Il multiplo nel worldcafe

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MULTIPLO - Centro Cultura Cavriago - via della Repubblica, 23 – cap 42025 Cavriago (RE) tel. 0522/373466 fax 0522/373463 [email protected] www.comune.cavriago.re.it/multiplo Multiplo Cavriago SABATO 20 OTTOBRE 2012 Comune di Cavriago

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20 ottobre 2012, addetti ai lavori, professionisti di vario genere e cittadini si confrontano sui temi della cultura e della partecipazione.

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MULTIPLO - Centro Cultura Cavriago - via della Repubblica, 23 – cap 42025 Cavriago (RE) tel. 0522/373466 fax 0522/373463 [email protected] www.comune.cavriago.re.it/multiplo

Multiplo Cavriago

SABATO 20 OTTOBRE 2012

Comune di

Cavriago

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MULTIPLO - Centro Cultura Cavriago - via della Repubblica, 23 – cap 42025 Cavriago (RE) tel. 0522/373466 fax 0522/373463 [email protected] www.comune.cavriago.re.it/multiplo

Multiplo Cavriago

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IL WORLD CAFÈ AL MULTIPLO. UN CONFRONTO PER VALUTARE ESPERIENZE E

CRITICITÀ PREMESSA A distanza di un anno dall’inaugurazione del Multiplo Centro Cultura di Cavriago, lo scorso 20

ottobre 2012, abbiamo organizzato una giornata di riflessione su quanto accaduto durante i primi

dodici mesi di vita. Un anno travolgente per il gran numero di attività realizzate e per la forte

affluenza di persone che hanno voluto scoprire e utilizzare i nuovi servizi del Multiplo. Un anno

tumultuoso per gli operatori che hanno dovuto confrontarsi quotidianamente con cambiamenti

professionali e organizzativi.

Per tutte queste ragioni abbiamo pensato che servisse un confronto con colleghi bibliotecari,

pedagogisti, architetti ed esperti di diversi ambiti professionali e, grazie al loro aiuto, fare il punto

della situazione, valutare con osservatori “imparziali” il periodo appena trascorso.

Non volevamo accontentarci di un tradizionale incontro, avevamo bisogno di sentire tante

opinioni e di creare le condizioni per sviluppare una discussione vera e condivisa, per dare a tutti i

partecipanti il tempo necessario per

intervenire ed esporre il proprio

punto di vista.

Per questo ci siamo ispirati al metodo

del World Cafè.

Così, durante il pomeriggio di sabato

20 ottobre, ci siamo ritrovati in quasi

cinquanta persone nella Sala Grande

del Multiplo per discutere seduti intorno a sei “tavoli di confronto”.

Si sono formati piccoli gruppi, che per trenta minuti hanno discusso dell’argomento proposto al

tavolo, allo scadere del tempo le persone cambiavano tavolo e tema di discussione, si formavano

nuovi gruppi e cominciava il confronto con nuovi interlocutori.

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A ogni tavolo un operatore del Multiplo ha sollecitato l'intervento di tutti i partecipanti, ha

registrato la discussione, mentre i partecipanti prendevano appunti direttamente sulle tovaglie del

tavolo. Questi i temi e i referenti:

• Comunicare: come i servizi incontrano gli utenti, con Cecilia Marchesi.

• Convivere: bisogni diversi in un unico luogo, con Roberta Ferrari.

• Crescere: libertà e regole per grandi e piccoli, con Paolo Ghirardini.

• Innovare e gestire: nuove professionalità per nuovi bisogni culturali, con Barbara Mantovi.

• Partecipare: le relazioni con il territorio, con i cittadini, con la comunità economica e sociale,

con Barbara Dallasta.

• Star bene: le emozioni, il piacere nel vivere gli spazi, gli incontri, le proposte, con Giulia

Bonazzi.

Hanno partecipato all’organizzazione e alla realizzazione del World Cafè: Alessia Savastano,

Fabio Bulgarelli, Alfonso Noviello e Letizia Valli.

Ora, a distanza di alcuni mesi, finalmente siamo in grado di proporvi una sintesi del dibattito e della

discussione del World Cafè al Multiplo.

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COMUNICARE. Come i servizi incontrano gli utenti.

A cura di Cecilia Marchesi. PREMESSA Il tema di questo tavolo aveva un duplice focus d’indagine, ragionare sugli aspetti comunicativi di un servizio culturale per capire al meglio come i servizi potessero incontrare gli utenti facendosi conoscere e quali fossero le ricadute e i feed back possibili da parte dei fruitori dei servizi del Multiplo ed in ultimo le ricadute possibili tra utente e utente. Scopo di questo tavolo era

approfondire la complessità dell’aspetto comunicativo e avere suggerimenti e spunti di riflessione per poter strutturare al meglio delle strategie per comunicare il Multiplo e i servizi offerti. Ulteriore intento di questo tavolo era indagare le esigenze comunicative del singolo e della comunità e quali modalità si potessero applicare e come si potessero adeguare al nostro bacino d’utenza per rendere i servizi del Multiplo più amichevoli, comprensibili ed accessibili. Gli interventi ai tavoli Cosa significa comunicare? All’interno di spazio che offre servizi culturali quello che definisce che cosa sia la comunicazione sono i differenti significati che si affidano a questo aspetto di un servizio. Se la comunicazione significa fornire informazioni, dalle più semplici alle più complesse, se è semplificazione di un percorso oppure se è una metodologia che si attua per dettare delle regole o per avvicinare le persone a conoscere un servizio ed entrare in relazione incontrandosi, cambiano anche le strategie attuabili perché questa sia efficace. - E’ necessario definire in modo chiaro il “contenuto e per poter strutturare al meglio il contenitore” sapendo utilizzare strumenti adatti sia in uscita e anche in entrata su obiettivi condivisi. - La comunicazione all’interno di un servizio che si rivolge al pubblico deve avere contesti generali comprensibili a tutti e nello stesso tempo anche specifici, modulati in base ai diversi target d’utenza, consentendo di arrivare anche a livelli differenti di approfondimento, poiché la comunicazione in sé per sé non ha alcun significato.

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Farsi conoscere e conoscere. -Farsi conoscere oggi può essere più semplice avvalendosi delle nuove tecnologie e mediante l’utilizzo di differenti canali, soprattutto se si fa uso dei social network, creare mailing-list, newsletter, che richiedono molto impegno e molto tempo per essere gestite, fondamentali ad esempio per avvicinarsi ad un’utenza giovane. Questo sistema non è l’unico modo per poter arrivare a tutti poiché in un servizio culturale è necessario includere tutti i target di utenza e conoscerli e studiarli aiuta ad indirizzare meglio i mezzi da utilizzare. -Avvalersi di collaborazione con le istituzioni come le scuole o il sistema associativo operante sul territorio, oppure con gli stessi utenti che si rendono attivi portavoce di un servizio con il “passa-parola”, sono individuati come strumenti possibili per implementare la diffusione di un servizio e farlo conoscere a chi non lo utilizza. -Continuare con “tradizionali sistemi” di comunicazione, come l’utilizzo di materiali cartacei non è da escludere, ma non è sufficiente per comunicare in modo adeguato per raggiungere tutti. E’ necessario accompagnare il processo informativo attraverso un approccio relazionale. Spiegare, ascoltare e attuare strategie di marketing comunicativo. -Stabilire un contatto personale con un fruitore di un servizio spiegando personalmente un messaggio colpisce maggiormente rispetto alla lettura di una comunicazione scritta, perché va incontro ad un bisogno spesso inespresso e crea un impatto emozionale che rimane. -Conoscere bene il proprio target di utenza. -Scendere in piazza e costruire situazioni nelle quali chi non entra possa farlo e lo conosca “grigliata multipla” capace di dalla comunicazione dei luoghi in modo neutro, fino alla comunicazione “ad personam”. Modalità e nuove tecniche. - L’adeguatezza del linguaggio utilizzato sia esso scritto, sia esso verbale, deve rispondere a due differenti modalità. Comunicare il luoghi, attraverso una segnaletica accattivante e amichevole,

possibilmente in lingue diverse, ponendo attenzione alle traduzioni corrette delle lingue. L’utilizzo di colori scelti e studiati e cartelli senza divieti, dovrebbe risponde anche ad esigenze di semplicità di contenuto e chiarezza espositiva. - Comunicare il Multiplo e i suoi servizi presuppone che l’operatore riesca a destreggiarsi su due livelli di comunicazione: essere abile a rendere la comunicazione

verbale semplice, quando l’utente lo richiede e nello stesso tempo comprendere quando è

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necessario attuare un grado di approfondimento della comunicazione cercando di essere sempre

capace di cogliere le necessità dell’interlocutore. -Il ruolo dell’operatore è quello di facilitatore della comunicazione che abbia anche la capacità trasversale di abbattere le barriere culturali e morali. Per questo motivo all’interno di un servizio come il Multiplo la funzione di reference necessita di essere una parte molto curata, senza tralasciare aspetti come quello del “non verbale”, primo momento di approccio con l’utente. -Il ruolo sociale del

bibliotecario di oggi, un bibliotecario-psicologo, depositario di gentilezza e capacità di attenzione e ascolto, perché “il mio comunicare misura il mio livello di accoglienza.”, ma oggi deve essere anche abile nel comprendere ulteriori livelli di approfondimento da mettere in campo. Adeguare. Il Multiplo dovrebbe essere in grado di tenere in equilibrio diversi aspetti, come un frullatore consapevole, una grigliata multipla capace di dialogare con il privato acquisendo linguaggi tipici del marketing. Rispettare i tempi e le modalità differenti degli utenti, come chi entra e vuole orientarsi in modo autonomo e chi invece ha necessità di essere guidato, quindi non necessariamente si deve supportare sempre l’utente, ma capire quando farlo è un modo per comunicare. Conclusioni All’interno di un servizio come quello di un centro culturale o una biblioteca l’aspetto più rilevante emerso risulta essere quello relazionale dove entrano in campo aspetti di accoglienza e attenzione al target diversificato di utenza che confermano il modello di amichevolezza su cui si basa l’intero servizio del Multiplo. Si richiede un’attenzione particolare alla diversificazione dell’utenza per poter adeguare al meglio i messaggi che si vogliono veicolare e lo si indica come punto di partenza e non di arrivo per impostare una comunicazione efficace. La maggior parte degli interventi hanno sottolineato come valore e come buona pratica la ricerca di un linguaggio chiaro, una segnaletica semplice che conferma gli orientamenti del Multiplo. Nel 2013 cercheremo di approfondire e migliorare questi aspetti ed in parte sono pratiche già in corso d’opera, partendo

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da un’attenzione maggiore alla capacità di comprensione della nostra utenza e un continuo studio

degli aspetti tecnici del materiale prodotto internamente per pubblicizzare le nostre iniziative e delle regole o della fruizione dei differenti spazi e delle loro proposte. Il punto su cui stiamo lavorando e continueremo a lavorare maggiormente, sarà la ricerca di relazione per entrare maggiormente in contatto con l’utenza e saper interpretare e soddisfare anche quella necessità di relazione che fa parte della filosofia del Multiplo, pensato come luogo piacevole dove poter incontrarsi e le capacità di accoglienza e disponibilità all’ascolto degli stessi operatori culturali sono le fondamenta di una buona comunicazione.

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CONVIVERE. Bisogni diversi in un unico luogo

A cura di Roberta Ferrari. Premessa Scopo del tavolo era avere suggerimenti e spunti per analizzare e migliorare la convivenza di “elementi” diversi all’interno di uno stesso “contenitore”, nel nostro caso un servizio culturale.

Tale convivenza, ritenuta dal gruppo di progettazione del Multiplo, utile ed arricchente, è stata declinata in fase progettuale in tanti modi diversi (utenze, documenti, servizi, dentro/fuori,…) ed è stata applicata nella quotidianità di questo primo anno e mezzo di apertura dando risultati a volte previsti, a volte inaspettati, a volte di difficile lettura e gestione. Gli interventi al tavolo 1) Il significato più profondo del termine sta dentro la parola stessa: “CONVIVERE = vivere con…” come avviene in famiglia dove diversi componenti si trovano ad affrontare problemi differenti risolvibili in altrettanti modi diversi. 2) La convivenza è naturale ma complessa. Il binomio convivenza/conflitti può essere migliorato con un’adeguata manutenzione degli spazi che aiuta a sviluppare buoni comportamenti - quindi un maggior grado di convivenza - e accorgimenti tecnici ma tante cose/persone/diversità in un unico luogo generano confusione e non ci sono soluzioni definitive a questo. Gestire il conflitto è fondamentale e per imparare a farlo occorre dedicate tempo alla formazione. 3) La convivenza va costruita, è una pratica da imparare e per questo occorre essere interessati ad apprenderla. E’ conseguibile se viene individuata come obiettivo e finalità da raggiungere anche

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attraverso un impegno quotidiano finalizzato ad abbattere ogni resistenza ad accettare. I luoghi in

cui convivono elementi diversi servono alla convivenza, aumentano la tolleranza poiché favoriscono una diminuzione della rigidità nelle persone. La varietà dell’offerta, le diverse opportunità aiutano la convivenza che non è automatica e naturale, soprattutto in un luogo in cui

può entrare chiunque, ma è conseguibile tenendo presente che “più mi ascolti, più ti sento importante, più voglio stare con te”. 4) La convivenza è difficile, deve essere gestita. Per una convivenza efficace occorre: allenamento all’ascolto, confermare all’altro che esiste, attraversare le difficoltà insieme, pensare ad un sistema di regole condivise di cui alcune fisse ed altre che arriveranno strada facendo a seconda delle necessità che si modificano e , a volte, anche in modo spontaneo (servono regole ed anche meccanismi di autoregolazione). Importanza delle regole e della loro comunicazione: le regole di base devono essere poche, attuali e avere codici diversi per essere comprensibili a tutti. Utenza

silenziosa e utenza rumorosa: il contrasto si supera solo con il rispetto delle regole che devono essere ben comunicate. Regole insieme a margini di elasticità e disponibilità a compromessi. Proporre attività diversificate per creare occasioni di trascorrere il tempo libero in modo costruttivo in modo che non si abbia l’occasione di creare disturbo ad altri. Il rispetto delle regole è più efficace se tali regole vengono costruite insieme poiché il coinvolgimento è alla base dell’evoluzione in positivo. 5) Per un’efficace convivenza di culture diverse è fondamentale il rispetto reciproco che si ottiene attraverso la reciproca conoscenza. La conoscenza delle diverse culture può essere divulgata attraverso l’offerta di attività dedicate. La relazione con utenti reali e/o potenziali di culture e provenienze diverse si ottiene più facilmente se si attiva una collaborazione con il mondo della scuola. La poca partecipazione che spesso si riscontra può essere superata o migliorata dalla mediazione culturale. 6) Le attività di gioco e il teatro sono utili alla convivenza poiché accomunano tutte le età e tutte culture. Il gioco è un medium straordinario, un mezzo di integrazione attraverso il quale si superano tutte le differenze; giocare insieme aiuta a superare il disagio.

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7) I ragazzi/adolescenti di origine straniera vivono il trauma del distacco dalle origini (sono qui non per loro volontà) e il disagio di trovarsi sospesi tra due mondi: la realtà extra famigliare che vivono in autonomia e la famiglia che spesso non sa, non riesce ad interagire con la realtà in cui è compresa e non frequenta per questo i luoghi vissuti dai figli, o frequenta i luoghi ma non partecipa alle attività. Uno spazio adatto sia a ragazzi che genitori aiuta la convivenza e la condivisione. Spazio unico e aperto è utile per avvicinare e mettere in contatto le famiglie straniere con i propri figli. 8) Importanza dell’operatore: ci deve essere e non come guardiano. L’operatore deve dialogare con tutta l’utenza e, per quanto riguarda gli adolescenti, deve cercare di indurli ad una riflessione su se stessi per evitare l’insorgere dell’imitazione degli altri che può procurare disagio e insicurezza nei ragazzi. Utile l’intermediazione di figure

riconosciute e autorevoli, fondamentale l’autorevolezza unita all’ascolto. La comunità è il modello, quindi un gruppo di adolescenti “ok” diventa modello positivo di comportamento per altri giovani. Importanza dell’esempio come modello di comportamento. Ragazzi/adolescenti: importanza dell’autogestione di spazi e/o attività. Autonomia fondamentale per la crescita di bambini e ragazzi. 9) Importanza della socialità dei bambini, mentre spesso gli adulti sono caratterizzati da non accettazione. Gli adulti dovrebbero imparare dai bambini. Accrescere gli elementi di similitudine. Importanza della gestione delle competenze culturali che mano a mano si cresce si irrigidiscono se non gestite bene. La scuola può essere un valido partner. 10) L’offerta di tanti e diversi documenti aiuta a superare il compartimento stagno e ad aprire nuove prospettive. E’ positiva la commistione di tante cose nello stesso luogo poiché tante di queste cose possono arrivare a persone diverse e far scoprire loro documenti/sollecitazioni che non sarebbero andati a cercare in autonomia. Importante la convivenza di offerta diversificata (documenti diversi proposti contestualmente ad attività diverse, ...) per sollecitare ed incuriosire. L’utente deve sentirsi accolto allo stesso modo sia che legga romanzi rosa sia che si interessi di arte e deve essere sollecitato a muoversi in direzioni diverse da quelle che intraprenderebbe spontaneamente. 11) Linguaggi diversi che si intersecano è di per sé una condizione positiva ma è giusto attribuire diverse scale di importanza. L’operatore deve attribuire una graduatoria alle cose e tenere conto dei tempi attuali. Ma com’è possibile dato che ognuno di noi ritiene importanti cose diverse? No gerarchia dei documenti ma importanza/necessità di spazi differenziati per permettere la fruizione di documenti diversi che prevedono diverse modalità di utilizzo. Oggi l’offerta culturale è molteplice e rapida ed è pertanto importante costruire percorsi di fruizione

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consapevoli e pensati. Importanza di una guida all’utilizzo. L’integrazione di servizi diversi aiuta ad

affrontare utenze diverse e ad andare incontro alle loro esigenze. 12) Gli obiettivi devono essere chiari ma è di fondamentale importanza essere disponibili a cambiarli. Conclusioni La convivenza possibile è quella che fin dall’inizio viene riconosciuta ed affermata come obiettivo da perseguire considerando che non esiste un solo modo per ottenerla e, soprattutto, non esiste una soluzione definitiva ai conflitti che determina. Gli operatori hanno una grande responsabilità nella costruzione di una convivenza sostenibile e fanno davvero la differenza quando riescono ad essere contemporaneamente autorevoli e disponibili all’ascolto. Per poter svolgere efficacemente il loro ruolo devono essere adeguatamente formati, in particolare sulle modalità di gestione dei conflitti, ed è fondamentale che vi siano a supporto del loro lavoro quotidiano poche regole chiare, condivise e ben comunicate nel conteso di spazi adeguatamente curati che favoriscono lo sviluppo di buoni comportamenti. La molteplicità delle proposte e la presenza nel medesimo luogo di persone diverse per interessi, età, provenienza, cultura è di per sé condizione che favorisce lo sviluppo di convivenze reciprocamente valorizzanti ed è fondamentale riuscire a veicolare al meglio tale molteplicità sviluppando pratiche di conoscenza reciproca grazie anche all’utilizzo di linguaggi comuni e trasversali quali il gioco, il teatro, e trovando spunti di ispirazione nella socialità tipica dei bambini che negli adulti evolve spesso in atteggiamenti di non accettazione. La convivenza di documenti e linguaggi diversi nel medesimo luogo stimola la curiosità degli utenti che devono potersi muovere liberamente tra le diverse proposte ed avere al contempo a disposizione, qualora ne sentissero l’esigenza, suggerimenti e percorsi di fruizione consapevoli.

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CRESCERE. Regole, libertà, educazione.

A cura di Paolo Ghirardini. Premessa La domanda se sia possibile la crescita delle persone che frequentano il Multiplo ce la siamo posti in diversi momenti, fin dalle fasi di progettazione del nuovo centro culturale, ma in modo particolare durante il primo anno di apertura del servizio, cioè a giochi in corso.

Ad ogni livello, si è puntato fortemente sulla facilità di accesso ai servizi: in modo molto convinto abbiamo evitato regolamenti cervellotici, si è pensato a una segnaletica semplice e intuitiva, abbiamo eliminato il più possibile i cartelli, i divieti. Si è permesso agli utenti di prendere in prestito tutto quello che vogliono, senza limiti di quantità, abbiamo pensato ad ambienti stimolanti e accoglienti per i più piccoli. L’idea di fondo che è alla base di queste scelte consiste nel proporsi in modo facile ed amichevole, offrire servizi culturali rivolti a tutte le persone, di ogni età, in modo da facilitare le persone nel superare l’impressione di una biblioteca tradizionale, nel muoversi autonomamente. Forti di tante esperienze che abbiamo colto in Italia e all’estero, la nostra convinzione è sempre stata che un’impostazione del genere avrebbe favorito un’auto-regolamentazione delle persone: una volta “comunicato” il luogo, le persone avrebbero in qualche misura capito da sole come vivere in modo adeguato il Multiplo. Ci sono state diverse situazioni che ci hanno fatto dubitare e riflettere del fatto che fosse efficace e sufficiente proporsi con questo tipo di approccio. Alcuni esempi, dei più frequenti: bambini schiamazzanti non seguiti dai genitori, adolescenti con atteggiamenti di maleducazione, oppure persone che prendono in prestito grandi quantità di documenti e altre che si lamentano se non trovano sempre, puntualmente, quello che cercano. A questo tavolo di discussione, quindi, si è cercato di stimolare opinioni e suggerimenti su questo tema: si può far CRESCERE le persone semplicemente offrendo servizi culturali, senza avere un approccio educativo?

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Gli interventi al tavolo

Ciò che si propone a livello di servizi ha un impatto pedagogico. La responsabilizzazione delle persone si raggiunge anche attraverso la presentazione degli spazi e la comunicazione. I comportamenti fuori dalle regole sono il prezzo da pagare per la libertà e la semplificazione dell’utilizzo dei servizi. La libertà responsabile, da parte degli utenti, non può prescindere dalle regole e per ottenere qualche risultato occorre seminare tenacemente per anni, accompagnare la crescita delle persone, perseguire gli obiettivi nonostante le difficoltà.

È possibile che troppa libertà porti ad un effetto “overdose”? C’è il rischio che gli utenti prendano in prestito tanti libri, cd, dvd ecc, ma magari non li guardano neppure. Spazio adolescenti: i ragazzi occupano lo spazio, spesso non lo utilizzano. L’occupazione di uno spazio viene sopportata, l’utilizzo deve essere guidato. Crescere, oggi, ha cambiato accezione: non significa diventare più grandi, ma capire le diverse possibilità di scelta. Significa anche imparare a diventare più poveri, a rimboccarsi le maniche per raggiungere un obiettivo, uno stato migliore delle cose. Non è efficace cambiare l’impostazione generale che si è data ai servizi, si dà credito a chi non crede che la crescita delle persone sia possibile e si crea confusione comunicativa. L’utenza deve essere formata attraverso il coinvolgimento. L’educazione

di una persona non si misura solo nell’obbedienza alle regole. In Italia siamo meno abituati a biblioteche con un’impostazione dei servizi volta alla semplicità, alla proposta a tutti i cittadini, all’offerta di servizi informativi e di socializzazione. Si riporta l’esempio delle biblioteche finlandesi, in cui si nota una notevole tolleranza da parte degli utenti ai problemi derivanti dalla commistione di utenze e servizi, una maggiore abitudine a usufruire di servizi più evoluti, che fanno parte a 360° della vita sociale quotidiana delle persone. I bibliotecari nei Paesi anglosassoni hanno una formazione diversa, hanno competenze in ambiti che i bibliotecari e le biblioteche italiane non percepiscono come propri. Non si può importare un modello, all’estero

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spesso la biblioteca è l’unico presidio per un alto numero di servizi in un territorio, in Italia si

reindirizza continuamente ad altri servizi. L’emergere di problemi con gli adolescenti, da alcuni punti di vista, può essere letto come un indice del successo. Colpisce il senso di accoglienza che si respira al Multiplo, questo è indice del valore dello spazio, che comunica implicitamente le regole di utilizzo. Fondamentale è perseguire la responsabilizzazione attraverso quello che comunicano gli spazi. L’intera comunità è educante, ma gli utenti, grandi e piccoli, si aspettano che all’interno di una biblioteca, come nella scuola, siano gli altri a guidare, a contenere, a definire le regole. Fin da

piccoli occorre che il servizio educhi alla consapevolezza delle regole, attraverso il presidio degli spazi. La cultura italiana in tema di educazione è pervasa dal familismo amorale, la famiglia delega all’esterno la responsabilità educativa e non dà regole. Spesso questo implica che i bambini percepiscono di non aver valore, hanno poca consapevolezza e autostima, perché le regole conferiscono valore al bambino. La regola permette di scoprire l’altro, di maturare il sentimento sociale e cooperativo. Per questo l’ordine è

spesso un termometro della salute del bambino, perché i bambini che sono disordinati non hanno consapevolezza delle regole, e non hanno interesse a fare funzionare bene un gruppo. Questo si trascina negli altri stadi evolutivi. Conclusioni Gli spunti e i suggerimenti emersi durante le discussioni al tavolo “Crescere” ci hanno permesso di evidenziare alcuni punti fermi sui quali ci si soffermerà nella quotidiana riflessione sullo sviluppo del servizio e nella progettazione culturale. Gli interventi dei partecipanti hanno un comune denominatore, ovvero l’idea che il modo in cui il Multiplo comunica e presenta i propri spazi, le attività e le iniziative, orienta fortemente il modo in cui questi vengono utilizzati. Un centro culturale, inserito in una comunità ben definita e frequentato da diverse tipologie di utenti, ha inevitabilmente una funzione educativa che incide sulla crescita delle persone che lo frequentano, nonostante questa non costituisca un mandato istituzionale come avviene ad esempio per i servizi scolastici. Questa funzione, come emerge dagli interventi dai partecipanti, esiste ed opera sui chi frequenta il centro culturale sia che il Multiplo la dichiari espressamente, attraverso progetti di comunicazione, l’allestimento degli spazi e le proposte culturali, sia che essa rimanga implicita. L’impostazione che si è data al Multiplo, votata all’amichevolezza e all’informalità, è una forte scommessa che genera numerosi benefici e sottende una visione a lungo termine di crescita di tutta la comunità, attraverso l’avvicinamento delle persone ai servizi culturali, a modalità intelligenti di utilizzo del tempo libero. Come tutti i processi complessi, però, porta con se alcune criticità

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sulle quali lavorare. L’amichevolezza e l’informalità in alcune situazioni possono infatti favorire un

utilizzo improprio dei servizi incidere negativamente sul benessere di tutte le tipologie di persone che vivono il Multiplo e limitarne le possibilità di crescita, intesa come un’acquisizione della consapevolezza del proprio ruolo, delle regole di civiltà all’interno del servizio e nella comunità. In queste situazioni, che emergono chiaramente e sono ben circoscritte nel quotidiano, occorre

intervenire in modo esplicito per fornire gli strumenti (le regole), perché sono le persone stesse a richiederle: dove si manifesta un comportamento non adeguato, occorre andare oltre una lettura superficiale di una cattiva educazione o di un tratto diffuso della nostra cultura, in primo luogo perché questo atteggiamento non è utile se vogliamo migliorare la situazione e rende meno efficace l’impostazione che il Multiplo si è data, di agio, benessere, accoglienza, facilità e libertà d’uso, i tratti fondamentali che

contraddistinguono l’immagine del Multiplo, secondo l’opinione della maggior parte dei partecipanti al tavolo. Occorre invece leggere una richiesta espressa da parte della persona stessa, che il Multiplo deve saper anticipare, comprendere e orientare. La definizione e l’esplicitazione di regole chiare e di facile comprensione nelle situazioni più problematiche, quindi, è necessaria, richiesta dagli utenti stessi, e non si deve avere il timore di ledere l’immagine generale del servizio, tanto meno di sconfessare l’impostazione generale che si è progettata; al contrario, si tratta di lavorare per favorire la comprensione da parte delle persone e rafforzare questa immagine. Né si tratta di un fallimento del modello progettato, perché anzi, come più volte emerso dai partecipanti, le situazioni problematiche sono in diversi casi indice del successo di un servizio. Per fare questo non si può prescindere dall’investimento nella formazione degli operatori, che devono acquisire le competenze e la sensibilità per cogliere queste esigenze e sperimentare soluzioni coerenti con il modello di base, ma capaci anche di modificarlo e migliorarlo.

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INNOVARE E GESTIRE. Nuove professionalità per nuovi bisogni culturali.

A cura di Barbara Mantovi. Premesse Il tavolo “Innovare e gestire” si è dato un duplice obiettivo: parlare di innovazione sostenibile e di sistemi di gestione, soprattutto riferito all’organizzazione del personale. Nel primo anno di

apertura Multiplo si è trovato di fronte all’esigenza di riorganizzare completamente i servizi, gli spazi e il lavoro degli operatori del centro. Sono stati aperti nuovi servizi e progetti innovativi come l’artoteca o il gioco per l’utenza adulta, ci si è posti come l’obiettivi fondamentali la centralità dell’utenza, l’amichevolezza e la facilità d’uso dei servizi. L’apertura di nuovi servizi e le nuove esigenze della comunità, hanno reso necessarie nuove modalità gestionali dei servizi e del personale che Multiplo sta tutt’ora sperimentando. Intendiamo per “Gestire” non solo formazione e responsabilizzazione del personale, ma anche un nuovo approccio organizzativo basato sulla pianificazione strategicamente invece che sull’ improvvisazione. I partecipanti ai tavoli sono stati sollecitati con alcune domande: quali sono le caratteristiche, le condizioni che vi fanno dire “Questo servizio è innovativo”? Qual è il giusto equilibrio tra soddisfare la richiesta della maggior parte degli utenti e la mission di centro culturale comunale? Quali sono gli ingredienti per una gestione flessibile del personale che tenga conto e sostenga le competenze e le energie di tutti gli operatori? Come cambia il ruolo dell’operatore di cultura? In cosa dobbiamo cambiare per poter proporre servizi culturali innovativi?

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Gli interventi al tavolo

Parlando di innovazione • Innovare è lavorare sull’atteggiamento degli operatori, fondamentale per la qualità del servizio; • Innovare è formare operatori che siano promotori dei valori dell’azienda, capaci di ragionare

da utenti, non essere autoreferenziali, disposti a “contaminarsi”, “sporcarsi”; • i servizi innovativi sono quelli che perseguono una logica di sviluppo della comunità e non sono

la risposta singola alla sollecitazione dell’utente;

• Innovare è guardare lontano, sviluppare competenze di relazione con il territorio, avere il coraggio di proporre anche percorsi culturali di nicchia;

• L’innovazione è anche la capacità di colmare i vuoti tecnologici degli utenti, aumentare il livello di tecnologia presente, formare il personale sulla strumentazione.

Parlando di equilibri • Il servizio pubblico deve avere un

ruolo pedagogico e di divulgazione culturale. Le scelte devono essere coraggiose e non assecondare “pulsioni” momentanee;

• I servizi pubblici culturali devono saper cambiare la concezione ormai superata della “cultura alta” e saper trasformare in proposte intelligenti le sollecitazioni esterne;

• Recepire le proposte che arrivano dal territorio ma “stare un po’ sopra”, non essere travolti e perseverare nei propri obiettivi.

Parlando di processi gestionali. • E’ fondamentale lavorare

sulla costruzione di una squadra di lavoro, trovare il modo di far comprendere il modello di gestione e di lavoro a tutti gli operatori, coltivare i talenti degli operatori, creare un

ambiente lavorativo favorevole. Lavorare sul gruppo, non sulle personalità, smorzare la competitività tra gli operatori e trovare stili di lavoro condivisi.

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• E’ fondamentale ritagliarsi il tempo della riflessione, lavorare

non in emergenza ma con obiettivi chiari e a lungo termine, cercare di non arrivare al punto di rottura/eccessivo affaticamento del personale.

• Non chiedere “tutto e subito” agli operatori e ai servizi: innovare significa anche sapersi fermare.

• Nel contatto con l’utenza serve un “livello professionale medio” garantito all’utente e il giusto atteggiamento: gentilezza ma rispetto delle regole del luogo.

Conclusioni Dagli interventi emerge con chiarezza che l’innovazione non è da ricercare solo nell’ideazione di progetti o nell’apertura di servizi, ma soprattutto nelle modalità di relazione tra gli operatori e l’utenza, nella capacità di formare e selezionare operatori competenti, accoglienti e in grado di progettare con qualità raccogliendo e convogliando anche le sollecitazioni del territorio. L’atteggiamento dell’operatore di cultura è fondamentale per la qualità del servizio: deve essere capace di lavorare in gruppo senza competizione, disponibile e attento alle esigenze degli utenti, non autoreferenziale. Per quanto riguarda i processi gestionali risultano fondamentali la pianificazione a medio – lungo termine delle attività, la chiarezza e la perseveranza nel raggiungimento degli obiettivi, il tempo per la riflessione e la valutazione dei risultati. Multiplo proseguirà nel 2013, cogliendo anche i suggerimenti e le riflessioni condivise ai tavoli, sulla formazione del personale e sul raggiungimento di uno “stile di servizio” condiviso che ben rappresenti la filosofia del Multiplo. Sono in corso di sperimentazione, dal mese di novembre, le nuove modalità di individuazione di linee guida annuali da cui partire per la successiva programmazione di tutte le attività e corsi del Multiplo. La nuova metodologia prevede uno studio attento e approfondito dei dati statistici dei servizi e dei progetti, l’individuazione di chiare priorità di sviluppo annuali e la successiva elaborazione di un piano di lavoro e sviluppo delle aree tematiche e, delle attività e corsi connessi, che coinvolga tutti gli operatori responsabili.

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PARTECIPARE. Le relazioni con il territorio, con i cittadini, con la comunità economica e

sociale. A cura di Barbara Dallasta Premessa Il concetto di PARTECIPAZIONE è stato declinato dal mediatore del tavolo in questo modo: il Multiplo è stato pensato e progettato come nuovo luogo per la comunità, luogo dove poter entrare senza timore e potersi sentire a proprio agio.

Oggi i servizi culturali, per essere vincenti, devono continuare a soddisfare i bisogni di informazione e formazione, ma anche concentrarsi su altri aspetti quali la ricerca del benessere individuale e collettivo anche attraverso un maggiore coinvolgimento del territorio. Quali potrebbero essere i modi con cui la collettività, la comunità sociale, ma anche economica può entrare nei servizi culturali? È giusto farla entrare? Come può l’istituzione culturale mantenere un equilibrio tra le proposte della cittadinanza e le esigenze del servizio? Gli interventi ai tavoli • prima di aprirsi al territorio e cercare modalità di partecipazione dei cittadini, occorre

assicurarsi che tutte le persone che noi definiamo “cittadini” si sentano effettivamente tali, che abbiano capito il contesto in cui sono inserite. Questo non è sempre scontato soprattutto quando ci si riferisce a persone immigrate da altri paesi

• l’attivazione di processi partecipativi e di coinvolgimento dei cittadini (intesi in forma singola e/o associata) all’interno delle istituzioni è sinonimo di democrazia, una scelta valoriale da parte delle istituzioni di grande significato

• per poter ottenere la reale partecipazione dei cittadini occorre che le istituzioni prima si de-istituzionalizzino e reinterpretino il proprio posizionamento rispetto ai bisogni reali della comunità

• le istituzioni devono porsi in posizione di relazione e ascolto dei cittadini per capirne le effettive necessità e ascoltarne le proposte.

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• le istituzioni devono osservare il contesto in cui si trovano ad operare, studiare attentamente

la loro comunità di riferimento per capirne le relazioni e le dinamiche. Lo scopo è arrivare a creare quel senso di appartenenza alla comunità che oggi per tante motivazioni si è perso, creare la cosiddetta cittadinanza attiva e consapevole, dove il cittadino si senta protagonista, si senta ascoltato e valorizzato nei propri saperi. Un cittadino che viene ascoltato sarà un cittadino più “felice” ed “entusiasta”. Quindi una prima fase di osservazione prima di passare alla fase della raccolta di richieste e proposte

• difficoltà: riuscire a mantenere un equilibrio tra a) le proposte e le spinte ad entrare, a volte anche in maniera invasiva, dei cittadini b) gli effetti moltiplicatori che ne derivano e le finalità ed esigenze di servizio delle stesse istituzioni. L’entrata della comunità non deve essere vissuta con rigidità, le istituzioni devono mettersi in posizione di relazione costruttiva

• prima forma di partecipazione: attivazione di percorsi partecipativi, focus-group, percorsi di progettazione condivisa dove le istituzioni possono diventare luoghi di creazione collegiale per imparare, costruire e crescere insieme, nel completo abbandono di ogni forma di autoritarismo

• seconda forma di partecipazione: creazione di reti di relazioni sul territorio, possono con i cittadini in forma singola o associata, con le altre istituzioni del territorio, specie la scuola, ma anche con soggetti privati e le aziende del territorio che possono portare competenze importanti a livello organizzativo o anche storie da poter condividere, storie personali e collettive

• terza forma di partecipazione: il volontariato, forma principale di coinvolgimento attivo della cittadinanza all’interno delle istituzioni. Fare volontariato significa vivere il luogo insieme ad altre persone in uno scambio reciproco di esperienze di vita, dialogo e conoscenza. Una comunità pensante che si autoconvoca deve però essere “nutrita” attraverso l’accoglienza e la formazione.

Conclusioni I concetti usciti nei quattro tavoli sono stati condivisi dai più. La parola partecipazione è stata ritenuta da tutti parola di grande significato, scelta valoriale, molto difficile da realizzare e da ottenere da parte della cittadinanza, ma sicuramente una scelta di grande democrazia da parte delle istituzioni. La maggior parte degli intervenuti ha sottolineato come ad oggi le istituzioni non

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siano in grado di sostenere una reale partecipazione perché troppo arroccate in posizione

difensiva e troppo istituzionalizzate. Le istituzioni stesse sono sentite oggi molto lontane dai bisogni reali della comunità cui fanno riferimento. È emersa con forza la necessità di riappropriarsi del dialogo con i cittadini, di far emergere i bisogni reali della comunità. Si è dato molto valore anche all’aspetto della relazione umana, sincera, tra le persone. Multiplo, seguendo questi spunti e queste riflessioni, avrà cura di continuare nell’attività di osservazione del suo territorio per avvicinarsi sempre di più ai bisogni reali della popolazione. Si cercheranno di attivare relazioni costruttive e di ascolto reciproco con la cittadinanza, percorsi di collaborazione con le associazioni e le altre istituzioni del territorio, collaborazioni anche con le imprese private. In sintesi è il reale coinvolgimento attivo delle persone in forma singola o associata, l’ascolto e la creazione di relazioni positive a far sentire un’istituzione e/o un servizio come rispondente realmente ai propri bisogni.

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STARE BENE. Le emozioni, il piacere nel vivere gli spazi, gli incontri, le proposte. A cura di Giulia Bonazzi. Premessa Fin dalla progettazione, tra gli obiettivi fondamentali del Multiplo è stato posto quello di realizzare un servizio e un luogo per la cittadinanza in cui stare bene, a prescindere dal motivo della frequentazione (studio, partecipazione a un corso, accesso a Internet, accesso al prestito, incontro e socializzazione, ecc…). Quindi la progettazione è stata condotta mettendo al centro l’utente, i suoi bisogni espressi ed inespressi, dedicando attenzione all’armonia e accoglienza degli spazi, a un’organizzazione dei servizi facile e accessibile per tutti, a una programmazione di attività coinvolgenti e gratificanti, a uno stile amichevole ed accurato del rapporto con l’utente.

L’affluenza riscontrata nel primo anno di vita del Multiplo ha confermato l’efficacia di questa attenzione, ma ha posto anche delle questioni nuove: infatti non sempre è stato possibile mantenere e preservare il benessere di tutti i frequentatori, che hanno messo in atto modalità di fruizione molto differenti e in alcuni casi collidenti. Lo scopo delle discussioni al tavolo è stato quello di raccogliere suggerimenti e spunti per analizzare e migliorare il benessere delle persone che frequentano un servizio culturale come il Multiplo e di riflettere su come dare valore alle diverse interpretazioni di benessere degli utenti, soddisfacendo tutte le eterogenee richieste. Gli interventi ai tavoli Ogni servizio, di qualsiasi genere, nasce per aumentare la quota di bene delle persone, per diminuire lo scarto tra il disagio e il malessere e la nostra aspirazione al benessere. Ogni partecipante ha definito cosa per lui determina lo “stare bene” in un posto. Sto bene in un posto quando… … butto giù le difese, non mi sento giudicato, mi sento adeguato e accolto per come sono … sto come a casa mia, mi sento libero e tranquillo, in un ambiente informale, al riparo da caos e stress … mi riconosco in un luogo, trovo affinità … trovo stimoli diversi, che mi sorprendono e mi incuriosiscono

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… posso esprimere la mia creatività, aggiungendo qualcosa di mio, posso contribuire secondo ciò

che posso/voglio fare … sono chiamato per nome, provo un senso di familiarità, ricevo consigli personalizzati, fatti su misura per me … trovo la biblioteca che vorrei fare, faccio la biblioteca che vorrei trovare … mi sento curato e mi posso curare di qualcuno, posso fare tutte le domande che voglio e mi sento ascoltato

• Si è quindi rivelato fondamentale l’ATTEGGIAMENTO del personale e lo stile del servizio e si è visto come cruciale per l’impostazione di un rapporto positivo con l’utente il momento dell’ACCOGLIENZA, che deve essere diversificata e personalizzata. • Si è sottolineata l’importanza della MOLTEPLICITÁ delle proposte e la necessità di offrire situazioni diverse, opportunità sia di stare insieme che di fare esperienze individuali. Si è ritenuta fondamentale l’OSSERVAZIONE degli utenti/clienti e la PERSONALIZZAZIONE dell’offerta, come viene fatto nei negozi. • È stato individuato come aspetto determinate per lo “stare bene” al Multiplo il fatto che si tratti di uno spazio di senso, un “luogo-luogo” dove instaurare RELAZIONI vere con altre persone, un luogo quindi che si contrappone ai non-luoghi diffusi nella nostra società. • Altro aspetto fondamentale è il senso di IDENTITÀ e appartenenza che scatta tra utenti e servizio: il rispecchiarsi in un servizio porta anche al rispetto e al rafforzamento del senso del bene collettivo (“Mi sento come a casa mia, anzi meglio! Quindi ho rispetto del luogo e delle cose”). • Altri aspetti citati e da tener presente e curare sono: la BELLEZZA, l’estetica di un luogo; la COMPETENZA degli operatori, sia relazionale che sui CONTENUTI, per rispondere ai bisogni informativi e culturali; la ricchezza dell’offerta (“distese di libri e documenti”). • Il benessere in un luogo si determina, oltre che per fattori psicologici, anche per fattori ambientali: sono stati quindi elencati i pre-requisiti basilari per stare bene dal punto di vista spaziale e ambientale (luce, acustica, calore, ampiezza, colore, comfort, ecc…). Altra condizione necessaria, a volte sottovalutata, è l’attenzione al benessere del personale: “per offrire un servizio in cui si sta bene devo essere messo nelle condizioni di stare bene io per primo”.

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• Poiché “stare bene” può avere significati diversi e a volte opposti per le persone, si è discusso su

come cercare di accontentare tutti. Una soluzione può essere un sistema di REGOLE, che garantiscano uno STANDARD di benessere, di vivibilità e rispetto reciproco in un contesto educante. Viene inoltre consigliato di abbassare le pretese e le aspettative, perché ognuno percepisce l’agio in modo diverso e l’obiettivo di soddisfare tutti è irraggiungibile. • L’obiettivo dello “stare bene” è stato anche contestato perché visto come un’aspirazione vuota, un po’ new age; per contro è stato indicato come utente principale di un centro culturale i bambini e i ragazzi (0-18 anni), a cui destinare opportunità nuove e di scoperta da condurre da soli, con le classi e con i genitori. Poiché i ragazzi dovrebbero scoprire ed esplorare in percorsi non troppo costruiti, si è auspicata una maggior DE-ISTITUZIONALIZZAZIONE dei servizi pubblici, perché è necessaria maggiore libertà.

• Si è poi avviato un confronto su come trovare l’equilibrio tra la soddisfazione delle richieste della maggior parte degli utenti e la mission di centro culturale del territorio, come fare le scelte progettuali e distribuire le risorse. Nel Multiplo tutto è accessibile e fruibile, ma nella convivenza ci sono differenze molto grandi: per alcuni bisognerebbe riconoscere una GERARCHIA DI VALORE TRA I DOCUMENTI che il Multiplo offre (opere d’arte, libri, riviste, giochi), e anche tra le attività che si possono svolgere. Le opportunità CULTURALI dovrebbero prevalere su quelle di socializzazione e intrattenimento, che potrebbero essere svolte anche in altri luoghi, perché il Multiplo è il centro culturale del territorio. • Per alcuni “stare bene” è proprio la possibilità di trovare

CONTENUTI CULTURALI, per non adagiarsi, per crescere sempre con nuovi stimoli attraverso un percorso dubitativo; “stare bene” significa anche l’avventura della scoperta e della ricerca intellettuale, un’esplorazione individuale; infatti non sempre l’aggregazione è un valore positivo (“l’emozione solitaria della cultura”). • I bibliotecari che partecipano al tavolo evidenziano come per qualsiasi biblioteca sia implicito fare “stare bene”: le biblioteche hanno infatti una marcata funzione sociale, sono luoghi confortevoli, gratuiti, di aggregazione e confronto

(“oratori laici”) e per questo “stare bene” è una mission primaria, è una precondizione. Anzi, per alcune realtà la questione è “non fare stare troppo bene” (Es. a Sala Borsa c’è la preoccupazione di attirare barboni o sbandati per il troppo comfort). Conclusioni Gli interventi hanno in gran parte confermato l’importanza dell’accoglienza e dello stile della relazione con gli utenti, poiché il primo impatto con un servizio è fondamentale. Sono infatti emersi come condizioni determinanti per stare bene in un luogo gli aspetti psicologici del benessere: senso di famigliarità, accoglienza, ascolto, informalità, amichevolezza, personalizzazione.

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Su questi aspetti abbiamo in programma di lavorare ancora molto, con attività di formazione,

coinvolgimento di tutto il personale e condivisione della “filosofia” del progetto, attenzione e cura della comunicazione personale, scritta e sul web. Per garantire uno standard minimo di benessere per tutti, l’impegno del 2013 sarà anche quello di definire e comunicare le regole di convivenza (in particolare per le zone più critiche, come Over 13 e Multiplo Junior). Per quanto riguarda l’offerta di opportunità molteplici, si intende proseguire nella proposta di attività diversificate, e la sfida sarà quella di trovare un equilibrio tra le richieste degli utenti e dei partner e gli obiettivi primari del servizio, che non devono essere persi di vista, proprio per la “specificità” culturale del Multiplo. Nel complesso gli interventi hanno confermato la visione di biblioteca come «luogo di cura dell'anima», come indicato sull’iscrizione di ingresso della Biblioteca d’Alessandria d’Egitto. “Biblioteca pubblica: ci piace qui, dichiararne il primato. Nella screziata tipologia di questi istituti, tutti gli altri si pongono uno scopo determinato, dal vastissimo (l’archivio nazionale dei documenti) al ritagliatissimo (l’apparato di studio e ricerca di un istituto universitario). Tutti, in qualche modo, ne sono paradossalmente limitati. Quando limiti non ci sono, e lo scopo non è circoscrivibile e definibile in termini concreti, perché lo scopo sono gli esseri umani, siamo di fronte a una biblioteca pubblica” (Luigi Crocetti, 1992).

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CONSIDERAZIONI NON CONCLUSIONI.

Quando abbiamo proposto il World Cafè, non tutti credevano che davvero cinquanta persone potessero partecipare a sei tavoli di discussione contemporaneamente e nella stessa sala senza che si creasse confusione. Invece è stato possibile. Di volta in volta, ogni gruppo era impegnato e attento, per oltre due ore le persone hanno discusso, hanno dibattuto, hanno confrontato i diversi punti di vista. Tutti hanno avuto modo di partecipare in una situazione di grande civiltà e rispetto reciproco. Tutti hanno offerto riflessioni e considerazioni con generosità professionale, con grande intensità, quasi “für ewig”, in modo disinteressato, ognuno regalando agli altri partecipanti le proprie conoscenze, le proprie esperienze. Allo stesso tempo ognuno ha contribuito a creare un’occasione per far nascere ragionamenti e spunti tali da avviare una riflessione di “lunga durata”, non finalizzati solo alla risoluzione delle problematiche quotidiane. Per questo è quasi impossibile trarre delle conclusioni, ma si può affermare che tutte le riflessioni state preziose. L’incontro del World Cafè è servito per avviare un bilancio del primo anno del Multiplo, per sviluppare una valutazione sul metodo di lavoro adottato, per discutere delle difficoltà affrontate. Nei mesi successivi abbiamo continuato a riflettere e allo stesso tempo siamo stati quotidianamente impegnati a gestire il Multiplo e a misurare le nostre forze con i risultati che – per certi versi – sono andati oltre le nostre aspettative. Infatti, alla fine del 2012, grazie alle rilevazioni statistiche, abbiamo visto che 115.578 persone sono entrare al Multiplo, che sono stati effettuati 114.120 prestiti e 18.486 consultazioni internet, che ragazzi e adulti hanno fatto 3.973 accessi a videogiochi; sono state realizzate 278 iniziative sull’arte, sul gioco, sulla lettura e sul tempo libero che hanno coinvolto oltre 6.900 persone. Numeri grandi e travolgenti, capaci di scuotere anche una struttura organizzativa forte come quella del Multiplo, composta da ben 16 figure professionali (di cui 5 part-time), tutti dipendenti pubblici, e sostenuta dall’aiuto di oltre 90 persone “Amici del Multiplo”. Travolti anche dal desiderio di fare e accogliere le diverse richieste indirizzate al nuovo centro cultura di Cavriago. Non a caso, infatti, Lucio Argano, docente universitario di progettazione culturale, ci ha scritto che nel primo anno di vita al Multiplo, ci siamo fatti prendere da una sorta di “sindrome di Mc Donald” (come nel film di Michael Morris Super Size Me) ovvero ciò che mangi è piacevole, ma provoca aumenti eccessivi di volume che possono portare all’obesità. Presto arriva il momento in cui bisogna prestare attenzione, cercare un equilibrio, mettersi a dieta. Ecco quindi che abbiamo cominciato una riflessione, abbiamo cominciato la nostra “dieta”. Infatti, stiamo provando a stabilire quali sono i punti fermi, quali direzioni da seguire; stiamo ragionando su come la nostra crescita possa non diventare caotica; stiamo cercando di mettere ordine, ma senza troppe rigidità perché il Multiplo è un organismo che non può essere troppo in ordine, deve essere aperto alle novità, alle richieste, alle esigenze nuove. Abbiamo approntato una specie di piano triennale di programmazione distinguendo fra priorità/cose che non possono aspettare, a cui dare risposta subito per non tradire la mission; servizi e attività importanti che possiamo rinviare di un anno senza creare danni o disservizi agli utenti; servizi e attività da mettere in stand by.

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Questo primo traguardo, al quale siamo arrivati anche grazie al vostro apporto, ci ha aiutato

perché ci ha consentito di abbassare un po’ lo stress provocato dall’impossibilità di rispondere a tutte le esigenze e le richieste che venivano e vengono avanzate al Multiplo, di vivere alcuni “no” come necessari per trovare equilibrio e qualità, non definitivi, non frutto di nostre incapacità. Ci stiamo impegnando a rendere note ai cittadini e alle associazioni del territorio quali sono le linee guida per la progettazione delle attività, indicando gli ambiti culturali e tematici sui quali si investiranno risorse e i criteri impiegati nella valutazione delle nuove proposte di collaborazione. Ci stiamo impegnando a indicare i tempi della programmazione, non tutto e subito, ma nel corso degli anni. Stiamo anche elaborando metodi nuovi di valutazione dei servizi, sapendo che non bastano più i classici indici di misurazione delle biblioteche pubbliche per leggere i risultati e le performance del Multiplo. E abbiamo bisogno di stabilire continuamente alleanze. Per proporre dei servizi sostenibili dobbiamo partire quindi dalla progettazione, dal pensiero, dalla volontà di aumentare il valore culturale, sociale ed economico del nostro territorio e non affidarci ad alleanze improvvisate e opportunistiche per gestire le carenze istituzionali. Dobbiamo credere per primi nel progetto che proponiamo alla comunità perché ha basi solide ed è utile per la vita di tutti, rafforzarlo con personale qualificato e motivato, allacciare relazioni e consolidarle aprendoci ai punti di vista e agli obiettivi dei nostri partner, continuamente rivedere, ampliare e modificare gli obiettivi iniziali nel confronto con le esigenze che ci vengono poste. Una sfida troppo impegnativa? Una follia? Forse. Certamente è una strada appassionante e che produce benessere.

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Hanno partecipato al World Cafè:

Federico Amico, presidente dell’Arci di Reggio Emilia; Antonella Agnoli, membro del Consiglio di Amministrazione dell’Istituzione Biblioteche della città di Bologna; Nadia Ammoumi, mediatrice culturale della cooperativa sociale Dimora di Abramo, Reggio Emilia; Lucio Argano, docente universitario di progettazione culturale; Domenico Barrilà, psicoterapeuta e analista adleriano; Alessandro Bartoli, insegnante e fotografo; Marco Battini, Comunità Papa Giovanni XXIII di Reggio Emilia; Chiara Bergamaschi, Ufficio Biblioteche della Provincia di Reggio Emilia; Elena Bertolini, presidente della cooperativa Solidarietà 90; Paolo Borciani, giornalista di Telereggio e responsabile di TRVideo; Giuseppe Caliceti, insegnante e scrittore; Silvia Camisaschi, distretto Cultura della provincia di Cremona; Sandra Campanini, Ufficio Cinema del Comune di Reggio Emilia; Paola Cardace e Roberta Turricchia, biblioteca Casa Piani di Imola (Bologna); Fabio Cavalli, responsabile Sportello Giovani della Val d’Enza, Reggio Emilia; Sergio Conti, direttore Cultura, Beni culturali e Università della provincia di Monza Brianza, consulente biblioteconomico del progetto del Multiplo; Maurizio Corradini e Alessandro Vezzani, Associazione teatrale Mamimò; Glauco Fantini, associazione sportiva Anni Magici; Giorgia Fieni, volontaria Amici del Multiplo, cittadina di Cavriago (Reggio Emilia); Michele Ferri, pittore, illustratore e autore di libri per ragazzi; Giulio Fortunio, direttore de IL PERTINI: piazza dei saperi di Cinisello Balsamo (Milano);

Dagmar Gottling, responsabile della biblioteca di Rubiera (Reggio Emilia); Alessandra Grisendi, responsabile dei servizi culturali del Comune di Quattro Castella (Reggio Emilia); Cosetta Grillenzoni, Associazione CoAbitat Modena; Fabio Longhi, esperto di comunicazione (Bologna); Graziano Marani, biblioteca “Giulio Einaudi” di Correggio (Reggio Emilia); Enrico Massarelli e Roberto Ravaioli della biblioteca Sala Borsa di Bologna; Marcella Mastropietro, architetto; Francesco Mazzetta, giornalista e bibliotecario di Fiorenzuola d’Arda (Piacenza); Giorgio Menozzi, architetto, responsabile del progetto architettonico del Multiplo; Matteo Morando, biblioteca comunale di Sant’Ilario d’Enza (Reggio Emilia); Monica Morini, Teatro dell'Orsa, Reggio Emilia; Stefano Parise, presidente dell’Associazione Italiana Biblioteche; Sandro Parmiggiani, critico d’arte; Filippo Partesotti, architetto, responsabile del progetto comunicazione e segnaletica del Multiplo; Luca Pasqualini, restauratore e collaboratore dell’Artoteca, Cavriago; Gianfranco Pavarotti, Ludoteca comunale e Castello dei ragazzi di Carpi (Modena); Anna Prandi, biblioteca multimediale “A. Loria” di Carpi (Modena); Stefania Salsi, cittadina di Cavriago (Reggio Emilia); Mauro Speraggi, direttore della rivista Dada, Associazione Artebambini, Bazzano (Bologna); Viviana Tanzi, pedagogista, tutor del coordinamento pedagogico provinciale di Piacenza; Gabriela Zucchini, esperta di promozione della lettura, Equilibri (Modena).

MULTIPLO - Centro Cultura Cavriago - via della Repubblica, 23 - cap 42025 Cavriago (RE) tel. 0522/373466 - fax 0522/373463 [email protected] - www.comune.cavriago.re.it/multiplo Multiplo Cavriago