Il recupero degli aspetti relazionali nell’accoglienza...
-
Upload
nguyennhan -
Category
Documents
-
view
215 -
download
0
Transcript of Il recupero degli aspetti relazionali nell’accoglienza...
Progetto cofinanziato da
UNIONE
EUROPEA
Fondo Europeo per l’Integrazione di Cittadini di Paesi Terzi 2007-2013 Programma annuale 2012 – Azione 5
Progetto:
“L’intercultura è per tutti” PROG-103598
DIREZIONE DIDATTICA “AMITERNUM”
L’AQUILA
ISTITUTO COMPRENSIVO “MAZZINI-PATINI”
L’AQUILA
Il recupero degli aspetti relazionali nell’accoglienza degli alunni
stranieri:
indicazioni operative e buone prassi
Progetto cofinanziato da
UNIONE
EUROPEA
Fondo Europeo per l’Integrazione di Cittadini di Paesi Terzi 2007-2013 Programma annuale 2012 – Azione 5
Progetto:
“L’intercultura è per tutti” PROG-103598
DIREZIONE DIDATTICA “AMITERNUM”
L’AQUILA
ISTITUTO COMPRENSIVO “MAZZINI-PATINI”
L’AQUILA
Introduzione
I cambiamenti che hanno caratterizzato i flussi migratori nel nostro paese, hanno spinto il
mondo dell’Educazione ad interrogarsi, ormai da diversi anni, sulla qualità e le
caratteristiche del sistema istruzione, sulle dinamiche interculturali e sui processi di
accoglienza in ambito scolastico. Dunque, sulle caratteristiche che la scuola dovrebbe
assumere e sulle buone prassi da mettere in atto.
Ci preme ricordare in breve che le prime “immigrazioni”1 che hanno interessato il nostro
paese negli anni ’70- ’80 coinvolgevano principalmente individui di sesso maschile, che
arrivavano soli e con forti motivazioni economiche alla base della “scelta” migratoria;
soltanto in seguito ad immigrare in Italia furono per lo più donne -si pensi al diffusissimo e
ormai consueto lavoro di “badante”- e uomini che arrivavano con un progetto migratorio a
tempo indeterminato e non più temporaneo o stagionale. Un progetto che, dunque, iniziava
a contemplare anche i figli, in un primo momento lasciati in patria, alle cure dei nonni.
I cambiamenti geo-politici degli ultimi anni, le vicende legate alla cosiddetta “primavera
araba”2, la fine di dittature non coincidente con la reale nascita di democrazie
3, le grandi
emergenze sociali e civili sviluppatesi nella maggior parte dei paesi convolti, la grave crisi
economica mondiale, le guerre in atto in molti stati dell’Africa sub-sahariana ma anche del
1 Per un’attenta disamina del fenomeno si confronti Macioti M.I., Pugliese E., L’esperienza migratoria. Immigrati e rifugiati in Italia, Editori Laterza, 2003. 2 Primavera araba (in arabo ثورات ية ال عرب al-Thûrât al-ʻArabiyy; letteralmente ribellioni arabe o rivoluzioni arabe) è un الtermine di origine giornalistica utilizzato perlopiù dai media occidentali per indicare una serie di proteste ed agitazioni cominciate tra la fine del 2010 e l'inizio del 2011. I paesi maggiormente coinvolti dalle sommosse sono la Siria, la Libia, l'Egitto, la Tunisia, lo Yemen, l'Algeria, l'Iraq, il Bahrein, la Giordania e il Gibuti, mentre ci sono stati moti minori in Mauritania, in Arabia Saudita, in Oman, in Sudan, in Somalia, in Marocco e in Kuwait. Le vicende sono tuttora in corso nelle regioni del Medio Oriente, del vicino Oriente e del Nord Africa. Fonte: Wikipedia, l’enciclopedia libera. It.wikipedia.org 3 Pensiamo ai casi di Tunisia, Egitto e Libia, ad esempio.
Progetto cofinanziato da
UNIONE
EUROPEA
Fondo Europeo per l’Integrazione di Cittadini di Paesi Terzi 2007-2013 Programma annuale 2012 – Azione 5
Progetto:
“L’intercultura è per tutti” PROG-103598
DIREZIONE DIDATTICA “AMITERNUM”
L’AQUILA
ISTITUTO COMPRENSIVO “MAZZINI-PATINI”
L’AQUILA
Medio-Oriente e in Europa4, hanno contribuito ad innalzare il numero di profughi sbarcati
sulle coste italiane. Molto spesso, molto più che in passato, arrivano donne incinte, intere
famiglie, oltre che giovani soli, talvolta minori non accompagnati5.
La stanzializzazione di famiglie migranti, unitamente alla diffusione dei ricongiungimenti
familiari e all’arrivo di profughi, richiedenti asilo e rifugiati, ha accresciuto il numero di
alunni stranieri sui banchi delle nostre scuole.
Il Rapporto Immigrazione 20136 ci fornisce un dato significativo: “la presenza degli alunni
stranieri nelle scuole italiane nell’anno scolastico 2012/2013 è di 786.630 unità, ovvero
30.691 in più rispetto all’anno precedente”.
Da tempo la Scuola si interroga su quali siano le corrette strategie da applicare con gli
alunni stranieri, eppure solo negli ultimi tempi si è proceduto a sistematiche progettazioni,
spesso a carattere locale e favorite dalla diffusione delle autonomie scolastiche, in realtà
sempre più accompagnate e sostenute dalla diffusione di indicazioni ministeriali. Ne sono
un esempio le norme pubblicate, ormai nel 2007, dall’Osservatorio nazionale per
l’integrazione degli alunni stranieri e per l’educazione interculturale e le Linee guida per
l’accoglienza e l’integrazione degli alunni stranieri, che già da diversi anni il Miur
diffonde.
Documenti che vedono nell’educazione interculturale il contesto comune su cui
incastonare i percorsi educativi individualizzati necessari ad ogni singolo alunno. Come
dire che l’intercultura è il presupposto da cui partire, non l’obiettivo finale: “La scuola
4 Si fa riferimento alla recente e delicatissima situazione dell’Ucraina che proprio nei giorni in cui il presente contributo viene redatto, è teatro di violenze e scontri senza sosta. 5 È notizia di questi giorni che nell’ultima emergenza sbarchi, maggio 2014, siano in crescita i minori che arrivano sulle coste siciliane (cfr. a titolo di esempio “I bambini in fuga dalla guerra arrivati nel porto di Augusta. Sbarcati i migranti: 133 sono minori, quindici senza genitori”, quotidiano La Stampa, 22 maggio 2014. www.lastampa.it). Il Rapporto Immigrazione 2013 (Caritas e Migrantes) stima il numero di MNA a fine 2013 a 6537 unità, la cui maggior parte ha 17 anni. 6 Caritas e Migrantes (a cura di), XXIII Rapporto Immigrazione 2013.
Progetto cofinanziato da
UNIONE
EUROPEA
Fondo Europeo per l’Integrazione di Cittadini di Paesi Terzi 2007-2013 Programma annuale 2012 – Azione 5
Progetto:
“L’intercultura è per tutti” PROG-103598
DIREZIONE DIDATTICA “AMITERNUM”
L’AQUILA
ISTITUTO COMPRENSIVO “MAZZINI-PATINI”
L’AQUILA
infatti è un luogo centrale per la costruzione e condivisione di regole comuni in quanto può
agire attivando una pratica di vita quotidiana che si richiami al rispetto delle forme
democratiche di convivenza (…)”7. L’educazione interculturale rifiuta la logica
dell’assimilazione come pure quella della convivenza tra comunità chiuse al loro interno ed
è invece volta a favorire lo scambio, il confronto, il dialogo, con l’obiettivo di raggiungere
un arricchimento reciproco, nel rispetto delle reciproche appartenenze culturali.
Il tutto all’interno di una programmazione che prenda sì in considerazione specifici aspetti
di didattica interculturale -relativi all’insegnamento dell’italiano come L2 oppure ad una
riletture meno occidentalista di storia e geografia- e che contempli, finalmente, delle
aperture al contesto relazionale e agli scambi comunicativi tra coetanei.
Campi in cui l’apprendimento diviene solo in parte aspetto secondario, poiché gli ultimi
approfondimenti ed acquisizioni della psicologia hanno spinto a riconsiderare il ruolo che
variabili psicologiche hanno sull’apprendimento stesso, come possano influenzarlo in
positivo e negativo. Soprattutto nel caso di alunni con una cultura altra. Alunni per i quali
il processo di crescita e di costruzione identitaria assumono un significato e delle
caratteristiche specifiche, che è bene che la scuola inizi a tenere in debito conto.
Un’identità non univocamente data, bensì in continua costruzione e frutto
dell’integrazione, non sempre facile, tra diverse eredità.
Il presente contributo nasce con l’intento di approfondire tale delicata tematica e con
quello di offrire degli spunti di riflessione agli insegnanti, indirettamente coinvolti nel
processo di crescita dei bambini e degli adolescenti stranieri, non più solo alunni da
istruire.
7 Osservatorio nazionale per l’integrazione degli alunni stranieri e per l’educazione interculturale (a cura di), La via italiana per
la scuola interculturale e l’integrazione degli alunni stranieri, Ministero Pubblica Istruzione, ottobre 2007.
Progetto cofinanziato da
UNIONE
EUROPEA
Fondo Europeo per l’Integrazione di Cittadini di Paesi Terzi 2007-2013 Programma annuale 2012 – Azione 5
Progetto:
“L’intercultura è per tutti” PROG-103598
DIREZIONE DIDATTICA “AMITERNUM”
L’AQUILA
ISTITUTO COMPRENSIVO “MAZZINI-PATINI”
L’AQUILA
Straniero a chi?
Se è vero che negli anni parlare di intercultura a scuola non è più stato un fatto raro o una
novità, non sempre è stato chiaro o si è stati d’accordo su quali fossero gli alunni
“stranieri” da coinvolgere in attività di integrazione, inizialmente pensate solo per loro e
non per l’intera classe. L’idea di fondo era che bisognasse lavorare sugli stranieri da
integrare e non sul contesto-classe che con la presenza di tali alunni avrebbe assunto delle
caratteristiche nuove.
Alla base di tale errore epistemologico c’era soprattutto la preoccupazione per la
comprensione: il problema che le scuole si ponevano -ancor oggi in alcuni casi ci si pone,
purtroppo, solo quello- era di tipo didattico, specificamente relativo alla comprensione
della lingua. Ci si preoccupa spesso, non solo di come un allievo che non comprende
l’italiano possa affrontare lo studio del programma curricolare ma anche e soprattutto di
come la sua presenza possa rallentare lo svolgimento stesso di tali attività da parte
dell’insegnante e l’apprendimento degli altri allievi.
Nel lavoro che da anni portiamo avanti nelle scuole come Abruzzo Crocevia, ci siamo
abituati a sentirci dire, anche dagli insegnanti più sensibili alla tematica, che gli stranieri
sono “quelli che non capiscono”. La realtà dei fatti ci mette spesso di fronte a bambini e
giovani che acquisiscono in tempi rapidi una comprensione linguistica di base che consente
loro di comunicare con insegnanti e coetanei e, a volte, anche di eccellere su quest’ultimi.
Evidenza sostenuta non soltanto dalla fortissima motivazione a “recuperare” il gap
esistente quando arrivano ma anche dalle conoscenze scientifiche sul funzionamento del
Progetto cofinanziato da
UNIONE
EUROPEA
Fondo Europeo per l’Integrazione di Cittadini di Paesi Terzi 2007-2013 Programma annuale 2012 – Azione 5
Progetto:
“L’intercultura è per tutti” PROG-103598
DIREZIONE DIDATTICA “AMITERNUM”
L’AQUILA
ISTITUTO COMPRENSIVO “MAZZINI-PATINI”
L’AQUILA
cervello, che ci consentono di affermare che è molto più facile imparare una lingua in
giovane età.8
Ne abbiamo ulteriore conferma quando confrontiamo il livello di conoscenza linguistica
del bambino con quella del proprio genitore, sicuramente un adulto che ha meno occasioni
didattiche e sociali per imparare ma anche un adulto che fa realmente più fatica ad
imparare. Non a caso, sono spesso i figli a fare da ponte e da traduttori tra una lingua e
l’altra.
Chi sono, dunque, gli alunni stranieri?
Sicuramente quelli arrivati in Italia con i loro genitori, alunni che, in alcuni casi, hanno
frequentato già una scuola nel paese d’origine. Sicuramente non solo loro.
Dovremmo contemplare tra gli alunni stranieri anche tutti coloro i quali “stranieri” lo sono
per origine, i figli delle adozioni internazionali oppure i “minori non accompagnati”, coloro
i quali, pur essendo accolti in un contesto socio-culturale completamente italiano, hanno
nel loro nome di battesimo, nella propria lingua madre, nella propria fisicità, tratti somatici
o colore di pelle, quel segno tangibile di alterità con cui dovranno fare i conti per tutta la
vita.
Situazioni delicate, la cui complessità emerge spesso nella fase dell’adolescenza, quella in
cui avviene con una certa frequenza che i minori stranieri adottati entrino in crisi9, proprio
a causa di quelle radici che prepotentemente riaffiorano, anche nei più “assimilati”, nel
momento in cui si tenta di rispondere al quesito: chi sono io?
8 Cfr. Doidge N., Il cervello infinito, Saggi, Ponte alle grazie, 2007. 9 Non potendo approfondire qui la tematica delle adozioni internazionali, ci preme rimarcare come sia un percorso molto delicato sia per i genitori, sia per i bambini e ragazzi che ne sono protagonisti. Una “delicatezza” che è bene gli insegnanti tengano in debito conto, poiché spesso esita in vere e proprie patologie e comportamenti antisociali. A tale riguardo si confrontino Cancrini L. (2006 e 2012 cit.) e Vadilonga F. (2010 cit.).
Progetto cofinanziato da
UNIONE
EUROPEA
Fondo Europeo per l’Integrazione di Cittadini di Paesi Terzi 2007-2013 Programma annuale 2012 – Azione 5
Progetto:
“L’intercultura è per tutti” PROG-103598
DIREZIONE DIDATTICA “AMITERNUM”
L’AQUILA
ISTITUTO COMPRENSIVO “MAZZINI-PATINI”
L’AQUILA
Contempliamo tra gli alunni stranieri anche i figli di “coppie miste”, quei bambini e
ragazzi che hanno una doppia appartenenza culturale, malgrado una cultura sia dominante
e l’altra resti sullo sfondo.
La doppia eredità culturale che caratterizza le situazioni appena richiamate non sempre
viene integrata in modo facile e coerente e non sempre viene loro riconosciuta dai coetanei
o dagli “altri”, comprese le istituzioni come la scuola.
In effetti, non è così automatico. Talvolta, essi vengono considerati stranieri tout court,
semplicemente perché il loro nome di battesimo è straniero, non italofono, perché il loro
colore di pelle è differente o la loro religione non è la stessa praticata dalla maggioranza. In
tal senso, anche un nome di battesimo italiano, accade spesso sia per i figli di coppie miste
ma ancor più per i minori stranieri adottati, non basta a tutelare dall’essere additati come
“stranieri”, né garantisce loro quell’identità italiana che spesso si attribuiscono e quella
cittadinanza che pure per la legge hanno, in casi di questo tipo.
Per inciso, il dibattuto problema di cittadinanza resta come una spada di Damocle su tutte
le seconde generazioni10
, figli di immigrati nati in Italia (o arrivati piccolissimi), ragazzi
che si sentono “italiani” più dei loro coetanei, spesso ignari di quelle leggi che invece loro
conoscono benissimo, proprio perché aspettano ardentemente il compimento della
maggiore età per uscire da quel limbo che li tiene “ostaggi”.
Un’identità italiana che si riconoscono completamente poiché, quando tornano nella terra
d’origine dei propri genitori, vengono addirittura derisi per una non completa
comprensione di quella che dovrebbe essere, ma per loro non è più, una lingua madre: in
fondo sono nati, cresciuti e hanno ricevuto la scolarizzazione in Italia.
10 Sempre il Rapporto Immigrazione 2013 (cit.) ci fornisce, in tal senso, un dato su cui riflettere: “Una tendenza ormai consolidata è la crescente presenza di alunni con cittadinanza straniera che sono nati in Italia ovvero bambini e ragazzi che in molti casi non hanno mai visitato il paese di cui hanno la cittadinanza: costituiscono ormai quasi il 50% del totale. Questo significa che un alunno su due è straniero solo sulla carta”.
Progetto cofinanziato da
UNIONE
EUROPEA
Fondo Europeo per l’Integrazione di Cittadini di Paesi Terzi 2007-2013 Programma annuale 2012 – Azione 5
Progetto:
“L’intercultura è per tutti” PROG-103598
DIREZIONE DIDATTICA “AMITERNUM”
L’AQUILA
ISTITUTO COMPRENSIVO “MAZZINI-PATINI”
L’AQUILA
Interessanti le iniziative portate avanti da una serie di Comuni che hanno scelto di insignire
di cittadinanza onoraria le seconde generazioni11
: molto attivi i giovani figli di immigrati in
tale direzione, attraverso i social network, per esempio, su cui sono sorte molte reti G212
.
Campagne di sensibilizzazione a tale tematica sono state attivate in tutta Italia.
Non ultimi, troveremo sui banchi di scuola anche i figli di rifugiati o richiedenti asilo, una
popolazione in crescita, come già ricordato. Molti di loro, attualmente, sono accolti
all’interno del cosiddetto servizio SPRAR13
(Sistema di protezione per Richiedenti Asilo e
Rifugiati). Si tratta, in questo caso, di bambini con un vissuto emotivo diverso da quello di
un “migrante regolare”, si tratta di bambini che molto spesso arrivano dal mare, dopo
giorni di viaggio durissimi, senza cibo né acqua. Si tratta di bambini che, se accolti in un
progetto SPRAR, usufruiranno di condizioni di accoglienza un po’ diverse, forse di una
situazione più protetta: per la durata del progetto, in genere sei mesi prorogabili, avranno
dietro una rete di persone che lavora per loro e con loro. Pur essendo diverse le condizioni
di accoglienza e spesso quelle di arrivo, non di meno si troveranno a condividere con altri
migranti l’abbandono (forzato) del proprio paese e quel generale senso di smarrimento che
provoca il doversi adattare ad un contesto di vita molto diverso da quello di provenienza.
Quello che, in casi estremi, può esitare in uno “shock culturale”: sentimenti di
estraniamento, irritabilità, ostilità, indecisione frustrazione, tristezza per la lontananza da
“casa”.
Iniziamo, dunque a capire quanto articolato sia il quadro, quanto necessiti di essere
approfondito in modo serio ed efficace e quante siano le sfide che tale complessa
situazione richiede al mondo scolastico.
11 Sono 358 i comuni che hanno insignito di tale onorificenza i giovani figli di immigrati nati in Italia. Tra questi, anche quelli di Roma, Milano, Bari, Napoli, Genova. 12 www.secondegenerazioni.it 13 Progetti attivati dagli enti locali, con le disponibilità del Fondo nazionale per le politiche e i servizi dell'asilo.
Progetto cofinanziato da
UNIONE
EUROPEA
Fondo Europeo per l’Integrazione di Cittadini di Paesi Terzi 2007-2013 Programma annuale 2012 – Azione 5
Progetto:
“L’intercultura è per tutti” PROG-103598
DIREZIONE DIDATTICA “AMITERNUM”
L’AQUILA
ISTITUTO COMPRENSIVO “MAZZINI-PATINI”
L’AQUILA
Dalla logica duale alla mente relazionale: il superamento del concetto di
integrazione
…l’hip hop, come tutte le culture vive, è frutto di un complesso di interazioni,
e ha così tante facce che non è possibile abbracciarle con un solo sguardo.
Per poterlo comprendere bisogna partecipare alla sua vita quotidiana
e al processo della sua costruzione sociale,
o almeno avvicinarne lo “spirito”.
(Bazin, 2007)
Non è una novità il fatto che la convivenza interetnica abbia da sempre posto interrogativi
al mondo scientifico e suscitato un certo grado di curiosità ed inquietudine14
nella
popolazione autoctona.
Contrapporre il concetto di “noi” a quello di “loro”, sulla base di una logica binaria
piuttosto antica, di origine cartesiana, è stato in parte il goffo tentativo di rispondere a tale
inquietudine, enfatizzando ed estremizzando le differenze come modo per proteggere i
confini della propria cultura e del proprio mondo interno.
Attualmente, parlare di “noi” e “loro” non corrisponde più al quadro sociale e familiare15
cui ci troviamo di fronte, benché sia ancora il modo in cui il fenomeno venga inquadrato
dal mondo politico e da un certo giornalismo, che pongono l’enfasi sull’invasione che il
14 De Rudder V., “La cohabitation pluriethnique et ses enjeux”, in Migrants Formation, n. 80, mars 1990. 15 Zanatta A.L., sulle nuove forme di famiglia vedi
Progetto cofinanziato da
UNIONE
EUROPEA
Fondo Europeo per l’Integrazione di Cittadini di Paesi Terzi 2007-2013 Programma annuale 2012 – Azione 5
Progetto:
“L’intercultura è per tutti” PROG-103598
DIREZIONE DIDATTICA “AMITERNUM”
L’AQUILA
ISTITUTO COMPRENSIVO “MAZZINI-PATINI”
L’AQUILA
“noi” riceve dal “loro”. O che si limitano a fare leva su ancestrali paure16
, veicolando
un’immagine dello straniero che minaccia l’integrità individuale. In una costruzione
sociale della paura17
che lascia tutti sconfitti.
Già in Francia, paese con storia di migrazioni antica e riflessioni sociologiche a maggior
ragione approfondite e datate, si è rivelato fallimentare il tentativo di comprendere la
convivenza plurietnica rifacendosi ad un modello dicotomico: da sempre ci si è trovati di
fronte ad un “loro” piuttosto variegato e a relazioni “tra gruppi multipli, fluttuanti, difficili
da definire con precisione, attraversati da numerose fratture”.18
Quello che, con qualche anno di distanza, sta accadendo proprio in Italia, paese che si
espone, soprattutto per posizione geografica, ad arrivi “variegati”. Paese ormai
ufficialmente riconosciuto “frontiera dell’Europa”.
Il dualismo tra conflitto e integrazione non rende conto delle combinazioni possibili,
attualmente infinite, come non rende conto di una “mente” che non è più duale ma frutto di
un processo interattivo19
, poiché è nell’interazione con l’altro che ci si definisce, come
individui e come gruppi. Nel concetto di relazione un gruppo etnico si auto-definisce e
viene definito dagli altri (etero definizione), in un gioco di reciprocità che è molto simile a
quello che ciascuno di noi fa nel percorso di acquisizione identitaria. Le caratteristiche di
un gruppo, così come quelle personali, non possono essere “date” una volta per tutte, non
sono preesistenti ad una relazione ma con essa si qualificano, per l’appunto.
Riprendendo Mauro Ceruti20
possiamo affermare che “è iniziato un percorso di
riformulazione delle identità tradizionali all’interno di ecologie concettuali unitarie: per
16 Touraine A., Quando lo straniero diventa una minaccia, in Bauman Z., Il demone della paura, Editori Laterza, 2014. 17 Bauman Z., (cit.). 18 Mantovani J., Saint- Raymond O., “Espace et coexistance interethnique”, in Espace et Société, n. 45, Juil.- Déc. 1984. 19 Cfr. il concetto di “ecologia della mente”, così come teorizzato da Gregory Bateson, Mente e Natura, Adelphi, 1984. 20 Ceruti, M., Ecologia della contingenza. In S. Manghi (a cura di), Attraverso Bateson. Ecologia della mente e relazioni sociali, Milano, Raffaello Cortina, 1998.
Progetto cofinanziato da
UNIONE
EUROPEA
Fondo Europeo per l’Integrazione di Cittadini di Paesi Terzi 2007-2013 Programma annuale 2012 – Azione 5
Progetto:
“L’intercultura è per tutti” PROG-103598
DIREZIONE DIDATTICA “AMITERNUM”
L’AQUILA
ISTITUTO COMPRENSIVO “MAZZINI-PATINI”
L’AQUILA
ciascuna delle polarità, delle dicotomie, delle coppie concettuali, onnipresenti nelle nostre
narrazioni e teorie della storia naturale e del tempo profondo, perde di senso sia la metafora
dello “scontro frontale” fra le due polarità, che dovrebbe condurre alla vittoria e alla scelta
di una delle due, sia la ricerca di un punto di vista sintetico, a metà strada nell’angusta
linea che le interconnette”.
Parlare di una “mente” interattiva, relazionale e non determinata una volta per tutte,
equivale a mettere in risalto “nessi di relazione e scambio reciproci” e non può che
condurre al superamento di quell’ottica oggettivistica, limitata, finita.
Riprendere i contributi di Gregory Bateson ci consente di inquadrare in modo nuovo anche
la convivenza multietnica per arrivare al superamento dello stesso concetto di integrazione,
come già avvenuto in quei paesi che con le migrazioni si sono confrontati prima del nostro.
Dopo i tentativi di assimilazione, acculturazione, “melting pot”, multiculturalismo, lo
stesso concetto di integrazione, inizialmente visto come “politicamente corretto”, viene
messo in discussione in favore di un modello epistemologico che si orienti ancor più sulla
“messa in comune” e non sulla necessità di integrare una cosa nuova, diversa, ad una
preesistente.
In tal direzione solo un’ottica sistemica, allargata, che comprenda le ragioni profonde degli
spostamenti di persone nel mondo, un’ottica che veda tutti parte di un sistema di forze in
gioco e non meri bracci di una bilancia, può avvicinarci ad una realistica comprensione del
quadro. Un modello di riferimento teorico, una cornice quella sistemica, che ci spinge a
guardare con occhi nuovi anche l’accoglienza degli alunni stranieri in ambito scolastico,
ambito in cui, come abbiamo illustrato, è quasi impossibile rintracciare una situazione
“pura”, l’immigrato appartenente ad una specifica comunità, e dove molto più spesso varie
condizioni si stratificano. E non soltanto quelle relative all’ “essere straniero” ma anche
alla possibilità di essere portatore di un Bisogno Educativo Speciale, oppure di una
Progetto cofinanziato da
UNIONE
EUROPEA
Fondo Europeo per l’Integrazione di Cittadini di Paesi Terzi 2007-2013 Programma annuale 2012 – Azione 5
Progetto:
“L’intercultura è per tutti” PROG-103598
DIREZIONE DIDATTICA “AMITERNUM”
L’AQUILA
ISTITUTO COMPRENSIVO “MAZZINI-PATINI”
L’AQUILA
situazione emotiva delicata, perché figlio di genitori divorziati oppure parte di una famiglia
ricomposta, adottiva, “mista”. Oppure in quanto “minore straniero non accompagnato”.
Condizioni che si vanno ad aggiungere, in maniera esponenziale, non addizionale, al
percorso di crescita che ogni bambino compie per diventare adolescente, giovane adulto ed
infine adulto. Un percorso, meglio potremmo dire un ciclo di vita21
, costellato di tappe e
specifiche “sfide evolutive” da affrontare e superare per arrivare al successivo stadio di
sviluppo.
Detto in termini più semplici, non è solo un alunno oppure un immigrato o ancora uno
straniero quello che gli insegnanti si trovano di fronte: prima di tutto è un bambino o un
adolescente che va accompagnato nel suo percorso di crescita. Un percorso che ha delle
peculiarità e delle difficoltà aggiuntive per chi ha in sé quell’alterità da gestire.
A tal proposito, Graziella Favaro ritiene che, a prescindere da quale sia la tipologia di
alterità -minore immigrato, adottato, figlio di coppia mista, seconda generazione-: “ciò che
accomuna bambini e ragazzi con storie così diverse è il vissuto -reale o simbolico- della
“migrazione”, intesa non solo come spostamento da un luogo di vita ad un altro, ma anche
come cambiamento profondo di sé, ridefinizione dei legami di filiazione, delle
appartenenze, del modo di rappresentare il mondo. Cambiamento che si può tradurre in
sentimenti ambivalenti di perdita e di separazione che influenzano i riferimenti dello spazio
e del tempo, al Paese d’origine e al Paese d’immigrazione, l’immagine di sé, la cultura al
quotidiano e le pratiche culturali e linguistiche”.22
Parlare di vissuto, sia esso reale o simbolico, equivale a mettere in primo piano
l’individualità e ciò che si sperimenta, significa farsi carico del dolore, della scissione
identitaria, dei cambiamenti, delle appartenenze ma anche di eventuali rifiuti della propria
cultura d’origine o anche solo rifiuto a parlarne. In una parola, delle ridefinizioni del sé che
21 Per il concetto di ciclo di vita e tappe di sviluppo vedere Cancrini L. (cit.), Cigoli V., Scabini E. (cit.), Carter e McGoldrick (cit.). 22
Favaro G., Il mondo in classe Nicola Milano Editore 2000.
Progetto cofinanziato da
UNIONE
EUROPEA
Fondo Europeo per l’Integrazione di Cittadini di Paesi Terzi 2007-2013 Programma annuale 2012 – Azione 5
Progetto:
“L’intercultura è per tutti” PROG-103598
DIREZIONE DIDATTICA “AMITERNUM”
L’AQUILA
ISTITUTO COMPRENSIVO “MAZZINI-PATINI”
L’AQUILA
spesso seguono un’esperienza di migrazione, attivamente o indirettamente vissuta. In ogni
caso, un percorso di costruzione personale in fieri costante.
Vale per i bambini, che a volte reagiscono meglio ai cambiamenti e assumono la funzione
di “ponte” tra una lingua e l’altra, tra una cultura e l’altra, tra la società di accoglienza e i
propri genitori; ma che altrettante volte si sentono smarriti, divisi a metà, quando non
completamente scissi.23
Vale ancor più per gli adolescenti, che in tale fase sentono il
bisogno e le pressioni di una definizione identitaria propria, che vada al di là delle lealtà24
familiari senza dover necessariamente significare rottura totale con esse, né rappresentare
una semplice “assimilazione” da parte della cultura dominante, quella del paese ospite.
Una cultura che esercita, tuttavia, un richiamo fortissimo per loro, soprattutto perché
assomigliare agli italiani, che questo possa essere interpretato come vera “integrazione”
oppure no, consente loro di sentirsi accettati e non rifiutati. Accade ancora troppo spesso,
agli stranieri.
Ancor più se una certa politica ne evidenzia solo problematicità ed aspetti di “emergenza”
e un certo giornalismo ne mette in luce solo gli aspetti negativi, quelli legati agli episodi di
cronaca che li vedono protagonisti in aggressioni, stupri, rapine, investimenti, spaccio di
stupefacenti oppure mette l’accento sull’ “invasione” che il nostro territorio starebbe
subendo e sulla “corruzione” dei nostri usi, costumi e credo religioso.
L’identità degli adolescenti è in continua costruzione, non qualcosa di statico o monolitico
trasmesso in blocco dalla famiglia ed “ereditato” in modo passivo ed una volta per tutte.
Anche le identità, oltre che le persone, possono essere in movimento.
23 Casi clinici sulle patologie legate ad una non completa elaborazione del vissuto migratorio in Andolfi M., Haber R., (a cura di), La consulenza in terapia familiare. Una prospettiva sistemica, Raffaello Cortina Editore, 1995. 24 Per il concetto di “lealtà familiare” si veda Boszormenyi-Nagy I., Spark G.M., Lealtà Invisibili. La reciprocità nella terapia familiare intergenerazionale, Casa Editrice Astrolabio, 1988.
Progetto cofinanziato da
UNIONE
EUROPEA
Fondo Europeo per l’Integrazione di Cittadini di Paesi Terzi 2007-2013 Programma annuale 2012 – Azione 5
Progetto:
“L’intercultura è per tutti” PROG-103598
DIREZIONE DIDATTICA “AMITERNUM”
L’AQUILA
ISTITUTO COMPRENSIVO “MAZZINI-PATINI”
L’AQUILA
Una funzione scolastica aggiuntiva diviene anche quella di accompagnare questi studenti
nel delicato processo di integrazione identitaria, per arrivare a restituire agli altri, oltre
che a se stessi, un’immagine di sé positiva ed univoca.
Ragazzi che, a volte, in questo percorso si trovano a dover affrontare non soltanto le
difficoltà legate alla crescita, quelle che hanno anche gli altri bambini ed adolescenti, ma
soprattutto quelle relative all’ambiente sociale di appartenenza.
Progetto cofinanziato da
UNIONE
EUROPEA
Fondo Europeo per l’Integrazione di Cittadini di Paesi Terzi 2007-2013 Programma annuale 2012 – Azione 5
Progetto:
“L’intercultura è per tutti” PROG-103598
DIREZIONE DIDATTICA “AMITERNUM”
L’AQUILA
ISTITUTO COMPRENSIVO “MAZZINI-PATINI”
L’AQUILA
L’accoglienza delle diversità nel contesto classe:
quando il buon senso non guasta
“Quando arrivano ragazzi da Paesi lontani, la scuola può accoglierli con molta attenzione alla provenienza
oppure li può accogliere con molta attenzione alla presenza. Sono due sfumature che, portate avanti,
divergono molto. Queste due dimensioni possono essere accettabili entrambe come punto di partenza di un
rapporto ed è importante che chi educa insegnando abbia una formazione e un allenamento per capire qual
è l’avvio di una relazione significativa e costruttiva”.
(Canevaro, 2000).
Fatte le suddette considerazioni, non ci resta che capire come affrontare a scuola bambini e
adolescenti appartenenti alle nostre “colorate” categorie. Non parlerei di linee guida tout
court, piuttosto di pratiche di buon senso che possano agire come facilitatori di accoglienza
per gli stranieri.
Se analizziamo l’etimologia del verbo “accogliere” ci rendiamo conto di come nella nostra
lingua esso contenga varie sfumature: è sia il fornire ospitalità, sia il sentimento con cui
tale “accoglienza” viene offerta, il senso di accettazione ed approvazione che ad essa è
sotteso, come pure il senso dell’inclusione. Significati che in inglese, ad esempio,
convergono su differenti forme verbali: “to receive”, “to accept”, “to contain”.
Se applichiamo tale logica al gruppo classe, ci rendiamo conto che una buona accoglienza
abbia come presupposti il ricevere, l’accettare, e l’offrire inclusione a chi entri a farne
parte. Che esso sia o meno un alunno straniero.
Ciò detto, sarà buona norma privilegiare fin dall’inizio, il lavoro di gruppo.
Progetto cofinanziato da
UNIONE
EUROPEA
Fondo Europeo per l’Integrazione di Cittadini di Paesi Terzi 2007-2013 Programma annuale 2012 – Azione 5
Progetto:
“L’intercultura è per tutti” PROG-103598
DIREZIONE DIDATTICA “AMITERNUM”
L’AQUILA
ISTITUTO COMPRENSIVO “MAZZINI-PATINI”
L’AQUILA
Ad esempio, nella messa a punto di regole, quelle che governeranno il microcosmo classe.
Regole esplicite ed esplicitate che chiaramente dovranno essere improntate a quei principi
di inclusione ed accoglienza che abbiamo enunciato essere prioritari. Guidati dagli
insegnanti, fin dai primi anni di scuola, è bene che i bambini apprendano a negoziare delle
regole che favoriscano l’inclusione di tutti i membri, che non prevedano giustificazioni per
chi metterà in atto comportamenti aggressivi o non rispettosi dell’altro. Regole che
comprenderanno anche la modalità più adeguata per la risoluzione dei conflitti.
È importante che i bimbi/ragazzi capiscano che anche se il mondo esterno è spesso teatro
di episodi di intolleranza quando non apertamente di razzismo, nessun atteggiamento di
quel tipo sarà tollerato nel contesto classe.
Le regole del microcosmo varranno per tutti, nel rispetto delle diversità individuali e di
quelle familiari, che non sono solo determinate da un’appartenenza culturale.
Si potrebbe partire da una più ampia riflessione sul concetto di regola/norma per passare
dalle regole scolastiche -che vanno esplicitate poiché non è detto siano universalmente
conosciute da tutti e uguali per chi ha già avuto esperienze di scolarizzazione in altri paesi-
a quelle familiari, un modo per mettere in risalto similitudini e peculiarità culturali da
valorizzare e non da far divenire spunto per rimarcare diversità/esoticità del compagno.
Grazie all’insegnante, si potrà allargare la riflessione sulle regole di convivenza di una
società civile e riflettere su quelle norme -universali25
e di giurisdizione nazionale- che
sono preposte a garantirla. Inoltre, si potrà così evidenziare come ci siano posti del Mondo
in cui tali regole non ci sono o non vengono rispettate. Ragione alla base, spesso, di
forzature ad abbandonare il paese in cui si nasce.
25 Ad esempio, qualche anno fa lavorammo come Crocevia con la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo e con la Dichiarazione Universale dei Diritti del Fanciullo, verificando, inoltre, come il concetto di “diritto” fosse spesso sconosciuto anche ai ragazzi delle classi di istruzione superiore.
Progetto cofinanziato da
UNIONE
EUROPEA
Fondo Europeo per l’Integrazione di Cittadini di Paesi Terzi 2007-2013 Programma annuale 2012 – Azione 5
Progetto:
“L’intercultura è per tutti” PROG-103598
DIREZIONE DIDATTICA “AMITERNUM”
L’AQUILA
ISTITUTO COMPRENSIVO “MAZZINI-PATINI”
L’AQUILA
Fare questo tipo di lavoro consente di inquadrare in una stessa, chiara, cornice sia le cause
che stanno alla base di spostamenti di persone nel mondo, sia le possibili e doverose
modalità di accoglienza che ne conseguono.
Soltanto a questo punto, varie tipologie di lavoro di gruppo potranno essere realizzate sui
paesi di provenienza degli stranieri che si hanno in classe.
Prima di farlo, sarà fondamentale che l’insegnante “sondi il terreno” per capire quali sono
le disponibilità che le famiglie e i ragazzi hanno a tali condivisioni. Si dà a volte per
scontato che si abbia piacere nel raccontare il paese di origine o la propria storia: non
sempre è così.
Per quanto riguarda la fascia dei più piccoli, tale propensione è influenzata dalla
disposizione della famiglia in tal senso. Una curiosità eccessiva potrebbe essere
interpretata con diffidenza, soprattutto da chi è arrivato da poco o da chi è scappato da
situazioni di povertà estrema, conflitti, dittature, eventi difficili o che si ha vergogna a
raccontare.
Mi capita spesso, nel lavoro che compio con i richiedenti asilo e rifugiati politici, di
toccare con mano tali ritrosie e blocchi emotivi; occorrono vari incontri e una certa dose di
fiducia, tutta da guadagnare con fatica, per superarli, malgrado si lavori in un contesto
protetto che è pensato solo per fornire aiuto e si abbia dalla propria parte l’ausilio di un
mediatore culturale (eventualità non sempre possibile, spesso per ragioni economiche, a
scuola).
Ove ci sia una disponibilità alla condivisione, si potranno utilizzare tecniche
narrative/biografiche (ad es., l’approccio etnico-sistemico-narrativo)26
per aiutare i ragazzi
a ricostruire e rinarrare la propria storia. Con modalità orali oppure per iscritto,
raccontandola nel dettaglio nei suoi aspetti reali oppure sublimandoli attraverso un
26 Messo a punto, tra gli altri, da Natale Losi che lo ha utilizzato, ad esempio, con i rifugiati politici e con le vittime di tortura.
Progetto cofinanziato da
UNIONE
EUROPEA
Fondo Europeo per l’Integrazione di Cittadini di Paesi Terzi 2007-2013 Programma annuale 2012 – Azione 5
Progetto:
“L’intercultura è per tutti” PROG-103598
DIREZIONE DIDATTICA “AMITERNUM”
L’AQUILA
ISTITUTO COMPRENSIVO “MAZZINI-PATINI”
L’AQUILA
racconto metaforico27
che consenta di esprimere con maggiore leggerezza i contenuti più
pesanti e dolorosi; ma anche ricorrendo a tecniche di espressione non verbale e
“proiettive”, come i collages28
oppure le maschere29
.
Superare la diffidenza delle famiglie straniere risulterà complicato, poiché i
contatti/colloqui con loro sono spesso appesantiti da una non perfetta comprensione della
lingua oppure da chiusure che in alcuni casi sono anche culturali: le madri restano in casa e
a scuola a parlare dei figli non ci vanno, o è bene che non ci vadano, o non ci possono
andare, perché non conoscono nemmeno una parola di italiano.
Da qualche anno a questa parte, tuttavia, non ne viene più messa in discussione l’utilità:
proprio tale cresciuta consapevolezza ha spinto le scuole ad includere sempre le
famiglie30
nel lavoro che si fa con i piccoli alunni (una tendenza che va ben oltre i nostri
confini nazionali).
In particolare, le Linee Guida ministeriali31
, raccomandano: “di instaurare un rapporto di
ascolto con la famiglia per comprenderne specifiche condizioni ed esigenze”.
Tale scelta risulta vincente, malgrado le permanenti difficoltà a coinvolgerle tutte ed in
modo costante. L’ideale sarebbe istituzionalizzare degli incontri di gruppo (anche le Linee
Guida parlano di un calendario), magari guidati da un esperto della tematica che agisca da
facilitatore. Incontri che, va ribadito l’ovvio, dovrebbero coinvolgere anche i genitori
italiani: ancor più difficili da coinvolgere, in base alla mia esperienza. Fare questi gruppi
comuni consentirebbe ai genitori stranieri di non sentirsi “alieni”, sempre sotto la lente di
ingrandimento; a quelli italiani, ove necessario, di smorzare eventuali pregiudizi. Magari
27 Cfr. Caillé P., Rey Y., C’era una volta. Il metodo narrativo in terapia sistemica, Franco Angeli, 1998. 28 Per un approfondimento dello strumento clinico del collage si cfr. de Bernart R., ITFF Firenze. 29 Modalità utilizzata e divulgata dall’Unità Psicosociale e di Integrazione culturale dell’OIM, soprattutto rispetto alle migrazioni forzate e accompagnate da eventi drammatici e luttuosi. 30 Un capitolo delle Linee Guida per l’accoglienza e l’integrazione degli alunni stranieri (Miur 2014), è dedicato proprio al coinvolgimento delle famiglie: “Il coinvolgimento e la partecipazione delle famiglie”. 31 Cit.
Progetto cofinanziato da
UNIONE
EUROPEA
Fondo Europeo per l’Integrazione di Cittadini di Paesi Terzi 2007-2013 Programma annuale 2012 – Azione 5
Progetto:
“L’intercultura è per tutti” PROG-103598
DIREZIONE DIDATTICA “AMITERNUM”
L’AQUILA
ISTITUTO COMPRENSIVO “MAZZINI-PATINI”
L’AQUILA
con incontri a tema che approfondiscano argomenti di interesse comune: i bisogni emotivi
di bambini e ragazzi, l’adolescenza, i disturbi emotivi, i disturbi del comportamento
alimentare, l’adozione (che pone un certo numero di sfide e difficoltà sia a chi adotta
italiani, sia a chi adotta stranieri). Argomenti che attirano le attenzioni e le preoccupazioni
dei genitori: che sono tali, a prescindere dalla nazionalità.
Identità in bilico: una complicata gestione delle eredità culturali
I contatti con i genitori dovrebbero essere privilegiati anche per comprendere la visione
che essi stessi hanno del proprio figlio. È importante capire come il bambino viva le sue
origini (e questo, come anticipato, riguarda anche i genitori italiani che si confrontino con
l’adozione internazionale), quanto le accetti come dato di fatto o le valorizzi perché
orgoglioso e fiero, quanto invece le viva come una zavorra, qualcosa che crea imbarazzo o
netto rifiuto. Qualcosa da nascondere, ove possibile.
Le due scelte estreme, di ostentare o occultare le origini, sono entrambi molto comuni,
soprattutto nella fascia dei ragazzi/adolescenti.
La fase dell’adolescenza, per eccellenza la più delicata di tutto il ciclo di vita, espone i
ragazzi con origini straniere a diverse sollecitazioni. Il senso di identità propria è in pieno
sviluppo ed è facile arroccarsi su posizioni estreme.
Da un lato della “rocca” avremo coloro i quali sentono il bisogno di distinguersi oppure di
farsi riconoscere nei loro connotati fisici e culturali: molto spesso si estremizza un credo
religioso diventandone fanatico32
oppure l’appartenenza ad un gruppo etnico “sposando”
gli aspetti distintivi, anche negativi, che esso incarna. Pensiamo a quanto sia facile
32 Ci è restato molto impresso un giovane pachistano che ostentava la religione musulmana e i suoi precetti più rigidi che pedissequamente seguiva, limitando al minimo i contatti con chi stava al di fuori del suo “clan” familiare e nazionale.
Progetto cofinanziato da
UNIONE
EUROPEA
Fondo Europeo per l’Integrazione di Cittadini di Paesi Terzi 2007-2013 Programma annuale 2012 – Azione 5
Progetto:
“L’intercultura è per tutti” PROG-103598
DIREZIONE DIDATTICA “AMITERNUM”
L’AQUILA
ISTITUTO COMPRENSIVO “MAZZINI-PATINI”
L’AQUILA
raggrupparsi in “bande” giovanili, caratterizzate nel nome dal luogo di provenienza33
e da
una certa propensione per l’illegalità. Modalità comportamentale utilizzata per arginare le
situazioni di marginalità e povertà nelle quali spesso vivono ma anche per ostentare la
propria forza, da “sbattere sul muso” a chi di loro pensa che siano solo dei perdenti.
È quello che sta accadendo nel Nord Italia con le bande originarie del Sud-America, les
pandillas34
per esattezza, che gestiscono il mercato dello spaccio a Genova e Milano, ad
esempio. A Genova, in particolare, queste bande si autodefiniscono gang-nazione, “perché
il cordone ombelicale -il paese di provenienza- è presente in ogni azione e nei riti”. Riti
che riguardano le illegalità commesse ma anche le modalità con cui vengono compiute
(mazze da baseball, coltelli).
Non sempre e non necessariamente il desiderio di distinguersi passa attraverso l’adesione a
valori negativi. A volte si fa gruppo scegliendo un certo tipo di musica oppure di
espressione artistica: è il caso dell’hip-hop35
molto in voga tra i giovani in questo momento
storico, come pure dei graffiti. Espressioni artistiche che ebbero origine proprio nei ghetti
degli USA, come unica forma di linguaggio consentito alle minoranze. Su un “terreno di
disgregazione sociale (isolamento negli spazi urbani, distruzione della cellula familiare,
violenza e mercato della droga, legittimazione culturale della segregazione razziale…)” e
di “riscoperta della negrité”, valore ostentato con orgoglio per restituire “il grido
dimenticato della stiva” alla memoria collettiva36
. Benché tale elemento storico non sia
sempre rintracciabile nelle vicende personali dei nostri giovani (situazioni di marginalità
estrema, non ancora paragonabili a quelle dei ghetti americani o delle banlieues parigine,
riguardano al momento solo le grandi città), non di meno il potere di tali contenuti musicali
funge da richiamo per chi prova in sé sentimenti di rabbia forte da riversare contro quella
33 Alcune bande sono state “importate” al pari di prodotti tipici e tradizioni culinarie. 34 Cfr. R’E le inchieste, “I gangster ragazzini del Sudamerica nelle strade di Genova e Milano”, 23/11/11. 35 Cfr. Bazin H., La cultura hip hop, Besa- Astrolabio 2007. 36 Ibidem.
Progetto cofinanziato da
UNIONE
EUROPEA
Fondo Europeo per l’Integrazione di Cittadini di Paesi Terzi 2007-2013 Programma annuale 2012 – Azione 5
Progetto:
“L’intercultura è per tutti” PROG-103598
DIREZIONE DIDATTICA “AMITERNUM”
L’AQUILA
ISTITUTO COMPRENSIVO “MAZZINI-PATINI”
L’AQUILA
società e cultura dominante che molto spesso li lascia ai margini e non offre loro le stesse
occasioni dei propri coetanei. Per inciso, le rivolte delle banlieues parigine37
, seppur non
frequentissime, sono sempre partite da morti violente e non hanno potuto che segnalare il
fallimento della politica ad interloquire con questi giovani emarginati le cui “aspirazioni
(sono) frustrate dall’incapacità del sistema educativo e formativo di organizzarne
l’inserimento sociale ed economico”. La sottocultura dell’hip hop è, dunque, diventata
quella che consente ai giovani francesi di seconda generazione di superare proprio la
richiesta di integrazione tra due culture tra le quali non si sente più la necessità di scegliere
ma che vengono sentite parimenti proprie: “i figli di immigrati, nati per la maggior parte in
Francia, non si pongono più il problema di dover scegliere tra due culture (…) al contrario,
essi rivendicano il diritto all’inserimento sociale su basi egualitarie senza tuttavia
abbandonare la loro specificità culturale”38
.
Porrei grande attenzione a tali considerazioni, visto che anche in Italia le seconde
generazioni (G2) iniziano a far sentire la propria voce e a rivendicare con forza i propri
diritti.
Riprendendo il filo del nostro discorso, dall’altro lato della “rocca” avremo coloro i quali
cercano di mimetizzarsi tra gli italiani, ostentando una perfetta padronanza della lingua39
,
che imparano ad utilizzare nelle sue forme più forbite, utilizzando lenti a contatto colorate
che “mitighino” il colore di pelle olivastra, truccandosi più del dovuto per nascondere
quell’incarnato bianchissimo che richiama l’est europeo da cui si proviene, ribellandosi
all’uso del velo e vestendosi “all’occidentale”.
Ragazzi che tendono ad autodefinirsi “italiani” oppure “cittadini del mondo”, pur di non
essere collegati al paese di origine.
37 Ricordiamo gli episodi piuttosto violenti partiti da Clichy-sous-Bois nel 2005. 38 Cfr. Bazin H., cit. 39 Ci è capitato di osservarlo soprattutto nei licei.
Progetto cofinanziato da
UNIONE
EUROPEA
Fondo Europeo per l’Integrazione di Cittadini di Paesi Terzi 2007-2013 Programma annuale 2012 – Azione 5
Progetto:
“L’intercultura è per tutti” PROG-103598
DIREZIONE DIDATTICA “AMITERNUM”
L’AQUILA
ISTITUTO COMPRENSIVO “MAZZINI-PATINI”
L’AQUILA
Secondo Mancini40
una parte dei preadolescenti stranieri che vive in Italia sceglie di
controbattere alle minacce identitarie derivanti dalla posizione subordinata riconosciuta al
proprio gruppo etnico e dagli atteggiamenti negativi che la società esprime nei loro
confronti, assimilandosi alla cultura ospitante e cercando di nascondere a se stessi e agli
altri la propria origine etnica. “Le strategie utilizzate da tali minori comportano un
tendenziale abbandono -spesso più “mentale” che reale- dei propri gruppi d’origine e
tendono di fatto a coincidere con quella modalità di rapporto con la cultura autoctona che i
teorici dell’acculturazione definiscono assimilazione”41
.
Non sarà facile capire quando tali comportamenti siano solo una “fase di passaggio”,
quella necessaria rottura con i modelli proposti dalla famiglia di origine per arrivare a
costruire un’identità propria, oppure quando dietro ad essi si celi una patologia vera e
propria, un disturbo dell’immagine di sé ad esempio. Come pure non sarà facile capire
quanto dietro all’impegno ad eccellere nella padronanza della lingua e nel rendimento
scolastico si celino forme di ansia patologica.
Il compito dell’insegnante sarà osservare e dare ascolto a questi ragazzi fragili e agli
eventuali disagi che essi, anche involontariamente, mostrino per poter segnalare a chi di
dovere le situazioni limite che si dovessero incontrare.
L’attenzione degli psicologi è ormai alta, in tal senso. Il centro Shinui di Bergamo, ad
esempio, da anni attiva progetti di intercultura in ambito scolastico che hanno sì l’obiettivo
di favorire lo scambio e la comunicazione42
per favorire l’integrazione degli alunni
stranieri ma anche quello di accogliere il disagio psicologico con percorsi individualizzati,
40 Mancini T., Le appartenenze etnico-culturali e l’identità, in G. Giovannini (a cura di), Ragazzi insieme a scuola. Una ricerca sui percorsi di socializzazione di studenti stranieri e italiani nelle scuole medie di Modena, Homeless Book, 2001. 41 In Valtolina G.G., Aspetti psicologici dei percorsi di agio e disagio: la problematica identitaria e il benessere relazionale, in Giovannini G., (a cura di), La condizione dei minori stranieri in Italia, Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca - Fondazione Ismu. 42 Il titolo del progetto realizzato nelle scuole primarie e secondarie di primo e secondo grado nell’annualità 2013-2014 è “Incontriamoci”
Progetto cofinanziato da
UNIONE
EUROPEA
Fondo Europeo per l’Integrazione di Cittadini di Paesi Terzi 2007-2013 Programma annuale 2012 – Azione 5
Progetto:
“L’intercultura è per tutti” PROG-103598
DIREZIONE DIDATTICA “AMITERNUM”
L’AQUILA
ISTITUTO COMPRENSIVO “MAZZINI-PATINI”
L’AQUILA
alla cui base si colloca proprio una stretta sinergia tra insegnanti e psicologi: “sono gli
insegnanti che raccontano ciò che vedono e che portano la sensazione dell’esistenza di un
disagio di un singolo alunno o del gruppo classe. La segnalazione può evidenziare
difficoltà in più ambiti, non escludentisi tra loro: le relazioni (anche familiari, ma
ovviamente non solo), la frequenza scolastica, gli apprendimenti, la socializzazione, lo
svolgimento dei compiti scolastici”43
. Un aspetto molto interessante di tale sinergia
riguarda la costruzione condivisa di indicatori che possano segnalare le difficoltà: è bene
che gli psicologi mettano a disposizione degli insegnanti parte delle loro conoscenze per
arrivare al comune obiettivo di identificare tempestivamente le situazioni su cui
intervenire. Per poi, in un primo momento, ragionarne insieme, attraverso una lettura
sistemica del disagio e del contesto in cui esso hanno preso forma.
Ricorrere ancora all’epistemologia sistemica ci consente di operare una lettura batesoniana
del contesto come “matrice di significati”44
: i comportamenti, tanto più se devianti oppure
patologici, possono essere compresi soltanto nel contesto in cui si attualizzano; i “sintomi”
hanno sempre un significato relazionale, per cui non basta focalizzarsi solo sul loro
contenuto (di cosa si tratta) ma sarà necessario prendere in esami i più ampi aspetti
relazionali45
che essi veicolano. Aspetti che possono riguardare allo stesso tempo il
gruppo-classe oppure il sistema familiare.
“I riferimenti all’epistemologia sistemica aiutano l’équipe a formulare delle ipotesi che
riescano a dare senso al disagio segnalato, e che tengano conto del percorso migratorio che
la famiglia ha svolto o sta vivendo. Spesso il segnale dato dal figlio e dall’alunno, ha
qualcosa a che fare con il ruolo da esso giocato all’interno della famiglia e negli altri
contesti di vita, tra cui la comunità di appartenenza. Riuscire a co-costruire con la famiglia,
43 Per una descrizione analitica di tale progetto si rinvia al sito www.shinui.it 44 Cfr. Bateson G., cit. 45 Il termine tecnico è “vantaggio secondario” del sintomo che, molto spesso, sottende alla paura di cambiamenti e serve a mantenere lo status quo, bloccando il ciclo evolutivo dell’individuo o dell’intero sistema-famiglia.
Progetto cofinanziato da
UNIONE
EUROPEA
Fondo Europeo per l’Integrazione di Cittadini di Paesi Terzi 2007-2013 Programma annuale 2012 – Azione 5
Progetto:
“L’intercultura è per tutti” PROG-103598
DIREZIONE DIDATTICA “AMITERNUM”
L’AQUILA
ISTITUTO COMPRENSIVO “MAZZINI-PATINI”
L’AQUILA
con gli insegnanti e con gli operatori delle ipotesi dall’interno, e a condividere poi delle
azioni che possano agire sul sistema, diventa un lavoro di rielaborazione, di presa di
consapevolezza rispetto agli aspetti della storia della famiglia e dell’alunno. Ciò consente
di attribuire un significato diverso a quello che normalmente potrebbe essere letto solo
come un’anomalia rispetto all’andamento generale della classe. L’alunno, quindi, viene
visto come risorsa, perché il significato che può avere il suo comportamento può essere
letto come significato relazionale all’interno delle dinamiche di classe, oltre che all’interno
del sistema familiare”.
Progetto cofinanziato da
UNIONE
EUROPEA
Fondo Europeo per l’Integrazione di Cittadini di Paesi Terzi 2007-2013 Programma annuale 2012 – Azione 5
Progetto:
“L’intercultura è per tutti” PROG-103598
DIREZIONE DIDATTICA “AMITERNUM”
L’AQUILA
ISTITUTO COMPRENSIVO “MAZZINI-PATINI”
L’AQUILA
Conclusioni
Aver introdotto la differenza tra aspetti di contenuto e aspetti di relazione46
che ogni
messaggio veicola, ci consente di riflettere su come degli aspetti di contenuto ci si sia
preoccupati esclusivamente nei primi anni in cui si è parlato di alunni stranieri: la priorità,
come ricordato, era comprenderli e farsi comprendere. Se attualmente ci si è interessati di
più a considerare la rilevanza assunta dagli aspetti di relazione (tra alunni stessi, tra alunni
ed insegnanti, tra insegnanti, dirigenti scolastici e famiglie…) è stato soprattutto grazie alle
nuove acquisizioni della psicologia applicativa. È stato dimostrato, soprattutto in ricerche
di matrice americana, come esistano delle variabili intermedie, mediatori e moderatori
psicologici, che influenzano l’apprendimento scolastico. In particolare, la “disparità nei
risultati raggiunti a scuola da alunni che hanno differenze etniche o razziali”47
, sulla quale
si ritiene necessario intervenire al fine di ridurla. Molto spesso tali disparità di
apprendimento si correlano a differenze di trattamento, sono la conseguenza di
discriminazioni effettuate, in modo più o meno intenzionale, da insegnanti, educatori, altri
studenti. A volte si tratta di atteggiamenti eclatanti, a volte di velate allusioni, veicolate da
una malcelata aggressività di fondo, da commenti apertamente razzisti oppure da
atteggiamenti paternalistici, tutti tesi a stigmatizzare lo straniero.
Ne voglio parlare esplicitamente, poiché non è affatto vero che l’Italia non sia un paese
razzista. Ancor meno lo è nell’attuale momento storico di durezza della crisi economica,
che colpisce molte famiglie italiane prima ancora che relegare a situazioni di marginalità
socio-economica soltanto gli stranieri.
46 Cfr. Watzlawick P., Beavin J.H., Jackson D.D., Pragmatica della comunicazione umana. Studio dei modelli interattivi, delle patologie, dei paradossi, Astrolabio 1978. 47 American Psychological Association (a cura di), Ethnic and Racial Disparities in Education: Psychology’s Contributions to Understanding and Reducing Disparities Presidential Task Force on Educational Disparities (2012).
Progetto cofinanziato da
UNIONE
EUROPEA
Fondo Europeo per l’Integrazione di Cittadini di Paesi Terzi 2007-2013 Programma annuale 2012 – Azione 5
Progetto:
“L’intercultura è per tutti” PROG-103598
DIREZIONE DIDATTICA “AMITERNUM”
L’AQUILA
ISTITUTO COMPRENSIVO “MAZZINI-PATINI”
L’AQUILA
Il ruolo della psicologia diventa, a tal punto, fondamentale poiché consente di rafforzare le
relazioni interpersonali, di far leva sui sistemi motivazionali, di rinforzare gli aspetti
cognitivi, linguistici, e le caratteristiche di identità sociali connessi ad eventuali disparità
educative riservate alle minoranze.
Lo si può fare attraverso programmi basati sull’apprendimento di abilità sociali48
, abilità
cognitive, emotive e relazionali di base il cui ruolo è stato dimostrato essere fondamentale
per rispondere alle sollecitazioni della vita: vale per tutti, italiani e stranieri. Tra queste
abilità annoveriamo l’empatia, la comunicazione efficace, la capacità di prendere decisioni
e quella di problem solving, la gestione delle emozioni e dello stress, l’autostima,
l’autoconsapevolezza (che per uno straniero significa rispondere al “chi sono io?” ma
anche al “di che gruppo faccio parte? Chi sono io in questo contesto sociale?”).
Un percorso di presa di coscienza personale che per lo straniero significa anche divenire
consapevole dei pregiudizi di cui può diventare oggetto. Proprio alcuni studi in contesto
americano hanno evidenziato come tale consapevolezza sia ormai in crescita anche tra i
bambini49
. Si tratta soprattutto delle forme “manifeste” di aggressività razziale, forme
plateali che per loro sono più facilmente identificabili, rispetto agli adolescenti che hanno
invece la capacità di identificare anche le forme più sottili di razzismo.
Parlare di pregiudizi in ambito scolastico è solo uno dei modi che negli anni è stato scelto
per neutralizzarli. Non basta e non basterà. Abbiamo capito che le sfide che i bimbi
stranieri rappresenteranno per i loro insegnanti saranno molte di più. Ma anche le
opportunità di crescita individuale, collettiva e reciproca se si troverà il modo di
valorizzare tali presenze e arginare e offrire fin da subito risposte chiare a disagi manifesti
o latenti. Soprattutto offrendo un ascolto professionalizzato, di tipo psicologico o
psicoterapico, ove necessario.
48 Per una descrizione del modello delle Life Skills si confronti l’OMS (1994). 49 Cfr. McKown & Weinstein, The Development and Consequences of Stereotype Consciousness in Middle Childhood, 2003.
Progetto cofinanziato da
UNIONE
EUROPEA
Fondo Europeo per l’Integrazione di Cittadini di Paesi Terzi 2007-2013 Programma annuale 2012 – Azione 5
Progetto:
“L’intercultura è per tutti” PROG-103598
DIREZIONE DIDATTICA “AMITERNUM”
L’AQUILA
ISTITUTO COMPRENSIVO “MAZZINI-PATINI”
L’AQUILA
Lo si potrà fare in mille modi, purché lo si faccia in gruppo, in relazione, in quella
valorizzazione di competenze che risulterà sempre vincente. In qualunque campo
dell’ecologia della mente50
.
50 Bateson G. (cit.)
Progetto cofinanziato da
UNIONE
EUROPEA
Fondo Europeo per l’Integrazione di Cittadini di Paesi Terzi 2007-2013 Programma annuale 2012 – Azione 5
Progetto:
“L’intercultura è per tutti” PROG-103598
DIREZIONE DIDATTICA “AMITERNUM”
L’AQUILA
ISTITUTO COMPRENSIVO “MAZZINI-PATINI”
L’AQUILA
Bibliografia ragionata
AA. VV. (a cura di), Culture a confronto. La gestione della diversità, Fondazione Silvano
Andolfi, Roma, 2000.
Ambrosini M., Italiani col trattino. La sfida delle seconde generazioni immigrate,
convegno “Seconde generazioni in Italia. Presente e futuro dei processi di integrazione dei
figli di immigrati”, Osservatorio sulle differenze del Comune di Bologna, 2 Maggio 2007.
American Psychological Association (a cura di), Ethnic and Racial Disparities in
Education: Psychology’s Contributions to Understanding and Reducing Disparities
Presidential Task Force on Educational Disparities (2012).
Andolfi M., Angelo C., de Nichilo M., (a cura di), Sentimenti e sistemi, Raffaello Cortina
Editore, 1996.
Andolfi M., Haber R., (a cura di), La consulenza in terapia familiare. Una prospettiva
sistemica, Raffaello Cortina Editore, 1995.
Bateson G., Mente e Natura, Adelphi, 1984.
Bauman Z., Il demone della paura, Editori Laterza, 2014.
Bazin H., La cultura hip hop, Besa- Astrolabio 2007.
Bolognesi I., Identità e integrazione dei minori di origine straniera. Il punto di vista della
pedagogia interculturale, Ricerche di Pedagogia e Didattica, Educazione Sociale,
Interculturale e della Cooperazione (2008).
Boszormenyi-Nagy I., Spark G.M., Lealtà Invisibili. La reciprocità nella terapia familiare
intergenerazionale, Casa Editrice Astrolabio, 1988.
Caillé P., Rey Y., C’era una volta. Il metodo narrativo in terapia sistemica, Franco Angeli,
1998.
Progetto cofinanziato da
UNIONE
EUROPEA
Fondo Europeo per l’Integrazione di Cittadini di Paesi Terzi 2007-2013 Programma annuale 2012 – Azione 5
Progetto:
“L’intercultura è per tutti” PROG-103598
DIREZIONE DIDATTICA “AMITERNUM”
L’AQUILA
ISTITUTO COMPRENSIVO “MAZZINI-PATINI”
L’AQUILA
Caillé P., Rey I., Gli oggetti fluttuanti. Metodi di interviste sistemiche, Armando editore
2005.
Cancrini L., Bambini diversi a scuola, Boringhieri, Torino, 1974.
Cancrini L., La Rosa C., Il vaso di Pandora. Manuale di psichiatria e psicopatologia,
Carocci Editore, 2001.
Cancrini L., L’oceano borderline. Racconti di viaggio. Raffaello Cortina Editore, 2006.
Cancrini L., La cura delle infanzie infelici. Viaggio nell’origine dell’oceano borderline,
Raffaello Cortina Editore, 2012.
Caritas e Migrantes (a cura di), XXIII Rapporto Immigrazione 2013.
Carosi I., Gli adolescenti stranieri nella realtà scolastica dell’aquilano, in Botti V. (a cura
di), “Non uno di meno” Approccio all’interculturalità nella scuola secondaria di II grado.
Atteggiamenti ed approcci educativi, Marzo 2009.
Carter E., McGoldrick M. (eds.), The family life cycle: a framework for family therapy,
Gardner Press, New York, 1980.
Ceruti, M., Ecologia della contingenza, in S. Manghi (a cura di), Attraverso Bateson.
Ecologia della mente e relazioni sociali, Milano, Raffaello Cortina, 1998.
Ciola A., Stare qui stando là. Star seduto tra due sedie, o… la condizione del migrante, in
Terapia familiare, n. 54 Luglio 1997- A.P.F. Roma.
Comune di Roma, Assessorato alle Politiche Educative e Giovanili, (a cura di) “Le
politiche delle Autonomie Locali per l’inserimento dei minori migranti nella scuola e nella
città”, Roma, Atti del Convegno, 1999.
D’Ignazi P., Ragazzi immigrati. L’esperienza scolastica degli adolescenti attraverso
l’intervista biografica.
De Rudder V., “La cohabitation pluriethnique et ses enjeux”, in Migrants Formation, n. 80, mars 1990.
Progetto cofinanziato da
UNIONE
EUROPEA
Fondo Europeo per l’Integrazione di Cittadini di Paesi Terzi 2007-2013 Programma annuale 2012 – Azione 5
Progetto:
“L’intercultura è per tutti” PROG-103598
DIREZIONE DIDATTICA “AMITERNUM”
L’AQUILA
ISTITUTO COMPRENSIVO “MAZZINI-PATINI”
L’AQUILA
Demetrio D. Favaro G., Bambini stranieri a scuola, La Nuova Italia, 1977.
Demetrio D., Favaro G., Didattica Interculturale. Nuovi sguardi, competenze, percorsi.
Franco Angeli, 2004.
Di Nicola V., L’estraneo e il familiare, in Andolfi M., Haber R., (a cura di), La consulenza
in terapia familiare. Una prospettiva sistemica, Raffaello Cortina Editore, 1995.
Doidge N., Il cervello infinito, Saggi, Ponte alle grazie, 2007.
Edelstein C., Adozioni internazionali: identità mista e famiglie multiculturali in Vadilonga
F., Curare l’adozione. Modelli di sostegno e presa in carico della crisi adottiva, Raffaello
Cortina Editore, 2010.
Favaro G., Il mondo in classe, Nicola Milano Editore 2000.
Favaro G, Bettinelli G. (a cura di), A come accogliere, Protocollo per l’inserimento degli
alunni stranieri, Centro COME, 2000.
Favaro G., A scuola nessuno è straniero, Giunti Scuola, 2010.
Galluzzo W., Narrazione e psicoterapia relazionale, in Psicobiettivo, anno 14, n. 1, Franco
Angeli, Milano, 1994.
Ghiringhelli B., Il percorso dell’identità dei bambini stranieri: crescere tra due mondi,
documento elettronico, www.cadr.it
Ghiringhelli B., Il disagio del bambino e dell’adolescente straniero, documento elettronico,
www.interno.gov.it
Giovannini G., (a cura di), Ragazzi insieme a scuola. Una ricerca sui percorsi di
socializzazione di studenti stranieri e italiani nelle scuole medie di Modena, Homeless
Book, 2001.
Losi N., Vite altrove. Migrazione e disagio psichico, Feltrinelli Editore, 2000.
Macioti M.I., Pugliese E., L’esperienza migratoria. Immigrati e rifugiati in Italia, Editori
Laterza, 2003.
Progetto cofinanziato da
UNIONE
EUROPEA
Fondo Europeo per l’Integrazione di Cittadini di Paesi Terzi 2007-2013 Programma annuale 2012 – Azione 5
Progetto:
“L’intercultura è per tutti” PROG-103598
DIREZIONE DIDATTICA “AMITERNUM”
L’AQUILA
ISTITUTO COMPRENSIVO “MAZZINI-PATINI”
L’AQUILA
Mancini T., Appartenenze e identità etnica, in P. Bastianoni (a cura di), Scuola e
immigrazione: uno scenario comune per nuove appartenenze, Unicopli, 2001.
Mancini T., Le appartenenze etnico-culturali e l’identità, in G. Giovannini (a cura di),
Ragazzi insieme a scuola. Una ricerca sui percorsi di socializzazione di studenti stranieri e
italiani nelle scuole medie di Modena, Homeless Book, 2001.
Mantovani J., Saint- Raymond O., “Espace et coexistance interethnique”, in Espace et Société, n. 45, Juil.- Déc. 1984. McKown C., & Weinstein R.S., The Development and Consequences of Stereotype Consciousness in Middle Childhood, 2003. Ministero dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca, Linee guida per l’accoglienza e l’integrazione degli alunni stranieri, febbraio 2014. Moro M.R., Enfants de l'immigration, une chance pour l'école, Entretiens avec Joanna et
Denis Peiron, Bayard, 2012.
Osservatorio nazionale per l’integrazione degli alunni stranieri e per l’educazione
interculturale (a cura di), La via italiana per la scuola interculturale e l’integrazione degli
alunni stranieri, Ministero Pubblica Istruzione, ottobre 2007.
R’E Le inchieste, I gangster ragazzini del Sudamerica nelle strade di Genova e Milano,
23/11/11.
Scabini E., Cigoli V., Il famigliare. Legami, simboli e transizioni, Raffaello Cortina
Editore, 2000.
Sluzki C.E., “Emigrazione e conflitti familiari”, in Terapia Familiare, vol.8, rivista
quadrimestrale edita da Istituto di Terapia Familiare (I.T.F.), Roma, 1980.
Susi F., Come si è stretto il mondo. L’educazione interculturale in Italia e in Europa.
Teorie, esperienze e strumenti, Armando Editore, Roma, 1999.
Touraine A., Quando lo straniero diventa una minaccia, Bauman Z., Il demone della paura,
Editori Laterza, 2014.
Progetto cofinanziato da
UNIONE
EUROPEA
Fondo Europeo per l’Integrazione di Cittadini di Paesi Terzi 2007-2013 Programma annuale 2012 – Azione 5
Progetto:
“L’intercultura è per tutti” PROG-103598
DIREZIONE DIDATTICA “AMITERNUM”
L’AQUILA
ISTITUTO COMPRENSIVO “MAZZINI-PATINI”
L’AQUILA
Vaccarelli A., Dal razzismo al dialogo interculturale. Il ruolo dell’educazione negli scenari
della contemporaneità, ETS, Pisa, 2009.
Valtolina G.G., Aspetti psicologici dei percorsi di agio e disagio: la problematica identitaria e il
benessere relazionale, in Giovannini G., (a cura di), La condizione dei minori stranieri in Italia,
Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca - Fondazione Ismu.
Watzlawick P., Beavin J.H., Jackson D.D., Pragmatica della comunicazione umana. Studio
dei modelli interattivi, delle patologie, dei paradossi, Astrolabio 1978.
White M., La terapia come narrazione, Astrolabio, Roma, 1992.
Zanatta A.L., Le nuove famiglie, Il Mulino Bologna, 2003.
Sitografia di riferimento:
www.apa.org
www.arci.it
www.caritas.it
www.cestim.org
www.interculturatorino.it
www.miur.it
www.romaintercultura.it
www.shinui.it
www.secondegenerazioni.it
Sul social Facebook: La Rete G2- seconde generazioni
Progetto cofinanziato da
UNIONE
EUROPEA
Fondo Europeo per l’Integrazione di Cittadini di Paesi Terzi 2007-2013 Programma annuale 2012 – Azione 5
Progetto:
“L’intercultura è per tutti” PROG-103598
DIREZIONE DIDATTICA “AMITERNUM”
L’AQUILA
ISTITUTO COMPRENSIVO “MAZZINI-PATINI”
L’AQUILA
Corriere delle migrazioni
Italianipiu.it