IL QUADRO NORMATIVO AMBIENTALE NELLA LAGUNA DI VENEZIA ... · Venezia, per l’ottimale gestione di...

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Sommario In un articolo riguardante l’analisi della legislazione nazionale ed europea sulla qualità e ge- stione dei sedimenti è stato evidenziato come, nel ca- so di ecosistemi fragili e complessi come la laguna di Venezia, per l’ottimale gestione di sedimenti, sia in- dispensabile aggiornare la legislazione vigente, gra- zie all’apporto di nuove conoscenze acquisite dalla comunità scientifica. Nonostante il quadro legislativo negli ultimi anni si sia arricchito, la gestione dei se- dimenti lagunari è una problematica rilevante ancora da risolvere, oggetto di serrato dibattito. Per consen- tire la viabilità navale in laguna sono necessari il dra- gaggio e la movimentazione periodica d’ingenti quan- tità di sedimenti, spesso fortemente contaminati. Que- ste operazioni sono disciplinate dal protocollo d’inte- sa del 1993, che determina il destino dei sedimenti dragati in base alle concentrazioni totali di alcuni in- quinanti. Come ormai riconosciuto da decenni nella comunità scientifica però, le concentrazioni totali non danno indicazioni circa la reale tossicità, piuttosto ne costituiscono un face value. Il Protocollo risulta quin- di ormai obsoleto poiché adotta un approccio pura- mente tabellare e non è basato sull’effettiva tossicità dei sedimenti e quindi sul rischio dovuto ad una loro movimentazione. È perciò necessario un approccio le- gislativo differente che implementi le più recenti co- noscenze scientifiche per valutare la reale pericolosi- tà dei sedimenti e che comprenda la legislazione eu- ropea recente. La linea guida proposta per la gestione e movimentazione di sedimenti lagunari, ma applica- bile anche in altri ambienti, è frutto di approfondite ri- cerche scientifiche rivolte in particolare alla relazio- ne tra biodisponibilità e tossicità. Essa prevede l’ap- plicazione di un approccio TRIAD: dall’integrazione delle concentrazioni totali degli inquinanti, delle con- centrazioni biodisponibili dei metalli e della tossicità, s’individuano sette diversi gradi di pericolosità dei se- dimenti da movimentare, in base ai quali sono propo- ste diverse destinazioni o trattamenti. Procedendo in tal modo si superano i limiti dell’approccio puramen- te tabellare, s’implementano nozioni fondamentali della legislazione europea e, sulla base del principio di precauzione, si considerano il rischio per l’ambiente e la salute umana. Parole chiave: gestione sedimenti contaminati, biodisponibi- lità, geospeciazione, approccio TRIAD, ambiente di transi- zione, tossicità. THE REGULATORY FRAMEWORK IN THE VENICE LAGOON. PROPOSAL OF A NEW PROCEDURE FOR SEDIMENTS MANAGEMENT Abstract A sustainable management of contaminat- ed sediments, in particular in composite and fragile ecosystems, needs the updating of the legislation with new scientific knowledge. This is especially actual in the Venice lagoon, as has been pointed out in a recent article regarding the national and European legislation on dredged sediments administration. Although dur- ing the last few years legislative framework has been improved, sediments’ management in the Lagoon is a highly problematic and weighty matter, which still needs to be addressed. In this environment recurrent dredging and handling of large amounts of matter, of- ten highly polluted, are indispensable in order to allow the navigation in the lagoon channels. These opera- tions are regulated by the Protocollo d’Intesa of 1993, which establishes the fate of dredged sediments on the basis of their total concentration in terms of few or- ganic and inorganic pollutants. As well acknowledged for decades by the scientific community, total metals concentration don’t give indication about their true toxicity, but rather represents its face value. Moreover, the Venice lagoon is in a continuing state of erosion, loosing huge quantity of fine sediments towards the sea. For these reasons it occurs a deficit of sedimen- tary material required for rehabilitation and mainte- nance of lagoon’s morphology and, at the same time, there are large volumes of dredged sediments that, ac- cording to the Protocol, are treated as waste. This is why a different legislative approach is necessary, with the improvement by new scientific knowledge in eval- uating the real risk from contaminated sediments, and taking due consideration the European legislation in force. The proposed guideline, product of in-depth sci- entific searches focused in particular on bioavailabil- ity, has been created for lagoon sediment management, but it is relevant also for other environments. The guideline provides for the application of a TRIAD ap- proach, which consists of an incorporation of chemi- cal, toxicological, and biological data. From the inte- gration of total concentration (of both organic and in- organic pollutants), bioavailable concentration of met- als, and results of toxicity tests, seven different class- es for the sediments are individuated. Each class cor- responds to one distinct degree of risk in dredging the sediment, on the basis of which, different destination, treating or further investigations, are considered. The application of the proposed procedure overcomes the limitations of local legislation, based on a merely tab- 107 IL QUADRO NORMATIVO AMBIENTALE NELLA LAGUNA DI VENEZIA. PROPOSTA DI UNA NUOVA PROCEDURA DI GESTIONE DEI SEDIMENTI Elisa Morabito 1,* , Fabiana Corami 2 , Paolo Cescon 2 , Anna Volpi Ghirardini 1 , Andrea Gambaro 1,2 , Carlo Barbante 2,1 1 Università Ca’ Foscari di Venezia, Dipartimento di Scienze Ambientali, Informatica e Statistica (DAIS), Venezia-Mestre. 2 CNR, Istituto per la Dinamica dei Processi Ambientali (IDPA), c/o Campus Scientifico Università di Venezia, Venezia-Mestre. Ingegneria dell’Ambiente Vol. 5 n. 2/2018 IdA Suoli * Per contatti: Elisa Morabito – Via Torino 155, 30172 Me- stre (Venezia). Tel. 041.2348667, [email protected].

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Sommario – In un articolo riguardante l’analisi dellalegislazione nazionale ed europea sulla qualità e ge-stione dei sedimenti è stato evidenziato come, nel ca-so di ecosistemi fragili e complessi come la laguna diVenezia, per l’ottimale gestione di sedimenti, sia in-dispensabile aggiornare la legislazione vigente, gra-zie all’apporto di nuove conoscenze acquisite dallacomunità scientifica. Nonostante il quadro legislativonegli ultimi anni si sia arricchito, la gestione dei se-dimenti lagunari è una problematica rilevante ancorada risolvere, oggetto di serrato dibattito. Per consen-tire la viabilità navale in laguna sono necessari il dra-gaggio e la movimentazione periodica d’ingenti quan-tità di sedimenti, spesso fortemente contaminati. Que-ste operazioni sono disciplinate dal protocollo d’inte-sa del 1993, che determina il destino dei sedimentidragati in base alle concentrazioni totali di alcuni in-quinanti. Come ormai riconosciuto da decenni nellacomunità scientifica però, le concentrazioni totali nondanno indicazioni circa la reale tossicità, piuttosto necostituiscono un face value. Il Protocollo risulta quin-di ormai obsoleto poiché adotta un approccio pura-mente tabellare e non è basato sull’effettiva tossicitàdei sedimenti e quindi sul rischio dovuto ad una loromovimentazione. È perciò necessario un approccio le-gislativo differente che implementi le più recenti co-noscenze scientifiche per valutare la reale pericolosi-tà dei sedimenti e che comprenda la legislazione eu-ropea recente. La linea guida proposta per la gestionee movimentazione di sedimenti lagunari, ma applica-bile anche in altri ambienti, è frutto di approfondite ri-cerche scientifiche rivolte in particolare alla relazio-ne tra biodisponibilità e tossicità. Essa prevede l’ap-plicazione di un approccio TRIAD: dall’integrazionedelle concentrazioni totali degli inquinanti, delle con-centrazioni biodisponibili dei metalli e della tossicità,s’individuano sette diversi gradi di pericolosità dei se-dimenti da movimentare, in base ai quali sono propo-ste diverse destinazioni o trattamenti. Procedendo intal modo si superano i limiti dell’approccio puramen-te tabellare, s’implementano nozioni fondamentalidella legislazione europea e, sulla base del principiodi precauzione, si considerano il rischio per l’ambientee la salute umana.

Parole chiave: gestione sedimenti contaminati, biodisponibi-lità, geospeciazione, approccio TRIAD, ambiente di transi-zione, tossicità.

THE REGULATORY FRAMEWORK INTHE VENICE LAGOON. PROPOSAL OFA NEW PROCEDURE FOR SEDIMENTSMANAGEMENT

Abstract – A sustainable management of contaminat-ed sediments, in particular in composite and fragileecosystems, needs the updating of the legislation withnew scientific knowledge. This is especially actual inthe Venice lagoon, as has been pointed out in a recentarticle regarding the national and European legislationon dredged sediments administration. Although dur-ing the last few years legislative framework has beenimproved, sediments’ management in the Lagoon is ahighly problematic and weighty matter, which stillneeds to be addressed. In this environment recurrentdredging and handling of large amounts of matter, of-ten highly polluted, are indispensable in order to allowthe navigation in the lagoon channels. These opera-tions are regulated by the Protocollo d’Intesa of 1993,which establishes the fate of dredged sediments on thebasis of their total concentration in terms of few or-ganic and inorganic pollutants. As well acknowledgedfor decades by the scientific community, total metalsconcentration don’t give indication about their truetoxicity, but rather represents its face value. Moreover,the Venice lagoon is in a continuing state of erosion,loosing huge quantity of fine sediments towards thesea. For these reasons it occurs a deficit of sedimen-tary material required for rehabilitation and mainte-nance of lagoon’s morphology and, at the same time,there are large volumes of dredged sediments that, ac-cording to the Protocol, are treated as waste. This iswhy a different legislative approach is necessary, withthe improvement by new scientific knowledge in eval-uating the real risk from contaminated sediments, andtaking due consideration the European legislation inforce. The proposed guideline, product of in-depth sci-entific searches focused in particular on bioavailabil-ity, has been created for lagoon sediment management,but it is relevant also for other environments. Theguideline provides for the application of a TRIAD ap-proach, which consists of an incorporation of chemi-cal, toxicological, and biological data. From the inte-gration of total concentration (of both organic and in-organic pollutants), bioavailable concentration of met-als, and results of toxicity tests, seven different class-es for the sediments are individuated. Each class cor-responds to one distinct degree of risk in dredging thesediment, on the basis of which, different destination,treating or further investigations, are considered. Theapplication of the proposed procedure overcomes thelimitations of local legislation, based on a merely tab-

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IL QUADRO NORMATIVO AMBIENTALE NELLA LAGUNA

DI VENEZIA. PROPOSTA DI UNA NUOVA PROCEDURA DI

GESTIONE DEI SEDIMENTI

Elisa Morabito1,*, Fabiana Corami2, Paolo Cescon2, Anna Volpi Ghirardini1, AndreaGambaro1,2, Carlo Barbante2,1

1 Università Ca’ Foscari di Venezia, Dipartimento di Scienze Ambientali, Informatica e Statistica (DAIS), Venezia-Mestre. 2 CNR, Istituto per la Dinamica dei Processi Ambientali (IDPA), c/o Campus Scientifico Università di Venezia,

Venezia-Mestre.

Ingegneria dell’Ambiente Vol. 5 n. 2/2018

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* Per contatti: Elisa Morabito – Via Torino 155, 30172 Me-stre (Venezia). Tel. 041.2348667, [email protected].

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ular approach. Moreover, the proposed guideline takesinto account the new directives of the legislation inEurope and takes care of human health and environ-mental protection.

Keywords: contaminated sediments management, bioavaila-bility, geospeciation, TRIAD approach, transitional environ-ment.

Ricevuto il 29-5-2018; Correzioni richieste il 22-6-2018; Accetta-zione finale il 12-7-2018.

1. LEGISLAZIONE: LO STATO

In un precedente lavoro, dal titolo “Analisi criticadella normativa europea e italiana per la gestionedei sedimenti marini e lagunari: il caso della La-guna di Venezia” (Corami et al. 2014a), riguardantel’analisi della legislazione nazionale ed europea re-lativa allo stato di qualità e alla gestione dei sedi-menti, è stato evidenziato come, una sostenibile ge-stione dei sedimenti contaminati richieda l’aggior-namento della legislazione vigente con il contribu-to di nuove conoscenze riconosciute dalla comu-nità scientifica. Questa necessità è particolarmen-te evidente nel caso della laguna di Venezia, per laquale è indispensabile adottare normative specifi-che che si adattino alla sua peculiarità di ecosiste-ma fragile e complesso.Per quanto concerne la legislazione riguardante laqualità ambientale e, quindi, il recepimento delladirettiva quadro sulle acque 2000/60 CE, al qua-dro normativo (D.Lgs 152/2006, Legge n. 13 del27 febbraio 2009 e D.M. 260/2010) si è aggiuntoil D.Lgs 172/2015 in recepimento alla direttivaeuropea 2013/39 CE (che a sua volta modifica la2000/60 CE e la 2008/105 CE riguardo alle so-stanze prioritarie nel settore della politica delleacque).La direttiva europea 2013/39 CE è rilevante per isedimenti, poiché nell’articolo 2 si parla specifica-tamente di sedimenti come matrice, negli articoli 3bis, 4 e 6 si parla di standard di qualità dei sedi-menti e nell’articolo 8 (riesame dell’allegato X del-la 2000/60 CE) è evidenziata la necessità di fissa-re gli standard di qualità ambientale (SQA) dellesostanze prioritarie e delle sostanze pericolose prio-ritarie per i sedimenti, oltre che per le acque ed ilbiota. Nel D.Lgs 172/2015, come nel precedente D.M.260/2010, sono stati fissati SQA specifici per con-taminanti organici e inorganici relativi alla quali-tà delle acque, dei sedimenti e del biota. Sebbeneper molti contaminanti gli SQA siano stati stabili-ti in base alla concentrazione totale, l’aspetto piùinnovativo di tale decreto legislativo è l’introdu-

zione del concetto di concentrazione biodisponi-bile e di biodisponibilità di alcuni metalli nellamatrice acqua.La concentrazione totale di un elemento è intesacome somma di tutte le specie chimiche che con-tengono l’elemento senza distinzione, per esempio,tra la forma ionica e i complessi inorganici o orga-nici. Eseguire uno studio di speciazione significaquindi conoscere le concentrazioni di tutte le di-stinte forme chimico-fisiche di un elemento che as-sieme costituiscono la sua concentrazione totale.La bioaccessibilità è riferita alla quantità di metal-lo disponibile nell’ambiente che può interagire congli organismi attraverso le membrane cellulari e al-tre superfici di contatto (pelle, mucose, etc.) e po-tenzialmente disponibile per essere adsorbita. Labiodisponibilità è invece definita come la frazionedi metallo cui un organismo è esposto sotto deter-minate condizioni, ossia quanto del metallo bioac-cessibile possa essere realmente adsorbito e assi-milato passando attraverso le membrane cellularidel biota (Fairbrother et al., 2007). Nel decreto172/2015 (e nel manuale “Linee guida per il mo-nitoraggio delle sostanze prioritarie (secondoD.Lgs 172/2015)” di ISPRA, 2016) gli SQA nelleacque interne, per il nichel (Ni) e per il piombo(Pb), si riferiscono alla concentrazione biodisponi-bile, ovvero alla concentrazione nelle condizioniambientali di massima disponibilità. Diverso è in-vece il caso del Cd per il quale sono stati fissatiSQA nelle acque interne in relazione alla durezzadell’acqua.Il D.Lgs 172/2015 e le relative linee guida di Ispraquindi, recepiscono ed implementano le guide eu-ropee più recenti in materia di biodisponibilità, co-me la Technical Guidance for deriving Environ-mental Quality Standards (Guidance n. 27, (EC,2011)) ed anche la Technical Guidance for Chemi-cal Monitoring of Sediment and Biota (Guidancen. 25, (EC, 2010)). Infatti, il D.Lgs 172/2015 so-stituisce l’articolo 78 del D.Lgs 152/2006, inse-rendo un art. 78 undecies (Elenco di controllo), dalquale si legge testualmente: «Ai fini della classifi-cazione delle acque superficiali il monitoraggiochimico viene eseguito nella colonna d’acqua e nelbiota. A tal fine, entro il 22 marzo 2016, sulla ba-se delle linee guida europee n. 25 – Chemical Mo-nitoring of Sediment and Biota, n. 32 – Biota Mo-nitoring e n. 33 – Analytical Methods for Biota Mo-nitoring è resa disponibile una linea guida italia-na, predisposta dagli istituti scientifici nazionali diriferimento, con le informazioni pratiche, necessa-rie per l’utilizzo di taxa di biota alternativi ai fini

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della classificazione. La linea guida riporta, inol-tre, i riferimenti ai criteri fisico-chimici per valu-tare la concentrazione di piombo e nichel in basealla biodisponibilità sito-specifica nelle acque in-terne. Le regioni e le province autonome possonoutilizzare, limitatamente alle sostanze di cui allatabella 2/A, la matrice sedimento al fine della clas-sificazione dei corpi idrici marino-costieri e ditransizione».Come evidenziato nella Technical Guidance n. 27(EC, 2011), la concentrazione totale degli inqui-nanti è un face value, un valore che non fornisce al-cuna informazione riguardo la biodisponibilità delcontaminante considerato. La tossicità esercitata daun metallo nell’ambiente acquatico è data dalla suacapacità di interagire con il biota e quindi di attra-versare le membrane cellulari. Poiché non tutte lespecie in cui si può trovare un metallo hanno lastessa tendenza ad interagire con il biota, ma solole forme libere o legate in complessi facilmentescindibili, è necessario conoscere la speciazionedell’elemento per avere informazioni circa la suareale tossicità. Pertanto, come evidenziato da de-cenni dalla comunità scientifica, per valutare lo sta-to di qualità ambientale in base al livello di conta-minazione, diventa indispensabile conoscere laspeciazione dei metalli. Per le acque è inoltre di grande interesse il recepi-mento del Biotic Ligand Model (BLM, validato daDi Toro (2001), presente nelle linee guida di Ispra.L’approccio del BLM permette di calcolare la fra-zione biodisponibile di un metallo nella matrice ac-qua, partendo unicamente dalle misure chimiche,come la sua concentrazione totale e altri parametririlevanti: la durezza dell’acqua, la temperatura, ilpH, ma anche il carbonio inorganico, il carbonioorganico, la concentrazione di ioni maggiori, ecc.L’utilizzo del BLM per la valutazione della biodi-sponibilità dei metalli nelle acque è stata validatadal comitato scientifico europeo SCHER (Scienti-fic Committee on Health and Environmental Risks)(2010). Poiché il BLM richiede la conoscenza didiversi parametri, i ricercatori hanno sviluppato evalidato alcuni BLM semplificati in grado comun-que di prevedere la frazione biodisponibile dei me-talli in acqua a partire da un numero ridotto di pa-rametri. Attualmente sono disponibili BLM sem-plificati e validati per nichel (Ni) (Hoang et al.,2004; Keithly et al., 2004; rame (Cu) (De Scham-phelaere et al., 2003; Santore et al., 2001), zinco(Zn) (Heijerick et al., 2002a, 2002b) e piombo (Pb)(Flouty e Khalaf, 2015) e disponibili su https://bio-met.net e http://www.wfduk.org/resources/rivers-

lakes-metal-bioavailability-assessment-tool-m-bat.Nelle linee guida per la 172/2015 (ISPRA, 2016),finalizzate alla classificazione dello stato di quali-tà delle acque è stato proposto uno schema a più li-velli, comprendente l’implementazione dei model-li di biodisponibilità, le analisi chimiche e le even-tuali misure di ripristino.Negli ambienti acquatici, così com’è importantelo stato di qualità dell’acqua, altrettanto lo è lo sta-to di qualità dei sedimenti, come ben evidenziatonella Technical Guidance 25 (EC, 2010), nellaquale i sedimenti sono designati come «matriceraccomandata per la valutazione dello stato chi-mico di metalli e di alcuni composti idrofobici(composti organici) nei corpi d’acqua marini elentici (laghi, stagni, acque di transizione)» e ilmateriale particolato, derivato dalla risospensionedei sedimenti (suspendend particulate matter,SPM), è la matrice di riferimento per i corpi d’ac-qua lotici (acque correnti come ruscelli e fiumi).Inoltre, i sedimenti, o in alternativa l’SPM dovu-to alla loro risospensione, e il biota sono indicaticome matrici di riferimento per il monitoraggio didiversi contaminanti poiché, rispetto alle acque,questi comparti ambientali possono mettere in re-lazione nel tempo e nello spazio i cambiamenti re-lativi all’inquinamento e alla contaminazione epermettono quindi di valutare lo stato di qualitàambientale su una scala temporale a lungo termi-ne, come è poi richiesto dalla Direttiva Europea2008/105 UE.Come già visto per le acque, anche nei sedimentiil concetto di biodisponibilità è fondamentale.Mentre per le acque è stato messo a punto il BLM(Di Toro et al., 2001) (e le sue versioni semplifica-te), che permette di valutare la biodisponibilità, ele analisi chimiche (con lo studio della speciazione)sono effettuate al momento del superamento degliSQA, nel caso dei sedimenti non esistono ad oggimodelli analoghi al BLM. Così, per conoscere labiodisponibilità dei metalli all’interno di un sedi-mento è necessario effettuare lo studio della geo-speciazione, che permette di conoscere le concen-trazioni dei metalli in diverse fasi presenti all’in-terno del sedimento, ciascuna con diversa mobilità.Maggiore sarà la mobilità dell’elemento, maggioresarà la sua tendenza a entrare in circolo nell’am-biente acquatico e diventare quindi accessibile albiota. La geospeciazione, quindi la conoscenza del-la mobilità e biodisponibilità, è eseguita attraversouna procedura operazionale di estrazione sequen-ziale (sequential extraction procedure, SEP), comeanche indicato nel Manuale per la Movimentazio-

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Suoli ne dei Sedimenti Marini (ICRAM – APAT, 2007).

Per altri contaminanti diversi dai metalli la frazio-ne biodisponibile nei sedimenti può essere valutatatramite l’applicazione di varie tecniche, come illu-strato nella Guidance n. 27 (EC, 2011).L’importanza dei sedimenti per determinare lo sta-to di qualità degli ambienti acquatici è acclaratanella 152/2006 (e suoi successivi emendamenti) enel D.Lgs 172/2015, che modifica così l’art. 78 delD.Lgs 152/2006:«(Standard di qualità ambientale per le acque su-perficiali). – 1. Ai fini della determinazione delbuono stato chimico delle acque superficiali si ap-plicano, con le modalità disciplinate dal presentearticolo, gli SQA elencati alla tabella 1/A per lacolonna d’acqua e per il biota e gli SQA elencatialla tabella 2/A per i sedimenti, di cui al paragra-fo A.2.6 dell’allegato 1 alla parte terza.»Il D.Lgs 172/2015 porta modifica anche all’artico-lo 74, comma 2, lettera z) del D.Lgs 152/2006: «Buono stato chimico delle acque superficiali: lostato chimico richiesto per conseguire gli obiettiviambientali per le acque superficiali fissati dallapresente sezione secondo le modalità previste al-l’articolo 78, comma 2, lettere a) e b), ossia lo sta-to raggiunto da un corpo idrico superficiale nelquale la concentrazione degli inquinanti non su-peri gli standard di qualità ambientali fissati per lesostanze dell’elenco di priorità di cui alle tabelle1/A (acque) e 2/A (sedimenti) del paragrafo A.2.6dell’allegato 1 alla parte terza».Pertanto, l’analisi della qualità dei sedimenti è im-prescindibile per la determinazione dello stato diqualità dell’ambiente acquatico o del corpo idrico(l’insieme di acqua, sedimenti e biota).I sedimenti, però, non sono soltanto regolamentatidalla legislazione relativa allo stato di qualità am-bientale, ma sono anche disciplinati dalla legisla-zione riguardante i sottoprodotti, le norme tecni-che e le modalità di dragaggio. A tal riguardo so-no di recente emanazione il D.M. 172/2016, re-cante la disciplina delle norme tecniche e delle mo-dalità di dragaggio nei siti di interesse nazionale(SIN) ed il D.M. 173/2016, recante modalità e cri-teri tecnici per l’autorizzazione all’immersione inmare dei materiali di escavo dei fondali marini, ele relative linee guida (Giaime et al., 2016), che siuniscono al D.Lgs 152/2006 e ss.mm.ii. Dal 2014 ad oggi quindi, il quadro legislativo è sta-to molto arricchito, anche con approcci di tipo mo-dellistico per la gestione dei sedimenti marini(Giaime et al., 2016). Negli ambienti di transizio-ne però, e in particolare nella Laguna di Venezia

che è un ecosistema complesso e fragile, la gestio-ne dei sedimenti è una problematica rilevante an-cora da affrontare, oggetto di serrato dibattito insede scientifica e amministrativa.Per consentire la viabilità navale e mantenere lanecessaria quota di profondità nei canali, in lagu-na di Venezia si rende necessario il dragaggio e lamovimentazione periodica di ingenti quantità disedimenti, che possono essere contaminati dacomposti organici e metalli. Gli escavi e la movi-mentazione dei sedimenti in laguna di Venezia so-no regolamentati, in virtù della Legge Speciale (laterza, Legge 139/1992), dal tuttora vigente proto-collo d’intesa del 1993 recante “Criteri di sicu-rezza ambientale per gli interventi di escavazione,trasporto e impiego dei fanghi estratti dai canalidi Venezia”. Il protocollo fanghi determina l’even-tuale utilizzo e conferimento dei sedimenti lagu-nari secondo la classe di appartenenza (A, B, C e“Oltre C”), stabilita in base alle concentrazioni neisedimenti di alcuni inquinanti organici e alle con-centrazioni totali di alcuni metalli. Esso addottaquindi un approccio puramente tabellare, tropposemplicistico per un ambiente così complesso, econsidera esclusivamente le concentrazioni totalidi alcuni elementi, senza prendere in considera-zione il concetto di biodisponibilità e tossicità. Al-la luce della più recente legislazione europea e ita-liana, il protocollo fanghi rivela tutti i suoi limiti,mettendo in luce la sua obsolescenza.Inoltre, in laguna di Venezia si osserva uno stato didegrado morfologico, dovuto a un’erosione gene-ralizzata dei fondali e delle barene (la struttura geo-morfologica più diffusa della laguna di Venezia:terreni tabulari di forma e dimensioni variabili pe-riodicamente sommersi durante le alte maree) acausa di agenti naturali (marea e vento) e antropi-ci (escavo di profondi canali navigabili, il passag-gio di grandi navi, la pesca invasiva dei molluschi,il moto ondoso generato dai natanti di medio-pic-cole dimensioni che spesso viaggiano a velocità ec-cessiva, ecc.).L’alterazione dei fondali lagunari e l’erosione deifondali e delle barene comporta la perdita impor-tante e definitiva di materiale sedimentario, tra-sportato dalla laguna al mare attraverso le corren-ti, ed il conseguente appiattimento della geomor-fologia lagunare, con la perdita delle forme tipichelagunari e quindi di habitat per diverse specie (it-tiche, di avifauna, etc.) autoctone. Orientativa-mente l’attuale perdita annuale netta di materialefine negli scambi laguna-mare è stimata in~500·103 m3 (D’Alpaos, 2010).

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Pertanto, quanto si osserva in laguna è da un latoun deficit di materiale sedimentario, necessario perla ricostruzione di barene e messa a punto di ope-re volte a recuperare o proteggere la geomorfolo-gia lagunare, e nel contempo la presenza di ingen-ti quantità di sedimenti dragati da gestire, per i qua-li il conferimento in discarica spesso sembra esse-re l’unica opzione. Una possibile alternativa al con-ferimento in discarica può essere la destinazionein cassa di colmata (come previsto dall’AccordoMoranzani, AdP Moranzani, 2008), previa inertiz-zazione.Una minima parte dei sedimenti lagunari (classeA secondo il protocollo fanghi) è stata e può es-sere utilizzata per la ricostruzione morfologica delpaesaggio lagunare. D’altro canto, vista la suaqualità dal punto di vista chimico, la maggior par-te dei sedimenti (dalla classe B a “Oltre C”, se-condo il protocollo fanghi) è considerata come ri-fiuto e non un’importante risorsa e, quindi, la suagestione è gravosa in termini economici e am-bientali.Ai sensi della direttiva 2000/60 e del D.Lgs152/2006 e suoi successivi emendamenti (e D.M.56/2009), sono stati eseguiti dei cicli di monito-raggi per determinare la classificazione dello sta-to ecologico e chimico dei corpi idrici della lagu-na di Venezia. In ottemperanza alle leggi citatesono state eseguite analisi chimiche sulle acque,sui sedimenti e sul biota, e saggi biologici per evi-denziare problemi ecotossicologici relativi ai se-dimenti (programma MODUS: “Monitoraggio deicorpi idrici lagunari a supporto della loro classi-ficazione e gestione (direttiva 2000/60/CE e D.M.56/2009)”). Dai risultati del primo ciclo di moni-toraggio 2010/2012, i cui esiti sono stati resi pub-blici dal D.G.R. 140/2014, è emerso uno stato diqualità delle acque complessivamente buono,mentre lo stato di qualità dei sedimenti lagunari èrisultato complessivamente non buono per le so-stanze dell’elenco di priorità e sufficiente/buonoper le sostanze non appartenenti all’elenco dipriorità. Lo stato di qualità dei sedimenti è sup-portato dal giudizio integrato dei test di tossicità,che vede nel 2012 la maggior parte dei corpi idri-ci caratterizzati da sedimenti tossici, e dai supe-ramenti dei parametri di qualità rilevati nel biota(tabelle contenute nell’allegato A al D.G.R.140/2014).Tale situazione di apparente incongruenza (tra ac-que e sedimenti) è facilmente spiegabile cono-scendo i cicli biogeochimici dei metalli e conside-randone la mobilità e la biodisponibilità. Infatti, i

metalli presenti nei sedimenti sono distribuiti infrazioni più o meno mobili e con una differente ac-cessibilità/biodisponibilità per il biota. A seguitodella rimobilizzazione dei sedimenti, causata dallarisospensione (per via delle correnti, del trafficonavale o della pesca), dalla bioturbazione o piùconsiderevolmente dalle operazioni di dragaggio,tutte le frazioni mobili dei metalli vengono rimes-se in circolo e quindi diventano nuovamente bio-disponibili. Pertanto, caratterizzare la contamina-zione dei sedimenti e conoscerne la qualità non èsoltanto necessario al fine di movimentare i sedi-menti e determinarne la destinazione, ma è basila-re per la completa valutazione dello stato di quali-tà del corpo idrico.In considerazione di tutto questo, è incontroverti-bile la necessità di un approccio legislativo diffe-rente, che superi il protocollo fanghi, che recepiscala legislazione europea più recente e che permettadi valutare la reale pericolosità dei sedimenti in ba-se ad indagini di caratterizzazione accurate, che im-plementino le conoscenze ormai acclarate dalla co-munità scientifica. Va sottolineato che la notevolequantità di sedimenti in gioco e la necessità di re-cuperare e riutilizzare gli stessi per favorire la con-servazione dell’ecosistema, impongono una ge-stione basata su procedure di caratterizzazione in-novative, efficaci e coerenti con le normative piùmoderne.D’altro canto, va ricordato che utilizzare i sedi-menti dragati per il recupero e la protezione dellamorfologia lagunare non può far perdere di vistal’obiettivo principale della Legge Speciale per Ve-nezia, ovvero la salvaguardia del suo patrimonioculturale ed ambientale, ed è indubbio che il prin-cipio di precauzione (dichiarazione di Rio, 1992:«Al fine di proteggere l’ambiente, un approcciocautelativo dovrebbe essere ampiamente utilizzatodagli Stati in funzione delle proprie capacità)»debba guidare ogni decisione in campo ambienta-le, a maggior ragione in un ecosistema così com-plesso.Quindi, la gestione e la movimentazione dei sedi-menti della laguna di Venezia può seguire un solopercorso possibile, che individua i sedimenti comefondamentale risorsa ambientale, individuando per-corsi di riutilizzo per interventi di salvaguardia (co-me il ripristino di barene, ecc.), soprattutto indivi-duando opportune modalità di caratterizzazione,affinché lo stato dei sedimenti non comporti il peg-gioramento dello stato di qualità delle acque, nonsia nocivo per il biota e/o non costituisca pericoloper la salute umana.

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Conditio sine qua non per la gestione, la movi-mentazione e la reintroduzione dei sedimenti del-la Laguna di Venezia è perciò la conoscenza dellabiodisponibilità dei contaminanti, poiché va stabi-lita la non pericolosità dei sedimenti, in altre paro-le, i sedimenti da reintrodurre in Laguna non de-vono essere tossici per il biota e non devono peg-giorare lo stato ambientale del corpo idrico tutto.Pertanto, la gestione, la movimentazione e la rein-troduzione dei sedimenti della laguna di Veneziadevono seguire il percorso legislativo della quali-tà ambientale, tenendo presente gli SQA presentinelle tabelle del D.Lgs 172/2015 relativi alle ma-trici costituenti il corpo idrico: acque (Tabb. 1A e1B), sedimenti (Tabb. 2A e 3B) e valutando la bio-disponibilità, come anche il bioaccumulo.Considerando sia il rischio per l’ambiente (Ecolo-gical Risk Assessment, ERA), sia il rischio per lasalute umana (Health Risk Assessment, HERA),nonché il principio di precauzione, la linea guida diseguito proposta per la gestione e la movimenta-zione dei sedimenti in laguna di Venezia, ma ap-plicabile anche in ambienti di transizione e/o inambienti complessi, prevede la valutazione dei da-ti chimici di inquinanti organici e inorganici, la co-noscenza della mobilità, accessibilità/biodisponi-bilità per i metalli (quindi lo studio della geospe-ciazione) e l’integrazione di queste conoscenze coni test tossicologici, come prevede l’approccioTRIAD (Chapman, 1990, Chapman et al., 1997,Environment Canada and Ontario Ministry of theEnvironment, 2008, USEPA, 2002). L’approcciodenominato “Sediment Quality Triad ” integra trediverse componenti: la chimica dei sedimenti (conl’individuazione delle concentrazioni degli inqui-nanti), la tossicità potenziale (valutata tramite test)e la verifica dello stato ecologico mediante lo stu-dio della comunità bentonica. Qualora dall’inte-grazione risultassero criticità, si prevedono suc-cessive e approfondite indagini, come i test di bio-accumulo e approfondimenti per l’individuazionedell’agente responsabile della tossicità come il To-xicity Identification Evaluation (TIE). Attraversoquesta valutazione integrata si propongono diver-se modalità di riutilizzo e conferimento dei sedi-menti da movimentarsi e movimentati.

2. PROPOSTA PER LA GESTIONE EMOVIMENTAZIONE DEI SEDIMEN-TI DELLA LAGUNA DI VENEZIA

Le regole per una corretta gestione e movimenta-zione dei sedimenti marini sono presenti nel “Ma-

nuale per la movimentazione dei sedimenti marini”(ICRAM, APAT, 2007). In questo manuale sono in-dicati i test necessari per legge per la valutazionedella tossicità che, assieme allo stato chimico, de-termina la possibilità, o meno, del recupero e del-la reintroduzione in ambiente dei sedimenti movi-mentati.Sempre nel citato manuale ICRAM-APAT si legge(pag. 28) «In specifiche situazioni locali, per favo-rire una migliore conoscenza delle caratteristichegeochimiche dei sedimenti da movimentare può es-sere utile l’esecuzione di mineralizzazioni frazio-nate finalizzate alla speciazione chimica degli ele-menti di interesse».Le importanti indicazioni riguardo alla speciazio-ne chimica nei sedimenti, presenti nel manualeICRAM-APAT, si uniscono quindi agli altrettantoimportanti riferimenti presenti nelle linee guida enelle direttive europee e nella legislazione italianadi più recente aggiornamento, relativi ai sedimen-ti marini e di ambienti d’acqua dolce ed anche aquelli di ecosistemi di transizione, ambienti carat-terizzati da una rilevante eterogeneità spaziale etemporale.Questo è il caso della laguna di Venezia; in rela-zione alle sue caratteristiche peculiari e in consi-derazione della richiesta di reintrodurre i sedimen-ti lagunari dragati al suo interno, la conoscenza del-la geospeciazione chimica si rende necessaria con-testualmente alla valutazione della tossicità poten-ziale (valutata tramite test). Lo studio della geo-speciazione chimica, come evidenziato nel para-grafo precedente, permette di stimare la accessibi-lità/biodisponibilità e la mobilità degli elementi intracce. Nel caso di reintroduzione dei sedimentinell’ambiente senza conterminazione e senza im-permeabilizzazione diventa quindi fondamentale lostudio della geospeciazione poiché i dati ottenuti,assieme alla valutazione della tossicità, permetto-no di evidenziare l’eventuale non pericolosità deisedimenti. La reintroduzione di sedimenti non pe-ricolosi diventa pertanto possibile in quanto non vaa determinare un peggioramento delle condizioni diqualità del corpo idrico ricevente.Qualora i sedimenti movimentati a seguito dello stu-dio della geospeciazione e dei test di tossicità, ven-gano dichiarati pericolosi, la loro reintroduzione nel-l’ambiente risulterebbe impossibile ai sensi della le-gislazione vigente. In questo caso quindi verrebbe-ro considerati rifiuti dal punto di vista legislativo edil loro smaltimento non prevede in nessun caso ilconferimento in acque di transizione, o in altri baci-ni (art. 192, D.Lgs 152/2006.) Nell’ottica di gestire

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in maniera ecologicamente sostenibile i sedimenti ela loro reintroduzione in laguna, è quindi primariostabilire la loro non pericolosità (con riferimento al-l’art. 185, comma 3, D.Lgs 152/2006).L’importanza del concetto di biodisponibilità è statachiaramente esplicitata nella già citata Technical Gui-dance n. 27 (EC, 2011); infatti, a pagina 30 si leggeil seguente richiamo alla 2000/60 e alla 2008/105:«La Water Framework Directive (2000/60) esplici-tamente riconosce l’importanza della accessibilità edella biodisponibilità dei metalli e del loro livellonaturale».Inoltre, l’importanza del conoscere la biodisponi-bilità è sottolineata anche nelle linee guida e nei

protocolli legislativi degli USA (dal framework suimetalli del 2003) e del Canada (CCME, 1999).Pertanto, una gestione efficace ed ecologicamen-te sostenibile dei sedimenti per una loro reintro-duzione nell’ambiente non può prescindere dallostudio della geospeciazione, che permette di valu-tare il loro grado di pericolosità per l’ambiente eil biota.In relazione ai concetti sopra espressi, ai sensi del-la legislazione vigente europea e italiana, si pro-pone di valutare la qualità dei sedimenti e quindi laloro eventuale pericolosità ai fini della loro rein-troduzione o meno in laguna di Venezia, secondolo schema in Figura 1.

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SuoliValori osservati SQA tabellari

Tossicità: ASSENTE o TRASCURABILEGCF: BASSO

Concentrazioni totali di metalli e composti organici

Test tossicologici

Geospeciazione (integrata tramite il

GCF, indice di contaminazione

globale)

Reinserimento in lagunaαα

Possibile reinserimento e/o immersione in

laguna previa valutazione integrata

degli indici di contaminazione per i

singoli inquinanti (ICF) e test di bioaccumulo. In caso di sforamento si

passa alla classe successiva.

ββ

Possibile riutilizzo in superficie in ambiente lagunare conterminato previa valutazione degli indici di contaminazione per i singoli inquinanti

(ICF) e test di bioaccumulo.

In caso di criticità si passa alla classe

successiva.

γγ

Bonifica che punti al mantenimento delle

caratteristiche del sedimento

valorizzandone l’eventuale riutilizzo con

monitoraggio (caratterizzazione con

geospeciazione e test di tossicità) ex post per

possibile reinserimento in laguna o conferimento

in discarica

δδ

Conferimento in discaricaζζ

Valori osservati > SQA tabellariTossicità: ASSENTE o TRASCURABILEGCF: BASSO e MODERATO

Valori osservati SQA tabellariTossicità: ASSENTE o TRASCURABILEGCF: da MODERATO a ALTO

Valori osservati > SQA tabellariTossicità: ALTAGCF: da MODERATO a ALTO

Valori osservati SQA tabellariTossicità: MEDIAGCF: BASSO e MODERATO

Valori osservati SQA tabellariTossicità: MEDIAGCF: CONSIDEREVOLE e ALTOValori osservati SQA tabellariTossicità: ALTAGCF: BASSO

Valori osservati SQA tabellariTossicità: MOLTO ALTAGCF: BASSO

Valori osservati > SQA tabellariTossicità: ASSENTE o TRASCURABILEGCF: CONSIDEREVOLE e ALTOValori osservati > SQA tabellariTossicità: MEDIAGCF: BASSO

Valori osservati SQA tabellariTossicità: ALTA o MOLTO ALTAGCF: da MODERATO a ALTO

Valori osservati > SQA tabellariTossicità: MEDIAGCF: da MODERATO a ALTO

Valori osservati > SQA tabellariTossicità: ALTAGCF: BASSO

Valori osservati > SQA tabellariTossicità: MOLTO ALTAGCF: da BASSO a CONSIDEREVOLE

Da valutare trattamento di bonifica o conferimento in

discarica

εε

Figura 1 – Schema riassuntivo dei possibili casi sulla base dei risultati delle analisi chimiche e tossicologiche

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La linea guida proposta in questo lavoro utilizzaun approccio di tipo TRIAD: attraverso la valuta-zione integrata delle concentrazioni totali degli in-quinanti presenti nei sedimenti, delle concentra-zioni accessibili/biodisponibili e mobili dei metal-li e della tossicità, s’individuano diversi gradi dipericolosità dei sedimenti da movimentare, in ba-se ai quali sono proposte diverse destinazioni, trat-tamenti, o indagini ulteriori.I test di bioaccumulo non sono previsti come ana-lisi da eseguire a priori ma ulteriori, in caso si pa-lesi l’esigenza di indagare ulteriormente lo stato diqualità del sedimento in questione o sia necessarioconoscere la causa della tossicità rilevata nei test.Procedendo in tal modo e sempre considerandol’importante principio di precauzione (art. 191Trattato sul funzionamento dell’Unione Europea,Comunicazione della Commissione Europea,2000), il protocollo fanghi del 1993 può esseresuperato e si potrà operare ai sensi della legisla-zione vigente, (come richiesto nel documento re-lativo del Provveditorato Interregionale per leOpere Pubbliche Veneto – Trentino Alto Adige –Friuli Venezia Giulia prot. N.193/15/CO22), im-plementando tutte le nozioni fondamentali dellalegislazione europea, evidenziate anche nel Ma-nuale per la movimentazione dei sedimenti mari-ni (ICRAM – APAT 2007).All’interno di questa proposta sono valutati atten-tamente sia gli inquinanti organici (IPA, PCB, dios-sine, furani, ecc.) sia inorganici (metalli e metal-loidi) al fine di una completa valutazione della qua-lità ambientale dei sedimenti. Le concentrazioni to-tali degli inquinanti organici vengono misurate pa-rallelamente a quelle degli inorganici ed in segui-to confrontate con gli SQA presenti nelle tabelle2/A, 3/A e 3/B del D.Lgs 172/2015. Quindi sonopresi in considerazione i due casi: concentrazionitotali trovate nei sedimenti ≤ degli SQA tabellari econcentrazioni totali trovate nei sedimenti > degliSQA tabellari. La tossicità viene valutata in base ad una batteriadi test presenti nel D.M. 173/2016, nel manuale perla movimentazione dei sedimenti marini (ICRAM-APAT, 2007) e nel manuale “Batterie di saggi eco-tossicologici per sedimenti di acque salate e sal-mastre” (ISPRA, 2011) secondo una scala di quat-tro valori: Assente o Trascurabile, Media, Alta,Molto Alta. Per i test ecotossicologici è importan-te considerare la sito-specificità, quindi è beneprendere in considerazione metodi che sono statioggetto di appositi studi di validazione ed applica-bilità all’ambiente in questione e risultano di con-

seguenza più consolidati rispetto ad altri. Per quan-to riguarda la laguna di Venezia questi sono:• il test su sedimento con Corophium orientale

e/o Monocorophium insidiosum (Picone et al.,2008);

• il test su sedimento con gli stadi larvali del co-pepode Acartia tonsa (Picone et al., 2018);

• il test su matrice liquida con Mytilus gallopro-vincialis (Losso et al., 2007; Volpi Ghirardini etal., 2005a);

• il test su matrice liquida con Crassostrea gigas(Libralato et al., 2008; Losso et al., 2007; Pico-ne et al., 2016);

• il test su matrice liquida con i gameti di Para-centrotus lividus (Picone et al., 2016; Volpi Ghi-rardini et al., 2005b);

• il test su matrice liquida con gli embrioni di P.lividus (Losso et al., 2007; Volpi Ghirardini etal., 2005b).

Per questi saggi sono già disponibili delle sogliedi tossicità sito-specifiche e matrice-specifichecalcolate a partire dai dataset storici disponibiliper la laguna di Venezia. La disponibilità di studidi applicabilità e di una soglia sito-specifica fa siche questi saggi siano da considerarsi prioritarinella composizione della batteria. Per i fattoriponderali da attribuire a matrici ed end-point puòessere opportuno fare riferimento all’indice WA-TI (Weight Averaged Toxicity Index, Volpi Ghi-rardini et al., 2007), che attribuisce un peso speci-fico ad ogni coppia test-matrice prendendo in con-siderazione diversi parametri tra cui rappresentati-vità della specie per l’ambiente, rappresentativitàdel test relativamente alla matrice usata, tipo diend-point, sensibilità del test, riproducibilità, di-sponibilità della specie, influenza dei fattori di con-fusione, rapidità di esecuzione, facilità di esecu-zione e costi.Per i test di tossicità da utilizzare nelle matrici li-quide (elutriato e acqua interstiziale) è fondamen-tale utilizzare accoppiamenti fissi in relazione al-le relative sensibilità dimostrate dai vari organi-smi e in relazione agli end-point misurati. Questiaccoppiamenti riguardano in particolare le se-guenti combinazioni test-matrice: test M. gallo-provincialis – elutriato; test con C. gigas – acquainterstiziale; test embriotossicità con P. lividus –elutriato; test spermiotossicità con P. lividus – ac-qua interstiziale; test di riproduzione algale – elu-triato.Inoltre, la caratterizzazione tossicologica dei sedi-menti profondi, per quanto concerne le matrici li-quide, è opportuno che sia accompagnata da pro-

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cedure di Toxicity Identification Evaluation (TIE).Tali procedure mirano alla valutazione del contri-buto fornito dalle principali classi di contaminan-ti (metalli, organici non polari, ammoniaca e sol-furi) alla tossicità misurata con i saggi. Le proce-dure di TIE sono state standardizzate a livello in-ternazionale (USEPA) e applicate anche in ambi-to lagunare.Le concentrazioni delle specie accessibili/biodi-sponibili per i metalli vengono misurate tramite lostudio di geospeciazione ottenuto attraverso estra-zione sequenziale (Tessier, 1979 e Corami, 2009).Tale procedura analitica permette di conoscere lageospeciazione dei metalli presenti nei sedimentiovvero le loro singole concentrazioni nelle diver-se frazioni: bioaccessibile/biodisponibile-bioac-cessibile, riducibile, ossidabile e residua. Come os-servato nelle acque, la frazione bioaccessibile èquella in grado di esercitare effetti tossici sull’am-biente e sugli organismi (biota); nel caso dei sedi-menti la parte di metallo che può avere immedia-tamente effetti sull’ambiente e sugli organismi èdata dall’insieme della frazione prontamente ac-cessibile e della frazione legata ai carbonati. Nelcaso di dragaggio e movimentazione dei sedimen-ti, anche la frazione mobile è da valutarsi attenta-mente, poiché potrebbe tornare nuovamente ac-cessibile al biota in seguito ai cambiamenti di va-riabili come il pH, il potenziale redox, ecc. I risul-tati della geospeciazione di ogni elemento studia-to vengono poi integrati per mezzo dell’indice GCF(Global Contamination Factor, indice di contami-nazione globale per tutti i metalli analizzati) otte-nuto dall’equazione:

(1)

Dove ICF (Individual Contamination Factor) èl’indice di contaminazione individuale per ognisingolo metallo. L’ICF si calcola tramite l’equa-zione:

(2)

Dove Bioacc, Red, Ox e Res sono le concentra-zioni del metallo rispettivamente nelle frazioni ac-cessibile/biodisponibile, riducibile, ossidabile e re-sidua (Chen et al., 2013; Ikem et al., 2003; Zhao etal., 2012). Quindi le concentrazioni accessibili albiota, studiate tramite geospeciazione ottenuta conestrazione sequenziale, vengono integrate attraver-

so il GCF secondo una scala di quattro valori cor-rispondente a quattro livelli di inquinamento dametalli: Basso, Moderato, Considerevole e Alto(Tabella 1) (Zhao et al., 2012).Dalla valutazione integrata delle tre variabili (con-centrazioni totali degli inquinanti organici e inor-ganici, tossicità e biodisponibilità dei metalli), sipossono presentare diversi casi, come schematiz-zato in Tabella 2 e Figura 1, che sono stati rag-gruppati in sette classi finali di gestione dei sedi-menti che vengono spiegate di seguito. Per com-pletezza sono stati riportati tutti i casi possibili inbase ai valori che possono assumere le tre variabi-li considerate, sebbene non tutti i casi presi in con-siderazione abbiano la medesima probabilità di ve-rificarsi. • La classe ALPHA (α) comprende i sedimenti

per i quali le concentrazioni totali degli inqui-nanti siano inferiori agli SQA tabellari, la tos-sicità sia assente o trascurabile e l’indice GCFsia basso. Per questa classe di sedimenti si pre-vede l’inserimento in laguna senza ulteriori in-dagini.

• La classe BETA (β) comprende tre casi: 1) con-centrazioni totali inferiori ai limiti tabellari,tossicità assente o trascurabile, valori di GCFda moderato ad alto; 2) concentrazioni totali in-feriori ai limiti tabellari, tossicità media, valo-ri di GCF da basso a moderato e 3) concentra-zioni totali maggiori dei limiti tabellari, tossi-cità assente o trascurabile, valori di GCF dabasso a moderato. Per questa classe di sedi-menti si prevede un possibile reinserimento e/oimmersione nelle acque lagunari previa valuta-zione integrata degli indici di contaminazioneper i singoli metalli (ICF) ed i test di bioaccu-mulo e/o approfondimenti per l’individuazionedell’agente responsabile della tossicità (es.TIE). In caso di criticità (come per esempio ele-vate concentrazioni di mercurio) i sedimentivengono trattati come appartenenti alla classesuccessiva (GAMMA).

Ingegneria dell’Ambiente Vol. 5 n. 2/2018 115

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SuoliTabella 1 – Categorie di contaminazione basate sul

GCF (Zhao et al., 2012)

Classificazione dell’inquinamento da metalli in base alGlobal Contamination Factor

Valore di GCF Classificazione<6 Basso

6–12 Moderato 12–24 Considerevole >24 Alto

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• La classe GAMMA (γ) comprende cinque casipossibili: 1) concentrazioni totali inferiori ai li-miti tabellari, tossicità media, valori di GCF daconsiderevole ad alto; 2) concentrazioni totaliinferiori ai limiti tabellari, tossicità alta, valo-re di GCF basso; 3) concentrazioni totali infe-riori ai limiti tabellari, tossicità molto alta, va-lore di GCF basso; 4) concentrazioni totalimaggiori dei limiti tabellari, tossicità assente otrascurabile, valori di GCF da considerevole ad

alto e 5) concentrazioni totali maggiori dei li-miti tabellari, tossicità media, valore di GCFbasso. Per questi sedimenti è possibile il riuti-lizzo in superficie in ambiente lagunare con-terminato previa valutazione integrata degli in-dici di contaminazione per i singoli metalli(ICF) ed i test di bioaccumulo e approfondi-menti per l’individuazione dell’agente respon-sabile della tossicità (es. TIE). Anche per que-sta classe, in caso di criticità (come per esem-pio elevate concentrazioni di mercurio) i sedi-menti vengono trattati come appartenenti allaclasse successiva (DELTA).

• La classe DELTA (δ) comprende 3 possibili ca-si: 1) concentrazioni totali inferiori ai limiti ta-bellari, tossicità alta o molto alta, valori di GCFda moderato ad alto; 2) concentrazioni totalimaggiori dei limiti tabellari, tossicità media,valori di GCF da moderato ad alto e 3) con-centrazioni totali maggiori dei limiti tabellari,tossicità alta, valore di GCF basso. I sedimen-ti ricadenti in questa classe devono essere trat-tati tramite bonifica, che punti al mantenimen-to delle caratteristiche geochimiche del sedi-mento valorizzandone l’eventuale riutilizzo. Aseconda dei casi si possono predisporre degliapprofondimenti per individuare l’agente re-sponsabile della tossicità (TIE). In seguito allabonifica, (che non comprende la messa in si-curezza), si prevede un monitoraggio ex-postche dovrà comprendere una nuova caratteriz-zazione del sedimento bonificato con geospe-ciazione e test di tossicità per valutarne il pos-sibile inserimento in laguna. Il sedimento bo-nificato seguirà quindi l’iter di partenza. Se nonsi sceglie la bonifica, il sedimento dovrà esse-re considerato come rifiuto e/o rifiuto perico-loso e quindi la destinazione finale sarà la di-scarica.

• La classe EPSILON (ε) comprende i sedimentiche hanno concentrazioni totali maggiori dei li-miti tabellari, tossicità alta e valore di GCF damoderato ad alto. In questo caso viene previstala bonifica o il conferimento in discarica, sceltada valutare caso per caso a seconda della tipo-logia d’inquinanti responsabili delle criticità os-servate. Nel caso in cui si scelga la bonifica, es-sa dovrebbe comunque puntare al mantenimen-to delle caratteristiche del sedimento e, in rela-zione al trattamento di bonifica scelto, va previ-sto un piano di monitoraggio ex post, che deveprevedere la caratterizzazione chimica e i test ditossicità.

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Suoli Tabella 2 – Schema dei possibili casi sulla base dei ri-

sultati delle analisi delle concentrazionitotali degli inquinanti, dei test di tossicitàe della geospeciazione

Concentrazionitotali di inqui-nanti organici ed inorganici

Tossicià GCF Classe

Valori osservati ≤SQA Tabellari

Assente otrascurabile

Basso ALPHAModerato

BETAConsiderevoleAlto

Media

BassoBETA

ModeratoConsiderevole

GAMMAAlto

Alta

Basso GAMMAModerato

DELTAConsiderevoleAlto

Molto alta

Basso GAMMAModerato

DELTAConsiderevoleAlto

Valori osservati >SQA Tabellari

Assente otrascurabile

BassoBETA

ModeratoConsiderevole

GAMMAAlto

Media

Basso GAMMAModerato

DELTAConsiderevoleAlto

Alta

Basso DELTAModerato

EPSILONConsiderevoleAlto

Molto alta

Basso

ZETAModerato

ConsiderevoleAlto

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• Alla classe ZETA (ζ) appartengono i sedimentiche presentano concentrazioni totali degli in-quinanti maggiori dei limiti tabellari, tossicitàmolto alta e GCF da basso a considerevole. Inquesto caso si prevede esclusivamente il confe-rimento in discarica.

In caso di possibile reinserimento in laguna, va ag-giunto che condizione necessaria per il riutilizzo èche lo stato del sito donatore (inteso come valuta-zione integrata chimica-ecotossicologia) sia mi-gliore o confrontabile rispetto a quello del sito re-cettore (in questa fase possono essere predispostidegli approfondimenti relativi a misure di bioac-cumulo/biomagnificazione, indagini su comunitàbentoniche ed eventuali test cronici per valutare selivelli confrontabili ma leggermente peggioratividel sito donatore possano impattare il sito recetto-re). Inoltre, rilevanti differenze granulometriche trasito donatore e sito recettore dovrebbero semprerappresentare una condizione ostativa sufficienteper impedire il riutilizzo, anche in caso di compa-tibilità chimica tra i sedimenti.Nel caso di un approfondimento dell’indagine conil bioaccumulo è necessario lavorare con sole spe-cie bentoniche in contatto diretto con la matrice se-dimento (infauna ed epifauna) e non con organi-smi filtratori associati alla colonna d’acqua (M.galloprovincialis). Gli organismi bentonici mag-giormente utilizzati in laguna di Venezia per il bio-accumulo sono la vongola Ruditapes philippina-rum, il cuore di laguna Cerastoderma glaucum, ilgobide Zosterisessor ophiocephalus ed i polichetinereidi Hediste diversicolor, Perinereis cultriferae Alitta (Nereis) succinea. La proposta così articolata consentirà una mag-giormente sostenibile gestione e movimentazionedei sedimenti negli ecosistemi di transizione, maanche in tutte quelle aree portuali, caratterizzatedall’appartenenza al tessuto urbano, nelle quali ilwaterfront può divenire l’area strategica per la ri-qualificazione dell’intero tessuto urbano. In parti-colare, per quanto concerne gli ecosistemi di tran-sizione, tale proposta è assolutamente concorde conla Legge Speciale per Venezia, che punta alla sal-vaguardia e alla promozione ambientale dell’eco-sistema lagunare anche mediante il recupero dellamorfologia con la selezione e il riutilizzo sosteni-bile dei sedimenti di dragaggio, caratterizzati se-condo criteri basati sulle più avanzate conoscenzescientifiche.Studi scientifici effettuati in passato (Scarponi etal., 1996; Caroli et al., 2000; Corami et al., 2009;Cescon et al., 2000), e più recentemente (Corami

et al., 2011, Corami 2014) nella laguna di Veneziasuffragano inequivocabilmente il ruolo rilevantedella speciazione nella gestione ambientale. Inol-tre, diverse ricerche scientifiche condotte sul si-stema lagunare hanno evidenziato che il maggiorcontributo alla contaminazione dei sedimenti de-riva da metalli pesanti ed è stato determinato dal-la storica presenza del polo chimico di Marghera;assieme all’inquinamento di origine agricola e ur-bana, le attività industriali passate hanno influen-zato la qualità ambientale della laguna anche conricadute attuali, in virtù del fatto che i sedimentisono al contempo archivio storico e fonte dellacontaminazione.Tutto ciò supporta la necessità di inserire l’analisidella geospeciazione, quindi lo studio della biodi-sponibilità e mobilità dei metalli, da tempo appro-fondite in sede scientifica e già presenti nella nor-mativa di vari paesi, in questa procedura per la ge-stione e la movimentazione dei sedimenti in lagu-na di Venezia.In conclusione la proposta è di validità generale,ma è altamente e prioritariamente specifica per laLaguna di Venezia, in quanto soddisfa gli obiettividella Legge Speciale e concretizza operativamen-te le indicazioni del protocollo fanghi del 1993 che,emanato con validità temporanea, sottolineava lanecessità di approfondire la conoscenza della spe-ciazione dei contaminanti.

3. CASO DI STUDIO: LA LAGUNA DIVENEZIA

Per verificare la fattibilità della proposta, vengonodi seguito riportati gli esiti di uno studio di carat-terizzazione dei sedimenti della Laguna di Vene-zia eseguito nel 2015 per conto dell’Autorità Por-tuale di Venezia (APV). L’attività ha avuto lo sco-po di caratterizzare in maniera esaustiva l’area in-teressata dal possibile scavo di sedimenti per lacreazione di un canale di accesso per le navi dacrociera con stazza superiore alle 40.000 TSL allaStazione Marittima. Lo studio, i cui risultati sonoin corso di pubblicazione, ha previsto la caratte-rizzazione profonda di otto carote di sedimento(S1-S8) della lunghezza di circa 10 m, con cam-pioni prelevati alle diverse profondità. Le carotesono state frazionate in sezioni da 10 cm al mo-mento del campionamento; in seguito sono statiomogenizzati tutti i sedimenti dello stesso metrodi profondità per ottenere dei campioni rappresen-tativi: l’omogeneizzazione (tramite il metodo deiquarti) di ogni metro è stata eseguita in atmosfera

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controllata (box glove) per non interferire sugliequilibri chimici e redox del campione.Sono stati presi in considerazione i parametri digeospeciazione chimica, le concentrazioni totalid’inquinanti organici e inorganici, le misure tossi-cologiche e il body burden (carico corporeo: stimadelle concentrazioni degli elementi in tracce negliorganismi) facendo ricorso a consolidate metodo-logie analitiche e di determinazione della tossicità(Libralato et al., 2008, 2016; Losso et al., 2007;Volpi Ghirardini et al., 2005a, 2005b).Sono stati calcolati i valori dell’indice di contami-nazione globale (GCF), quelli della concentrazio-ne totale degli inquinanti, ed effettuati i test di tos-sicità per giungere all’individuazione delle classidi appartenenza di ogni singolo metro di sedimen-to analizzato. Vengono qui riportati gli esiti delle analisi per al-cuni sedimenti della carota S1.

3.1. Concentrazione totale degli inquinanti or-ganici e inorganici

Nelle Tabelle 3 e 4 sono riportate rispettivamentele concentrazioni degli inquinanti inorganici e di

alcuni degli inquinanti organici analizzati nella ca-rota, i limiti tabellari (SQA-MA) previsti dal D.Lgs172/2015 nelle tabelle 2/A, 3/A e 3/B ed eviden-ziati gli eventuali superamenti. I dati per gli IPA edi PCB non vengono riportati poiché tutti inferioriai limiti tabellari. Come previsto nel decreto di ri-ferimento, «in considerazione della complessitàdella matrice sedimento è ammesso, ai fini dellaclassificazione del buono stato chimico, uno sco-stamento pari al 20% del valore riportato in tabel-la» (nota 2 alla tabella 2/A del decreto). È stata ef-fettuata la valutazione della qualità del dato anali-tico e sono risultate le seguenti incertezze espres-se come deviazione standard relativa percentuale,RSD%: per le concentrazioni totali dei metalli ≤ 5%, per le concentrazioni degli inquinanti orga-nici ≤ 4% e RSD% compresa tra il 5% ed il 10%per le concentrazioni dei metalli nelle diverse fasiottenute dalla geospeciazione.Le analisi chimiche hanno rilevato un superamen-to dei limiti tabellari (+ 20%) nei primi due metridi sedimento in particolare a causa delle elevateconcentrazioni totali di: cadmio, piombo, arsenico,cromo, gamma-esaclorocicloesano lindano, esa-clorobenzene e la tossicità equivalente (T.E. cal-

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Tabella 3 – Concentrazioni totali dei metalli nella carota S1 e relativi SQA-MA

Campione Profondità[m]

Hg [mg kg-1]

Cd [mg kg-1]

Pb [mg kg-1]

As [mg kg-1]

Cr [mg kg-1]

S1M0 da 0 a -1 0,2 0,7 38,0 26,3 68,3S1M1 da -1 a -2 0,1 0,3 42,0 24,9 95,2S1M3 da -3 a -4 0,0 0,2 17,3 11,3 41,9S1M5 da -5 a -6 0,0 0,3 19,0 13,4 43,2S1M7 da -7 a -8 <LOQ <LOQ 32,6 11,8 48,9SQA-MA 0,3 0,3 30 12 50Tabella D.Lgs 172/2015 2/A 2/A 2/A 3/B 3/B

Tabella 4 – Concentrazioni totali dei pesticidi e tossicità equivalente nella carota S1 e relativi SQA-MA

Campione Profondità[m]

Aldrin[ug kg-1]

Dieldrin[ug kg-1]

Gamma esa-clorocicloesa-nolindano[ug kg-1]

Esacloro-benzene[ug kg-1]

DDD[ug kg-1]

DDE[ug kg-1]

DDT[ug kg-1]

Sommat. T.E.PCDD,PCDF ePCB diossinasimili [ng kg-1]

S1M0 da 0 a -1 <0.001 <0.001 0,4 0,6 <0.001 <0.001 <0.001 3,93S1M1 da -1 a -2 <0.001 <0.001 0,1 0,2 0,06 <0.001 1,00 0,95S1M3 da -3 a -4 <0.001 <0.001 <0.001 0,0 <0.001 0,01 <0.001 0,92S1M5 da -5 a -6 <0.001 <0.001 0,0 0,0 0,01 <0.001 0,02 0,01S1M7 da -7 a -8 <0.001 <0.001 0,2 <0.001 <0.001 <0.001 <0.001 0,00SQA-MA 0,2 0,2 0,2 0,4 0,8 1,8 1 2Tabella D.Lgs172/2015 2/A 2/A 2/A 3/A 2/A 2/A 2/A 3/A

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Suolicolata, come previsto dal decreto, come sommato-

ria della tossicità equivalente di diossine, furani ePCB diossina simili). Negli altri metri di sedimen-to analizzati, le concentrazioni sono inferiori deilimiti, considerando sempre il discostamento del20% dovuto alla complessità della matrice analiz-zata (come previsto da D.Lgs 172/2015). Si evi-denzia quindi una diminuzione delle concentrazio-ni totali d’inquinanti andando dalla superficie aimetri sottostanti.

3.2. Tossicità

Per gli stessi sedimenti è stata eseguita anche unabatteria di test di tossicità con modelli biologicistandardizzati, previsti dalle normative vigenti(D.M. 260/2010 e s.m.i. e ICRAM-APAT, 2007) escelti opportunamente sulla base della rilevanzaecologica per l’ambiente in questione. I test com-presi nella batteria sono i seguenti, differenziati permatrici: V. fischeri e C. orientale per il sedimentotal quale (la fase solida), C. gigas e P. lividus perl’acqua interstiziale e D. tertiolecta, P. tricornu-tum, M. galloprovincialis, A. amphitrite e P. lividusper gli elutriati. I risultati dei singoli test sono sta-ti quindi integrati secondo il metodo utilizzato nelmanuale ICRAM-APAT (2007) per ottenere ungiudizio finale, che è riportato in Tabella 5. L’inte-grazione dei vari test tossicologici eseguiti ha por-tato ad un grado di tossicità Molto Alta per tutti isedimenti presi in considerazione in questa carota.

3.3. Biodisponibilità dei metalli

In Tabella 6 vengono riportati i risultati delle ana-lisi di geospeciazione effettuati sugli stessi sedi-menti tramite estrazione sequenziale. Come dettoin precedenza, l’estrazione sequenziale permette diconoscere le concentrazioni degli inquinanti inor-ganici (metalli) nelle diverse fasi presenti nel sedi-mento, quindi fornisce una stima della loro biodi-sponibilità. Tali concentrazioni vengono poi utiliz-zate per conoscere il GCF che permette di avereuna valutazione della contaminazione globale (dametalli) presente nel sedimento in questione. IlGCF e la scala di valutazione utilizzata per classi-ficarlo (Tabella 1) rendono la metodica propostafacilmente applicabile a livello decisionale. Per i sedimenti presi in considerazione in questocaso di studio si ottiene un indice di contamina-zione globale Moderato nei primi due metri di se-dimento, Considerevole nelle porzioni centrali del-la carota ed Alto in profondità.

Si può notare quindi un peggioramento dell’indice,quindi un aumento della biodisponibilità dei me-talli, con la profondità. Tale andamento è oppostoa quello emerso dalle concentrazioni totali degli in-quinanti organici ed inorganici (Tabelle 3 e 4). Unaumento delle concentrazioni bioaccessibili deglielementi in tracce è legato all’impatto antropico(ad esempio quello proveniente dalla zona indu-striale di Porto Marghera). La presenza di diversiacquiferi a differenti profondità può spiegare lapresenza di alte concentrazioni bioaccessibili neisedimenti più profondi: gli acquiferi, infatti, con-tribuiscono al trasporto degli inquinanti, quindi an-che quelli provenienti da zone ad alto impatto an-tropico, verso differenti aree della laguna, come di-mostrato da Teatini et al., (2017). La diversità tragli andamenti delle due specie dei metalli (totale ebioaccessibile) evidenzia come la concentrazionetotale dei metalli non può fornire alcuna indica-zione circa la loro biodisponibilità, il loro poten-ziale effetto tossico e quindi non consente decisio-ni rigorose sulla gestione dei sedimenti.

3.4. Valutazione dei sedimenti secondo la proce-dura proposta

I risultati delle concentrazioni totali degli inqui-nanti organici ed inorganici, i giudizi finali sullatossicità e i valori dell’Indice di Contaminazione

Tabella 5 – Giudizio finale della tossicità per la caro-ta S1

Campione Profondità[m] Tossicità

S1M0 da 0 a -1 Molto Alta

S1M1 da -1 a -2 Molto Alta

S1M3 da -3 a -4 Molto Alta

S1M5 da -5 a -6 Molto Alta

S1M7 da -7 a -8 Molto Alta

Tabella 6 – Indice di contaminazione globale (GCF)nella carota S1

Campione Profondità[m]

Valore diGCF Classificazione

S1M0 da 0 a -1 8,5 ModeratoS1M1 da -1 a -2 6,1 ModeratoS1M3 da -3 a -4 13,5 ConsiderevoleS1M5 da -5 a -6 22,0 ConsiderevoleS1M7 da -7 a -8 83,4 Alto

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Globale (per la stima della accessibilità/biodispo-nibilità dei metalli), sono stati integrati secondo laprocedura proposta (si veda Tabella 2 e Figura 1)e schematizzati in Tabella 7. I primi due metri disedimento ricadono nella classe ZETA, i restantinella classe DELTA. Secondo lo schema di gestione proposto, i primidue metri di sedimento della carota, riportando al-te concentrazioni totali sia di inquinanti organicisia di inorganici, questi ultimi con una moderatabiodisponibilità, e inoltre tossicità molto alta, ver-rebbero conferiti in discarica (o in cassa di colma-ta, previa inertizzazione).Per gli altri metri della carota si può considerareun trattamento di bonifica per riutilizzare i sedi-menti, eventualmente dopo però aver eseguito de-gli approfondimenti per individuare uno o più in-quinanti responsabili dell’elevata tossicità.

4. CONCLUSIONI

La caratteristica principale della nostra proposta stain un nuovo approccio nella valutazione della qua-lità dei sedimenti, infatti, rispetto alla proceduraprevista dal protocollo ’93 emerge la valutazionedel livello di contaminazione basata sulla cono-scenza del reale comportamento degli inquinantigrazie all’introduzione del parametro tossicità e al-la chiara correlazione fra tossicità e geospeciazio-ne chimica.La conoscenza dello stato reale e non “face value”dei sedimenti determina quindi le migliori decisio-ni sulla gestione degli stessi.Si fa notare che questa procedura rientra nellenormative attualmente in vigore, tiene conto deicontributi segnalati nei quaderni UE a supportodella normativa sui sedimenti, delle più recenticonoscenze scientifiche internazionali, nonchédelle approfondite esperienze acquisite nelle at-tività di ricerca svolte nella laguna di Veneziache hanno portato alla elaborazione di questaproposta.

Essa è basata sull’elevata specificità del sistema la-gunare veneziano, oggetto della Legge Speciale perla salvaguardia di Venezia emanata per specificheesigenze nelle quali è rientrato il “protocollo ’93”,il quale segnala a sua volta la necessità di nuoviapprofondimenti per la gestione dei sedimenti, fat-ti propri in questa normativa.Un’attenta analisi dei risultati dell’applicazionenel nostro caso di studio dimostra la sostenibilitàdella procedura in quanto richiede l’impiego dinormale strumentazione di laboratorio e necessi-ta di competenze già esistenti presso enti pubbli-ci di controllo ambientale a livello nazionale e re-gionale.

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Suoli Tabella 7 – Valutazione finale secondo la procedura proposta

Campione Profondità [m] Concentrazioni totali di inquinanti Tossicità GCF Classe

S1M0 da 0 a -1 Concentrazioni > SQA-MA per Cd, Pb, As, Cr,gamma-esaclorocicloesano lindano, HCB e T.E. Molto Alta Moderato ZETA

S1M1 da -1 a -2 Concentrazioni > SQA-MA per Pb, As, Cr Molto Alta Moderato ZETAS1M3 da -3 a -4 Concentrazioni < SQA-MA Molto Alta Considerevole DELTAS1M5 da -5 a -6 Concentrazioni < SQA-MA Molto Alta Considerevole DELTAS1M7 da -7 a -8 Concentrazioni < SQA-MA Molto Alta Alto DELTA

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RINGRAZIAMENTI

Gli autori ringraziano l’Autorità Portuale di Vene-zia (APV) per il supporto alla ricerca, il Dr. Mar-co Picone (DAIS – Univ. Ca’ Foscari, Venezia) e ilDr. Giovanni Libralato (Univ. Federico II, Napoli)per il contributo all’ecotossicologia, il Dr. Rossa-no Piazza (DAIS – Univ. Ca’ Foscari, Venezia), laDr. Elena Gregoris (DAIS – Univ. Ca’ Foscari, Ve-nezia), la Dr. Sarah Pizzini (CNR-IDPA) ed il Dr.Marco Vecchiato (DAIS – Univ. Ca’ Foscari, Ve-nezia) per il contributo nelle determinazioni anali-tiche dei composti organici.

Ingegneria dell’Ambiente Vol. 5 n. 2/2018122

IdA

Suoli