conoscerlo, ascoltare la sua voce, frugare nei suoi ricordi. Lui se ne sta in fondo al mare, con altri padri di altri pa-dri, nella pancia nera del grande sommergibile. E suggerisce, insieme agli altri, e tutte le loro parole sono lunghi fili che salgono dagli abissi, riemergono, vibrano nella voce viva del sig. Cosimo. Noi siamo spettatori, pubblico, pubblico non pagante, intervi-statori. Noi siamo i figli, i nipoti, gli eredi, i custodi doverosi dei lunghi fili di parole.

C`è uno strato di ruggine. Nella sua voce. La rug-gine del tempo. Filmiamo. Doriana, la figlia, assiste alla rappresentazione, come estasiata, un´altra figlia, un´altra custode che si prende cura dei fili. Fuori, il mare è un altro mare, fatto di altre coste e altri riflessi di luce, ma poi il mare è uno, è sempre quello, e tutto sotto è come in una cripta antica, tutto prigioniero del silenzio, con pesci e vecchi marinai.

Anche Cosimo è un vecchio marinaio. Uno di quel-li. Un sopravvissuto del Millo. Un reduce del mare.

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56 Il ritrovamento del Regio Sommergibile Ammiraglio Millo

Scatto foto. Sono foto in bianco e nero. I ricordi sono fatti in bianco e nero, vengono su adagio, metro dopo metro, fanno anche loro lunghe soste di decom-pressione, poi sono fuori, si scrollano l´acqua di dos-so, ma il sale no, quello è dentro, incorporato, come una creatura aggrappata tenace allo scoglio, sono fuori, nell´aria, nel sole di Chiavari, sono le parole del vecchio marinaio, i lunghi fili riannodati.

Scie. Scie. Scie!Non c´è tempo. Il mare, vigliacco, traditore! La

luce, meschina, cospira con il nemico, si è schierata dalla sua parte e ci ha ingannato!

Là sotto, da qualche parte nell´acqua verde scuro sotto nuvole di primavera, altri uomini stanno in ag-guato. Respirano, dentro la massa d´acqua, rinchiusi nel sommergibile nemico. Cuori battono. Col favore della luce e dei suoi infidi barbagli.

Una sigaretta. Casa è vicina. Amata Patria! Vedia-mo le montagne, lassú al di sopra della costa di Ca-labria. Belle montagne decorate di neve, bella neve argentina, la primavera imminente presto la cancelle-rà, altri giorni, altri mesi, ma noi intanto toccheremo terra, abbracceremo e ci faremo abbracciare, con il cuore allegro, a fischiettare per le vie dei nostri paesi.

Tra poco sarà ora di pranzo. Anche oggi, come ieri, come domani. Come per tutti. Quello che ci unisce è il destino, e quando gli uomini vivono nel ventre d´acciaio del grande sommergibile, ogni cosa, ogni gesto, ogni momento, coinvolge tutti, come una fa-miglia, come un corpo, un organismo complicato. Il Millo è un animale sottomarino. Il suo equipaggio la sua linfa vitale.

Ci sediamo attorno alla tavola.Cosimo racconti, Ci parli di mio nonno, si ricorda

bene di mio nonno?I ricordi vanno e vengono, come le immagini in

un vecchio film del cinema muto. Riaffiorano, per qualche misterioso meccanismo della mente umana. Oppure non ritornano più, e volti, voci, storie, lenta-mente svaniscono. Scompaiono.

Ricordi. Come quello dell’ufficiale tedesco che, a bordo del Millo durante un trasferimento da Tripoli, si meravigliò delle dimensioni all’interno del sommer-gibile, in confronto agli angusti spazi degli U-Boat della Kriegsmarine, tanto da esclamare, meraviglia-to: ma voi dove andate, in crociera?

Ricordi.Custoditi nella carta ingiallita di vecchi documenti.Nel foglio matricolare di Cosimo De Russis si leg-

ge che il suo periodo di prigionia, dal 15 marzo 1942 all’8 gennaio 1947 deve essere considerato valido ai fini del servizio militare. Prigioniero degli alleati.

Prigionia, per un soldato catturato, vuol dire fine anticipata della guerra. Di quella combattuta al fron-te. Ma poi ci sono gli interrogatori e gli inglesi, ac-cidenti, sapevano tutto, anche le risposte, quelle che io non gli ho mai dato. Il volto di Cosimo si accen-de. Fa una pausa, quasi si concentrasse per vedere le immagini messe a fuoco, in una stanza di un cam-po nell’immensa prigione, a Zonderwater, nel 1943.

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L’inglese mi chiede: In Italia cosa si dice di questa guerra? Come fate a vincerla voi italiani, questa guerra? Con un piatto di maccaroni? Non la sapete fare, la guerra. In Libia avete chiamato i tedeschi... Resistere. A testa alta, nonostante tutto. Vedremo più in là ... ma poi l’abbiamo visto, com’è andata.

Poi arrivò l’8 settembre e tutto cambiò. Gli amici diventano nemici. Tutti sono nemici. Prima eravamo tutti fascisti, anch’io lo ero. Prima, quando sentivamo la voce del Duce che usciva dai grandi altoparlanti per le strade, o quella del Re, dovevamo stare sull’at-tenti, anche se per molti, quelle, erano soltanto voci e ci dicevano di fare così. Poi le cose cambiarono e molti diventarono comunisti, socialisti, comunque antifascisti. Anche nel grande campo, a Zonderwater. Scoppiano risse, episodi di giustizia sommaria. Al-lora gli inglesi, che volevano mantenere l’ordine nel campo, separano i prigionieri. I collaborativi da una parte e i criminali fascisti dall’altra. Su quattromila uomini del mio blocco, circa ottocento erano fascisti. E vennero separati, in un blocco tutto per loro.

Da fuori un sole insistente ci ricorda che l’estate è arrivata. Aromi dal mare di questa Liguria di mari-nai. Ma noi siamo dentro un altro mare, adesso, e le voci che sentiamo vengono da lontano.

Come ha vissuto l’8 settembre, Cosimo?L’ho vissuto da carcerato. Non sapevamo quasi

niente di quello che accadeva in Italia. La posta da casa era censurata. Sapevamo solo che il fascismo non c’era più, che l’Italia non era più quella. Gli inglesi volevano distruggerlo, il fascismo.

Si lavorava, a Zonderwater, e aveva iniziato a cir-colare denaro, tra i prigionieri. Quando facevamo i lavori nelle Farms venivamo pagati. Moltissimi sol-dati erano analfabeti e così, quando ricevevano la paga dagli inglesi, bastava che mettessero una cro-

ce, al posto della firma. Allora c’erano i furbi che passavano due, tre volte a prendere la paga, finchè un colonnello inglese, che aveva capito l’inganno, obbligò i capi dei blocchi, che erano marescialli dei carabinieri, a mettere la loro firma, accanto a quelle croci. I soliti italiani, si potrebbe dire in questo caso.

C’erano parecchi analfabeti a quel tempo. Su set-tantamila prigionieri del campo, più di diecimila non sapevano né leggere, né scrivere. Molti solda-ti, calabresi, napoletani, mi chiamavano Gesù Cri-sto. Perchè mi occupavo delle loro croci. Ero nella Sussistenza. Quando arrivavano le lettere dall’Italia, gliele leggevo, poi mi facevo dire quello che volevano rispondere e scrivevo le lettere per loro.

La speranza. Non deve mai morire, neanche in guerra, neanche quando tutto sembra finito e il futu-ro cancellato. Allora, a volte, non rimane che il buon Dio. Durante una messa, tutti gli uomini erano in riga e, al momento della predica, il prete disse: se noi perdiamo la guerra, allora Gesù se n’è andato in Russia! Come dire, impossibile perderla, questa guer-ra. Gli uomini abbandonarono la messa; quel prete non doveva dirle, certe cose.

Potremmo andare avanti così, per ore, a frugare nel suo passato. Ma Cosimo non si stanca mai. Vuole ricordare. Raccontare. Alla fine mi dice, fissandomi negli occhi: è una vita che ho vissuto, una vita diver-sa da quella di tanti altri.

Mi perdo in quel suo sguardo. Chi mi sta parlando è un ragazzo di quasi novant’anni che ha vissuto fino a quel 14 marzo del 1942. Poi il sommergibile è andato giù, e quel mondo di marinai in divisa che si sentiva-no eroi è svanito.

Ma poi ritorna tutto. Il mare restituisce tutto, prima o poi. Basta aspettare. Anche se il mare sommerge, anche se noi questo dannato mare lo amiamo davvero.

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59Il ritrovamento del Regio Sommergibile Ammiraglio Millo

Storia e MemoriaL’immagine del fascismo

nella testimonianza dei giovani di allora

Siciliano Tiziana

in ricordo dei marinai del Regio Sommergibile Ammiraglio Milloe di tutti coloro che riposano nel mare

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Quando successe il “fattaccio” a mio nonno, arri-varono due sottoufficiali a bussare alla sua casa. La gente era abituata ad assistere a scene simili quando qualcuno moriva e capì subito che quelle due perso-ne non potevano che portare cattive notizie riguardo un altro ragazzo, un’altra vittima della guerra. Ormai le famiglie erano unite da un grande dolore comune e si sostenevano a vicenda cercando insieme delle notizie certe e sicure. “Il tuo è arrivato? No, di mio figlio ancora non si sa niente!” La voce si diffuse. Portarono i due sottoufficiali dalla madre e le dissero che il sommergibile di suo figlio era affondato e che lui risultava disperso, ma si sapeva che un affonda-mento significava la morte e che era difficile scam-pare a un tale disastro. Quella madre si recava tutti i giorni alla stazione a vedere e chiedere a chiunque se conoscevano, avevano visto o sapevano qualcosa del figlio. Ma nessuno sapeva niente, né poteva dire niente. Dopo tre, quattro mesi un ufficiale di marina diede la notizia ufficiale che mio nonno era tra gli scampati, era prigioniero. Ognuno si voleva rendere conto perchè 80 erano morti e alcuni si erano salvati. Perchè? Mio nonno subiva continue domande e cat-tiverie scatenate da un dolore insopportabile per la perdita di un figlio. Vedeva rabbia e risentimento ne-gli occhi della madre di quel ragazzo romano partito con lui, ma morto nel disastro.

“Che dovevo dire a quella donna? Io mi sono sal-vato per una fatalità, per il destino; io non dovevo morire quel giorno, ma con quel ragazzo romano persero la vita 80 persone. Questa è la vita: ragazzi che dieci minuti prima chiacchieravano e ridevano con me, dieci minuti dopo vedevano spenta la loro esistenza in fondo al mare. La guerra è solo questo, non vittorie o territori conquistati, ma solo e soltanto morte, dolore e disperazione. É colpa mia se io sono

tornato e suo figlio non tornerà più? Mi immedesi-mavo nel dolore di quelle madri, mogli e sorelle, ma non potevo far altro che abbassare la testa. Cercavo di raccontargli come erano andate le cose e capiro-no che chiunque, al momento dello scoppio, si fosse trovato sotto non avrebbe potuto salvarsi. Io sono sopravvissuto solo perché mi trovavo sulla torretta”.

Quando la madre seppe che era prigioniero e che non era morto fece un quadretto in cui era raffigu-rato l’affondamento di un sommergibile a causa di un aereo. In un angolo c’era la foto di mio nonno in divisa da marinaio e vi era un cuore d’argento che in-dicava la grazia ricevuta. Ancora oggi, in quella cap-pella al Divino Amore, si può osservare il quadro di mio nonno tra tutti quelli rappresentanti un ritorno a casa dalla guerra o una guarigione da una malattia. Si moltiplicarono per le strade i cuori d’argento a signi-ficare e a segnalare chi si era salvato ed era tornato; era come un voto, un ringraziamento alla Madonna che aveva riportato a casa chi ormai aveva perduto le speranze.

Tu che ne pensi del contributo che hai dato alla sto-ria andando in guerra?

“Penso di aver dato parecchio alla patria perchè gli ho dato tutta la mia gioventù dal momento in cui sono andato in guerra neanche ventenne e sono tor-nato che avevo 30 anni. Gli ho dato il meglio della gioventù, dieci anni della mia vita. Quando gli al-tri si divertivano io stavo sotto le armi prima come marinaio, poi durante la guerra e infine con la pri-gionia. Dovevo fare ventiquattro mesi e sono rima-sto fuori dieci anni. Sono andato sotto giovane e ne sono uscito adulto, maturo e testimone troppo presto di tante e troppe dolorose esperienze. Ho iniziato a costruirmi una vita a 31 anni”.

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86 Il ritrovamento del Regio Sommergibile Ammiraglio Millo

Perché mio nonno e altri come lui hanno passato tutto questo? So che molti non sono tornati e mio nonno ha ricevuto il dono più grande: la possibilità di avere ancora una vita da continuare, una vita da vivere al massimo. Ma chi restituisce a mio nonno quei dieci anni? Chi restituisce ai suoi genitori quegli anni trascorsi senza il figlio, senza avere la possibili-tà di far crescere il loro bambino, di vederlo diventa-re adulto invece di farlo crescere troppo in fretta tra sparatorie, bombardamenti e prigionie?

Ti sei pentito di qualcosa che hai fatto?“Francamente no, per il clima che c’era in Italia

dietro quest’uomo che ti prometteva grandi cose e ti costringeva a seguirlo. Ho fatto parte di un ma-gnifico equipaggio; qualcuno mi ha detto anche che il comandante si è tolto il salvagente ed è andato a fondo con il suo sommergibile e i suoi uomini. Non mi sono mai pentito di quello che ho fatto perché era-vamo entusiasti, avevamo dentro quell’amor patrio che purtroppo oggi non è più tanto sentito senza ri-cordare tutti i martiri e tutti i morti per l’Italia, per salvare il Paese”.

Qual è stata una delle cose più grandi e importanti fatte da Mussolini?

“Una cosa importante è stata la bonifica delle Pon-tine. Mussolini si prese l’impegno di ripulire tutta la palude ed eliminare erbacce e zanzare dal momen-to che morivano migliaia di persone a causa della malaria. In quei luoghi coltivò il grano necessario e sufficiente per sfamare la popolazione. Avrà sbaglia-to in altre cose, ma ha fatto anche qualcosa di utile!”

Qual’è la cosa, per chi ha vissuto la guerra e il fa-scismo, che noi, che studiamo solo sui manuali, do-vremmo sapere? Cosa, secondo voi, dobbiamo ricor-dare e non possiamo studiare perchè nel libro non c’è scritto, ma voi l’avete vissuto?

“Prima di tutto dovreste ricordare i sacrifici che hanno fatto i vostri padri e i vostri nonni perché se l’Italia oggi è quella che è, chi l’ha fatta? L’ha fatta mio padre con la guerra del 1915-18 e l’ho fatta an-che io nel mio piccolo.

La Patria non è nata così, qualcuno l’ha formata nel bene e nel male. Oggi tocca a voi giovani porre le basi e continuare a sostenere il nostro Paese, dove-te meritarne il rispetto. Dobbiamo ringraziare quel-le persone che si sono sacrificate spontaneamente; dobbiamo additare come esempio quella gente che ha messo in pericolo la sua vita per contribuire alla salvezza del suo Paese”.

C’è anche chi prova solo odio e non vede niente di positivo?

“Il Mondo è fatto così. L’animo umano è fatto così. La morale è questa: le guerre non ci vorrebbero mai, sono e resteranno sempre dei fatti luttuosi. C’è chi perde i figli, gli amici, le case e chi vince, vince solo con elevate perdite; quindi entrambi perdono tutto”.

Mio nonno ripete che oggi non è più come una vol-ta. Oggi posso stabilire cosa sia il bene e cosa sia il male perché sento entrambe le parti. Oggi finalmente posso chiedermi: Perchè devo fare questo?

Prima si doveva solo fare e seguire un certo cam-mino obbedendo ed eseguendo gli ordini; c’era solo la radio statale che inculcava idee e teorie a gente ignorante. Si nasceva sotto il fascismo senza aver mai conosciuto altre alternative di carattere democra-tico. Si nasceva nella gabbia fascista, si seguivano quelle idee in buona fede.

“Molti mi chiedono il perchè siamo andati in guer-ra e perchè seguivamo Mussolini. C’era sempre stato solo quello, come un pastore che porta a spasso il suo gregge. Il pastore camminava e il gregge lo se-

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87Il ritrovamento del Regio Sommergibile Ammiraglio Millo

guiva. Sinceramente posso affermare che, dal 1937 al 1945, l’episodio più importante che ha cambiato la mia vita, che resterà per sempre stampato nella mia mente e nel mio cuore è stato l’affondamento del mio sommergibile; tutto il resto fu una conseguenza. Ringrazio il signore se ancora oggi sono qui”.

Questo è quello che pensa mio nonno, quello che ha vissuto, quello che ha trascorso durante il fascismo e durante la seconda guerra mondiale. Tutto quello che è successo forse è stato una conseguenza proprio di quel regime fascista, di quelle idee sbagliate, di quel-la vittoria cercata anche a prezzo di elevate perdite umane. Mio nonno ha subìto le dirette conseguenze di quella tragedia e, secondo me, se ancora oggi si ricorda tutti quei particolari, tutte quelle date e tutti quei nomi è solo perché non abbandoneranno mai la sua mente e il suo cuore. Con il suo grande, infinito, eterno amore, conosciuto appena tornato, mio nonno ha potuto iniziare un’altra vita. Mia nonna non ha cancellato quei lunghi anni di battaglia e di prigionia, ma gli ha dato quel futuro felice e sempre sognato. Tutto ciò che ho scritto e tutto ciò che ho appreso non l’ho cercato o guardato su un libro, ma l’ho chiesto semplicemente a mio nonno. Me lo ha raccontato chi ha vissuto personalmente e drammaticamente quegli anni.

Er cassetto de li sogni

Dentro un cassetto mò ce tengo chiusi,tutti li sogni della vita mia:sogni da li ricordi un po’ confusi,forse inventati da la fantasia.

Quanti sogni sortiti dar cassetto,so’ volati portati via dal vento!Sogni de gioventù che ner tiretto…Se so’ ammucchiati senza compimento!

Quante vorte co’ l’occhi spalancati,ho sognato na vita tutta mia,indove co’ li sogni ritrovati…potessi vive senza nostalgia!

Oggi nun sogni più: però ogni tanto,opro er cassetto e co’ malinconia,accarezzo co’ n’ombra de rimpianto,li sogni perzi de la vita mia!

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Mio nonno ha scritto centinaia di poesie, ma nes-suna tratta della guerra forse perché era troppo dolo-roso far riaffiorare e scrivere quello che si è passato. Ho voluto riportare queste tre poesie perché riguar-dano dei punti fondamentali che lui ha sottolineato più volte: il destino, i sogni, le speranze, le delusioni, i rimpianti. Mio nonno sa che è stato fortunato e che era stabilito che la sua vita non finisse quel 14 marzo del 1942. II destino non si comanda. Mezz’ora prima dell’affondamento il posto di guardia di mio nonno era occupato da un altro. Lui si trovava sotto e stava mangiando e parlando con i suoi compagni. Scese dal posto di guardia un nostromo, quello addetto a mettere gli ormeggi. Con il piatto in mano si parla-va del rientro e del mare mosso. Questo nostromo, di 22 anni, di mestiere navigava con le navi colme di passeggeri in tempo di pace; viaggiava con una nave mercantile dall’età di 17-18 anni. Egli raccon-tava delle tempeste attraversate e disse che un gior-no stava navigando con un piroscafo mercantile che trasportava merci. Attraversò il Golfo di Biscaglia, davanti la Spagna, famoso per le violenti tempeste e chiamato il Cimitero delle navi. Le onde erano al-tissime; il comandante lo chiamò e gli disse di risi-stemare le corde spostate. Un ondata si abbatté sul ponte, lo prese e lo scaraventò in mare aperto, ma per combinazione un’altra onda lo riportò a bordo; lui si attaccò alle corde e si salvò.

Quel nostromo chiuse il discorso dicendo: “Se non sono morto quella volta, non morirò più!” Dopo die-ci minuti era morto; dopo dieci minuti salì sulla tor-retta a fare il servizio di guardia, scoppiò il sommer-gibile e quel ragazzo morì. È stato uno dei primi. Mio nonno vuole sottolineare che se il nostro destino non comporta una cosa, questa è impossibile che accada. Quel ragazzo, in quella tempesta, era sicuro che sa-

rebbe morto, ma si è salvato portando con sé quella certezza e quella sicurezza mai possedute. Purtroppo era stabilito che lui si imbarcasse con quell’equipag-gio e che andasse a fondo con quel sommergibile. Era stabilito che lui non tornasse più a casa e niente poteva evitare quello che è successo. Quella notte, nel Golfo di Biscaglia, non era arrivata la sua ora. Un altro esempio di come le cose seguano il loro corso.

A bordo c’era un certo Ciampa di La Spezia, un si-lurista. Si doveva partire per una missione a Taranto, ma questo due ore prima della partenza ebbe un attac-co di appendicite; lo sbarcarono e lo curarono in un ospedale. Gli altri partirono invidiandolo e pensando a quel loro amico che aveva avuto la possibilità di rimanere a terra ed evitare la partenza. Lo conside-rarono il più fortunato del mondo. Da quella trage-dia, quel 14 marzo, si è salvato. Dopo l’operazione gli diedero sette giorni di licenza e tornò a La Spezia.

In seguito lo imbarcarono su un altro sommergibi-le; quest’ultimo andò a fondo e quel silurista morì. Ha evitato la tragedia che toccò all’equipaggio di mio nonno, ma lo attendeva un’altra disgrazia su un altro sommergibile. Tutto ciò dimostra che niente è sicuro, che ognuno ha la sua vita, le sue scelte, il suo momento finché scocca la sua ora presto o tardi, in modo brutto o bello. Non la si aspetta, ma è già deci-sa fin dal principio.

Ognuno di quei ragazzi partiti per la guerra aveva il suo destino, nel bene e nel male. C’è chi sarebbe torna-to, chi sarebbe stato mutilato, chi non avrebbe più rivisto la sua casa. Quel Ciampa non doveva morire con il loro sommergibile, ma due mesi dopo con un altro. Quel no-stromo non doveva morire su quella barca in quella tem-pesta, ma andare a fondo con i suoi compagni a causa di due siluri. Mio nonno non doveva morire quel 14 marzo del 1942, ma continuare la sua vita e il suo cammino.

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89Il ritrovamento del Regio Sommergibile Ammiraglio Millo

“Ognuno nasce con una sua storia, una sua vita e una sua fine e io ne ho avuto due esempi lampanti in questi miei amici e in tutti quelli che ho visto soprav-vivere e morire in dieci anni”.

Er destino

Er sole che tramonta giù a ponente,manna l’urtima luce sur creato:a sede su un muretto smozzicato,me guardo intorno p’ossorvà la gente.

Quela folla che passa indifferente,come l’onna d’un mare sconfinato,porta appresso un destino già segnato,da dove nun se sfugge facirmente.

Avevo tanti sogni, ma er destino,forse pe gioco l’ha buttati ar vento,e m’ha ridotto come un burattino!

Mò quanno è sera e la malinconia,qualche vorta me coje a tradimento,l’affogo ner bicchiere a l’osteria!

Mio nonno, per molti anni, ha collaborato con il vecchio giornale in dialetto romanesco Rugantino.In seguito ha collaborato con i periodici Voce Romana e Voci Dialettali.Ha vinto molti premi di poesia e numerose segnalazioni.

Poveri sogni

Mò che so vecchio spesso me domanno…Quanno che l’omo ariva in de ‘sto monnoe incomincia a girà ‘sto girotondo,si er destino lo porta…o je lo fanno!

Li sogni, le speranze, indove vanno…quanno a vent’anni credi fino in fonnod’esse er solo padrone de ‘sto monno:poi t’accorgi… che tutto è solo inganno!

Allora, dopo tante delusioni,lassi perde li sogni e la speranza,entri ner branco…de li faccennoni.

Giorno pe’ giorno scenni lo scalino,metti da parte tutta l’aroganza…nun lotti manco più… contro er destino!

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É sopravvissuto al fascismo e alla guerrae ha potuto creare il suo futuro:

mia nonna, mia madre, mia zia, mio zioe in seguito...

Ho conosciuto un uomoche ha visto,che ricorda,

che ha sofferto...

Ho conosciuto per la seconda voltaMIO NONNO.

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92 Il ritrovamento del Regio Sommergibile Ammiraglio Millo

Ufficiali: 7

di vascello 5:Capitano di Corvetta D’Amato, Vincenzo Tenente di Vascello Bertini, MarcelloSottotenente di Vascello Bersani, Alessandro Guardiamarina Paci, AndreaGuardiamarina Mazzoni, Orfeo del genio navale 2:Tenente del Genio Navale Ingravalle, Mario Sottotenente del Genio Navale Dameri, Carlo

Sottufficiali: 14

Meccanici 3:Capo Meccanico 2a classe Storani, NazzarenoCapo Meccanico 3a classe Benini, Paride 2° Capo Meccanico Bressan, Igino

Motoristi navali 1:2° Capo Motorista Navale Leotta, Salvatore

Elettricisti 4:Capo Elettricista 3a classe Loffredo, Nicola Capo Elettricista 3a classe Sant, Arturo 2° Capo Elettricista Chiesa, Giuseppe Sergente Elettricista Lingua, Annibale

Siluristi 3:Capo Silurista 3a classe Carreca, Michele 2° Capo Silurista Aimone, Antimo2° Capo Silurista Bonini, Luigi

Radiotelegrafisti 1:2° Capo R.T. Parati, VittorioFurieri 1:Sergente Furiere della sussistenza Buratta, Aldo

Nocchieri 1:Nocchiere 3a classe Fracchioni, Lelio

Sottocapi e comuni: 50

Motoristi navali 11:Sotto Capo Motorista Navale Caporale, Luigi Sotto Capo Motorista Navale Del Mastro, DavideSotto Capo Motorista Navale Marigo, AntonioSotto Capo Motorista Navale Piccolroaz, BrunoSotto Capo Motorista Navale Prati, Guido Sotto Capo Motorista Navale Stile, GiovanniMotorista Navale Borri, Duilio Motorista Navale Cesarini, Mario Motorista Navale Cucinotta, AntonioMotorista Navale De Poli, RinoMotorista Garanzia ditta FIAT Ricci, Ercole

Elettricisti 8:Sotto Capo Elettricista Colloredo, Giovanni Sotto Capo Elettricista Fioretti, CanzioSotto Capo Elettricista Pasini, Giovanni Sotto Capo Elettricista Rogora, LuigiSotto Capo Elettricista Rossanda, Francesco Elettricista Cellai, Giorgio Elettricista Di Sebastiano, Nicola Elettricista Franchi, Ottorino

Siluristi 10:Sotto Capo Silurista Agnoloni, Renzo Sotto Capo Silurista Barbieri, NinoSotto Capo Silurista Di Biase, GiulioSotto Capo Silurista Sebastio, Leopoldo Sotto Capo Silurista Vianello, WalterSilurista Almasio, Domenico Silurista Buonanno, Vincenzo

Silurista Capadura, GiulioSilurista Ciampa, Salvatore Silurista Federico, Mario Silurista Garofalo, Edoardo Silurista Prodigi Civili, Enzo

Radiotelegrafisti 3:Sotto Capo R.T. De Russis, Cosimo Sotto Capo R.T. Ferrandina, Giovanni R.T. Stefanini, Danilo

Segnalatori 1: Sotto Capo Segnalatore Notari, Orlando

Furieri 1:Furiere della sussistenza Di Meglio, Salvatore

Nocchieri 2:S. Nocchiere Crocetta, Antonio S. Nocchiere Moroni, Fortunato

Cannonieri 4:Sotto Capo Cann. Punt. Scelto Alessandria, LorenzoCannoniere Arm. Diana, Desiderio Cannoniere Puntatore Mitragliere Bassi, Franco Cannoniere Puntatore Scelto Santese, Francesco

Marinai: 8 Marinaio Buccolieri, Benedetto Marinaio Di Fonzio, PietroMarinaio Gallo, Francesco Marinaio La Rosa, GiuseppeMarinaio Palumbo, Rocco Marinaio Saggiomo, DomenicoMarinaio Sorrentino, SalvatoreMarinaio Vaccaro, Umberto

REGIO SOMMERGIBILE AMMIRAGLIO MILLO - RUOLO DI BORDO: 71 uomini di equipaggio

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93Il ritrovamento del Regio Sommergibile Ammiraglio Millo

Agnoloni RenzoAimone AntimoAlessandria LorenzoAlmasio DomenicoBarbieri NinoBassi FrancoBenini ParideBonini LuigiBressan IginoBuccolieri BenedettoBuonanno VincenzoBuratta AldoCapadura GiulioCellai GiorgioCesarini MarioChiesa GiuseppeCiampa SalvatoreColloredo GiovanniCrocetta AntonioCucinotta AntonioD’Amato VincenzoDameri CarloDe Poli RinoDel Mastro DavideDi Biase GiulioDi Fonzio PietroDi Meglio SalvatoreDi Sebastiano NicolaDiana DesiderioFederico MarioFerrandina GiovanniFioretti CanzioFracchioni LelioGallo FrancescoGarofalo EduardoLeotta SalvatoreLoffredo NicolaMarigo AntonioPaci AndreaPalumbo RoccoParati VittorioPasini GiovanniPiccolroaz BrunoPrati GuidoProdigi Civili EnzoRogora LuigiRossanda FrancescoSaggiomo DomenicoSantese FrancescoSebastio LeopoldoStefanini DaniloStile GiovanniStorani NazzarenoVaccaro UmbertoVianello WalterRicci Ercole

Sottocapo siluristaCapo di 2a ClasseS.C. Cann. PSComune siluristaSottocapo siluristaComune cannoniereCapo mecc. 3a ClasseCapo 2a Classe siluristaCapo mecc. 2a ClasseComuneComune siluristaSergente furiereComune siluristaComune elettricistaComune mot. nav.Capo 2a Classe elettricistaComuneSottocapo elettricistaSottocapo nocchieroComune mot. navaleCapitano di corvettaSottotenente G.N.Comune mot. navaleComune mot. navaleSottocapo siluristaComune Comune furiereComune elettricistaComune cannoniereComune siluristaSottocapo Sottocapo elettricistaCapo 3a Classe nocchiereComuneComune siluristaCapo 2a Classe mot. navaleCapo di 3a ClasseSottocapo mot. navaleGuardiamarinaComuneCapo 2a Classe R.T.Sottocapo elettricistaSottocapo mot. navaleSottocapo mot. navaleComune siluristaSottocapo elettricistaSottocapo elettricistaComuneComuneSottocapo siluristaSottocapo R.T.SottocapoCapo mecc. 2a ClasseComuneSottocapo siluristaMotorista garanzia Fiat

I 56 CADUTI DEL REGIO SOMMERGIBILE AMMIRAGLIO MILLO

13/09/1919 Firenze01/09/1915 S. Antimo (NA)07/01/1917 Narzole (CN)21/05/1921 Nerviano (MI)30/09/1917 Mesola (FE)30/07/1921 Vescovado (CR)02/06/1910 Verona01/05/1913 Milano28/01/1912 Settimo Torinese (TO)14/10/1922 S. Pancrazio Salentino (BR) 18/05/1920 Napoli06/10/1917 La Spezia06/04/1920 Fiume 20/07/1919 Pitelli (SP)05/04/1918 Roma07/11/1913 Bonatte di Sopra (BG)28/1 /1920 Castellamare di Stabia (NA)26/09/1922 Martignacco (UD)24/12/1919 Molfetta (BA)08/01/1920 Messina30/10/1908 Bari08/05/1914 Genova06/11/1921 Trieste22/05/1921 Vico forte (CN)08/11/1921 Montelibretti (RM)24/02/1920 Mola di Bari (BA)01/10/1918 Barano d’Ischia (NA)24/02/1924 Civitella Messer Raimondo (CH)19/02/1920 Venezia16/04/1921 Auletta (SA)03/01/1920 Altamura (BA)02/01/1921 Castiglion del Lago (PG)23/03/1912 Piacenza20/07/1920 Pozzo Faceto di Fasano (BR)04/03/1921 Napoli14/01/1910 Catania18/08/1914 Avigliano (PZ)25/05/1918 Monselice (PD)02/06/1916 Porto San Giorgio (AP)25/03/1920 Bagnara (RC)30/11/1917 Pernambuco (Brasile)12/03/1920 San Donà del Piave (VE)07/12/1920 Rovereto (TN)30/06/1921 Ponte dell’Olio (PC)27/12/1920 Livorno21/08/1920 Gallarate (VA)09/03/1918 Premantora (Pola)01/12/1920 Camerota (SA)21/08/1923 Botrugno (LE)19/01/1922 Pola01/06/1922 Firenze20/10/1919 Angri (SA)10/09/1906 Mogliano Marche (MC)28/10/1920 Ascea (SA)06/01/1921 Chioggia (VE)30/12/1911 Urbino (PS)

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in ricordo dei marinai del Regio Sommergibile Ammiraglio Milloe di tutti coloro che riposano nel mare

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Indice dei nomi

BBersani, Alessandro 5, 6, 7, 92Borri, Duilio 35, 92

CChiesa, Giuseppe 28, 92, 93Cucinotta, Filippo 1, 26, 36, 37, 40, 50

DDe Russis, Cosimo 19, 21, 40, 42, 55, 56, 92

FFerrandina, Giovanni 33, 92 ,93Fracchioni, Lelio 27, 92, 93

HHarrison, Peter Robert Helfrich 50

IIngravalle, Mario 26, 92

LLingua, Annibale 35, 92

NNotari, Orlando 19, 20, 21, 22, 23, 24, 25, 92

PPaci, Andrea 44Palladino, Paolo 42, 43, 46, 48Pizzarello, Renato 8, 9, 10

RRicci, Ercole 30, 31, 32, 92, 93

SSaggiomo, Domenico 34, 92, 93Sant, Arturo 11, 12, 13, 14, 15, 16, 92

VVaccaro, Umberto 34, 92, 93

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Indice delle fotografie

pag. 30 il lasciapassare di Guido Sellone per accedere alla zona militare, 1939 (proprietà Gianinetto, fornita da Trentoincina)pag. 45 articoli tratti dalla rivista Sicurezza & Polizia (Gen.-Feb. 2010)pag. 45 articolo tratto dal quotidiano Il Piccolo di Trieste (20 marzo 2010)pag. 45 articolo tratto dal quotidiano Il Domani (12 maggio 2010)pag. 51 foto dell’Ultimatum inviate dal sig. David Barnes (The Fighting Tenth - The Tenth Submarine Flotilla and the Siege of Malta by John Wingate DSC - Periscope Publishing)

Note:Le fotografie presenti nel libro e non riportate in questo indice delle fotografie sono di proprietà degli autori o dei parenti dei marinai che le hanno gentilmente concesse per la pubblicazione.Il disegno della poesia “Mio nonno dorme negli abissi” è stato realizzato da Nazareno Storani.Le fotografie subacquee sono state fornite da Paolo Palladino del Thalassoma Diving Team di Soverato.

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Sommario

Introduzione

Poesia: Mio nonno dorme negli abissi

Il Regio Sommergibile Ammiraglio Millo: le testimonianze, il sito web, le presentazioni del libro, le immersioniVerità della storia e verità della memoria (di Filippo Cucinotta) pag. 1 I marinai del Millo: ricordi, racconti, testimonianze » 4Una prigionia tra spie e tentativi di fuga (di Filippo Cucinotta) » 26Appuntamenti col destino mancati o differiti (di Filippo Cucinotta) » 36Il sito web dedicato all’Ammiraglio Millo » 39La presentazione del libro a Marina di Ravenna (RA) » 42Le presentazioni successive » 43La recente immersione sul relitto dell’Ammiraglio Millo (di Paolo Palladino) » 46L’emozione di un ufficiale di Marina (di Umberto Vegna) » 48La versione inglese dell’affondamento (di Filippo Cucinotta) » 50Il sommergibile inglese P34 Ultimatum » 51

Chiavari. In missione.Racconto (di Nazareno Storani) pag. 55 Storia e memoria. L’immagine del fascismo nella testimonianza dei giovani di allora.Tesina (di Tiziana Siciliano) pag. 61

Ruolo di bordo pag. 92

I cinquantasei caduti del Regio Sommergibile Ammiraglio Millo pag. 93

Indice dei nomi

Indice delle fotografie

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