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Preferisco da sempre le discipline spor- tive individuali, dove non c’è il con- tatto corporeo (fisico) con l’avversario e l’atleta deve rendere conto a se stesso prima di tutto, e poi alla società, alla squadra e alla federazione, perché l’atle- ta fa la sua gara o meglio fa sua la gara. Che si tratti di nuoto, di sci, di atletica o di scherma il gesto tecnico è il risul- tato di una molteplicità di movimenti microscopici e impercettibilmente in- corporati negli anni: al punto che, nei momenti di grazia, hai la sensazione di volare sull’acqua o che gli spigoli chia- mino nel momento esatto in cui devi invertire e tu devi solo eseguire. In tutto questo il ruolo del Maestro (allenatore / preparatore atletico / etc.) è decisivo: gli istruttori di arti marziali orientali dicono che il maestro è l’ago e l’atleta è il filo. Perciò il Maestro deve possedere l’arte della maieutica, deve cioè intuire cosa hai dentro per estrarre questo filo e gradualmente mostrartelo affinché tu possa crescere, acquistare confidenza con te stesso e con l’avversa- rio. Questo vuol dire non gambizzare o insolentire l’avversario, questo vuol dire applaudire ed elogiare il gesto tecnico meglio riuscito: appassionati della me- desima arte. Mai come in questi tempi di finali di campionati, qualche anno oramai, si invoca l’etica. Evidentemente ne con- statiamo continuamente un deficit, che vorremmo colmare, ma si può parlare di etica e sport? La prima cosa che viene da chiedersi è di quale etica dobbiamo parlare. Chi ha fatto o sta facendo gli studi classici sa che si possono citare almeno venti no- zioni diverse di etica (etica relativistica, etica scettica, etica del profitto, etica del successo). C’è l’etica della responsabilità, l’etica della solidarietà, l’etica dell’altruismo: non c’è una sola etica e si può sceglie- re. E quando scegli devi conoscere i caposaldi: innanzitutto l’etica non si precetta, non si prescrive, non si forma con i divieti o gli imperativi. Si educa aiutando a conoscere per riflettere e poi interiorizzare e poi verificare quotidia- namente qual è il giusto in ogni situa- zione. Allora l’etica è una prova di resistenza nel tempo ed è un processo continuo di verifica della propria convinzione di essere nel giusto o no. “Ethos” si riferisce infatti al “comporta- mento” oggettivamente giusto; “Ithos” alla “tenuta dell’anima”. La stessa no- zione greca di etica include dunque l’attitudine esteriore e la consapevolez- za interiore. Le altre definizioni sono al più sommarie e lo possiamo verificare rapportandoci al concetto di “fair play”, che è cosa diversa dall’etica anche se molto spesso confusa con essa. Quando si parla di etica nel gioco si vuol dire “rispetto delle regole” ed il primo ad essere rispettato deve esse- re “l’arbitro” cioè colui che assicura le condizioni del gioco, appunto, secondo le regole: io gioco se tu accetti di prati- care la stessa regola, non gioco con te se già mi dici che tu vuoi barare. continua a pag. 2 Tra le cinque e le sei del mattino, uno incontra sulle Mura una giovane uoeina in pantalonci- ni e maglietta che corre da sola, uno crede di vedere, appunto, una ragazza che si allena. In realtà, è qualcosa di diverso e di molto di più. E’ una cultura, una visione del mondo, uno stile di vita, la prova provata di uno degli stra- ordinari cambiamenti del costume, dell’etica, una sorta di nuovo illuminismo che testimo- nia in quest’angolo del globo la vittoria dello spirito aperto, libero e finalmente liberato da millenni di oscurantismo religioso e laico, al fine di perpetuare la sudditanza delle anime e in particolare la sottomissione della donna. Con ciò, non affermo la perfezione dell’insie- me dei valori che in questo nostro Paese oggi permeano le istituzioni e la nostra vita. Dico che la cultura del nostro tempo qui e oggi è diversa da altre, e che dobbiamo esserne orgo- gliosi di viverla e di trasmetterne il seme alle generazioni che verranno, e che dobbiamo batterci, quando sia il caso, anzi che cedere a quella vena di conformismo, di buonismo, di perdonismo a go-go che impregna nel profondo le nostre tradizioni. Ma accanto alla gioia per i molteplici muri abbattuti in questi ultimi anni – dal riconoscimento delle unioni civili, dalla accettazione della diversi- tà sessuale, dal testamento biologico, – non dimentichiamo le ombre che gravano sulla nostra realtà attuale. E più insidioso di ogni altro, il dubbio che l’innata remissività e l’a- dagiarsi ad un benessere che vede nei figli un impaccio anzi che il piacere di dare vita alla vita - alla lunga venga distrutta dalla aggressi- vità di culture altre, decise ad imporre, la loro visione di questo mondo e dell’altro. Il Direttore - Lucio Polo IL NEVAIO Periodico semestrale della UNIONE OPERAIA ESCURSIONISTI ITALIANI Sezione di Treviso ANNO LVIV n. 2 Secondo semestre 2018

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Preferisco da sempre le discipline spor-tive individuali, dove non c’è il con-tatto corporeo (fisico) con l’avversario e l’atleta deve rendere conto a se stesso prima di tutto, e poi alla società, alla squadra e alla federazione, perché l’atle-ta fa la sua gara o meglio fa sua la gara.Che si tratti di nuoto, di sci, di atletica o di scherma il gesto tecnico è il risul-tato di una molteplicità di movimenti microscopici e impercettibilmente in-corporati negli anni: al punto che, nei momenti di grazia, hai la sensazione di volare sull’acqua o che gli spigoli chia-mino nel momento esatto in cui devi invertire e tu devi solo eseguire.In tutto questo il ruolo del Maestro (allenatore / preparatore atletico / etc.) è decisivo: gli istruttori di arti marziali orientali dicono che il maestro è l’ago e l’atleta è il filo. Perciò il Maestro deve possedere l’arte della maieutica, deve cioè intuire cosa hai dentro per estrarre questo filo e gradualmente mostrartelo affinché tu possa crescere, acquistare confidenza con te stesso e con l’avversa-rio. Questo vuol dire non gambizzare o insolentire l’avversario, questo vuol dire applaudire ed elogiare il gesto tecnico meglio riuscito: appassionati della me-desima arte.Mai come in questi tempi di finali di campionati, qualche anno oramai, si invoca l’etica. Evidentemente ne con-statiamo continuamente un deficit, che vorremmo colmare, ma si può parlare di etica e sport?La prima cosa che viene da chiedersi è di quale etica dobbiamo parlare. Chi ha

fatto o sta facendo gli studi classici sa che si possono citare almeno venti no-zioni diverse di etica (etica relativistica, etica scettica, etica del profitto, etica del successo). C’è l’etica della responsabilità, l’etica della solidarietà, l’etica dell’altruismo: non c’è una sola etica e si può sceglie-re. E quando scegli devi conoscere i caposaldi: innanzitutto l’etica non si precetta, non si prescrive, non si forma con i divieti o gli imperativi. Si educa aiutando a conoscere per riflettere e poi interiorizzare e poi verificare quotidia-namente qual è il giusto in ogni situa-zione.Allora l’etica è una prova di resistenza nel tempo ed è un processo continuo di verifica della propria convinzione di essere nel giusto o no.“Ethos” si riferisce infatti al “comporta-mento” oggettivamente giusto; “Ithos” alla “tenuta dell’anima”. La stessa no-zione greca di etica include dunque l’attitudine esteriore e la consapevolez-za interiore. Le altre definizioni sono al più sommarie e lo possiamo verificare rapportandoci al concetto di “fair play”, che è cosa diversa dall’etica anche se molto spesso confusa con essa.Quando si parla di etica nel gioco si vuol dire “rispetto delle regole” ed il primo ad essere rispettato deve esse-re “l’arbitro” cioè colui che assicura le condizioni del gioco, appunto, secondo le regole: io gioco se tu accetti di prati-care la stessa regola, non gioco con te se già mi dici che tu vuoi barare.

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Tra le cinque e le sei del mattino, uno incontra sulle Mura una giovane uoeina in pantalonci-ni e maglietta che corre da sola, uno crede di vedere, appunto, una ragazza che si allena. In realtà, è qualcosa di diverso e di molto di più. E’ una cultura, una visione del mondo, uno stile di vita, la prova provata di uno degli stra-ordinari cambiamenti del costume, dell’etica, una sorta di nuovo illuminismo che testimo-nia in quest’angolo del globo la vittoria dello spirito aperto, libero e finalmente liberato da millenni di oscurantismo religioso e laico, al fine di perpetuare la sudditanza delle anime e in particolare la sottomissione della donna. Con ciò, non affermo la perfezione dell’insie-me dei valori che in questo nostro Paese oggi permeano le istituzioni e la nostra vita. Dico che la cultura del nostro tempo qui e oggi è diversa da altre, e che dobbiamo esserne orgo-gliosi di viverla e di trasmetterne il seme alle generazioni che verranno, e che dobbiamo batterci, quando sia il caso, anzi che cedere a quella vena di conformismo, di buonismo, di perdonismo a go-go che impregna nel profondo le nostre tradizioni. Ma accanto alla gioia per i molteplici muri abbattuti in questi ultimi anni – dal riconoscimento delle unioni civili, dalla accettazione della diversi-tà sessuale, dal testamento biologico, – non dimentichiamo le ombre che gravano sulla nostra realtà attuale. E più insidioso di ogni altro, il dubbio che l’innata remissività e l’a-dagiarsi ad un benessere che vede nei figli un impaccio anzi che il piacere di dare vita alla vita - alla lunga venga distrutta dalla aggressi-vità di culture altre, decise ad imporre, la loro visione di questo mondo e dell’altro.

Il Direttore - Lucio Polo

IL NEVAIOPeriodico semestrale della UNIONE OPERAIA ESCURSIONISTI ITALIANI Sezione di Treviso ANNO LVIV n. 2 Secondo semestre 2018

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NINJIA F1) Lorenzi Margherita2) Buglioni Vittoria3) Toso Margherita

SLAVINE 1 F1) Esposito Mariasole2) Crivellaro Lucrezia

SLAVINE 1 M1) Nicolis Filippo2) Bernardi Carlo3) Crivellaro Lorenzo

SLAVINE 2 F1) Valese Nina2) Londei Letizia3) Bellotto Sofia

SLAVINE 2 M1) Pettini Pietro2) Ciprian Lorenzo3) Ceschin Alessandro

CAGAROZZI1) Cirman David2) Milan Manuel3)Tomaello Riccardo

U9 BABY 1 F1) Ciribì Penelope2) Vendrame Francesca3) Benedet Marta

U9 BABY 1 M1) Arzenton Alessandro2) Tonet Angelo3) Titotto Ermanno

U10 BABY 2 F1) Agnoletto Sofia2) Gionco Caterina3) Lucchetta Giada

U10 BABY 2 M1) Londei Leonardo2) Valese Dario3) Spolaore Gianmarco

U11 CUCCIOLI 1 F1) Puato Anna2) Gagno Vittoria3) Pasini Emma

U11 CUCCIOLI 1 F1) Bernardi Alberto2) Benedet Mauro3) Zaniol PietroU12 CUCCIOLI 2 F1) Saviolo Chiara

U12 CUCCIOLI 2 M1) Perali Matteo2) Ciribì Nicolo3) Vanin Davide

U14 RAGAZZI F1) Bertolin Aurora2) Rossi Maddalena3) Schiavon Marta

U14 RAGAZZI M1) Palma Giacomo2) Chimenton Matteo3) Bonotto Tommaso

U16 ALLIEVI F1) Barbone Chiara2) Carpenè Alessandra3) Carbone Giulia

U16 ALLIEVI M1) Marcon Elia

MASTER VETERANI1) Mazzonetto Gianni2) Orio Ennio

MASTER D F1) Spagnoli Renata2) Michelazzo Stefania3) Cantoni Antonella

MASTER C B M1) Mitrani Luciano2) Schiavon Vinicio

MASTER B M1) Bianchin Fiorenzo2) Scantamburlo Mihele3) Cortellazzo Michele

MASTER A2 M1) Bellotto Andrea2) Tomaello Simone3) Mimiola Matteo

GIOVANI F1) Zagnoni Mariasole2) Costacurta Anna

GIOVANI M1) Busetto Riccardo2) Pavan Lorenzo3) Cassandro Alberto

Le classifiche ufficiali della 96^ gara sociale: complimenti a tutti, soprattutto ai piccolissimi della categoria Slavine che hanno messo gli sci ai piedi per la prima volta questo dicembre, compiendo l’impresa più bella!

Quando si parla di fair play il discorso si fa diverso. Per quanto difficile sia il trasferire nelle altre lingue il significato esatto dell’espressione inglese, l’etimo evoca, insieme l’idea di giustizia e di equità (fair) e quella di divertimento e di bellezza, di estetica, gestuale e spiri-tuale (play).Esso impone il rispetto di una regola non scritta, ma che è scritta nella co-scienza interiore, nella sensibilità per-sonale, nello spirito del dono solo così si comprendono i gesti indimenticabili che alcuni grandi sportivi hanno com-piuto negli anni – da Eugenio Monti e via via fino ai nostri giorni.Gli ostacoli alla percezione e alla at-tuazione di questa concezione dello sport, li conosciamo tutti: pressioni psicologiche; interessi finanziari; culto della “performance” a qualsiasi prezzo; frustrazioni trasferite da genitori, da allenatori, da dirigenti, sul ragazzo e sull’adolescente. E così potete prose-guire voi… e giudicate da quale parte stia il futuro dell’umanesimo sportivo.Per parte mia vi esorto e mi esorto: non arrendiamoci di fronte all’indifferenza, al conformismo, al pragmatismo qua-lunquista, allo scetticismo, al relativi-smo in sostanza al tornaconto pratico scambiato per bilancio reale dell’anima dello sport.

La PresidenteCinzia Bonetto

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Allo sguardo stupito di un uoeino in cam-mino sul Nevegal, dinnanzi al Ristorante All’Alpino, ecco apparire da una fessura sull asfalto una piantina di deliziose margherite.

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Domenica 8 aprile nella splendida cor-nice di Passo San Pellegrino si è tenuta la seconda edizione de “La Volatissima” Memorial Sergio Piovesan.Nessuno ha voluto mancare alla gara in ricordo del nostro indimenticabile Ser-gio che aveva ideato questa competizio-ne a chiusura di stagione per un saluto ed una gran festa finale tra tutti gli atleti che si erano cimentati nei vari circuiti nazionali. Molto ampia è stata anche la partecipazione degli sponsor che hanno

voluto dare il loro contributo con premi di gran valore.In una splendida cornice di sole la sfida ha messo a dura prova anche atleti ben allenati. Sul percorso, tracciato dal capo degli allenatori della squadra nazionale femminile Matteo Guadagnini, si sono alternati atlete ed atleti di diverse cate-gorie dopo che Federico Liberatore, at-leta della nazionale maschile, aveva fatto da apripista.Le premiazioni, a cui ha presenziato il

Presidente Provinciale della FISI Rober-to Visentin, hanno uno avuto come spe-aker d’eccezione il Vice Presidente della FISI Veneto Paolo Giubilato. Moltissimi i premi distribuiti oltre che al ricco pac-co gara per tutti i concorrenti ed amici.Per concludere in bellezza la mattinata lo Chalet Cima d’uomo ha rifocillato tutti gli atleti.

Giovanni Baviera

5)Quale è stato l’insegnamento più im-portante che hai ricevuto da un allena-tore?- Il divertimento in ciò che si fa è importan-te. L’allenamento devi farlo con il sorriso.6) Hai avuto difficoltà nel conciliare gli impegni scolastici con lo sport?- Come in tutti gli sport, non è stato facile conciliare il tutto, però alla fine ce l’ho fat-ta. Per me è stato più semplice perché abito a due passi dalle piste di sci.7) Ti piaceva studiare?- Non sono mai stato un appassionato della scuola, lo ammetto, però quando c’è stato da studiare, ho studiato.8) I tuoi genitori ti hanno sempre soste-nuto?- Sì, sempre e tutt’ora. Hanno fatto molti sacrifici per me.9) Hai un rito prima di affrontare una competizione?

Il giorno 8 aprile 2018, in occasione del Memorial Piovesan organizzato da UOEI Treviso presso il Passo San Pellegrino, alcuni dei nostri ragazzi (Otto ed Emma Pasini, Giada e Gaia Tonini), studenti dell’Istituto Comprensivo di Giavera del Montello, hanno avuto la grande opportunità d’intervistare Federico Liberatore, uno degli sciatori che rappresenta il futuro della Nazionale italiana. L’esperienza per loro è stata bellissima e così, pochi giorni dopo, hanno deciso di con-tinuare a fare i giornalisti incontrando, in occasione di un evento benefico, un grandissimo dello sci: Kristian Ghedina. Tali attività rientrano nell’ambito del Progetto “A scuola sugli sci”, volto a far capire ai ragazzi delle scuole del Veneto quanto sia bello ed istruttivo frequentare la montagna d’inverno, facendo sport. Questo è il risultato dei loro incontri:

FEDERICO LIBERATORE1) Che emozione provi mentre scii?- Mi diverto, perché se non c’è il divertimen-to non si fanno volentieri gli allenamenti. Il divertimento è fondamentale.2) Quando hai iniziato a sciare?- Ho messo per la prima volta gli sci all’età di circa 3 anni, con mia mamma, in un campetto vicino a casa, in Val di Fassa.3) C’è stato qualcuno che ti ha spinto verso questo sport?- In realtà no. Inizialmente avevo iniziato a giocare a hockey, come mio papà, poi ho iniziato sciare più seriamente; mi è piaciuto fin dall’ inizio ed ho continuato.4) Gli allenatori sono considerati i se-condi genitori da molti atleti: condividi questo pensiero?- Sicuramente passiamo più tempo con loro che in famiglia e quindi si crea un legame di fiducia e amicizia reciproca.

- Quando una gara è andata bene, in quelle successive ripeto le stesse cose, diventa una routine.10) Ti piace ascoltare la musica prima di una competizione?- Sì, mi carica molto e mi aiuta a non pen-sare, a non agitarmi. Mi concentro molto di più ascoltando le canzoni.11) Esiste l’amicizia tra avversari?- Si esiste, anche se in gara siamo tutti ne-mici e avversari; tuttavia speri comunque che il tuo compagno di squadra vada forte.12) Ti piace leggere?- Poco, ho letto qualche libro e dovrei ini-ziare a leggerne di più.13) Qual è il tuo motto?- Il mio motto è: ‹‹ Arrendersi MAI ››.14) Ti aspettavi di raggiungere questo li-vello?- No, non me l’aspettavo. Il sogno di ogni bambino che scia è correre in Coppa del

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KRISTIAN GHEDINA1) Che emozione provavi mentre sciavi?-É sempre stata una mia passione fin da piccolo, a me piacevano tutti gli sport all’aria aperta, ma soprattutto gli sport pericolosi, nei quali prevale l’a-drenalina. 2) Pensavi di arrivare a livelli così alti nella tua carriera sportiva?-No, sinceramente sciavo per passione e per divertimento. 3) È stato difficile conciliare lo studio con lo sci?- Sì, a mio parere, quando arrivi a cer-ti livelli o scegli di continuare e concen-trarti sullo sport, in questo caso lo sci, oppure scegli lo studio. In entrambi i casi ci vuole costanza e determinazio-ne; io ho scelto lo sci, perché a scuola ero proprio ‘‘negato’’, soprattutto perché mentre frequentavo ancora la scuola media ho dovuto affrontare una trage-dia, la morte di mia madre e proprio a causa di un incidente sugli sci.

4) Cosa ti sarebbe piaciuto fare se avessi continuato lo studio?-A me piacciono assai la scienza, la tec-nologia, la meccanica, l’ingegneria per-ché spesso mi chiedo come funzionano gli oggetti, mi chiedo il perché delle cose. 5) Come hai superato il lutto che ti ha colpito? - Non è stato facile, alla fine della scuo-la media, mio padre parlò con i profes-sori che gli consigliarono un college in Austria, per agevolarmi nell’imparare una lingua nuova, il Tedesco. Mio pa-dre mi aiutò molto e insieme riuscim-mo a riprenderci dopo questo terribile fatto.6) Come sei riuscito a fare in modo che l’incidente a tua mamma non condizionasse la tua carriera di atleta?-É stata molto dura, perché mia madre è scomparsa sulle piste da sci nell’apri-le del 1985, ma ad un certo punto la sua scomparsa è diventata una “spin-ta”, che mi ha aiutato a superare questo dramma, continuando a sciare in sua memoria.Ripenso sempre a quanto accadde. Quel giorno, mia madre uscì presto la mattina, io invece mi alzai più tardi e non volli accompagnarla, quasi sen-tissi che quel giorno avrebbe preso una brutta piega, qualcosa sarebbe andato storto. Difatti verso sera mio padre mi chiamò e mi annunciò che mia madre era in ospedale. Poi, la mattina seguen-te, egli arrivò a casa alle 6.00 e mi annunciò la sua scomparsa; disse: “La mamma non ce l’ha fatta”. È stata una “brutta botta” per tutti, ma soprattutto per mio padre perché è rimasto vedovo con tre figli da crescere, 15 anni io, 17 mia sorella e 11 mia sorella minore. Mio padre ha deciso di “fare il duro” con me, non ha voluto prendere il posto di mia madre, perché in quell’età era facile entrare nei “circoli viziosi” del-la droga e dell’alcool; mi protesse così, mettendomi in guardia dai pericoli della vita.Fin da piccolo non avevo un buon rap-

porto con lui, ma dopo la morte di mia madre, si è creato un forte legame tra noi due.7) Avevi un rito prima di una gara?-No, ma i miei compagni mi prende-vano per i fondelli perché prima delle gare facevo degli esercizi per riscaldar-mi i muscoli e parlavo da solo, dicen-domi “Non c’è nessun motivo perché io non possa vincere la gara”; oppure met-tevo sempre lo stesso intimo e lo stesso dolcevita che tiravo fuori per la gara. Ora sono tutti rovinati, ma li ho tenuti come ricordo.8) C’è stato qualcuno in particolare che ti ha spinto a praticare questa di-sciplina?-Mia madre, anche perché è stata la prima donna a diventare maestra di sci a Cortina, visto che era una professione considerata maschile.9) Esiste l’amicizia tra avversari?-Sì, chiaro che quando sei in gara pensi a te stesso e a vincere. Poi ci sono quelli un po’ arroganti e quindi li “lasci per-dere” .10) Che cosa si prova ad essere l’im-magine di Cortina 2021? -Sono molto fiero di questo perché ciò rappresenta un riconoscimento presti-gioso per la mia carriera di atleta da parte della mia città.

Con Federico Liberatore

Con Kristian Ghedina

Mondo, e quando arrivi veramente lì, al cancelletto, sei solo contro il tempo e ti dici ‘‘ Adesso tocca a me’’. Si prova un’e-mozione indescrivibile.15) Cosa fai nel tempo libero?- ‘‘Averne!’’. Conclusa la stagione trascor-ro il poco tempo libero con la mia fami-glia e gli amici, senza però trascurare la preparazione atletica.16) Tu sostieni la candidatura a Cor-tina 2021?- Certo, avere i Mondiali in casa è un’e-mozione stupenda e un orgoglio per ogni atleta.

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l’allenamento a secco, in acqua o sulla neve. La quantità di acqua che deve es-sere assunta dipende dalle perdite do-vute alla sudorazione, alle condizioni climatiche, alla durata e all’intensità della prestazione fisica. Durante l’alle-namento è consentito consumare an-che bevande contenenti sali minerali e zuccheri semplici, poiché esse consen-tono un assorbimento più rapido dei liquidi. La medicina e la scienza nu-trizionale raccomanda, in ogni caso, di non abusarne e di non sostituirle del tutto all’acqua.

Quando e cosa mangiareE’ importante adattare i pasti, in senso qualitativo e quantitativo, agli impe-gni sportivi della giornata. L’atleta do-vrebbe consumare pasti completi (cioè composti da primo, secondo, contor-no, frutta e/o dessert)  almeno tre ore prima della pratica sportiva; l’interval-lo può essere ridotto se si consumano cibi ricchi di zuccheri complessi (come pasta al pomodoro) accompagnati da verdure cotte a vapore e una porzione di frutta. Subito dopo l’allenamento, per favorire la reidratazione, sarà bene mangiare frutta fresca e bere bevande zuccherate: si favorirà così il riforni-mento muscolare di glicogeno.Ecco quindi spiegato scientificamente perché non proponiamo la “cotoletta” tra le sessioni di allenamento.

Cinzia Bonetto

I ragazzi delle squadre cominciano a di-ventare grandi? L’allenatore non è sem-pre presente durante i pasti? Ecco che allora bisogna iniziare ad introdurre al-cuni importanti riferimenti che diven-teranno negli anni dei punti di base:

La razione alimentare dello sportivoPer lo sportivo l’alimentazione ha principalmente due scopi:  assicurarsi calorie sufficienti a coprire il dispen-dio energetico  durante l’attività fisica e poter mantenere un buon livello di benessere psico-fisico.Non esistono ovviamente alimenti “magici” in grado di preparare l’orga-nismo ad una competizione meglio di altri, né una dieta adatta a diverse categorie di atleti. Ogni atleta, in-fatti, deve tener conto delle proprie caratteristiche antropometriche, del proprio programma di allenamen-to e dell’agenda delle proprie gare.  Una dieta è efficace per l’atleta quan-do è adeguata per apporto calorico e per composizione in nutrienti in base alle diverse fasi dell’allenamento e all’età. La dieta di un atleta di alto livello può raggiungere anche le 4500-5000 kcal nell’arco della giornata, pur-ché sia composta di alimenti leggeri e digeribili per non interferire con l’alle-namento.La dieta dello sportivo, ma in generale, della popolazione deve essere variata, per garantire un apporto adeguato di acqua, sali minerali, vitamine e fibre, e quindi deve sempre contenere frutta e verdura (sia fresche sia cotte) ebbene sì i vecchi moniti delle mamme tornano attuali.

L’importanza dell’idratazioneL’assunzione di acqua è fondamentale per chi fa sport. L’apporto idrico deve essere abbondante e distribuito in tut-to l’arco della giornata, anche durante

Ingredienti Pan di Spagna:

• 5 uova medie, a temperatura ambiente• 150gr zucchero• 1 baccello di vaniglia• 75gr farina 00• 75gr fecola di patate• 1 pizzico di sale fino• stampo da 24cm

Procedimento:Per preparare il Pan di Spagna: rompete le uova nella ciotola di una planetaria. Prendete il baccello di vaniglia, incidete-lo a metà e, con la lama di un coltellino liscio, prelevate i semini interni . Aggiun-geteli alle uova e uniteci anche un pizzi-co di sale. Azionate quindi la planetaria a velocità media e lavorate il composto per circa 15-20 minuti, aggiungendo lo zucchero poco per volta, in modo da fa-vorirne l’assorbimento.Nel frattempo imburrate e infarinate ac-curatamente lo stampo da 24 cm e non appena il composto di uova e zucchero sarà diventato chiaro, gonfio e spumoso, spegnete la macchina. In alternativa alla planetaria, potete utilizzare uno sbattito-re elettrico. Per capire se l’impasto è pronto, in gergo si dice che “scrive”; ovvero, lasciandone scivolare una parte sul composto mon-tato, non dovrà unirsi al resto ma creare un filo ben distinguibile. A questo punto ponete un setaccio a maglia fine sulla cio-tola della planetaria e versate sia la farina che la fecola. Setacciatele e amalgamate il tutto con una frusta a mano o con una spatola facendo dei movimenti dall’alto verso il basso. Fate questo passaggio con molta delicatezza in modo da non smon-tare il composto. Non appena le polveri saranno completamente amalgamate, versate il tutto nello stampo e utilizzate una spatola per livellare la superficie.

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Ingredienti:• 4 uova intere• 2 tuorli• 900gr mascarpone• 260gr zucchero semolato• Savoiardi “Vicenzovo”, quantità a se-conda della grandezza della pirofila• Nesquik• Latte• Ovetti Kinder schoko bons

Procedimento classico:Iniziamo con le uova (freschissime): se-pariamo gli albumi dai tuorli. Montiamo i tuorli con le fruste elet-triche, e ci versiamo solo metà dose di zucchero. Non appena il composto sarà diventato chiaro e spumoso, con le fru-ste ancora in funzione, aggiungiamo il mascarpone, poco alla volta.

Successivamente, dopo aver pulito bene le fruste, montiamo gli albumi versando un poco alla volta, il restante zucchero. Per montare bene gli albumi, dobbiamo porre attenzione a non presentare alcuna traccia di tuorlo. Una volta montati, rag-giunta la consistenza “a neve ben ferma”, versiamo una cucchiaiata di albumi nella ciotola dove sono presenti i tuorli mon-tati in precedenza con lo zucchero e il mascarpone. Mescoliamo energicamen-te con una spatola, così da stemperare il composto. Infine, aggiungiamo i restanti albumi, poco alla volta, mescolare molto delicatamente dall’alto verso il basso.

Su una ciotola a parte, mescoliamo il lat-te con il Nesquik, inzuppiamo per pochi istanti i savoiardi e li disponiamo in or-

dine nella pirofila.Quando abbiamo creato il primo strato di savoiardi, andiamo a distribuire sopra di questi, una parte della crema al ma-scarpone. Livelliamo accuratamente, in modo da avere una superficie liscia per poi, poterci spolverare sopra un po’ di polvere di Nesquik. Creiamo un altro strato di savoiardi ed un altro di crema. Sopra l’ultimo strato, vanno sgretolati Ovetti kinder schoko bons. Inoltre, si possono distribuire so-pra, anche lamponi e mirtilli a volontà.

Mettiamo la pirofila coperta con una pellicola in frigorifero per 5-6h. Servire fredda.

Procedimento per la crema, con Bimby:Mettiamo nel boccale le uova, il tuorlo, lo zucchero e montiamo il tutto per 6 minuti a velocità 4. Una volta monta-to il composto di uova e zucchero, to-gliamo la farfalla. Azioniamo 2 minuti a velocità 3 e aggiungiamo, dal foro del coperchio, il mascarpone poco alla volta, in maniera che si inglobi lentamente.

In questo passaggio è fondamentale non sbattere lo stampo sul piano per livellarlo, altrimenti la massa si smon-terà. Cuocete il Pan di Spagna in forno sta-tico preriscaldato a 160° nel ripiano più basso, per circa 50 minuti. Evitate di aprire il forno durante questo tem-po e prima di sfornare il dolce verifica-te la cottura facendo sempre la “prova dello stecchino”, dato che ogni forno cuoce diversamente. Infatti, infilan-do lo stecchino al centro della torta, questo dovrà risultare completamente asciutto. Una volta cotto sfornate il Pan di Spagna. Fatelo intiepidire nella tortiera prima di sformarlo e lasciatelo raffreddare completamente su una gra-tella prima di servirlo o farcirlo.

Ingredienti per la crema:• 4 cucchiai di cacao amaro in polvere• 50ml di panna da cucina• 250ml di latte• 50gr di biscotti sbriciolati• 60gr di nocciole sbriciolate

Procedimento:In una casseruola fate sciogliere il ca-cao nel latte e nella panna e fate sob-bollire il tutto, formando una ciocco-lata molto densa. Unite i biscotti e le nocciole. Dividete in due dischi il pan di spagna, farcite con la crema. Per la decorazione finale, fate sciogliere il ca-cao nel latte e fatelo addensare sul fuo-co. Una volta raffreddato, copriamo la torta con il preparato. Infine, decorate con la frutta a piacere.

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NOTE DI VITA ASSOCIATIVA

Ci hanno lasciato

† il 24 dicembre, Mario Fuser

† il 15 gennaio, Caldato Silvana,

moglie di Casetta Enzo

† il 27 marzo, Corrado Valvo

† il 9 aprile, Giancarlo Miatto

† il 16 aprile, Carla Tallon

† il 17 aprile, Fantuz Regina

MIRCO... la mia guida per tutti questi anni: allenatore, amico e anche un po’ fratello maggiore! Ha reso questo sport la grande passione della mia vita, no-nostante i sacrifici!E poi c’è MAURO da cui ho imparato molto, compreso il dialetto bellunese e infine CINZIA, un unico, grande pre-sidente, che ci ha insegnato e che con-tinua a far crescere in noi bambini, ora ragazzi, la passione per lo sci! Da settembre comincerà una nuova avventura per me (lo Ski College), ma non vi libererete così facilmente di me, perché Zoldo sarà sempre la mia se-conda casa e voi la mia unica grande squadra !!!

Forza UOEI! Forza UOEI!

Nicolò Pettini

Domenica, 13 maggio 2018.

Cari amici, Oggi abbiamo trascorso un’altra bellis-sima giornata tutti insieme al pranzo sociale del nostro sci club “UOEI TV” e come sempre ci siamo divertiti un sacco !!! Mi sembra ieri quando vi ho conosciuto; in realtà avevo solo sei anni ed ero convinto di sciare bene ma voi eravate molto più bravi di me dato che sciavate già da due/tre anni... Ero sem-pre l’ultimo del gruppo e per raggiun-gervi dovevo racchettare, racchettare... ma voi non mi avete mai escluso, anzi, mi avete accolto con allegria. TOMMY: compagno di mille av-venture e grande amico da sem-pre (bravo anche a cucinare); MADDY: la prima che ho cosciuto e la prima che mi ha invitato a dormire a casa sua (la determinazione sulla neve);MARTA S: la più allegra sempre e comunque (Pippi Calzelunghe sulla neve);MARTA F: l’amica di tutti noi maschi (la più pazza sulla neve); AURORA: il canguro delle Dolomiti (la tecnica sulla neve). Anno dopo anno altri si sono aggiunti e insieme a Mirco si é creato un gruppo molto solido, siamo cresciuti insieme e siamo diventati una grande squadra. JACK: il gigante delle nevi (Kristoffer-sen de no’altri);MARIAVITTORIA : la calma e la sere-nità (na bronsa coverta);GIULIA: sempre sul pezzo (da Chiog-gia con furore);MATTEO C: piccolo ma feroce (gran-de amico “il Chime”);

OTTO: compagno anche sull’erba (fu-turo pilota nell’aria);DAVIDE T: allergico guerriero (detto Tonno) e non mi dimentico di MAT-TEO P piccolo grande furetto del fuo-ripista!!

Festa grande per la presidente per i suoi primi trent’anni nel reggere il sodalizio. Lei non ne vuol sentir parlare, ma credo sia l’u-nica a raggiungere questo traguardo. Giun-ta alla Presidenza nel Febbraio del 1988 quasi per caso e da allora ininterrottamente fino ad oggi. Per vari anni anche presidente nazionale delle Sezioni U.O.E.I.Un vulcano che erutta in continuazione nuove idee da portare a termine senza se e senza ma. Verrebbe da dire una vita de-dicata con passione ad un mandato che si fa sempre più problematico per il continuo mutare degli adempimenti che costringo-no a spendere tempo per mantenersi al passo.Ancora auguri e tieni duro!

† il 30 maggio, Marchesini Mirella

Alle famiglie, le condoglianze del Consiglio

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IL NEVAIOPeriodico semestrale della UNIONE OPERAIA ESCURSIONISTI ITALIANI - SEZIONE “C. CABBIA”

Viale Terza Armata, 1 - 31100 Trevisotel - fax 0422 55058

[email protected] [email protected]

Autorizzazione Tribunale di Treviso n° 79 del 20.02.1954 Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abbonamento Posta-le - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 2, DCB TREVISO. In caso di mancato recapito restituire all’Ufficio di Treviso CPO detentore del conto per la restituzione al mittente, previo pagamento resi.

Direttore responsabile: Lucio PoloRedazione: C. Bonetto - L. Polo - N. Pettini - O. & E. Pasini - G. & G. Tonini - G. Baviera - C. AlfieriImpaginazione grafica: Giulia BarpStampa: TREVISOSTAMPA S.r.L. Villorba (TV) tel. 0422 440200

Anno LVIV n° 2 - secondo semestre 2018

Se però era bel tempo era gusto. Dallo scuro man mano che si camminava lon-tani da tutte le case, dispersi in mezzo ai campi, veniva chiaro lentamente sem-pre di più, finché spuntava il sole, che verso la fine scaldava. Con le rogazioni non veniva il secco e la tempesta, oppu-re capitava meno. Qualche volta capita-va lo stesso magari perché la gente non era buona o non aveva fede e nei campi della gente buona capitava perché quella gente diventasse ancora meglio. I piedi si bagnavano sempre anche col cielo sere-no perché l’erba era piena di goccette. Se la stagione andava avanti presto non era mica bene. A noi pareva che quando ve-niva il sole e caldo, più presto che veniva e meglio era, ma per i campi bisogna-va che il caldo venisse un po’ alla volta, sennò la stagione andava troppo avanti e poi di colpo una notte poteva venir freddo e la rugiada si gelava e diventava brina. Allora le piante che avevano cre-duto che ormai il freddo non venisse più e avevano messo fuori le fogliette tenere, si trovavano con la brina che le bruciava e quell’anno il raccolto ci scapitava.

(Italo Facchinello)

BIBLIOGRAFIA SOMMARIAIn prosa:Le stagioni del vento; Storia a memoria; Il verso del cimblone; Un paeseche ri-torna; Profili con l’ombra; Viandanti; Il primo amore; La sfida con le fionde; La contrada dei Ladri; Cronaca della stanza veneta;In versi:Grazie dei figli; Campi lontani; Al mio paese; Strad(i)ario; Salvataggi e scarti; Alla fine del tempo.

In quel tempo si facevano anche le roga-zioni. Si partiva alla mattina presto e si andava per i campi facendo un lunghis-simo giro che si tornava col sole già alto. Bisognava sgambare e perciò quelli che erano vecchi con le gambe deboli resta-vano a casa. Si partiva in processione e si toccavano i punti più distanti delle cam-pagne del paese. Una volta si andava per il Crearo del Capitello di san Roco e si andava su per tutto il Corno e si spunta-va fuori dalla Giazza; un’altra volta si fa-ceva il Muson e i Prati e un’altra ancora i Runchi per la via Bissa. Durante tutta la strada si cantavano le litanie dei santi e ogni tanto don Giuseppe si fermava a dire un “oremus” e dava la benedizione, perché venissero buoni raccolti. Io e lui si cantava le litanie e gli altri risponde-vano “ora pro nobis” oppure “Libera nos Domine”, secondo. Don Giuseppe in certi punti doveva tirarsi su la veste, perché l’erba era già alta e alla mattina presto era ancora bagnata di rugiada. Se aveva piovuto da poco ci si impantana-va e quando pioveva si restava in pochi, tutti fissi sotto gli ombrelli, due tre per ombrello perché non tutti se l‘erano portato e si arrivava bagnati lo stesso.

Nei giorni dell’ultimo maggio, si è chiusa “de colpo”, come lui stesso avrebbe detto e scritto, la lunga operosissima vita dello scrittore trevigiano Italo Facchinello, instancabilmente dedicata, letterariamente parlando, alla sua terra natale, che fu Loria. La voce “terra” qui sta per tutto il mondo della campagna veneta della metà del secolo scorso, segnata dalla comune povertà, dalla solidarietà e dalle storie di paese, sempre in paziente convinta obbedienza all’insegnamento del prete. La cifra letteraria di Italo ha sempre volutamente ignorato la finezza del linguaggio scritto borghese, per fermare nella pagina l’immediatezza, la semplicità, la ruvidezza, la tenerezza, la dignitosa indigenza e in definitiva la verità del vivere di un tempo, che le nuove generazioni non possono conoscere né immaginare. Valga allora, per gli spiriti curiosi e interessati a comparare qualche spicchio della realtà di ieri e di oggi, questo breve brano tratto dal libro di Italo “Dietro il carro” (l.p.)

LE ROGAZIONI

Italo Facchinello