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RIASSUNTO - Viene presentato un nuovo approccio alla dif- fusione del Patrimonio Geologico della fascia perifluviale del Fiume Marta, emissario del Lago di Bolsena (Lazio). L’area comprende zone ZPS e SIC, mostrando aspetti di notevole naturalità e valenza ambientale. L’analisi ha compreso innanzitutto l’esame degli aspetti geologici, geomorfologici e idrogeologici del territorio sulla base sia della letteratura recente che di osservazioni di cam- pagna. Da questa prima parte dello studio sono risultati motivi di interesse di ordine stratigrafico-vulcanologico, circa la dinamica morfoevolutiva del territorio e circa le rela- zioni acque superficiali - acque sotterranee. Questa fase dello studio ha permesso l’individuazione di testimoni esemplari dei processi che hanno governato e governano localmente la storia della Terra, ovvero dei Geositi. Quelli scelti tra quanti hanno palesato maggiore interesse sembra- no essere un'occasione per far conoscere a quanti, di qual- siasi fascia di età ed estrazione culturale, non abbiano dime- stichezza con le Scienze della Terra, gli infiniti aspetti della geologia, tenendo conto anche del contesto ambientale generale dell’area. La fase successiva è stata quella di tracciare, sulla base dello studio dei geositi, itinerari di interesse geologico alcu- ni dei quali, adeguatamente supportati da strumenti didatti- co-divulgativi, potessero offrire un’esperienza formativa a fruitori in età scolare e ad un pubblico adulto eterogeneo, nonché occasioni di valorizzazione del territorio attraverso attività sostenibili. L’approccio adottato è stato quello tran- sdisciplinare, ovvero un approccio a molteplici livelli, indi- cati da una struttura a rete predefinita per raggiungere un obiettivo comune, coinvolgendo discipline diverse ma con- dividendo l’intero processo di studio-ricerca-indagine sul tema/oggetto prescelto, che nel caso specifico ha riguarda- to il progetto e la realizzazione di una Guida e di un Quaderno Didattico. La Guida, destinata a fruitori adulti, è stata progettata e realizzata con l’intento di fornire un supporto informativo che svolgesse il ruolo sia di strumento di lettura, corretta ed integrata, delle emergenze geologiche, geomorfologiche ed idrogeologiche del territorio, che di supporto e, soprattutto, di stimolo nella comprensione dei principali “indizi” che ne facciano comprendere la storia e la dinamica evolutiva. Il Quaderno Didattico, destinato a fruitori in età scola- re, è stato costruito intorno ad un itinerario ricco di emer- genze a carattere geomorfologico, vulcanologico e idrogeo- logico, privilegiando gli aspetti didattico-divulgativi. Lo strumento ipotizzato è stato concepito come esempio-tipo di una collana destinata ad abbracciare tutti i percorsi che è possibile tracciare attraverso i geositi maggiormente rappre- sentativi dell’alta valle del Fiume Marta. La struttura, i mate- riali e l’architettura generale del Quaderno sono stati oppor- tunamente disegnati al fine di renderne agevoli consultazio- ne e fruizione. P AROLE CHIAVE: Patrimonio Geologico, Geositi, Lago di Bolsena, Fiume Marta, Proposta metodologica. Il Patrimonio Geologico dell’area al contorno del Lago di Bolsena e dell’alto corso del Fiume Marta, i Geositi e lo Sviluppo Sostenibile. Una proposta metodologica transdisciplinare Geological heritage of the area on surroundings of Bolsena Lake and of upper water-course of Marta River, Geosites and Sustainable Development. A multiscientific methodological proposal CIANCHI M.E. (*), NAPPI G. (**), PACCHIAROTTI G.(*), PISCOPO V. (*), SIBI P. (*), VALLETTA M.(*) (*) Dipartimento di Ecologia e Sviluppo Economico Sostenibile dell’Università della Tuscia. Via S. Giovanni Decollato, 1 - 01100 Viterbo (**) Istituto di Scienze della Terra dell’Università Carlo Bo. Campus Scientifico - Loc. Crocicchia - 61029 Urbino Mem. Descr. Carta Geol. d’It. LXXVII (2008), pp. 213 - 252 figg. 5

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RIASSUNTO - Viene presentato un nuovo approccio alla dif-fusione del Patrimonio Geologico della fascia perifluvialedel Fiume Marta, emissario del Lago di Bolsena (Lazio).L’area comprende zone ZPS e SIC, mostrando aspetti dinotevole naturalità e valenza ambientale.

L’analisi ha compreso innanzitutto l’esame degli aspettigeologici, geomorfologici e idrogeologici del territorio sullabase sia della letteratura recente che di osservazioni di cam-pagna. Da questa prima parte dello studio sono risultatimotivi di interesse di ordine stratigrafico-vulcanologico,circa la dinamica morfoevolutiva del territorio e circa le rela-zioni acque superficiali - acque sotterranee. Questa fasedello studio ha permesso l’individuazione di testimoniesemplari dei processi che hanno governato e governanolocalmente la storia della Terra, ovvero dei Geositi. Quelliscelti tra quanti hanno palesato maggiore interesse sembra-no essere un'occasione per far conoscere a quanti, di qual-siasi fascia di età ed estrazione culturale, non abbiano dime-stichezza con le Scienze della Terra, gli infiniti aspetti dellageologia, tenendo conto anche del contesto ambientalegenerale dell’area.

La fase successiva è stata quella di tracciare, sulla basedello studio dei geositi, itinerari di interesse geologico alcu-ni dei quali, adeguatamente supportati da strumenti didatti-co-divulgativi, potessero offrire un’esperienza formativa afruitori in età scolare e ad un pubblico adulto eterogeneo,nonché occasioni di valorizzazione del territorio attraversoattività sostenibili. L’approccio adottato è stato quello tran-

sdisciplinare, ovvero un approccio a molteplici livelli, indi-cati da una struttura a rete predefinita per raggiungere unobiettivo comune, coinvolgendo discipline diverse ma con-dividendo l’intero processo di studio-ricerca-indagine sultema/oggetto prescelto, che nel caso specifico ha riguarda-to il progetto e la realizzazione di una Guida e di unQuaderno Didattico.

La Guida, destinata a fruitori adulti, è stata progettata erealizzata con l’intento di fornire un supporto informativoche svolgesse il ruolo sia di strumento di lettura, corretta edintegrata, delle emergenze geologiche, geomorfologiche edidrogeologiche del territorio, che di supporto e, soprattutto,di stimolo nella comprensione dei principali “indizi” che nefacciano comprendere la storia e la dinamica evolutiva.

Il Quaderno Didattico, destinato a fruitori in età scola-re, è stato costruito intorno ad un itinerario ricco di emer-genze a carattere geomorfologico, vulcanologico e idrogeo-logico, privilegiando gli aspetti didattico-divulgativi. Lostrumento ipotizzato è stato concepito come esempio-tipodi una collana destinata ad abbracciare tutti i percorsi che èpossibile tracciare attraverso i geositi maggiormente rappre-sentativi dell’alta valle del Fiume Marta. La struttura, i mate-riali e l’architettura generale del Quaderno sono stati oppor-tunamente disegnati al fine di renderne agevoli consultazio-ne e fruizione.

PAROLE CHIAVE: Patrimonio Geologico, Geositi, Lago di Bolsena, Fiume Marta, Proposta metodologica.

Il Patrimonio Geologico dell’area al contorno del Lago di Bolsena e dell’alto corso del Fiume Marta, i Geositi e lo Sviluppo Sostenibile.Una proposta metodologica transdisciplinareGeological heritage of the area on surroundings of Bolsena Lake and ofupper water-course of Marta River, Geosites and Sustainable Development. A multiscientific methodological proposal

CIANCHI M.E. (*), NAPPI G. (**), PACCHIAROTTI G. (*),PISCOPO V. (*), SIBI P. (*), VALLETTA M. (*)

(*) Dipartimento di Ecologia e Sviluppo Economico Sostenibile dell’Università della Tuscia. Via S. Giovanni Decollato, 1 - 01100 Viterbo(**) Istituto di Scienze della Terra dell’Università Carlo Bo. Campus Scientifico - Loc. Crocicchia - 61029 Urbino

Mem. Descr. Carta Geol. d’It.LXXVII (2008), pp. 213 - 252

figg. 5

ABSTRACT - A new approach to the spread of theGeological Heritage has been proposed for the upper basinof the River Marta, outlet of the Lake Bolsena. The areabelongs to the Latium Volcanic Region (Pleistocene VulsiniDistrict) and includes ZPS and SIC zones showing manynatural beauties and environmental values.

The analysis included first of all the examination of thegeological, morphological and hydrogeological featuresbased on the recent literature and appropriate survey. Theresults of this first step highlighted several interesting sitesfor the volcanic stratigraphy, morphological dynamics ofthe region, and interactions between ground-surface waters.Some of these sites have been selected and proposed asGeosites because of their opportunity to popularize thegeological evidences of the area considering the environ-mental frame.

Geological routes through the Geosites have been sub-sequently mapped. Didactic and educational tools designedfor schools and grown-up people have been planned to sup-port some geological routes. Through a cross-curricularapproach it has been proposed a Guide and a EducationalBook considering the environmental andscientific values of thearea and involving several branches of learning in the pro-cess of study-research-testing of the chosen geological routes.

The Guide is designed for the grown-up people ofaudiences. It has two main aims: i) to supply the audienceswith information about the geological, morphological andhydrogeological evidences of the area; ii) to stimulate tounderstanding of the main signs of the history and deve-lopment of the Earth.

The Educational Book is designed for the school-chil-dren around a route rich in educational examples concer-ning morphology, volcanology and hydrogeology. TheEducational Book was worded as prototype of a series ofbooks devoted to several model routes through theGeosites of the River Marta Valley. The contents, materialsand structure of the Educational Book were purposelythought to make easy the reading and enjoyment.

KEY WORDS: Geological Heritage, Geosite, Lake Bolsena,River Marta, Educational Route.

1. - INTRODUZIONE

La disponibilità di strumenti e di condizioniche favoriscano lettura ed interpretazione degliaspetti geologici del territorio da parte del vastopubblico può contribuire, in maniera significativa,a promuovere lo sviluppo del turismo culturale avocazione ambientale. È questa l’idea fondantecondivisa dagli autori del presente lavoro, sostan-zialmente incentrato su un approccio di ricercatrandisciplinare che tenta di integrare, in prospet-tiva applicativa, i contributi e le competenze dimolteplici ambiti scientifici.

Ed è per queste peculiarità che il lavoro forni-sce anche l’occasione più opportuna per ricorda-re ALFREDO JACOBACCI. La sua totale aperturamentale verso tutti i “modi possibili” di far cono-scere la Geologia e di esaltarne ruolo ed impor-tanza nella società civile, è stato uno degli aspettiche maggiormente hanno caratterizzato la Sua

infaticabile e lunghissima operosità come geologodi Stato, ricercatore e docente e, probabilmente,anche la proposta di considerare la geologia comerisorsa e come motore per attività che rispettanoun processo di sviluppo sostenibile, Lo avrebbeaffascinato.

La “proposta metodologica transdisciplinare”,oggetto del presente lavoro, nasce dall’intento diaffiancare il rigore scientifico della ricerca geolo-gica all’obiettivo di rendere comprensibile e com-pletamente fruibile da parte di un pubblico etero-geneo, per età e per cultura, i tratti essenziali, neltempo e nello spazio, degli aspetti evolutivi e del-l’assetto geologico (nel senso più ampio) deiMonti Vulsini e delle aree adiacenti.

Lo sviluppo di tale approccio ha preso avviodalla ricerca di siti che fossero caratterizzati darappresentatività e singolarità, se non da rarità edunicità, dei fenomeni e dei processi geologicilocali. Ciò ha consentito non solo di individuarenuovi Geositi, che sostanziano il significato diquel termine, ma anche di interpretare in manierapiù ampia, chiara ed accessibile, alcuni Geositinoti da tempo, quali la Civita di Bagnoregio, le“pietre lanciate” e le sorgenti di Castello Broco,per citare solo qualche esempio.

La prospettiva di inquadrare i geositi nell’otti-ca della divulgazione e della conseguente valoriz-zazione culturale-economica, ha poi orientato laprogettazione condivisa di due strumenti di frui-zione: un Quaderno di ricerca destinato a ragazziin età scolare e una Guida ideata per fruitori adul-ti. Per la realizzazione di questi due esempi didat-tico - divulgativi è stata privilegiata l’area dell’altobacino del Fiume Marta, caratterizzata dalla pre-valenza di depositi vulcanici e dalla presenza,significativa, di quelli sedimentari, oltre che dapeculiarità di rilevanza idrogeologica. L’azionespecifica è stata quella di tracciare alcuni itinerarifisici all’interno della zona prescelta che consen-tissero al “normale” visitatore di cogliere ed inter-pretare le tracce più significative della storia geo-logica locale.

2. - LINEAMENTI MORFOLOGICI

Caratteristiche ed assetto morfologici dell’areadi indagine, che coincide prevalentemente conl’alto bacino del Fiume Marta nel Lazio settentrio-nale (sino alla sezione di Centrale Traponzo) econ il suo intorno significativo (fig. 1), sono statifortemente condizionati sia dalla natura dellerocce affioranti che dai processi esogeni ed endo-geni, che si sono succeduti ed avvicendati negliultimi milioni di anni.

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Predominanti sono i paesaggi conseguenti alla dif-fusione, in affioramento, di rocce vulcaniche apparte-nenti principalmente al Distretto Vulcanico Vulsino.

Il prevalere di esse ha, infatti, condizionatouna topografia, che è caratterizzata da una serie dirilievi collinari (quote massime intorno ai 600-700m s.l.m.), che corrispondono a più centri di emis-sione, e che si alternano ad ampie depressioni vul-cano-tettoniche, la più estesa delle quali è occupa-ta dal Lago di Bolsena. Le forme positive sonorappresentate da numerosi coni di scorie e ceneri(per esempio, Montefiascone e Valentano) e dallacolata lavica di Selva del Lamone, che digradadalla zona di Latera verso la valle del Fiume Fiora.Le forme negative più evidenti sono le grandi cal-dere ellittiche o sub-circolari di Latera (fig. 2, trat-

ta da un disegno originale di ALFREDO JACOBACCI)e Montefiascone.

Versanti piuttosto acclivi, in corrispondenzadelle strutture vulcano-tettoniche più recenti(bordi delle caldere, faglie e fratture) e dell’affio-ramento di rocce a comportamento litoide (cola-te laviche), si alternano, quindi, con versanti piùdolci, in corrispondenza dei litotipi meno resi-stenti all’erosione (prodotti piroclastici meno coe-renti) e delle ampie superfici strutturali (plateauxignimbritici). L’azione delle acque correnti ed iprocessi connessi con il sollevamento eustaticowurmiano hanno inciso, entro questo paesaggio,valli generalmente strette e profonde, successiva-mente rimodellate e parzialmente ammantate dadepositi alluvionali.

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Fig. 1 - Inquadramento dell’area di studio 1: Area di studio; 2: Geositi esaminati; 3: Centri urbani.- Location of the study area 1: Study area; 2: Some Geosites; 3: Town and village.

Il paesaggio di un piccolo settore della fasciasudorientale dell’area studiata mostra caratteri dif-ferenti, quale conseguenza dell’affiorarvi di roccesedimentarie, che costituiscono anche il substratodi quelle vulcaniche.

Si tratta di colline con morfologia generalmen-te molto dolce (quote massime intorno ai 150-250m s.l.m.) in relazione alla natura poco competen-te delle successioni sedimentarie, costantementecaratterizzate da una non trascurabile componen-te argillosa. Le intercalazioni di litotipi più coeren-ti (conglomerati, calcareniti, arenarie) trovanoriscontro, localmente, in forme più acclivi. Levalli, in particolare quella che ospita il corso prin-cipale del Fiume Marta, diventano più ampie epiatte in corrispondenza dei depositi sedimentari,a causa della più alta erodibilità di essi a fronte dilarga parte di quelli vulcanici.

La rete idrografica è condizionata dalla presen-za del Lago di Bolsena (305 m s.l.m.), ospitatonella già citata depressione vulcano-tettonica ecaratterizzato da una superficie di circa 114 km2,una profondità massima di 151 m ed un volumedi invaso di circa 9.2 km3. Il Fiume Marta rappre-senta l’unico emissario del lago ed è, in parte, ali-mentato da esso. I tributari, che sono sviluppati

soprattutto in sinistra del corso d’acqua principa-le, drenano anche le pendici orientali dei comples-si vulcanici del Cimino e del Vico. In generale, icorsi d’acqua minori hanno carattere torrentizio epresentano un andamento radiale centrifugorispetto ai principali centri eruttivi. Il FiumeMarta ed i suoi maggiori tributari di sinistra (Leia,Biedano e Traponzo), invece, sono animati da undeflusso perenne e la conformazione del lorotracciato risente maggiormente dell’assetto strut-turale dell’area e delle dinamiche morfoevolutivequaternarie.

2. - CARATTERISTICHE GEOLOGICHE

Come già accennato, sono le rocce vulcanichee piroclastiche (derivanti, prevalentemente, dall'at-tività del Distretto Vulcanico Vulsino) quelle net-tamente più diffuse nell'area in esame, entro laquale affiorano, sebbene in modo marginale, anchequelle appartenenti al substrato sedimentario.

La descrizione che segue è, pertanto, propor-zionata alla estensione in affioramento ed all’im-portanza che le une e le altre rivestono ai fini delpresente studio.

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Fig. 2 - Lineamenti morfologici della Caldera di Latera (da NAPPI, 1969b).- Morphological features of the Latera caldera (after NAPPI, 1969b).

M. Becco556

Fosso Olpeta337

Poggio delMulino

408

M. Rosso566

L. di Mezzano452

M. Calveglio544

M. Spinaio558

Pioggio Evangelista663

P. Montione612 Latera

La Montagna639

P.S. Luce

Valentano

M. Starnina620

Madonna dell’Eschio606

2.1. - IL DISTRETTO VULCANICO VULSINO

Il Distretto Vulcanico Vulsino (DVV) è situa-to nel settore più settentrionale della ProvinciaComagmatica Romana (fig. 3), l’attività dellaquale, in accordo con BECCALUVA et alii (1991),può essere collegata alla parziale fusione edall'eterogeneo arricchimento di una sorgente loca-lizzabile nel mantello. Secondo SERRI et alii (1993),il vulcanismo dell’appennino sarebbe il prodottodi un magmatismo di arco ed i processi geodina-mici, ai quali esso è riconducibile, avrebbero cau-sato l’assimilazione di notevoli quantità di mate-riale crostale da parte del mantello superiore. Levarietà di magmi presenti nell’italia centro-meri-dionale rappresentano, secondo PECCERILLO(2002), un mosaico di sorgenti del mantello, pre-cedenti al processo metasomatico.

I prodotti del DVV occupano un’area di circa2200 km2 e sono distribuiti radialmente rispettoalla depressione vulcano - tettonica del lago diBolsena (fig. 4).

Nell’ambito dell’evoluzione del DVV, sonostate distinte cinque zone o complessi vulcanici: ilPaleobolsena, il Bolsena, il Montefiascone, ilLatera ed il Neobolsena (NAPPI et alii, 1995,NAPPI et alii, 1998, NAPPI et alii, 2004), con mec-canismi e scenari eruttivi molteplici: lo spettrodelle attività di tipo esplosivo, che comprendequelle di tipo hawaiano, stromboliano, pliniano,idromagmatico e surtseyano è, infatti, pressocchècompleto. I depositi relativi a tali meccanismieruttivi sono rappresentati da scorie saldate, conidi scorie, strati di pomici, ignimbriti, surges, lapilliaccrezionali, etc.

Anche i prodotti dell’attività effusiva sono ben

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Fig. 3 - Carta strutturale del Distretto Vulcanico Vulsino (da NAPPI et alii, 1991 modificata). 1 - faglie profonde; 2 - faglie; 3 - recinti calderici; 4 - recinti cal-derici sepolti; 5 - coni di scorie; 6 - coni di scorie sepolti; 7 - eruzioni esplosive centrali; 8 - maar; 9 - strutture domiformi; 10 - crateri d’esplosione; 11 - atti-

vità surtseyana; 12 - centri eruttivi; 13 - centri eruttivi sepolti; 14 - attività fumarolica; 15 - sorgenti termali; 16 - sorgenti minerali.- Structural map of the Vulsini Volcanic District (modified after NAPPI et alii, 1991). 1 - deep faults; 2 - faults; 3 - caldera rims; 4 - buried caldera rims; 5 - cinder cones; 6 - buriedcinder cones; 7 - central explosive eruptions; 8 - maars; 9 - dome-like structures; 10 - explosion craters; 11- surtseyan activity; 12 - eruptive centres; 13 - buried eruptive centres;

14 - sulphurous activity; 15 - thermal springs; 16 - mineral springs.

rappresentati e riflettono un ampio spettro com-posizionale, che va dalla serie leucititica a quellashoshonitica. I prodotti più differenziati sono pre-senti nelle zone del Paleobolsena e del Bolsena,mentre la zona di Montefiascone, in corrispon-denza della quale la camera magmatica è situatanella parte superiore del basamento carbonatico, ècaratterizzata da prodotti meno differenziati.

2.1.1. - Zona vulcanica del Paleobolsena

I prodotti più antichi del DVV sono rappre-sentati da tre livelli di pomici pliniane che, nei set-

tori più periferici, appoggiano direttamente sulsubstrato sedimentario, rappresentato da depositiargillosi di età plio-pleistocenica.

Il più antico di questi orizzonti è stato datato a576 ± 6,5 mila anni dal presente (NAPPI et alii,1995). L’eruzione successiva, alla quale è legata lamessa in posto della più estesa tra le ignimbritivulsine, il Nenfro degli Autori, è datata a 505 milaanni dal presente e rappresenta il risultato dellamaggiore tra le eruzioni ignimbritiche del DVV e,molto probabilmente, di tutta la Provincia

Comagmatica Romana. Lo spessore medio e ladistribuzione areale indicano un volume minimodi circa 10 km3. Il Nenfro si distribuisce, inmaniera radiale, in tutti i settori del DVV; recente-mente, alla base della serie completa delle ignim-briti di Latera, ne è stato rinvenuto quello che è daconsiderarsi il più occidentale tra gli affioramenti(NAPPI et alii, 2004).

2.1.2. - Zona vulcanica di Bolsena

I prodotti della zona vulcanica di Bolsena pre-valgono nel settore settentrionale del DVV, in

sovrapposizione ai più antichi depositi delPaleobolsena.

Essi affiorano all’interno, all’esterno e lungo ilrecinto della caldera vulcano - tettonica diBolsena (NAPPI & MARINI, 1986; NAPPI, 1991;NAPPI et alii, 1991), che ha diametro di circa 16km ed è il prodotto di uno sviluppo progressivo,dovuto sia alla subsidenza, condizionata da unfondo calderico incernierato nel settore sudocci-dentale, che ad alcuni collassi, sviluppatisi preva-lentemente nel settore settentrionale.

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Fig. 4 - Evoluzione spaziale e temporale delle Zone vulcaniche Vulsine (da NAPPI et alii, 1995, modificata). 1- sedimenti argilloso-sabbiosi e conglomeratici diambiente marino e salmastro; 2- brecce cementate da caduta intracalderica; 3- attività effusiva presunta più antica delle pomici pliniane; 4 - pomici pliniane;basali; 5 - piroclastiti e lave; 6 - Nenfro; 7- brecce cementate da caduta intracalderica; 8 - piroclastiti e lave; 9 - plateau lavico di Vietena; 10- pomici di Ponticello;11- ignimbrite di Orvieto-Bagnoregio, 12 - colate laviche di Monterado; 13 - piroclastiti di Montefiascone; 14 - attività surtseyana dell’Isola Bisentina; 15 - atti-vità effusiva precalderica; 16 - colate laviche di Vulci e Monte Calvo; 17 - ignimbriti; 18 - vulcanite complessa di Pitigliano; 19 - fase effusiva postcalderica;

20 - eruzioni freatomagmatiche postcalderiche.- Space -time evolution of the Vulsini Volcanic Zones (modified after NAPPI et alii, 1995). 1 - clayey-sandy and conglomeratic sediments of marine and brackish environment; 2 - mainly back-fall lithic breccias; 3 - conjectured effusive activity older than the dated plinian pumice falls; 4 - basal plinian pumice falls; 5 - pyroclastics and lavas; 6 - Nenfro;7 - mainly back-fall lithic breccias; 8 - pyroclastics and lavas; 9 - Vietena lavas plateau; 10 - Ponticello pumice falls; 11 - Orvieto-Bagnoregio ignimbrite; 12 - Monterado lava flows;

13 - Montefiascone pyroclastics; 14 - Bisentina Island surtseyan activity; 15 - pre-caldera effusive phase; 16 - Vulci and Monte Calvo lava flows; 17 - ignimbrites; 18 - the PitiglianoFormation; 19 - post-caldera effusive phase; 20 - post-caldera phreatomagmatic eruptions.

I centri eruttivi, che sono tutti localizzabili nelsettore nord-orientale della caldera, mostrano unospostamento progressivo lungo quell’orlo.

I prodotti di questa zona sono costituiti dadepositi di scorie saldate che ricoprono tutto ilsettore nord-orientale del recinto calderico, tra illivello del lago e quota 550 m s.l.m. circa. Questidepositi, che sono tra i più antichi affioranti delcomplesso del Bolsena, sono stati preceduti soloda coni di scorie e colate di lava circumcalderici,come quella del Fosso della Carogna, e dalla cola-ta delle “pietre lanciate”. La composizione trachi-tica e la distribuzione circumcalderica delle scoriesaldate farebbero riferire la loro messa in posto afontane di lava sincalderiche: la risalita del magmasarebbe avvenuta attraverso fessure di alimentazio-ne, che in precedenza avrebbero favorito il collas-so calderico, tra C. Gazzetta e Ponticello (fig. 3).

Uno dei depositi più rappresentativi della zonavulcanica di Bolsena è, sicuramente, l’ignimbritedi Orvieto - Bagnoregio connessa ad una eruzio-ne avvenuta circa 333.000 anni dal presente(SANTI, 1990; NAPPI et alii, 1995). Estesa per oltre200 km2, essa rappresenta un eccellente markerstratigrafico che separa i prodotti del Bolsena daquelli, più recenti, di Montefiascone. Al depositobasale da caduta, che è costituito da pomici plinia-ne, fa seguito quello da flusso piroclastico, checostituisce l’ignimbrite in senso stretto che, neisettori distali, raggiunge il massimo spessore e sipresenta come un tipico “sillar”, deposito da flus-so piroclastico denso controllato dalla topografia,come quello che forma i bastioni tufacei diOrvieto, Lubriano e Civita di Bagnoregio.

L’attività successiva è coeva alle manifestazio-ni iniziali del complesso di Montefiascone: a par-tire, infatti, da circa 300 mila anni dal presente iprodotti relativi si interdigitano. L’eruzione diOspedaletto, datata 274.000 anni dal presente(NAPPI et alii, 1995), che si è verificata dopo laformazione della caldera di Montefiascone, è ilprodotto di una colonna eruttiva pliniana alta 21km (NAPPI et alii, 1994a): anche i depositi dipomici, che coprono sia il settore orientale deiVulsini che quello meridionale, rappresentano unottimo marker stratigrafico.

2.1.3. - Zona vulcanica di Latera

L’evoluzione del complesso vulcanico diLatera può essere suddivisa in tre distinte fasi(NAPPI, 1969a). La prima, ha visto il prevalere diflussi lavici; la seconda, di meccanismi eruttivi ditipo esplosivo, con la messa in posto di un grannumero di flussi piroclastici, ai quali è legata lagenesi di ignimbriti e “surges”. L’attività della

terza fase si è concentrata all’interno e lungo ilrecinto della caldera, con scenari eruttivi di tipostromboliano, hawaiiano ed idromagmatico. Lazona di Latera è, quindi, prevalentemente caratte-rizzata da ignimbriti distribuite radialmente rispet-to alla caldera, in modo da formare un vulcanoscudo di ignimbriti (SPARKS, 1975). Questi depo-siti sono stati studiati ed identificati, da vari ricer-catori, a partire dalla fine degli anni '60 (NAPPI,1969 a e b; SPARKS, 1975; VAREKAMP, 1980;METZELTIN & VEZZOLI, 1983; NAPPI et alii, 1994a e b; PALLADINO & VALENTINE, 1995,PALLADINO & SIMEI, 2002).

2.1.4. - Zona vulcanica di Montefiascone

Gli scenari eruttivi sviluppatisi nella zona diMontefiascone sembrano essere stati condiziona-ti dalla particolare struttura del basamento carbo-natico. Campi di fratture allungate in direzioneNNO-SSE hanno, infatti, determinato una inten-sa attività effusiva pre e post-calderica nella fasciacentrale mentre, in quella meridionale, è stata unafaglia O-E a rappresentare la via di alimentazionedi coni di scorie e di vaste colate di lava, che sisono espanse verso i quadranti meridionali.Lungo il margine esterno della caldera di Bolsena,un sistema di faglie dirette N-S ha dato luogo adun allineamento di coni di scorie. Le più antichecolate laviche, emesse da quelli di M. Moro, M.Rosso, M. Parecchia, sono leucititiche.

Lungo la stessa superficie di frattura si è impo-stata, poi, l’attività effusiva finale dei centri di M.Isola, Montefiascone ed Orto Piatto.

L’attività esplosiva nella zona di Montefia-scone è stata molto intensa e prevalentemente ditipo idromagmatico. Alla eruzione più ricca dienergia sono connesse, geneticamente, l’ignimbri-te di Montefiascone ed il formarsi della calderarelativa (NAPPI & MARINI, 1986). L’ignimbritebasale, che affiora nel settore meridionale e orien-tale, appare come un deposito massivo da grigiochiaro a grigio scuro.

2.1.5. - Zona vulcanica del Neobolsena

La zona vulcanica del Neobolsena corrispondeallo stadio finale dell’evoluzione del DVV.

Il complesso del Neobolsena si è sviluppatoall’interno del Lago di Bolsena e l’attività finale èrappresentata da eruzioni sublacustri di tipo surtse-yano, che hanno dato luogo a due apparati intracal-derici comprendenti le isole Martana e Bisentina. Iprodotti sono in prevalenza di tipo idromagmatico,anche se la fase finale si conclude nell’IsolaBisentina con l’emissione di una colata di tipo tefri-

IL PATRIMONIO GEOLOGICO, I GEOSITI E LO SVILUPPO SOSTENIBILE 219

tico-leucitico. L’età radiometrica di questa colatalavica, che rappresenta in assoluto il più giovane deiprodotti subaerei del DVV, è di 127.000 +/- 1800anni dal presente (GILLOT et alii, 1991).

2.2. - LE UNITÀ SEDIMENTARIE

Le rocce sedimentarie affiorano in lembi isola-ti, inframmezzati alle vulcaniti, generalmente incorrispondenza di culminazioni tettoniche e diincisioni fluviali e, più estesamente, nel settoresud-orientale dell’area studiata, al margine dellerocce vulcaniche.

La ricostruzione geologica delle unità riferibilial substrato sedimentario è stata effettuata facen-do riferimento alla bibliografia disponibile. Essesono riconducibili, essenzialmente, a depositi infacies di flysch, alloctoni (Cretacico Superiore -Oligocene) ed a depositi marini del ciclo post-orogeno (Pliocene-Pleistocene).

Le unità flyschoidi sono costituite da marne,argilliti, calcari marnosi ed arenarie di età compre-sa tra Cretacico superiore e Oligocene, che affio-rano estesamente in Toscana meridionale e nelLazio nord-occidentale. Nell’area di studio, sonorappresentate dal “Flysch della Tolfa” sensuCHIOCCHINI & MADONNA, 2003 che, secondoBUONASORTE et alii (1988), appartiene al dominioaustroalpino interno, mentre ABBATE & SAGRI(1970) lo collocano nel dominio ligure. Il Flyschdella Tolfa è stato inquadrato come Serie oSuccessione comprensiva, di età compresa tra ilCretacico superiore e l’Eocene medio, da ALBERTIet alii (1970) e da BERTINI et alii (1971). SecondoCIVITELLI & CORDA (1993) la successione è costi-tuita, in particolare, da tre membri: uno argilloso-calcareo, uno calcareo-marnoso (con intercalazio-ni di argilliti varicolori, pietraforte e marne rosse)ed uno arenaceo.

Le unità post-orogene comprendono tre gruppidi successioni. Il primo include unità di età compre-sa tra il Messiniano e la base del Pliocene inferiore;il secondo comprende unità del Pliocene; il terzoinclude unità del Quaternario, ampiamente rappre-sentate ai margini della coltre vulcanica laziale e alsuo interno, in corrispondenza di incisioni vallive.La loro deposizione è collegata ad un ciclo sedi-mentario prevalentemente marino che ha interessa-to il versante tirrenico dell’Appennino centro-set-tentrionale dal Messiniano al Quaternario.

Le unità plioceniche affioranti nell’area di stu-dio, talvolta ricche di fauna fossile, appartengo-no alle Unità del bacino di Tarquinia(CHIOCCHINI & MADONNA, 2003). ALBERTI etalii (1970) riconoscono una successione compo-sta alla base da peliti e conglomerati di età plio-

cenica inferiore-media, sui quali appoggiano sab-bie e conglomerati del Plio-cene medio-superio-re. Tali unità fanno parte del ciclo neoautoctonoprevalentemente marino e si ritrovano in lembi asud di Tuscania e nella zona di Monte Romano,in sovrapposizione al Flysch della Tolfa.

Nell’area di studio sono rappresentate ancheunità quaternarie, costituite da depositi continen-tali travertinosi (di età pleistocenico-olocenica), iquali affiorano nelle zone di Bullicame eBagnaccio (ovest di Viterbo) e in località LaRocca, e da depositi alluvionali e lacustri oloceni-ci, affioranti nelle incisioni vallive dei corsi d’ac-qua e lungo i margini del lago di Bolsena.

3. - LINEAMENTI IDROGEOLOGICI

Dal punto di vista idrogeologico, le principalirocce serbatoio dell’area esaminata si identifica-no nelle unità vulcaniche e piroclastiche, in con-siderazione della notevole estensione e spessoredi esse e del loro grado di permeabilità relativa. Ilitotipi vulcanici e piroclastici, infatti, sono dota-ti di una permeabilità per porosità e fessurazio-ne da media ad alta, se confrontata con quellidelle unità sedimentarie. Queste ultime, raggrup-pabili nel complesso argilloso-sabbioso-conglo-meratico ed in quello marnoso-calcareo-arena-ceo, sono carattatterizzate da una permeabilitàrelativamente bassa e svolgono il ruolo di sub-strato impermeabile e di limite laterale dell’ac-quifero vulcanico (fig. 5).

Le modalità di flusso nell'acquifero vulcanicosono ricavabili dalle ricostruzioni piezometrichedisponibili per l’area e dall'entità e tipo di recapi-to delle acque sotterranee (CAPELLI et alii, 2005;BAIOCCHI et alii, 2006).

Le ricostruzioni piezometriche dell’acquiferovulcanico consentono di riconoscere, alla scala delbacino, un’unica superficie piezometrica radialeconvergente sia nell’intorno del Lago di Bolsenache verso il basso corso del Fiume Marta ed ilTorrente Traponzo, a valle del lago (fig. 5). Lospartiacque non sempre coincide con quellosuperficiale, avendo il bacino idrogeologico esten-sione maggiore rispetto a quello idrografico.

I rapporti tra acque superficiali ed acque sot-terranee evidenziano alimentazione dall’acquiferoverso il lago per gran parte del suo perimetro, adeccezione del bordo meridionale, dove è il lago adalimentare la falda. Il deflusso del Fiume Marta èsostenuto, oltre che dagli efflussi del Lago diBolsena, dalle acque sotterranee soprattutto nellaparte terminale del bacino analizzato. Infatti, nelMarta è stato stimato un deflusso di base pari a

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IL PATRIMONIO GEOLOGICO, I GEOSITI E LO SVILUPPO SOSTENIBILE 221

Fig. 5 - Schema della circolazione idrica sotterranea dell’area di studio. 1 - area di studio; 2 - fiume Marta; 3 - reticolo idrografico drenante; 4 - curve isopie-zometriche in metri s.l.m.; 5 - principali linee di flusso; 6 - sorgenti minerali; 7 - sorgenti termali; 8 - substrato impermeabile; 9 - centri urbani.

- Simplified hydrogeological map. 1 - Study area; 2 - Marta River; 3 - Main gaining streams; 4 - Piezometric contour lines and elevation in m asl; 5 - Main directions of groun-dwater flow; 6 - Mineral water spring; 7 - Thermal water spring; 8 - Low-permeable basement; 9 - Town and village.

circa 3 m3/s, equivalente a circa il 63% del deflus-so totale medio annuo.

I recapiti della circolazione idrica sotterranea siindividuano proprio nel Fiume Marta, nel trattopresso Tuscania, e nei suoi prinicipali tributari disinistra, i torrenti Leia, Biedano, Rigomero eTraponzo, dove sono stati riscontrati gli incre-menti di portata in alveo più elevati (CAPELLI etalii, 2005; BAIOCCHI et alii, 2006).

Per contro, le sorgenti sono generalmente diportata ridotta, pur se numerose. Quelle più dif-fuse sono caratterizzate da una portata general-mente inferiore a qualche litro al secondo e sonoriconducibili a falde sospese o ad affioramentidella superficie piezometrica di base. Le sorgenticon portata maggiore (fino ad alcune decine dil/s) si ritrovano presso Tuscania e sono legateall’affioramento della falda di base o a limiti dipermeabilità.

In ogni caso, se si tiene conto che, complessi-vamente, la portata delle sorgenti non superaqualche centinaio di litri al secondo, è agevolededurre come il principale recapito delle acquesotterranee sia rappresentato proprio dal FiumeMarta e dai suoi tributari di sinistra (i torrentiLeia, Biedano, Rigomero e Traponzo).

Alle stesse conclusioni portano pure i risultatidi valutazioni delle risorse idriche desumibili dallabibliografia. Se si fa riferimento, per esempio, allavalutazione riportata in BAIOCCHI et alii, 2006,relativa al bacino superficiale compreso tra il lagoe la sezione di Centrale Traponzo (circa 578 km2),su base media annua risulta che l’entità comples-siva delle risorse idriche è di circa 200 milioni dim3/anno. Circa il 53% di queste risorse è rappre-sentato dalle acque di infiltrazione efficace, circa il29% da acque di ruscellamento superficiale e circail 18% da apporti idrici sotterranei esterni al baci-no superficiale. Le uscite di acqua dal sistemahanno recapito principalmente nel fiume e secon-dariamente nelle sorgenti: su questa valutazioneincidono pesantemente i prelievi per uso irriguo,che sottraggono al sistema circa il 19% dellapotenzialità idrica complessiva.

Nell’area in esame sono presenti anche sorgen-ti di acque minerali e termali (CAMPONESCHI &NOLASCO, 1986; DUCHI & MINISSALE, 1995;DUCHI et alii, 2003), espressione di circuiti idricisotterranei più profondi di quelli trattati edinfluenzati dall’anomalia geotermica che caratte-rizza la regione (CALAMAI et alii, 1976). Questesorgenti, sebbene di ridotta portata (generalmen-te non superiore ad alcuni litri al secondo), assu-mono importanza anche quale espressione dellaeterogeneità delle caratteristiche idrogeologichedell’area.

4. - IL PATRIMONIO GEOLOGICO ED IGEOSITI

4.1. - SIGNIFICATO E PECULIARITÀ. CENNIINTRODUTTIVI

Il Patrimonio Geologico “sistema di testimo-nianze organiche della storia della Terra e dellavita su di essa, così come si è esplicata nelle diver-se regioni del globo a caratterizzazione delle ori-gini e della sua evoluzione” (POLI, 1999) è com-ponente essenziale e di grande rilevanza non solodel Patrimonio Naturale, ma anche delPatrimonio Culturale.

La valorizzazione del Patrimonio Geologico èstrettamente ed univocamente connessa alla indi-viduazione ed all’analisi degli “elementi costituti-vi”: i Geositi o Geotopi, termini sostanzialmentesinonimi sotto il profilo concettuale, seppure ilprimo abbia avuto (ed abbia) maggiore diffusione.

STURN (1991), con il definire una “parte dipaesaggio contenente un patrimonio geologico -geomorfologico prezioso e sensibile” come geo-topo, individua una piccola unità spaziale geogra-ficamente omogenea, riconoscibile ed accessibile,chiaramente distinguibile dalle zone circostanti inrapporto ai processi geologici e geomorfologici aiquali è legata sotto il profilo genetico e dei quali è“espressione”.

WIMBLEDON et alii (1995) definiscono il geosi-to come “una qualsiasi area o territorio in cui èpossibile riscontrare un interesse geologico - geo-morfologico per la conservazione”.

VAI (1999) sostiene che “il concetto di benegeologico è stato definito ed illustrato da almenoquarant’anni, in analogia con quanto avviene per ibeni storici, artistici e naturali…il concetto astrat-to di bene geologico si concretizza in una serie diluoghi specifici, detti geositi. Sono almeno quat-tro gli aspetti principali in cui si esplica la rilevan-za dei geositi come beni e patrimoni delle comu-nità locali e dell’intera umanità. C’è un aspettostorico (proiettato nei tempi preistorici, esclusividella geologia), un aspetto scientifico, un aspettodocumentale e/o esemplare, infine un aspetto distandard operativo e/o comunicativo”. Ed è l’im-portanza riconosciuta a quest’ultimo elementodella rilevanza dei geositi a conferire alla defini-zione di VAI spiccata incisività, oltre che comple-tezza e compiutezza: altrimenti, come sostienePoli (1999), il geosito “…rimane solo un reperto,insignificante parte di un catalogo”.

WIMBLEDON et alii (2000) hanno specificatocome i Geositi possano essere ricondotti a tema-tiche stratigrafiche, strutturali, vulcanologiche,paleoambientali, paleobiologiche, mineralogiche,

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geomorfologiche, ecc.L’esperienza di campo, d’altro canto, ha sugge-

rito a FERRETTA (2002) quanto sia opportuno con-siderare anche le tematiche idrogeologiche. E ciòha valenza sia per l’infiltrarsi delle acque nel sotto-suolo, il circolarvi ed il riemergere di esse, sia pergli aspetti che caratterizzano l’assetto stratigrafico,tettonico, strutturale e morfologico. Dal momentopoi che la tutela delle “proprie” acque è uno dei“compiti” fondamentali di un’area naturale protet-ta, quelle fenomenologie sono didascaliche anchea livello di tutela delle stesse dall’inquinamento.

Un cenno al concetto di “Paesaggio Geologi-co” è necessario, e non solo nell’ottica della defi-nizione di STURN (1991) “…una parte di paesag-gio geologico…”.

Secondo GISOTTI (1999) quel termine indica“un paesaggio nel quale la componente geologicaè predominante sulle altre. Di fronte al GranSasso, al Vesuvio…non si può che affermare checi troviamo nel caso di paesaggi geologici. Maquesti sono, per così dire, casi estremi. In genera-le i paesaggi, almeno quelli dei paesi sviluppati,sono costituiti da varie componenti sia naturaliche antropiche, che si sono “sedimentate” sul ter-ritorio in un tempo più o meno lungo”.

A complemento di quanto affermato daGISOTTI, si può aggiungere (VALLETTA, 1999) che,anche quando non “predominante sulle altre”, lacomponente geologica è assolutamente essenzialein ogni “tipo” di paesaggio: basta pensare a comee quanto geologia e geomorfologia (e, spesso,anche idrogeologia) guidino e condizionino i pae-saggi della coltura - che è innanzitutto cultura, -della vite, dal Piemonte, alla Lombardia, al Friuli,alla Toscana, all’Umbria, alla Campania, allaPuglia, alla Sicilia, per non citarne che alcuni.

Un geosito, in sostanza, è “elemento” che rive-ste peculiare importanza nell’ambito del paesag-gio, non solo per la rappresentatività e/o la raritàe/o l’unicità dei fenomeni geologici dei quali ètestimone, ma anche per il valore scientifico,l’esemplarità, la fruibilità ed il significato storico -culturale.

4.2. - I GEOSITI STRUMENTO DI CONOSCENZAMOTORE DI TURISMO ESVILUPPO SOSTENIBILI

Lo studio approfondito ed integrato dei geosi-ti (ESPOSITO et alii 2003) “è, nei fatti, strumentonuovo per la lettura del territorio, in quanto con-sente di scoprire e di comprendere in pieno lavalenza di quel Patrimonio, al fine sia di consen-tirne ed indirizzarne la fruibilità, che di tutelarnee salvaguardarne l’integrità. Fruibilità che, sepiena e corretta, è sia motore straordinario di uno

Sviluppo Sostenibile reale e concreto che stru-mento di conservazione, tutela e salvaguardia”.

Gli aspetti e gli elementi geologici (PANIZZA,1999) “possono costituire delle risorse, in quantosono o diventano utili all’uomo, a secondo dellecircostanze economiche, sociali…a ciascuno diquesti aspetti e al paesaggio nel suo comples-so…può essere attribuito un valore che li qualificacome beni: essi fanno parte dei beni naturali…”.

Beni che sono gli elementi di quel “Patri-monio” prima definito.

Le caratteristiche e le prerogative di un geosito,espressione di valori intrinseci immateriali e mate-riali, trovano (VAI, 1999) sintesi di grande chiarez-za ed estrema incisività: “…tutti i beni geologiciche rappresentino una qualche emergenza…o cheabbiano una rilevanza per esemplarità di processied eventi del passato, rivestono un aspetto fonda-mentale…ogni “oggetto geologico”, senza limitisuperiori ed inferiori di dimensione, che sia ingrado di illustrare un processo non comune, nonripetitivo e non ubiquitario avvenuto nel passato edi consentirne la comprensione…è un bene la cuieventuale perdita è tanto più irreparabile, quantopiù bassa è la sua frequenza sulla faccia dellaTerra…”.

Salvaguardia, conservazione e valorizzazionedei geositi [stratotipi, affioramenti significativi,morfotipi, località fossilifere (particolarmente serelative a fossili guida), elementi tettonici, sorgen-ti, ecc.] sono, in tale ottica, funzionali a garantireche non solo le generazioni attuali, ma anchequelle future possano continuare a conoscere edapprendere la storia della Terra ed a “saper legge-re” i paesaggi, ad acquisire dunque quegli stru-menti culturali, etici ed estetici necessari ad ali-mentare il processo dello Sviluppo Sostenibile“…gestione e conservazione del patrimonio dellerisorse naturali, nell’attuazione di cambiamentitecnologici ed istituzionali, volti a garantire il rag-giungimento ed il mantenimento della soddisfa-zione dei bisogni del genere umano per le genera-zioni presenti e per quelle di là da venire…”(RUCKELSAUS, 1989).

I geositi, in quanto importanti testimoni dellastoria della Terra, rappresentano un’occasione persvelare ai “non addetti ai lavori” - ma non solo aloro - aspetti della geologia e della dinamica evo-lutiva che hanno modellato e che modellano leforme del paesaggio. Relativamente ai primi, èsufficiente pensare quale impatto, anche emotivo,possa derivare dall’ osservazione delle grandi cavi-tà carsiche o delle aree entro le quali gli affiora-menti dei Calcari a briozoi e litotamni Auctorumconsentano una buona osservazione dei secondi:quelle località fossilifere testimoniano di praterie a

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Posidonia, del tutto simili a quelle attuali, che pro-liferavano, tra i 16,5 e gli 11,5 milioni di anni dalpresente, sui fondali dei mari miocenici.

I geositi quali “componenti” di “un sistemaintegrato in cui l’affioramento roccioso,…le cavi-tà ipogee,…sono partecipi di un progetto di valo-rizzazione che trova una propria dimensionemuseale locale” (LANZINGHER, 1999), sono pureelementi essenziali per la individuazione, la peri-metrazione e la zonazione delle Aree NaturaliProtette, in quanto permettono di individuare e/o“progettare” un fitto reticolo di percorsi che con-sentano, concretamente, a tutti i fruitori (e, parti-colarmente, ai portatori di handicap motori e nonsolo), una “full immersion” nella macrostoria delnostro pianeta, a livello locale come a livello glo-bale.

Le Aree Naturali Protette (DEL GAIZO et alii,1994), infatti “rappresentano non solo un’areaentro la quale l’ambiente viene tutelato, ma ancheun luogo privilegiato in cui il contatto tra uomo enatura si concretizza e si rafforza. Affinché essosia, come deve essere, strumento reale e concretodi divulgazione, conoscenza ed educazione scien-tifica ed ambientale, è indispensabile (ne verrebbemeno la “filosofia costituzionale”) che si caratte-rizzi per un alto grado di fruibilità da parte ditutti. Il territorio racchiuso deve essere struttura-to in maniera tale da poter trasmettere culturaambientale, rappresentando ciò una delle più con-crete possibilità di rapportare l’uomo alla natura”.Un Parco, inoltre, non assolverebbe pienamentela sua funzione se non si ponesse anche comeoccasione per fare educazione ambientale “incampo”, attraverso strumenti, attività ed esperien-ze che stimolino la capacità di osservazione, lacuriosità e l’interesse per la natura tra i fruitori piùgiovani così come tra gli adulti.

Le “potenzialità comunicative” dei geositi inte-ressano, in sostanza, molteplici ambiti operativi:dalla ricerca scientifica alla divulgazione, dallo stu-dio delle Aree Naturali Protette all’educazioneambientale e allo sviluppo socio-economico,offrendo in particolare occasioni per avviare atti-vità sostenibili (MARTINI & PAGES, 1999).

La traduzione di quelle potenzialità in fatticoncreti ci sembra che necessiti, in particolare, didue componenti essenziali.

La prima, assolutamente insostituibile, è quellaumana: la Guida di un Parco non può e non deveessere che un geologo e/o un naturalista e/o uneducatore ambientale che, ad una specifica pre-parazione, affianchi buone capacità comunicativee divulgative, con modalità efficaci e coinvolgenti.

La seconda coincide con la disponibilità diuna Guida cartacea, relativa all’area interessata, in

cui il rigore scientifico dei contenuti e le indica-zioni per la lettura in “campo” delle testimonian-ze geologiche siano espressi in forma chiara efruibile anche da un pubblico del tutto inesperto.

A tale proposito, l’area al contorno del Lago diBolsena e quella dell’alto bacino del Fiume Marta,costituendo due esempi particolarmente significa-tivi dei modi di esplicarsi dell’attività vulcanica,dell’appoggio dei prodotti relativi su un substratodi rocce sedimentarie marine (geneticamente lega-te, pertanto, ad ambienti affatto diversi), del tor-nare a giorno delle acque con un contenuto in salidisciolti ed una temperatura indicativi di uno spe-cifico percorso, ecc., rappresentano due realtà “adalto potenziale informativo” che ben si prestanoalla costruzione di una Guida e/o di un“Quaderno” particolarmente didascalici.

5. - UNA PROPOSTA METODOLOGICATRANSDISCIPLINARE

5.1. - CONSIDERAZIONI TEORICO-EPISTEMOLOGICHE

La sfida della complessità - tema centrale deldibattito scientifico contemporaneo - è probabil-mente uno degli stimoli e delle sollecitazioni cul-turali più interessanti di questo inizio millennio,proprio per gli sviluppi che promette in direzionedi una vera rivoluzione del pensiero, o meglio delmodo con cui il pensiero occidentale fino ad oggiha rappresentato il mondo e dunque ha orientatole azioni dell’uomo.

Ma questa necessità tutta ecologica di impara-re a cogliere - o meglio a riconoscere - la naturasistemica, dinamica, imprevedibile della realtàfenomenica della quale siamo parte chiama inevi-tabilmente in gioco un’antica questione: cosasignifica conoscere in questa nuova prospettivache privilegia le relazioni tra le cose piuttosto chele cose, che valorizza gli aspetti di diversità ed uni-cità di ogni fenomeno, che riconosce l'imprevedi-bilità come caratteristica propria di ogni sistemacomplesso, che ridefinisce l’ambiente quale pro-dotto della continua interazione tra componentinaturali ed antropiche?

Significa, in primo luogo, adottare nuovi stru-menti tecnici, nuove strategie di osservazione,nuovi percorsi cognitivi, in breve nuove modalitàdi relazione - comunicazione con il complessosistema ambiente e la costruzione di questenuove competenze non può che passare necessa-riamente attraverso esperienze e percorsi formati-vi adeguati, attraverso un processo educativo chepossa accompagnare e sostenere i cambiamenticulturali sollecitati dal crescente livello di insoste-

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nibilità della vita su questo pianeta.Un’educazione alla sostenibilità, dunque, quale

nuova connotazione del processo formativo conil quale ogni comunità sociale trasmette il propriopatrimonio culturale alle nuove generazioni pergarantire loro il futuro. Un’educazione tutta “tra-sversale” che evidenzia i fondamenti concettualicomuni a tutte le discipline (sistema, complessità,equilibrio, imprevedibilità, ecc…), che valorizza ledimensioni di problematicità e criticità di ogniapproccio disciplinare, che riaffianca obiettivi for-mativi cognitivi ed obiettivi dell’area affettivo -relazionale, che chiama in gioco valori e aspettietici, che promuove le qualità dinamiche e la crea-tività di ogni individuo.

A fronte di questo auspicabile nuovo approc-cio educativo i tradizionali apparati disciplinarisono chiamati allora ad aprirsi, a confrontarsi, adialogare, a partecipare alla progettazione dinuove modalità di ricerca condivise per poteraccogliere, proprio sul piano epistemologico, lasfida della complessità.

Si tratta, di fatto, di trovare uno spazio relazio-nale tra le discipline in direzione del superamentodella frammentarietà del sapere, di una visioneglobale del mondo che le singole discipline nonpossono cogliere. La transdisciplinarietà si propo-ne, allora, come la prospettiva più efficace versol’unitarietà del sapere, come nuova forma diconoscenza ma anche come nuova metodologiaformativa capace di promuovere la costruzione diquelle competenze della sostenibilità, agenteresponsabile della sostenibilità dello sviluppo,necessarie all'uomo - cittadino.

5.2. -UN’ESPERIENZA DI PROGETTAZIONE CONDIVISA

L’approccio transdisciplinare, configurandosicome un approccio a molteplici livelli, indicati dauna struttura a rete predefinita per raggiungere unobiettivo comune, comporta, tra le disciplinecoinvolte, la condivisione dell’intero processo distudio/ricerca/indagine sul tema/oggetto pre-scelto, o come, nel caso riportato in queste pagi-ne, del progetto di costruzione di un prodottosperimentale.

L’obiettivo generale, condiviso dal gruppo dilavoro del corso di specializzazione in Comuni-cazione ed Educazione per le Scienze dellaNatura della Facoltà di Scienze Matematiche, Fisi-che e Naturali della Università della Tuscia, è statoquello di “tracciare”, sulla base dello studio deigeositi, itinerari di interesse geologico alcuni deiquali, adeguatamente supportati da strumentididattico-divulgativi, potessero offrire un’espe-rienza formativa a fruitori in età scolare e ad un

pubblico adulto eterogeneo, nonché occasioni divalorizzazione del territorio attraverso attivitàsostenibili.

La natura del progetto ha richiesto il coinvol-gimento di competenze relative alla geologia, allavulcanologia, alla geomorfologia, all’idrogeologia,alla pedagogia ed alla didattica, alla comunicazio-ne scientifica, al turismo culturale che, fin dalprimo momento, si sono interfacciate integrando-si nella ricerca di soluzioni, nel definire le scelteoperative, nel valutare i risultati degli studi e dellerilevazioni in campo.

Questa modalità partecipativa di costante con-certazione tra le parti, e dunque tra le disciplinecoinvolte, ha conferito al percorso progettualeun carattere aperto, dinamico, sistemico, sensibilealle revisioni e ai cambiamenti, ed ha indotto ilconfronto e lo scambio continui tra le differentiprospettive disciplinari.

Non sono mancate, naturalmente, le difficoltà,soprattutto nei momenti di individuazione dellepriorità, ma proprio dalla gestione critica del con-flitto di giudizio hanno preso forma le soluzioni apiù alto livello di condivisione, quelle più “con-vincenti” e “funzionali” all’obiettivo.

L’esperienza progettuale ha inoltre evidenziatola potenzialità “creativa” che il processo stessoesprime dal momento in cui il prodotto/obiettivocomincia a prendere forma e a configurarsi sullabase delle sollecitazioni indotte da ogni contribu-to, ogni nuova idea, ogni problema o questioneche si pone.

Le molteplici ottiche disciplinari, confrontan-dosi ed integrandosi sul campo di indagine comu-ne, mettono a fuoco gradualmente la complessitàdel sistema preso in esame e contemporaneamen-te forniscono nuovi indicazioni, nuovi indici edati per l’elaborazione del prodotto-obiettivo.Appare evidente come, in questo approccio acarattere transdisciplinare, la numerosità/diversitàdelle competenze specifiche coinvolte incida inmaniera significativa sul grado di complessità del-l’indagine e, di conseguenza, sulla “efficacia fun-zionale” di un eventuale prodotto progettuale.D’altro canto, la natura delle competenze discipli-nari che partecipano al processo risulta invecedeterminante per il profilo che assume l’indaginee per la stessa natura/identità/connotazione fina-le di un prodotto, laddove questo costituiscal’obiettivo progettuale, come in questo caso.

La conservazione del Patrimonio Naturalepassa in primo luogo attraverso un processo divalorizzazione culturale che si esplica anche attra-verso la divulgazione e la comunicazione scienti-fica, con l’ausilio di strumenti e metodologie chegarantiscano la più ampia ed efficace diffusione

IL PATRIMONIO GEOLOGICO, I GEOSITI E LO SVILUPPO SOSTENIBILE 225

delle informazioni.L’obiettivo specifico del gruppo di lavoro è

stato quello di studiare il territorio al contorno delLago di Bolsena e quello ricadente nella fasciaperifluviale dell’alto corso del Fiume Marta perindividuare e catalogare geositi, luoghi di partico-lare rilevanza geologica, idrogeologica e geomor-fologica, sulla base dei quali costruire percorsituristico-naturalistici da proporre sia a visitatoriadulti attraverso una guida strutturata dell’areainteressata, che a ragazzi in età scolare, attraversoun “quaderno di ricerca”, a carattere ipertestuale.L’una e l’altro finalizzati ad “accompagnare”tanto i giovani visitatori, quanto il pubblico adul-to, nell’esplorazione/scoperta dei siti, stimolandol’osservazione, l’interpretazione, l’elaborazionepersonale di nuove conoscenze.

L’intento è quello di fornire, attraverso questistrumenti, conoscenze teoriche e pratiche deifenomeni naturali, geologici, vulcanologici, idro-geologici, geomorfologici e/o di quelli indotti dal-l'attività umana ma anche, in senso più esteso,proporre chiavi di lettura più “efficaci” per l’os-servazione e la conoscenza dell’area.

Inoltre, si è inteso sperimentare un approccioal territorio che induca il potenziale fruitore, e lerealtà socio-economiche al contorno, a considera-re il bene naturale e culturale - le due aggettivazio-ni sono inscindibili - anche come un volano dicrescita economica dal momento che l’attivitàturistica, così come viene proposta, non solo dif-fonde cultura ambientale, ma è pure in grado,incentivando forme di impresa locale, di offrireuna significativa occasione per promuovere azio-ni di sviluppo sostenibile.

6. - LE GUIDE GEOLOGICO - TURISTICHEED I QUADERNI DI RICERCA

6.1. - STRUMENTI DI VALORIZZAZIONE CULTURALEED ECONOMICA DEL TERRITORIO

La conservazione del Patrimonio naturalenon può non passare - a nostro avviso - ancheattraverso un processo di valorizzazione cultura-le che si avvalga della divulgazione scientifica edell’educazione all’ambiente utilizzando stru-menti e metodologie capaci di garantire la piùefficace, corretta ed ampia diffusione delleinformazioni.

La proposta di una “Guida” rivolta a fruitoriadulti, e di un “Quaderno didattico”, pensato peri ragazzi in età scolare, che illustrino percorsinaturalistici con particolare attenzione agli aspettimorfologici, geologici ed idrogeologici, si pone

l’obiettivo di sperimentare un approccio allaconoscenza dell’ambiente che possa indurre ilpotenziale fruitore a “scoprire” un’altra dimensio-ne del territorio: quella di bene naturale/cultura-le. D’altro canto ogni documento del patrimoniostorico, e dunque anche il documento geologico,o meglio, il geosito, diventa un bene culturale solonel momento in cui può essere letto, fruito, deco-dificato nella ricchezza del suo potenziale comu-nicativo.

Gli strumenti di lettura/interpretazione delleemergenze del territorio forniscono, inoltre, lebasi per tracciare percorsi turistici a caratterenaturalistico-ambientale che, se resi fisicamentefruibili e praticabili, possono costituire opportu-nità di valorizzazione anche economica del terri-torio, e a basso impatto ambientale. Un aspettospecifico di questo settore turistico-ambientale,che merita una considerazione a parte, è la cre-scente richiesta da parte della scuola di occasioniformative a diretto contatto con l’ambiente e congli esperti. La possibilità di rispondere efficace-mente a questo settore del mercato culturale - pernulla trascurabile - può costituire un ulterioreincentivo a quelle iniziative imprenditoriali locali,alle quali si è appena accennato.

6.2. - I GEOSITI DELL’AREA AL CONTORNO DELLAGO DI BOLSENA

Il Lago di Bolsena si caratterizza per essere,con le isole Bisentina e Martana, una Zona diProtezione Speciale, la ZPS IT6010055. Nonmeno significativa è, però, l’area al contorno, perla rappresentatività e la ricchezza di geositi, speci-fici dell’attività del Distretto Vulcanico Vulsino (enon solamente!)

Facendo solo un breve accenno alla naturadelle isole, legate ad un’attività - la surtseyana -diversa da quella alla quale è geneticamente lega-ta la caldera che “ospita” lo specchio lacuale,emblematici di meccanismi connessi alle fasiesplosive di quel Distretto (descritto in 2.1) sonoil cono di scorie di Valentano, che è anche mor-fotipo, relativamente all’attività stromboliana, lescorie saldate di Bolsena, espressione dell’attivi-tà hawaiana (o di fontana di lava), gli orizzontidi pomici trachitiche del Ponticello, rappresenta-tivi di quella pliniana.

Il meccanismo legato a flusso piroclasticotrova nell’area circostante l’abitato di Bolsena edin quella di Lubriano, rispettivamente, testimo-nianza di depositi prossimali o distali rispetto alla“area sorgente”.

Le “pietre lanciate”, caratterizzate da una tipi-ca fessurazione colonnare (ed affioranti pure esse

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nei pressi di Bolsena), sono espressione di attivitàeffusiva.

E non può che rientrare in questo ambito laCivita di Bagnoregio: i depositi piroclastici, che viaffiorano a tetto delle argille plioceniche (e checomprendono anche quelli, appena citati, affio-ranti a Lubriano) ed a letto dell’ignimbrite diOrvieto - Bagnoregio, “registrano” eventi propridella evoluzione del Distretto Vulcanico Vulsinotra i 560.000 ed i 354.000 anni dal presente.

Ma la valenza della Civita di Bagnoregio non èsolamente vulcanologica. Essa è anche morfologi-ca, dal momento che i calanchi che la caratteriz-zano sono un esempio didascalico di erosione siaaccelerata che retrogressiva, con cattura di versan-te, e geologica, dal momento che la successionesedimentaria e quella vulcanica abbracciano unarco significativamente ampio del tempo geologico.

Ed è, d’altra parte, significativo che entrambe,le “pietre lanciate” e la Civita di Bagnoregio, sianoSiti di Interesse Comunitario e Zone a ProtezioneSpeciale: in particolare, le prime rientrano nellaZPS IT6010008 “Monti Vulsini” e la secondanella ZPS IT6010009 “Calanchi di Civita diBagnoregio”.

6.3. - I GEOSITI DELL’ALTO BACINO DEL MARTA

La valenza prevalentemente vulcanologica deigeositi ai quali si è appena accennato ha, in qual-che modo, condizionato e guidato la scelta diquelli relativi all'alto bacino del Marta - Sito diInteresse Comunitario, SIC “Fiume Marta altocorso” - verso tematiche differenti (pur se com-plementari), a carattere prevalentemente geologi-co-stratigrafico ed idrogeologico.

L’area è quella compresa tra l’incile del Lago diBolsena, a nord, Poggio della Selva - PoggioFicuna, a sudovest, e la confluenza tra il FiumeLeia ed i Torrenti Rigomero e Biedano, a sudest.

I geositi relativi alla tematica geologico-strati-grafica si riferiscono sia all’appoggio di vulcanitivulsine sul substrato sedimentario, localmenterappresentato da sabbie riccamente fossilifere,passanti lateralmente ed inferiormente a calcare-niti e calcari sabbiosi, di età pliocenica superiore -media, sia all’appoggio delle stesse vulcaniti sopraargille ed argille sabbiose, di età pliocenica media- inferiore, che, a loro volta, giacciono al tetto diuna successione argilloso - arenaceo - calcarea,geneticamente connessa anche a deposizione adopera di correnti di torbida, di età compresa tral’Eocene medio ed il Cretacico superiore.

I geositi rappresentativi invece della tematicaidrogeologica si identificano nella coesistenza disorgenti fredde con scaturigini termo - minerali,

lungo il corso del Fosso Acquarella, non lontanoda Castello Broco, ed all’incremento di portata dicirca 1700 l/s, connesso ad un classico meccani-smo di emergenza lineare, entro l’alveo del FiumeLeia (che rientra nella istituenda Riserva Naturaledi Tuscania), a monte della confluenza con i tor-renti Rigomero e Biedano.

L’ambito territoriale prescelto per la progetta-zione degli strumenti divulgativo-didattici, laGuida geologico-turistica e il Quaderno di ricerca,corrisponde alla fascia perifluviale dell'alto corsodel Fiume Marta, dall’incile del lago di Bolsenasino a Poggio Ficuna - Poggio Querciabella, a suddell'abitato di Tuscania.

La scelta è stata determinata da due ordini dimotivi.

Da un lato, articolazione e complessità di unapparato vulcanico “fossile”, quale il DVV, avreb-bero reso particolarmente difficile tracciare un iti-nerario, nello spazio e nel tempo geologico, checonsentisse al non addetto ai lavori di “toccarnecon mano” l'intera sequenza evolutiva.

Dall’altro lato, e per contro, l’affioramento nel-l’area dell’alto corso del fiume Marta di vulcanitie, pur se parzialmente, del substrato sedimentariodi esse, accanto alla presenza di esempi “visibili”del modo di tornare a giorno delle acque di faldaoffrono, per la gamma delle tematiche presenti,una “opportunità didattica” di estremo interesse.I geositi considerati, infatti, seppure in numerolimitato, hanno consentito di costruire percorsiche dessero ragione di una gamma significativa esufficientemente completa di peculiari aspetticonnessi alla geologia, quali quelli idrogeologici,vulcanologici, paleobiologici, ecc.

D’altro canto, poi, un aspetto importanteall’interno dei processi di costruzione di strumen-ti interpretativi del territorio riguarda proprio icriteri di “selezione” dei documenti, degli oggetti,delle tracce, ritenuti più eloquenti e comunicativi.Non tutti i “segni” e le evidenze significativi pergli addetti ai lavori possono, infatti, essere facil-mente “tradotti” con intento divulgativo per unpubblico quanto mai eterogeneo sotto il profilosia delle fasce di età che del livello culturale. Equesto è l’aspetto più delicato e al tempo “speri-mentale” della proposta formulata, laddove ven-gono scelti alcuni geositi quali campioni rappre-sentativi e significativi di una più vasta area terri-toriale.

La Guida ed il Quaderno, che vengono propo-sti integralmente in appendice, sono la “traduzio-ne”, in termini operativi, di quella proposta, sonodestinati prevalentemente ai “non addetti ai lavo-ri” ed a fasce di età che vanno dalla scolareall’adulta.

IL PATRIMONIO GEOLOGICO, I GEOSITI E LO SVILUPPO SOSTENIBILE 227

6.4. - LA “GUIDA NATURALISTICO - TURISTICA”

Finalità sostanziale della “Guida”, destinata afruitori adulti, è quella di costituire un supportoinformativo che svolga il ruolo sia di strumento dilettura, corretta ed integrata, delle emergenze geo-logiche, geomorfologiche ed idrogeologiche del ter-ritorio, che di supporto e, soprattutto, di stimolonella comprensione dei principali “indizi” che ne fac-ciano comprendere la storia e la dinamica evolutiva.

La scelta dei geositi, per essere finalizzata asperimentare fattibilità ed efficacia di uno stru-mento comunicativo, non poteva che basarsi,ancora di più, su criteri di significatività, rappre-sentatività e rilevanza. Gli itinerari proposti sonostati selezionati in quanto, pur nella limitatezzadell’area interessata, non solo permettono unavisione globale delle peculiarità del paesaggio,particolarmente per quel che riguarda la compo-nente geologica, ma consentono anche di speri-mentare gli aspetti più specificamente metodolo-gici relativi al “come” articolare i percorsi destinatia fruitori con un ventaglio di competenze, cono-scenze ed interessi del tutto vario ed eterogeneo.

La grafica è semplice e, a mezzo di schemi,facilita lettura ed interpretazione delle emergenze:un’apposita simbologia riporta, in sequenza, lecaratteristiche dell’itinerario con indicazione didurata, difficoltà e dislivelli tra le diverse tappe e,nel caso di percorsi più impegnativi, viene sugge-rito anche l’abbigliamento necessario.

Lo stralcio cartografico indica le strade ed itracciati più agevoli per raggiungere le località diinteresse e le aree in corrispondenza delle quali èpossibile parcheggiare ed iniziare il percorso apiedi che, peraltro, è indicato anche nei riquadri,di diverso colore e con iconografia differente,presenti all’interno delle schede.

Gli stessi riquadri mostrano le emergenze visi-bili e forniscono notizie scientifiche relative agliaspetti geologici, morfologici, idrogeologici, maanche archeologici e storici, proponendo livellidiversi di approfondimento, dal più elementare alpiù specifico, per dare al fruitore la possibilità discegliere in base all’interesse e/o alle competenze.

Un potenziale sviluppo della “Guida” si esten-derà ad altri percorsi disegnati a collegare, nonsolo fisicamente, altri geositi riconosciuti entro ilbacino del Marta e si arricchirà di una scheda rie-pilogativa, al fine di offrire la possibilità di inqua-drare ognuno dei siti osservati nel più ampio con-testo della successione e dell'alternarsi di queglieventi (attività vulcanica, depositi marini e/o sal-mastri e/o continentali, processi morfoevolutivi),che hanno concorso alla “edificazione” dell’areapresa in esame. La collocazione di quella schedarappresenterà, ancora una volta, una scelta meto-

dologica precisa, che risponde all’intento di pro-porre un percorso conoscitivo che, muovendodalla scoperta e dall’esperienza sul campo, orga-nizzi successivamente i dati della ricerca indivi-duale in un quadro più generale.

Le pagine conclusive saranno quindi dedicatead un riepilogo, breve ed incisivo, dei contenuti,oltre che a notizie di interesse naturalistico.

Si prevede che la Guida, stampata su carta eco-logica, abbia un formato funzionale a consentir-ne sia la custodia in qualsiasi borsa o zaino, siauna facile consultazione. La copertina, di carton-cino anch’esso riciclato, recherà l’indicazione deltitolo generale “Percorsi lungo la fascia perifluvia-le del Fiume Marta” ed alcuni loghi che evidenzi-no e sottolineino come quel territorio rientri inzone di interesse naturalistico-ambientale, qualiSIC, ZPS, Parchi, Riserve, ecc.

Gli autori della Guida verranno indicati inspazi appositamente studiati, così come gli Entie/o le organizzazioni che avessero concorso arealizzazione e pubblicazione.

6.5. - IL “QUADERNO DI RICERCA”

Il Quaderno è stato costruito in riferimento adun itinerario che si snoda attraverso le sorgenti diCastello Broco. Il percorso, ricco di peculiarità acarattere idrogeologico, si caratterizza anche peressere particolarmente adatto sotto i profili didat-tico e divulgativo. Quell’area, infatti, circoscritta efacilmente raggiungibile in tutti i punti di interes-se, vede una concentrazione di sorgenti, ognunacon caratteristiche proprie. Non mancano, poi,emergenze a carattere geomorfologico, vulcano-logico e sedimentologico. Le une e le altre simanifestano con chiarezza ad uno sguardo atten-to e “guidato”.

Lo strumento progettato è quello di un“Quaderno di ricerca” concepito, per ragazzi in etàscolare, quale esempio-tipo di una collana destina-ta ad abbracciare tutti i percorsi maggiormente rap-presentativi dell’alta valle del Fiume Marta.

Il Quaderno, caratterizzato da diversi coloridelle copertine interne, offre immediata indica-zione visiva per identificare la successione degliargomenti trattati. Il formato è lo standard A/4 ele copertine sono in cartoncino riciclato rigido, alfine di fornire un appoggio per annotare, prende-re appunti, fissare sensazioni. La rilegatura a spi-rale facilita una consultazione anche disordinata econsente un facile tornare e ritornare alle pagineprecedenti o successive.

La prima pagina riporta uno stralcio topogra-fico della zona: il percorso automobilistico èindicato in azzurro, quello a piedi da freccerosse, mentre ognuno dei punti di sosta per l’os-

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servazione è contrassegnato da un colore che èquello delle pagine del Quaderno dedicate agliaspetti descrittivi. L’indicazione sia delle caratteri-stiche dell’itinerario, come dei tempi di percorrenza,del grado di difficoltà e del dislivello da affronta-re, sono funzionali ad una scelta ragionata del per-corso. Quello a piedi è descritto in dettaglio nellaseconda pagina, che indica la successione dei sitid’interesse, per ognuno dei quali ricorre il simboloprecedentemente stabilito nella forma e nel colore.

Le schede, a partire dalla terza pagina sono treper ognuno dei siti: quella di osservazione, quelladi verifica e quella di approfondimento.

Ognuna di esse contiene domande studiateper indurre una più approfondita osservazionedel sito, anche con l’aiuto di fotografie riportatenella stessa pagina. Domande, risposte ed appro-fondimenti di tipo scientifico sono scritti innero. Alcune parole di carattere tecnico sono ingrassetto, di colore rosso: vengono riportate echiarite, in maniera semplificata, nel “vocabola-rio”, al termine della sequenza delle schede.

Ogni scheda di osservazione, di colore verde,propone come esercizio la “lettura dell’ambiente”ed ha lo scopo di stimolare osservazioni, induzio-ni e deduzioni, attraverso il mettere a fuoco carat-teristiche e particolarità geologiche.Successivamente vengono suggeriti i termini “tec-nici” specifici per indicare i fenomeni osservati.

Le schede di verifica, di colore rosso, contengo-no indicazioni, espresse sempre con linguaggiosemplice e conciso ma preciso, che consentono diosservare in maniera più puntuale l’ambiente e diverificare la correttezza delle ipotesi formulaterispetto alle domande della scheda di osservazione.Ogni scheda riporta anche domande aperte, perdare la possibilità di collegare, e dunque “ricono-scere”, esperienze passate o fenomeni già osservati.

Nelle schede di approfondimento predomina ilcolore blu: la scelta di colori diversi è funzionale adindicare, in ogni momento, la sezione di “lavoro”.

Le schede proposte per ognuno dei punti disosta ripetono la successione di osservazione,verifica ed approfondimento. I ragazzi hanno,così, la possibilità di interessarsi più a fondo, inmaniera diversa e secondo la scelta individuale,alla tematica che li ha maggiormente colpiti ointeressati.

Un primo livello è percettivo/sensoriale: attra-verso i sensi si possono riconoscere differenze traun elemento e l’altro, anche simili, e distinguerli:ad essere chiamati in causa sono la vista, l’olfatto,il tatto, l’udito.

Un secondo livello di approfondimento chiededi far riferimento alle conoscenze personali pre-gresse. Il richiamare alla mente esperienze prece-denti acuisce la capacità di fare relazioni, in que-

sto caso, tra i paesaggi della quotidianità e quelliche caratterizzano i luoghi dell’escursione.

Il vocabolario, posto in coda alle schede, è unostrumento di approfondimento, così come la sche-da riepilogativa e quella di carattere storico - geo-grafico.

Queste ultime, poste a conclusione delQuaderno, contengono informazioni generali sulluogo entro il quale sono stati osservati i fenome-ni ed hanno lo scopo di rapportare ognuno deglielementi studiati al più ampio contesto del bacinoidrografico del fiume Marta.

Il Quaderno riporta, nell’ultima pagina, unafotografia aerea della zona di Castello Broco, conindicazione dell’itinerario per raggiungere ognunadelle emergenze indicate.

7. - CONCLUSIONI

L’analisi delle caratteristiche geologiche, geo-morfologiche ed idrogeologiche di un’area qualequella del Lago di Bolsena e dell’alto corso delFiume Marta, caratterizzata dal prevalere di depo-siti vulcanici riferibili all’attività del DistrettoVulcanico Vulsino, ha consentito di individuarenumerosi geositi rappresentativi ed esemplari dispecifici fenomeni geologici.

Dedicando un solo cenno all’essere le isoleBisentina e Martana espressione di attività vulca-nica diversa da quella alla quale è legata la genesidella caldera che ospita lo specchio lacustre, entrol’area circostante il lago di Bolsena i meccanismiconnessi alle diverse attività legate alle fasi esplo-sive del DVV trovano testimonianza nel cono discorie di Valentano, nelle scorie saldate di Bolsenae nelle pomici trachitiche del Ponticello. ALubriano sono presenti i depositi distali di unflusso piroclastico; nell’area circostante l’abitatodi Bolsena affiorano sia quelli prossimali che iprodotti dell’attività effusiva, le “pietre lanciate”,che rientrano nella ZPS IT6010008 “MontiVulsini”.

L’ampia area che comprende sia Bagnoregio chela Civita costituisce indubbiamente un geosito pecu-liare caratterizzato da aspetti geologici, geomorfolo-gico-evolutivi e vulcanologici. Anche essa è ZPS: laIT6010009 “Calanchi di Civita di Bagnoregio”.

Il prevalere degli aspetti di carattere spiccata-mente vulcanologico ha, in qualche modo, condi-zionato e guidato verso tematiche diverse - pur secomplementari - l’analisi di geositi rappresentativie peculiari dell’alto bacino del Marta, che coincidecon il SIC “Fiume Marta alto corso”.

Nell’area al contorno di Poggio Ficuna sonostati individuati geositi, emblematici pure di unanetta variazione di ambiente di deposizione. Uno,

IL PATRIMONIO GEOLOGICO, I GEOSITI E LO SVILUPPO SOSTENIBILE 229

è relativo all’appoggio delle vulcaniti su depositisabbioso - calcarenitici del Pliocene superiore -medio; l’altro, al riposare quelle stesse vulcanitisopra sedimenti argilloso - marnosi del Pliocenemedio - inferiore e questi ultimi - con una lun-ghissima lacuna stratigrafica - sopra depositi fly-schoidi argilloso - arenaceo - calcarei di età com-presa tra l’Eocene medio ed il Cretacico superio-re. Quest’ultimo geosito, poi, è emblematicoanche di un altro peculiare aspetto geomorfologi-co - evolutivo: una frana da scorrimento rotazio-nale alla quale, peraltro, si “deve” l’aver messo inluce quella successione.

Il geosito di Fosso Acquarella, che vede la coe-sistenza di scaturigini fredde e termominerali equello del tratto di corso del Fiume Leia (che rien-tra nella istituenda Riserva Naturale di Tuscania),a monte della confluenza con i torrenti Rigomeroe Biedano, entro il quale si verifica un incrementodi portata dovuto ad un classico meccanismo diemergenza lineare, sono invece a carattere spicca-tamente idrogeologico in quanto emblematici dimodi, tempi ed “ambienti” di circolazione e divenuta a giorno delle acque sotterranee.

La scelta di “campo”, da parte del gruppo dilavoro interdisciplinare, per la progettazione distrumenti didattico-divulgativi, che consentisserodi guidare efficacemente l’esplorazione geologicadell’area presa in esame da parte di fruitori etero-genei per età e per cultura, ha privilegiato l’areadell’alto bacino del Marta rispetto a quella del lagodi Bolsena.

Il DVV infatti, per l’articolazione e la comples-sità che lo caratterizzano, avrebbe reso particolar-mente difficoltoso il tentativo di tracciare itinera-ri, nello spazio e nel tempo geologico, che rispon-dessero a requisiti di buona fruibilità, mentrel’area dell’alto Marta, sia per l’affiorarvi delle vul-caniti e del substrato sedimentario che per la pre-senza, tangibile, di modi di tornare a giorno delleacque, ha consentito di costruire, pure se intornoad un numero limitato di geositi, percorsi checonsentono di conoscere-riconoscere una gammasignificativa e sufficientemente completa degliaspetti geologici propri di quelle aree.

In riferimento ai percorsi di interesse geologi-co “tracciati” nell’area dell’alto Marta sono statiprodotti, un Quaderno di ricerca, per ragazzi inetà scolare, e una Guida, destinata ad un pubblicoadulto eterogeneo (in Appendice). Gli strumentiprodotti si inquadrano in un contesto operativodel tutto sperimentale e per le modalità con cuisono stati progettati e per gli “effetti” che dovreb-bero indurre direttamente e/o attraendo ulterioriiniziative volte a valorizzare l’area.

Più precisamente, l’obiettivo condiviso dagliautori è quello di poter verificare e valutare l’effi-

cacia di tali supporti in termini di:- incremento del turismo ambientale-culturalenell’area di riferimento;- presenza di attività extrascolastiche in loco;- crescita generale del livello di conoscenza e didivulgazione delle emergenze geologiche del-l’area;- sensibilizzazione ed interventi operativi da par-te delle istituzioni preposte.

Il raggiungimento, anche solo parziale, di alcu-ni di questi obiettivi potrebbe stimolare, d’altrocanto, l’impresa ambientale locale verso iniziativeeconomiche di valorizzazione culturale-turistica aridotto impatto ambientale, nel rispetto di unasempre più “sostenuta” cultura della sostenibilitàdello sviluppo.

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IL PATRIMONIO GEOLOGICO, I GEOSITI E LO SVILUPPO SOSTENIBILE 231