Il Papa e la teoria gender€¦ · sti. La sua colpa? Essersi lasciato convertire dai po - veri. In...

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L’ evento della beatificazione di mons. Romero, il 23 maggio sabato di Pentecoste, e la sua procla- mazione a martire in odium fidei hanno signifi- cato per il mondo missionario la realizzazione di un sogno. Il 24 marzo 1980, il ve- scovo di San Salvador Oscar Arnulfo Romero, mentre celebrava la Santa Messa, veniva ammazzato dagli squadroni della morte armati dai latifondi- sti. La sua colpa? Essersi lasciato convertire dai po- veri. In un primo tempo della sua vita ministeriale era stato un prete conser- vatore, ma in seguito si fece la voce più coraggiosa di denuncia delle atroci violenze subite dai campe- sinos, dagli operai, dagli stessi preti, dalle donne che stavano dalla parte del po- polo. Se si leggono le sue omelie si può riconoscere che aveva saputo coniugare la difesa della giustizia sociale con l’amore verso i poveri. «È inconcepibile che qualcuno si dica cristiano e non assuma come Cristo un’opzione pre- ferenziale verso i poveri. È uno scandalo che i cristiani di oggi critichino la Chiesa perché pensa “in favore” dei poveri. Questo non è cristianesimo!... Molti, carissimi fra- telli, credono che quando la Chiesa dice “in favore dei po- veri” stia diventando comunista, stia facendo politica, sia opportunista. Non è così, perché questa è stata la dot- trina di sempre. La lettura di oggi non è stata scritta nel 1979. San Giacomo scrisse venti secoli fa» (omelia, 9 set- tembre 1979). Secondo i suoi biografi, l’opzione per i po- veri significò non solo amore e sollecitudine, ma anche il rischio di esporsi per difenderli da coloro che li impove- rivano, li opprimevano, li zittivano. Divenne il loro avvo- cato: ne ascoltò le grida, se ne lasciò coinvolgere fino a reagire e a consumarsi per loro. La sua beatificazione in quale momento ci coglie? Ri- conosciamolo, per noi cristiani quello attuale è un mo- mento particolarmente complesso: perseguitati in terre di martirio e messi in un angolo in Europa. Una stri- sciante discriminazione verso di noi, fedeli di Cristo, sta percorrendo il nostro conti- nente. È in atto il tentativo di “accantonare” la presenza cristiana nella società e fare in modo di rendere la fede as- sente dalla vita pubblica. Ci sono segni evidenti che una laicità sempre più ideologica promuove un pensiero domi- nante nel quale il principio di tolleranza è portato avanti non per permettere ad ognuno di comportarsi se- condo coscienza, bensì con l’intento di impedire ai citta- dini di esprimere libera- mente e praticare in modo pacifico e legittimo le proprie convinzioni religiose. Davanti a questa trama il sangue dei tanti martiri per- seguitati viene in nostro aiuto. Se accogliamo il loro stile di vita saremo più uniti tra di noi e più uniti al Signore. Gesù stesso nell’imminenza della sua passione introduce i discepoli a meglio conoscere la realtà che li minaccia permettendo loro di affrontarla: l’ostilità di cui sono vit- time dipende dal fatto che attraverso la fede basano la loro esistenza su un fondamento diverso da quello propo- sto dal mondo. In particolare mons. Romero, con la sua opzione preferenziale a favore dei poveri, ricorda che se ci facciamo promotori dei diritti umani calpestati avremo sempre la possibilità di punzecchiare e di richiamare l’opinione pubblica, nessuno riuscirà a metterci in un an- golo e zittirci. Vedi come il pensiero dominante davanti al fenomeno della drammatica e tragica migrazione che si sta verificando non riesce a fare altro che colpevoliz- á segue a pag. 2 á Testimoni in virtù dei poveri Notiziario di informazione delle Missioni Francescane della Provincia Minoritica di Cristo Re dei Frati Minori dell’Emilia con commento ai fatti del giorno Pia Opera Fratini e Missioni • Via dell’Osservanza, 88 - 40136 Bologna - Tel. 051.58.03.56 • Fax 051.644.81.60 Internet: www.missioni.fratiminorier.it • E-mail: [email protected] Anno XCI - Nuova Serie - Anno LVI - Poste Italiane S.p.A. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) art. 1, comma 1, CN/BO PROMOZIONE NO PROFIT giugno 2015

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L’evento della beatificazione di mons. Romero, il23 maggio sabato di Pentecoste, e la sua procla-mazione a martire in odium fidei hanno signifi-cato per il mondo missionario la realizzazione

di un sogno.Il 24 marzo 1980, il ve-

scovo di San SalvadorOscar Arnulfo Romero,mentre celebrava la SantaMessa, veniva ammazzatodagli squadroni dellamorte armati dai latifondi-sti. La sua colpa? Essersilasciato convertire dai po-veri. In un primo tempodella sua vita ministerialeera stato un prete conser-vatore, ma in seguito sifece la voce più coraggiosadi denuncia delle atrociviolenze subite dai campe-sinos, dagli operai, daglistessi preti, dalle donne che stavano dalla parte del po-polo.

Se si leggono le sue omelie si può riconoscere che avevasaputo coniugare la difesa della giustizia sociale conl’amore verso i poveri. «È inconcepibile che qualcuno sidica cristiano e non assuma come Cristo un’opzione pre-ferenziale verso i poveri. È uno scandalo che i cristianidi oggi critichino la Chiesa perché pensa “in favore” deipoveri. Questo non è cristianesimo!... Molti, carissimi fra-telli, credono che quando la Chiesa dice “in favore dei po-veri” stia diventando comunista, stia facendo politica, siaopportunista. Non è così, perché questa è stata la dot-trina di sempre. La lettura di oggi non è stata scritta nel1979. San Giacomo scrisse venti secoli fa» (omelia, 9 set-tembre 1979). Secondo i suoi biografi, l’opzione per i po-veri significò non solo amore e sollecitudine, ma anche ilrischio di esporsi per difenderli da coloro che li impove-rivano, li opprimevano, li zittivano. Divenne il loro avvo-cato: ne ascoltò le grida, se ne lasciò coinvolgere fino areagire e a consumarsi per loro.

La sua beatificazione in quale momento ci coglie? Ri-conosciamolo, per noi cristiani quello attuale è un mo-mento particolarmente complesso: perseguitati in terredi martirio e messi in un angolo in Europa. Una stri-

sciante discriminazione versodi noi, fedeli di Cristo, stapercorrendo il nostro conti-nente. È in atto il tentativo di“accantonare” la presenzacristiana nella società e farein modo di rendere la fede as-sente dalla vita pubblica. Cisono segni evidenti che unalaicità sempre più ideologicapromuove un pensiero domi-nante nel quale il principio ditolleranza è portato avantinon per permettere adognuno di comportarsi se-condo coscienza, bensì conl’intento di impedire ai citta-dini di esprimere libera-

mente e praticare in modo pacifico e legittimo le proprieconvinzioni religiose.

Davanti a questa trama il sangue dei tanti martiri per-seguitati viene in nostro aiuto. Se accogliamo il loro stiledi vita saremo più uniti tra di noi e più uniti al Signore.Gesù stesso nell’imminenza della sua passione introducei discepoli a meglio conoscere la realtà che li minacciapermettendo loro di affrontarla: l’ostilità di cui sono vit-time dipende dal fatto che attraverso la fede basano laloro esistenza su un fondamento diverso da quello propo-sto dal mondo. In particolare mons. Romero, con la suaopzione preferenziale a favore dei poveri, ricorda che seci facciamo promotori dei diritti umani calpestati avremosempre la possibilità di punzecchiare e di richiamarel’opinione pubblica, nessuno riuscirà a metterci in un an-golo e zittirci. Vedi come il pensiero dominante davantial fenomeno della drammatica e tragica migrazione chesi sta verificando non riesce a fare altro che colpevoliz-

á segue a pag. 2 á

Testimoni in virtù dei poveri

Notiziario di informazione delle Missioni Francescane della Provincia Minoritica di Cristo Re dei Frati Minori dell’Emilia con commento ai fatti del giornoPia Opera Fratini e Missioni • Via dell’Osservanza, 88 - 40136 Bologna - Tel. 051.58.03.56 • Fax 051.644.81.60Internet: www.missioni.fratiminorier.it • E-mail: [email protected] XCI - Nuova Serie - Anno LVI - Poste Italiane S.p.A. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) art. 1, comma 1, CN/BO

PROMOZIONE NO PROFIT giugno 2015

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Il Papa e la teoria gender

Primavera di Vita Serafica - 2

Nell'informazione e all'internodella cultura italiana, c'è inatto un fenomeno molto cu-

rioso.La curiosità consiste nell'intermit-

tenza con la quale le idee e le provo-cazioni di papa Bergoglio vengonoproposte.

Se giustamente vengono sot-tolineate certe sue esternazioni,soprattutto quelle legate ai di-ritti dei più poveri, dei migrantie, recentemente, a quelli delledonne (“Ma perché è dato perscontato che una donna guada-gni meno di un uomo?”), altrisuoi punti di vista, magaritroppo fuori moda e insidiosiper il politically correct, ven-gono misteriosamente occultati.

Il caso esemplare è l'appelloa difesa della famiglia (misera-mente caduto nel vuoto) chequalche settimana fa ha lanciato agliintellettuali italiani.

In particolar modo Bergoglio si èscagliato contro “il colonialismo gen-der” e la “frustrazione” da cui nascetale pensiero.

Ma cos'è il gender?Molto in voga nei salotti contem-

poranei, la teoria gender è un'ideolo-gia di stampo individualista chevuole portare ad una sorta di autode-terminazione dell'esperienza ses-suale. Come al solito però, Bergogliospiega meglio la faccenda: “... Unaspecie di frustrazione nei rapportimaschio e femmina, vera sede delladifferenza”.

L'eliminazione delle differenze –in questo caso quelle sessuali – chela natura ha scelto.

Si trattava di una catechesi dedi-cata alla famiglia, nella quale il Paparicordava che “anche l'uomo e ladonna come coppia sono immagine di

Dio. La differenza fra uomo e donnanon è per la contrapposizione, o perla subordinazione, ma per la comu-nione”.

Ed è a questo punto che il Papaparte con l'affondo verso ciò che miraa minare la differenza sessuale e, diconseguenza, il piano di comunionead essa legato e voluto da Dio. “Peresempio mi domando se la cosiddettateoria del gender non sia ancheespressione di una frustrazione e diuna rassegnazione che mira a cancel-lare la differenza sessuale, perchénon sa più confrontarsi con essa”.

Ecco la realtà, la nostra incapacitàdi misurarci con le fatiche e le ur-

zare i migranti quando questi non ne sono che leprime vittime. Si vuole fare dimenticare che sono per-sone in fuga da miseria, conflitti e ingiustizie, provocateda quel mondo che si sostiene su un sistema economicobasato sullo sfruttamento dei paesi poveri senza dareloro delle condizioni di progresso.

Come comunità dei discepoli del Signore manteniamola dimensione credente della preghiera, quella chegiorno per giorno invoca e riceve da Dio ciò di cui ha bi-sogno: riconosceremo nello Spirito Santo che non siamoabbandonati, abbiamo anzi la possibilità di risponderead un mondo ostile proponendo uno stile di vita alterna-tivo. Interiorizziamo il grido e le lacrime dei poveri, loSpirito ci creerà lo spazio per dire le loro attese ai potentidel nostro tempo. Riscopriremo che il Vangelo di Gesù èiscritto nella speranza degli ultimi.

fr. Guido Ravaglia

á segue da pag. 1 á

genze delle differenze, quando questemettono a rischio la famiglia e il ma-trimonio stesso.

Prosegue Bergoglio: “Il legamematrimoniale e familiare è una cosaseria e lo è per tutti, non solo per icredenti. Vorrei esortare gli intellet-

tuali a non disertare questotema, come se fosse diventatosecondario per l'impegno a fa-vore di una società più libera egiusta”.

Voi avete traccia di questo di-battito?

Gli stessi intellettuali cheblandiscono e applaudono ilPapa quando sembra soddisfarele loro opinioni, che fine hannofatto adesso che il richiamo èforte e provocatorio?

Spariti.Strenui difensori delle leggi

naturali, purché applicate allefiliere di cibo e vini, sembrano menorispettosi della volontà della naturaquando essa riguarda gli uomini, ledonne e i loro figli.

Si battono perché il pomodoro o ilprosecco sia biologico o a chilometrozero, mentre sulla famiglia sembranoallargare le maglie del rigore e tran-sigere su ogni principio naturale infavore di un perenne aggiustamentodi comodo.

“La rimozione della differenza è ilproblema, non la soluzione”, diceBergoglio, e chiude la partita a suofavore.

Una volta di più.c. g.

È il 120° suc-cessore di SanFrancesco, chia-mato a gover-nare e servirel'Ordine per il

sessennio 2015-2021. Nel suo primo messaggio che si èarticolato su tre parole chiave: condivisione, fraternità,misericordia, fr. Michael Perry ha affermato che “i FratiMinori sono chiamati a vivere la condivisione e la fra-ternità come testimonianza della misericordia di Dio”.

Il 21 maggiofr. Michael A. Perry èstato eletto Ministro Generale deiFrati Minori

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Aitape, 7 aprile 2015Ciao,provo a scrivere, anche se sono un po' stanco e ho vo-

glia solo di riposare...La scorsa settimana ero in capitale, a Port Moresby,

per un incontro di tutti i superiori religiosi della PapuaNuova Guinea e sono tornato ad Aitape il mercoledìsanto, su e giù per la strada di Wewak che in questo mo-mento è messa molto male per lunghi tratti. Il giovedìsanto ho celebrato ad Aitape, nella nostra chiesa di S.Anna, e il venerdì ho fatto la Via Crucis da solo, per tuttii frati, avevo bisogno di pregare un po' da solo...

Per Pasqua invece ho fatto la “tripletta”, come si dicein gergo calcistico! Ho celebrato la Pasqua tre volte in trevillaggi diversi: Veglia Pasquale, Messa dell'alba e Messadel giorno.

La Veglia l'ho celebrata in un villaggio sul mare, Paup.Sabato mattina sono arrivato là in moto, un'ora di viag-gio, e ho avuto le confessioni ad intermittenza, fino alle 6del pomeriggio. Alle 7, quando ormai il giorno si era oscu-rato, abbiamo iniziato la celebrazione fuori dalla chiesacon il fuoco. Appena entrati in chiesa ha iniziato a pioverea intermittenza fino alla fine della Messa.

Dopo un piatto di riso sono montato in moto verso le10 di sera e sono tornato ad Aitape. Durante il viaggio lapioggia ha ripreso ancora più forte, non riuscivo a vederepiù niente e la strada era piena di pozze d'acqua che nonpotevo evitare. All'andata nel fiume c'era un metro d'ac-qua, nel ritorno un po' di più, ma sono riuscito a passare.Sono arrivato ad Aitape alle 11.15 e dopo una lavata sonoandato a letto per poi alzarmi alle 2.30 del mattino di Pa-squa per la Messa dell'alba. Potete immaginare in checondizioni ero, comunque piano piano mi sono svegliatoe tanta gente ha partecipato alla Messa. Qualche bimbodormiva steso sul pavimento, un po' di sbadigli qua e là,i miei chierichetti dormivano in piedi, poveretti, ma allafine è stata una bella celebrazione. Abbiamo finito alle5.30, quindi sono tornato a letto fino alle 8 e, ancora piùassonnato di prima, mi sono preparato per l'ultimaMessa delle 9 all'ospedale. Un fuori programma, ma ri-chiesto dalla tanta gente che vive attorno all'ospedale.Facevo fatica a tenere gli occhi aperti, ma, come sempre,durante la Messa mi passano tutte le fatiche e sono arri-vato alla fine bello sveglio, come se fossi “risorto”, tanto

• papua nuova guinea •

Portare Gesù al di là degli ostacoli

Primavera di Vita Serafica - 3

che – tornato a casa – non avevo più sonno e mi sonomesso a cucinare perché, sì, avevo un po' di fame, e hofatto una pentola di spaghetti per tutti i frati. Ho provatopoi a dormire, ma niente da fare, quindi, insieme a unaltro frate, abbiamo incominciato a preparare la cena peri novizi che venivano a celebrare con noi. Eravamo in 15per cena, tanta gioventù.

Il giorno dopo naturalmente ero stanco morto e sonoriuscito a dormire parecchio... Ancora adesso mi sento unpo' fiacco, anche perché la pioggia che ho preso per stradami sta portando un po' di raffreddore e mal di testa.

Prima di andare a Port Moresby ero stato a Madangper la laurea di Aliti; è stata molto contenta che sia an-dato e ha ringraziato tanto tutti i benefattori che l'hannoaiutata. Adesso sta facendo tirocinio, dopodiché diventeràresponsabile di una clinica nella foresta.

Voi tutto bene? Pregate per noi, siamo un po' messimale, come la statua di San Francesco che si trova nellanostra chiesa presa d'assalto dalle termiti...

Un abbraccio!fr. Gianni Gattei

***Aitape, 24 aprile 2015

Carissime/i,ho passato un po' di giorni dai frati a Lumi, dove ora ci

sono i postulanti (cinque) e sei frati, undici in tutto, la co-munità più numerosa che abbiamo al momento. Domenicaabbiamo celebrato 35 battesimi.

Da Lumi sono poi andato a Nuku, sempre in moto, pervedere come vanno i lavori del centro sportivo per i gio-vani.

Tornando verso Aitape, sono passato in mezzo ad unalite familiare per strada: la moglie era tutta insanguinatain volto, ho provata a fermarla mentre teneva due grossepietre in mano, ma poi mi è scappata ed è corsa verso suomarito con altri due sassi, era inferocita e i suoi bimbi avedere il sangue piangevano tutti; il motivo era che il ma-rito aveva preso la seconda moglie.

Intanto incominciava a piovere, io dovevo attraversarei monti Torricelli e la pioggia è venuta giù forte rendendola strada impraticabile. Nella mia scalata tra la melmaho incontrato 7 jeep impantanate, ma il fatto che piovesse

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5 • Serbatoi per acqua potabile

In Papua Nuova Guinea ci sono pochi pozzi e per beresi raccoglie l'acqua piovana. I serbatoi sono sempreuna necessità primaria per tutti: sani e ammalati.Il prezzo dei serbatoi con le relative tubature va dai1.000 ai 1.500 euro, secondo la grandezza.

piccoli progetti Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli:se avete amore gli uni per gli altri. (Gv 13,35)

Conto corrente bancarioIBAN: IT 88 Y 02008 02452 000010623957intestato a Pia Opera Fratini e Missioni

presso UniCredit Banca

91 • Forni per il pane

I frati in Congo-Brazzaville hanno installato dueforni professionali per il pane, uno presso la frater-nità di Djiri e uno nel Centro “Ndako ya Bandeko” diMakabandilu dove vengono accolti i ragazzi distrada. In questo modo possono provvedere al propriofabbisogno e pro-durre pane per lavendita. Inoltre i ra-gazzi hanno la pos-sibilità di imparareun mestiere.Come li si può aiu-tare? Per un saccodi farina ci vogliono5 euro, una tegliaper cuocere il panecosta 25 euro.

È possibile effettuare una donazione direttamente anche dal nostro sito internet:

www.missioni.fratiminorier.it

a dirotto ha reso la mia scalata più facile perché hamantenuto le mie ruote pulite, non lasciando che il fangobloccasse la catena e le forcelle.

Arrivato vicino al cippo più alto mi è sorta la pauradei fiumi in piena, invece li ho trovati ancora tutti bellilimpidi e bassi rendendo la scalata più ripida un gio-chetto. Il problema è che non avevo i freni dietro e ho do-vuto usare quelli davanti e le marce. La discesa è stataun po' dolorosa perché mi faceva male un polso e facevofatica a frenare, è davvero ripida e dissestata la discesa!

Dopo il mio passaggio i fiumi si sono ingrossati e lejeep sono arrivate il giorno dopo.

Adesso, in questi due giorni ad Aitape, ho dovuto sbri-gare tante faccende disciplinari, scrivere lettere e siste-mare mille cose perché i giorni sono pochi prima dellamia partenza per l'Italia, per partecipare al Capitolo Ge-nerale ad Assisi.

Questa notte parto per Wewak perché domani c'è l'Or-dinazione del nuovo Vescovo, un Verbita polacco. Ho tro-vato un passaggio, vado e torno, sperando che i fiumisiano bassi, sta piovendo molto.

La prossima settimana avremo l'incontro dei sacerdoticon il nostro Vescovo fino a giovedì e venerdì tornerò aWewak per poi andare a Port Moresby da dove il 4 mag-gio partirò per Roma.

Sono un po' stanco questa volta, non lo posso nascon-dere, ma di salute sto bene.

Ieri sono stato all'ospedale a confessare un giovanegambizzato dalla polizia, gli hanno sparato alle ginoc-chia e ai piedi. Si era arreso ed era steso a terra, ma glihanno sparato lo stesso. La degenza in ospedale lo haaiutato anche a cambiare vita, era un criminale e facevauso di droghe. Adesso gli devo trovare una sedia a rotelledecente, quella che ha non ha nemmeno le gomme e fafatica a muoversi, mancano anche i poggia piedi... e ha i

Primavera di Vita Serafica - 4

piedi bucati! Poi ho dato l'unzione degli infermi a unamamma in fin di vita, tubercolosi, sta facendo unastrage qua. È una tubercolosi che a volte è resistente aitrattamenti normali, anche tre Clarisse l'hanno presa.

Ho anche incontrato un impiegato della Diocesi, nonlo riconoscevo da quanto era magro. Lui aveva avutouna forte malaria cerebrale e lo stanno curando con me-dicine per la tubercolosi. Mentre stavo per uscire dal-l'ospedale mi sono fermato al letto di un giovane padrecon un gran taglio in testa e il braccio penzolante, im-possibile da operare ad Aitape. Suo fratello gli ha ta-gliato e spaccato la testa con il macete. Questa è larealtà giornaliera di Aitape, tante violenze domestiche,e qua non volano i pugni, ma i maceti di un metro!

Insomma, abbiamo molti problemi noi frati nella Cu-stodia, ma nelle famiglie ce ne sono di più gravi.

Ora vi saluto, abbracci!fr. Gianni Gattei

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“Ora, o Signore mi pongo davantia te come un foglio bianco, dispostoa tutto cancellare e a tutto riscrivere,daccapo, lentamente, con fatica. Mipongo come creta nelle mani del va-saio: fa’ di me il vaso che vuoi, mo-dellami. Se vuoi, rimpasta quel vasoche finora sono stato. Dammi altraforma, altro contenuto. Mi pongocome un bambino davanti a te, chesei mio Padre; come un povero che at-tende di essere ricoperto, sfamato,dissetato; come un cieco che attendedi essere guidato e guarito”.

(Don Andrea Santoro)

Come creta nelle mani del vasaio

• Congo-Brazzaville •

hanno scritto i frati Adolfo, Aime,Blaise ed Italo;

hanno scritto i volontari come lapiccola grande Maria Grazia;

hanno scritto le suore di Sant’An-tonio, testimoni di come piccoledonne facciano grande il mondo;

hanno scritto le “maman” ed i“papa” accogliendoci in casa loro;

hanno scritto gli alberi della fore-sta ed i cespugli della savana col lorofruscio di vita;

hanno scritto i fiumi ed i torrenticol suono dell’acqua che a voltescorre lenta, a volte impetuosa;

hanno scritto le strade e le pistecon la loro polvere;

hanno scritto Antonio e Fernandacol loro esserci e basta;

hanno scritto tanti angeli neri dicui ricorderò sempre il volto.

I sentimenti che provo oggi sonosconvolgenti e l’impressione è che ilSignore stia facendo “un vaso” diuna forma strana che ancora non siriesce a comprendere, forse perchéla creta è fluida, un po’ ribelle e nonsi lascia sempre “modellare” comevuole il Vasaio.

Se non avessimo mai visto lamamma fare la pizza sarebbe diffi-cile immaginare cosa possa uscirefuori da un bicchiere d’acqua ed unmucchietto di farina.

Bene in questo momento mi sentocome quel bimbo che vede per laprima volta la mamma fare l’impa-sto della pizza; un po’ incredulo, cu-rioso forse, ma soprattutto im pa- ziente di vedere cosa uscirà fuori.

Probabilmente ciò che è avvenutolaggiù “lo capiremo solo vivendo”.Comunque adesso non ho paura,aspetto che l’impasto avrà riposatoe la massa avrà lievitato.

L’assurdità e la bellezza di quelloche i miei occhi hanno visto, la pro-fondità delle parole che ho ascoltato,l’intensità degli occhi che ho incro-ciato voglio immaginare stiano fa-cendo l’effetto del lievito nella farinae ad Antonio e Fernanda non resteràche condire ed infornare la pizza pergli amici una volta che la pasta saràcresciuta.

Mbote na bino yoso (salute a tuttivoi, come diceva sempre l’amico Jo-nathan).

Antonio

Solo oggi, dopo sette mesi dalrientro a casa (mio e di mia moglieFernanda), provo a scrivere qualcheparola sulla nostra esperienza. Nonè per niente facile riassumere la pie-nezza e l’intensità di quei quarantagiorni e quaranta notti trascorse nelpiccolo Congo.

Sono partito cercando di essere“come un foglio bianco”: libero dapregiudizi, aspettative e programmied ora che sono tornato a casa que-sto foglio è pieno all’inverosimile, hodifficoltà a leggere quello che c’èsopra.

Non ho scritto da solo su questopezzo di carta, tante mani e tanticuori hanno contribuito a riempirlo,non tutte le grafie sono chiare macredo che con un po’ di attenzionepotrò leggere e decifrare tutto, ca-pire non so.

Hanno scritto per me i ragazzi di“Ndako ya Bandeko” col loro sorriso,la loro allegria e l’infinita voglia digridare al mondo che esistono;

Sto con lentezza rimettendo in or-dine tutti questi appunti e mi ac-corgo ogni volta che provo a scrivereche devo “cancellare e tutto riscri-vere” perché non sono più lo stesso diprima di partire, ma nemmenoquello degli incredibili giorni di gra-zia a Brazzaville.

Devo ammetterlo, la nostra per-manenza nel piccolo Congo è statauna grandissima grazia che il Si-gnore ci ha concesso, mi reputo vera-mente fortunato ad aver avuto lapossibilità di trascorrere un pezzet-tino della mia vita in quel paese e so-prattutto con le persone che hoincontrato. Sono sicuramente piùricco di prima e non è scontato nellavita avere la possibilità di viaggiare,capire e conoscere.

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Primavera di Vita Serafica - 6

Caro p. Guido,ricevo e leggo da tempo il perio-

dico Primavera di Vita Serafica cheapprezzo perché, nella sua semplicità ed essenzialità, saoffrire spunti di meditazione e indicazioni che mi aiutanoad orientarmi nella vita quotidiana, cosa non sempre fa-cile frastornati come siamo da mille voci. Inoltre mi dàla possibilità di compiere un pizzico di bene sostenendo,per quanto mi è possibile, l'opera straordinaria compiutadai missionari.

Il motivo principale per cui le scrivo, però, si riferiscead una informazione apparsa su uno degli ultimi numeridi Primavera che annunciava un nuovo raggruppamentodi voi frati francescani nelle regioni settentrionali. Lechiedo una spiegazione per capire meglio cosa sta avve-nendo.

Fabio Z.

La ringrazio della sua e con l’intento di risponderle ini-zio da un nome, quello di Sant’Antonio di Padova. Con-temporaneo e discepolo di San Francesco di Assisitrascorse gli ultimi dieci anni della sua intensa vita de-dicandosi all’insegnamento della teologia e alla predica-zione percorrendo le attuali regioni del nord d’Italia e laFrancia meridionale. Le motivazioni che lo portarono aquesto furono soprattutto quelle di un forte legame conil Signore che si traduceva nel testimoniare a tutti, inparticolare ai meno abbienti e ai malati, l’amore di Dioper loro. La sua azione fu particolarmente significativatanto da lasciare nel popolo cristiano e nei frati di questeterre un ricordo più che passeggero tant’è che anche oggisono moltissime le chiese dedicate al Santo, le opere cheportano il suo nome, in particolare quelle caritative a fa-vore dei poveri.

Muovendo da questo fatto popolare, che accomuna noiFrati Minori del Nord Italia, si può comprendere come,davanti alle mutate condizioni di vita caratterizzatedalla facilità di comunicazione, riconosciuta l’esigenza dirinsaldare i legami di vita fraterna per meglio dedicarcialla nuova evangelizzazione, abbiamo deciso di non rima-nere chiusi nei confini regionali, ma di diventare di fattoun’unica grande famiglia dove le diverse tradizioni anzi-ché mantenerci divisi diventino motivo di ricchezza especchio della nostra società ormai multiculturale. Da-vanti a questo intento così impegnativo – si tratta da unlato di valorizzare la storia e il patrimonio spirituale checi appartengono, dall’altro di far nascere una nuova re-altà comune che sia in grado di rinnovare la nostra pre-senza francescana nel Nord Italia – abbiamo riconosciutoSant’Antonio di Padova nostro Patrono.

Sappiamo che questa meta – la costituzione diun’unica grande Provincia religiosa – potrà essere rag-giunta solo se potremo contare sul radicamento e sullacrescita ‘in noi’ e ‘tra di noi’ di una vera mentalità diunità e comunione che, favorita dal mettersi in “stato dimissione”, possa anche contemplare in diversi casi l’esododal proprio territorio di origine verso altri territori peralimentare la passione di vivere “ad alta temperatura” lanostra vocazione di Frati Minori oggi.

In questo orizzonte la nostra attenzione ai missionariverrà rinnovata e i diversi centri che attualmente sono

Padre Guidorisponde

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PRIMAVERA DI VITA SERAFICAVIA DELL’OSSERVANZA, 88 - 40136 BOLOGNAP. Guido Ravaglia, redattore e direttore responsabileIn redazione: Cristiano GovernaCon approvazione dell'OrdineAutorizzazione del Tribunale di Bologna n. 2877 del 22-12-1959Registro Naz. Stampa n. 2739 del 01-02-1990Stampa e grafica sab - via San Vitale 20/c - Trebbo di Budrio - BO

incaricati di mantenere i contatti con loro e di sostenernei progetti saranno riorganizzati. Una delle novità che in-teresseranno i lettori delle riviste e dei giornalini che oggivengono pubblicati è che questi, pur mantenendo le stessetestate tipografiche, un po’ alla volta offriranno notizie ditutti i missionari ed indicheranno come obiettivo delle of-ferte i progetti che avranno come destinazione non soloquelli a cui sono abituati i lettori di Primavera, vale a direquelli della Papua Nuova Guinea e del Congo Brazzaville,ma anche del Burundi, della Guinea Bissau, del Perù...

Mi accorgo che lo spazio è finito, non posso che promet-tere che darò altre informazioni nei prossimi numeri.

fr. Guido

Sant'Antonio,amico di Dio e amicodei poveri,voce di Dio e vocedegli uomini,giovane capace diparlare ai giovani,uomo forte capace diresistere ai forticon la potenza disar-mante del Vangelo!Oggi il mondo ha bi-sogno urgentedi Vangelo:aiutaci ad essere in-faticabiliannunciatori di Gesùnelle strade spentedella nostra società;aiutaci a gridare il Vangelo con la vitafacendoci veramente poveriper testimoniare la ricchezza che è Dio.

Sant'Antonio,giovane innamorato di Dio,oggi i giovani sono defraudati della speranzae ingannati con la seducente propostadi divertimenti che non saziano il cuore:aiutaci a riempirci di gioiaper testimoniare la gioia verache abita nel cuore di Cristo.Sant'Antonio, rendici uomini di silenzioper pronunciare parole piene di Dio!Sant'Antonio, strappaci dalla vita mediocreper camminare nella via bella della santitàcon umiltà, con purezza,con letizia evangelica e francescana.Amen!

Card. Angelo Comastri

Preghiera a Sant'Antonio