IL RISVEGLIO anarchico movo misfatto. · Un MOVO patto! movo misfatto. Anno XXXIX. N° 1028 26...

4
IL RISVEGLIO anarchico Un MOVO patto! movo misfatto. Anno XXXIX. 1028 26 Agosto 1939 REDAZIONE ED AMMINISTRAZIONE Rue des Savoises, 6, Oinevra (Svizzera) ABBONAMENTI Anno Fr. 5.— Semestre Pr. 2.80 MONTE PELATO Terzo Anniversari© 28 AGOSTO ,e86 Cbi resta ha il dovere di ricordare : ricor dare, non per commemorare, ohe ciò sarebbe commedia imp.oba, mi ricordare per proteo dere oltre l'oggi dubbioso i nostri principi e la necessità imperiosa del'a lotta per realiz zirli. E' in questo senso che vogliamo ricordare il 28 agostj 1936: intimamente, fra compa gai che non usi alle illusioni e delusioni, non hanno ripiegati un lembo della bandiera co mune malgrado l'asprezza del momento, ma, facendo del loro meglio per sostenerla, atten dono fidenti il giorno d'issarla dove va issata senza confondersi nella pletora delle rocri orinazioni assurde, comode per mascherare la propria inettezza, contro quelli che, chiusi nel guscio del conformismo, 0 intossicati dai miasmi di un ambiente malsano, non sono in condizioni morali di comprendere la bel lezza della lotta, il suo significato civile, i sa orifici ch'csia comporta. Se stessi prima : ecco quale dev'essere la nostra regola di condotta in ogni contingenza, la leva che ci permetterà di rovesciare nn mondo d'infamie. Anche se importante, sotto questa visuale, il 28 agosto 1936 superò il fatto d'arme. Monte Pelato non fu lo scherzo d'umorismo topografico fatto alla quota 5ai dell'Altipiano della Galocha, sbarramento dell'autostrada Almaderas Huesca, al km. 81. E neppure il Golgota, in quanto è difficile passare da ribelli a martiri. Monte Pelato fu e resta, invece, l'atto di fede rivoluzionaria d'un pugno d'irrequieti, 0 ùi bei pazzi, come diceva Rosselli, che, quando i più erano alle solite idiozie partiti ile, la ruppero bruscamente, quasi scandalo samente, con l'antifascismo pusillanime, co miziante, deprimente, per ritornare all'aziona diretta, alla tradizione ilvoluzionaria della minoranza audace, senza la quale non c'è itita e non ci sarà mai nessuna « spontaneità popolare ». Monte Pelato fu il basta decisivo ai ciarlatani del popolo Giobbe, ricordando a tutti che la libertà si conquista e non si men dica, e che il dispotismo si sviluppa nella misura della viltà e d'un egoismo infingardo! Non solo : Monte Pelato ci fece constatare anche che, qualora non difetteremo d'inizia tiva, di capitale importanza per noi, per poco si rifletta sugli avvenimenti ai ieri, i partiti politici inetti e ritardatari per definizione, laranno sommersi senz'altro dalla nostra azione t<mpestiva a fondo. Se, sparute pattu glie d'intriganti disfattisti, in Spagna poiet tero rialzare la testa, la colpa è nostra, quasi tutta nostra, in quanto verso vicini e lontani noi peccammo d'una tolleranza che per essere eccessiva si ridusse ad un'arma contro di noi. Non sarà cesi domani; quando sono in gioco e l'avvenire delle nostre idee, e la nostra li bertà, e la nostra stessa esistenza, nessun ri gore potrà considerarsi eccessivo, ma, più che legittimo, esso è semplicemente umano, dobbiamo essere severi sopratutto verso noi (tessi, non tollerando equivoci, abusi e del 0 lezze, in quanto la lotta per concludersi in modo favorevole ha bisogno della massima precisione ed energia. Questa severità verso noi stessi, è la misura preventiva per disar mare l'avversario da ogni velleità di attacco. Monte Pelato fu anche giova ripeterlo ìgli amatori di unità fatta di platonici ordini del giorno una comunità di elementi ete rogenei riuniti dalla stessa causa, pronti allo itesso sacrificio, superanti nella sintesi del l'azione rivoluzionaria il particolarismo par litista, fino a far sottoscrivere a Rosselli il più bell'elogio dell'anarchismo: lo ricordino liuoi amici, spesso preoccupati a smentirlo. Il miracolo dell' unità proletaria pei fini proletari, impossibile attraverso gli arzigo goli politici e le riunioni inconcludenti, fu un latto concreto nell'azione diretta, pel dato troppo noto che ognuno di noi supera i suoi preconcetti e se stesso solo in determinati momenti della sua esistenza, quando l'ecce lionale infrange la regola. Chi non sa com prendere il linguaggio di certe ore decisive, ■ara tutto quello che vuole, fuorché un rivo luzionario nei fatli, un anarchico nel senso adeguato della parola. Sotto questo rapporto, Monte Pelato fu la ■tolta decisiva, per noi e per gli altri : la de magogia abituale cedette il passo all'azione, malgrado i dinieghi di pochi politicanti, pronti a leccare tutti i bastoni. Più che bello, fu significativo e prometteote il veder confusi nelle stesse ansie libertarie Aogetoni, repubblicano gettante alle ortiche i codici, e Gentrone, milite anarchico integro Rosselli, liberale senza briglie e animatore ardimentoso, e Berneri, innamorato del tra gico, come un puro cavaliere dell'Apocalisse anarchica— Zuddas.del Partito sardo d'azio ne e conferenziere di talento, e il giovana Fa laschi, tutto immerso nella musa goriana Papperotto, comunisti senza Stalin, e Barbe ris, maschio sotto mentite spoglie Jacchia, letterato balzano e simpatico, 9 Ceri, impul sivo, costanlemente acceso d'entusiasmo eroi co Montiril vecchio Monti, dantista fino al midollo, e il semplice Serra, massimalista sprezzante il conigliume politico Battistelli, prosatore elegante, e il buon Gilioli, tanto tenace nei lavori di trinceramento. E potremmo continuare, perchè ognuno dei nostri quarantatre caduti aveva meriti che non si distruggono, e che lo differenzia vano dal proprio compagno di lotta, 0 d'idea. Ma, oltre alla sintesi riconfortante dell'u nità d'azione nell'azione, oltre al semplico gesto di solidarietà internazionals col prole tariato iberico in armi, che, sensibile, memore che noi ricalcavamo le orme di Fanelli e Ma latesta in una circostanza eccezionale, volle restituircene largamente la prova, assiepali dosi entusiasta alle stazioni del percorso, la notte indimenticabile che salimmo al fronte Monte Pelato fu il grido di riscossa attra verso l'Itali3, la staffilata più recisa appiop pata fin qui sul muso del fascismo, fino a fargli considerare la sus troppo facile vittoria, una vittoria di Pirro, fin quando c'è gente disposta a battersi per scuotere il giogo della tirannia. Il fatto che, mordendo il freno, non pochi irrequieti ci raggiunsero direttamente dal l'inferno fascista, come il buon socialista Pa gani, caduto audacemente ad Almuderas, ed il giovane Picczzo che, abbandonata l'uni versità calabrese, se ne venne a cadere dinanzi a Huesca, messaggero della prossima riscossi italiana, prova sufficientemente che Monte Pelato colpì nel segno. D'altra parte : pur tacendo il veleno spruz zato dal gazzettume contro la nostra modesta partacipazione, l'assassinio dei fratelli Ros selli, i decreti forcaioli contro i volontari in Spagna, le nuove manovre dell'Ovra all'in terno e all'estero, nonché l'interesse fascista all'assoluta vittoria di Franco, superante ogni mira strategica, ma decisamente controrivo luzionaria per toglierci un'eventuale base di appoggio, sono fatti che si commentano da sé. E noi siamo i morti !... Ora ci si domanderà : Di tutte quelle spe ranze, di tutta quell'epopea libertaria, di tanti sacrifici fatti e da farsi, che resta P Quel che restò delle giornale di Brescia e Milano dopo il ritorno dogli austriaci : la vo lontà di scacciarli, più forte di prima. Resta quel che restò della Comune di Parigi e della Rivoluzione russa : un passo innanzi nella chiarificazione delle posizioni sociali. Resta sopratutto la memoria incancellabile dei nostri caduti, la fede nelle idee enunciate, la volontà di continuare G. Bifolchi. In applicazione del decretolegge del 24 mag gio 1939 relativo all'integrità del territorio na zionale, Jeanson, Louzon, Faucier, Lecoiu e Vintriguer sono stati condannati, i primi due a diciotto mesi di carcere, e gli altri a due anni, con perdita dei diritti eivili, semplice mente perchè attraverso le colonne di S.I.A. avrebbero sostenuto l'indipendenza dei po poli coloniali. La democrazia del III 0 Impero è paradossale. Sotto la psicosi della patria in pericolo, so stenuta da tutti i partiti di sinistra, non esclusi i pacifisti integrali, nel paese dei Diritti del l'uomo si commettono impunemente tutte le infamie dei regimi totalitari. Nel 1790, prima che la Grande Rivoluzione fosse soffocata dal patriottismo della borghe sia accodata a Napoleone, Dupont, annunzian do la perdita di Haiti, affermava coraggiosa mente : « Abbiamo sostenuto che gli uomini sono tutti fratelli, per conseguenza periscano le colonie e si salvi il principio enunciato ». Se Dupont rivivesse oggi, dopo le porcherie del Fronte popolare e di Daladier avec nous, egli passerebbe inevitabilmente al Consiglio di guerra, sotto gli insulti dell'Human!^. Così va iV mondo dei politicanti. Viva l'Im pero e crepino i principi ! V. Paee o Guerra E' la poco allegra alternativa posta al mondo, poco allegra poiché se la guerra sa rebbe un'immane catastrofe, la pace è legata ad un continuo ricatto di nuove popolazioni da consegnare al fascismo. Sappiamo d'anti fascisti, intellettuali per giunta, ohe conside rano ciò con la massima indifferenza, mentre ne risultano persecuzioni, miserie e vittime, senza che la minaccia di guerra scompaia, ohe anzi s'aggrava. Inutile epilogare e recriminare su ciò che ha condotto a tanto ; si è creduto, più 0 meno sinceramente, di mettersi sulla via delle con cessioni, fatte del resto non ai popoli sempre più sacrificati, ma ai governi non miranti ad altro che ad aumentare il loro potenziale bel lico... per la pace! In realtà, il capitalismo mondiale ha stoltamente visto in Mussolini e Hitler i suoi salvatori, e li ha favoriti in tutti i modi; era un vero riscaldarsi la serpe in seno. Tipico sopratutto il fatto di Francia ed Inghilterra, che hanno sostenuto e continua no a sostenere in Ispagna Franco, che si afferma nettamente loro nemico. Un fatto è arciprovato, cioè che tutti i pre tesi Stati democratici, ogni volta hanno avuto da scegliere tra fascismo e antifascismo, è pel fascismo che si sono pronunciati, e non è dubbio che alla resa dei conti lo stesso av venga per il futuro. Non v' è vi può essere antifascismo governativo, è quanto bisogna aver sempre presente. Del resto, di fronte al l'Asse, Chamberlain e Daladier, invece d'ap poggiarsi sempre più a sinistra, fanno sopra tutto appello al fascismo intèrno. Quali po tranno essere gli avvenimenti, non si potrà neppure parlare di tradimento ; lor signori hanno manifestato apertamente e invariabil mente le loro preferenze, e non muteranno. A dimostrare l'impossibilità d'ogni intesa, questo dato irrefutabile basta. E' demagogia stupida quella dell'Unione Popolare Italiana, mentre i rifugiati spagnuoli sono estradati a migliaia a Franco, d'inneggiare a una union sacrée, che porrebbe l'antifascismo agli ordini diratti del elerico-J"ateismo. Si rifletta bene a tanta, enormità, mentre ne è ancor tempo. Nella dichiarazione ufficiale del nuovo Go verno di Burgos, emessa il 13 agosto, si poteva leggere che l'economia spagnnola, rovinata dall'aggressione antifascista e non da quella fascista, evidentemente, impone a tutti dei sacrifici, aggravati dalla < persistenza di ten tativi » rivoluzionari quasi dovunque. Il fatto che la prima dichiarazione ufficiale del nuovo Governo franchista riconosca quel che aveva ripetutamente negato e fatto negare dai suoi agenti all'estero, conferma la nostra tesi che in Spagna la Rivoluzione sociale non ha ancora persa la partita, ma che laggiù il movimento rivoluzionario potrebbe riprende re l'offensiva alla prima occasione. Tutto d** pende dagli avvenimenti internazionali. Lo sfacelo degli Stati e la loro bancarotta finanziaria, quali erano previsti dagli anarchi ci, si sono prodotti in larga misura, ma senza avere le conseguenze che logicamente ne aspettavamo. E ciò per varie ragioni. La prima è che la logica non presiede agli eventi umani. La seconda è che se fatalmente il .'potere usa e s'usa, a sostituirvi un regime nuove oi vuole volontà ed azione ben definite, senza di che il vecchio continua a trascinare la sua triste esistenza. La terza è che tutti i va lori monetari persi, essi non sono i più essen ziali, e la vita continua anche con la, loro totale mancanza, sostituendovi il baratto. La quarta è che, eccettuati pochi privilegiati, i molti vi vono di lavoro e non di denaro. Il guaio fu che per tanti anni si è creduto a un socialismo che doveva logicamente e fatal mente prodursi. Fu gran merito del nostro Malatesta d'ammonire insistentemente elio senza il fattore volontà non si rimedia a nulla. I partiti socialista e comunista e le organiz zazioni sindacali hanno realizzato in Isvizzera l'unione sacra, impauriti dagli avvenimenti d'Austria e di Cecoslovacchia, mossa dannosa in quanto crea un'infinità d'equivoci, primo fra tutti quello di confondersi in manifestazioni militariste con quei fascisti che si tratterebbe di combattere. Del resto, che non oi sia possibilità d'intesa morale lo si è visto subito. Il Partito socialista avendo pubblicato un suo manifesto per la festa nazionale del agosto, Motta s'è affret tato a biasimarlo e condannarlo, in nome d'una neutralità integrale, basata essenzialmente sul mantenimento della rottura diplomatica con la Russia, perchè il Nunzio papale e anticosti tuzionale lo esige ! CONTO CHÈQUES POSTALI « Il Risveglio » No 1.4662, Oinevra Opportunismo liduista Nell'ultimo congresso della Lidu, tenutosi a Chambéry, i dirigenti di quest'associazione si sono apertamente aocodati, al seguito dei bol scevichi dell'Unione popolare, alla politica sciovinista e guerraiola dei governanti fran cesi. Un tentativo di richiamo dei delegati ai principi ohe stanno alla base dell'associazione era ben stato fatto con una mozione in cui si affermava che « il primo dovere di tutti i le ghisti consiste nel lottare strenuamente e con tutti i mezzi possibili per contribuire a scongiurare la terribile eventualità di una guerra >. Ma è prevalsa la tendenza bolscevicomasso nicopatriottarda dei dirigenti.centrali cui non ripugna, pare, di trasformare la Lidu in una volgare succursale del « Deuxième Bureau ». Poiché tale è, nella realtà, il risul tato di una troppo zelante e remissiva politica di accodamento ai poteri pubblici. I < diritti dell'uomo » non si difendono piegandosi supinamente al ricatto della guerra e sacrificando con impegni di carat tere militare al servizio dell'impero francese la libera disposizione degli emigrati in Francia. In quanto ai rapporti coi dirigenti della invadente Unione popolare, il cui massimo esponente è stato nominato a far parte del consiglio centrale della Lidu, essi non var ranno molto a giovare alla buona armonia fra i leghisti delle varie tendenze. Ne son segno evidente certi echi nella nostra stampa che confermano le prevenzioni contro i me todi autoritari e la nota mancanza di scru poli di quei dirigenti. Per il bene della Lidu e nell'interesse dei suoi elementi sinceri, è necessario che essa ritrovi la sua strada fuori di ogni compro messo 0 calcolo opportunistico. Un leghista della prima ora. N. d. R. Col vento imperialfasoista che sof fia in Franoia, crediamo che la Lidu non potrà più servire che da sergente arruolatore. An che la consorella francese a mal tourné e ad ogni modo è impotente. Pei Fratelli di Spagna. Edmonton : liste 309 F. Fantln (3o scellini), Coz zolino, S. A., Giaci sa, Messina (io ciascuno),Zoccoli, Blgin, N.N. (4 cia scuno), Zecchini (3), Blue (2) 151 4o Johannesburg : A. Carocari(i3 scellini), A. Bologno (17), Norsa (6), Chittaro (5), T. Gibello (io) 5i 06 Tunis : Andrea Cuttone 68 ac Umtali : Scribante ao 26 Totale Fr. a8o 90 Deficit precedente 1098 55 Compagno spagnuolo malato aa 65 Camp de Rleucros 36 C. A. prò vìttime politiche Marsiglia 5gi 60 Totale Fr. 1748 80 Deficit Fr. 1467 90 BILAN BILANCIO Recettes Entrate VENTE VENDITA Vente réunions i5.o5, Arbon, Spoletto 12.i5, Belfut, Mor. i4 5o, Blrsfelden, Vito ao, Lausanne, Vera a.So, Lyon, Peter 19.4o, Paris, a mezzo H. O. 4.10, SaintEtienne, E. S. 13.90, Toronto, Borto lotti aa, Wadenswil, E. G. ia.5o. Total i36 io ABONNEMENTS ABBONAMENTI BourglaRelne, B.P. 5, ChauxdeFonds, Du pan a 5o, Genève, Guenin 5, Jona, P. G. 5, Lau sanne, C. P. 5, Chambottaz a, Perret a, Cottet a 5o, Raccourcler a.5o, Martinetti c.5o, Schup bach 3. Total 35 SOUSCRIPTIONS SOTTOSCRIZIONI Blonne, Ph. R. a, Ghelsen, Mass., Amleto Fab bri 2, Genève, Vuignìer 5, Maurice 1, Adelaar 5, Frigcrio 5, Domingo i5, Kropf 1, compagno d'I talia 1.20, Piquenique du Réveil 68.3o, Lyon Vienne, Gigi (5) 0.60, famille Groppi (70), Vidal (3o) 11.76, Needham, Mass., I. Bettolo 6.60, Neu Ghûtel, W. W. 6, Sonaerville, N. J., Giovanni Ca millo (3 dollari), Brand (1), E. Palumbo (1), N. Piesco, V. Gozzoli, A. Da Brescia, G. Gatti, L. Velia, L. D'Agcslino, C. Palumbo (60 cents ciascuno), F. Villani, A. Di Lorenzo, L. Russomanno, G. Pe stami. Fucini, Serra (a6 cents ciascuno) 43.5o, Szechwan, Lu chien Bo i3.o5, Tunis, Andrea Cut tone 62.35, Umtali, Scribante 10.10, Zurich, Si rio i5, G. Se. 8. Total 37a 65 Total des recettes au a a août 443 76 Dépenses Uscite Déficit du numéro précédent 1637 60 Journal n" 1027 et ioa8 480 Frais de poste 81 60 Total dea dépenses 2199 Déficit 1755 a5

Transcript of IL RISVEGLIO anarchico movo misfatto. · Un MOVO patto! movo misfatto. Anno XXXIX. N° 1028 26...

Page 1: IL RISVEGLIO anarchico movo misfatto. · Un MOVO patto! movo misfatto. Anno XXXIX. N° 1028 26 Agosto 1939 REDAZIONE ED AMMINISTRAZIONE Rue des Savoises, 6, Oinevra (Svizzera) ABBONAMENTI

IL RISVEGLIO anarchico

Un MOVO patto! movo misfatto.

Anno XXXIX. N° 1 0 2 8 2 6 A g o s t o 1 9 3 9

REDAZIONE ED AMMINISTRAZIONE

Rue des Savoises, 6, Oinevra (Svizzera)

ABBONAMENTI Anno Fr. 5.— Semestre Pr. 2.80

MONTE PELATO Terzo Anniversari© 28 AGOSTO , e86

Cbi resta ha il dovere di ricordare : ricor­dare, non per commemorare, ohe ciò sarebbe commedia imp.oba, mi ricordare per proteo dere oltre l'oggi dubbioso i nostri principi e la necessità imperiosa del'a lotta per realiz zirli.

E' in questo senso che vogliamo ricordare il 28 agostj 1936: intimamente, fra compa­gai che non usi alle illusioni e delusioni, non hanno ripiegati un lembo della bandiera co­mune malgrado l'asprezza del momento, ma, facendo del loro meglio per sostenerla, atten­dono fidenti il giorno d'issarla dove va issata — senza confondersi nella pletora delle rocri orinazioni assurde, comode per mascherare la propria inettezza, contro quelli che, chiusi nel guscio del conformismo, 0 intossicati dai miasmi di un ambiente malsano, non sono in condizioni morali di comprendere la bel lezza della lotta, il suo significato civile, i sa orifici ch'csia comporta.

Se stessi prima : ecco quale dev'essere la nostra regola di condotta in ogni contingenza, la leva che ci permetterà di rovesciare nn mondo d'infamie. Anche se importante, sotto questa visuale, il 28 agosto 1936 superò il fatto d'arme. Monte Pelato non fu lo scherzo d'umorismo topografico fatto alla quota 5ai dell'Altipiano della Galocha, sbarramento dell'autostrada Almaderas Huesca, al km. 81. E neppure il Golgota, in quanto è difficile passare da ribelli a martiri.

Monte Pelato fu e resta, invece, l'atto di fede rivoluzionaria d'un pugno d'irrequieti, 0 ùi bei pazzi, come diceva Rosselli, che, quando i più erano alle solite idiozie partiti­ile, la ruppero bruscamente, quasi scandalo­samente, con l'antifascismo pusillanime, co­miziante, deprimente, per ritornare all'aziona diretta, alla tradizione ilvoluzionaria della minoranza audace, senza la quale non c'è itita e non ci sarà mai nessuna « spontaneità popolare ». Monte Pelato fu il basta decisivo ai ciarlatani del popolo Giobbe, ricordando a tutti che la libertà si conquista e non si men­dica, e che il dispotismo si sviluppa nella misura della viltà e d'un egoismo infingardo!

Non solo : Monte Pelato ci fece constatare anche che, qualora non difetteremo d'inizia­tiva, di capitale importanza per noi, per poco si rifletta sugli avvenimenti ai ieri, i partiti politici inetti e ritardatari per definizione, laranno sommersi senz'altro dalla nostra azione t<mpestiva a fondo. Se, sparute pattu­glie d'intriganti disfattisti, in Spagna poiet tero rialzare la testa, la colpa è nostra, quasi tutta nostra, in quanto verso vicini e lontani noi peccammo d'una tolleranza che per essere eccessiva si ridusse ad un'arma contro di noi. Non sarà cesi domani; quando sono in gioco e l'avvenire delle nostre idee, e la nostra li­bertà, e la nostra stessa esistenza, nessun ri­gore potrà considerarsi eccessivo, ma, più che legittimo, esso è semplicemente umano, dobbiamo essere severi sopratutto verso noi (tessi, non tollerando equivoci, abusi e del 0 lezze, in quanto la lotta per concludersi in modo favorevole ha bisogno della massima precisione ed energia. Questa severità verso noi stessi, è la misura preventiva per disar mare l'avversario da ogni velleità di attacco.

Monte Pelato fu anche — giova ripeterlo ìgli amatori di unità fatta di platonici ordini del giorno — una comunità di elementi ete rogenei riuniti dalla stessa causa, pronti allo itesso sacrificio, superanti nella sintesi del­l'azione rivoluzionaria il particolarismo par­litista, fino a far sottoscrivere a Rosselli il più bell'elogio dell'anarchismo: lo ricordino liuoi amici, spesso preoccupati a smentirlo.

Il miracolo dell' unità proletaria pei fini proletari, impossibile attraverso gli arzigo­goli politici e le riunioni inconcludenti, fu un latto concreto nell'azione diretta, pel dato troppo noto che ognuno di noi supera i suoi preconcetti e se stesso solo in determinati momenti della sua esistenza, quando l'ecce­lionale infrange la regola. Chi non sa com prendere il linguaggio di certe ore decisive, ■ara tutto quello che vuole, fuorché un rivo­luzionario nei fatli, un anarchico nel senso adeguato della parola.

Sotto questo rapporto, Monte Pelato fu la ■tolta decisiva, per noi e per gli altri : la de magogia abituale cedette il passo all'azione, malgrado i dinieghi di pochi politicanti, pronti a leccare tutti i bastoni.

Più che bello, fu significativo e prometteote il veder confusi nelle stesse ansie libertarie Aogetoni, repubblicano gettante alle ortiche i codici, e Gentrone, milite anarchico integro — Rosselli, liberale senza briglie e animatore ardimentoso, e Berneri, innamorato del tra gico, come un puro cavaliere dell'Apocalisse anarchica— Zuddas.del Partito sardo d'azio ne e conferenziere di talento, e il giovana Fa laschi, tutto immerso nella musa goriana — Papperotto, comunisti senza Stalin, e Barbe­ris, maschio sotto mentite spoglie — Jacchia, letterato balzano e simpatico, 9 Ceri, impul­sivo, costanlemente acceso d'entusiasmo eroi co — Montiril vecchio Monti, dantista fino al midollo, e il semplice Serra, massimalista sprezzante il conigliume politico — Battistelli, prosatore elegante, e il buon Gilioli, tanto tenace nei lavori di trinceramento.

E potremmo continuare, perchè ognuno dei nostri quarantatre caduti aveva meriti che non si distruggono, e che lo differenzia vano dal proprio compagno di lotta, 0 d'idea.

Ma, oltre alla sintesi riconfortante dell'u nità d'azione nell'azione, oltre al semplico gesto di solidarietà internazionals col prole­tariato iberico in armi, che, sensibile, memore che noi ricalcavamo le orme di Fanelli e Ma latesta in una circostanza eccezionale, volle restituircene largamente la prova, assiepali dosi entusiasta alle stazioni del percorso, la notte indimenticabile che salimmo al fronte — Monte Pelato fu il grido di riscossa attra­verso l'Itali­3, la staffilata più recisa appiop­pata fin qui sul muso del fascismo, fino a fargli considerare la sus troppo facile vittoria, una vittoria di Pirro, fin quando c'è gente disposta a battersi per scuotere il giogo della tirannia.

Il fatto che, mordendo il freno, non pochi irrequieti ci raggiunsero direttamente dal­l'inferno fascista, come il buon socialista Pa gani, caduto audacemente ad Almuderas, ed il giovane Picczzo che, abbandonata l'uni versità calabrese, se ne venne a cadere dinanzi a Huesca, messaggero della prossima riscossi italiana, prova sufficientemente che Monte Pelato colpì nel segno.

D'altra parte : pur tacendo il veleno spruz zato dal gazzettume contro la nostra modesta partacipazione, l'assassinio dei fratelli Ros­selli, i decreti forcaioli contro i volontari in Spagna, le nuove manovre dell'Ovra all'in terno e all'estero, nonché l'interesse fascista all'assoluta vittoria di Franco, superante ogni mira strategica, ma decisamente controrivo luzionaria per toglierci un'eventuale base di appoggio, sono fatti che si commentano da sé. E noi siamo i morti !...

Ora ci si domanderà : Di tutte quelle spe­ranze, di tutta quell'epopea libertaria, di tanti sacrifici fatti e da farsi, che resta P

Quel che restò delle giornale di Brescia e Milano dopo il ritorno dogli austriaci : la vo­lontà di scacciarli, più forte di prima.

Resta quel che restò della Comune di Parigi e della Rivoluzione russa : un passo innanzi nella chiarificazione delle posizioni sociali.

Resta sopratutto la memoria incancellabile dei nostri caduti, la fede nelle idee enunciate, la volontà di continuare G. Bifolchi.

In applicazione del decreto­legge del 24 mag­gio 1939 relativo all'integrità del territorio na­zionale, Jeanson, Louzon, Faucier, Lecoiu e Vintriguer sono stati condannati, i primi due a diciotto mesi di carcere, e gli altri a due anni, con perdita dei diritti eivili, semplice­mente perchè attraverso le colonne di S.I.A. avrebbero sostenuto l'indipendenza dei po­poli coloniali.

La democrazia del III0 Impero è paradossale. Sotto la psicosi della patria in pericolo, so­

stenuta da tutti i partiti di sinistra, non esclusi i pacifisti integrali, nel paese dei Diritti del­l'uomo si commettono impunemente tutte le infamie dei regimi totalitari.

Nel 1790, prima che la Grande Rivoluzione fosse soffocata dal patriottismo della borghe­sia accodata a Napoleone, Dupont, annunzian­do la perdita di Haiti, affermava coraggiosa­mente : « Abbiamo sostenuto che gli uomini sono tutti fratelli, per conseguenza periscano le colonie e si salvi il principio enunciato ».

Se Dupont rivivesse oggi, dopo le porcherie del Fronte popolare e di Daladier avec nous, egli passerebbe inevitabilmente al Consiglio di guerra, sotto gli insulti dell'Human!^.

Così va iV mondo dei politicanti. Viva l'Im­pero e crepino i principi ! V.

Paee o Guerra E' la poco allegra alternativa posta al

mondo, poco allegra poiché se la guerra sa­rebbe un'immane catastrofe, la pace è legata ad un continuo ricatto di nuove popolazioni da consegnare al fascismo. Sappiamo d'anti­fascisti, intellettuali per giunta, ohe conside­rano ciò con la massima indifferenza, mentre ne risultano persecuzioni, miserie e vittime, senza che la minaccia di guerra scompaia, ohe anzi s'aggrava.

Inutile epilogare e recriminare su ciò che ha condotto a tanto ; si è creduto, più 0 meno sinceramente, di mettersi sulla via delle con­cessioni, fatte del resto non ai popoli sempre più sacrificati, ma ai governi non miranti ad altro che ad aumentare il loro potenziale bel­lico... per la pace! In realtà, il capitalismo mondiale ha stoltamente visto in Mussolini e Hitler i suoi salvatori, e li ha favoriti in tutti i modi; era un vero riscaldarsi la serpe in seno. Tipico sopratutto il fatto di Francia ed Inghilterra, che hanno sostenuto e continua­no a sostenere in Ispagna Franco, che si afferma nettamente loro nemico.

Un fatto è arciprovato, cioè che tutti i pre­tesi Stati democratici, ogni volta hanno avuto da scegliere tra fascismo e antifascismo, è pel fascismo che si sono pronunciati, e non è dubbio che alla resa dei conti lo stesso av­venga per il futuro. Non v' è né vi può essere antifascismo governativo, è quanto bisogna aver sempre presente. Del resto, di fronte al­l'Asse, Chamberlain e Daladier, invece d'ap­poggiarsi sempre più a sinistra, fanno sopra­tutto appello al fascismo intèrno. Quali po­tranno essere gli avvenimenti, non si potrà neppure parlare di tradimento ; lor signori hanno manifestato apertamente e invariabil mente le loro preferenze, e non muteranno. A dimostrare l'impossibilità d'ogni intesa, questo dato irrefutabile basta. E' demagogia stupida quella dell'Unione Popolare Italiana, mentre i rifugiati spagnuoli sono estradati a migliaia a Franco, d'inneggiare a una union sacrée, che porrebbe l'antifascismo agli ordini diratti del elerico-J"ateismo. Si rifletta bene a tanta, enormità, mentre ne è ancor tempo.

Nella dichiarazione ufficiale del nuovo Go­verno di Burgos, emessa il 13 agosto, si poteva leggere che l'economia spagnnola, rovinata dall'aggressione antifascista e non da quella fascista, evidentemente, impone a tutti dei sacrifici, aggravati dalla < persistenza di ten­tativi » rivoluzionari quasi dovunque.

Il fatto che la prima dichiarazione ufficiale del nuovo Governo franchista riconosca quel che aveva ripetutamente negato e fatto negare dai suoi agenti all'estero, conferma la nostra tesi che in Spagna la Rivoluzione sociale non ha ancora persa la partita, ma che laggiù il movimento rivoluzionario potrebbe riprende­re l'offensiva alla prima occasione. Tutto d**­pende dagli avvenimenti internazionali.

Lo sfacelo degli Stati e la loro bancarotta finanziaria, quali erano previsti dagli anarchi­ci, si sono prodotti in larga misura, ma senza avere le conseguenze che logicamente ne aspettavamo. E ciò per varie ragioni.

La prima è che la logica non presiede agli eventi umani. La seconda è che se fatalmente il .'potere usa e s'usa, a sostituirvi un regime nuove oi vuole volontà ed azione ben definite, senza di che il vecchio continua a trascinare la sua triste esistenza. La terza è che tutti i va­lori monetari persi, essi non sono i più essen­ziali, e la vita continua anche con la, loro totale mancanza, sostituendovi il baratto. La quarta è che, eccettuati pochi privilegiati, i molti vi­vono di lavoro e non di denaro.

Il guaio fu che per tanti anni si è creduto a un socialismo che doveva logicamente e fatal­mente prodursi. Fu gran merito del nostro Malatesta d'ammonire insistentemente elio senza il fattore volontà non si rimedia a nulla.

I partiti socialista e comunista e le organiz­zazioni sindacali hanno realizzato in Isvizzera l'unione sacra, impauriti dagli avvenimenti d'Austria e di Cecoslovacchia, mossa dannosa in quanto crea un'infinità d'equivoci, primo fra tutti quello di confondersi in manifestazioni militariste con quei fascisti che si tratterebbe di combattere.

Del resto, che non oi sia possibilità d'intesa morale lo si è visto subito. Il Partito socialista avendo pubblicato un suo manifesto per la festa nazionale del 1° agosto, Motta s'è affret­tato a biasimarlo e condannarlo, in nome d'una neutralità integrale, basata essenzialmente sul mantenimento della rottura diplomatica con la Russia, perchè il Nunzio papale e anticosti­tuzionale lo esige !

C O N T O CHÈQUES POSTALI « Il Risveglio » No 1.4662, Oinevra

Opportunismo liduista Nell'ultimo congresso della Lidu, tenutosi a

Chambéry, i dirigenti di quest'associazione si sono apertamente aocodati, al seguito dei bol­scevichi dell'Unione popolare, alla politica sciovinista e guerraiola dei governanti fran­cesi. Un tentativo di richiamo dei delegati ai principi ohe stanno alla base dell'associazione era ben stato fatto con una mozione in cui si affermava che « il primo dovere di tutti i le­ghisti consiste nel lottare strenuamente e con tutti i mezzi possibili per contribuire a scongiurare la terribile eventualità di una guerra >.

Ma è prevalsa la tendenza bolscevico­masso­nico­patriottarda dei dirigenti.centrali cui non ripugna, pare, di trasformare la Lidu in una volgare succursale del « Deuxième Bureau ». Poiché tale è, nella realtà, il risul­tato di una troppo zelante e remissiva politica di accodamento ai poteri pubblici.

I < diritti dell'uomo » non si difendono piegandosi supinamente al ricatto della guerra e sacrificando con impegni di carat­tere militare al servizio dell'impero francese la libera disposizione degli emigrati in Francia.

In quanto ai rapporti coi dirigenti della invadente Unione popolare, il cui massimo esponente è stato nominato a far parte del consiglio centrale della Lidu, essi non var­ranno molto a giovare alla buona armonia fra i leghisti delle varie tendenze. Ne son segno evidente certi echi nella nostra stampa che confermano le prevenzioni contro i me­todi autoritari e la nota mancanza di scru­poli di quei dirigenti.

Per il bene della Lidu e nell'interesse dei suoi elementi sinceri, è necessario che essa ritrovi la sua strada fuori di ogni compro­messo 0 calcolo opportunistico.

Un leghista della prima ora. N. d. R. Col vento imperialfasoista che sof­

fia in Franoia, crediamo che la Lidu non potrà più servire che da sergente arruolatore. An­che la consorella francese a mal tourné e ad ogni modo è impotente.

Pei Fratell i di Spagna. Edmonton : liste 309 F. Fantln (3o scellini), Coz­

zolino, S. A., Giaci sa, Messina (io ciascuno),Zoccoli, Blgin, N.N. (4 cia­scuno), Zecchini (3), Blue (2) 151 4o

Johannesburg : A. Carocari(i3 scellini), A. Bologno (17), Norsa (6), Chittaro (5), T. Gibello (io) 5i 06

Tunis : Andrea Cuttone 68 ac Umtali : Scribante ao 26

Totale Fr. a8o 90 Deficit precedente 1098 55

Compagno spagnuolo malato aa 65 Camp de Rleucros 36 — C. A. prò vìttime politiche Marsiglia 5gi 60

Totale Fr. 1748 80 Deficit Fr. 1467 90

BILAN ­ BILANCIO Recet tes — Ent ra te

VENTE — VENDITA Vente réunions i5.o5, Arbon, Spoletto 12.i5,

Belfut, Mor. i4 5o, Blrsfelden, Vito ao, Lausanne, Vera a.So, Lyon, Peter 19.4o, Paris, a mezzo H. O. 4.10, Saint­Etienne, E. S. 13.90, Toronto, Borto­lotti aa, Wadenswil, E. G. ia.5o. Total i36 io ABONNEMENTS — ABBONAMENTI

Bourg­la­Relne, B.­P. 5, Chaux­de­Fonds, Du­pan a 5o, Genève, Guenin 5, Jona, P. G. 5, Lau­sanne, C. P. 5, Chambottaz a, Perret a, Cottet a 5o, Raccourcler a.5o, Martinetti c.5o, Schup­bach 3. Total 35 — SOUSCRIPTIONS ­ SOTTOSCRIZIONI

Blonne, Ph. R. a, Ghelsen, Mass., Amleto Fab­bri 2, Genève, Vuignìer 5, Maurice 1, Adelaar 5, Frigcrio 5, Domingo i5, Kropf 1, compagno d'I­talia 1.20, Pique­nique du Réveil 68.3o, Lyon­Vienne, Gigi (5) 0.60, famille Groppi (70), Vidal (3o) 11.76, Needham, Mass., I. Bettolo 6.60, Neu­Ghûtel, W. W. 6, Sonaerville, N. J., Giovanni Ca­millo (3 dollari), Brand (1), E. Palumbo (1), N. Piesco, V. Gozzoli, A. Da Brescia, G. Gatti, L. Velia, L. D'Agcslino, C. Palumbo (60 cents ciascuno), F. Villani, A. Di Lorenzo, L. Russomanno, G. Pe­stami. Fucini, Serra (a6 cents ciascuno) 43.5o, Szechwan, Lu chien Bo i3.o5, Tunis, Andrea Cut­tone 62.35, Umtali, Scribante 10.10, Zurich, Si­rio i5, G. Se. 8. Total 37a 65

Total des recettes au a a août 443 76 Dépenses — Uscite

Déficit du numéro précédent 1637 60 Journal n" 1027 et ioa8 480 — Frais de poste 81 60

Total dea dépenses 2199 — Déficit 1755 a5

Page 2: IL RISVEGLIO anarchico movo misfatto. · Un MOVO patto! movo misfatto. Anno XXXIX. N° 1028 26 Agosto 1939 REDAZIONE ED AMMINISTRAZIONE Rue des Savoises, 6, Oinevra (Svizzera) ABBONAMENTI

IL RISVEGLIO

Riflessioni d'attualità Si continua sempre a discutere su quel che

avrebbero dovuto fare o non fare i nostri com­pagni spagnuoli. 11 problema ci pare mal posto per due ragioni essenziali: si parte dall'idea dell'onnipotenza della CNT e della FAI e della quasi totale impotenza di tutto il resto dell'a narohismo mondiale. Si fanno così i peggiori ragionamenti e si è tanto più severi per gli altri che si è più indulgenti per sé.

Eppure è evidente che la rivoluzione spagnola abbandonata da quanti avrebbero dovuto appog­giarla non solamente in funzione di Croco Rossa e combattuta da tutti gli Stati del mondo, con la sola eccezione del Messico, era destinata ad essere vinta. E' quanto noi abbiamo compreso fin dai primi giorni e che ci ha valso la taccia di pessimisti. Sola speranza rimanevano quegli < imponderabili », che dovevano diventare pon­derabili a nostro danno.

Nulla è più irritante della gente che preten­de calar lezioni teoriche e pratiche in ragione del suo nullismo nel caso particolare Stabilia­mo anzitutto alcuni dati incontestabili, trascu rati od ignorati addirittura per comodità pole­mica e per condannare questo o quello.

Il 19 luglio 1936 al pronunciamiento militare i nostri compagni rispondono con una vera e propria rivoluzione sociale, non perfetta ben inteso, ma assai più radicale di quanti movi­menti insurreiionali si fossero avuti insino allo­ra E subito si trovano in presenza d'una dolo­rosa altarnativa : se distruggono il potere stata­le, anche ammesso che ne abbiano realmente la forza e la possibilità, la Spagna di Franco, di­venta automaticamente la sola Spagna ufficiale riconosciuta diplomaticamente, con tutto le con­seguenze che ne risultano e sulle quali non cre­diamo di dover insistere ; se lo lasciano sussi­stere non ne possono che derivare seri pericoli o danni, quali sono previsti dalla risoluzione di Saint­Imier, da noi citata le tante volte. Non ri­maneva quindi che la soluzione intermedia, pre­vista a più riprese da Errico Malatesta, d'iguo rare il governo e d'assicurare con organismi propri tutto il funzionamento della vita sociale e della difesa militare. E' quanto fecero i com­pagni nostri per alcun tempo, e se non poterono persistervi, non è per colpa loro.

Infatti, si era avuta l'infame coin media dal non intervento, accettata da pacifisti, socialisti, comunisti, sindacalisti ed anarchici, grazie al ricatto della guerra, fatto valere, corno già i er TAbissinia, dalla grande stampa fascista e filo­fascista. Le opposizioni che si ebbero furono sempre superficiali, se non del tutto ipocrite, e vi fu perfino qualche pacifista integralo che so­stenne apertamente doversi negare qualsiasi ar­mamento alla Spagna repubblicana, pur lascian do che a Franco ne fornissero liberamente mi­gliaia di tonnellate.

Tanto doveva favorire una scellerata manovra bolscevica. Stalin aveva bensì aderito al fami­gerato Comitato Plymouth e vi intervenne e ne accettò tutte le decisioni finché se no dimise, ma solo dopo che n'era già cessato il funziona­mento; aveva inoltre, il 28 agosto 193G, promul­gato un decreto che proibiva « l'esportazione, la riesportazione e il transito d'ogni specie d'armi e di munizioni e d'ogni materiale militare aero­nautico o navale per la Spagna ». Tutto ciò non gli impedì d'intervenirvi per esercitare le sue bieche vendette contro comunisti dissidenti ed anarohici, por impadronirsi di buona parte del­l'oro spagnolo, per compiervi fruttuoso opera­zioni commerciali e per insediarvi un governo intéramente alle sue dipendenze. Di chi la colpa se non di quel Fronte popolare e di tutto il sov­versivismo francesi che negavano armi alla Re­pubblica spagnola ? Il solo fornitore importante rimasto poteva così esercitare il più catastrofico ricatto, come lo esercitò in realtà.

Che fare in tal frangente? Impegnare una lotta a fondo contro gli staliniani che agli occhi dei più apparivano come dei salvatori? Essa sa­rebbe stata assai cruenta e, salvo forse che in Catalogna ed in Aragona, d'esito incerto. E al­lora non restava che il compromesso, quanto de­testabile purtroppo ; ma come rinunciare deli beratamente alla vittoria e dividersi e stermi­narsi in presenza del nemico? Si cessi dal ragio­nare a vanvera ed astraendo dalle situazioni ch'erano venute formandosi, e non per colpa dei compagni spagnoli, ma della completa inaziono sovversiva avutasi sul terreno internazionale.

Si rifaccia dunque la storia completa ed im­parziale degli avvenimenti ; ma conio l'aziono dei franchisti si spiega con gli aiuti aperti o più o meno dissimulati dei governi borghesi, quella dei compagni nostri ha dipeso dall'aver invano fatto appello ad un proletariato internazionale, che ha tollerato le pegoiori arti di lor signori, quando non le ha approvate.

Si dice, infine,che meglio valeva cadere fedeli ai propri principi che d'essere vinti avendoli sacrificati per la vana speranza di salvare la Re pubblica, che avrebbe pur sempre significato salvare centinaia di migliaia di vite. L'argo­mento non può avere valore però pei soli com­pagni spagnuoli. Perchè gli altri, fatta eccezione per quei che andarono a combatterò in Ispagna, preferirono lasciar crescere fascismo e militari­smo al combatterli, al ribellarsi ? Porche stima­rono di poter differire lo scontro a circostanze più favorevoli. Ma non fu precisamente il caso anche dei compagni spagnoli, che possono giu­stificarlo assai meglio di noi?

Queste riflessioni sono dettate dal persisterò di certuni in una critica unilaterale di coloro che più han fatto da parte di coloro che nei ri­spettivi paesi han trovato che non c'era nulla da faro. La rivoluzione come la guerra ha carattere internazionale. L. B.

APPUNTI E DISAPPUNTI FRANCIA REAZIONARIA.

In Francia , la reazione non si limita più a perseguitare gli stranieri — fascisti eccettua­ti, perchè protetti dai consoli e provvisti di quante carte si possano richiedere — ; ora colpisce anche i francesi stessi, a tutta gloria d'una Camera che si è lasciata congedare e d'un ministero in maggioranza eletto con un programma di fronte popolare. Ultimamente cinque accusati d'un delitto di stampa si bu­scarono un totale di nove anni di prigione.

Ecco un brano giudicato fra altri delittuo­so con non sappiamo quale cr i ter io :

• Se i nostri governanti non vogliono che Bizerta diventi una base italiana, se non vo­gliono che l 'entrata delle potenze occidentali nel Mediterraneo orientale sia sprangata dulia potenza che avrebbe Bizerta con Cagliari e la Pantelleria, hisogna permettere alla Tuni­sia di liberarsi, bisogna dare la Tunisia ai tunisini. La situazione internazionale pre­senta oggi questo particolare curioso che, per le potenze occidentali, dette democratiche, c'è un sol mezzo d'assicurarsi per se la con­tinuazione d'una vita indipendente, quello di applicare in tutti i campi, e specialmente nel campo coloniale, i principi stessi a cui si ri­feriscono, i principi democratici, invece dei principi fascisti che, in pratica, sono i soli che esse applicano. »

In tale brano si è ravvisato il delitto d in­traprendere « di sottrarre all 'autorità della Francia parte del territorio su cui questa autorità s'esercita » ! Par di sognare.

RUSSIA E GIAPPONE, In Estremo Oriente, il Giappone, oltre alla

guerra contro la Cina, rinnova di quando in quando la Kraftprobe contro la Russia Ulti mamente fu alla frontiera mongolo manci'V Si seppe di combattimenti d'aviazione prima, di fanterie poi. Ambe le parti si attribuirono vittorie strepitose, poi si tacquero.

Da Mosca si annuncia però che il generale Stern della prima armata d' Estremo­Oriente, il generale Lapin, comandante l 'aviazione della stessa armata, l'alto commissario russo in Mongolia, Tairoff, sono stati destituiti, e, probabilmente, imprigionati , se non fucilati addirittura... per la loro vittoria. Tanto era già occorso al maresciallo Bliicher un anno fa e speriamo non arrivi anche a Vorochiloff. Nulla di più pericoloso che di servire la patria dei lavoratori !

INGHILTERRA E NUOVA ZELANDA. La N'uova Zelanda essendosi data un go­

verno laburista, il che a vero dire non modi­lìea gran cosa, tanto bastò perchè quel suo dominio diventasse inviso al governo Cham­berlain, il quale, mentre e largo di aiuti agli Stati fascisti o fascistofili, negò il rinnovo al governo neo­zelandese d'un prestito di 17 mi­lioni di sterline (354 milioni di franchi sviz­zeri), scadente a fine anno.

Il prestito era stato fatto da precedenti go­verni, ed il nuovo ne subiva il peso. La Cily esigeva pel rinnovo la r inuncia della Nuova Zelanda alla sua legislazione sociale. Contra­r iamente agli Herriot, Blum e Daladier di Francia , il governo neo­zelandese rispose picche e che avrebbe cercato altrove denaro e mercati . Londra ne rimase impressionata, ed ha cominciato con l 'accordare qualche credito commerciale.

Come il Messico, la Nuova Zelanda è ve­nuta a dimostrare che l'ostilità delle grandi potenze ((democratiche» non è contro il fa­scismo ma contro le democrazie minori che non sono in tutto ligie alle plutocrazie. E non dimentichiamo sopratutto il tragico esempio della Spagna.

SITUAZIONE ITALIANA. Riceviamo dall 'Itala queste poche righe : Da noi va sempre peggio, sopratulto eco­

nomicamente. E tutto un fallimento, ma.. . non si fallisce mai. Il malcontento è enorme od estesissimo, ma mancano le scintillo. La completa dedizione ai tedeschi ha recato una forte discordia anche nel campo fascista. Sintomo importantissimo si è avuto a Torino nel giro che il duce ha fatto. Ti dirò che 40 mila operai della Fiat hanno ricevuto il duce a braccia conserte, senza un applauso, salvo quelli dei poliziotti sparsi qua e là. Nei calie si discorre con più coraggio, nonostante che lo spionaggio sia esageratamente au­mentato. Speriamo !

GLI AFFARI SONO GLI AFFARI La Francia vende del minerale alla Ger­

mania. I tedeschi vendono ai francesi un macchinario destinato agli armamenti e for­niscono del materiale bellico ai cinesi in guerra coi giapponesi, alleati dei tedeschi, i quali armano altresì altri popoli, che non avrebbero a fianco in Caso di conflagrazione. Continua più che mai la vendita dell'Italia alla Russia di navi da guerra in cambio di carburant i , e da Berlino si annuncia che i tedeschi aprono dei crediti a Stalin per for­nire di macchine l ' industria russa.

Meglio ancora, L'Ordre ci fa sapere che 1 Italia Ila richiamato gli ufficiali italiani che seguivano i corsi della Scuola di Guerra francese, prima che terminassero a fine lu­glio. E' più stupefacente il richiamo o il fatto che s' insegni in Francia a quei dell'Asse l'arto mili tare? Probabilmente Hitler ha im­posto che g|i italiani vadano da lui ad impa­rarla d'ora innanzi.

Il filo Conduttore di tutto questo groviglio è che... gli affari sono gli affari.

Discorsi per via — Rispondimi sinceramente dimenti­

cando che sei uomo di parte se non pro­prio di partito: credi ancor tu alla rivolu­zione dopo quanto è avvenuto in Ispagna?

— E perchè non ci crederei dopo averne avuto un altro memorabile esempio ?

— Esempio catastrofico, però, e che non ha proprio nulla d'incoraggiante.

— Bada che a considerarle a fondo tutte le rivoluzioni fallirono e nondimeno costi­tuiscono la parte più essenziale della storia. Certamente sul glorioso 19 Luglio 1936 vennero poi ad innestarsi ben tristi eventi, ma il fatto d'un popolo vincitore del proprio esercito fazioso che realizza, senza por tempo in mezzo, una rivoluzione so­ciale per quanto incompleta e fornisce la prova della capacità dei lavoratori a gestire l'economia tutta quanta, rimane acquisito.

— Vittoria effimera, tentativo parziale, ben presto compromessi e dalle divisioni intestine e dal premere delle forze militari ricostituite e dall'invasione straniera, tutte cose che bisogna prevedere per tutti i moti popolari e che ne fanno apparire impossi bile il successo.

Impossibile forse senza solidarietà internazionale, ma non è poi detto che questa abbia sempre da mancare, a meno di disperare definitivamente dell umanità.

— Intanto il fascismo ha vinto in [spa­gna come dappertutto.

— Triste realtà di certo, ma si tratta proprio di vittoria, compresa nel senso di realizzazione d un ordine nuovo e migliore pei più, di un elevamento di tutte le con­dizioni economiche, politiche e morali, di un più stabile equilibrio di forze e d'inte ressi ? Strano trionfo quello del peggio e non del meglio, preannunciante quindi una rovina a più o meno lunga scadenza.

— Purtroppo perora chi comanda sono Hitler, Mussolini, Franco, Salazar, ecc., e tutti obbediscono o non conoscono altra rivolta che quella della fuga. Confessa che ci vorrebbe ben altro.

— D accordo, ma insomma tutti quei superuomini non hanno risolto, umana­mente intendiamoci, nessuno dei grandi problemi posti alle società moderne da un sistema economico minato dalle sue pro­prie contraddizioni. Non è vittoria quella che risolve soltanto e pel momento la que­stione di forze quando tutte I altre riman­gono insolute ed anzi aggravate.

— Regnare è la maggiore aspirazione, ed avendola risolta, poco importa il come, sarà quel che sarà !

— Ottimamente! Tu esponi così la ra­gione d'essere dell'anarchismo e la sua negazione d'ogni regnatore. Ma vi sono necessità vitali a cui gli schiavi anche più degradati non possono rinunciare eterna­mente. Gli italiani cominciano ad averne basta del fascismo e di Mussolini; i tede­schi, ubbriacati dalle grandiose conquiste « pacifiche » di Hitler, non manifestano ancora un eguale malcontento ; però le condizioni di vita peggiorando continua­mente in entrambi i paesi, è facile preve­dere una crisi, che potrà anch'essere rivo­luzionaria, ragione per cui non è proprio il caso di disperare ormai della rivoluzione. Dirò di più, le condizioni ne esistono a tal segno che fascismo e nazismo vorrebbero gabellarsi già per rivoluzioni.

— Io non ho mai inteso negare la pos­sibilità di future rivoluzioni, ma semplice­mente che la vittoria possa loro arridere.

— E perchè mai quel che non fu possi­bile ieri, non lo sarebbe domani? Osserva intanto che in materia di rivoluzioni si è avuto un continuo progresso, nella durata prima, passando dallo giornate del 30 e del '48 alle dieci settimane della Comune di Parigi e ai trentun mesi della resistenza spagnuola; nelle rivendicazioni e realizza­zioni tanto maggiori poi. E' vero che i massacri di rivoluzionari segnano pur essi un crescendo spaventoso ; ma è un'indif­ferenza più spaventosa ancora che lo per­mette e questa può cessare da nn momento all'altro, come si è già le tante volte visto.

— Temo che tu ti sforzi di farti delle illusioni, non volendo darti per vinto.

— Tanto che si ha possibilità e volontà di lottare non si è vinti. La rabbia omicida di Franco è che, malgrado tutte le sue vit­torie, continua a vedere intorno a sé pro­babili nemici, ma è ben triste cosa regnare su dei cimiteri ed è confessione d'impo­tenza a guadagnarsi gli animi di quelle popolazioni, ohe si era preteso rappresen­tare e liberare. Comunque il massacro ha per conseguenza la decadenza d'una na­zione e la Spagna ne ha già fatto più espe­rienze. Per lei, eome per tutti i popoli, la sola speranza di salvezza sta nella rivolu­zione, ed è ragione di più per avere una fede ed una volontà rivoluzionarie.

Il colmo Certo Cocchi, il quale rappresenta pregio il i

governo repubblicano francese quel che Fregoli nella sua captività rappresentava presso Man». lick, a nome dei 900.000 italiani residenti in Francia, ha rimesso una medaglia d'oro al gros­so Herriot, respingendo verbalmente per l'occa­sione e per conto d'altri italiani sparsi pel mon­do, le assurde pretese del fascismo nei riguardi del capitalismo democratico.

// Nuovo Avanti trova tutto questo logico conforme alla demagogia dei grandi partiti dì masse, esponenti dell'antifascismo e di altre canzonature ad uso e consumo dei gonzi. \\ suono della nostra campana è ben diverso.

Com'abbia fatto questo Cocchi ad erigersi papa o ambasciatore di tanti italiani, è segreto che soltanto gli iniziati della strategia dal Kremlino, dell' Unione popolare e del II"" Bu­reau sono in condizione di concscere. Ma laverò gì' italiani in generale e gli antifascisti rivolu­zionari in particolare non hanno bisogno di pipi di quella fatta, in quanto la politica francesedi cui essi si fanno paladini non è democratica ed antifascista come si ciancia, ira semplicemente antiitaliana, cioè bassamente capitalista. Perchè se fosse stata antifascista non avremmo avutola vergognosa commedia del non interven'o, i campi di concentramento, il sollecito riconcaci­mento di Franco, e il resto.

La democrazia francese, è la democrazia di Galliffet.

Noi siamo più che mai persuasi che il giorno in cui gì' italiani si disponessero ad abbattere il fascismo rivoluzionariamente, sulle Alpi ed ri­trovo riapparirebbe il filo di ferro spinato di Clemenceau contro la Russia del 1917, con un Cachin o un Cocohi, predicatori della guerrtt oltranza pel trionfo del blocco della pace capi­talista.

Abbiamo un elenco edificante di poveri dia­voli di socialisti, comunisti, repubblicani ed operai senza partito, vittime dei decreti­leggo sugli stranieri da far fremere di sdegno ogni uomo onesto. E si tace volontariamente degli anarchici. Naturalmente il pensiero di costoro è lontano dalla tenace ipocrisia dei Cucchi del­l'Unione spopolata.

Il caso ha voluto che proprio mentre si rimet­teva la medaglia d'oro all'uomo benemeiito di 14.000 espulsioni, a Mursiglia il Tribunale cor­rezionale condannava un tal Belloni a sedici mesi di carcere, seguiti da relegaziune, per dop­pia infrazione all'espulsione ! Ah, Cambronnel...

Il giorno della resa dei conti, i Cocchi del­l'Unione popolare e del II™* Bureau non possono essere dimenticati. [Son li dimtnticherimo; tanto più che la paroli d'ordine della prossimi rivoluzione sociale Faik quella di : Alla lantsrns i politicanti d'ogni risma ! V.

Gonzales de Reparaz E' morto mettendo piede nel Messico. Carico

d iìnni, il tìsico è crollato sutto l'ultimo tentativo di continuare la lotta.

Gonzales de Reparaz è un negletto, che i più conoscono solo attraverso la sua assidua ed ap, prezzata collaboiaziono alla Si.li ed alla stamp» anarchica in generale. Ma c'è da augurarsi che, lassatala torménta, le pietre da lui lavorate per tanti anni saranno riunite per costruire quell'edilìzio di storia socinle al quale non po­tette por mano, ostacolato quasi costantemente dalla reazione e dalle preoccupazioni della lotte quotidiana.

Tutti i problemi posti dalla storia e dal dive­nire sociale sul terreno scientifico e ujnano, Gonzales de Reparaz 11 ha analizzati alla luce della critica anarchica, rivelando oltre che un» intelligenza creatrice di prim'ordine, urta po­tente originalità.

Con lui scompare l 'intellettuale anarchico nel senso più robusto della parola. Y.

C o m i t é I n t e r n a t i o n a l de D é f e n s e A n a r c h i s t e .

Indirizzo : Hem Dsy, bclte p stale 4, Bruxelles) Resoconto del mise di Luglio

ENTRATE : In cassa al f luglio g5, biglietti festa : Robyns i*, Liège par Tempie io MoqtySi, Tamar 20, V. D Peeren 4<\ farmentler ao, Bur­nelle 60, Ciply 60. Llp'er 8, K­.t par V. ao, Groupe fiançais: 200, prêt aoo. par R Anvers, Comitato prò Spagna Olanda 5ib.o5, Hata ria per Nello, Ballon iati, Anna ao. Théo lo, Pattler per Frago a5. Social Club di Harrlson, N Y 44 i i5 . Galei 385, Itterbeek 60, compagni belgi 4o, prestito compagno francese i3o, un compagno So. ;

Totale entrate Fr 2697.10 USCITE : versati ai compagni italiani, spagnoli,

tedeschi, belgi, eco. aa3o, per viaggi al compagni, compero pei rifugiati, ecc. 370, ccrrlapondeazi, tasse, vaglia e comunicati i33.5r.

Totale uscite Fr. aSSS.i» PRESTITI DA RIMBORSARE: Groupe fraa

cala di Bruxelles i3o, diversi compagni per sdo­ganatone merci ricevute dall'Olanda 37$ ao.

Totale prestiti Fr. ÉOQÌ» Deficit al i* agósto 44"1 So

11 1 1. w...——■■ murimi "

C o m i t a t o A n a r c h i c o p r ò V. P . Marsigli» Resoconto del mese di Luglio

ENTRATE : Gruppo Bernerl di Marsiglia ■*«• Vlttel (C.) io, Risveglio di Ginevra a. 00, avanio del mese di giugno 260 o5 Totale a436.oi

USCITE : Vitto, alloggi, viaggi, forniture il campi, stampati, corrispondenza, ecc. 5*7» I'

Il deficit a fine luglio era di Fr. a836 8) L'attiviti dei compagni di Marsiglia, estendo

diventata illegale, non possiamo dare particolari maggiori sulle uscite, ma la stampa nostra ed > sottoscrittori ne sono debitamente ragguagll'U­Non si dimentichi intanto che i bisogni d'aiuti sono più che mai grandi ed urgenti.

Page 3: IL RISVEGLIO anarchico movo misfatto. · Un MOVO patto! movo misfatto. Anno XXXIX. N° 1028 26 Agosto 1939 REDAZIONE ED AMMINISTRAZIONE Rue des Savoises, 6, Oinevra (Svizzera) ABBONAMENTI

La guerre a suivi immédiatement la ratification ,du Pacte germano-russe.

Pas d'Etat, pas de guerre.

L'heure tragique sera peul-ètre retar­dée, mais il n'y a nul espoir qu'elle puis­se être évitée. En ces jours d'attente fiévreuse et angoissante, tous les peuples demeurent veilles en présence de l'ef-i'rayanle menace. C'est à cela que nous avons été conduits par la constitution des sociétés humaines en puissants Etals de plus en plus militarisés. Le prétexte en a été de réprimer les violences indi­viduelles et collectives, mais, en réalité, il en est résulté l'organisation de la plus monstrueuse des violences, l'enseignement généralisé et obligatoire pour tous de la destruction et du meurtre. Et voilà l'une des raisons fondamentales de l'anarchis-me de nier avec l'Etat le règne d'une force armée, perpétuelle menace pour toutes celles qui lui sont inférieures.

Mais si le sort du -monde est ainsi aux mains de quelques gouvernants, c'est en vertu d'un renoncement des citoyens aux plus sacrés de leurs droits, jusqu'à n'être plus que des instruments dont on peut se servir pour la vie et la mort. Et l'en­grenage étatiste a atteint un tel perfec­tionnement qu'il est presque impossible à l'individu d'y échapper.

Notre utopie. La paix ne saura donc régner que pal­

line constitution anarchique des sociétés humaines, ne visant plus à se combattre les unes les autres pour un but d'asser­vissement et d'usurpation, mais cher­chant en leur propre sein à pratiquer l'entr'aide et à favoriser le bien-être et la culture pour tous, chaque peuple ne rivalisant avec les autres que pour at­teindre un plus haut degré de civilisation.

Utopie que tout cela ! nous a-t-on assez souvent répété. Et c'est ainsi que par un morne désespoir de jamais réa­liser une vie vraiment humaine, les hommes demeurent voués aux pires dé­gradations et aux horribles charniers.

Tous coupables. Travailleurs.

Nous n'insisterons pas sur les respon­sabilités des maîtres de tous les Etats, qui, pouvant les empêcher, ont permis les massacres de Chine, d'Ethiopie et d'Espagne ; mais que dire des peuples consentant à être les instruments de tant d'horreurs et d'infamies ! En quel pays s'est produit un vaste mouvement de solidarité populaire pour toutes les vic­times, sans oublier celles des invasions militaires nazjstes ?

La ploutocratie anglo-française qui voyait dans le triomphe de Mussolini et Hitler son propre salut, aujourd'hui se sent menacée à son tour par les deux dictateurs s'étant réclamés ouvertement d'un impérialisme à réaliser par les ar­mes. Gouvernants français et anglais dé­claraient ne pas vouloir d'opposition à une idéologie nettement guerrière, se bornant à déclencher contre elle la course la plus folle aux armements.

Bofchevisme et fascisme. Comme précédemment, la révolution

russe avait pour une courte période mo­difié pour ainsi dire la mentalité prolé­tarienne, lui faisant entrevoir la possibi­lité d'un mouvement insurrectionnel et d'émancipation, — le fascisme (qui se prétendait, d'ailleurs, une révolution aussi) vint raffermir la bourgeoisie dans la conviction quelque peu ébranlée de sa force et de sa durée. Ce fut ainsi la fin des concessions au monde du travail et d'un certain libéralisme dont elle avait plus ou moins fait preuve. En somme, le bolchévisme avait donné confiance au prolétariat ; le fascisme la donna à la bourgeoisie.

Face à la Le silence imposé aux idéologies

a laissé fa parole au canon.

Jlux Travailleurs Maintenir dans le monde fascisme et

nazisme, éviter tout ce qui pouvait leur causer un échec retentissant pouvant en­gendrer non seulement leur écroulement, mais un mouvement de masses allant au-delà du régime capitaliste — voilà ce qui explique la série impressionnante des concessions faites à Hitler et Mussolini, en parfaite contradiction avec les dures conditions imposées à leurs prédéces­seurs..

Chantage à la guerre. Il s'en est alors suivi le chantage à

la guerre de l'Axe fasciste, qui ne pou­vait se prolonger indéfiniment sans que la guerre finisse par éclater. Normann Angeli a ainsi pu établir que la Grande Bretagne, depuis des années, a fait une politique en contradiction avec sa poli­tique traditionnelle et accroissant la force et l'influence de ses ennemis virtuels. Tant il est vrai que l'intérêt de classe, ou jugé tel, passe avant l'intérêt national et même impérial. Le patriotisme étroit est laissé aux déshérités, les possédants ne le cultivent pas le moins du monde.

L'autre absolutisme. Entre temps, d'aucun1! ont persisté à a«

voir confiance dans l'Etat russe et les pires déceptions ne les ont guère guéris. Rappelons entr'autres : que la Russie s est liée avec Mussolini dès son avène­ment, qu'au lendemain de l'assassinat de Matteotti l'Ambasade russe offrit un banquet au duce, que lors de la guerre à l'Ethiopie le principal fournisseur en céréales et carburants au fascisme fut Staline, qu'il en a été de même pendant la guerre d'Espagne, que Mussolini a proclamé en pleine Chambre avoir eu dans les bolchévistes des magnifici mae­stri, que les chantiers italiens n'ont cessé de fournir des navires de guerre à l'U. R.S.S.

Si nous passons maintenant à l'Alle-magnp, les bolcliéviste« «llemands s'é­taient joints plus d'une fois aux nazistes pour abattre la démocratie allemande, et lorsque Hitler parvint au pouvoir, le traité de Rapallo fut maintenu, les trac­tations commerciales avec Moscou furent développées et jamais aucun incident di­plomatique ne divisa les deux pays.

Pour la galerie, il y eut bien un pacte antiKomintern, dont nous connaissons la valeur réelle aujourd'hui.

Staline et l'Espagne. Mais ce sur quoi il faut particulière­

ment insister, c'est sur le criminel dou­ble jeu de Staline concernant l'Espagne. Alors que les communistes feignaient de dénoncer comme une suprême infamie la non-intervention, l'U.R.S.S. n'a cessé de participer au Comité Plymouth, à Londres et d'en approuver toutes les dé­cisions, ce qui ne pouvait que causer le plus grand trouble dans les milieux ou­vriers. Ce que fut, d'ailleurs, l'interven­tion stalinienne en Espagne, aboutissant à sa mise sous tutelle, à perpétrer les pires crimes, à spolier le pays, à engen­

drer les pires ressentiments et à créer les divisions les plus profondes sous une unité de façade, de nombreux documents et témoignages irréfutables ne l'ont que trop prouvé. Quand l'histoire de la Ré­volution espagnole sera écrite, il en ré­sultera clairement que la pire trahison dont elle fut la victime fut celle de Mos­cou.

Cela soit dit sans diminuer en rien la lourde responsabilité des gouvernants anglais et français.

En Chine aussi. Rappelons aussi que la première in­

vasion du territoire chinois fut celle des bolchévistes, pour s'emparer du chemin de fer de l'Est, après quoi le grand jour­

nal financier « L'Information » de Paris écrivait que les Russes avaient donné un excellent exemple dont les Japonais pourraient sans doute se servir à leur tour.

Si nous rappelons tout cela, c'est pour bien établir que ce qui vient de se pas­ser à propos, du pacte germano-russe, encouragement évident à l'Allemagne de porter à chef son agression contre la Po­logne, rentre dans la ligne d'équivoques et de trahisons toujours suivie par Sta­line.

Prolétariat absent. Le prolétariat a-l-il été à la hauteur

de sa tâche et de ses aspirations ? Per­sonne n'oserait l'affirmer.

Sous prétexte de pacifisme, il n'a rien opposé à l'emprise fasciste et est resté témoin impassible des plus grands évé­nements. Nulle pression sur les gouver­nements, nulle action directe, nulle soli­darité internationale.

En face de tous les crimes, il est de­meuré indifférent, dans une morne at­tente, de quoi, sinon du pire, de cette guerre qu'il ne suffisait pas d'éloigner, tout en laissant subsister des conditions qui en aggravaient le danger. Il ne suf­fisait pas de dire : La Chine ne nous regarde point ! Les Ethiopiens ne sont pas intéressants ! L'Espagne ne mérite pas de risquer la guerre ! -

El ainsi de suite pour l'Autriche, la Tchécoslovaquie, l'Albanie, Memel, la Pologne, etc. En effet, tout cela renfor­çait dans le monde la puissance et l'in­fluence fascistes, avec la guerre encore et toujours pour couronnement.

Les absents ont toujours tort et sur­tout l'absence des dizaines de millions d'hommes soi-disant conscients et orga­nisés en présence des plus grands évé­nements de l'histoire, pouvant décider nour des dizaines d'années des destins de l'humanité. Possible que les travailleurs à travers une pareille tourmente n'aient pas un programme à eux à développer et à imposer à leurs maîtres et seigneurs de l'Etat et de l'exploitation industrielle ? Le monde du travail s'est laissé absorber par l'Etat, en subit le joug, n'en est plus qu'un instrument passif, ne compte pour rien dans la vie internationale.

C'est contre cela qu'il faut réagir et non pas se renfermer purement et sim­plement dans un pacifisme négatif.

Le droit essentiel. Certes, anarchistes, en cette année de

célébration des droits de l'homme, nous revendiquons ce droit essentiel, sans le­quel tous les autres ne sont qu'appa­rents, et que nous formulons ainsi :

« Nul ne peut être obligé de tuer ou de se faire tuer ».

La vie de chacun lui appartient et per­sonne ne peut nous imposer d'y renoncer. Nous aussi avons ex alté ceux qui font volontairement le sacrifice de leur propre vie à une grande idée, à une lutte de libération, mais c'est la pire des dégra­dations, l'esclavage absolu que de recon­naître à qui que ce soit le monstrueux droit de disposer de notre existence mê­me.

Que dire aussi de l'obligation de tuer ? La vie humaine a été instamment pro­clamée sacrée, surtout après l'exécution de quelques tyrans, par ceux-là mêmes cfui ensuite exigent de nous l'assassinat d'inconnus, coupables de rien d'autre que de n'avoir pu ou su se soustraire à la servitude militaire, au même titre que nous-mêmes.

Voilà le grand problème que la cons­cience pose et que tous nos spiritualistes se sont bien gardés d'envisager.

Notre tâche. En ce moment terrible où le canon

tonne déjà, où le carnage va s'intensifier,

la violence d'Etat n'ayant jamais écouté la voix de la raison et de l'humanité, travailleurs, camarades, sachons résister aux entraînements des pires passions que la guerre engendre. Rappelons-nous en­core et toujours que notre ennemi c'est notre maître et que la guerre a été pré­parée et voulue par des maîtres qui de­vront être éliminés pour assurer le règne de la paix.

Là où il y a pouvoir et exploitation de l'homme par l'homme, il y a rivali­tés, concurrences, ambitions, haines, u -surpations, persécutions qui tôt ou tard aboutissent au conflit armé.

Ceux qui ont tant invoqué un pouvoir fort, un gouvernement qui gouverne, une autorité respectée, s'aperçoivent aujour­d'hui où cela conduit les peuples. Le pire désordre qu'on a bien voulu baptiser d'anarchie est en réalité représenté par la plus haute expression de l'autorité : la guerre.

Travailleurs, ne désespérons pas en présence d'une pareille folie collective ; l'heure pourra aussi sonner d'un revire­ment, d'une lueur de vérité dans le dé­chaînement de la pire barbarie ; ne soyons plus les jouets seulement des évé­nements, mais préparons-nous à leur donner un cours nouveau, à faire revivre les sentiments d'entraide, d'équité, de fraternité, afin que se réalise la justice invoquée par Michelet : « la justice que nous appelons de son nom de guerre : la Révolution. »

Fédération Anarchiste Romande.

LES ORDRES DU JOUR En France, et ailleurs aussi, on conti­

nue à sauver la paix par des ordres du jour, qui sont au propre et au figuré de véritables chiffons de papier, cepen­dant qu'est réalisé à un rythme effrayant tout ce qui est nécessaire à la guerre.

Les moyens préconisés pour sauver la paix sont précisément ceux qui ont déjà été écartés, provoquant la faillite et l'im­puissance de la Société des Nations et créant la grave situation actuelle.

Il est vrai que d'aucuns se plaisent à rejeter le dilemme : ou livrer toujours plus le monde à la domination fasciste, ou résister par la guerre amenant un régime fasciste, pendant sa durée au moins. Il resterait, en effet, la troisième solution révolutionnaire, mais comment y croire alors que les pires abus et ini­quités sont tolérés ? Plus le pouvoir sé­vit contre le peuple et moins il rencontre de résistance.

Et alors ? LA GREVE GENERALE

Le Congrès des instituteurs français a posé ces trois conditions prélalables à une grève générale :

lo Que l'on soit assuré de la partici­pation de toutes les fédérations de l'in­dustrie privée et des services publics ;

2<> Que l'on ait gagné l'opinion pu­blique par une propagande opposant un programme positif de la C.G.T. à la po­litique que l'on veut vaincre ;

3° Que les militants de la C.G.T. ne puissent être soupçonnés d'obéir à des inspirations extérieures au mouvement syndical.

Nous comprenons les raisons qui ont fait formuler ces trois conditions, mais elles rendent à jamais impossible toute grève générale, laquelle ne saurait être qu'un mouvement spontané provoqué par une grande commotion populaire. Est-ce qu'en juin 1936 les grévistes a-vaient songé le moins du monde à s'as­surer de tout cela ? Ce qui fait la force d'un mouvement, c'est sa soudaineté et sa popularité. S'il y a tractations, dis­cussions, tergiversations, le mouvement est condamné d'avance.

Page 4: IL RISVEGLIO anarchico movo misfatto. · Un MOVO patto! movo misfatto. Anno XXXIX. N° 1028 26 Agosto 1939 REDAZIONE ED AMMINISTRAZIONE Rue des Savoises, 6, Oinevra (Svizzera) ABBONAMENTI