Il padroncino molla il volante: «Ormai siamo solo io e il mio camion»

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  «Prima volevano il piccolo trasportatore perché garantiva degli standard professionali, per la sua metodologia di lavoro. Ora non importa più niente. Conta solo il prezzo, vince chi riesce a farsi pagare di meno. A queste condizioni è chiaro che quelli che arrivano dall’Est ci sbaragliano. Per questo tanti di noi sono costretti a smettere». Pierino Chiandu ssi è un camionista di frontiera. Friulano, alla guida da 35 anni, è un imprenditore ma con un solo dipen- dente: se stesso. Il suo capitale è il suo mezzo: «Uno Scania, ormai ha 11 anni, dovrei cambiarlo», dice, «ma come si fa?». “Classe zero” allo stato puro. In Italia come lui sono in 51.192. Tutti “mono- veicolari”, vale a dire imprese di autotrasporto che posseggono un solo camion. Trasportano di tutto: alimenti, farmaci, giornali, prodotti elettronici, ma anche carichi pesanti. Spesso sono molto specia- lizzati. Sono il 45% del totale delle imprese del set- tore, la fetta più importante dei 110mila autotra- sportatori iscritti all’albo. «Ma sono anche tra i più esposti alle dicoltà. Sono tanti ma frammentati, per questo hanno scarso potere contrattuale verso la committenza», dice Cinzia Franchini, presidente nazionale Cna - Fita, una delle sigle più rappresen- tative del settore. «Le imprese pensano solo a spendere il meno possibile, e in questo periodo accade sempre più spesso», continua Chiandussi, «ma per noi i costi sono diventati esorbitanti, non ci stiamo più dentro, il prezzo del gasolio è insostenibile». Certo, adesso dal governo è arrivato un sostegno per il rimborso delle accise sul carburante. Sarà trimestrale e non più annuale, un provvedimento accolto positiva- mente dai camionisti italiani. Ma per molti padron- cini non ci sarà neanche questa boccata d’aria: «Il rimborso per i piccolissimi sarà irrisorio. Il consumo di carburante è signicativo per un’azienda che ha una ventina di camion, ma se ne hai solo uno ti cambia poco», aff erma Marco Digioia, della segre- teria nazionale di Confartigianato trasporti. Tanto più che possono fare richiesta per i rimborsi solo i mezzi dalle 7,5 tonnellate in su. E tra i monoveicolari rimangono fuori quasi 19mila camionisti, quelli con mezzi sotto le 6 tonnellate, sempre secondo i dati dell’Albo. Al di là dei provvedimenti recenti, la crisi dei pa- droncini arriva da lontano. «Il mercato è stato sna- turato negli ultimi quindici anni, la situazione è peggiorata con l’allargamento dell’Europa. Ormai entrano cani e porci, senza regole», denuncia Chian- dussi, che è anche presidente della Confartigianato Trasporti del Friuli. La rabbia si comprende se si guardano i dati nella sua regione: nel 2011 sono state registrate 720 imprese in meno, molte di c amionisti “autonomi”. «Siamo arrivati a questo punto perché in poco tempo abbiamo perso circa il 70% del tra- sporto internazionale; prima lo facevamo noi, ora preferiscono gli sloveni», osserva Chiandussi. «E alla concorrenza sleale, poi, vanno aggiunti l’abu- sivismo e le inltrazioni maose. di Antonio Sgobba «Ormai siamo solo io e il mio camion» Il padroncino molla il volante Sono 51mila i “monoveicolari”: camionisti, tartassati, dipendenti di se stessi Il tasso d’inazione è stato maggiore per chi ha redditi bassi  1° decile media 10° decile 1999 2009 130 120 110 100 Il primo “decile ” corrisponde a chi ha i redditi più bassi, il decimo a chi ha i redditi più alti. In dieci anni l’infl azione è stata maggiore di sette punti  per i contribuen ti più poveri. I beni ad alta frequenza d’acquisto sono i più colpiti 1999 2011 140 120 1 alta media bassa Paradossalmente , il tasso d'infl azione e ff ettivo è più alto  proprio sui beni a media e al ta frequenza d’acquisto, che sono anche quelli più ricorrenti nella “lista della spesa” delle famiglie. L’Italia è un paese che costa caro in rapporto al Pil procapite livello dei prezzi Pil procapite 104  104 126 119 89 112 97 102 ITALIA GERMANIA FRANCIA SPAGNA I dati si riferiscono al 2010: fatta 100 la media dei 27 Paesi della Ue, l’Italia ha prezzi più alti di quattro punti e il Pil procapite  soltanto di due punti.     G    e     t     t    y     I    m    a    g    e    s I numeri della crisi I queste pagine presentiamo per la prima volta alcune delle elabora- zioni tratte dalla ricerca sviluppata dall'economista Luigi Campiglio e che dimostrano come la crisi vada a gravare soprattutto sulle fasce di popolazione dal reddito più basso. VITA 5 3 FEBBRAIO 2012 PRIMO PIANO

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Sono 51mila i “monoveicolari”: camionisti, tartassati, dipendenti di se stessi. VITA 3 febbraio 2012

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  «Prima volevano il piccolo trasportatore perchégarantiva degli standard professionali, per la suametodologia di lavoro. Ora non importa più niente.

Conta solo il prezzo, vince chi riesce a farsi pagaredi meno. A queste condizioni è chiaro che quelliche arrivano dall’Est ci sbaragliano. Per questo tantidi noi sono costretti a smettere». Pierino Chiandussiè un camionista di frontiera. Friulano, alla guida da35 anni, è un imprenditore ma con un solo dipen-

dente: se stesso. Il suo capitale è il suo mezzo: «UnoScania, ormai ha 11 anni, dovrei cambiarlo», dice,«ma come si fa?». “Classe zero” allo stato puro.

In Italia come lui sono in 51.192. Tutti “mono-veicolari”, vale a dire imprese di autotrasporto cheposseggono un solo camion. Trasportano di tutto:

alimenti, farmaci, giornali, prodotti elettronici, maanche carichi pesanti. Spesso sono molto specia-lizzati. Sono il 45% del totale delle imprese del set-tore, la fetta più importante dei 110mila autotra-sportatori iscritti all’albo. «Ma sono anche tra i piùesposti alle dicoltà. Sono tanti ma frammentati,

per questo hanno scarso potere contrattuale versola committenza», dice Cinzia Franchini, presidentenazionale Cna - Fita, una delle sigle più rappresen-tative del settore.

«Le imprese pensano solo a spendere il menopossibile, e in questo periodo accade sempre più

spesso», continua Chiandussi, «ma per noi i costisono diventati esorbitanti, non ci stiamo più dentro,

il prezzo del gasolio è insostenibile». Certo, adessodal governo è arrivato un sostegno per il rimborsodelle accise sul carburante. Sarà trimestrale e nonpiù annuale, un provvedimento accolto positiva-mente dai camionisti italiani. Ma per molti padron-

cini non ci sarà neanche questa boccata d’aria: «Ilrimborso per i piccolissimi sarà irrisorio. Il consumodi carburante è signicativo per un’azienda che hauna ventina di camion, ma se ne hai solo uno ticambia poco», a erma Marco Digioia, della segre-teria nazionale di Confartigianato trasporti. Tanto

più che possono fare richiesta per i rimborsi solo imezzi dalle 7,5 tonnellate in su. E tra i monoveicolaririmangono fuori quasi 19mila camionisti, quelli conmezzi sotto le 6 tonnellate, sempre secondo i datidell’Albo.

Al di là dei provvedimenti recenti, la crisi dei pa-

droncini arriva da lontano. «Il mercato è stato sna-turato negli ultimi quindici anni, la situazione èpeggiorata con l’allargamento dell’Europa. Ormaientrano cani e porci, senza regole», denuncia Chian-dussi, che è anche presidente della ConfartigianatoTrasporti del Friuli. La rabbia si comprende se si

guardano i dati nella sua regione: nel 2011 sono stateregistrate 720 imprese in meno, molte di camionisti“autonomi”. «Siamo arrivati a questo punto perchéin poco tempo abbiamo perso circa il 70% del tra-sporto internazionale; prima lo facevamo noi, orapreferiscono gli sloveni», osserva Chiandussi. «E

alla concorrenza sleale, poi, vanno aggiunti l’abu-sivismo e le inltrazioni maose.

di Antonio Sgobba

«Ormai siamo solo io e il mio camion»Il padroncino molla il volanteSono 51mila i “monoveicolari”: camionisti, tartassati, dipendenti di se stessi

Il tasso d’inazioneè stato maggiore perchi ha redditi bassi 

1° decile

media

10° decile

1999 2009

130

120

110

100

Il primo “decile” corrisponde 

a chi ha i redditi più bassi,

il decimo a chi ha i redditi più alti.

In dieci anni l’in azione è stata

maggiore di sette punti 

 per i contribuenti più poveri.

I beni ad altafrequenza d’acquistosono i più colpiti

1999 2011

140

120

1

alta

media

bassa

Paradossalmente, il tassod'in azione e  ettivo è più alto

 proprio sui beni a media e alta

frequenza d’acquisto, che sono

anche quelli più ricorrenti nella

“lista della spesa” delle famiglie.

L’Italia è un paese che costa caroin rapporto al Pil procapite

livellodei prezzi

Pil procapite

104 104

126119

89

112

97102

ITALIA GERMANIA FRANCIA SPAGNA

I dati si riferiscono al 2010:

fatta 100 la media dei 27 Paesi 

della Ue, l’Italia ha prezzi più alti 

di quattro punti e il Pil procapite 

 soltanto di due punti.

    G   e    t    t   y    I   m   a   g   e   s

I numeridella crisi

I queste pagine presentiamo per la

prima volta alcune delle elabora-

zioni tratte dalla ricerca sviluppatadall'economista Luigi Campiglio

e che dimostrano come la crisi vada

a gravare soprattutto sulle fasce

di popolazione dal reddito più basso.

VITA5 3 FEBBRAIO 2012

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Un padroncino può reagire solo stringendo la

cinghia, per andare avanti non può mettersi asfruttare i dipendenti, sfrutta solo se stesso», a er-ma Franchini.

E per un’impresa micro come quella di un ca-mionista, i problemi che stanno minando tutta larete delle piccole-medie imprese italiane sono an-

cora più grandi. A partire dal problema per eccel-lenza, l’accesso al credito. «Con le dicoltà eco-nomiche che si ritrovano ad avere, dicilmente imonoveicolari riescono ad accedere a prestiti. Ilpadroncino duro e puro su questo fronte ha anchepiù ostacoli delle piccole e medie aziende», ricorda

Digioia. Bisogna poi aggiungere i problemi carat-teristici del territorio in cui si lavora. Il divarioNord- Sud pesa. «Nelle regioni meridionali le tari esono più basse e le infrastrutture sono peggiori»,ricordano a Confartigianato. Non è un caso che leproteste più rumorose siano nate in Sicilia. «Lì un

camionista si trova davvero in dicoltà a fare ilsuo lavoro. Le normative europee impongono diguidare al massimo nove ore al giorno. Poi devoriposarmi. Ma come è possibile se in quel temponon riesco neanche a portare a termine una con-segna? Allane non ho scelta: o rispetto le richieste

del committente o trasgredisco la legge».C’è una via di uscita? «Chi è da solo deve fare

rete con gli altri. Già ora molti si uniscono in coo-perativa. La strada è quella», rispondono da Con-fartigianato. «Ci vuole l’aggregazione, ma fatta sulserio», continua Digioia, «non solo per prendere

gli incentivi o per diventare dipendenti di impresepiù grandi. Ma per essere più ecienti, fare menoviaggi a vuoto. Bisogna cambiare mentalità im-prenditoriale. In Francia lo hanno fatto dieci annifa e oggi riescono a stare sul mercato».

Vita on-the-roadIvano Tesi, camionista: 1.200 euroal mese. Last minute compresi

  «Domani devo caricare da un artigiano a Modena, vado a

San Donato Milanese e lì faccio un altro carico per Sassuolo».

Ivano Tesi, 64 anni, descrive così la sua prossima giornata la-vorativa. «Faccio questo mestiere da quarant’anni, una vita da

camionista», dice. Ivano è uno dei cosiddetti “monoveicolari”.

«Lo farònché ho le forze. Ho un piccolo camioncino, da 35

quintali, faccio trasporti leggeri, ormai non ho più il sico per

fare quelli più pesanti, una volta trasportavo i prefabbricati»,

dice. «Il mezzo è duttile, ci mettiamo al servizio del territorio.

Tra le aziende con cui lavoro più di frequente ce n’è una che fa

porte e serramenti, ma fornisco servizi a tutto l’artigianato

modenese che non ha mezzi propri», racconta Tesi.

Per lui questo è il periodo più dicile. «A gennaio va tutto a ri-

lento. L’attività stenta a riprendere. Le aziende erano ferme -

no a poco tempo fa e alcune neanche hanno ripreso», spiega

Tesi. Quanto guadagna? «Al mese tra i 1.200 e i 1.300 euro

netti. Un terzo delle spese vanno via in gasolio. Una volta l’in-

cidenza dei costi rispetto al fatturato era molto più bassa in

percentuale, oggi ci sono dei margini veramente stretti. Un tir

con un litro di gasolio fa due chilometri e mezzo. Poi c’è l’auto-

strada, anche 15 centesimi al chilometro, una cosa pesantissi-ma». Ora lavora intorno alle trenta ore settimanali. «Si fa fatica

ad arrivare alle quaranta o cinquanta ore che facevamo no a

poco tempo fa», dice. Secondo Tesi per gli “autonomi” ci sono

due possibilità. «O si rimane da soli oppure ci si mette in coo-

perativa, per avere un potere più forte. Io ad esempio faccio

parte di una cooperativa di artigiani a proprietà divisa, ciascu-

no possiede il proprio mezzo. Gli artigiani si associano per ac-

quisire le consegne insieme e distribuire il lavoro». La sua

coop si chiama Movitrans Group, la sede è a Modena. Sul sito

si trovano anche le o erte Last Minute. [A.S.]

Far la spesa è uno slalom,tra o erte sottoprezzo

e il boom dei discount sotto casaLe catene low cost crescono dell’8% e i prodotti in promozione sono il 26,7%

Il tasso d’inazione20022011 per alcuni benie servizi “simbolici”

pane

latte

pesce

atto

elettrodomestici

ristoranti e ca è

parrucchieri

gioiellieri

totale

26,2

21

28,5

24,5

3,7

29,2

22,1

127,2

22,2

15,8

10,5

14

26,1

-15,3

19,6

18

74,7

18,6

11,8

11,7

27,1

10

-5,4

13,6

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29,7

16,5

24,4

17

21

17,9

-4,7

27,1

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20,4

 

atto

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26,1

15,3

19,6

0

5,4

13,6

17,9

4,7

27,1

ITA FRA GER EU

Il tasso d’inazione20022011 per alcuni benie servizi “simbolici”

pane

latte

pesce

atto

elettrodomestici

ristoranti e ca è

parrucchieri

gioiellieri

totale

26,2

21

28,5

24,5

3,7

29,2

22,1

127,2

22,2

15,8

10,5

14

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19,6

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18,6

11,8

11,7

27,1

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13,6

10,2

29,7

16,5

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17

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-4,7

27,1

21

73,9

20,4

 

atto

elettro omestici

ristoranti e ca è

24,5

3,7

29,2

26,1

15,3

19,6

0

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13,6

17,9

4,7

27,1

ITA FRA GER EU

I prezzi dei benialimentari dal 2002cresciuti oltre il 20%

105

115

125

2002 2011

1

Italia

Euro area (17)

Francia

Germania

L’aumento del costo del cibo

in Italia è nettamente superiore 

a quello dei grandi Paesi e anche 

della media dei Paesi area euro

  «Di solito, la grande distribuzione è anticiclica:in periodi di crisi, cresce. E invece...». E invecestavolta la crisi smentisce anche le regole asso-date, come con dovizia di numeri mostra CristinaFarina, Client manager di Nielsen, che ha svilup-pato una ricerca sui trend del largo consumo ita-

liano, mettendo a confronto quelli della Gdo clas-sica (iper e supermercati) con quelli delle catenedi discount. Fenomeno in crescita (fatturato a+8,4% a dicembre 2011, rispetto al -2,1% di iper esuper), «soprattutto dal settembre 2011, dopo leprime manovre anti default», sottolineano da

Nielsen, ad indicare come l’ulteriore compressio-ne della capacità d’acquisto delle famiglie italianesi sia subito tradotta in un cambiamento drasticodi abitudini nell’acquisto dei beni primari di con-sumo. Alimentari in testa.

«Quello cui stiamo assistendo è una rideni-

zione del carrello della spesa», spiega FrancescoCecere, direttore Marketing information e con-trollo di Coop Italia: «Più che fare attenzione al

singolo prezzo, ora gli italiani stabiliscono a prioriquanto vogliono spendere, per esempio 50 euroogni volta che fanno la spesa al super, e dentroquella cifra cercano di ottimizzare il rapporto co-sti-beneci: magari prendono il detersivo per ipanni di primo prezzo, perché mi basta che i pan-

ni siano puliti, mentre magari il ca è lo scelgonodi marca, o prendono il prodotto di marca quandoè in promozione...».

Già, le promozioni, una delle leve attraversole quali la Gdo cerca di tamponare la perdita delpotere d’acquisto delle famiglie. «Tra il 2004 e il

2009 l’incidenza delle promozioni sugli acquistitotali era del 22%; nel primo semestre del 2011siamo arrivati al 26,7%. E si tratta di ribassi chearrivano anche al 30, 40% del prezzo», sottolineaStefano Crippa, direttore Area ricerche di Feder-distribuzione. «Le altre due leve attraverso le qua-

li i nostri associati tentano di arginare la situazio-ne sono l’allargamento dei prodotti di “primoprezzo”, ovvero della fascia di prezzo più basso,che in genere tengono come benchmark di costoi prezzi del discount più vicino, e l’aumento di ti-pologie di prodotto – alimentari in primis – a mar-

chio del distributore: no al 2006 rappresenta-vano il 12,5% degli acquisti, oggi siamo al 16,6%».

Pur nel generale arretramento degli acquisti,c’è un dato positivo che gli esperti tendono a os-servare: sarà la crisi, sarà che la sostenibilità co-mincia a diventare pratica comune, fatto è che

«gli italiani sprecano molto meno. Si fanno menoacquisti di grande volume, le “scorte” di cibo chepoi si niva per buttare anche al 30, 40%, e ac-quisti più frequenti di minore importo», dice Ce-cere. «Quel che si acquista viene e ettivamenteconsumato in una percentuale maggiore, segno

di un cambiamento di cultura nell’economia do-mestica». [Mattia Schieppati]    E

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