Il percorso strategico di ISPRA per l'ecotossicologia e recenti … · 2017. 10. 30. ·...
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Il percorso strategico di ISPRA per l'ecotossicologia
e recenti sviluppi applicativi rispetto al mutato quadro normativo
David Pellegrini , Fulvio Onorati, Cristian Mugnai
18 ottobre 2017 – Centro Convegni dell’Istituto di Ricerca Mario Negri
Organizzazione delle Giornate di Studio biennali sull’ecotossicologia
2006
2008 2010
2012
2014 2016
2001
Esperienze precedenti di caratterizzazione chimica ed
ecotossicologica dei sedimenti finalizzata ad attività di
dragaggio: Manuale ICRAM-APAT 2007
Opzioni di
gestione
Colonna Tossicità elu/elu
A n.c. A1
A n.c.
B n.c.
C assente B1
C ≥ Colonna C
D assente
D = Colonna D C1
A n.c. A2
B assente B1
B = Colonna B
C n.c.
D assente
D = Colonna D C1
A o B n.c. B2
C assente C1
C = Colonna C
D n.c.
B2
C2
Classificazione ecotossicologicaCLASSE QUALITA'
A2
B2
≤ LCB
compresa tra LCB e LCL
≥ LCL
Classificazione chimica
Saggi ecotossicologici sul 30% dei campioni,
batterie anche molto diversificate, EC20-EC50
La gestione dei sedimenti e l’attività di monitoraggio ambientale sono basate sulla qualità delle
diverse matrici (acque e sedimenti) in cui è prevalente la valutazione degli effetti sul comparto
biologico (e non esclusivamente il dato chimico)
Il filo conduttore dell’attività del nostro gruppo di lavoro è il
ruolo dell’ecotossicologia (la valutazione degli effetti sul biota)
Valutazione della qualità
Saggi
Ecotossicologici
(mortalità
o effetti EC50;
ECXX)
Analisi
chimiche Biodisponibilità
contaminanti
Ecologia
(populazioni,
comunità,
biodiversità..)
Ecotossicologia
subletale
(biomarkers)
Salute Umana
Definizionizione del rischio (ecologico) “ERA”
Gestione Ambientale Integrata
Approcci multidisciplinari WOE (Linee di evidenza)
per l’analisi di rischio ecologico
Grazie alla integrazione delle competenze…
… è stata prodotta la documentazione tecnico-scientifica
alla base delle norme
Allegato tecnico al D.D.
08.06.2016 Allegato tecnico al
D.M. 173/2016
Kick-Off SE.D.RI.PORT - Cagliari 5 Aprile 2017
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Scheda di inquadramento
dell’area di escavo
PRESCRIZIONI TECNICHE PER LA GESTIONE DEI MATERIALI SECONDO LA CLASSE DI QUALITA’
E MONITORAGGIO AMBIENTALE DEL DRAGAGGIO, TRASPORTO E IMMERSIONE IN MARE
Gestione Capitolo 3
B A
Con tossicità assente o bassa è possibile una
caratterizzazione chimica mirata e l’uso di criteri
integrati ma non ponderati di ecotossicologia e chimica
Caratterizzazione ecotossicologica, fisica e microbiologica*
(*se ripascimento)
Applicazione di criteri di integrazione
ponderata dei dati di ecotossicologia e
chimica
A B C D E C
se [C] > L2 se [C] < L2
Percorso I
Caratterizzazione “completa” - validità delle analisi 2-3 anni
Percorso II
Caratterizzazione “semplificata” - validità delle analisi 3 -5 anni
PORTI TURISTICI, IMBOCCATURE PORTUALI
< 40000m3, AREE COSTIERE O FLUVIALI
AREE INTERNE AI PORTI, incluse le
IMBOCCATURE > 40000m3
Percorsi di: Caratterizzazione e Classificazione Capitolo 2 (Percorso I) (Percorso II)
Informazioni sull’area Capitolo 1
DM 173 del 15 luglio 2016
Caratterizzazione ecotossicologica, chimica standard, fisica e
microbiologica* (*se ripascimento)
Caratterizzazione integrata e valutazione ponderata della qualità dei
sedimenti: dal Manuale ICRAM-APAT al DM173/16
La batteria di saggi biologici deve essere composta comprendendo almeno tre specie diverse, di cui: 1a tipologia: un saggio da applicare alla fase solida del sedimento (sedimento tal quale o privato dell’acqua interstiziale); 2a tipologia un saggio da applicare alla fase liquida (elutriato/acqua interstiziale); 3a tipologia un saggio con effetti cronici/sub-letali/a lungo termine e di comprovata sensibilità
Vengono dati criteri definiti per la scelta della batteria di saggi biologici
A = saggio acuto ; C = saggio cronico/lungo termine/subcronico/risp. subletale
Gruppo Batteri Alghe Crostacei Molluschi Bivalvi Echinodermi
Specie Vibrio fischeri
Dunaliella tertiolecta
Pheodactylum tricornutum
Skeletonema costatum
Am
ph
iba
lan
us
am
ph
itrite
Co
rop
hiu
m sp
p
Acartia tonsa Tig
riop
us fu
lvus
Crassostrea gigas
Mytilus galloprovincialis
Paracentrotus lividus
Matrice fase
liquida fase
solida fase liquida fase liquida
Sed. intero
fase liquida Sed.
intero fase
liquida fase liquida fase liquida fase liquida
Endpoint Bioluminescenza Crescita algale Mortalità Mortalità Mort. (48
h)
Mor (7 gg)
Sviluppo larvale
Mortalità Sviluppo larvale Sviluppo larvale Fecon-
dazione Sviluppo larvale
1a tipologia XA XA XC
2a tipologia XA XC XA XA XA XA
3a tipologia XC XC XC XC
Gruppo Specie Matrice Endpoint 1a
tipologia
2a
tipologia
3a
tipologia
Rif. protocolli
disponibili
Batteri Vibrio fischeri
fase liquida
Bioluminescenza
XA ISO 11348-3 (2007) *
(Stima EC)
AZUR Environmental (2005)*
fase solida XA ISO 21338 (2010)*
AZUR Environmental (1995)*
Alghe Dunaliella tertiolecta
Pheodactylum tricornutum
Skeletonema costatum
fase liquida Crescita algale XC ISO 10253 (2016)
Crostacei
Amphibalanus amphitrite fase liquida Mortalità XA UNICHIM 2245 (2012)
Corophium spp Sed. intero Mortalità XA ISO 16712 (2007)
UNICHIM 2246 (2012)
Acartia tonsa fase liquida
Mort. (48 h) XA UNICHIM 2365 (2012)
Mort. (7gg) XC UNICHIM 2366 (2012)
Sed. intero Svil. larvale XC ISO 16778 (2013)**
Tigriopus fulvus fase liquida Mortalità XA UNICHIM 2396 (2014)
Molluschi
Bivalvi
Crassostrea gigas fase liquida Svil. larvale XC ISO 17244 (2015)
Mytilus galloprovincialis fase liquida Svil. larvale XC ISO 17244 (2015)
Echinodermi Paracentrotus lividus fase liquida
Fecondazione XA Environment Canada***
(1992) EPS 1/RM/27
Svil. larvale XC ASTM E1563-98 ***
(1995, 2004 e 2012)
*: sostituzione del diluente con acqua di mare sintetica (Onorati e Mecozzi 2004) **: sulla fase liquida; ***: specie atlantiche
Appendice 2D dell’Allegato Tecnico al D.M. 173/2016:
Per ciascuna sostanza L1loc è dato dal 90° percentile della
distribuzione di dati giudicati “non tossici”.
Numerosità campionaria di almeno 30 campioni risultati privi di
pericolo ecotossicologico (HQ < 1) secondo i criteri di integrazione
ponderata.
Almeno 15 campioni con bioaccumulo ricadente nella classe
“Absent” o “Slight”, secondo quanto riportato nell’Appendice 2E.
Utilizzabili soltanto i dati di campioni per i quali sono disponibili sia
analisi chimiche che ecotossicologiche, anche antecedenti (non più
di 10 anni)
DEFINIZIONE DEI LIVELLI CHIMICI LOCALI (esempio applicativo in corso regione FVG)
VALUTAZIONE AMBIENTALE E SANITARIA (DD 8 /06 /2016)
Requisiti del set analitico
Ecotossicologia Chimica Sanitaria
I dati ecotossicologici e chimici devono appartenere al medesimo
campione
Gli organismi devono essere edibili,
stanziali ed appartenere a opportuni
livelli trofici (almeno di livello 2 e
almeno di livello 3 nel caso dell’analisi
del Hg)
Batteria di saggi costituita almeno da 3
organismi-test appartenenti a gruppi
trofici e filogenetici ben distinti e
applicata su almeno 2 matrici
ambientali
Rispetto dei requisiti di qualità
del D.lgs. 219/2010
(incertezza, limiti di
quantificazione, utilizzo
materiali certificati, ecc..)
I dati analitici devono risalire a non più
di 6 anni, purché non siano accaduti
eventi che abbiano modificato lo stato
dei luoghi (es. sversamenti accidentali)
Per il calcolo dell’Hazard Quotient
(HQ): numero di repliche, effetti medi
per campione e controllo, matrice,
end-point, tipologia di esposizione
I livelli di prestazione delle determinazioni analitiche, riferite sia ai
sedimenti che ai tessuti degli organismi, devono essere conformi ai
requisiti di cui al D.lgs. 219/2010
Per entrambe le fasi di valutazione è stato eseguito il controllo dell’idoneità del set di
dati disponibili in termini qualitativi e quantitativi
ALCUNE CRITICITA’
Alcune delle principale problematiche ancora aperte legate alla piena
applicazione delle prove ecotossicologiche sono:
la necessità di un set completo di protocolli condivisi tra i diversi operatori
(ISPRA, Agenzie per la protezione dell’ambiente e mondo della ricerca);
l’assenza a livello nazionale di una rete di laboratori che porti avanti
esercizi di intercalibrazione “periodici” per la validazione di protocolli e per
il controllo delle attività dei laboratori, sulle specie autoctone, facilmente
allevabili in laboratorio e comunque sui principali saggi in uso;
una sperimentazione ampia, condivisa e coordinata su scala nazionale
(ISPRA, Agenzie per la protezione dell’ambiente e mondo della ricerca)
della valenza pratica e scientifica di differenti batterie come proposto dal
Manuale ISPRA n. 67/2011 e come confermato anche dalle recenti
normative (Allegato Tecnico al DM173/2016), ancorchè da implementare
ulteriormente nei futuri aggiornamenti.
LA PROPOSTA ISPRA
Le attività che ISPRA sta conducendo sono le seguenti:
1) elaborazione e pubblicazione di Protocolli metodologici per saggi
biologici da applicare a sedimenti ed acque marino/salmastre, sia
riprendendo saggi già normati (ISO, UNICHIM, ASTM, ecc) che saggi
ormai in uso routinario ma ancora non specificatamente normati, al fine
di:
OBIETTIVO: fornire, oltre alla descrizione del procedimento del saggio,
una serie di informazioni utili all’operatore quali quelle riguardanti la
biologia e l’ecologia della specie, le modalità per la reperibilità in
natura o le indicazioni per l’allevamento/mantenimento in laboratorio
dell’organismo di prova, la restituzione dei dati e la validità dei risultati,
o eventuali criticità e approfondimenti, fino ad ipotizzare un inserimento
del saggio in batterie per specifici utilizzi
(caratterizzazione/monitoraggio/valutazione qualità/ecc.).
2) promozione di una carta di controllo nazionale tra i laboratori interessati
alla realizzazione di prove di intercalibrazione per la validazione di tali
protocolli (al momento è stata elaborata una proposta specifica per il
SNPA);
OBIETTIVO è la definizione di “carte di controllo ecotossicologiche”
specifiche per ciascun saggio biologico e riferite ad ogni singolo
laboratorio, così come al complesso dei laboratori es. del SNPA
“dedicati alla tematica” e non necessariamente di ogni singola Agenzia
regionale; potranno essere principalmente coinvolti i laboratori che
all’interno di alcune Agenzie si occupano di ecotossicologia degli
ambienti marino/salmastri (magari distribuite per riferimento geografico)
e anche gli Enti di ricerca interessati alla standardizzazione di questi
protocolli.
PROSSIMA PUBBLICAZIONE DI PROTOCOLLI METODOLOGICI: I QUADERNI DI ECOTOSSICOLOGIA
Terza specie test da utilizzare nella batteria di saggi biologici :
attività da programmare in ambito SNPA
(risultato delle 4 giornate informative/formative tenute presso ISPRA a luglio e settembre 2017)
Dall’esame dei questionari compilati dalle diverse Agenzie e pervenuti ad ISPRA, emerge che la maggior parte delle agenzie esegue le prime due tipologie di test in modo autonomo, mentre la terza (saggio cronico con effetti sub letali) può essere eseguita solo da un numero minore di agenzie, delle quali solo alcune sono in grado di garantire il mantenimento degli organismi- test (quali il riccio di mare Paracentrotus lividus, il copepode Acartia tonsa, o il mitilo Mytilus galloprovincialis).
Per facilitare il compito delle Agenzie:
• verrà inoltrata alle Agenzie interessate la bozza di Convenzione per la fornitura di organismi da parte di ISPRA (in particolare ricci di mare o i copepodi mantenuti presso i laboratori di ISPRA Livorno); convenzione che potrebbe essere contestualmente condivisa da più agenzie contemporaneamente (oltre alle attuali Agenzie che ne hanno già fatto richiesta);
• viene proposto un percorso formativo delle varie agenzie regionali nell’ambito dell’SNPA organizzato in tre livelli formativi, da iniziare entro l’anno:
a) livello di formazione generale, da estendere anche al personale non dedicato alle attività di laboratorio.
Obiettivo del primo livello è quello di garantire la conoscenza del metodo e la valutazione dei risultati.
b) livello di formazione pratica, per la partecipazione a prove di interconfronto.
Obiettivo di questo secondo livello è l’acquisizione di una sufficiente manualità e competenza nell’esecuzione delle prove.
c) livello di formazione approfondita, per mantenimento/allevamento degli organismi test. Obiettivo del terzo livello è, oltre a quanto previsto dal primo e secondo livello, acquisire una sufficiente manualità e competenza nel mantenimento e /o allevamento degli organismi da utilizzare nelle prove.
Il percorso di formazione in ambito SNPA potrebbe prevedere l’individuazione di “centri di formazione” in aree geografiche strategiche che permettano il coinvolgimento logistico di più agenzie locali, anche appartenenti a regioni differenti.
Viene inoltre segnalata la necessità di avviare le procedure per addivenire in tempi brevi ad un Tariffario unico SNPA per le analisi ecotossicologiche.
Viene infine ravvisata la necessità, dal punto di vista organizzativo, di individuare per ciascuna agenzia, uno o più referenti tecnici per gli aspetti legati alle indagini ecotossicologiche, al fine di aggiornare lo stato dell’arte nelle varie agenzie, e contribuire al previsto percorso di formazione in rete. A tale scopo, si concorda di predisporre un nuovo questionario mirato sulle analisi ecotossicologiche condotte nelle diverse Arpa (censimento dei saggi e dei metodi, inclusa l’esistenza di carte di controllo interne ai singoli laboratori), da inoltrare ai referenti tecnici sopra individuati.
Tavolo Tecnico di “osservazione esperta”
Allegato Tecnico DM173/16
.
È stata inviata una proposta ISPRA condivisa con gli enti nazionali quale
punto di riferimento tecnico-scientifico, con il compito di supportare lo
stesso Ministero e gli operatori territoriali nell’applicazione del DM 173, per:
1. informare e formare i futuri utilizzatori (enti di controllo ed altri);
2. operare possibili approfondimenti ed ottimizzazioni,
…per far crescere ulteriormente nel Paese l’esperienza
nell’applicazione delle indagini ecotossicologiche.
Quale rete e livello di qualità per i laboratori
di ecotossicologia ?
Quali forme di integrazione-collaborazione
tra laboratori pubblici e privati?
Continuiamo a lavorare insieme…
GRAZIE PER L’ATTENZIONE !!!