Il papato nel Medioevo - · PDF fileIl millennio medievale è considerato nella cultura...

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Il papato nel Medioevo

L’epoca di affermazione della Cristianità Il millennio medievale è considerato nella cultura comune l’epoca dell’affermazione della cristianità, e quindi della Chiesa cattolica e della sua gerarchia, del papato come

potere universale. Invece le due cose non

sono proprio conseguenti. Se certamente si può parlare di ‘medioevo

cristiano’, l’affermazione del ‘potere universale’ del papa

di Roma va problematizzata nelle diverse situazioni storiche e, soprattutto,

vista come prospettiva di lungo periodo della Chiesa

cattolica. Recentemente, i papi del XX secolo, da Paolo VI ai

più vicini pontificati di Giovanni Paolo II,

Benedetto XVI e Francesco, hanno sempre più accentuato la visione

universalistica della Chiesa di Roma. Ma, se

nel tempo attuale la potenza del papato deriva tutta dal proprio carisma spirituale in grado di influenzare il

quasi miliardo e mezzo di cattolici nel mondo e non solo, nel Medioevo il papato si comportò come una tra le potenze politiche d’Europa, che utilizzò il carisma e il potere religioso di cui disponeva per tentare di affermare la propria supremazia sulle

altre potenze: l’episodio emblematico è la famosa ‘umiliazione di Canossa’ dell’imperatore Enrico IV di fronte al papa Gregorio VII.

Il Medioevo viene solitamente pensato come un’epoca di sicura omogeneità religiosa; in realtà furono presenti, oltre a fedi non cristiane, più

‘cristianesimi’. Da un lato, le sedi episcopali, le parrocchie e le pievi; dall’altro, abbazie e monasteri. Da un lato, la gerarchia ecclesiastica fondata sul sacerdozio;

dall’altro, monaci e frati, cioè laici che, in solitudine o in comunità, conducevano una vita di preghiera. Una vera e propria gerarchia ecclesiastica fondata sul primato del papa,

vescovo di Roma, si venne affermando con il passare degli anni e dei secoli. Giuseppe Sergi ricorda che “solo dopo il secolo XII il papato è un papato monarchico,

solo dopo di allora il papa risulta essere il capo assoluto di tutta la cristianità cattolica, così come nell’età moderna e contemporanea.” (L’idea di Medioevo, Donzelli, 1998, p. 55). Prima i singoli vescovi erano sovrani nei loro territori, anche se il vescovo

di Roma godeva di un prestigio innegabilmente superiore agli altri.

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Gregorio VII

Già nel corso dell’XI secolo, la Chiesa iniziò un’opera di profonda riforma, che ebbe nell’azione di Gregorio VII, papa dal 1073 al 1085, il suo culmine. La

pubblicazione nel 1075 di una raccolta di norme canoniche, il Dictatus Papae, affermò a chiare lettere il primato papale su tutti i poteri temporali, compreso quello imperiale. Era composto di 27 assiomi nei quali veniva sancito, tra l’altro, il

potere esclusivo del pontefice romano di nominare i vescovi, di deporre gli imperatori, di scomunicare principi e imperatori e di liberare i sudditi dall’obbligo di obbedienza.

Va ricordato che nel diritto canonico essere “scomunicati” significa essere esclusi dalla comunità cristiana. Nel Medioevo ciò comportava la perdita dei propri beni e del proprio status sociale. Se, per esempio, un papa scomunicava un feudatario o

addirittura un re, autorizzava implicitamente i suoi sudditi a ribellarsi ai suoi ordini. Ciò rafforzava di un potere reale il già enorme prestigio spirituale del papa.

Naturalmente il Dictatus non fu gradito all’imperatore Enrico IV, che rivendicò il potere di nominare vescovi a lui graditi concedendo investiture in cambio di denaro. Il confronto diventò scontro aperto, che raggiunse il punto più aspro con la scomunica

papale, da una parte, e il tentativo di nominare un antipapa, dall’altra. Questo tentativo fallì per l’opposizione dei principi tedeschi ed Enrico fu costretto a

pentirsi pubblicamente per ottenere il ritiro della scomunica. Ciò non fermò tuttavia la sua politica di rifiuto della supremazia papale sul potere

imperiale; al contrario, il numero dei principi e dei vescovi suoi alleati aumentò, indebolendo così papa Gregorio. Una seconda scomunica, infatti, non sortì gli effetti della prima, ed Enrico si poté permettere di aggredire e invadere Roma stessa. Il

pontefice fu costretto a chiedere aiuto ai soldati normanni di Roberto il Guiscardo, duca di Puglia, Calabria e Sicilia, che liberarono Roma dalle truppe

imperiali, ma la devastarono e la misero a sacco essi stessi. Insomma, il pensiero e l’azione di Gregorio VII, seppur non risultò nell’immediato vincente né nel conflitto contro Enrico IV, né in una forte lotta che intraprese

all’interno della Chiesa contro la simonia e per il celibato dei preti, si affermarono nel tempo, tant’è vero che la riforma gregoriana resta ancor oggi uno dei capisaldi

della Chiesa cattolica.

Innocenzo III Poco più di un secolo dopo la morte di Gregorio VII, nel 1198 diventò papa

Innocenzo III, che governò la Chiesa cattolica fino al 1216. La sua intransigenza

nell’affermare con ogni mezzo la supremazia del

papato all’interno della Chiesa e degli enti religiosi, da un lato, e la sua grande abilità

politica nei rapporti con l’Impero e le nascenti

monarchie nazionali, dall’altro, gli consentirono di accrescere moltissimo il

prestigio spirituale e il potere temporale del papato.

Il suo pontificato si caratterizzò per un’energica lotta contro

ogni eresia. Esemplare, in

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questo, la crociata bandita contro gli Albigesi, una popolazione della Provenza che

professava un Cristianesimo per molti versi contrario a quello di Roma non solo dal punto di vista teologico, ma anche nel non riconoscimento della gerarchia

ecclesiastica. La sua fu una vera e propria guerra di sterminio contro quella popolazione. Del resto, le crociate erano state decise da Urbano II nel 1095 per contenere

l’espansione dell’Islam, e per la liberazione della Terra Santa, ma negli anni successivi furono anche utilizzate per obiettivi differenti. La più famosa vide coinvolto

ancora Innocenzo III, il quale dopo aver benedetto nel 1204 la quarta crociata contro l’Islam, vide i guerrieri cristiani dirigersi, guidati da navi e comandanti veneziani, prima su Zara e poi su Costantinopoli, sede della Chiesa cristiana greca-ortodossa e

dell’Impero Romano d’Oriente, che fu conquistata e saccheggiata. I territori dell’Impero furono in larga parte divisi tra Venezia e gli altri principi europei.

Fu una grave sconfitta politica di papa Innocenzo, che da tempo lavorava per arrivare a un concilio di riunificazione delle Chiese latina e greca. Il sacco di Costantinopoli di quell’anno ostacolò per secoli qualsiasi riavvicinamento tra ortodossi e

cattolici, che solo in tempi recenti hanno ripreso a dialogare. Di contro, la sua lungimiranza impedì il distacco dalla Chiesa cattolica degli

ordini mendicanti che in quegli anni sorgevano in Europa; infatti,

egli fu il papa che guardò con attenzione favorevole all’Ordine francescano, comprendendone la

portata rivoluzionaria, ma non eretica, per il rinnovamento del

cristianesimo. “Se le sue dottrine politiche poterono essere sommerse dai

successivi avvenimenti, la sua opera fu decisiva per la Chiesa,

in quanto instaurò un pieno accentramento monarchico e burocratico, e ne rinsaldò la

compagine morale e spirituale con la lotta contro l'eresia e

l'impegno per la riforma dei costumi.”

Bonifacio VIII

Fu il cardinale Benedetto Caetani, di nobile famiglia laziale, eletto papa nel 1294, dopo la rinuncia di Celestino V, a essere l’ultimo papa ad affermare con forza le ragioni della teocrazia medioevale, in un’Europa ormai avviata verso una società

borghese mercantile, governata da grandi monarchie nazionali e da potenti signorie e repubbliche locali.

La sua concezione del ruolo della Chiesa nel mondo era netta: il papa era sopra tutto e tutti. Non v’era re o imperatore che potesse opporsi ai suoi voleri. Ai poteri laici era proibito imporre tasse o intaccare, in qualsiasi modo, i patrimoni religiosi;

al clero era proibito versare tributi a poteri laici. Bonifacio incontrò forti resistenze e opposizioni non solo nei sovrani europei, ma

anche all’interno della Chiesa stessa. In Europa, fu soprattutto con il re di Francia, Filippo IV il Bello, che si scontrò

duramente. In Italia, avvenne lo stesso con l’aristocrazia romana guidata dai

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Colonna e con il movimento dei ‘francescani spiritualisti’ guidato da Jacopone

da Todi. L’accusa più grave che si muoveva a Bonifacio era di simonia; si accusava il papa di utilizzare il proprio potere spirituale non tanto con finalità

teologiche quanto per arricchimento personale. Sia Filippo IV di Francia sia i Colonna attaccarono materialmente il papa. Sciarra Colonna lo costrinse a rifugiarsi ad Anagni e lo tenne prigioniero per tre giorni. In

seguito, liberato, tornò a Roma sotto la protezione degli Orsini, altra nobile famiglia romana. In quello stesso anno, nel 1303, morì.

Il conclave durò quasi un anno ed elesse un francese, Clemente V, che spostò la sede papale da Roma ad Avignone. Il re di Francia volle comunque processare Bonifacio anche post mortem, accusandolo delle peggiori nefandezze, per intaccare

nel profondo il carisma del papato. Bonifacio VIII fu un papa molto controverso: Dante lo critica aspramente

mettendolo – ancora vivente! – tra le anime dei simoniaci; Giotto lo raffigura mentre nell’anno 1300 bandisce il primo Giubileo della storia della Chiesa! Il fatto è che, a prescindere

dalle malefatte vere o presunte di Bonifacio, ormai, la politica

si avviava sempre più ad acquistare la propria

autonomia dalla religione. La sfera temporale avrebbe sempre meno tollerato invasioni di

campo da parte della sfera religiosa.

Se meno di cent’anni prima Innocenzo III poteva sognare la riunificazione

della Chiesa d’Oriente con quella d’Occidente, due secoli dopo

Lutero darà inizio al processo di Riforma che cambierà definitivamente la

cristianità europea, ridimensionando fortemente

l’influenza del papato di Roma sulle monarchie d’Europa.

Didascalie: A Canossa l’imperatore chiede perdono al papa (1077), da Wikipedia San Francesco riceve l’approvazione della Regola da Innocenzo III, da ww.museobenozzogozzoli.it Bonifacio VIII tra i simoniaci nell’inferno di Dante, da www.lavitadidante.it Giotto, Bonifacio VIII promulga il primo anno santo, da www.flickr.com