il puntaspilli - Azione Cattolica Lodi

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Anno 22 - nr. 7 - marzo 2016 il p untas p illi È stato pubblicato venerdì 19 febbraio 2016 il Rapporto Istat con i principali indicatori demografici relativi all’anno 2015. Dati e numeri che tratteggiano i contorni di un quadro a tinte fosche per il nostro Paese. Invecchiamento della popolazione, calo delle nascite, decremento demografico non sono certo fenomeni nuovi. Tuttavia, i dati dell’ultimo Report sono allar- manti, forse più di sempre. E la preoccupazione maggiore consiste probabilmente nel fatto che questi dati faticano a diventare il perno su cui far ruotare contenuti e priorità dell’agenda nel nostro Paese. Protagonisti, per un giorno, di alcune dense pagine nei più importanti quotidiani nazionali, i numeri del Rapporto segnalano una crisi così profonda da togliere (almeno così dovrebbe essere) il sonno a tutti. Nel complesso, ne esce l’immagine di un Paese in cui l’aumento della mortalità mostra un livello mai raggiunto nel secon- do dopoguerra e va di pari passo con il più basso numero di nascite in oltre 150 anni di unità nazionale. Con il conseguente ulteriore record di un saldo naturale negativo – 165mila morti in più rispetto ai nati – che determina il calo numerico della stessa popolazione, condizionato anche dalla diminuzione della capacità attrattiva nei riguardi delle migrazioni dall’estero ed insieme da una crescente tendenza all’emigrazione da parte degli italiani. Al 1° gennaio 2016 la popolazione in Italia è di 60 milioni 656mila residenti con un bilancio di 139mila abitanti in meno rispetto alla precedente rilevazione: una variazione negativa che non si registrava in Italia dal lontano 1918. Non semplici “numeri” ma piuttosto segnali che interpellano. Cifre, percentuali, fenomeni dietro i quali si celano temi complessi e scelte annose, con proiezioni per nulla difficili da immaginare. La mancanza di lavoro, la difficoltà (soprattutto per le donne) di conciliare vita familiare e lavorativa, la “sconvenienza” dei figli non aiutano certo a guardare con fiducia al futuro. Inedite sono le istanze nell’ambito dell’assistenza agli anziani e alla non autosufficienza di fronte all’inesorabile processo d’invecchiamento della popolazione e alle sempre più fragili condizioni delle famiglie. Non ancora indagati a sufficienza sono poi i temi cruciali del rapporto tra generazioni e dell’equità intergenerazionale, delle ricadute sul sistema di welfare e sulla coesione sociale del Paese. Senza dimenticare che un Paese che perde in natalità perde anche in produtti- vità e sviluppo. Non ci sono soluzioni pronte e rimedi dall’esito immediato ma è evidente l’urgenza di un cambio di rotta: i cambiamenti in atto non possono lasciarci indifferenti e richiedono tutta la cura di cui siamo ancora capaci. (Sara Martini, Componente del Comitato esecutivo dell’Istituto Giuseppe Toniolo e del Centro Studi ACI. Articolo pubblicato dal sito dell'Ac nazionale) Pellegrini oggi ... U n anonimo autore cristiano del II secolo, rispon- dendo ad un certo Diogneto che gli chiedeva noti- zie sulla nuova religione dei cristiani e su come essi si ponevano nei rapporti con il mondo e con la società, scrive: "Ogni terra straniera è patria per loro ed ogni patria terra straniera". (Lettera a Diogneto 5,5). Queste parole riecheggiano quelle dell'autore alla lettera agli Ebrei scritte cento anni prima: "Noi non abbiamo quaggiù una città stabile, ma andiamo in cerca di quella futura" (Eb 13,14). Se vogliamo capire il senso che ha il pellegrinaggio nella storia dei cristiani, dobbiamo rifarci a queste intuizioni delle origini o, più indietro ancora, all'esperienza del popolo ebraico per il quale, da Abramo a Mosè, dal secondo esilio in Babilonia fino alla dispersione del 70 d.C., essere nomade e vivere in terra straniera è stata un'esperienza fondamentale. Dobbiamo prendere atto che Gesù non raccomanda ai suoi di- scepoli l'esperienza del pellegrinaggio come fa invece con l'elemosina, la preghiera, il digiuno e lo "spezzare il pane". Il pellegrinaggio non è essenziale per la vita cristiana come lo può essere per l'Ebraismo o per l'Islam. E' essenziale invece vivere da viandanti, tesi verso la meta del Regno di Dio, disce- poli del Messia che non ha dove posare la testa. Quindi prima ancora che fare un pellegrinaggio è importante vivere da pellegrini! Il pellegrino, va sì in cerca del luogo sacro, ma, a differenza del turista, si muove in un altro spazio, entra in un nuovo tempo, risveglia in sé un altro uomo. Percorrere uno spazio è indispensabile perché il pellegrino si senta a un certo punto - come Abramo, l'Arameo, a Ebron tra gli Ittiti - "forestiero e di passaggio" (Gn. 23,4). Il pellegrino è un uomo in cammino. Ha lasciato un luogo per andare in un altro. E' di passaggio. Dove sosta non ha radici, né patria, né famiglia. Egli se ne va in cerca di qualcosa che è più dell'avere. Il turista si ferma da qualche parte, guarda, fotografa, compra e riparte. Il pellegrino, lo si vede, percorre un altro spazio. Vi è una tensione dinamica che spinge il pellegrino verso un luogo sacro. L'attesa cresce con il ricordo del luogo sacro, non vi è pellegrinaggio senza questa "memoria". Ecco perché il tempo del pellegrino non è quello del turista. Il tempo del pellegrino è in realtà il tempo della memoria, il tempo della liturgia. Il turi- sta si muove nel tempo cosmico o nel tempo profano del calen- dario civile. Il pellegrino si muove nel tempo liturgico, quello della fede. Il tempo turistico è neutro, semplicemente cosmico o economico, perché egli deve tener conto del clima, delle sta- gioni, dei ritmi economici del lavoro e delle ferie. Il tempo del pellegrino è quello della storia sacra, che è memoria. Perciò non deve stupire che a Gerusalemme, anche fuori del tempo pasquale, i pellegrini si preoccupano di celebrare la liturgia pa- squale che è per eccellenza quella del tempo della memoria del Mistero cristiano. Ma più importante dello spazio e del tempo, è l'uomo pellegrino. Più legato in fondo del turista alla dimen- sione, spazio temporale, il pellegrino cerca un'esperienza che supera l'ordine del visibile... Nel luogo sacro, la preghiera del cuore, la liturgia comunitaria, il silenzio, devono introdurre il pellegrino in quel ricordo che rende sacro il luogo. Di fatto, il pellegrino raccoglie in quel luo- go le tracce ancor vive del passaggio di Dio sulla terra... In quel luogo, il sacro è stato oggetto di esperienza; se ne è serbato il ricordo e, attraverso il luogo, esso si dona in qualche modo all'uomo che lo va cercando... Con tutto ciò, il luogo santo non ha mai perduto la sua dimen- sione geografica, e cosmica. Il peso più grave del sacro, si trat- ti di Gerusalemme, di Roma o di Lourdes, è anche quello più aderente alla terra, alla storia, all'economia, in breve all'aspetto profano che lo occulta... Con questo intendo dire che il pellegrino è toccato, fisicamente toccato, nel più profondo della sua umanità, in quell'abisso che nulla di puramente terreno, neppure la bellezza o l'amore, può raggiungere. Oggi il pellegrinaggio cristiano sta acquistando una nuova vita- lità... La parola di Gesù: "Ma è giunto il momento, ed è questo, in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità" (Gv 4,23), non abolisce il pellegrinaggio. Al contrario: Dio ha rivol- to una Parola umana a un popolo in particolare, in determinati luoghi. Dio ha vissuto una vita e una morte di un uomo a Gerusa- lemme. E' dunque là, più che in qualunque altro posto, che il pellegrino che voglia ravvivare la sua fede e fondarla in Lui, può sentire vivo e ardente il ricordo di Dio; il pellegrinaggio è dell'ordine del sacramento. E si giunge così alla mèta del pellegrinaggio, il passaggio dal sacro al Santo, dalla ricerca dell’identità alla forma emozionan- te e confidente della fede. Questo cammino non ha altro scopo che costruire il credente! Don Renato Fiazza I dati sempre più allarmanti dell’ultimo rapporto Istat La foto di Donatella Lodigiani è stata scattata durante il pellegrinaggio dell’Ac di Lodi in Terra Santa nel 2012

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Anno 22 - nr. 7 - marzo 2016

il puntaspilliÈ stato pubblicato venerdì 19 febbraio 2016 il Rapporto Istat con i principali indicatori demografici relativi all’anno 2015.Dati e numeri che tratteggiano i contorni di un quadro a tinte fosche per il nostro Paese. Invecchiamento della popolazione,calo delle nascite, decremento demografico non sono certo fenomeni nuovi. Tuttavia, i dati dell’ultimo Report sono allar­manti, forse più di sempre.E la preoccupazione maggiore consiste probabilmente nel fatto che questi dati faticano a diventare il perno su cui farruotare contenuti e priorità dell’agenda nel nostro Paese. Protagonisti, per un giorno, di alcune dense pagine nei piùimportanti quotidiani nazionali, i numeri del Rapporto segnalano una crisi così profonda da togliere (almeno così dovrebbeessere) il sonno a tutti.Nel complesso, ne esce l’immagine di un Paese in cui l’aumento della mortalità mostra un livello mai raggiunto nel secon­do dopoguerra e va di pari passo con il più basso numero di nascite in oltre 150 anni di unità nazionale. Con il conseguenteulteriore record di un saldo naturale negativo – 165mila morti in più rispetto ai nati – che determina il calo numericodella stessa popolazione, condizionato anche dalla diminuzione della capacità attrattiva nei riguardi delle migrazionidall’estero ed insieme da una crescente tendenza all’emigrazione da parte degli italiani. Al 1° gennaio 2016 la popolazionein Italia è di 60 milioni 656mila residenti con un bilancio di 139mila abitanti in meno rispetto alla precedente rilevazione:una variazione negativa che non si registrava in Italia dal lontano 1918.Non semplici “numeri” ma piuttosto segnali che interpellano. Cifre, percentuali, fenomeni dietro i quali si celano temicomplessi e scelte annose, con proiezioni per nulla difficili da immaginare. La mancanza di lavoro, la difficoltà (soprattuttoper le donne) di conciliare vita familiare e lavorativa, la “sconvenienza” dei figli non aiutano certo a guardare con fiduciaal futuro. Inedite sono le istanze nell’ambito dell’assistenza agli anziani e alla non autosufficienza di fronte all’inesorabileprocesso d’invecchiamento della popolazione e alle sempre più fragili condizioni delle famiglie. Non ancora indagatia sufficienza sono poi i temi cruciali del rapporto tra generazioni e dell’equità intergenerazionale, delle ricadute sul sistemadi welfare e sulla coesione sociale del Paese. Senza dimenticare che un Paese che perde in natalità perde anche in produtti­vità e sviluppo. Non ci sono soluzioni pronte e rimedi dall’esito immediato ma è evidente l’urgenza di un cambio di rotta:i cambiamenti in atto non possono lasciarci indifferenti e richiedono tutta la cura di cui siamo ancora capaci.

(Sara Martini, Componente del Comitato esecutivo dell’Istituto Giuseppe Toniolo e del Centro Studi ACI.Articolo pubblicato dal sito dell'Ac nazionale)

Pellegrini oggi ...

Un anonimo autore cristiano del II secolo, rispon­dendo ad un certo Diogneto che gli chiedeva noti­zie sulla nuova religione dei cristiani e su comeessi si ponevano nei rapporti con il mondo e conla società, scrive: "Ogni terra straniera è patriaper loro ed ogni patria terra straniera". (Lettera

a Diogneto 5,5). Queste parole riecheggiano quelle dell'autorealla lettera agli Ebrei scritte cento anni prima: "Noi non abbiamoquaggiù una città stabile, ma andiamo in cerca di quella futura"(Eb 13,14).Se vogliamo capire il senso che ha il pellegrinaggio nella storiadei cristiani, dobbiamo rifarci a queste intuizioni delle originio, più indietro ancora, all'esperienza del popolo ebraico per ilquale, da Abramo a Mosè, dal secondo esilio in Babilonia finoalla dispersione del 70 d.C., essere nomade e vivere in terrastraniera è stata un'esperienza fondamentale.Dobbiamo prendere atto che Gesù non raccomanda ai suoi di­scepoli l'esperienza del pellegrinaggio come fa invece conl'elemosina, la preghiera, il digiuno e lo "spezzare il pane". Ilpellegrinaggio non è essenziale per la vita cristiana come lopuò essere per l'Ebraismo o per l'Islam. E' essenziale invecevivere da viandanti, tesi verso la meta del Regno di Dio, disce­poli del Messia che non ha dove posare la testa.Quindi prima ancora che fare un pellegrinaggio è importantevivere da pellegrini!Il pellegrino, va sì in cerca del luogo sacro, ma, a differenza delturista, si muove in un altro spazio, entra in un nuovo tempo,risveglia in sé un altro uomo.Percorrere uno spazio è indispensabile perché il pellegrino sisenta a un certo punto ­ come Abramo, l'Arameo, a Ebron tragli Ittiti ­ "forestiero e di passaggio" (Gn. 23,4). Il pellegrino èun uomo in cammino. Ha lasciato un luogo per andare in unaltro. E' di passaggio. Dove sosta non ha radici, né patria, néfamiglia. Egli se ne va in cerca di qualcosa che è più dell'avere.Il turista si ferma da qualche parte, guarda, fotografa, comprae riparte. Il pellegrino, lo si vede, percorre un altro spazio. Viè una tensione dinamica che spinge il pellegrino verso un luogosacro. L'attesa cresce con il ricordo del luogo sacro, non vi èpellegrinaggio senza questa "memoria". Ecco perché il tempodel pellegrino non è quello del turista. Il tempo del pellegrinoè in realtà il tempo della memoria, il tempo della liturgia. Il turi­sta si muove nel tempo cosmico o nel tempo profano del calen­dario civile. Il pellegrino si muove nel tempo liturgico, quellodella fede. Il tempo turistico è neutro, semplicemente cosmicoo economico, perché egli deve tener conto del clima, delle sta­gioni, dei ritmi economici del lavoro e delle ferie. Il tempo delpellegrino è quello della storia sacra, che è memoria. Perciònon deve stupire che a Gerusalemme, anche fuori del tempopasquale, i pellegrini si preoccupano di celebrare la liturgia pa­squale che è per eccellenza quella del tempo della memoria delMistero cristiano. Ma più importante dello spazio e del tempo,è l'uomo pellegrino. Più legato in fondo del turista alla dimen­sione, spazio temporale, il pellegrino cerca un'esperienza chesupera l'ordine del visibile...Nel luogo sacro, la preghiera del cuore, la liturgia comunitaria,il silenzio, devono introdurre il pellegrino in quel ricordo cherende sacro il luogo. Di fatto, il pellegrino raccoglie in quel luo­go le tracce ancor vive del passaggio di Dio sulla terra... In quelluogo, il sacro è stato oggetto di esperienza; se ne è serbatoil ricordo e, attraverso il luogo, esso si dona in qualche modoall'uomo che lo va cercando...Con tutto ciò, il luogo santo non ha mai perduto la sua dimen­sione geografica, e cosmica. Il peso più grave del sacro, si trat­ti di Gerusalemme, di Roma o di Lourdes, è anche quello piùaderente alla terra, alla storia, all'economia, in breve all'aspettoprofano che lo occulta...Con questo intendo dire che il pellegrino è toccato, fisicamentetoccato, nel più profondo della sua umanità, in quell'abisso chenulla di puramente terreno, neppure la bellezza o l'amore, puòraggiungere.Oggi il pellegrinaggio cristiano sta acquistando una nuova vita­lità... La parola di Gesù: "Ma è giunto il momento, ed è questo,in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità" (Gv4,23), non abolisce il pellegrinaggio. Al contrario: Dio ha rivol­to una Parola umana a un popolo in particolare, in determinatiluoghi.Dio ha vissuto una vita e una morte di un uomo a Gerusa­lemme. E' dunque là, più che in qualunque altro posto, che ilpellegrino che voglia ravvivare la sua fede e fondarla in Lui, puòsentire vivo e ardente il ricordo di Dio; il pellegrinaggio èdell'ordine del sacramento.E si giunge così alla mèta del pellegrinaggio, il passaggio dalsacro al Santo, dalla ricerca dell’identità alla forma emozionan­te e confidente della fede. Questo cammino non ha altro scopoche costruire il credente!

Don Renato Fiazza

I dati sempre più allarmanti dell’ultimo rapporto Istat

La foto di Donatella Lodigiani è stata scattata durante il pellegrinaggio dell’Ac di Lodi in Terra Santa nel 2012

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II SPIRITUALITÀ

marzo 2016

L’enciclica commentata ogni mese su Dialogo. Oggi approfondiamo il quinto e penultimo capitolo

Laudato si’ - Gli orientamenti e le lineed’azione per la salvaguardia del creato

Il quinto capitolo dell’enciclicadedicatadaPapaFrancescoal­la questione ecologica è unpressante richiamo alla politi­ca e all’economia mondiali, af­finché riescanoavederealdi là

dell’effimero tornaconto immediato interminidi ricchezza indenaroe abbia­no il coraggio di pianificare interventie scelte sostenibili nel lungo termine.Quando parliamo di politica ed eco­nomia pensiamo sovente a processiautomatici chenonpossono farealtroche funzionare (o non funzionare)nell’unico modo che riesce loro, e di­mentichiamo che dietro tali meccani­smi ci sono alcune persone: coloro che hanno il potere di decidere a livel­lo globale, continentale, nazionale elocale le sorti di intere popolazioni. Aloro sono rivolte le parole di France­sco, ma non a loro soltanto. Anchenoi inquantocristiani e “semplici” cit­tadini della creazione dobbiamo ri­scoprire modalità concrete di azioneinvistadi unavera epropria rivoluzio­ne ecologica che non potrà mai esse­re autenticamente tale se non saràprima di tutto una rivoluzione morale.Sono molti gli aspetti approfonditi inquesto quinto capitolo, partendo dal­l’importanzadeldialogoa livello inter­nazionale sulle questioni ambientalifino all’esplicitazione del non sconta­to principio secondo il quale per ogniregione e Paese occorrono scelte edinterventi mirati per la specificità diquel dato territorio. Particolarmenterilevanteèquantosi enunciaaln.184;potremmoprovarea leggerlo insiemeripensando nel frattempo ad alcunesituazioni che riguardano da vicinoanche il nostro territorio, uno tra i piùinquinati d’Eu­ropa: “Quandocompaionoeventuali rischiper l’ambienteche interessa­no il bene co­mune presentee futuro, que­sta situazionerichiede che ledecisioni sianobasate su unconfronto trarischi e benefi­ci ipotizzabiliper ogni possi­bile scelta alternativa. Questo vale so­prattutto se un progetto può causareun incremento nello sfruttamentodelle risorse naturali, nelle emissionie nelle scorie, nella produzione di ri­

fiuti, oppure un mutamento significa­tivo nel paesaggio, nell’habitat di spe­cie protette o in uno spazio pubblico.Alcuni progetti, non supportati daun’analisi accurata, possono intacca­

re profondamente la qualità della vitadi un luogo per questioni molto diver­se tra loro come, ad esempio, un in­quinamento acustico non previsto, leriduzione dell’ampiezza visuale, la

perdita di valori culturali...”.Cos’altro si potrebbe aggiungere adun’analisi tantoaccurataedaccorata?Non stiamo parlando dei massimi si­stemi,madi scelteoperativechehan­

no una ricaduta sulla nostra vita e suquella delle future generazioni. Quinel lodigiano abitiamo una terranellaqualesimuoredi inquinamen­to (vadettoanchesepreferiamonon

ricordarcelo troppo spesso); qualisceltesi stannoconcretamenteope­rando per ovviare a questo proble­masostanzialeche incidesullaqua­lità delle nostre vite?

Il modello consumistico è più voltechiamato in causa da Papa Francescocome il responsabile dei molti maliche affliggono l’umanità e l’ambienteda essa manipolato. L’ineguaglianza

nella distribuzione dei beni di primanecessità, le difficoltà per ampie fettedi popolazione mondiale di accederea risorse indispensabili come l’acqua,e lo sfruttamento di risorse ad opera

di multinazionaliche hanno l’abi­tudine di depre­dare la natura dialtri Paesi e peg­giorare la qualitàdi vita di interepopolazioni nonsono che alcuniesempi delle in­giustizie chequotidianamen­te vengono per­petrate dall’uo­mo contro il suofratello e la pro­pria casa comu­

ne.Questo testo andrebbe letto da tutti,con la medesima passione con laquale è stato scritto.

Simone Majocchi

Una delle tradizioni ormai consolidate del Movimen­to Studenti di Azione Cattolica è quella della SFS: laScuola di Formazione per Studenti, aperta a tutti i ra­gazzi delle superiori di Italia e che quest’anno si terràa Montesilvano (Pe) dal 11 al 13 Marzo.Già il nome dell’evento potrebbe di per sé evocarel’obiettivo di questo grande incontro, ma in praticacos’è un SFS? Si tratta di tre giorni di approfondi­menti tramite incontri e laboratori per fornire ai ra­gazzi gli strumenti necessari ad affrontare con piùconsapevolezza la vita tra i banchi di scuola, ma so­prattutto quella tra il confronto quotidiano con adultie altre realtà.In particolare quest’anno il titolo sarà “Siamo PRE­SENTE!” e saranno trattate principalmente tre ma­croaree: l’economia, l’Europa e la politica. Il filo ros­so che collega questi tre aspetti è quello della parte­cipazione, tema portante dell’anno associativo del

MSAC, ma soprattutto sfida per ogni studente e ra­gazzo che voglia trarre il meglio da questi fonda­mentali anni di formazione.Le modalità con cui questi temi, forse all’apparenzatroppo vasti e complessi, saranno affrontati sono in­vece quelle classiche del MSAC che hanno semprepermesso di rendere accessibili tematiche all’appa­renza insormontabili. Da tavolo rotonde di confrontocon ospiti celebri a workshops di lavoro pratico te­nute da grandi personalità e responsabili attuali odel passato. Anche il nostro circolo di Lodi ha decisodi accettare la sfida alla partecipazione lanciata dalMSAC nazionale e una ventina di ragazzi si unirannoalle altre diocesi lombarde (Como, Bergamo, Milanoe Pavia) per andare insieme a Montesilvano e unirsial coro di “siamo presente!” proveniente da tutta Ita­lia.

Sofia Anni, segretaria Msac

Siamo PRESENTE! Il Movimento Studenti di Lodiè in partenza per la Scuola di Formazione nazionale

Panoramica delle ciclabili del Brembiolo a Casalpusterlengo

“Rispondendo a interessi elettorali,i governi non si azzardano facilmentea irritare la popolazione con misure

che possano intaccare il livello di consumoo mettere a rischio investimenti esteri.La miope costruzione del potere frenal’inserimento dell’agenda ambientale

lungimirante all’interno dell’agenda pubblicadei governi”.

Papa Francesco

Papa Francesco, Laudato si’, Enciclica sulla cura della casa comune.Il testo è disponibile in libreria ed è inoltre interamente

scaricabile, legalmente e gratuitamente, dal sito della Santa Sede,all’indirizzo web:

http://w2.vatican.va/content/francesco/it/encyclicals/documents/papa­francesco_20150524_enciclica­laudato­si.html.

Dal 24 maggio 2015 è disponibile in lingua araba, francese,inglese, italiana, latina, polacca, portoghese,

spagnola e tedesca.

Tramonto attorno a Zorlesco (le foto di questa pagina sono di Simone Majocchi) Campagne di Senna Lodigiana

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CI ASSOCIAMO? III

marzo 2016

Ac Overland 14 ­ Il nostro viaggio tra le associazioni territoriali presenti sul territorio della diocesi

La parrocchia Santa Cabrini di Codogno

Un colpo d'occhiosull'associazione:quanti siete?La nostra associazio­ne di Azione cattolicaè composta da circa

40 persone: 23 adulti, 7 giovani e 9ragazzi di ACR.

In che modo i giovani nella vostraassociazione sono protagonisti?I giovani sono protagonisti perchési dedicano all'azione educativa deipiccoli, organizzando attività ludi­che, facendo vivere la sequela di Ge­sù, attraverso le relazioni tra i ragaz­zi e il divertimento nella condivisio­ne. Alcuni giovani, infatti, sonoimpegnati nel cammino dell'inizia­zione cristiana ed affiancano alcunicatechisti. Ci sono poi altri che svol­gono il servizio dei ministranti ed al­cuni educatori che si occupanodell'ACR.

Chi è l'adulto di AC nell’associa­zione di Codogno Santa FrancescaCabrini?Tutti credono che l'uomo sia un es­sere relazionale, destinato a realiz­zarsi nel contesto dei rapporti inter­personali ispirati alla fede, alla giu­stizia ed alla carità. Questi valoriinducono a cercare sempre di mi­gliorare se stessi e partecipare alleiniziative per arricchire lo spirito edavvicinarsi sempre di più alla cono­scenza di se stessi e di Gesù.

In che modo la vostra associazioneha un rapporto costruttivo con ilterritorio? Ci sono iniziative parti­colarmente significative inquest'ambito?Come associazione, la nostra realtàtende ad essere presente nella co­munità sui temi che interessano lavita delle persone, tra cui la famiglia,l'educazione, la serenità spirituale,la misericordia di Dio, la carità versoil prossimo; in particolare, le perso­ne si trovano coinvolte nel dibattitoculturale ed ecclesiale, dando prio­rità ai temi educativi ed alla fonda­mentale importanza del ruolo della

famiglia, attraverso una dinamicache consente un reale approfondi­mento ed una connessione con lavita di tutti i giorni, ossia si cerca difar conciliare la fede ed il credo nellavita quotidiana mediante la propen­sione dell'uomo a comportarsi se­condo un'attitudine conforme ai va­lori cristiani ed al senso di giustiziae onestà che dovrebbe caratterizza­re gli ambiti lavorativi e non, per po­ter dare un futuro, una speranza mi­gliore in un domani più sensibile aiproblemi mondiali di corruzione edindifferenza nei confronti di coloroche vivono in condizioni peggiori,sia economicamente che umana­mente.La famiglia è il primario soggettoeducativo, perché genera la vita eper questo motivo deve essere con­siderato tale. Spesso, però, si con­stata l'esistenza di famiglie “distrut­

te” dalla falsità, dalla mancanza diamore, dalla sfiducia, dalla non fe­deltà o dall'incapacità di impegnarsiin una crescita sempre migliore delvalore spirituale che dovrebbe re­gnare.Essa mostra un immenso e incondi­zionato amore ed apre al mondo, al­le relazioni, alla vita esterna che avolte spaventa perché troppo caoti­ca, incoerente e poco organizzata,favorendo una presa di coscienza,un coinvolgimento totale e capillareche stimoli il protagonismo deglistessi responsabili, che si sono as­sunti il compito di guidare tutte lefamiglie, i giovani ed i ragazzi allascoperta di un mondo reale che puòessere vissuto all'insegna della gio­ia nella condivisione, della genero­sità e carità mediante gesti sinceriverso il prossimo, della pace neicuori e nelle menti per “vedere non

tanto con gli occhi, ma con il cuore”le bellezze della vita e saper coglierele varie opportunità proposte nellapositività, rafforzati dalla fede one­sta e sincera; vige, dunque, uno sti­molo verso modalità più consone adattuare scelte dinamiche “ad hoc”,su misura, nel contesto di apparte­nenza.

Ci sono stati nel vostro passato as­sociativo testimoni luminosi, cheancora oggi in qualche modo illu­minano ancora la vostra strada?Nel passato associativo ci sono sta­te due figure importanti che hannoilluminato la nostra realtà e che so­no state di esempio per tutta la co­munità: la signora Severgnini ed ilsignor Pinotti, i quali hanno contri­buito alla vita parrocchiale cercandodi trasmettere il meglio di loro stessicon tanto impegno e fatica. La si­

gnora ha aiutato nei campiscuola, insacrestia ed è stata un punto di rife­rimento importante nell'Unitalsi,mentre il secondo è stato sacresta­no finché la salute glielo ha permes­so. La loro tenacia, perseveranza eforza di vita hanno un valore impor­tante ancora oggi, perché la loro de­dizione all'oratorio nella cura dellachiesa e nell'assistenza dei malatirappresenta come l'amore di Dio siriversa sui fratelli e come è possibiledonare il proprio contributo per mi­gliorare e sostenere una realtà im­portante. Il loro impegno ha dimo­strato che tutti gli obiettivi prefissatipossono essere realizzati con tantabuona volontà e soprattutto corag­gio nel voler vivere la propria vita alcento per cento, manifestando lapropria vicinanza e disponibilità sianelle situazioni belle che in quelle didifficoltà. Queste persone sono “lastoria” della nostra parrocchia, per­ché hanno dato davvero tanto e so­no stati ricompensati dall'affetto edalla gioia dei volti delle personeche hanno riconosciuto la loro testi­monianza di vita.Possiamo ricordare anche alcunigiovani che ora sono testimoni lu­minosi: don Alessandro Curotti esuor Laura Vignaroli che da pocohanno consacrato la propria vita aGesù, consapevoli della bellezza delvolto di Gesù e delle loro capacitàche posso impiegare nella vita ditutti i giorni per rispondere allagrande e costante chiamata del Si­gnore. Entrambi sono stati al servi­zio dei piccoli e della parrocchia,prima di intraprendere questo nuo­vo e meraviglioso cammino; attra­verso la loro scelta rispondono allavocazione di donare la loro vitacompletamente ai giovani, donAlessandro come salesiano e suorLaura come figlia dell'oratorio, e so­no per questo motivo frutto della fe­de.

A cura di Stefano Velutiinsieme all’Ac di Santa

Francesca Cabrini con lapresidente Giovanna Boffelli

Anziani oggi... è belloCi è stato chiesto di scrivere alcune rifles­sioni da pubblicare su “Dialogo”, automati­camente abbiamo pensato al mondo deglianziani o terza età (visto che ne facciamoparte) e alle difficoltà che oggi si incontrano,dando forse ragione a chi vede solo i lati ne­gativi di questo momento della vita.Riflettendo però abbiamo scoperto quantosia bello e ricco il mondo della terza età o co­me si vuol chiamare. Certamente non man­cano le difficoltà quali la necessità di stareal passo con i tempi, di imparare a conosce­re ed utilizzare i nuovi mezzi di comunicazio­ne: come i telefonini super accessoriati, ilcomputer, televisori ultra moderni e questosemplicemente per non sentirsi emarginati.Se a tutto questo aggiungiamo che anche imass media non ci aiutano in quanto pre­sentano un pianeta di “anziani giovani”sempre efficiente, in ottima salute, capaci difare tutto facilmente, è facile sentirsi fuoritempo e inadeguati. Che dire poi dei nuovilinguaggi, spesso intercalati da termini stra­nieri che usano comunemente i giovani dioggi, figli e nipoti compresi ? Se a tutto que­sto si aggiungono la solitudine, a volte lamalattia, i problemi familiari dovuti anche alnuovo modo di vivere la famiglia, è facileaver voglia di lasciarsi andare e chiuderci innoi stessi e nel nostro mondo.

Pensando e confrontandoci ci siamo ricor­dati le parole del canto che dice “Vivere la vi­ta con le gioie e i dolori di ogni giorno è quel­lo che Dio vuole da te… Scoprirai allora il cie­lo dentro di te, una scia di luce lascerai”. Cisiamo detti che dobbiamo imparare a sco­prire, apprezzare e godere di ogni stagio­ne della vita che ci viene concessa dal Si­gnore ed a cogliere il bello che c’è in essa.Dobbiamo imparare, tornando un pocobambini, a camminare sul “pianeta terzaetà” oggi, ad apprezzare le piccole cose checi sono offerte quali ad esempio la bellezzadi svegliarsi in una giornata piena di sole,quanto sia piacevole godere della compa­gnia dei nipoti, degli amici ritrovandoci avolte tutti insieme ed è allora che ci si accor­ge che “Natale” non è solo il 25 Dicembre.Ecco, dobbiamo imparare a non lasciarci in­timorire dalle cose negative.Dobbiamo imparare ad invecchiare con sag­gezza e tanta umiltà, accettando i limiti chel’età impone, a non chiuderci in noi stessi,a tenere gli occhi aperti sul mondo cercandodi non lasciarsi sopraffare dalle difficoltàche la vita comunque riserva, consapevoliperò delle difficoltà che tutto questo com­porta.Noi abbiamo la certezza che qualcuno ciama e ci accompagna sempre, così come

siamo; che il nostro essere anziani è un se­gno dell’amore infinito che Dio ha per noi equesto ci è di aiuto e ci consola, unitamentealla preghiera che spesso segna la nostragiornata.Sapere di essere amati e di poter confidarein Dio ci conforta quando ci sentiamo soli oin difficoltà ,ci aiuta ad accettare anche ledifficoltà che dobbiamo a volte affrontare eda vivere serenamente questa “età” dicendotutto il nostro grazie al Signore per ognigiorno che ci viene regalato convinti chenulla va perduto.Ci sentiamo di dire, come Madre Teresa, chela vita va spesa e vissuta pienamente in ognimomento.

Franco e Cornelia Bertolotti

Uno “smile“da un under 80Sono un under 80 e non ho il pc, quindinemmeno il mouse e la password. Ho di­versi pin, per esempio per il cellulare manon so inviare sms, o per l’INPS necessa­rio per avere il cud e poter fare il red. Nonho il tablet e nemmeno facebook, smar­tphone e socialnetwork. Sono stato in unaassociazione onlus, mi hanno spiegato lamission e presentato il budget per rag­giungere il target. Poi sono andato al cupper pagare il ticket senza tanta privacy nèconfort. L’economia è cresciuta per il job­sact, ma lo spread risale e il fitsemib crol­la,ma la new economy dove va? e il pay­back funziona? non posso fare acquisti alcash and carry ma vado al super marcheto al discount. Sono contrario allo step chi­ld adoption e alla teoria gender. Vesto ca­sual ,guardo la tv e faccio crescere l’au­dience; se vado in banca passo il metalde­tector, in autostrada uso il via card o iltelepass. Possiedo una modesta macchi­na della FCA perché questo è il mio brand,comunque ha l’abs e l’air bag ma non la la­vo al carwash.Tutti gli over 75 che non sono in blackoutpossono mandare la traduzione (non fattadai nipoti) on line e via email a www.anzia­[email protected].

Franco Bertolotti

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IV LA MISERICORDIA IN FAMIGLIA

marzo 2016

Dal laboratorio “In Dialogo”: il secondo incontro del tavolo con i gruppi e le associazioni

La famiglia, una “questione di cuore”

“Ci sta a cuore”! Prendoa prestito questo slo­gan utilizzato recente­mente dall’AC per lapromozione associati­va, per sintetizzare il

clima del secondo incontro del Tavolo deigruppi e delle associazioni familiari eccle­siali, promosso dal Laboratorio “In Dialo­go”, tenutosi il 16 Febbraio scorso.Se nel primo incontro abbiamo cercato dirafforzare la conoscenza reciproca, metten­do in circolo le finalità, le proposte e leesperienze che caratterizzano ciascun sog­getto convenuto al Tavolo, in questo secon­do momento abbiamo condiviso la narra­zione di quelli che viviamo come punti diforza e di debolezza nei diversi percorsi sul­le tematiche familiari.“Ci sta a cuore”, è l’espressione che benesemplifica la passione emersa dalle diver­se voci che si sono succedute nel corso del­la serata, una passione che nasce dalla con­sapevolezza del valore inestimabile dellafamiglia per la società, perché luogo pri­vilegiato scelto da Dio per manifestarel’esercizio dell’Amore gratuito e genera­tivo, capace di una fantasia creativa im­pareggiabile per poter accompagnarel’uomo, ogni uomo, alla scoperta e allapiena realizzazione di sé. Abbiamo condi­viso il comune desiderio della famiglia co­me spazio privilegiato di incontro e di ascol­to tra le generazioni, come luogo che educae allena alla ricerca di senso sull’essere per­sona, alla relazione con l’altro nello stile del­l’accoglienza, alla valorizzazione dei carismidi ciascuno, contro quella logica dello scar­to, serpeggiante nella società odierna, cheestromette i soggetti deboli e indifesi, per­ché non rispondenti alla logica della produt­tività e della prestazione ottimale.“Ci sta a cuore” questo tempo, così com­plesso e problematico, ma comunque pre­zioso, che la riflessione sulla famiglia sta at­traversando, perché ci costringe come Cri­stiani adulti a rendere ragione, soprattuttonei confronti delle giovani generazioni, deivalori in cui crediamo, delle scelte che ab­biamo fatto e su cui abbiamo impostato lanostra vita, della spiritualità cristiana cheabbiamo voluto come compagna di strada,come guida dei nostri pensieri e delle nostreazioni, pur nella difficoltà quotidiana dellamediazione con la vita nel mondo.“Ci sta a cuore” partecipare al dialogo e alconfronto sulle tematiche familiari che unacittadinanza attiva e responsabile oggi re­clama, un confronto che ci piacerebbe serioe competente per arrivare a pensare in mo­do approfondito, leale e capace di relazio­narsi con posizioni differenti, anche a livello

istituzionale, appassionato e convinto dellabellezza e della ricchezza che la famiglia co­stituisce per la società.L'idea che abbiamo iniziato a condividere,con la speranza che diventi un progetto co­mune per dare così uno sviluppo concretoa questo Tavolo di incontro è quello di co­struire un portale digitale diocesano in cuimettere in rete le diverse iniziative e propo­ste attuate dai soggetti del Tavolo sulle te­matiche familiari, fungendo come cassa dirisonanza per le stesse e favorendo anchela sinergia tra le risorse messe in campo dachi opera in questo ambito. Il desiderio èanche quello che possa diventare uno spa­zio in cui la famiglia si esemplifichi, si rac­conti, renda visibile i desideri e i bisogni checondivide e possa far trasparire la Veritàche vive. Un’ultima considerazione a ripro­va di come la famiglia sia veramente, a livel­lo associativo, una “questione di cuore”: lasollecitazione, attraverso l’indicazione dicontenuti e metodi specifici, che all’iniziodel presente anno associativo, il Laborato­rio con la Presidenza diocesana aveva rivol­to ai responsabili vicariali, per attivare per­corsi sulla famiglia (con particolare atten­zione alla dimensione della genitorialità edell’educazione), sta dando i suoi frutti, se­gno di come questo tema sia capace discuotere la dimensione popolare della no­stra associazione, facendo convergere at­tenzione e impegno da parte delle Associa­zioni territoriali.Qui sotto e in pagina 6 vengono riportate lediverse iniziative in atto nei vicariati sui temicitati.

Severina Tansini

Ecco i prossimi appuntamenti, scaturiti dal laboratorio“In Dialogo”, che sono programmati nei vicariati.

Giovedì 10 marzo alle 21 all’oratorio di Tavazzano, per il vicariatodi Lodi Vecchio, “Sei connesso??? Essere genitori all’epoca dei socialnetwork”, con i genitori dei ragazzi della catechesi. E’ presente il pro­fessor Camillo Regalia.

Domenica 10 aprile alle 16 a Graffignana, comunità Alfa e Omega,“Famiglia wake up”, con Raffaella Iafrate e Anna Bertoni. L’invito è pergli aderenti, i laici e i sacerdoti dei vicariati di Sant’Angelo e San Martino.

Giovedì 5 maggio alle 17.30 a Casalmaiocco, alla scuola maternaparrocchiale, attività di laboratorio sulla genitorialità insieme ai genito­ri dei bambini della scuola materna parrocchiale. Il vicariato è Paullo.

Giovedì 26 maggio a Codogno,per i vicariati di Codogno e Casalpu­sterlengo, ci sarà la restituzione dei dati emersi dai questionari e sonoinvitati gli aderenti, i laici e i sacerdoti dei vicariati. Sarà presente Raf­faella Iafrate.

«Siate misericordiosi come il Padre... in famiglia»

Vivere da misericordiosi, avere sguardi di miseri­cordia, diventare capaci di gesti concreti che rie­scano a seminare misericordia nel mondo d’og­gi, è possibile?“Misericordia” è un termine difficile, per addettiai lavori …. non è un termine di uso comune. E’

qualcosa che riguarda la religione (quante volte abbiamo usa­to questo termine in un ambito diverso?), è un atteggiamentoche si riferisce a Dio, è un atteggiamento di Dio verso gli uo­mini. Il Giubileo della Misericordia, forse, ci può aiutare a ri­scoprire fino in fondo questa parola. Nella Bolla di indizionedel Giubileo si dice che “la misericordia è fonte di gioia sere­nità e pace”.In questo senso sicuramente mi interessa … interessa tutti noiche siamo alla ricerca della gioia, serenità e pace. Il vero cam­biamento è, quindi, cogliere il senso vero della parola miseri­cordia, data e ricevuta, per capire veramente se una vita vis­suta nella misericordia sia fonte di gioia, serenità e pace.“Le famiglie cristiane facciano della loro soglia di casa unpiccolo grande segno della Porta della misericordia e dell'ac­coglienza di Dio. E’ proprio così che la Chiesa dovrà esserericonosciuta, in ogni angolo della terra: come la custode diun Dio che bussa, come l’accoglienza di un Dio che non ti

chiude la porta in faccia, con la scusa che non sei di casa”.(UDIENZA GENERALE del PAPA del 18 novembre 2015).Penso che una bella immagine che rappresenti la misericor­dia sia quella dello sguardo di un Padre verso i propri figli at­traverso la fessura di una porta segno di discrezione, rispettodella libertà degli altri … attenzione e cura.E’ difficile comprendere il concetto di misericordia senza co­gliere la rivoluzione del Vangelo che ci ha presentato e fattoconoscere un Dio Padre…in famiglia.La famiglia è luogo privilegiato dove mamma e papà si pren­dono cura dei propri figli per renderli “belle persone”; i figlicon la loro energia e voglia di crescere allargano gli orizzontidegli adulti; ci si supporta amorevolmente spesso scambian­dosi di ruolo (sostegno o sostenuto) nei diversi momenti efasi della vita; si conosce la fragilità ed il perdono, si imparalo stile del dono dei propri talenti e del proprio tempo in modogratuito …. dove si può vivere il forte abbraccio dell’Amore ge­neroso, libero, incondizionato, fedele, … per sempre.In quanti modi possiamo far crescere tutto questo: con unacarezza, con un bacio, con una discussione amorevole, conun pensiero particolare, con una continua attenzione versol’altro… con il perdono.Il perdono, il sentirsi perdonato, il perdonare, il perdonarsi

è un atteggiamento privilegiato della misericordia. Il “perdo­narsi sempre” è la vera rivoluzione del Vangelo … è la vera vitadi misericordia, che cambia il mondo.In famiglia abbiamo una grossa responsabilità. In famigliadovrebbe essere naturale vivere questo. Forse ho capito per­ché il Dio del Vangelo si fa chiamare Padre!Il perdono porta gioia, serenità e pace? Sicuramente in chilo riceve e molto probabilmente in chi lo offre.Dio Padre, sicuramente, con la sua misericordia ci aiuta contutta la sua forza, ma tocca a noi ed alle nostre famiglie viverein modo intenso l’Amore vero del Vangelo che “colorerà” lenostre vite e quelle di coloro che ogni giorno incontriamo. LaFamiglia, nel bene e nel male, è scuola di umanità e di vita!L’amore tra coniugi e tra genitori e figli, inoltre, è qualcosadi unico e, sicuramente, un ambito privilegiato dove il misterodell’immenso “Amore Misericordioso e Trinitario di Dio” simanifesta e, se minimamente percepito, inonda tutta la no­stra esistenza.Vivere la misericordia è uno stile di vita e di relazioni attraver­so cui entrare in contatto con il mondo, con se stessi e conDio … non è uno sforzo di volontà, ma un’immersione nel­l’amore di Dio.

Marco Pagani

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LA MISERICORDIA IN FAMIGLIA V

marzo 2016

“La felicità è espansione della persona, movimento verso l’esterno”

I sì e i no tra genitori e figli

ISI’ sonosempreun’opportunità:la sfida è capire la domanda e sa­perlacoglierecon responsabilità.Nella vita in famiglia, in particola­re nel rapporto con i figli siamosollecitati da continue domande

chespessosottendono la ricercadi spa­zi di libertà. In questi casi un SI’, se pon­derato con discernimento in rapporto alcammino fatto, alle potenzialità dell’al­tro, almodellodipersonaacui facciamoriferimento, mette in moto la relazione,apre spazi di crescita e arricchisce en­trambi. Anche se spesso un SI’, aumen­tando l’autonomia dei figli, in apparenzace li sottrae. “I figli nonvi appartengono.Sono frecce vive che voi, arco, scoccateoltre…” scriveva Kahlil Gibran ne “Il Pro­feta” e la vita ci ha insegnato che avevaragione.Ma non è forse vero che i NO ci hannoorientato, ma sono stati i SI’ a farci cre­scere? E non parlo in questo caso solodei SI’ che abbiamo ricevuto ma anche(e forse soprattutto) di quelli che abbia­mosaputodire: agli incarichi impegnati­vi nei gruppi giovanili, alla scelta di unavocazione particolare, e poi alla personaconcui abbiamocondiviso tutto, all’arri­vo di una nuova vita, al servizio silenzio­soequotidianonelnostroambitodi vita,alle esigenze di prossimità che ci inter­pellano… SI’ che sono originati e insiemehanno costruito la nostra identità.A ben vedere ai SI’ più impegnativi hasempre corrisposto un NO, una rinun­cia, piccola o grande. Ma la fatica dellarinuncia è regolarmente passata in se­

cond’ordine, tanto era l’entusiasmo, lagioia di intraprendere qualcosa di nuo­vo, di giusto e di bello, per noi e per ilmondo.Oggi vedo un pericolo: quello dei SI’ au­toreferenziali, dell’incapacità di dare ri­sposteall’attualità, di seguire il soffio lie­ve dello Spirito che ci spinge oltre, dellescelte attente più alle emozioni e ai biso­gni propri che al valore della persona, alrispetto delle sue dimensioni, con il ri­schio di perdere l’orizzonte etico, il si­gnificatodelle coseoaddirittura il sensodella vita. Per questo è importante averecura, giorno per giorno, di nutrire unarobusta vita interiore, con la spiritualità,lo studio, l’attenzione agli altri.Ogni SI’ non detto a una legittima esi­genza di giustizia è un’occasione perdu­ta. Spesso la domanda non ci viene po­staesplicitamente,madobbiamoesserenoi capaci di leggerla, di riconoscerlanelle pieghe della storia collettiva e dellenostre giornate, abbassando il volumedel desiderio innato di difendere e con­servare la nostra sicurezza, ciò che ab­biamocostruito finora, ancheseci sem­bra di non avere tempo, anche se abbia­mo paura di percorrere strade nuove.Come Carlo Carretto che apre le sue“Lettere dal deserto” con un NO, conl’incapacitàdi cedereunacopertaal vec­chio Kadà che tremava dal freddo, equella stessa sera capisce che nel pur­gatorio“lasofferenzadell’animaèdinonpoter più fare ciò che prima si poteva, esi sarebbe dovuto fare” e si chiede “Sesono stato capace di vedere un fratello

che trema e passare oltre, come potròessere capace di morire per lui a imita­zione di quel Gesù che morì per tutti?”Al contrariodelNO,unSI’ èaccoglienza,apertura, inizio, dinamismo, ricerca, re­lazione, fiducia, valorizzazionedellaper­sona e dei doni che porta in sé. Quantospazioper la speranza!Per lapreghiera!Per la fede in un Dio premuroso che ciaccompagna, e ci sa attendere…! ConMaria come modello di SI’ che scaturi­sce dal cuore, da un cuore che conservaogni parola, medita su ogni cosa e si af­fida totalmente al suo Signore!Un atteggiamento di vita centrato sulSI’! Eccounastradachepuòportareallafelicità. Infatti qualunque espressionevogliamo usare per definire la felicità(tensione al completamento di sè, allaperfezione, all’assoluto, all’amore, allaspiritualità, a Dio, all’eterno, all’infinito…)la felicità è dinamica, è espansione dellapersona, movimento verso l’esterno, èusciredaséstessiper raggiungere, fon­dersi con altro, l’Altro, gli altri…Nessuno che rimanga fermo, chiuso, acompiacersi delle cosechegiàpossiedepotrà mai essere felice.E allora, per essere coerenti nelle rela­zioni, inparticolarenel compitoeducati­vo verso i figli, i NO che diciamo non do­vrebberomaiessere la finediunoscam­bio, la chiusura al confronto, ladeviazione delle energie interne verso altri oggetti di interesse,masempregiu­stificati e indirizzati verso un SI’ piùgrande, responsabile e liberante.

Giuseppe Cambiè

Le foto di queste pagine sono state scattate da Raffaella Rozzi durantegli esercizi spirituali per le famiglie del turno dal 4 al 6 marzo scorsi

Venerdì 8 aprile 2016Ore 21:00

Viale rimembranze, 12Lodi

Casa della GioventùAula Paolo VI

Serata sull’educazione

alle scelte

NOSI

I NO che aiutano a crescerePROF.SSA E. CONFALONIERI, Professore Associato, Fac. Psicologia, Docente di psicologia dell'adolescenza e counseling psicologico educativo e di Psicologia dell'educazione e dello sviluppo, Università Cattolica di Milano e Brescia.Perchè una ricerca sulle scelte solidali tra adolescenti PROF.SSA E. MARTA, Professore Ordinario, Fac. Psicologia, Docente di psicologia sociale e di comunità, Università Cattolica di Milano e Brescia.Analisi dei focus-gruop condotti in un campione di adolescenti di Lodi DOTT. P. GUIDDI, Collaboratore del Laboratorio di Psicologia Sociale Applicata, Università Cattolica di Milano.

Sede:Lodi, Via Cavour 73Sito web:www.associazionepatto.org

Pagina Facebook:facebook.com/associazionepatto E-mail: [email protected]

IBAN:IT95X0503420301000000003912Codice Fiscale: 92559410151

I NO che aprono al mondo

Con il patrocinio di:

pattOnlus

Pane e Acqua per Tutti Tramite Organizzazioni

Page 6: il puntaspilli - Azione Cattolica Lodi

VI LE PROSSIME INIZIATIVE

marzo 2016

…di fronte alle nuove istanze culturali con cui la famiglia deve confrontarsi nel suo compito educativo agli effetti e al bene comune

Via san Colombano, 28a

interverranno

Psicologa Ph. D e professore ordinario di Psicologia Sociale

presso la Facoltà di Psicologia dell’Università Cattolica di Milano

Psicologa Ph. D e professore associato di Psicologia Sociale

presso la Facoltà di Psicologia dell’Università Cattolica di Milano

Al termine sarà offerto Happy Hour

propone

Le presidenze diocesane a RomaCarissimi,il Convegno delle Presidenze diocesane di quest’anno vuole continuare a riflettere sull’Evan­gelii Gaudium, sulla scia di quanto fatto lo scorso anno. Il tutto”abbraccia” la parte. L’AzioneCattolica Italiana nel cammino della Chiesa: questo il titolo del Convegno, che si svolgeràa Roma dal 29 aprile al 1 maggio, in cui rifletteremo sulla presenza di laici che, come parteall’interno della Chiesa, vogliono far fermentare il tutto.Sempre a partire dall’Evangelii Gaudium vogliamo interrogarci sul ruolo dell’AC oggi, comeparte che si mette a disposizione del tutto e che vive per far vivere il tutto.Cercheremo, anche, di offrire stili diversi per la riflessione. Il venerdì, infatti, i partecipantiavranno la possibilità di seguire un percorso “fieristico” a partire da cinque ambiti in cuil’associazione è chiamata a vivere: la scuola, il lavoro, il dialogo interculturale, il dialogointergenerazionale, l’ambito sociopolitico.Il sabato mattina, invece, proseguiremo la riflessione con due interventi per poi dividerciin cinque miniconvegni, indicati nella bozza di programma. A questo proposito, vi chiedia­mo sin d’ora di scegliere i due che più vi interessano attraverso la scheda di iscrizione, fa­cendo particolare attenzione che i partecipanti di una stessa diocesi si dividano equamenteall’interno dei cinque mini convegni, in modo da poter essere ben distribuiti nei cinque am­biti.Vi invitiamo ad organizzarvi perché il maggior numero di persone delle vostre presidenzediocesane possano partecipare a questo appuntamento, che non è solo un momento diriflessione e confronto ma anche occasione di condivisione e gioia di stare insieme. Vi ricor­diamo di iscrivervi per tempo al Convegno così da facilitare tutti gli aspetti organizzativi.Certi che avrete già segnato da tempo questa data nei vostri calendari e sicuri di vederviin quell’occasione, vi auguriamo un buon tempo di Quaresima e vi salutiamo fraternamente.

Matteo Truffelli Presidente nazionaleCarlotta BenedettiSegretario generale

L’importanzadi essere

ErnestoIn passato presidente diocesano del­l’Azione Cattolica di Lodi per due manda­ti, ora segretario della delegazione regio­nale lombarda, da sempre collaboratoredi Dialogo. Ernesto Danelli ha compiuto50 anni domenica 6 marzo.Doverosi gli auguri da parte di tutta l’as­sociazione e degli amici ad una personapreziosa....Il nostro Ernesto!(grazie a Marta ed Elena per la complicità)

Parrocchia San Giovanni Battista di Tavazzano e Azione Cattolica accogliendo le richieste delle famiglie

fatte con il questionario distribuito, promuovono un

sul tema

Sei connesso ???: essere genitori nell’epoca dei social network

GIOVEDÌ 10 MARZO 2016 ORE 21 Presso la sala San Francesco

Ci aiuterà ad approfondire il tema il dottor Camillo REGALIA, Professore Ordinario di Psicologia Sociale presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. SARÀ GARANTITA L’ASSISTENZA AI BAMBINI Vi aspettiamo numerosi

Page 7: il puntaspilli - Azione Cattolica Lodi

LA PROPOSTA VII

marzo 2016

bachecaCon Lucio Turra, consigliere nazionale di Ac.

Giovedì 17 marzo alle 21 alla Casa della Gioventù

di Lodi. L’incontro introduce ai campi estivi

ed è il secondo del percorso di formazione

per responsabili. Sono invitati i presidenti

territoriali, i responsabili vicariali, gli assistenti.

“Fondamenti di unalaicità autentica”

Confronto aperto alle famiglie, istituzionie associazioni del territorio. IntervengonoRaffaella Iafrate e Anna Bertoni.Graffignana, comunità Alfa e Omega,domenica 10 aprile alle 16. Promossodall’Ac dei vicariati di San Martinoin Strada e Sant’Angelo.

Famiglia,wakeup!

Dall’11 al 13 marzo a Montesilvano.

Scuola di formazioneper studenti del Msac

Lunedì 14 marzo alle 21alla Casa della Gioventù.

Presidenza Ac

Giovedì 14 aprile in Seminario dalle 9.

Tema: “Noi visti dai giovanidavanti alla vita”.

Giornata Terza Età

La nostra redazione è fattadi volontari. Siamo sempre

alla ricerca di chi gratuitamentevuole dare la propria disponibilità

per collaborare.

Dialogo

“Possiamo ancora sperare?” Con ilteologo e scrittore Giuseppe Ruggieri,lunedì 14 marzo alle 21 al liceo Verri.

Meic

Direttore ResponsabileFerruccio Pallavera

DirettoreGiuseppe Veluti

RedazioneRaffaella Bianchi, Maria Cigognini,

Ernesto Danelli, Nicola Frontori,Simone Majocchi, Stefano Veluti

[email protected]

Sito webhttp://ac.diocesi.lodi.it

Design: PMP ­ Lodi

StampaCSQ Spa ­ Erbusco (Bs)

Si dice che una squa­dra per vincere debbaessere ambiziosa. Ildesiderio di primeg­giare e di andare oltreai propri limiti sono

spesso le molle che spingono glisportivi ad ottenere un risultato disuccesso. Ma una squadra vincen­te deve anche essere organizzata.I singoli mettono le loro qualità alservizio del gruppo. L’allenatorestabilisce compiti e funzioni con

un perfezionismo quasi maniaca­le. E come non dimenticare la for­ma fisica? E’ opinione diffusa chesia fondamentale correre più deglialtri, allenarsi duramente, sputaresangue sul campo. Preparazione,ambizione, organizzazione e perfe­zione sono ingredienti da assem­blare se si vuole costruire un “te­am” vincente, se si vuole raggiun­gere il trionfo. Questo è quanto cidicono gli esperti. Ma in realtà, avolte, a vincere sono squadre più

povere e con un bagaglio stretta­mente tecnico più misero. E’ il ca­so della nazionale di calcio dellaDanimarca agli Europei di calciodel 1992. I danesi vennero richia­mati d’urgenza per partecipare altorneo, a seguito dell’esclusionedella Jugoslavia, devastata dallaguerra dei Balcani. Si radunaronoa pochi giorni dall’inizio della com­petizione, convocati quando già sitrovavano in vacanza. Kim Villfort,un onesto centrocampista “dai

piedi neanche tanto buoni”, ful’anima della squadra. Dopo ognipartita lasciava i compagni e pren­deva un aereo per andare ad assi­stere la figlioletta gravemente ma­lata. Il dramma umano di quel gio­catore e la forza con cui loaffrontava, furono lo stimolo chepermise al gruppo danese di com­pattarsi. Quel manipolo di giocato­ri umili, senza una base solida diallenamento e apparentementerassegnati a fare da “vittima sacri­

ficale” alle superpotenze calcisti­che europee, si unì in manierastraordinaria. In loro nacque laconvinzione di non poter fare ameno gli uni dagli altri. Il cuore co­raggioso con cui Kim affrontava lasua sfida personale creò un’alle­anza che permise ai giocatori diaffrontare senza alcun timore la lo­ro sfida sportiva. Vinsero la coppa,tra lo stupore generale.

Gabriele Peccati

Quando a vincere sono le squadre “scalcagnate”DIALOG L

Il testo ci offre un itinerario della vicendadi Gesù, colui che è misericordioso co­me il padre e che ci chiede di saper farealtrettanto verso i fratelli, a partire dallaprospettiva di Maria. Lei è stata rivestitadella misericordia di Dio fino ad assu­merla nel suo grembo generando il Ver­bo. Don Marco D’Agostino ci invita a vol­gere lo sguardo verso la Vergine; ci sco­priamo così al cospetto di colei che,silenziosamente, è sempre accanto al Fi­glio, dalle nozze di Cana al Golgota. Ellaè testimone della missione di Cristo tragli uomini e al tempo stessa è profetessae annunciatrice della venuta di Gesù nelmondo e dell’ora in cui Egli manifesteràla sua gloria.Una veloce occhiata ai titoli del libro cipone davanti a quella che sembra essereun’antica preghiera litanica alla Vergine:Maria, fedele nella Misericordia; Maria,bella nella misericordia; Maria, consolatadalla misericordia; Maria, generata dallamisericordia… un elenco tanto semplicequanto indicativo dell’indissolubilità dellegame che il Padre ha voluto stringerecon l’umanità grazie alla disponibilità del“sì” pronunciato da Maria.Don Marco D’Agostino inizia ogni rifles­sione a partire da alcune situazioni dellavita quotidiana, sua e nostra, che ci met­tono di fronte alla distanza che c’è tra ilbuon proposito di essere misericordiosi

come il Padre e il nostro atteggiamentosia interiore che esteriore in relazione achi ci ha feriti o a chi ci interpella quandoè nel bisogno. Lo scarto di cui queste ri­flessioni ci rendono man mano più con­sapevoli non può non suscitare nel letto­re quella “sana inquietudine” che è lascintilla di ogni autentica conversione.

Nel sentirsi inadeguati e lontani dall’invi­to di Cristo ad essere “misericordiosi co­me il Padre” ci si riscopre amati e perdo­nati per primi. Anche i grandi Santi sipercepivano miseri agli occhi di Dio, eproprio da questo allontanamento dal­l’abitudine ad inorgoglirsi di se stessi èscaturita la loro somiglianza al Padre, alFiglio e alla Madre, l’umile serva che ha

educato Cristo, il suo sguardo e il suocuore; Colei che ha insegnato al Figlio apregare i salmi fin dalla sua infanzia.Il continuo rimando, nel testo, dalle si­tuazioni della vita di tutti i giorni alle pa­gine di Vangelo (non solo quelle in cui èpresente Maria) ci fa sentire immersinella storia della salvezza, e aiuta a scor­gere la Vergine in ogni piega del Vangeloe in ogni piega della nostra vita: “Mariaè stata la madre dalla quale Gesù è nato;nella croce è piuttosto lei che nasce daGesù. Come nasce la Chiesa in lei e neldiscepolo. La croce… è l’ora del compi­mento, della misericordia e fedeltà fe­conde”.Questo libro si apre nel segno di Gian, ilgiovane “Santo della porta accanto” (percitare il titolo di un nuovo testo che donMarco ha da poco pubblicato) col qualeil sacerdote cremonese aveva scritto“Spaccato in due; l’alfabeto di Gianluca”.In quelle pagine erano raccolte le parolein cui sarebbe stato possibile ritrovareGian dopo la sua morte. Per sua volontà,la Z era mancante, perché ognuno scri­verà la propria a tempo debito. Gian, chenella sofferenza aveva rivolto a Dio labellissima preghiera “smezzami la cro­ce” sembra suggerirci ora una possibiledeclinazione di quella lettera mancante:la “Z di misericordia”…

Simone Majocchi

Maria grembo di Misericordia,autore è don Marco D’Agostino

Invito alla lettura 6. Una proposta di approfondimento che guarda alla Madre di Cristo nell’anno giubilare

Marco D’AgostinoMaria grembo di misericordiaEdizioni San Paolo, 2016156 pagineeuro 12,00

“Se la storia dell’uomo va avanti,se Dio non ha ancora messo il punto

fermo alle vicende dell’uomo,è perché qualcuno ogni tanto

si ferma, perché tra i mille impegni,necessari o no poco importa,qualcuno trova ancora utileascoltare il grido silenzioso

di chi giace in mezzo alla strada”.

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VIII ACR

marzo 2016