IL PRESIDENTE - ilpostalista.it · Tabula Peutingeriana, dei viaggi «spirituali» (con le guide...

28

Transcript of IL PRESIDENTE - ilpostalista.it · Tabula Peutingeriana, dei viaggi «spirituali» (con le guide...

2

ari amici e gentili amiche, il ns. sodalizio, grazie all’energco entusiasmo del socio Luca Restaino, ha organizzato per il 15 decembre prossimo l’annuale conferenza filatelica, che giunge alla VI edizione, con la presenza di Poste italiane visto

l’annullo speciale predisposto. Abbiamo cambiato sede, per moitivi a voi tutti noti! L’incontro si terrà presso il Caffè Letterario Diaz 19 (via Diaz, 19 – Salerno) dalle ore 12,30 alle 15,30. Altra novità: sarà a pagaemnto, cioè chi vorrà partecipare ed usufruire del buffet organizzato, è tenito a corrispondere € 10,00 anticipatamente. Si spera, almeno per questa volta, una cospicua presenza dei soci. Ovviamento l’invito è esteso a amici, parenti e a chiunque voglia partecipare. Auguriamo una proficua lettura!

IL PRESIDENTE

pag. 3 IL TEMPO E LO SPAZIO NELLA COMUNICAZIONE POSTALE ATTRAVERSO LA CARTOGRAFIA

di Silvia Siniscalchi

pag. 16 UN PO’ DI NUMISMATICA… SERIA di Giuseppe Preziosi

pag. 18 DUE LEGNAGHESI VOLANO SU VIENNA CON D’ANNUNZIO di Danilo Bogoni

pag. 19 UN SIMPATICO RITROVAMENTO di Giuseppe Preziosi

pag. 21

L’ANNUNCIAZIONE A PIÙ MANI DEL CARCERE DI BOLLATE SU CARTOLINA E ANNULLO DEL

TRENTASEIESIMO PREMIO INTERNAZIONALE D’ARTE FILATELICA SAN GABRIELE

di Danilo Bogoni

pag. 22 PUNTINI DI IDENTIFICAZIONE DELLA TAVOLA NEI FOGLI DELLA SERIE “FONTANE” DEL 1973

di Leonardo Cavallaro & Giovambattista Spampinato

pag. 23 ANCORA SUGLI ANNULLI DI NUOVO TIPO di Giuseppe Preziosi

pag. 24 TABELLE DELLE CARTE VALORI POSTALI EMESSE AL 31 Ottobre 2018

pag. 26 SULLA VALIDITÀ DEI FRANCOBOLLI SULLA VALIDITÀ DEI FRANCOBOLLI

SUL NOSTRO SITO: WWW.FILATELICISALERNITANI.IT SI POSSONO LEGGERE E/O SCARICARE I PRECEDENTI

NUMERI DE “L’OCCHIO DI @RECHI“

C

3

IL TEMPO E LO SPAZIO NELLA COMUNICAZIONE POSTALE ATTRAVERSO LA CARTOGRAFIA

La cartografia postale tra carte storiche e GIS: dallo spazio-tempo come misura alla compressione spazio-temporale.

e distanze geografiche sono geometriche ma anche qualitative, giacché la percezione di un’estensione spaziale è intimamente connessa al tempo necessario per percorrerla. Non a caso le invenzioni tecnologiche del XX secolo, accelerando la velocità di collegamenti e trasporti, hanno fortemente

“ridotto” la geografia del pianeta: il sincronismo delle attuali tecnologie ci ha abituati a vivere in una società connotata dalla “compressione spazio-temporale” (Harvey, 1990) e dalla realtà virtuale, con il distacco delle relazioni sociali dai contesti locali di interazione (“disembedding”, secondo la definizione di Giddens, 1990). La cartografia, rappresentazione spaziale per eccellenza, si collega a sua volta al concetto di tempo, sia in senso costitutivo (basti pensare al nesso tra rappresentazioni cartografiche, calcolo della longitudine e misura del tempo) che funzionale, quale strumento di spostamenti e comunicazioni territoriali. Ne offre un esempio la cartografia itineraria e postale che, privilegiando la raffigurazione di collegamenti stradali, percorsi, luoghi notevoli e stazioni di posta, diventa una sorta di “cartografia del tempo” in senso figurativo. È il caso della Tabula Peutingeriana, dei viaggi «spirituali» (con le guide per la Terra Santa o per Roma e la cartografia arabo-tolemaica) e commerciali (la cartografia nautica) ma ancor più, con il miglioramento dei collegamenti stradali, della cartografia moderna (pensando ad autori come J. Metellius, C. Stigliola, M.A. Baudrand, G. Cantelli, V. Coronelli) e sette-ottocentesca (di tipo corografico, postale, militare, turistico), fino ad arrivare alle odierne carte stradali e alla tecnologia GIS per i collegamenti e le comunicazioni. Uno sviluppo che, accanto all’evoluzione complessiva del contesto sociale, culturale, politico ed economico di cui è espressione, testimonia la progressiva trasformazione della percezione individuale e collettiva delle distanze spazio-temporali e, con esse, del paesaggio tout court¸ con i suoi valori storico-territoriali stratificati. 1. LO SPAZIO E IL TEMPO: “UNITÀ NELLA DIVERSITÀ”

o spazio e il tempo, le due intuizioni “pure” (apriori), universali e necessarie sulle quali, come scrive Immanuel Kant (2013), si fonda ogni possibilità di esperienza, orientamento e conoscenza, sono costitutivamente interconnesse. Si tratta di un legame “ontologico” sancito, sul piano teorico, dagli

studi della fisica sul moto dei corpi, che la teoria della relatività di Albert Einstein ha profondamente trasformato, sino all’introduzione del concetto di spaziotempo o cronotopo di Minkowski (1908)1. Sul piano della storia tale unione emerge dalla circostanza che già i cartografi, sin dall’antichità, hanno studiato il tempo attraverso il movimento degli astri (come astronomi e astrologi), il mistero dell’Incarnazione di Cristo (quali autori di mappamondi religiosi) e gli eventi territoriali, come recita l’antico motto “geographia historiae hoculus”, riportato da Abrham Ortelio sul frontespizio del Parergon (un’appendice del suo celebre Theatrum orbis terrarum dedicata alla cartografia del mondo antico). I cartografi, pertanto, si sono, direttamente o meno, accostati al tempo nelle sue dimensioni di krònos (che scorre tra passato presente e futuro), aion (eternità) e kairòs (il tempo opportuno, propizio). Nel XVI secolo, infatti, nonostante l’abbandono progressivo di Tolomeo – con l’affermazione di una sorta di nuovo “canone” visivo nella cartografia occidentale, l’invenzione della stampa e la standardizzazione dei segni cartografici (Rossi, 2015) – e la diffusione di una rappresentazione di carattere descrittivo (anticipata dalla cartografia nautica: Dell’Oro, 2015) più adeguata alle esigenze di conoscenza e controllo del territorio dello stato moderno, la scienza geografica, accogliendo il doppio paradigma tolemaico (filologico-letterario, da una parte, cartografico-matematico dall’altra), «lo tradusse in questa idea di una geografia occhio della storia, che trasformava la carta e la descrizione geografica in una vera e propria arte della memoria, ma anche in uno strumento meditativo, con risvolti che erano spesso religiosi e spirituali (Mercatore e Ortelio)» (Descendre, 2010, p. 156). Al di là di tali riflessioni, della connessione spazio-temporale si fa diretta e quotidiana esperienza anche sul piano percettivo, quando, per esempio, si stima l’ampiezza di una distanza spaziale in relazione al suo tempo di percorrenza o si avverte l’intervallo più o meno lungo di una durata temporale nell’ambito di uno spostamento spaziale. Un’esperienza subordinata, come ovvio, alle condizioni di sviluppo economico, infrastrutturale e tecnologico di un contesto territoriale, che rende tutte le distanze spazio-temporali relative in senso diacronico (in riferimento all’evoluzione dei mezzi di trasporto e comunicazione nel corso dei secoli) 1 Si tratta dello spazio quadridimensionale utilizzato nella teoria della relatività per rappresentare il mondo fisico sulla base delle tre dimensioni

corrispondenti allo spazio ordinario e di una quarta corrispondente al tempo; tale estensione è resa necessaria dal fatto che nella teoria

della relatività ristretta l’intervallo temporale tra due eventi distanti nello spazio non è una quantità assoluta, ma dipende dal sistema di

riferimento spaziale in cui viene misurato: nelle trasformazioni tra sistemi di riferimento diversi, le coordinate temporali si trasformano anche in

funzione delle coordinate spaziali, e viceversa. La formalizzazione matematica del concetto di spazio-tempo prende il nome di spazio di

Minkowski, dal matematico H. Minkowski (1864-1909) che l’ha introdotta (Treccani, vocabolario online).

L

L

4

e sincronico (nella coesistenza simultanea di contesti socioeconomici più o meno progrediti e più o meno distanti). Nell’era cosiddetta postmoderna, in particolare, con l’accelerazione e moltiplicazione di processi produttivi industriali implementati dalle nuove tecnologie, il rapporto spazio-tempo ha subito una crescente “compressione”, così come puntualmente rilevato dagli studi di David Harvey che, come noto, individua nei primi anni ‘70 del Novecento il punto di partenza di questo cambiamento «legato all’emergere di nuove modalità attraverso le quali noi abbiamo esperienza dello spazio e del tempo» (Harvey, 2010, p. 9). La modifica è spiegata su due fronti: da un lato la riflessione teorica sulla relazione tra luogo e spazio, quali strumenti di rappresentazione e potere sociale, della cui trasformazione in senso capitalistico l’Illuminismo (in riferimento a quanto sostenuto da Foucault) rappresenta il terminus ante quem e post quem. Dall’altro la ricostruzione storica di questa relazione che, sul piano metodologico, fa riferimento soprattutto alla cartografia moderna, «forma di omogeneizzazione e di reificazione della ricca diversità degli itinerari spaziali e delle storie spaziali» divenuta, con l’affermazione del pensiero illuminista e razionalista, una riduzione matematicamente rigorosa della realtà (Harvey, 2010, p. 309). Perduta «la aspazialità e la atemporalità dell’approccio medievale alla res extensa» (Aversano, 2010, p. 51), si occultano così, a poco a poco, anche le qualità “tattili” della rappresentazione cartografica, con le connesse pratiche produttive, per lasciare il posto a disegni in cui lo spazio discontinuo e irregolare delle strade realmente esistenti si trasforma in punto, retta e piano dello spazio geometrico assoluto, continuo e omogeneo. Per un altro verso il rapporto spazio-tempo è stato rivisitato di recente da Anthony Giddens (1994), teorizzatore di un processo definito “disembedding” (letteralmente: disaggregazione), secondo il quale «i rapporti sociali nella società moderna sono svincolati da contesti locali di interazione e ristrutturati su archi di spazio-tempo indefiniti. La città è un dispositivo che organizza l’interazione a distanza, il disembedding dal villaggio e dal piccolo centro, ma a sua volta, nell’epoca della globalizzazione, è sfidata dall’avanzare dello stesso processo» (Bagnasco, 1998). Il che significa che il singolo luogo (che Giddens preferisce denominare “contesto”, quale ambito localizzato di interazioni sociali) «diventa sempre più fantasmagorico», perché «i luoghi sono pervasi e modellati in misura crescente da influenze sociali relativamente distanti da essi. Ciò che struttura il luogo non è semplicemente ciò che ne occupa la scena; la forma visibile della località nasconde le relazioni distanziate che ne determinano la natura» (Giddens, 1994, p. 30). Le relazioni sociali dei diversi contesti, pertanto, sono influenzate da quanto avviene su archi spazio-tempo distanti. Il che, secondo Giddens, vuol dire che, mentre nelle società premoderne «il quando era quasi sempre legato al dove», nella società moderna, al contrario, «lo spazio è separato dal tempo». Si tratta di una separazione innanzitutto concettuale, volta a rendere possibile la misurazione e scansione del tempo come ente a sé stante, astratto ma “rendicontabile” a prescindere dallo spazio, «perché si potesse organizzare e coordinare le attività della società capitalistica secondo un ritmo, mediato tecnologicamente, e scandito secondo durate nette e dentro luoghi fisici appropriati» (Catalano, 2005, p. 27). Per esempio, l’invenzione dell’orologio meccanico (grazie al quale diventa possibile il calcolo esatto della longitudine: John Harrison, a partire dal 1735, progettò e costruì orologi in grado di funzionare correttamente anche su un’imbarcazione) occupa, secondo Giddens, «un ruolo centrale nella separazione del tempo e dello spazio. L’orologio esprimeva una dimensione uniforme di tempo vuoto quantificato in modo da permettere la precisa designazione di zone del giorno (per esempio la giornata lavorativa). Il tempo restò collegato allo spazio (e ai luoghi) finché all’uniformità della misurazione del tempo mediante l’orologio meccanico non corrispose l’uniformità dell’organizzazione sociale del tempo» (Giddens, 1994, pp. 28-29). Dal punto di vista visivo-concettuale, però, anche il tempo ha bisogno di uno spazio di materializzazione: oltre al calendario – che, come rileva Harvey (sulla scia di Bordieu), «sostituisce con un tempo lineare, omogeneo e continuo il tempo concreto che è fatto di isole di durata incommensurabile, ciascuna con il proprio ritmo» (Harvey, 2010, p. 309) – ha infatti una sua peculiare cartografia di riferimento nelle cronologie, di cui Rosenberg e Grafton (2012) hanno ripercorso l’evoluzione dall’antichità in poi. Durante i secoli, come notano i due studiosi, la cronologia è stata rappresentata sotto forma di diagrammi e carte del tempo di vario tipo (cfr., Fig. 1), fino alle più recenti opere d’arte visiva, ispirate a vari stili e scuole, con produzioni non solo grafiche, ma anche di tipo monumentale2. 2 Già presente nel mondo antico, la cartografia del tempo trova un primo modello, a lungo emulato, nella Cronaca di Eusebio (IV secolo) e nella

Cronaca di Norimberga di Hartmann Schedel (1493). Vi si aggiungono studi genealogici commissionati dai principi europei (come gli Asburgo),

mappe astrologiche predittive e astronomico-storiche (tra i cui autori si ritrovano anche Ortelio, Mercatore e Magini), Tabule storiche,

cronologiche e genealogiche del Seicento e, per il secolo successivo, atlanti storici, diagrammi, dischi cronologici e “carte istoriche” (come quelle

del 1721 di Girolamo Andrea Martignoni, letterato e poeta italiano), fino ai più complessi e, in alcuni casi, figurativi e colorati esempi

ottocenteschi (tra cui, particolarmente interessante, è l’Atlante storico di Edward Quin del 1828). Con le invenzioni tecnologiche di fine secolo

(telegrafo e macchina fotografica innanzitutto), i fenomeni temporali sono registrati su carte più marcatamente tecniche (come i diagrammi di

comunicazione della Marconi Telegraph del 1912) e modelli cartografici già esistenti, ma con alcune ingegnose innovazioni funzionali (tra cui

5

Fig. 1. Richard Cunningham Shimeall, (1833), Complete Ecclesiastical Chart from the Earliest Records, Sacred and Profane, Down to the Present Day. Si tratta di un cerchio in cui le colonne radiali rappresentano i secoli dalla Creazione all’Apocalisse (cfr. Rosenberg, Grafron, 2012).

Tendenze proseguite nel secolo attuale e arricchite da ulteriori possibilità, grazie alle nuove tecnologie informatiche: senza dubbio «la linea del tempo non è mai stata più importante e onnipresente di quanto lo è oggi. Perfino a dispetto della sua popolarità nelle forme a stampa, essa è ubiqua nei media interattivi. Insieme all’elenco e al link, la linea del tempo è una delle strutture organizzative centrali nell’interfaccia degli utenti contemporanei» (Rosenberg, Grafton, 2012, p. 301). Tali considerazioni possono essere analogamente formulate a proposito del concetto di spazio che, nelle più recenti manifestazioni virtuali, ha conosciuto un ampliamento dei propri confini e, restando saldamente sotteso all’idea del tempo, è confluito nell’aggettivo “smart”, evocante una modalità di controllo reticolare nel governo multi-scalare e multi-prospettico della città “intelligente”, attraverso una rapida interazione spazio-temporale. 2. LE CARTE POSTALI, FINESTRE SPAZIO-TEMPORALI SUI QUADRI TERRITORIALI DEL PASSATO Nella storia della cartografia esiste un filone rappresentativo peculiare, sinora poco o nulla studiato dai geografi, dedicato alla raffigurazione dello spazio nella sua percorribilità: ci si riferisce alla cartografia postale, carte di soste e spostamenti, quindi innanzitutto stradale3. Come osserva in proposito Aldo Di Biasio (2013[a], p. 10), autore di un’ampia ricognizione analitica sul tema, «quando la posta era soprattutto viaggio e il viaggio era soprattutto posta, la cartografia stradale era soprattutto postale»4. Una cartografia stradale, dunque, dalla quale è però possibile ricavare informazioni molteplici, innanzitutto di tipo economico e infrastrutturale. A proposito dell’Italia, le differenze più visibili si notano tra le strade del Settentrione e del Mezzogiorno, carente, come noto, dal punto di vista dei collegamenti. Si tratta di una

puzzle, giochi di carte di argomento storico e sistemi mnemonici, come il pionieristico Temple of Time di Emma Willard, del 1846) e grafiche

(come il Concentric Chart of History di James M. Ludlow del 1885, diagramma sincrono pieghevole a raggiera per la sovrapposizione visiva di

eventi accaduti in diverse parti del mondo). 3 Oltre ad alcune preziose banche dati rese disponibili dalla rete, le più belle collezioni di cartografia postale sono conservate all’Istituto

Geografico Militare di Firenze, alla Raccolta Bertarelli di Milano, al British Museum di Londra e al Bundespostmuseum di Francoforte. 4 Per una panoramica esaustiva sulla cartografia postale si rimanda a questo autore e allo studio sopra citato.

6

differenziazione maturata probabilmente dopo la caduta dell’Impero Romano, come si può evincere dalla comparazione tra le carte preunitarie di epoca moderna e una carta di età imperiale come la Tabula Peutingeriana (Fig. 2)5, uno dei primi esempi di carta stradale postale (copia medievale di un itinerarium pictum della metà del IV secolo secondo Magini, 2003[a])6. Nella Tabula la rappresentazione delle strade della penisola italiana, omogenea su tutto il territorio7, sembra limitata solo dalla conformazione orografica, trasmettendo la chiara percezione di un’area organizzata e controllata, con numerosi collegamenti tra i vari centri, raffigurati come “nodi” più o meno importanti di una capillare maglia interrelata.

Fig. 2. Tabula Peutingeriana, Segmentum VI (Campania e parte del Lazio).

La Tabula non è infatti una carta geografica ma stradale (Prontera, 2003[b], p. 39) e rappresenta una chiara conferma dell’alto potenziale strategico attribuito dalla politica romana alle vie di comunicazione estese sui tre continenti conosciuti al tempo8 , a riprova del fatto che nello «studio del rapporto spazio-potere la geografia postale occupa uno spazio originale» (Fedele, 1996, p. 336). Dopo la caduta dell’Impero Romano d’occidente il sistema viario del Mezzogiorno inizia a degradarsi, con il progressivo spopolamento e il crescente impaludamento di pianure costiere e conche interne. Un decadimento che riguarda anche le altre pianure della penisola italiana: le coste, in particolare, erano «quasi ovunque paludose e deserte (ad eccezione di quelle della Liguria, della penisola salentina, e del litorale al di sotto del Gargano). Perciò le strade – prediligendo i percorsi di dorsale – attraversavano il centro del Paese» (Orlandi, 1996, p. 18), dove il servizio di comunicazione sopravviveva, probabilmente, grazie agli aldi carolingi e ai corrieri, che garantiscono i contatti tra potere centrale (Stato, Chiesa, signorie fondiarie) e organi periferici: «dal XII-XIII secolo si ritrovano per le maggiori università, per i comuni, definendosi nel tempo, in luogo di una posta di stato unica, poste speciali diverse emanazione di istituzioni, enti vari, per un servizio riservato agli appartenenti a quell’istituzione». Così come alle strade romane subentrano nel Medioevo strade e stradicciole più intricate e complesse, «ecco sostituirsi alla posta di stato tutti quei molteplici servizi dai quali l’utente “estraneo” era escluso» (Frangioni, 1983, p. 21). Per quanto riguarda la cartografia stradale coeva, non ci sono arrivate testimonianze dettagliate, ma le carte parlano comunque di viaggi e spostamenti: oltre ai mappamondi T in O (itinerari dello spirito verso il mondo aspaziale e atemporale del paradiso), esistono gli Itineraria a uso dei pellegrini diretti a Gerusalemme o a

5 Il nome, come noto, deriva da quello di Konrad Peutinger, umanista e consigliere dell’imperatore Massimiliano d’Asburgo che, ricevuta la carta

dal dotto poeta Corrado Celtes (conosciuto anche come Celtesio), ne curò la riproduzione (data alle stampe dopo la sua morte, nel 1598). 6 Probabilmente la Tabula rispondeva alle necessità di chi, per più ampie esigenze dello Stato, aveva il compito di coordinare attività pubbliche,

amministrative, diplomatiche o militari, in più luoghi del mondo, controllati da Roma o che mantenessero con questa relazioni diplomatiche.

Ancor più la carta serviva a chi aveva, per proprio ufficio, il compito di sovrintendere alla gestione del cursus publicus (servizio di poste

imperiali), di predisporre, pianificare e controllare ad esempio l’invio di plichi, di messi, di funzionari o pubblici ufficiali in specifiche missioni o

ambascerie, che potevano riguardare anche più paesi e località vicine o remote contemporaneamente (Cantile, 2013, p. 84). 7 La circostanza emerge con ancora più chiarezza dalla carta tematica che ricostruisce il percorso stradale dei 5 segmenta della Tabula riguardanti

l’Italia (vedi Calzolari, 2003, p. 62). 8 Pur privilegiando l’Italia dal punto di vista dei dettagli e delle dimensioni, la Tabula ha un oggetto di rappresentazione molto più ampio,

raffigurando «il territorio dell’impero romano, comprensivo di Europa, Asia e Africa, circondati dall’oceano, le cui acque funzionano quasi da

cornice avvolgente la carta: i tre continenti sono separati tra loro dal Tanai (Don), dal Nilo e dal Mediterraneo» (Aversano, 2010, p. 55).

7

Roma, che informano sulle strade e sul numero dei giorni di viaggio. Un interessante esempio in merito è costituito dalla carta di Erhard Etzlaub intitolata Das ist der Rom Weg [questa è la strada per Roma] del 1492, pubblicata in occasione dell’anno santo del 1500, quando un gran numero di pellegrini si preparava a fare il viaggio a Roma.

Fig. 3. Erhard Etzlaub, Das ist der Rom Weg (1492). La carta, con il Sud posizionato in alto, recita: questa è la strada per Roma indicata con punti di un miglio di intervallo da una città all’altra del territorio germanico.

In parte, la carta incarnava i tentativi di Etzlaub di produrre una proiezione conforme; allo stesso tempo, essendo l’autore un matematico, cercava anche di risolvere il problema di come rappresentare accuratamente sia la distanza che la direzione su una superficie piana per soddisfare le esigenze di un viaggio funzionale e di una carta stradale. I luoghi, perciò, contrassegnati sulla carta da cerchi rossi, sono percorsi da una linea di punti regolarmente distanziati. Un testo in basso spiega come misurare le distanze (Akemann, 2016, p. 64)9. Per altro verso, mentre i cartografi arabi attivi in Occidente producono carte di stampo tolemaico, la cartografia nautica, specificamente italiana, si sposta verso finalità più pratiche, legate alla navigazione, al commercio e ai viaggi. Le carte nautiche rivelano la messa in atto di un passaggio che Le Goff (2000) ha definito “dal tempo della chiesa a quello del mercante”, nello stemperarsi, durante il Medioevo dalla «lunga durata», dei conflitti tra città e campagna, tra Chiesa e pubblici poteri, tra coscienza e regola in un quadro multiforme e, insieme, unitario scandito dai nuovi intervalli dell’orologio e orientato, appunto, dalle carte nautiche e dai portolani. Sono infatti proprio i mercanti, nel XIV secolo, a gestire i corrieri della posta che, a piedi o a cavallo, rappresentano il primo passo verso l’istituzione di un servizio di comunicazione accessibile anche ai privati, ossia all’utenza non mercantile, che, grazie a una organizzazione funzionale, «può dispiegarsi sulle più lunghe distanze» (Frangioni, 1983, p. 22). La cartografia postale si fonda quindi sulla raffigurazione di questo sistema, di poi messo a punto nei territori milanesi sotto il dominio dei Visconti e perfezionato dagli Sforza. In particolare, sul finire del XV secolo, si diffonde la pratica del viaggio “in posta” o “per le poste”, reso possibile dai cavalli di posta da cambio, dal galoppo continuato e dal viaggio notturno, ininterrotto (Fedele, Gallenga, 1988, p. 39). Da questo momento in poi nasce «un moto veloce nuovo (i contemporanei, attoniti e meravigliati, parlavano di viaggi fatti “volando”)10 capace di prestazioni ininterrotte, di giorno come di notte, in ogni stagione dell’anno». Diventa così possibile «comprimere i tempi di viaggio, correndo per lunghi tratti grazie al cambio

9 Una coppia di divisori è stata aperta fino ai punti fissati su ciascuna delle città considerate; i divisori sono stati quindi spostati sulla scala, nella

parte inferiore della carta, contando il numero di punti tra i due punti di divisione. La distanza è stata quindi calcolata moltiplicando il numero

totale di spazi per la lunghezza del miglio locale. Etzlaub rappresentava anche le ore diurne a diverse latitudini con marcature graduate lungo il

lato della carta, a beneficio del viaggiatore. 10 L’espressione per staffetta volando definiva appunto il trasporto postale. «Staffetta era sinonimo di comunicazione celere, senza le

limitazioni connesse al servizio ordinario. Chiunque poteva far partire un dispaccio, sia di giorno che di notte e per qualsiasi destinazione, sotto

tre condizioni: a) la presenza di una strada postale (anche parziale) tra i due punti, b) sostenere il costo (elevato) dell’intero collegamento, c)

assenza di preclusioni d’ordine pubblico. A quel punto la stazione staccava un postiglione a cavallo che caricava la bolgetta, conducendola di

buon trotto alla posta successiva dove cambiava vettore e così avanti» (Fedele, 1996, pp. 119-121). Se per andare da Milano a Roma i corrieri

mercantili impiegavano in media undici giorni (cinque o sei solo nei casi più fortunati), con i cavallari alle poste, viscontei e poi sforzeschi, e

organizzando poste ogni 40 miglia, si riuscì a coprire lo stesso percorso «in 84 hore e meza» (Fedele, Gallenga, 1988, p. 37). Il nuovo sistema

“postale” si dimostrò strategico, tanto che dal Cinquecento anche imperatori, re, papi e duchi decisero di istituire una forma di controllo ufficiale

che diventa vero e proprio monopolio per tutta l’età moderna, attraverso il cosiddetto jus postale, il diritto di trasportare la posta, per potere

controllare meglio questa nuova attività (Accademia di posta, online).

8

dei cavalli lungo il tracciato e alla scorta di una guida montata (il postiglione)», raggiungendo la più veloce circolazione stradale a quel tempo ipotizzabile, che «rimarrà tale (nella pratica e nell’immaginario collettivo) fino alla comparsa della ferrovia e del telegrafo nel XIX secolo. All’istanza iniziale e fondante di velocità, col tempo se ne affiancheranno altre (grazie anche a nuovi mezzi di trasporto a ruota e a modificazioni sociali)»11. Dal punto di vista politico-amministrativo la compresenza di più stati nell’Italia preunitaria ostacolava le comunicazioni, dal momento che ciascuna entità amministrativa tendeva a volere proteggere i propri confini, evitando di costruire strade al di fuori di questi ultimi. Solo tra ‘700 e ‘800 gli ingegneri possono finalmente progettare opere pubbliche superando questo limite, pur presentandosi situazioni territoriali diversificate. È il caso del Regno di Napoli, dove il contesto è fortemente sbilanciato: da un lato, Napoli, con il suo territorio, è privilegiata perché capitale del Regno e sede dell’autorità governativa; dall’altro, le rimanenti province sono più povere di strade e collegamenti postali. Sin dal XV secolo, tuttavia, funziona, a carico dello stato, un servizio di corrieri abbastanza regolare per il trasporto e il recapito di lettere, plichi e così via alle autorità politiche, militari, amministrative sia all’interno che all’esterno del Regno. Nel XVI secolo, confluito quest’ultimo nella più ampia monarchia spagnola, si assiste a un ampliamento del servizio postale del Mezzogiorno, sia dal punto di vista dell’estensione (dovendo Napoli relazionarsi con Madrid e altri centri importanti per gli spagnoli, come per esempio Milano) sia dal punto di vista della quantità e peculiarità delle comunicazioni, sottratte in parte ai privati con l’istituzione, accanto ai corrieri ordinari (che «portavano sull’abito lo stemma reale e a tracolla il corno postale per segnalare la propria presenza»: Di Vittorio, 1987, pp. 7-9), delle staffette (collegamenti a cavallo, al galoppo massimo) e, a fine ‘500, dei procacci («ai quali fu affidata la spedizione di denaro e merci pregiate, servizio di indubbia utilità in tempi in cui le strade non offrivano adeguata sicurezza»: Di Vittorio, 1987, p. 9).

Fig. 4. Johan Metellius, Italia, Italien, Italiae, 1579, Torino, Archivio di Stato, Biblioteca antica (in Di Biasio, 2013[a]).

La più remota “istantanea” cartografica di questa realtà è nell’Italia di Johan Metellius del 1579 (Fig. 4). Questa carta, come scrive Di Biasio (2013[a], p. 17), raffigura dettagliatamente le strade d’Italia e costituisce un esempio antecedente la più famosa carta seicentesca di Giacomo Cantelli (di cui si dirà più avanti). Dal punto di vista storico-cartografico, rappresenta una novità ulteriore, giacché fino alla prima metà del XVII secolo le carte indicavano spesso con estrema cura i ponti e i passi montani, menzionavano a volte la direzione delle città, ma ben raramente raffiguravano – a meno che non si trattasse appunto di carte appositamente allestite – le strade. I percorsi di queste ultime sono stati gli ultimi tra i lineamenti visibili sulla

11 Per i virgolettati: Fedele, 1996, p. 12, 191 e 19.

9

superficie terrestre ad essere catturati in epoca moderna dall’immagine cartografica. Se si osserva per esempio l’Italia di G.A. Magini, la più vasta e importante tra le opere cartografiche italiane apparse a stampa prima dell’avvento della cartografia geodetica, si potrà osservare addirittura una sola unica strada, la via Emilia, segnata nelle sessantuno tavole di cui la raccolta si compone12. Per quanto riguarda la carta di Metellius, tra le strade del Regno di Napoli si vedono la via Appia (tra Napoli e Roma) e la Strada Regia delle Calabrie (attuale SS 19), mentre manca il collegamento postale con la Puglia.

Fig. 5. Nicola Antonio Stigliola, «Provincia de Principato Citra», Atlante delle Province del Regno di Napoli, Napoli, 1583-1589. In evidenza le sette stazioni di posta comprese tra Salerno e Lagonero (oggi Lagonegro, provincia di Potenza). Evidenziazioni a cura di S.S.

Un’assenza abbastanza inspiegabile, considerando che tra gli itinerari di età aragonese era uno dei più lunghi e importanti (circostanza che Metellius non poteva ignorare)13. Di Biasio ipotizza che l’assenza potrebbe spiegarsi considerando che la strada aveva perduto la sua importanza come passaggio verso la Terra Santa (dopo la caduta di Costantinopoli in mano turca nel 1453), ma la spiegazione non è del tutto convincente. In ogni caso anche la Strada delle Calabrie era particolarmente importante per i collegamenti del Regno. Basti pensare che i lavori per la sua prosecuzione solo nel 1796 raggiunsero molti comuni, sino a quel momento rimasti isolati14.

12 La stranezza di questa circostanza, secondo Di Biasio (2013[a]) può spiegarsi considerando che Magini, apprestandosi a chiedere il privilegio

imperiale per avere l’esclusiva, abbia voluto evitare di indisporre l’Imperatore (Rodolfo II d’Asburgo), rinunciando a rappresentare la rete

stradale per motivi di sicurezza ed esigenze militari. 13 Come riporta Di Vittorio (1987, pp. 13-16), gli itinerari postali del Regno di Napoli in età aragonese erano tre: il «Camino di Roma» (con 9

poste, da Napoli-Aversa a Fondi-Terracina), il «Camino di Calabria» (con 32 poste, da Napoli-Torre della Nunziata [oggi Torre Annunziata] a

Fiumara-Reggio), il «Camino di Puglia» (con 27 poste, da Napoli-Marigliano a Cellino-Lecce). Il collegamento postale con gli Abruzzi e con il

Molise doveva avvenire attraverso piste e sentieri secondari, percorsi da procacci postali, anziché da corrieri, per lo scarso peso politico e

strategico attribuito alle aree percorse. Tale dotazione infrastrutturale rimane pressoché inalterata sino all’epoca borbonica (cfr. a riguardo

Bianchini, 1839, pp. 479-480 e Orlandi, 1996, pp. 19-25), durante la quale furono però apportati dei miglioramenti. Durante il Decennio

Napoleonico, infatti, il Regno di Napoli annovera ulteriori collegamenti, tra cui: Strada regia di Roma, Strada regia di Caserta e strade dette

Camini reali, Strada regia d’Abruzzo, Strada di Mondragone, Strada Napoleone e Strada di S. Maria de’ Monti, Strada di Pozzuoli, Strada regia

di Puglia, Strada di Benevento e strada Egnazia, Strada di Calabria, Strada di Matera (Bullettino delle leggi del Regno di Napoli, 1813, pp. 281-

282). 14 «La consolare, costituendo un’alternativa al percorso costiero, congiungeva Napoli, attraverso Salerno ed Eboli, all’estremo Sud della penisola

[…] Poiché negli stessi anni il sovrano aveva soppresso l’esazione dei pedaggi sui passi, la circolazione di beni sino ai grandi mercati di Eboli e

Salerno poteva avvenire senza interruzioni e senza ostacoli. La Regia strada rendeva meno avventurosi e più agevoli, i viaggi a Salerno, a Napoli

e infine a Potenza, quando fu costruita la diramazione che, passando per Auletta, legò al comprensorio il capoluogo lucano» (Onorato, 1988, pp.

272-273).

10

Le prime sette stazioni di posta presenti lungo la Strada Regia delle Calabrie sono raffigurate più nel dettaglio da Nicola Antonio Stigliola, in una rappresentazione (Fig. 5) risalente all’ultimo ventennio del XVI secolo (esattamente tra il 1583 e il 1595). Avendo lo Stigliola dovuto «provvedere a reperire per conto del viceré le informazioni necessarie alla costruzione di una carta del Regno di Napoli, poi rimasta segreta per ragioni militari», non si servì di cartografia pregressa a tale scopo, ma effettuò sopralluoghi e rilevamenti diretti (Di Biasio, 2013[b], p. 98). La circostanza emerge dai dettagli della carta, tra cui di specifico interesse è la presenza delle stazioni postali di Salerno, Evoli [Eboli], Duchessa, Auletta, Sala [Sala Consilina], Casalnovo [Casalbuono] e Lagonero [Lagonegro, provincia di Potenza]. Il corno – strumento volto a scandire i momenti di consegna della posta (notturni e diurni), segnalando l’arrivo e la partenza nelle stazioni (come pure il diritto di precedenza) – è adottato come segno convenzionale: sulla carta di Stigliola, in corrispondenza di ciascuna stazione, è inserito un simboletto che lo rappresenta. I tempi di percorrenza tra una stazione e l’altra sono deducibili: la distanza tra quelle contigue oscilla difatti in Italia da 7 a 10 miglia o anche più. La stazione di posta, quindi, «a un certo momento si qualifica come sistema di computo del tempo di viaggio. Sette poste, per esempio, sono grosso modo 50 miglia, ovvero due giornate di viaggio» (Di Biasio, 2013[a], p. 12) corrispondenti, nella carta considerata, a circa 136 km. Ulteriori riflessioni emergono dall’osservazione della carta postale dell’Italia di Giacomo Cantelli, geografo del duca di Modena, derivata dall’Italia del Magini del 1608 e risalente al 1695 (Fig. 6.a, b, c, d, e), a lungo ritenuta la prima carta postale moderna della penisola italiana e, di fatto, modello per una lunga serie di ristampe e plagi15. Come rileva Fedele (1996, p. 277), poiché la carta raffigura l’intera penisola in un unico foglio, «la scala grafica di riferimento era alta e i percorsi risultavano poco fedeli; per ovviare a tale difetto nel settecento uscirono (su modello inglese) cartine tematiche di singoli tracciati, a striscia, allegate a libretti o guide di viaggio»16. Ciò nonostante, sulla carta di Cantelli si nota con chiarezza la maggiore quantità di collegamenti postali presenti nel Nord della penisola rispetto al Sud. In particolare, da alcuni ingrandimenti (figg. 6.d, e) si vede Napoli collegata a Roma dalla via Appia (attraverso Baia [Pozzuoli], Terracina e Sermoneta), a Reggio dalla strada delle Calabrie (attraverso Salerno e Cosenza) e a Lecce dalla strada delle Puglie (attraverso Avellino, Foggia e Bari). Al contempo si nota la presenza nella parte settentrionale della penisola di uno sviluppato reticolo stradale, con collegamenti a raggiera per ciascun centro importante (Milano e Firenze nella figura 6.b, c). Questo non significa che nel Regno di Napoli non ci fossero altre strade. Infatti, l’etichetta “strada postale”, particolarmente diffusa nei secoli XVIII e XIX (non però in modo esclusivo: dal Trecento ad oggi l’etichetta “poste” caratterizza una gamma di prodotti molto diversi tra loro 17 ), identificava gli assi collocati al primo posto della classificazione viaria (Fedele, 2014, p. 3). Vale a dire che il «servizio della posta cavalli, cui è collegata la posta lettere, si svolge lungo gli assi più importanti, quelli che uniscono tra loro le capitali degli Stati e ogni capitale alle città importanti del rispettivo dominio politico. Sono le cosiddette strade regie, col tempo chiamate anche imperiali, o più semplicemente strade postali» (Di Biasio, 2013[a], p. 12). Esiste quindi un sistema progressivamente gerarchico di classificazione delle strade in percorsi di prima, seconda e terza classe, distinte, sul piano amministrativo, tra strade regie o imperiali, provinciali o dipartimentali, comunali, con l’aggiunta di sentieri locali e, in alcuni paesi, le vie consortili. Ciò nonostante non possiamo evitare di osservare, di nuovo, una situazione di disparità tra Italia del Nord – ben organizzata nei collegamenti – e Italia del Sud – povera di infrastrutture – che emerge appunto con chiarezza nella carta di Cantelli.

15 La priorità cronologica della carta di Cantelli, come rileva Di Biasio (2013[a]), è stata confutata dalla scoperta della Carte Particuliere des

Postes de l’Italie par M. Baundrand del 1670 ca (Fig. 7.a-b-c). È difatti proprio quest’ultima il primo tentativo, dopo Metellius, di raffigurare la

rete delle strade postali italiane, indicando le distanze tra le poste successive. 16 Un primo esempio di tali carte è l’opera Britannia di John Ogilby (1674), cui seguono nel Settecento i lavori di George Taylor e John Skynnen. 17 «La parola posta […] in origine invece non serviva ad altro che a richiamare una certa tecnica, dapprima circoscritta e parallela ad altre “vie

delle lettere”, poi progressivamente perfezionatasi e infine impostasi al vertice del comparto delle comunicazioni, provocando a quel punto la

declassazione delle altre […] I dizionari storici della lingua italiana fissano per il vocabolo posta a fine medioevo diverse accezioni, e allora la

nostra o mancava o non eccelleva affatto, ma non c’è dubbio che poi in età moderna diventerà preminente proprio questa, cioè il sinonimo di

comunicazione» (Fedele, Gallenga, 1988, pp. 34-35).

11

Fig.6.a. L’Italia con le sue Poste e Strade principali descritta da Giacomo Cantelli da Vignola Geografo del Serenis.[simo] Sig.r Duca di Mod.[en]a data in luce da Domenico De Rossi […], Roma, 1695. Il titolo è riportato nel cartiglio in alto a destra. Sotto quest’ultimo si leggono le Scale grafiche, tra cui quella di 60 miglia italiane (pari a mm 42). In basso al centro compare una dedica dell’editore, Domenico De Rossi, al principe Michele Taxis (Di Biasio, 2013[a])

Fig. B Fig. C

Fig. D Fig. E

Fig.6. B-C-D-E. Stralci de “L’Italia con le sue poste e strade principali …” di Cantelli. Si noti l’evidente differenza tra il numero di collegamenti postali ramificati intorno alle città di Milano e Firenze (figure A-B) e la scarna essenzialità di quelli che attraversano Roma e Napoli (figure C-D).

12

Fig. 7.a. Carte Particuliere des Postes de l’Italie par M. Baundrand (circa 1670). Questa carta, precedente quella di Cantelli, raffigura la rete delle strade postali italiane. In 6.b-c sono stati rimarcati e comparati i percorsi postali di una porzione del Regno di Napoli riportati nella carta di Cantelli (a sinistra) e in quella di Baundrand (a destra). Come si vede, la rotta tracciata delle linee postali, anche in questo caso, è la stessa.

Fig. 7. B-C

Una differenza che prefigura l’esistenza di due diverse velocità di collegamento tra il Nord e il Sud Italia, non solo a causa di una diversa conformazione orografica – per la minore estensione delle pianure meridionali (prossime ai rilievi appenninici), ancor più ridotte a causa dell’impaludamento sino alla prima metà del XX secolo – ma anche per lo sviluppo precoce del servizio postale nel Nord. Sin dal 1264, infatti, esistono corrieri del Comune di Milano il cui ufficio è affidato alla Università dei mercanti. «Notevole impulso al servizio si ebbe in età signorile e i Visconti vengono indicati come veri e propri pionieri nel settore: un servizio “di corrieri o cavallari o nunci a piedi e a cavallo” garantisce una sicura consegna della corrispondenza del

13

Signore e per il Signore; un servizio poi accessibile e disponibile anche alla corrispondenza dei privati» (Frangioni, 1983, p. 25). La “staticità” del Regno di Napoli traspare inoltre dalla circostanza che dall’età vicereale a quella borbonica, nonostante i miglioramenti amministrativi, dal punto di vista infrastrutturale le stazioni di posta restano le stesse, come rivela la comparazione tra gli itinerari postali di età aragonese e quelli sette-ottocenteschi, riportati da Vidari (1720, p. 6), dall’Itinerario delle poste e stazioni militari per le provincie d’Italia tanto austriache che estere… (Fig. 8) e da Francioni Vespoli (1828, p. 6)18. Nella descrizione dell’«Itinerario con le poste pel cammino di Calabria», in particolare, le stazioni già citate in precedenza ricompaiono, con le relative tariffe e una serie di indicazioni per gli utenti19.

Fig. 8. Estratto dall’Itinerario delle poste e stazioni militari per le provincie d’Italia tanto austriache che estere: con parte dei paesi

limitrofi, Milano, Imp. Regia Stamperia, 1820

18 Per una panoramica della letteratura geografica postale di età moderna si rimanda a Fedele, Gallenga (1988, pp. 197-202). 19 Vi è quella, per esempio, che la Posta da cui si parte, a prescindere dalla destinazione, costa una Posta e mezza, perché è la Posta Reale; un’altra

avverte che da Eboli a Duchessa, da Auletta a Sala e da Casalnuovo a Lagonegro è necessario attaccare un cavallo di più per ogni coppia di

cavalli (necessità facilmente spiegabile, osservando l’asperità dei rilievi prossimi ai centri in questione).

14

Tale staticità emerge altresì dal confronto della carte postali degli anni successivi, sino ad arrivare all’Unità d’Italia (fig. 9). Non è infine secondario rimarcare la persistenza degli squilibri territoriali del Mezzogiorno, dal momento che ancora oggi vi sono centri che, per problemi tecnici o infrastrutturali, restano isolati dai collegamenti postali anche per diversi mesi.

Fig. 9. Carta postale dell’Italia con l’indicazione delle vie percorse dai battelli a vapore. Strade ferrate, Milano, 1861

CONCLUSIONI

e le moderne tecnologie rendono possibile la visualizzazione e registrazione dei movimenti spaziali in tempo reale, con la produzione di carte tematiche continuamente aggiornate (almeno in potenza), lo studio della cartografia postale ci fa ripercorrere la storia dell’affermazione su scala mondiale del

“tempo tecnologico postale”, con le sue fluttuazioni legate allo sviluppo di nuovi mezzi di trasporto e nuove tecnologie. Per i secoli passati si tratta, come ovvio, di tempi di percorrenza più lenti di quelli attuali, quando le distanze, percorse a piedi, a cavallo o in carrozza, erano stimate non in ore ma in giorni. Distanze che, dopo la caduta dell’Impero Romano d’occidente, sono percorse da un sistema di trasporto e comunicazione misto, fondato sulla coesistenza di corrieri privati e del servizio postale governativo, che solo alla fine del XIX secolo avrebbe trovato un assetto consolidato a favore del secondo (Fedele, 1996, p. 13). Un assetto che, se per il

S

15

passato sembra manifestare il consolidamento dello stato moderno unitario, oggi, per converso, con la progressiva privatizzazione del servizio postale, riflette probabilmente il suo indebolimento. Da questo punto di vista si sta forse tornando al passato. Un passato non troppo lontano, in effetti e, per certi aspetti, complessivamente più evoluto di quanto non si possa credere. Non è il caso di pensare, infatti, che quelli che oggi sono per noi piccoli trasferimenti nei secoli scorsi fossero ritenuti “viaggi”: se, da un lato, gli spostamenti a piedi erano considerevolmente rapidi e all’ordine del giorno, a partire dalla seconda metà del XV secolo, come si è visto, la velocità delle comunicazioni postali in Europa aumenta in maniera significativa. La ricerca della velocità sembra essere il comune e costante leitmotiv della evoluzione del sistema di comunicazioni e trasporti, sino ai tempi attuali. Questi ultimi, con la diffusione delle nuove tecnologie, hanno amplificato enormemente le potenzialità e la rapidità di trasmissione di un messaggio, eliminandone pressoché tutti gli aspetti qualitativi: la maggior parte delle comunicazioni odierne, divenute standardizzate e omogenee, anche dal punto di vista grafico, assumono la patina di un clone replicabile all’infinito, con un semplice “copia e incolla”. Un processo che riflette quanto sta accadendo anche a certi paesaggi dell’attualità prodotti “in serie”, sempre più omologati nella diffusione di quelli che Marc Augé ha definito “nonluoghi”, privi di identità, anonimi, staccati «da qualsiasi rapporto con il contorno sociale, con una tradizione, con una storia» (Della Valle, online). Lo studio della cartografia postale non è quindi finalizzato alla messa a fuoco di un singolo e specifico argomento né rappresenta soltanto un importante indizio per la storia della viabilità moderna ma costituisce uno spunto interessante per l’analisi del rapporto tra collettività e spazi, dal punto di vista dei paesaggi, dell’accessibilità dei luoghi, dei commerci, delle comunicazioni, della percezione dello spazio e, dunque, dello sviluppo socioeconomico in generale. Le carte postali, con la rappresentazione delle relative stazioni di sosta, trasmettono il senso dello sviluppo tecnologico di un paese, attraverso l’idea del movimento e del tempo necessario per spostarsi da un punto all’altro del percorso, rendendo intuibili, a partire dalla rappresentazione delle strade di comunicazione, le condizioni infrastrutturali di un’area geografica, i suoi punti di forza, le sue criticità. Le carte postali offrono dunque indizi per individuare la presenza di civiltà più o meno progredite, di microsistemi territoriali e di collettività caratterizzate da peculiari “generi” o “stili di vita”, di cui i paesaggi storici testimoniano tuttora la plurisecolare persistenza. BIBLIOGRAFIA AKERMANN J.R. (a cura di), Cartographies of Travel and Navigation, Chicago, University of Chicago Press, 2010 AMBROSOLI F., Della geografia di Strabone, libri 17 volgarizzati da Francesco Ambrosoli: Volume primo che contiene i Discorsi preliminari, Libri XVII, volume primo, Milano, Tipi di Francesco Sonzogno, 1827 AVERSANO V., Leggere carte geografiche di ieri e di oggi. Come e perché, Fisciano, Gutenberg Edizioni, 2010 BAGNASCO A., “Urbanizzazione”, in Treccani, Enciclopedia delle scienze sociali, 1998, online (http://www.treccani.it/enciclopedia/urbanizzazione_%28Enciclopedia-delle-scienze-sociali%29/). BALDINI U., “Giovanni Antonio Magini”, in Treccani, Dizionario Biografico degli Italiani, Volume 67 (2006), online (http://www.treccani.it/enciclopedia/giovanni-antonio-magini_(Dizionario-Biografico)/). BIANCHINI L., Della storia delle finanze del regno di Napoli, Palermo, Stamperia di F. Lao, 1839, Vol. III Bullettino delle leggi del Regno di Napoli, Anno 1811, Napoli, Nella Fonderia Reale e stamperia della segreteria di stato, 1813 CALZOLARI M., “L’Italia nella Tabula Peutingeriana”, in Prontera F. (a cura di), Tabula Peutingeriana. Le antiche vie del mondo, Firenze, Leo S. Olschki Editore, 2003[a], pp. 53-62. CANTILE A., Lineamenti di storia della cartografia italiana. Volume primo: dalle origini al Cinquecento, Roma, Geoweb, 2013 CATALANO G., Regi di luoghi, reti di città, 2005, Soveria Mannelli (Cz), Rubbettino DELLA VALLE V., “Non luogo”, in Treccani, Scienze Sociali e Storia, online (http://www.treccani.it/webtv/videos/pdnm_della_valle_non_luogo.html) DELL’ORO P., Carte, cartografi e marinai: storia della cartografia nautica, Verona, Edizioni il Frangente, 2014 DESCENDRE R., “Dall’occhio della storia all’occhio della politica: sulla nascita della geografia politica nel Cinquecento (Ramusio e Botero)”, in Mattioda E. (a cura di), Nascita della storiografia e organizzazione dei saperi: atti del convegno internazionale di studi, Torino, 20-22 maggio 2009, Firenze, Olschki, 2010, p. 155-179 DI BIASIO A., “Le strade della Posta. Le carte generali d’Italia dal XV al XVIII secolo”, in Storie di Posta¸ n. 8, novembre 2013[a], pp. 11-51 DI BIASIO A., “Cartografia e Stato moderno. Le carte geografiche della provincia storica di Terra di Lavoro”, in Ascione I., Cirillo G., Piccinelli G.M. (a cura di), L’unità d’Italia vista da S. Leucio. I Siti Reali, Caserta e Terra di Lavoro nel processo di Unificazione nazionale. Catalogo della mostra cartografica e documentaria, Roma, Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Direzione Generale per gli Archivi, 2013 [b] DI VITTORIO A., “Il sistema postale del Mezzogiorno in età viceregnale (1500-1734)”, in Quaderni di Storia Postale, 7, Prato, Istituto di Studi Storici Postali, 1987 FEDELE C., “La voce della posta. Comunicazioni e società nell’Italia napoleonica”, Quaderni di Storia Postale, 20, Prato, Istituto di studi storici postali, 1996 FEDELE C., “La geografia postale di Ottavio Codogno”, in Id., Gerosa M., Serra A., Europa postale. L’opera di Ottavio Codogno luogotenente dei Tasso nella Milano seicentesca, Vignola (Mo), Vaccari, 2014

16

FEDELE C., GALLENGA M., “«Per servizio di Nostro Signore» Strade, corrieri e poste dei papi dal Medioevo al 1870”, Quaderni di Storia Postale, 10, 1988 FRANCIONI VESPOLI G., Itinerario per lo Regno delle Due Sicilie, Parte Prima, Reali Domini al di qua dal Faro, Napoli, Dalla Stamperia Francese, 1828 FRANGIONI L., “Organizzazione e costi del servizio postale alla fine del Trecento”, Quaderni di Storia Postale, 3, Prato, Istituto di Studi Storici Postali, 1983 GIDDENS A., The consequences of modernity, Cambridge, Polity Press, 1990 GIDDENS A., Le conseguenze della modernità, Bologna, Il Mulino, 1994 HARVEY D., La crisi della modernità, Milano, Il Saggiatore, 2010 Itinerario delle poste e stazioni militari per le provincie d’Italia tanto austriache che estere: con parte dei paesi limitrofi, Milano, Imp. Regia Stamperia, 1820 KANT I., Critica della Ragion Pura, a cura di Pietro Chiodi, Torino, Utet, 2013 LE GOFF J., Tempo della chiesa e tempo del mercante, Torino, Einaudi, 2000 MAGINI M. “In viaggio lungo le strade della Tabula Peutingeriana”, in Prontera F. (a cura di), Tabula Peutingeriana. Le antiche vie del mondo, cit., 2003[a], pp. 7-15

ONORATO M.R.A., “Rotte marittime e vie di comunicazione nel principato citeriore borbonico”, in Massafra A. (a cura di), Il Mezzogiorno preunitario: economia, società e istituzioni, Bari, Edizioni Dedalo, 1988, pp. 271-290

ORLANDI G., “Il Regno di Napoli nel Settecento. Il mondo di S. Alfonso Maria de Liguori”, SHCSR [Spicilegium Historicum Congregationis Ssmi Redemptoris], 44, l (1996), pp. 5-389 ORTELIUS A., Theatrum orbis terrarum … [Parergon sive Veteris geographiae aliquot tabulae. Nomenclator Ptolemaicus omnia locorum vocabula quae in tota Ptolemaei “Geographia” occurrunt, continens... De Mona druidum insula, antiquitati suae restituta... epistola... Humfredi Lhuyd...], Antuerpiae, in Officina Plantiniana, 1591 PRONTERA F. (a cura di), Tabula Peutingeriana. Le antiche vie del mondo, Firenze, Leo S. Olschki Editore, 2003[a] PRONTERA F., “La Tabula Peutingeriana nella storia della cartografia antica”, in Id. (a cura di), Tabula Peutingeriana. Le antiche vie del mondo, cit., 2003[b], pp. 17-41. ROSENBERG D., GRAFTON A., Cartografie del tempo. Una storia della linea del tempo¸ Torino, Giulio Einaudi Editore, 2012 ROSSI M., “Un atlante cinese per un pubblico europeo. I segni convenzionali nell’Atlas Sinensis del 1655 di Martino Martini”, in Dai Prà E. (a cura di), La storia della cartografia e Martino Martini, Milano, FrancoAngeli, 2015, pp. 206-219 VALERIO V., Società uomini e istituzioni cartografiche nel Mezzogiorno d'Italia, Firenze, Istituto Geografico Militare, 1993. VIDARI G.M., Il viaggio in pratica o sia corriero veridico Overo Istruzione Generale per tutte quelle Persone, che volessero viaggiare ... Con uno Avvertimento necessario per la Vettura per qualsivoglia soggetto di Giovanni Maria Vidari ... Aggiunto in Italia alcune cose più essenziali di molto profitto a Forastieri e Corrieri da Francesco Ricciardo ... Napoli, nella nuova stampa di Francesco Ricciardo, 1720 LINKOGRAFIA ACCADEMIA DI POSTA (sito dell’Accademia Italiana di Filatelia e Storia postale), L’evoluzione della posta, online (http://www.accademiadiposta.it/it/posta-e-francobollo-una-storia-da-collezione/parte-prima-l-evoluzione-della-posta.html). Ultima consultazione: 15/03/2017 TRECCANI, Vocabolario online, sub voce “spaziotèmpo” (http://www.treccani.it/vocabolario/spaziotempo/).

UN PO’ DI NUMISMATICA… SERIA

quasi una costante, per tutti i circoli filatelici e numismatici della penisola trattare esclusivamente di francobolli. Sia che si tratti di tematica, sia di annulli, sia di specializzazione, sia di storia postale, ecc. pur sempre di francobolli (e solo di francobolli) si tratta. La cosa strana è che poi nei convegni, del tipo

Veronafil, i tavoli che trattano monete (oltre quelli con tante altre anticaglie) sono quasi sempre più numerosi degli altri che si occupano di francobolli. Ѐ vero che quasi sempre abbonda il materiale contemporaneo, che la cartamoneta è molto meno presente, e che, soprattutto, i due euro commemorativi vanno a ruba. Sarà che costano (relativamente) poco, sarà che possono essere raccolti anche dai meno esperti, che si presentano lucidi e accattivanti, ma di quel materiale se ne tratta in quantitativi industriali. Anche io nel mio piccolo raccolgo gli euro monetati ma preferisco quelli circolati e, addirittura, metto da parte tutti i millesimi diversi di qualunque nazione siano. Ma io so che la numismatica è tutt’altra cosa. Ѐ studio, impegno, sacrificio, ricerca. E so anche che le monete hanno migliaia di anni di uso, che sono diffuse universalmente e che, per quanto aggredite dall’elettronica, difficilmente scompariranno in futuro. Ricordo di aver letto tanti articoli di Mario Traina e la sua passione traspariva nel dare dignità “storica” a qualsiasi pezzo, salvo che non fosse proprio inguardabile. Scriveva, e aveva ragione, che ogni moneta rappresentava un frammento di storia e di economia di un territorio e andava studiata e conservata religiosamente. E poi, non c’è museo archeologico o meno che non abbia il suo espositore di monete, quasi a rappresentare attraverso di esse il collegamento con gli altri reperti e con i vari contesti storici. E i coni sono anche considerati dal punto di vista estetico e artistico, non che i francobolli non lo siano, ma in molte nazioni esistono addirittura delle scuole che preparano i giovani alla nobile arte del bulino e del conio. Altra caratteristica della numismatica è che gli studi sono quasi sempre ponderosi e producono volumi che si possono definire di per sé “artistici”

Ѐ

17

anche se, purtroppo, impegnativi per le tasche degli appassionati. Se ci si discosta appena dal contemporaneo e dai cataloghi – prezzari a larga diffusione, bisogna mettere in conto l’esborso di cifre per nulla banali. Ed è per questo che, quando un amico, neanche iscritto all’Associazione, mi ha mostrato un volume magnificandone le caratteristiche, mi sono incuriosito. Anche perché trattava di monete della mia regione e di un periodo affascinante. Me lo ha prestato per farmelo consultare ed io gli sono stato grato. Avrei finalmente avuto sott’occhio le famose “piastre borboniche” che avevo visto trattare più volte nei mercatini, anche locali. Il volume, quello la cui copertina ho qui riprodotto, avrebbe potuto certamente soddisfare ogni mia curiosità. E poi, da quel che ho potuto sapere, stiamo parlando di autore, editore e sponsor della mia terra: Ed infatti,

pur da profano della materia, ritengo che lo studio sia magnifico, ben condotto e documentato e soprattutto ricchissimo di notizie interessanti, con delle introduzioni storico – monetarie veramente complete e illuminanti. Il manuale tratta di tutte, ma proprio tutte, varianti comprese, le monete del Regno di Napoli coniate a bilanciere tra il 1674 (regno di Carlo II di Spagna) e il 1860 (regno di Francesco II di Borbone, Francischiello per i non storici). Molto interessante la periodizzazione del regno di Ferdinando IV – II suddivisa in: 1759 – 1798, precedente alla repubblica napoletana (comprese le monete per i reali Presidi di Toscana), 1799 – 1803 e 1804 – 1805, restaurazione, 1815 – 1816, periodo post francese, per terminare, infine, con l’ultimo periodo 1816 – 1825, quando, dopo il congresso di Vienna, Ferdinando IV (di Napoli) e III (di Sicilia) divenne I delle due Sicilie. Ma non è l’unico pregio del Manuale. A parte che esso è anche un catalogo nel senso classico del termine (e qui non ci provo neanche a commentare i prezzi riportati, confesso la mia assoluta ignoranza in materia), è anche un repertorio delle monete viste in asta (o da privati), con tanto di numero di lotto e data di battitura. Il tutto con la riproduzione a colori (e dal vivo) di quasi tutte le monete, con

ingrandimenti dei particolari come si conviene, per cui i 30 ducati oro di Ferdinando II sono di un bel giallo (oro) e il grano da 12 cavalli in rame di Ferdinando IV è rosso brunastro, come dovrebbe essere. Ce n’era abbastanza per cercare su internet il nome dell’autore e lì, alla voce “Manuale delle monete di Napoli – Bibliografia numismatica”, mi si è aperto il sito https://www.lamoneta.it con un blog interessantissimo dedicato al libro e al suo autore. Pagine e pagine di commenti che non sto a riportarvi ma che mostrano quanto l’opera abbia fatto scalpore nell’ambiente. Commenti positivi, ovviamente che vi invito a leggere, tranne la solita sterile polemica su se Pietro fosse o non fosse stato un professore. No, non lo è, ma dopo aver consultato il suo libro, almeno sull’argomento, è più che professore… è un accademico. Ma perché la gente continua ad equivocare sul pezzo di carta e la bravura? Suvvia, non prendiamoci in giro! L’ultima notazione è sul prezzo, 55 € (neanche caro se si considera che si tratta di 451 pagine con centinaia di immagini). Alla fine, mi sono chiesto: ma sarà avanzata qualche copia delle 500 stampate? Penso che in tutte le biblioteche numismatiche il volume dovrebbe esserci.

GIUSEPPE PREZIOSI

18

DUE LEGNAGHESI VOLANO SU VIENNA CON D’ANNUNZIO

ent’anni fa con Gabriele D’annunzio anche due “legnaghesi” volarono su Vienna, lanciando sulla città migliaia di volantini. Sopra c’erano scritti due diversi messaggi propagandistici italiani, che invitavano a smettere di combattere per l’Impero. Si tratta di Aldo Finzi (Legnago 1891-Roma, Fosse

Ardeatine, 1944) e di Giordano Bruno Granzarolo (Carpi di Villa Bartolomea 1894- Padova 1948). I due aviatori – quando l’aviazione era ancora agli albori – presero anche parte alla Grande guerra, che il Circolo filatelico e numismatico legnaghese “Sergio Rettondini” ricorda con la tradizionale mostra filatelica del 29 settembre -7 ottobre (ingresso gratuito orari: 9.30 12.30 – 15.30 – 18.30 sabato e domenica, nei restanti giorni su appuntamento 0442 27732), allestita al Museo Fioroni con la collaborazione del “Circolo del 72”. Mostra che idealmente si riallaccia a quella, sullo stesso tema, di mezzo secolo fa. Sabato 29, nell’ambito dell’inaugurazione prevista per le ore 16, Alessio Meuti, presidente dell’Associazione

di cultura aeronautica “Il Circolo del 72”, tratteggerà le figure dei due aviatori. Di Aldo Finzi, nato a Legnago nel 1891, il quale visse l’infanzia e l’adolescenza a Badia Polesine, e Giordano Bruno Granzarolo, che cominciò a vagire nel 1894 a Carpi di Villabartolomea, mentre gran parte della gioventù la trascorse a San Vito di Legnago. Uniti, ricorda il giovane, ma preparato storico locale, Stefano Vicentini, dalla passione per le motociclette (Finzi fu il primo pilota ufficiale della “Moto Guzzi” in una competizione sportiva); per il volo aerostatico (parteciparono a diverse edizioni della coppa “Gordon Bennet”, conseguendo ottimi piazzamenti) e per il volo allora agli albori. Considerato un po’ il padre dell’aviazione italiana, Aldo Finzi, come ha ricordato dalle colonne del “Corriere della Sera” l’ambasciatore Sergio Romano, “è un personaggio drammatico e controverso. Apparteneva ad una famiglia impeccabilmente risorgimentale. Uno zio, Giuseppe, fu coinvolto nel processo ai martiri di Belfiore, partecipò all’organizzazione dell’impresa dei Mille, fu deputato e senatore. Dopo la Grande guerra divenne un fascista della ‘prima ora’. Nell’agosto del 1922, in occasione del grande sciopero generale, fu tra coloro che, sfidando i sindacati, si misero alla guida di un tram nelle vie milanesi”. Irruento e focoso. Fu lui che dopo le elezioni del 1924, quando era già sottosegretario agli interni, contestò aspramente il discorso con cui Giacomo Matteotti denunciò alle Camere le violenze e le intimidazioni delle squadre fasciste nei seggi elettorali”. “E’ questa – si chiede l’ambasciatore Sergio Romano – una delle ragioni per cui venne accusato di complicità dell’assassinio del segretario del partito socialista e costretto a dimettersi?” La risposta è che Finzi “Fu quasi certamente un capro espiatorio”. Diventato antifascista, il 15 marzo 1944 venne arrestato dai tedeschi e il 24 ucciso alle Fosse Ardeatine. Dove la targa lo ricorda

C

19

cometenente dell’Aeronautica, agricoltore, giornalista. Non uomo politico. Su una lapide della Sinagoga di Roma il suo nome figura tra quelli degli ebrei caduti durante la Resistenza. Più lineare, e anche per questo meno conosciuto, il profilo di Giordano Bruno Granzarolo. Entrato in Aeronautica nel 1917, prese parte alla Grande guerra, pilotò i più diversi aeroplani effettuando tutta una importante serie di rilievi fotografici. Medaglia d’argento al valor militare, nel dopoguerra partecipò a numerose manifestazioni sportive, come le prime edizioni della Coppa Baracca. Oltre che sulla cartolina stampata per l’occasione, la sagoma dei due aviatori campeggia pure sull’annullo ricordo che Poste italiane utilizzeranno il pomeriggio del 29 settembre nell’ufficio provvisoriamente aperto all’interno dei Museo. Esposte, nella Sala Orientale, la “Grande guerra” messa insieme da Giuseppe Vincenzo Badin. Si tratta di documenti postali dei soldati al fronte. Lettere, e soprattutto cartoline con i quali i nostri soldati mantenevano i rapporti con coloro che erano a casa. Affettuosamente struggente il ricordo che Valeriano Genovese tributa al padre, “ragazzo del ‘99”. Un tardivo omaggio, assicura l’autore della collezione, “di un figlio verso la memoria del padre, che a soli diciott’anni venne brutalmente gettato nella mischia della Grande guerra”. La narrazione, fatto di documenti postali (ma non solo, perché c’è anche la lettera di precetto), ruota intorno al diario, compilato a partire dal 22 febbraio 1917 e fino al 7 luglio dello stesso anno, da Domenico (Memi) Genovese. Il padre di Valeriano, appunto. A proposito della ritirata di Caporetto Domenico Genovese annota:” si sente da lontano un bombardamento infernale; si vide ritornare della truppa sudicia, mal vestita, senza fucile e senza ogni oggetto di corredo. Si videro altri reggimenti freschi andare contro il fronte con un passo veloce e sicuro sotto la pioggia che cadeva a catinelle. Infatti c’era un movimento per le strade che era impossibile passare”. Non manca neppure la decorazione con la Croce al merito di guerra, ottenuta in riconoscimento per una pericolosa azione sul Col del Roccolo.

DANILO BOGONI

UN SIMPATICO RITROVAMENTO

tamani, mentre stavo uscendo di casa per via di certi impegni, mi sono quasi scontrato con un vecchio amico che stava proprio cercandomi per darmi un libricino. “Sai”, mi ha detto, “l’ho preso a Porta Portese proprio per te, mi è piaciuto e mi è sembrato interessante”. L’ho ringraziato come si conviene a

chi ti fa un regalo e l’ho portato con me senza neanche degnarlo di uno sguardo. Ma oggi, a riguardarlo meglio, mi sono accorto di alcune caratteristiche e particolarità che lo rendevano anche storicamente interessante.

S

20

Innanzitutto, il libricino non è un libro ma un raccoglitore di francobolli a listelli, di 8 pagine piegate a metà sì da farne 16 e quindi 32 facciate. Le 8 pagine sono fermate al centro con un nastrino tricolore, ormai sbiadito, che funge da rilegatura. Ogni facciata possiede tre listelle di un materiale molto resistente (non certo pergamino sottile) anche se poco trasparente. Il tutto è rilegato con un robusto cartone rivestito in tela azzurra con fregi in oro, mentre i risguardi interni sono in marrone rossastro con un tappeto di gigli in oro. Le scritte sul frontespizio, seppur sbiadite, sono ancora ben leggibili e, soprattutto ben visibile è lo stemma sabaudo fiancheggiato da due fasci littori piuttosto grandi e quindi sproporzionati. Sul retro compare un altro fascio con una specie di frazione, A/V, il

tutto contornato da una circonferenza e da tre lettere L, D, S, che potrebbero stare per “Libreria dello Stato”. In fondo alla facciata, e in caratteri quasi illeggibili, la scritta “Stabilimento poligrafico per l’Amministrazione dello Stato”. L’interesse storico stava in tutto il combinato. Ovviamente la frazione indicava l’anno V

dell’era fascista che va dal 28 ottobre 1926 al 27 ottobre 1927. E già su questo particolare vi è da fare una prima considerazione. Infatti, l’obbligo di aggiungere l’era fascista a quella volgare, sarebbe entrato in vigore solo il 29 ottobre 1927 e quindi nell’anno VI, anche se la circolare che ne sanciva l’uso era stata stilata da Mussolini il 25 dicembre 1926. Ѐ chiaro, perciò, che documenti ufficiali con l’indicazione “anno V” dell’era fascista sono da considerarsi abbastanza rari perché relativi a una fascia temporale ridotta e in cui non ne era prevista l’obbligatorietà. Il secondo elemento di interesse era relativo a chi aveva realizzato il raccoglitore, lo Stabilimento poligrafico per l’Amministrazione dello Stato, già Stabilimento poligrafico per l’amministrazione della guerra, almeno fino al 1923, che nel 1928 sarebbe diventato Istituto poligrafico dello Stato, inglobando anche la Libreria dello Stato e l’Officina carte valori e che proprio nel 1926 si era trasferito con gli altri due enti a piazza Verdi. Il terzo particolare degno di nota era offerto dallo stemma del frontespizio, uno dei tanti provvisori che

affiancavano i fasci littori allo stemma sabaudo dall’8 dicembre 1926. Un’altra versione, quella ufficiale, di tale ibridazione apparve sulla Gazzetta Ufficiale del 20 agosto 1927 (mentre la dizione “anno V”, o meglio “V annuale” fu utilizzata per la prima volta il 26 dicembre 1926, il giorno dopo la “Circolare Mussolini”). Per passare allo stemma che unificò ufficialmente i due simboli si dovette attendere il 19 aprile 1929. Tornando all’ambito filatelico possiamo ancora ricordare che la cartolina postale da 30 cent a doppio stemma apparve solo il 27 gennaio 1929 mentre il 2 cent della serie “Imperiale” con il nuovo stemma dello Stato

vide la luce il 21 aprile 1929, due giorni dopo il suo utilizzo sulla Gazzetta Ufficiale. Il nostro piccolo raccoglitore rappresenta perciò un unico nel suo genere. Non solo testimonia un periodo di transizione molto ristretto nel tempo, alcuni mesi del 1927, ma dà atto di un rapporto molto diverso tra le Poste, i collezionisti e gli utilizzatori dei francobolli. Non sappiamo cosa contenesse in origine, forse era vuoto e rappresentava di per sé un gadget, certo molto gradito. Non sappiamo neanche se l’esperimento si sia rinnovato negli anni successivi. Molto probabilmente voleva essere solo una dimostrazione delle capacità, anche tecniche, dell’istituendo Istituto Poligrafico dello Stato. Capacità certamente notevoli, visto che il raccoglitore è sopravvissuto, in buono stato, per oltre 90 anni. Un simpatico ritrovamento, non c’è che dire!

GIUSEPPE PREZIOSI

21

L’ANNUNCIAZIONE A PIÙ MANI DEL CARCERE DI BOLLATE SU CARTOLINA E ANNULLO DEL

TRENTASEIESIMO PREMIO INTERNAZIONALE D’ARTE FILATELICA SAN GABRIELE

ncora un’“Annunciazione” per il Premio internazionale d’arte filatelia “San Gabriele”, che viene assegnato domenica 7 ottobre al Museo Fioroni di Legnago, è nata in carcere. Quello di Bollate, nel caso specifico, dove non a caso ha preso il via sperimentalmente il progetto Filatelia nelle carceri.

Stavolta a cimentarsi con pennello, colori e tavolozza, sono stati i “pittori” che frequentano il Laboratorio Artemisia. Il corso di pittura e tecniche artistiche gestito da Nadia Nespoli all’interno del settimo reparto della Casa di reclusione di Bollate; nato nel 2013 dal progetto “scuola di pittura” dell’Accademia delle Belle arti di Brera. La benemerita iniziativa si propone la formazione artistica dei detenuti attraverso l’espressività e l’attività pittorica. “L’incontro è settimanale – ricorda Nadia Nespoli - ed è per il piacere di fare arte con lavoro comune di impegno e partecipazione; diversi sono i percorsi, le ricerche e le sperimentazioni. Per questo gruppo di artisti – prosegue- è uno dei modi per realizzarsi, una ‘Via d’uscita’, titolo della nostra esposizione itinerante già presentata in più enti e biblioteche milanesi”. In questi pochi anni di attività il Laboratorio Artemisia ha registrato un buon numero di presenze compresa quella, lo scorso giugno, allo Spazio filatelia di Milano dove è stata allestita la mostra “Tre Carceri, Una Mostra”. “Per chi pratica arte all’interno di un carcere – conclude Nadia Nespoli - disegnando o dipingendo la sensazione è quella di essere creativi, di produrre immagini e figure nelle quali esprimere se stessi, di riuscire a tradurre le proprie emozioni e di raccontarsi; è quella, quindi, di avere la coscienza di spendere il proprio tempo per restituire alla società bellezza e lavoro”.

Alla realizzazione dell’Annunciazione proposta attraverso cartolina ricordo e lo speciale annullo di Poste Italiane hanno contribuito Elvir, Chigozie, Maurizio, Massimo, Antonino, Angiolino, Memon, Sasha, Carilio, Bannor Seth, Biagio, Battista, Stefano, Giovanni, Giacomo, Florian e Giuseppe. Sotto l’attenta guida, s’intende, di Nadia Nespoli. Oltre che sulla cartolina l’“Annunciazione” ispirata ad un’opera di Mario Sironi, illustra l’annullo postale che l’ufficio postale, per l’occasione aperto da Poste Italiane al Museo Fironi, bollerà lettere e cartoline.

DANILO BOGONI

A

22

PUNTINI DI IDENTIFICAZIONE DELLA TAVOLA NEI FOGLI DELLA SERIE “FONTANE” DEL 1973

isionando i fogli di due valori della serie “Fontane” del 1973, abbiano notato che in più punti dei quattro margini sono riprodotti i puntini di identificazione della tavola. Come evidente dalle immagini sottostanti, il foglio con la fontana di Napoli (collezione Spampinato) nel margine superiore,

in corrispondenza del 10° esemplare, reca i puntini ufficiali della tavola, ripetuti in corrispondenza del 1°, 3°, 5° e 7°, nel margine inferiore del 41°, 43°, 45°, 47° e 50°, nei margini verticali, a sinistra in corrispondenza del 21° e a destra del 30°. Il foglio con la fontana di Palermo (collezione Cavallaro) presenta i puntini ufficiali della tavola nel margine superiore al di sopra del 1° esemplare e poi in corrispondenza del 3°, 5° 7° e 10°, nel margine inferiore al di sotto del 41°, 43°, 45° e 47°, mancano al di sotto del 50°, diversamente dal foglio della fontana di Napoli, per margini verticali, stessa situazione del foglio di sopra. Non riusciamo a capire il motivo di queste presenze. Qualche socio è in grado di fornire spiegazioni in merito?

LEONARDO CAVALLARO & GIOVAMBATTISTA SPAMPINATO

V

23

ANCORA SUGLI ANNULLI DI NUOVO TIPO

ello scorso numero della nostra rivista segnalai un nuovo tipo di annullo utilizzato nella provincia autonoma di Bolzano. Esso, di tipo meccanografico, in azzurro bluastro, aveva delle caratteristiche peculiari che lo identificavano in modo marcato. In sostanza, al di là delle sue effettive “capacità” di

annullare francobolli, ripristinava il concetto di luogo e data certa da lungo tempo scomparso dalle priorità di Poste Italiane. Ero convinto che presto qualche altro centro importante delle provincie autonome di Trento e Bolzano avrebbe avuto in dotazione il nuovo annullo. Una peculiarità di quell’area, pensavo.

Grande, perciò, è stata la mia sorpresa quando la stessa tipologia di annullo ovale con data ed ora certa è comparsa non in un importante ufficio del Sud ma addirittura nel Centro Servizi BancoPosta pugliese di Modugno che lavora (ma non sempre) anche i conti correnti provenienti dalla Campania. La struttura dell’intera striscia bollante è però parzialmente differente da quella in uso a Bolzano (un’evoluzione?) e si presenta più idonea proprio ad annullare francobolli, cosa che, ovviamente, in un centro servizi bancoposta non dovrebbe avvenire mai poiché la trasmissione al cliente della copia dei conti correnti accreditati avviene

in franchigia. Per l’occasione persino le buste finestrate utilizzate per la bisogna sono di un nuovo tipo, con la base più corta di circa 8 mm e l’altezza di 4, pur se esse

continua a contenere almeno un paio di fogli formato A4, misurando 22 cm per 11. Ritornando alla nostra bollatrice, è scomparso il doppio cerchio col nome della città e l’indicazione “Poste Italiane” sostituito da una scritta su tre linee che identifica il servizio ma che, finalmente, svela agli utenti la vera sede del servizio CUAS Puglia e cioè Modugno. A destra dell’ovale, poi, con data ora e fregi, identico a quello altoatesino, compaiono 6 linee ondulate, lunghe 4,8 cm e distanti tra loro 3 mm. Un vero blocco bollante come c’erano un tempo che, ovviamente, al CUAS non serve a niente ma che potrebbe essere utilizzato in altre località per annullare la posta (affrancata) in partenza. L’intero blocco (nome, ovale e linee ondulate) misura nei punti estremi 12 cm per 2,2, ed è perfettamente in grado di annullare anche tre francobolli affiancati. Se non sbaverà immerso nell’acqua (o, peggio, nell’acqua ragia) non si può che essere soddisfatti della novità. Che Poste Italiane abbia compreso che, se vuole distinguersi in un settore ampiamente privatizzato e concorrenziale, deve tornare ai cari e vecchi francobolli e abbandonare i cosi neri?

GIUSEPPE PREZIOSI

N

24

TABELLE DELLE CARTE VALORI POSTALI EMESSE AL 31 Ottobre 2018

ome già ampiamente evidenziato nei precedenti articoli continua la notoria anomalia: l’ordine di stampa non corrisponde a quello di emissione, molti francobolli vengono stampati per tempo attendendo mestamente su quale scaffale il lancio sul mercato. Fa sempre fede il “Codice di Emissione”

attribuito (SAP) per capire quale sia la giusta collocazione temporale. Continuano le imperfette tirature dichiarate e, da anni, la latitanza delle Gazzette Ufficiali sia per quanto afferisce sia alle emissioni 2017 e 2018, con un solo laconico DPR previsionale 2018, che per le attese rettifiche alle tirature “improbabili”. Come da tabella seguente rimangono due codici ancora da attribuire.

SERGIO MENDIKOVIC

TABELLA DELLE CARTE VALORI POSTALI VALORI EMESSE AL 31 OTTOBRE 2018

IN ORDINE DI DATA - (VALORE TIRATURA E NUMERO DI FOGLI EMESSI)

Data Emissione

Descrizione Codice Emissione

Tiratura Valore

Fogli da

Nr fogli emessi Nr. Tiratura

Nr per foglio

10/02/2018 Domenico Modugno 1853 53.333,33 4 600.000 45 13.333,33

10/02/2018 Mia Martini 1854 53.333,33 4 600.000 45 13.333,33

05/03/2018 Memoria dell'Olocausto 1855 57.142,86 4 400.000 28 14.285,71

08/03/2018 Maria Gaetana Agnesi 1857 53.333,33 4 600.000 45 13.333,33

08/03/2018 Elena Lucrezia Cornaro 1858 53.333,33 4 600.000 45 13.333,33

08/03/2018 Eva Mameli Calvino 1859 53.333,33 4 600.000 45 13.333,33

08/03/2018 Ada Negri 1860 53.333,33 4 600.000 45 13.333,33

11/05/2018 Teatro Marrucino in Chieti, nel bicentenario dell’inaugurazione 1865 53.333,33 4 600.000 45 13.333,33

21/03/2018 Peppino Impastato 1862 53.333,33 4 600.000 45 13.333,33

21/03/2018 Giuseppe Puglisi 1863 53.333,33 4 600.000 45 13.333,33

23/03/2018 90° anniversario spedizione dirigibile “Italia” al Polo Nord 1864 57.142,86 4 400.000 28 14.285,71

27/04/2018 Abbazia di San Miniato al Monte 1866 57.142,86 4 400.000 28 14.285,71

09/05/2018 PostEurope Ponte sul Metauro 1867 53.333,33 4 600.000 45 13.333,33

09/05/2018 PostEurope Ponte Pietra 1868 53.333,33 4 600.000 45 13.333,33

19/05/2018 Reggimento Corazzieri nel 150° della istituzione 1856 57.142,86 4 400.000 28 14.285,71

24/05/2018 Teatro Eliseo in Roma, nel centenario dell’inaugurazione 1872 57.142,86 4 400.000 28 14.285,71

25/05/2018 ANAS nel 90° anniversario dell’istituzione 1871 35.555,56 4 400.000 45 8.888,89

26/05/2018 Tonno Maruzzella nel centenario della fondazione 1870 57.142,86 4 400.000 28 14.285,71

14/06/2018 Salvatore Quasimodo, nel cinquantenario della scomparsa 1876 71.111,11 4 800.000 45 17.777,78

15/06/2018 Carpenè Malvolti, nel 150° anniversario della Fondazione 1877 44.444,44 4 500.000 45 11.111,11

16/05/2018 Terremoto della Valle del Belìce nel 50° anniversario 1869 53.333,33 4 600.000 45 13.333,33

22/06/2018 Giovanni Gronchi nel 40° 1873 35.555,56 4 400.000 45 8.888,89

22/06/2018 Giuseppe Saragat nel 30° anniversario della scomparsa 1874 35.555,56 4 400.000 45 8.888,89

22/06/2018 Oscar Luigi Scalfaro nel centenario della nascita 1875 35.555,56 4 400.000 45 8.888,89

28/06/2018 Padre Angelo Secchi, nel bicentenario della nascita 1878 57.142,86 4 400.000 28 14.285,71

06/07/2018 Turismo: Grado (Friuli Venezia Giulia) 1880 85.714,29 4 600.000 28 21.428,57

06/07/2018 Turismo: Pineto (Abruzzo) 1881 85.714,29 4 600.000 28 21.428,57

06/07/2018 Turismo: Soverato (Calabria) 1882 85.714,29 4 600.000 28 21.428,57

06/07/2018 Turismo: Grammichele (Sicilia) 1883 85.714,29 4 600.000 28 21.428,57

19/07/2018 Federazione Italiana Giuoco Calcio, 120° anniversario fondazione 1886 71.111,11 4 800.000 45 17.777,78

20/07/2018 Università Ca' Foscari in Venezia, nel 150° anniversario fondazione 1884 142.857,14 4 1.000.000 28 35.714,29

21/07/2018 Giovannino Guareschi, nel cinquantenario della scomparsa 1885 142.857,14 4 1.000.000 28 35.714,29

28/07/2018 Squadra vincitrice del Campionato nazionale di calcio di Serie A 1879 71.111,11 4 800.000 45 17.777,78

01/09/2018 Comunità di Sant’Egidio, nel cinquantenario della fondazione 1887 71.111,11 4 800.000 45 17.777,78

06/09/2018 Cinema italiano: I soliti ignoti 1888 88.888,89 4 1.000.000 45 22.222,22

06/09/2018 Cinema italiano: Il giorno della civetta, C’era una volta il West 1889 88.888,89 4 1.000.000 45 22.222,22

06/09/2018 Cinema italiano: C’era una volta il West 1890 88.888,89 4 1.000.000 45 22.222,22

07/09/2018 Genoa Cricket and Football Club, nel 125° anniversario fondazione 1891 71.111,11 4 800.000 45 17.777,78

20/09/2018 San Pio da Pietrelcina, nel cinquantenario della scomparsa 1892 142.857,14 4 1.000.000 28 35.714,29

26/09/2018 Bandierai degli Uffizi, nel 45° anniversario della fondazione 1893 88.888,89 4 1.000.000 45 22.222,22

C

25

Data Emissione

Descrizione Codice Emissione

Tiratura Valore

Fogli da

Nr fogli emessi Nr. Tiratura

Nr per foglio

27/09/2018 Coppa d’autunno Barcolana, nel cinquantenario della prima regata 1896 71.111,11 4 800.000 45 17.777,78

06/10/2018 Palermo Capitale Italiana della cultura 2018 1894 128.571,43 4 900.000 28 32.142,86

11/10/2018 Quotidiano “Avvenire”, nel cinquantenario della fondazione 1895 124.444,44 4 1.400.000 45 31.111,11

12/10/2018 Football Club Internazionale Milano, 110° anniversario fondazione 1861 80.000,00 4 900.000 45 20.000,00

26/10/2018 Gruppo di Intervento Speciale dell’Arma dei Carabinieri, nel 40° anniversario della istituzione

1897 128.571,43 4 900.000 28 32.142,86

31/10/2018 Associazione “Il Ponte”, Centro di Solidarietà Onlus, nel 40° anniversario della costituzione

1900 88.888,89 4 1.000.000 45 22.222,22

TABELLA DELLE CARTE VALORI POSTALI EMESSE AL 31 OTTOBRE 2018 IN ORDINE DI CODICE EMISSIONE (SAP) - (VALORE TIRATURA E NUMERO PER FOGLIO)

Codice Emissione Data

Emissione Descrizione

Tiratura Valore

Fogli da

Nr fogli emessi Nr. Tiratura

Nr per foglio

1853 53.333,33 4 10/02/2018 Domenico Modugno 600.000 45 13.333,33

1854 53.333,33 4 10/02/2018 Mia Martini 600.000 45 13.333,33

1855 57.142,86 4 05/03/2018 Memoria dell'Olocausto 400.000 28 14.285,71

1856 57.142,86 4 19/05/2018 Reggimento Corazzieri nel 150° della istituzione 400.000 28 14.285,71

1857 53.333,33 4 08/03/2018 Maria Gaetana Agnesi 600.000 45 13.333,33

1858 53.333,33 4 08/03/2018 Elena Lucrezia Cornaro 600.000 45 13.333,33

1859 53.333,33 4 08/03/2018 Eva Mameli Calvino 600.000 45 13.333,33

1860 53.333,33 4 08/03/2018 Ada Negri 600.000 45 13.333,33

1861 80.000,00 4 12/10/2018 Football Club Internazionale Milano, 110° anniversario fondazione 900.000 45 20.000,00

1862 53.333,33 4 21/03/2018 Peppino Impastato 600.000 45 13.333,33

1863 53.333,33 4 21/03/2018 Giuseppe Puglisi 600.000 45 13.333,33

1864 57.142,86 4 23/03/2018 90° anniversario spedizione dirigibile “Italia” al Polo Nord 400.000 28 14.285,71

1865 57.142,86 4 11/05/2018 Teatro Marrucino in Chieti, nel bicentenario dell’inaugurazione 400.000 28 14.285,71

1866 57.142,86 4 27/04/2018 Abbazia di San Miniato al Monte 400.000 28 14.285,71

1867 53.333,33 4 09/05/2018 PostEurope Ponte sul Metauro 600.000 45 13.333,33

1868 53.333,33 4 09/05/2018 PostEurope Ponte Pietra 600.000 45 13.333,33

1869 53.333,33 4 16/05/2018 Terremoto della Valle del Belìce nel 50° anniversario 600.000 45 13.333,33

1870 57.142,86 4 26/05/2018 Tonno Maruzzella nel centenario della fondazione 400.000 28 14.285,71

1871 35.555,56 4 25/05/2018 ANAS nel 90° anniversario dell’istituzione 400.000 45 8.888,89

1872 57.142,86 4 24/05/2018 Teatro Eliseo in Roma, nel centenario dell’inaugurazione 400.000 28 14.285,71

1873 35.555,56 4 22/06/2018 Giovanni Gronchi nel 40° 400.000 45 8.888,89

1874 35.555,56 4 22/06/2018 Giuseppe Saragat nel 30° anniversario della scomparsa 400.000 45 8.888,89

1875 35.555,56 4 22/06/2018 Oscar Luigi Scalfaro nel centenario della nascita 400.000 45 8.888,89

1876 71.111,11 4 14/06/2018 Salvatore Quasimodo, nel cinquantenario della scomparsa 800.000 45 17.777,78

1877 53.333,33 4 15/06/2018 Carpenè Malvolti, nel 150° anniversario della Fondazione 600.000 45 13.333,33

1878 57.142,86 4 28/06/2018 Padre Angelo Secchi, nel bicentenario della nascita 400.000 28 14.285,71

1879 71.111,11 4 28/07/2018 Squadra vincitrice del Campionato nazionale di calcio di Serie A 800.000 45 17.777,78

1880 85.714,29 4 06/07/2018 Turismo: Grado (Friuli Venezia Giulia) 600.000 28 21.428,57

1881 85.714,29 4 06/07/2018 Turismo: Pineto (Abruzzo) 600.000 28 21.428,57

1882 85.714,29 4 06/07/2018 Turismo: Soverato (Calabria) 600.000 28 21.428,57

1883 85.714,29 4 06/07/2018 Turismo: Grammichele (Sicilia) 600.000 28 21.428,57

1884 142.857,14 4 20/07/2018 Università Ca' Foscari in Venezia, nel 150° della fondazione 1.000.000 28 35.714,29

1885 142.857,14 4 21/07/2018 Giovannino Guareschi, nel cinquantenario della scomparsa 1.000.000 28 35.714,29

1886 71.111,11 4 19/07/2018 Federazione Italiana Giuoco Calcio, 120° anniversario fondazione 800.000 45 17.777,78

1887 71.111,11 4 01/09/2018 Comunità di Sant’Egidio, nel cinquantenario della fondazione 800.000 45 17.777,78

1888 88.888,89 4 06/09/2018 Cinema italiano: I soliti ignoti 1.000.000 45 22.222,22

1889 88.888,89 4 06/09/2018 Cinema italiano: Il giorno della civetta, C’era una volta il West 1.000.000 45 22.222,22

26

Codice Emissione Data

Emissione Descrizione

Tiratura Valore

Fogli da

Nr fogli emessi Nr. Tiratura

Nr per foglio

S1890

88.888,89 4 06/09/2018 Cinema italiano: C’era una volta il West 1.000.000 45 22.222,22

1891 71.111,11 4 07/09/2018 Genoa Cricket and Football Club, nel 125° anniversario della fondazione 800.000 45 17.777,78

1892 142.857,14 4 20/09/2018 San Pio da Pietrelcina, nel cinquantenario della scomparsa 1.000.000 28 35.714,29

1893 88.888,89 4 26/09/2018 Bandierai degli Uffizi, nel 45° anniversario della fondazione 1.000.000 45 22.222,22

1894 128.571,43 4 06/10/2018 Palermo Capitale Italiana della cultura 2018 900.000 28 32.142,86

1895 124.444,44 4 11/10/2018 Quotidiano “Avvenire”, nel cinquantenario della fondazione 1.400.000 45 31.111,11

1896 71.111,11 4 27/09/2018 Coppa d’autunno Barcolana, nel cinquantenario della prima regata 800.000 45 17.777,78

1897 114.285,71 4 26/10/2018 Gruppo di Intervento Speciale dell’Arma dei Carabinieri, nel 40° anniversario della istituzione

800.000 28 28.571,43

1898

1899

1900 88.888,89 4 31/10/2018 Associazione “Il Ponte”, Centro di Solidarietà Onlus, nel 40° anniversario della costituzione

1.000.000 45 22.222,22

Si ripropone, a seguito di varie richieste sull’argomeento, il secondo articolo afferente alla validità dei francobolli, quelli per intenderci col valore indicato in lire o lire/euro. SULLA VALIDITÀ DEI FRANCOBOLLI

aso singolare riguarda la serie “Michelangiolesca” la cui vigenza è stata scandita da ben quattro decreti ministeriali a firma del Ministro delle Poste e controfirmati dal Ministro del Tesoro. Essi riguardano:

1. autorizzazione alla emissione D.M. del 02 Gennaio 1961; 2. caratteristiche tecniche della emissione D.M. 16 Marzo 1961; 3. dichiarazione di fuori corso D.M. 22 Maggio 1968; 4. riamissione in corso D.M. 20 Marzo 1969.

Ma nonostante le comunicazioni da parte delle poste italiane sulla validità temporale dei nostri dentellati la situazione rimane alquanto fumosa e poco chiara. Una data da ricordare 6 Dicembre 2011! In modo unilaterale il governo Monti ha decretato, a c.a. dieci anni dall’entrata dell’euro, la cessazione della validità della vecchia (e cara) lira. Anche tra i filatelici qualche perplessità ha incominciato a serpeggiare. La domanda più comune “ed i francobolli in lire?” I francobolli usciti prima del 1999 e quindi espressi in lire continuano ad essere in corso, tranne qualche singola eccezione, causa sequestro di copiose entità di falsi. Tale regola investe tutte le cartevalori emesse dall'Italia a partire con il 1967 (articolo apparso sul notiziario n°34). Ma la palude postale, come sempre, presenta solerti addetti che bollano come scaduti i nostri francobolli in lire tacciandoli di frode se usati!!! Il tutto a causa di una sibillina interpretazione data ad una frase apparsa sul sito della poste italiane. Nella pagina dedicata alla posta definita ancora, purtroppo, “prioritaria” si leggeva che “i francobolli di posta ordinaria e posta prioritaria (anche se con il valore espresso in lire/euro) possono essere ancora utilizzati purché integrati con francobolli dell'importo mancante”. Facendo percepire in qualche solerte addetto l’illusoria interpretazione che affrancature parziali espresse in lire non sarebbero più valide. Ma il Ministero dello Sviluppo Economico ha puntualizzato con circolare: “I francobolli italiani con valore facciale espresso in lire mantengono la loro validità e possono essere utilizzati per l'affrancatura, purché integrati con francobolli per l'eventuale importo mancante”. Per dovizia di cronaca si riporta delibera del Ministro dell’Economia (si ringrazia Gianni V. Settimo):

SERGIO MENDIKOVIC

MINISTERO DELL’ECONOMIA E DELLE FINANZE - DELIBERA DEL COMITATO EURO - IL COMITATO EURO.

VISTO l’articolo 14 del Reg. (CE) 974/98, secondo cui i riferimenti alle unità monetarie nazionali presenti negli strumenti giuridici in vigore alla fine del periodo transitorio devono intendersi come riferimenti all’unità euro da calcolarsi in base ai rispettivi tassi di conversione; VISTO

C

27

che in base alla predetta norma non è pertanto necessaria una “ridenominazione materiale” degli strumenti giuridici in vigore dopo la fine del periodo transitorio; CONSIDERATO che i valori bollati, quali strumenti di pagamento di tributi diversi dalle banconote e dalle monete metalliche, rientrano nella nozione di strumenti giuridici di cui all’articolo 1 del Reg. (CE) 1103/97; VISTO che le regole di conversione e arrotondamento previste dal Reg. (CE) 1103/97 si applicano anche alle conversioni effettuate alla fine del periodo transitorio o successivamente ad esso; VISTO il Reg. (CE) 2866/98 che ha fissato i tassi di conversione tra l’euro e le monete degli Stati membri che adottano la nuova moneta;

RITIENE

che i valori bollati con valore facciale espresso solo in lire mantengano la propria validità anche dopo il 1 gennaio 2002 a tempo indeterminato e possano essere utilizzati fino ad esaurimento delle scorte. Naturalmente, dopo questa data, il loro valore in euro si determina in base al tasso fisso di conversione. Tale considerazione, nel pieno rispetto del principio di neutralità del passaggio all’euro che governa l’intero processo di transizione alla nuova moneta, è intesa a non arrecare alcun aggravio ai cittadini ed in particolare ai soggetti che, essendo in possesso di scorte notevoli difficilmente esauribili entro la fine del periodo di doppia circolazione, potrebbero subire perdite in alcuni casi rilevanti. Ne consegue che anche gli intermediari nella vendita dei valori bollati che gli utilizzatori delle stesse potranno in modo legittimo, rispettivamente, cedere ed utilizzare i predetti valori, espressi solo in lire ovvero in lire ed in euro, fino al totale esaurimento delle scorte.

MOTIVAZIONE

Allo scopo di rispondere alle esigenze dei cittadini ancora in possesso di valori bollati con valore facciale espresso in lire e per consentire lo smaltimento delle scorte di tali valori, viene previsto che tali valori manterranno la propria validità anche dopo il 1° gennaio 2002 a tempo indeterminato e si potranno pertanto utilizzare fino ad esaurimento delle scorte. Naturalmente, il loro valore si determinerà in euro in base al tasso fisso di conversione. Si ricorda inoltre che dal 1° gennaio 2002 i valori bollati emessi in Italia recano esclusivamente il valore in euro. Analoga soluzione è stata adottata nel Maggio 2001 dal Ministero delle Comunicazioni per i valori postali con valore facciale espresso in lire, determinando anche in questo caso un vantaggio per gli utenti che non avranno bisogno di chiedere il cambio dei francobolli in lire posseduti con francobolli in euro. Ѐ importante segnalare che dal 1° gennaio 1999 i francobolli emessi in Italia recano il doppio valore lira ed euro, mentre a partire dal 1 Gennaio 2002 tutti i francobolli saranno emessi solo in euro.

QUOTA SOCIALE 2018

Sono in riscossione le quote associative per l’anno 2018. L’importo è rimasto invariato ed è pari ad € 35,00 che potrà essere pagato direttamente al Tesoriere oppure contattare direttamente il Presidente Sergio

Mendikovic: e-mail [email protected] o telefonicamente cell. 338.968.36.48 Si reiterano le agevolazioni, già proposte negli anni scorsi, in merito alla iscrizione al nostro sodalizio:

• € 20,00 per i non residenti nella nostra provincia.

• € 25,00 per le associazioni.

Cont@tti Red@zione

Staff Redazione: Sergio Mendikovic - Aniello Veneri e Giuseppe Preziosi

Per suggerimenti, segnalazioni, correzioni, critiche, apprezzamenti, chiarimenti, offerte di collaborazione e quant’altro, potete contattare:

[email protected] - [email protected]. - [email protected]

28