IL MIRTO SPECIE MEDITERRANEA · per la raccolta. - Definizione di norme di produzione e tutela. -...

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IL MIRTO SPECIE MEDITERRANEA Maurizio Mulas Dipartimento di Economia e Sistemi Arborei dell’Università di Sassari

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IL MIRTO

SPECIE MEDITERRANEA

Maurizio Mulas

Dipartimento di Economia e Sistemi Arborei

dell’Università di Sassari

L’ambiente mediterraneo

•Latitudini tipiche dei climi temperati.

•Clima bistagionale.

•Notevoli cambiamenti climatici nel corso della storia

geologica.

•Ambiente marino circondato da terre emerse di

altitudine e geomorfologia variabile.

•Crocevia intercontinentale.

Alghero 1961-1990

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itazio

ni (m

m)

Cardedu: “Su sirboni”

La macchia mediterranea

•Fase degenerativa delle successioni climax.

•Ecosistema complesso e diversificato.

•Molte specie con particolari adattamenti alle diverse

possibilità evolutive.

•Sistema ecologicamente molto “efficiente”.

Cardedu: 4 anni dopo l’incendio

Cardedu: corbezzolo 6 mesi dopo l’incendio

Le piante mediterranee

•Le caratteristiche dell’ambiente mediterraneo hanno

consentito la selezione genetica di specie vegetali in un

contesto di ricca biodiversità.

•Le stesse specie mostrano grande variabilità al loro

interno e notevoli capacità di adattamento a condizioni

climatiche e geomorfologiche estremamente mutevoli.

•Questi presupposti sono il fondamento della polivalenza

tipica di queste specie, da cui l’uomo ha saputo trarre

vantaggi in diverse maniere.

Cardedu: corbezzolo 6 mesi dopo l’incendio Cardedu: corbezzolo 6 mesi dopo l’incendio

La polivalenza delle specie

•Usi alimentari.

•Utilizzo forestale e per la ricostituzione ambientale.

•Uso ornamentale.

•Uso industriale e come piante aromatiche.

•Usi medicinali.

Juniper (enebro rastrero)

Juniperus communis

aromatic, liqueur,

medicinal

Hawthorn (majuelo)

Crataegus monogyna

fresh, dry (infusion),

marmalade, juice,

medicinal

Myrtle (mirto)

Myrtus communis

aromatic, liqueur

Strawberry tree

(madroño)

Arbutus unedo

fresh, marmalade,

liqueur

Wild rose

Rosa canina

marmalade, syrup,

liqueur, medicinal

Blackberry (prickly)

(zarzamora)

Rubus ulmifolius

fresh, marmalade, syrup,

liqueur, medicinal

Blackberry

Rubus fructicosus

fresh, marmalade, syrup,

liqueur, medicinal

Raspberry (frambuesa)

Rubus idaeus

fresh, marmalade, juice,

nectar, liqueur, medicinal

Species

Scientific name

Main uses

Lentisk (lentisco)

Pistacia lentiscus

oil, liqueur, medicinal

Mulberry-tree (moral)

Morus alba

fresh

Bilberry

Vaccinium myrtillus

fresh, marmalade, juice,

syrup, nectar, liqueur,

medicinal

Blackthorn (endrino)

Prunus spinosa

liqueur

Carob (algarrobo)

Ceratonia siliqua

dry, liqueur

Strawberry (fresa)

Fragaria vesca

fresh, marmalade, syrup

Service-tree (serbal, del

cazador, mostajo)

Sorbus domestica

Sorbus aucuparia

Sorbus aria

fresh, dry, marmalade,

liqueur, medicinal

Azarole (acerolo)

Crataegus azarolus

fresh, dry (infusion),

marmalade, juice,

medicinal

Species

Scientific name

Main uses

Cornelian cherry-tree

Cornus mas

fresh, marmalade, juice,

syrup, liqueur

Red / White currant

Ribes rubrum

fresh, marmalade, juice,

nectar

Black currant

Ribes nigrum

fresh, marmalade, juice,

nectar

Gooseberry

Ribes grossularia

fresh, marmalade,

liqueur

Elder tree (sauco)

Sambucus nigra

liqueur

Species

Scientific name

Main uses

Jujube (aufaifo)

Ziziphus sativa

fresh

zarzamora

Prima tappa per valorizzare la risorsa

naturale: lo studio della pianta

nell’ambiente naturale. • Come la risorsa può sopportare uno

sviluppo di tipo industriale?

• Biologia (fenologia e maturazione

• Ecologia

• Sostenibilità delle raccolte di biomassa

• Modelli di conduzione, di gestione e di

management.

Necessità di migliorare lo stato delle conoscenze

a diversi livelli:

1) Sulle piante spontanee e le formazioni vegetali

in cui queste sono inserite al fine di definire

la produttività degli ecosistemi e le condizioni per

il mantenimento della stessa nel tempo;

2) Definire i protocolli di trattamento

selvicolturale delle piante spontanee e degli

impianti colturali estensivi e in agroforestry;

• Crescente domanda di frutti e giovani germogli

• Attualmente non si conoscono gli effetti che le

raccolte di di biomassa da piante spontanee di mirto

hanno sui regimi produttivi futuri

• Problematiche legate alla raccolta • raccolte spesso irrazionali

• problemi nelle capacità di ripresa vegetazionale

Obiettivi principali

1) Contribuire a fornire informazioni sulla

produttività delle piante spontanee di mirto in

termini di frutti e di biomassa.

2) Contribuire alla comprensione degli effetti dei tagli

sul ripristino dell’attività produttiva e sui rapporti

competitivi con le altre specie costituenti la macchia

spontanea.

Studio e analisi dell’evoluzione della vegetazione

spontanea di un area ricoperta da macchia

mediterranea, sottoposta a differenti interventi di

raccolta di biomassa delle piante di mirto

Periodo di osservazione :

1997-2001

Area di osservazione:

Rumanedda (SS) 40° 41’ Lat. Nord

Precipitazioni medie annuali 574 mm

Tipo di suolo: franco-sabbioso-argilloso

Vegetazione prevalente:

Myrtus communis L. (50%)

Chamaerops humilis L.

Arbutus unedo L.

Cistus monspeliensis L.

Pistacia lentiscus L.

Olea europaea var. sylvestris Hoffmg and Link.

• 12 parcelle (100 mq)

• 4 tesi : - controllo con sola raccolta manuale dei frutti

- taglio alla base

- taglio a 80 cm

- taglio misto

• osservazioni per tesi: - mappatura copertura suolo

- stima delle superfici coperte

- calcolo dei volumi pianta

- rilevamento produzione bacche

Foto 1

Foto 2

Risultati

Evoluzione vegetazionale Anno 1997

Taglio alla base

Mirto

Altre specie

Mirto

Altre specie

Anno 1998 Taglio alla base

Evoluzione vegetazionale

Mirto

Altre specie

Evoluzione vegetazionale

Taglio alla base

Anno 2000

N

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A

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D

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D

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LSD=16.5 p < 0.05

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)test taglio alla base

taglio a 80 cm taglio misto

• Anno 1998

Taglio alla base Evoluzione vegetazionale

Inserire mappa

• Anno 1997

Taglio alla base Evoluzione vegetazionale

Inserire mappa

LSD = 50.2 p< 0.05

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))test taglio alla base

taglio a 80 cm taglio misto

LSD= 40.5 p< 0.05

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)Test Taglio alla base

Taglio a 80 cm Taglio misto

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test taglio alla base

taglio a 80 cm taglio misto

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kg

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q)

controllo potatura alla base

potatura a 80 cm potatura mista

LSD= 8.1; p< 0.01

Conclusioni

•Il taglio a 80 cm da terra si è mostrato il più adatto per una

razionale gestione delle raccolte.

•Anche il taglio misto ha dato delle buone risposte, ma la sua

difficoltà di esecuzione - potatura vera e propria – lo rende meno

pratico.

•I livelli di copertura originari sono stati pressoché ripristinati

dopo tre anni, ciò conferma la già nota capacità del mirto di

rispondere anche a interventi drastici come la distruzione

completa della parte epigea.

•Le produzioni originarie sono anch’esse state ripristinate

nel giro di tre anni. Si evidenzia comunque una notevole

variabilità legata all’aleatorietà di queste piante spontanee il

cui ciclo è strettamente legato alle variabili ambientali.

Conclusioni

3) Offrire alla filiera i presupposti per un

mantenimento sostenibile e regolamentato delle

raccolte da piante spontanee;

4) Norme, controlli e formazione professionale

degli attori coinvolti nella filiera (raccoglitori,

produttori, industriali) sono i mezzi per una

ulteriore crescita del comparto;

5) I modelli estensivi e le loro potenzialità nel

contesto della rinaturalizzazione delle aree

ex agricole;

Quadro logico della valorizzazione sostenibile dei frutti spontanei.

Obiettivi

Azioni

Condizioni

- Sfruttamento della

raccolta di frutti

spontanei.

- Conservazione del

potenziale produttivo e

definizione dei livelli di

sostenibilità.

- Crezione di un marchio

commerciale.

- Definizione di un

sistema di riferimento e

controllo della qualità.

- Studio delle

caratteristiche

ecologiche della specie.

- Elaborazione di norme

per la raccolta.

- Definizione di norme di

produzione e tutela.

- Mantenimento del

livello artigianale di

produzione.

- Associazione dei

raccoglitori/produttori.

- Aumento del mercato

attraverso lo sviluppo dei

processi industriali

- Domesticazione /

coltivazione delle specie

attraverso lo sviluppo di

modelli colturali

sostenibili.

- Selezione di cultivar e

ottimizzazione della

tecnica colturale

- Aumento delle

conoscenze scientifiche

per la definizione degli

standard di qualità della

materia prima.

Confronto tra i disciplinari del mirtillo nero e del mirto.

Denominazione

Mirtillo nero

dell'Appennino Moden.

Mirto tradizionale di

Sardegna

Nome botanico

Vaccinium mirtillus L.

Myrtus communis L.

Delimitazione geografica

Definita

Definita

Spontaneo/cultivato

Coltivazione proibita

Coltivaz. non intensiva

Periodo di raccolta

Definito

Non definito

Qualità alla raccolta

Definita

Non definita

Taglio del cespuglio

Proibito

Proibito

Raccoglitore

Qualificato Non qualificato

Qualità della mat. prima

Definita

Definita

Conservaz. postraccolta

Congelamento

Congelamento

Lavorazione/trasformaz.

Definita

Definita

Caratteristiche prodotto

Definite

Definite

Associazione

Unica per raccoglitori e

produttori

Separatamente per

raccoglitori e produttori Controllo di qualità Definito da associazione

Definito dai produttori

Norma Mirtillo

Myrtle

Marchio commerciale Definito Definito

Metodologia Scala BBCH – stadi fenologici principali

Codice Stadio di sviluppo

0 germinazione/germogliamento/sviluppo gemme

1 sviluppo delle foglie (germoglio principale)

2 formazione di germogli laterali/polloni

3 allungamento del germoglio o accrescimento della rosetta/

sviluppo del germoglio (germoglio principale)

4 sviluppo degli organi vegetativi da raccogliere o organi da

propagare vegetativamente/stadio di botticella (culmo principale)

5 emissione dell'infiorescenza (germoglio principale)/capolino

6 fioritura (germoglio principale)

7 sviluppo del frutto

8 maturazione del frutto o dei semi

9 senescenza, inizio della dormienza

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Attività vegetativa

bocci fiorali

inizio fioritura

piena fioritura

fine fioritura

frutti immaturi

frutti maturi

filloptosi

Alghero

2000 2001 2002

Oristano

cv Barbara

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g f m a m g l a s o n d g f m a m g l a s o n d g f m a m g l a s o n d

attività vegetativa

bocci fiorali

inizio fioritura

piena fioritura

fine fioritura

frutti immaturi

frutti maturi

filloptosi

Alghero

2000 2001 2002

Oristano

cv Luisa

Finalità della coltivazione del mirto

• Produrre frutti e biomassa in quantità e

di qualità costante

• Diminuire la pressione ecologica sulle

piante spontanee

• Fornire alternative colturali al sistema

agricolo con una coltura non

eccedentaria

Il percorso della domesticazione

• Valutazione della variabilità naturale

• Propagazione agamica

• Selezione di cultivar

• Messa a punto della tecnica colturale

• Elaborazione di sistemi o modelli colturali

• Soluzione del “problema raccolta”

• Verifica degli standard qualitativi

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g/p

)

2002

Produzioni di frutti di mirto (kg/p) relative all’annata

2002, Oristano.

Cultivar Vigore Portamento Produttività Sensibilità fitoplasmi

Barbara medio-scarso medio elevata 1

Carla medio medio-assurgente elevata 0

Erika medio-elevato assurgente medio-elevata 1

Giovanna elevato assurgente elevata 1

Giuseppina medio-elevato medio-assurgente medio-elevata 0

Maria Antonietta medio-elevato assurgente elevata 0

Maria Rita medio medio-compatto molto elevata 1

Nadia medio-elevato medio-assurgente medio-elevata 1

Rosella medio assurgente media 1

Tonina medio-elevato medio-assurgente elevata 1