Il Paziente Con Patologia Cardiaca
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Dott. Carla Zenobi
Angina pectorisÈ una sindrome clinica caratterizzata da
episodi di dolore parossistico o da sensazione di compressione del torace in zona sternale.
Compare quando l’afflusso sanguigno è insufficiente a garantire l’adeguata ossigenazione del miocardio (attività fisica, stato emotivo, esposizione al freddo, alimentazione pesante)
E’ causata da cardiopatia aterosclerotica con ostruzione di un’arteria coronarica maggiore
Tipi di anginaAngina stabile: prevedibile e con caratteristiche
costanti, insorge con l’attività fisicaAngina instabile: i sintomi compaiono con
maggiore frequenza, anche a riposo; la soglia del dolore diviene più bassa
Angina refrattaria: dolore toracico invalildanteAngina variante: dolore anginoso a riposo con
sovraslivellamento reversibile del segmento ST nell’ECG
Ischemia silente:alterazioni elettrocardiografiche di tipo ischemico sotto sforzo con paziente asintomatico
Manifestazioni clinicheL’ischemia cardiaca produce dolore o altri
sintomi quali pesantezza nella regione gastrica, senso di soffocamento e oppressione nella regione superiore del torace con lieve malessere, oppure dolore intenso con sensazione di morte imminente.
Il dolore anginoso può essere accompagnato da una sensazione di debolezza, perdita di sensibilità alle braccia, tachipnea, pallore, diaforesi (sudorazione), stordimento, nausea e vomito
Nelle persone anziane il dolore può essere atipico, può comparire dispnea, oppure l’ischemia può essere asintomatica
DiagnosiAnamnesi e valutazione della sintomatologia
dolorosaECG di base e sotto sforzoEcocardiografia, ecocardiocolordopplerAngiografia coronaricaCateterismo cardiaco
TerapiaNitroglicerina: ha azione di vasodilatazione,
aumenta il flusso ematico coronarico, riduce la pressione di riempimento del cuore (precarico), la gittata cardiaca, la pressione arteriosa. Può essere somministrata per via sub-linguale, topica (cerotto transdermico) o endovenosa
Betabloccanti: riducono il consumo di ossigeno del miocardio, con riduzione della frequenza cardiaca, della contrattilità del miocardio, della conduzione degli stimoli e della pressione arteriosa. Effetti collaterali: ipotensione, bradicardia, blocco AV. Al paziente in terapia endovenosa con betabloccanti devono essere monitorati ECG, P/A, FC. La terapia non può essere sospesa bruscamente perché l’angina potrebbe peggiorare e insorgere IMA.
TerapiaCalcioantagonisti: diminuiscono l’automatismo
del nodo senoatriale e la conduzione, rallentano la FC, hanno azione vasodilatatrice, diminuiscono la P/A e il fabbisogno di ossigeno del miocardio. Effetti collaterali: diminuzione della contrattilità del cuore, blocco AV, bradicardia, costipazione, disturbi gastrici
Antiaggreganti: impediscono l’aggregazione piastrinica e l’incidenza di IMA. Comprendono: l’aspirina (160-325 mg), la ticlopidina, l’eparina calcica, gli inibitori delle GPIIb/GPIIIa (ReoPro, Aggrastat).
Somministrazione di ossigeno: aumenta l’apporto di O2 al miocardio e riduce il dolore. Va monitorata la SaO2, che deve essere > 93%.
Possibili complicanzeEdema polmonare acutoInsufficienza cardiaca congestiziaShock cardiogenoAritmie e arresto cardiacoInfarto del miocardioRottura cardiacaVersamento pericardico e tamponamento
cardiaco
Assistenza infermieristicaRaccolta dati e accertamento.Accertare le caratteristiche del dolore:Sede – dove si localizza il dolore?Produzione – cosa stava facendo quando è iniziato il dolore?Qualità – come descriverebbe il dolore? Ha mai avuto un
dolore simile in precedenzaQuantità – il dolore è continuo?Irradiazione – il dolore si diffonde in altre parti del corpo?Remissione – ha fatto qualcosa per farlo passare?Severità – VNSSintomatologia – quali altri sintomi avverte?Tempo – da quanto tempo compare il dolore?Valutare inoltre la risposta del paziente, il grado di
comprensione della diagnosi, l’adesione al piano terapeutico
Diagnosi infermieristicheInefficace perfusione tessutale miocardica
correlata a coronaropatia, che si manifesta con dolore toracico
Ansia correlata alla paura di morireInsufficiente conoscenza della patologia di
base e dei metodi per evitare le complicanzeGestione inefficace del regime terapeutico,
correlate a rifiuto di modificare adeguatamente lo stile di vita
ObiettiviPrevenire l’episodio anginosoControllare il dolore anginosoGestire l’ansia Prevenire le complicanzePromuovere l’educazione sanitaria per la
comprensione della patologia, l’adesione al regime terapeutico, attuare il cambiamento dello stile di vita
Interventi infermieristiciAll’esordio del dolore anginoso:Riposo a letto, posizione semi-FlowerValutazione del dolore, rilievo dei parametri vitaliEsecuzione ECG a 12 derivazioni; monitoraggio
ECG con controllo del segmento STSomministrazione di nitroglicerina sublinguale,
controllando P/A, FC, segmento STSomministrazione di ossigeno 2l/min.Prelievo ematico per enzimi cardiaci, troponina e
mioglobina, AT3
Interventi infermieristiciRidurre l’ansia: Informare il paziente sulle implicazioni che la diagnosi
comporta, i disturbi, il trattamento e i metodi per prevenire la malattia
Favorire attività di cooping atte a promuovere la distrazione durante l’episodio anginoso
Controllare il dolore:Educare in tecniche atte a prevenire e controllare il dolore
(alternanza tra attività e riposo)Insegnare l’autocura:Seguire un programma giornaliero di attività che on
provochino malessere, techipnea, fatigueEvitare sbalzi di temperaturaSeguire un regime dietetico adeguato (ipolipidico, iposodico,
ipoglucidico)Rispettare il protocollo terapeutico prescritto
ValutazioneIl paziente riconosce e sa gestire il dolore
anginoso:Riconosce i sintomiInterviene subito con misure appropriateSi rivolge al Servizio Sanitario di Emergenza se il
dolore non regredisceIl paziente riferisce una riduzione dell’ansia, ha
accettato la diagnosi e mostra di saper scegliere tra le varie alternative terapeutiche
Il paziente aderisce al programma terapeutico, ha adottato le misure adeguate per prevenire le complicanze, rispetta il calendario dei controlli clinici, non ha segni e sintomi di infarto
Infarto Miocardico AcutoProcesso di necrosi cellulare del tessuto miocardico
causato da:Riduzione del flusso ematico in un’arteria coronarica per
processi aterosclerotici o embolo;Vasospasmo di un’arteria coronaricaRidotto apporto di ossigeno per emorragia acuta,
ipotensione, anemia;Aumento del fabbisogno di ossigeno ( per aumento della
frequenza cardiaca, tireotossicosi, ingestine di cocaina.
Inizialmente il tessuto miocardico interessato va incontro ad ischemia, successivamente si istaura la necrosi tissutale.
Obiettivo del trattamento medico è prevenire o limitare la necrosi i l’insorgere di complicanze.
Manifestazioni clinicheCardiovascolari: dolore o disturbi toracici,
palpitazioni, aumento o diminuzione della P/A, assenza di polso in caso si instauri fibrillazione atriale. Il tracciato ECG pùò evidenziare alterazione del tratto ST e dell’onda T, tachicardia, bradicardia, aritmie
Respiratori: tachipnea, dispnea, respiro superficiale, possibili crepitii o edema polmonare
Gastrointestinali: nausea e vomitoCutanei: cute pallida, fredda, sudataNeurologici: Ansia e paura, irrequietezza,
capogiri, cefalea, disturbi visivi
AccertamentoAnamnesi: sintomatologia attuale, patologie esistenti,
esistenza di fattori di rischio cardiovascolare e di storia familiare positiva per cardiopatie
ECG: dovrebbe essere eseguito entro 10 m. dall’esordio della sintomatologia; può rilevare inversione dell’onda T, sopraslivellamento del tratto ST, anomalie dell’onda Q
Ecocardiogramma: permette di rilevare la presenza di ipo o acinesie della parete cardiaca
Esami di laboratorio: CKMB(aumenta dopo poche ore e raggiunge il picco massimo dopo 24 ore), LDH, mioglobina (aumenta dopo 1-3 ore e raggiunge il picco massimo dopo 12 ore), troponina (aumenta nelle prime 24 ore, ma rimane alterata fino a tre settimane)
ComplicanzeEdema polmonare acutoInsufficienza cardiacaShock cardiogenoAritmie ed arresto cardiacoVersamento pericardico ed arresto cardiacoRottura del miocardio
TerapiaObiettivi: limitare il danno miocardico, preservare la funzione
cardiaca, prevenire le complicanzeTerapia farmacologica: ai farmaci già menzionati per l’angina si
aggiungono:Trombolitici: hanno il compito di disgregare il trombo che
occlude l’arteria coronaria, e vengono somministrati e.v., entro 30 m. dall’arrivo del paziente in PS: sono streptochinasi, alteplase, reteplase, anistreplase. Non possono essere utilizzati se c’è un coagulo con funzione protettiva, o in caso di patologia emorragica
Analgesici. Viene utilizzata la morfina, che riduce il dolore e l’ansia, riduce il precarico e dilata i bronchioli, facilitando l’ossigenazione. Richiede un monitoraggio della P/A e della frequenza respiratoria
ACE-Inibitori. Impediscono la conversione dell’angiotensina I in II, per cui diminuiscono la P/A, l’escrezione renale di sodio e di liquidi, per cui il fabbisogno cardiaco di ossigeno diminuisce. E’ importante monitorare la P/A, la diuresi, i livelli sierici di sodio e potassio.
TerapiaProcedure interventistiche coronariche percutanee.
Vengono effettuate in urgenza in caso di IMA, al fine di rimuovere l’occlusione coronarica e ristabilire la perfusione dell’area ischemica, nonché rimuovere la placca ateromasica. Il trattamento deve essere realizzato entro 60 minuti dall’arrivo al PS, al fine di contenere al massimo il danno ischemico.
Riabilitazione cardiaca. Viene attuata quando i sintomi clinici dell’infarto sono regrediti, allo scopo di ridurre il rischio e recuperare l’attività fisica; l’allenamento fisico è graduale, per migliorare progressivamente l’efficienza del cuore. Durante il programma vengono monitorizzati la frequenza cardiaca e la saturazione dell’ossigeno. L’attività fisica a domicilio è controindicata in caso di: angina instabile, ipertensione, ipotensione ortostatica, embolia polmonare, dissezione dell’aorta, stenosi aortica, pericardite acuta, blocco AV, cardiomiopatia ipertrofica, febbre, diabete.
Assistenza infermieristicaAccertamento.Rilevazione della sintomatologia e valutazione
del tempo di insorgenza, alla durata, ai fattori scatenanti e a quelli che ne facilitano la regressione. Deve essere incannulata una vena per somministrare i farmaci ed eseguire prelievo ematico per enzimi cardiaci; va eseguito ECG.
Diagnosi infermieristicheInefficace perfusione tessutale cardiopolmonare
correlata a riduzione del flusso ematico coronaricoPotenziale compromissione degli scambi gassosi,
correlata a sovraccarico di liquidi per disfunzione ventricolare
Potenziale alterazione della perfusione dei tessuti periferici, correlata alla riduzione della gittata cardiaca
Ansia correlata alla paura di morireInsufficiente conoscenza dell’autoassistenza dopo
infarto del miocardio
ObiettiviScomparsa del dolore e dei segni e sintomi
dell’ischemiaRiduzione del danno miocardicoIndividuazione precoce delle complicanzeRiduzione dell’ansiaAdesione al programma di recupero ed
autoassistenza
InterventiEliminazione del dolore toracico e degli
altri sintomi: posizione semiseduta nel letto o in poltrona (aumenta il volume respiratorio, il drenaggio dai lobi superiori dei polmoni, diminuisce il ritorno venoso al cuore); somministrazione dei farmaci e di ossigeno a basso flusso
Miglioramento della funzione respiratoria: monitoraggio dell’attività respiratoria e della saturazione dell’ossigeno; controllo del BI per prevenire il sovraccarico di lavoro al cuore e ai polmoni; stimolare esercizi respiratori
InterventiAdeguata perfusione dei tessuti: riposo a letto nella fase
acuta; controllo della TC e del polso; ossigenoterapiaRiduzione dell’ansia: creare un rapporto di fiducia,
fornire informazioni precise, garantire un ambiente tranquillo e il riposo, insegnare tecniche di rilassamento e di copyng, ascoltare le paure e le preoccupazioni.
Monitoraggio e prevenzione delle complicanze: valutare costantemente l’attività cardiaca, la P/A, il respiro, il dolore , il BI, il sensorio, il colore e la temperatura della cute, l’ECG e i valori degli esami di laboratorio. Avvisare tempestivamente il medico in caso di variazioni dello stato clinico.
Promuovere l’assistenza domiciliare e di comunità: fornire un’adeguata educazione sanitaria sullo stile di vita da adottare e sull’adesione al regime terapeutico e al programma riabilitativo
ValutazioneRisultati attesi:Riduzione e scomparsa del doloreAssenza di dispneaMantenimento della perfusione tissutale
adeguataRiduzione dell’ansiaAssenza di complicanzeAdesione al programma di autoassistenza
Caso Clinico 1Il sig. Bartoletti, di anni 54, si presenta in PS verso le
ore 22,30 perché, tornando a casa dopo una cena da amici, ha accusato un senso di malessere generale, seguito da dolore retrosternale – epigastrico, fame d’aria, sudorazione algida. Il paziente è obeso; riferisce di fumare 15-20 sigarette al giorno. La P/A è di 110/60 e il polso è flebile ed accelerato.
Formula almeno una diagnosi infermieristica relativa ai seguenti domini e sviluppa il piano di assistenza :
Diagnosi potenziale relativa al dominio attività/riposo
Diagnosi reale relativa al dominio attività/riposoDiagnosi reale relativa ad dominio benessereDiagnosi reale relativa al dominio coping/tolleranza
allo stress
Insufficienza CardiacaSindrome clinica caratterizzata da segni e sintomi di
sovraccarico di liquidi o di inadeguata perfusione tissutale. Tali manifestazioni compaiono quando il cuore è incapace di
produrre una gittata sufficiente a rispondere alla domanda dell’organismo, in seguito ad un problema di contrattilità (disfunzione sistolica) o di riempimento cardiaco (disfunzione diastolica).
Può essere presente o assente congestione polmonare o sistemica.
acuta (reversibile)Insufficienza cardiaca cronica (uso di farmaci congestizia + stile di vita) (episodio
acuto in I. C.
cronica)
FisiopatologiaInsufficienza cardiaca sistolicaDiminuzione della quantità di sangue espulsa dal ventricoloSN simpatico produzione di adrenalina e nor-adrenalina reni produzione di renina angiotensina IVasi ACE angiotensina II vasocostrizione aldosterone ritenzione liquidi e NA stimolazione della sete fibrosi miocardicaAumento del pre e post-carico riduzione della contrattilità aumento del volume di sangue di fine
diastole aumento dimensioni del
ventricolo ipertrofia cardiaca ischemia cardiaca
EziologiaCoronaropatie dilatativa Cardiomiopatie ipertrofica restrittivaValvulopatieIpertensioneAterosclerosi coronaricaInfarto del miocardio
Manifestazioni clinicheInsufficienza cardiaca sinistra. E’ anche detta
insufficienza retrogada; il ventricolo sn non riesce a pompare il sangue in circolo, per cui si crea congestione e ipertensione polmonare, con dispnea, tosse secca, crepitii, SaO2 inferiore ai valori normali, ortopnea, dispnea parossistica notturna, oliguria, nicturia, tachisfigmia, con polso flebile , fatigue.
Insufficienza cardiaca destra. Prevale la congestione dei visceri e dei tessuti periferici, perché il cuore destro non è in grado di svuotare tutto il sangue che riceve dal circolo venoso. Ne consegue: turgore delle giugulari, edemi declivi da stasi, epatomegalia, ipertensione portale, ascite e disfunzione epatica, anorressia e nausea, dispnea per innalzamento del diaframma, debolezza pe ridotta perfusione periferica e ridotta eliminazione dei cataboliti, aumento di peso per accumulo di liquidi e fovea (oltre i 4,5 kg di aumento di liquidi e di pesi).
AccertamentoEcocardiogramma: conferma la diagnosi di
insufficienza cardiaca e rileva la frazione di eiezione, per determinare il tipo e la gravità dell’insufficienza.
ECGECG da sforzo per verificare se l’insufficienza è
secondaria a ischemia o coronaropatiaRx toraceEsami ematici. Elettroliti, uremia, creatininemia,
peptide natiuretico B, TSH, emocromo, esame urine
TerapiaStile di vita: ridurre il peso, non fumare, non bere
alcool, dieta iposodica e ipolipidicaOssigenoterapia: in relazione al livello di ipossiaTrattamento specifico della cardiopatia a monte:
bypass coronarico o angioplastica coronarica in caso di coronaropatia; stimolatore elettrico in caso di un disturbo di conduzione
FarmaciACE inibitori e inibitori selettivi dell’angiotensina I:
favoriscono la vasodilatazione e la diuresi; provocano la ritenzione di potassio, possono dare tosse secca e prima di iniziare il trattamento bisogna correggere l’ipercalcemia e l’ipovolemia
Idralazina e isosorbide dinitrato: in alternativa agli ACE inibitori, causano venodilatazione, riducono il precarico, le resisteze vascolari e il post-carico del ventricolo sn
TerapiaFarmaciBetabloccanti: sono usati insieme agli ACE inibitori per
ottimizzarne gli effetti positivi e ridurne gli effetti citotossici; hanno diversi effetti collaterali, quali vertigini, ipotensione, bradicardia, aggravamento dei sintomi di ansia.
Digitalici: aumentano la forza di contrazione del miocardio e ritardano la velocità di conduzione del NAV, con aumento del volume di sangue espulso dal ventricolo sn; favoriscono la diuresi. Hanno effetti tossici, ed è necessario monitorare la funzionalità renale e la potassiemia.
Calcioantagonisti: vengono utilizzati nei pazienti con cardiomiopatia non ischemica; causano vasodilatazione riducendo la resistenza vascolare sistemica
Altri farmaci: possono essere prescritti anticoagulanti in caso di pregressa embolia o trombo murale
ComplicanzeShock cardiogenoEdema polmonare acutoAritmiaTromboemboliaVersamento pericardico e tamponamento
cardiacoIpopotassiemia (polso flebile, ipotensione,
flaccidità muscolare, riduzione dei riflessi tendinei, astenia)
Tossicità digitalica
Assistenza infermieristicaAccertamento: Rilevare le situazioni di
dispnea – tachipnea, valutare la compliance al trattamento terapeutico
Esame fisico: ascultazione del respiro per rilevare crepitii e sibili; ascultazione del cuore per riscontrare la presenza di toni T, rilevazione della frequenza e del ritmo; si valuta la distensione delle vene giugulari, lo stato di coscienza, la presenza di edemi declivi; viene monitorizzata la diuresi e il peso corporeo
Diagnosi infermieristicheIntolleranza all’attività correlata allo squilibrio
tra apporto e fabbisogno di ossigeno ai tessuti, secondario alla riduzione della gittata cardiaca
Eccessivo volume di liquidi per eccesso di introduzione di liquidi o sodio
Ritenzione di liquidi secondaria ad insufficienza cardiaca
Dispnea ed irrequietezza correlati ad ossigenazione insufficiente
Non adesione al programma terapeutico correlata a carenza di conoscenze
ObiettiviRipristinare l’attività e ridurre l’asteniaEquilibrare l’apporto di liquidi e di sodioControllare la dispneaOttenere la complilance e favorire
l’autoassistenza
InterventiRipristinare l’attività e ridurre l’asteniaIn fase acuta favorire il riposo a letto per
facilitare la funzionalità renale e l’eliminazione di liquidi in eccesso, e per non sovraccaricare il cuore. Successivamente stimolare la progressiva ripresa dell’attività fisica, che deve essere graduale, alternata a fasi di riposo, non in prossimità dei pasti.
Monitorare i parametri vitali e la SaO2 prima, durante e dopo l’attività
InterventiEquilibrare l’apporto di liquidi e di sodioControllo del B.I. e degli elettroliti plasmaticiControllare il peso, lo stato di idratazione,
l’eventuale presenza di edemi decliviAscultare i polmoniRichiedere dieta iposodicaFavorire la posizione seduta o semiseduta
InterventiControllare la dispneaSomministrare ossigeno nelle fasi acuteGarantire la posizione seduta / semisedutaGarantire un sufficiente ricambio d’aria ed
una temperatura ambientale di 20- 22 °CMonitorare lo stato di coscienza ( l’ipossia e
l’aumento dell’anidrite carbonica possono determinare confusione ed agitazione psico-motoria)
InterventiOttenere la compliance e favorire
l’autoassistenza far comprendere al paziente la necessità di
modificare lo stile di vita, rispettare la dieta , il programma terapeutico e riabilitativo per migliorare il suo stato clinico
Tenere presenti i fattori culturali e le esigenze della persona nell’intervento di educazione sanitaria
Coinvolgere la famigliaGarantire la continuità assistenziale territoriale
ValutazioneRisultati attesiIl paziente tollera sempre meglio l’attività,
riconosce i sintomi di affaticamento e regola l’attività in base ad essi
Controlla il suo bilancio idrico, e gli edemi periferici si riducono
Aderisce al regime di autoassistenza, assume i farmaci, rispetta la dieta e il calendario dei controlli diagnostici, controlla il peso e riferisce la comparsa di effetti collaterali o sintomi insoliti
Complicanze dell’ICEdema polmonare acutoAccumulo eccessivo di liquidi nei polmoni, negli spazi
interstiziali e/o negli alveoli polmonari. Il ventricolo sn non riesce a compensare l’ipervolemia, per cui si determina un aumento di pressione a monte, nell’arteria polmonare; aumenta di conseguenza la pressione idrostatica, con passaggio di liquidi dai capillari polmonari agli spazi interstiziali. A causa della presenza di liquido negli alveoli, l’aria non può entrare e gli scambi gassosi sono ostacolati
Sintomi: dispnea, agitazione psicomotoria, cianosi periferica, estremità fredde ed umide, tachicardia, polso debole, turgore delle giugulari, espettorato mucoso, striato di sangue. Tale condizione va prevenuta ma, in presenza dei sintomi, bisogna intervenire subito
Complicanze dell’ICTerapiaOssigenoterapia , s.o. intubazione e ventilazione meccanica
in PEEPMorfina. Riduce le resistenze periferiche e il ritorno
venoso; favorisce la diminuzione dell’ansiaDiuretici. Facilitano l’eliminazione dei liquidi e del sodio in
eccesso e vengono somministrati e.v. per ottenere un effetto rapido
Dobutamina. E’ una catecolamina che stimola i recettori beta1, e favorisce la contrattilità cardiaca; aumenta la conduzione A/V e provoca aumento della frequenza ventricolare
Milrinone. Promuove la liberazione e impedisce la ricaptazione del Ca, con vasodilatazione, riduzione del pre-carico e del lavoro cardiaco. Può causare ipotensione
Nesitiride. Migliora il volume di eiezione, riduce il precarico e il postcarico. Provoca ipotensione
Complicanze dell’ICInterventi infermieristiciChiamare m.d.g.Posizione seduta con le gambe sospese da terra per ridurre
il ritorno venoso e la congestione polmonare (possibilità di effettuare salasso bianco)
Rilevare e monitorare i parametri vitali (P/A, polso, respiro)Reperire un accesso venoso, effettuare un prelievo ematico
per funzionalità renale ed epatica ed elettrolitiInserire catetere vescicale per monitorare la diuresi e il BIInformare e rassicurare il paziente su quanto sta
avvenendoSomministrare i farmaci prescritti e monitorare il paziente
in relazione al trattamento farmacologico
Complicanze dell’ICShock cardiogenoIl cuore non è in grado di pompare il volume di sangue necessario
a soddisfare il fabbisogno tissutale di ossigeno. Il grado di shock è proporzionale alla gravità della disfunzione ventricolare; la riduzione della gittata cardiaca determina riduzione della perfusione degli organi vitali, compreso il cuore, ed aumento delle pressioni polmonari, con congestione polmonare ed ipossia
Sintomi.Agitazione psicomotoria e stato confusionale, ipotensione,
aritmia, tachisfigmia, polso debole, cute fredda e umida, crepitii respiratori.
AccertamentiL’emogas registra inizialmente alcalosi respiratoria;
successivamente, quando si instaura un danno di organo, si registra acidosi metabolica. Attraverso cateterismo dell’arteria polmonare si registra ipertensione e riduzione della gittata cardiaca
Complicanze dell’ICTerapiaIn caso di ipervolemia si somministrano
diuretici.In caso di ipovolemia vascolare si infondono
plasma-expander e vasopressoriIn caso di ipossia si intensifica
l’ossigenoterapiaPuò essere praticata contropulsazione aortica
con monitoraggio emodinamico
Complicanze dell’ICInterventi infermieristiciRiconoscere la criticità ed attivare i soccorsiMonitoraggio multiparametricoInfusione dei liquidi prescritti e monitoraggio
del BISomministrazione dei farmaci prescritti e
monitoraggio del loro effettoIn caso di contropulsazione aortica, controllo del
funzionamento del presidio e dello stato neurovascolare delle estremità inferiori
Garantire il confort
Caso clinico 2Il sig. Valente è cardiopatico. Durante il tuo turno di
notte evidenzi un peggioramento della condizione clinica: il paziente è gravemente dispnoico, mantiene la posizione ortopnoica, presenta abbondanti secrezioni schiumose e striate di sangue, è iperteso, il polso e flebile e tachisfigmico, presenta cianosi periferica, cute fredda e umida, stato di ansia.
Formula almeno una diagnosi infermieristica relativa ai seguenti domini e sviluppa il piano di assistenza
Diagnosi reale relativa al dominio attività/riposoDiagnosi reale relativa al dominio
sicurezza/protezioneDiagnosi reale relativa al dominio eliminazione e
scambi
Stimolatori cardiaciDispositivo elettronico in grado di generare impulsi
elettrici e di inviarli al muscolo cardiaco.Indicazioni: rallentata formazione spontanea di impulsi,difetto di conduzione, tachiaritmie refrattarie al
trattamento farmacologico, insufficienza cardiaca refrattaria al trattamento farmacologico (stimolazione biventricolare)
Possono essere: permanenti – usati nel blocco cardiaco totale e
irreversibilitemporanei – usati per sostenere l’attività cardiaca fino
al miglioramento delle condizioni del paziente, o fino all’impianto di uno stimolatore permanente
Stimolatori cardiaciDue componenti:Generatore – contiene il circuito e le batterie
che generano stimoli elettrici che vengono trasmessi al cuore con una frequenza ed una intensità prestabilita
Elettrodi flessibili a catetere – rilevano l’attività elettrica spontanea del cuore ed inviano le informazioni al generatore
In caso di bradicardia improvvisa può essere iniziata la stimolazione transcutanea di emergenza
Stimolatori cardiaciCodice di 5 lettere per definire la funzionalità di un
P.M.
1° - si riferisce alla cavità cardiaca stimolata. A = atrio; V = ventricolo; D = duplice2° - cavità in cui viene rilevato il segnale A = atrio; V = ventricolo; D = duplice3° - tipo di risposta dello stimolatore a quanto rilevato
dal sensore I = inibitoria T = indotta D = duplice4° - possibilità di programmare più volte il generatore nei
PM permanenti o= nessuna P= semplice M= multipla5° - possibilità del generatore del PM permanente di
correggere la tachicardia e funzionare come defibrillatore P = antitachicardia S= defibrillazione D=
duplice
Stimolatori cardiaciLa scelta del generatore e l’impostazione dei
parametri dipendono dall’aritmia del paziente, dalla funzionalità cardiaca di base, dall’età.
La stimolazione effettuata dal PM compare sul tracciato ECG come una retta verticale (spike) cui seguono i complessi tipici dell’ECG: onda P e QRS. Si dice cattura quando uno spike è seguito da un complesso adeguato
Stimolatori cardiaciIn genere gli stimolatori sono impostati in
modo da rilevare e rispondere in funzione all’attività cardiaca spontanea (stimolazione a richiesta)
Lo stimolatore fisso asincrono emette impulsi ad intervalli di tempo regolari, indipendentemente dall’attività cardiaca spontanea del paziente, che non è in grado di rilevare. Questo tipo di stimolazione interessa solo l’atrio, e può essere usata in caso di bradicardia sinusale.
Stimolatori cardiaciComplicanzeInfezioni locali Sanguinamento o formazione di ematomiEmotorace in seguito a perforazione della vena
succlavia o della mammaria internaBattiti ectopici e tachicardia ventricolare per
irritazione determinata dall’elettrodo endocardicoSpostamento a dislocazione dell’elettrodo transvenosoStimolazione del nervo frenico e del diaframma con
singhiozzoRaramente, dopo la rimozione di elettrodi epicardici
usati per stimolazione temporanea, si può avere tamponamento cardiaco
Stimolatori cardiaciNelle prime ore successive all’inserimento di uno
stimolatore, per prevenire la dislocazione dell’elettrodo, l’attività del paziente viene ridotta al minimo
Viene monitorato l’ECG per individuare tempestivamente eventuali malfunzionamenti del PM, che provocano i segni e i sintomi di una ridotta gittata cardiaca
L’inibizione di uno stimolatore permanente può derivare dall’esposizione a forti campi magnetici; i pazienti dovrebbero evitare o allontanarsi rapidamente dalle zone in cui provano vertigini e palpitazioni
Le parti metalliche di alcuni stimolatori possono attivare allarmi di sicurezza di negozi e aeroporti, e i dispositivi elettronici portatili usati per la perquisizione, i pazienti dovrebbero portare sempre con sé un documento certificativo e identificativo dello stimolatore
Sono stati istituiti centri specializzati per seguire anche a distanza e in telemedicina, i pazienti portatori di PM e individuare precocemente eventuali disfunzioni dello stimolatore
Stimolatori cardiaciAssistenza infermieristica – accertamentoMonitoraggio ECG per verificare lo spike, la
risposta del paziente alla stimolazione, e se questa è adeguata alle sue condizioni
Controllo del sito di incisione cutanea per rilevare la comparsa di sanguinamento, ematomi, infezioni
Controllo di eventuali interferenze elettriche nell’ambiente, e della messa a terra di tutti gli apparecchi elettrici
Verifica delle conoscenze del paziente e dei famigliari sulla gestione del PM e della situazione clinica
Stimolatori cardiaciDiagnosi infermieristicheRischio di infezione correlato ad inserimento
dell’elettrodo o all’impianto del generatore del PM
Insufficiente conoscenza circa il programma di autogestione
Rischio di riduzione della gittata cardiaca per malfunzionamento del PM
Stimolatori cardiaciObiettiviPrevenire le infezioniOttenere l’adesione al programma di
autocuraMantenere la funzione dello stimolatore
Stimolatori cardiaciInterventiPrevenzione delle infezioni – medicare
regolarmente ed esaminare la ferita, controllare la TC
Adesione al programma di autocura – favorire la comprensione della patologia e l’adeguamento dello stile di vita; insegnare a riconoscere i segni-sintomi di malfunzionamento, e come gestirli e quando rivolgersi al medico, insegnare tecniche di controllo dello stress; insegnare a riconoscere le sorgenti di interferena elettromagnetica
Stimolatori cardiaciValutazione e risultati attesiAssenza di infezioniIl paziente aderisce al programma di autocura:
riconosce l’infezione, sa quando deve rivolgersi al medico, conosce i metodi per evitare l’interferenza elettromagnetica, aderisce al programma di monitoraggio
Manutenzione dello stimolatore: il paziente rileva e annota puntualmente la frequenza del polso, e non si riscontrano variazioni improvvise.
Caso clinico 3Al sig. Guarnieri, di 72 anni, cardiopatico, è stato
da pochi giorni impiantato un pace maker , e deve essere dimesso.
Formula almeno una diagnosi infermieristica relativa ai seguenti domini e sviluppa il piano di assistenza
Diagnosi reale relativa al dominio promozione della salute
Diagnosi reale relativa al dominio coping/tolleranza allo stress
Diagnosi potenziale relativa al dominio attività/riposo