Il merlo, già «uccel di bosco» inavvicinabile oggi concittadino quasi perfetto

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Un tempo il merlo abitava esclusivamente nei boschi e nelle campagne alberate, poi progressivamente si è avvicinato alle città diventando uno degli uccelli più comuni dei centri abitati. Questo adattamento gli ha permesso di sopravvivere ai disboscamenti ed agli effetti negativi dei prodotti antiparassitari impiegati in agricoltura, ma la vita urbana non è comunque esente da pericoli

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VITA IN CAMPAGNA 2/2008 AGRICOLTURA BIOLOGICA - AMBIENTE 55

Negli ultimi vent’anni il merlo (Tur-dus merula), uccello assai comune in campagna, ha profondamente mutato le sue abitudini colonizzando villaggi e città, ma il suo esodo verso gli ambien-ti urbani è cominciato molto tempo pri-ma. Negli scritti di ornitologia risalen-ti all’inizio del 1900 si può leggere che il merlo durante l’inverno lascia i boschi per insediarsi negli orti, nei giardini e nel verde cittadino, non dimostrando ecces-sivo timore per la presenza dei passanti.

Ai giorni nostri l’inurbamento del merlo è così massiccio che questo vo-latile è diventato quasi più comune del passero. Ciò che ha spinto il merlo ver-so le città è stato probabilmente un fat-tore climatico e il suo insediamento nei nuclei abitati è avvenuto per sfuggire ai rigori dell’inverno, per tornarsene in pri-mavera nei boschi e nelle campagne al-berate. Con il passare del tempo, però, il merlo si è accorto che nei dintorni delle case vi è anche una costante disponibili-tà di cibo grazie alle bacche delle piante ornamentali dei giardini, agli avanzi ali-mentari e ad un buon numero di insetti anche in inverno, perché la temperatu-ra nei centri urbani è di almeno due gra-di centigradi più alta rispetto alla cam-pagna. Molti esemplari, perciò, hanno iniziato a diventare «cittadini» a tempo pieno, nidifi cando nel verde pubblico e perfi no tra le piante rampicanti dei mu-ri delle abitazioni. Si ritiene che l’inur-bamento del merlo in Italia derivi anche dal fatto che negli abitati non può veni-re cacciato, mentre la caccia in campa-

gna era ed è tuttora intensa. Anche in cit-tà, comunque, i pericoli non mancano, e i predatori naturali (sparvieri, poiane, volpi) sono sostituiti da gatti ed automo-bili. Sono soprattutto le femmine ad es-sere predate dai felini cittadini, perché esse sono particolarmente vulnerabili durante il periodo della cova. I maschi, invece, cadono spesso vittime di inci-denti stradali, soprattutto quando sono impegnati nelle dispute territoriali e at-traversano le strade con volo radente.

È ASSAI FACILE RICONOSCERLO

Il maschio ha il piumaggio di un nero intenso e lucido e il becco giallo-arancio. La femmina presenta invece un piumag-gio marroncino con le parti inferiori più chiare e debolmente macchiate e il becco bruno. Il giovane è simile alla femmina, ma se ne distingue per le zone dorsali più

Il merlo, già «uccel di bosco» inavvicinabile oggi concittadino quasi perfetto

Un tempo il merlo abitava esclusivamente nei boschi e nelle campagne alberate, poi progressivamentesi è avvicinato alle città diventando uno degli uccelli più comuni dei centri abitati. Questo

adattamento gli ha permesso di sopravvivere ai disboscamenti ed agli effetti negativi dei prodotti antiparassitari impiegati in agricoltura, ma la vita urbana non è comunque esente da pericoli

scure e per quelle inferiori rossicce con le punte delle penne brunastre.

La lunghezza è di circa 25 centimetri ed il peso va dai 70 ai 110 grammi. Il canto del maschio è un gorgheggio me-lodioso la cui parte fi nale diventa spesso un cinguettio sommesso. I richiami, inve-ce, sono dei secchi «tach tach» o «tix tix», mentre il grido d’allarme è un acuto verso prolungato, simile ad una risata.

NEL NOSTRO PAESELO TROVIAMO SINO AI 1800

METRI DI ALTITUDINE

Il merlo è diffuso in Europa, Asia ed Africa settentrionale; in Italia è presente su tutto il territo-rio fi no ai 1800 metri di al-titudine. Frequenta le cam-pagne, i boschi, i giardini e, come abbiamo già ricorda-to, i villaggi e le città. In campagna ama i fi lari di siepi, le macchie arbustive e anche gli sta-gni circondati da macchie di rovo. Soven-te il merlo si nota nei pascoli e nei prati, specialmente dopo la falciatura dell’erba o dopo un acquazzone che fa affi orare dal terreno i lombrichi di cui è ghiotto.

GUARDINGO IN CAMPAGNA,CONFIDENTE IN CITTÀ

Nel nord Europa la specie è migratri-ce e durante l’inverno numerosi esem-plari raggiungono l’area mediterranea. In Italia il merlo si dimostra sedentario e

La femminadel merlo

ha i colori meno contrastati

e si distingue per il piumaggio

marroncino, per il becco bruno

e per il petto lievemente macchiato.

La livrea poco appariscente le è utile per

passare inosservata durante la cova

Il merlo maschio è inconfondibile per il piumaggio nero lucido e per il colore giallo-aranciodel becco e dell’anello intorno agli occhi. È un uccellomolto diffuso ed è facile vederlo ovunque, in campagna e in città

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può compiere qualche spostamento in stagioni particolarmente fredde. In au-tunno nei nostri territori si aggiungono le presenze degli individui svernanti, i quali ripartono poi per i loro paesi d’ori-gine poco prima dell’inizio della stagio-ne riproduttiva.

I merli che vivono in campagna si di-mostrano sempre diffi denti e guardin-ghi, non si lasciano mai avvicinare e fuggono al minimo segno di pericolo. Gli individui cittadini, invece, sostano tranquillamente nelle aiole e sulle pian-te, apparentemente incuranti del passag-gio delle persone. Naturalmente man-tengono sempre un giusto livello di guardia e, se si tenta un avvicinamento troppo avventato, si allontanano, senza però dare l’idea di una fuga precipitosa.

È soprattutto in inverno che il merlo diviene particolarmente fi ducioso e ar-riva a cercare le briciole di pane mes-se per gli uccelli sui davanzali delle fi -nestre e a staccare le bacche delle piante ornamentali nei pressi delle abitazioni. Si dice che il merlo sia il più mattiniero degli uccelli e, in effetti, a volte è possi-bile udirne il canto ancora prima che la luce del sole rischiari l’alba; ma è anche l’ultimo degli uccelli diurni a ritirarsi e già all’imbrunire, quando gufi e civet-te si preparano alla caccia, l’ultimo vo-lo del merlo segna il confi ne tra il gior-no e la sera.

MANGIA DI TUTTO: INSETTI, MOLLUSCHI, FRUTTA, GRANAGLIE E PANE

Quando cerca il cibo sul terreno il merlo saltella e si ferma all’improvviso girando la testa per captare il rumore prodotto dai vermi nel terreno, quindi, individuatane la provenienza, infila il becco nello strato morbido ed estrae la sua preda. L’alimentazione in ogni caso è molto varia e, oltre ai vermi, compren-de insetti, molluschi e ogni tipo di frutta stagionale (mele, pere, ciliegie, albicoc-che, fragole, uva).

In autunno e in inverno si ciba di bac-

che di diverse piante selvatiche (bianco-spino, ligustro, sambuco, ecc.) e orna-mentali (sorbo degli uccellatori, pira-canta, ecc.), nonché della frutta rimasta sugli alberi dopo la raccolta. Nei mesi

freddi frequenta regolarmente le man-giatoie per gli uccelli gradendo grana-glie, pezzi di pane, ecc. Per il suo regi-me alimentare, il merlo può creare qual-che problema nei frutteti, soprattutto quelli familiari dove, dato il piccolo nu-mero di piante, può arrecare un danno rilevante, ma in compenso durante l’al-levamento dei piccoli cattura una gran quantità d’insetti nocivi all’agricoltura.

PUÒ COVARE ANCHE TRE VOLTE L’ANNO, DA FINE FEBBRAIO

A LUGLIO

Nel periodo riproduttivo, che va da febbraio a luglio, il merlo sfoggia tutto il suo repertorio canoro dimostrandosi uno dei più valenti cantori tra i nostri uc-celli. Il canto ha lo scopo di attirare una compagna che viene corteggiata con un cerimoniale non molto vistoso. I maschi anziani, per esempio, si accoppiano con le femmine quasi senza nessun tipo di approccio; i giovani, invece solitamente inscenano un corteggiamento tenendo le piume arruffate e le ali distese e facendo brevi voli intorno alla futura consorte.

La femmina sceglie il luogo dove co-struire il nido che può essere ubicato in diversi luoghi e a diverse altezze: in ce-spugli, tra le siepi, su alberi, tra l’edera dei muri e dei tronchi o anche in nicchie e sporgenze di muri.

Nelle città e nei centri abitati può ni-dificare tra le piante ornamentali dei giardini e in alcuni casi anche tra i vasi di fi ori posti sui balconi; si conoscono episodi in cui il merlo ha nidifi cato in garage sempre aperti, tra mensole e at-trezzi vari.

Anche la costruzione del nido è affi -data alla sola femmina che usa allo sco-po fi li d’erba e rametti, spesso cementa-ti con fango; talvolta nella struttura del nido sono inseriti pezzetti di plastica e lembi di stracci. Sono deposte 3-5 uova (millimetri 29x21), di colore azzurro-verdastro macchiettato di bruno (vedi foto qui a sinistra), covate sempre dalla femmina per 13-14 giorni. L’allevamen-to dei piccoli è opera, invece, di entram-bi i genitori che portano alla prole una gran varietà d’insetti, vermi, ragni e per-fi no qualche boccone vegetale.

I giovani rimangono nel nido per un paio di settimane e dopo il loro involo sono ancora seguiti per qualche giorno, poi diventano autosuffi cienti e lasciano defi nitivamente i genitori. La mortalità è abbastanza elevata e non tutti i giovani merli raggiungono il primo inverno. Du-rante l’anno si possono avere anche tre deposizioni: la prima può avvenire già a fi ne febbraio e l’ultima in luglio.

Foto dell’autore Maurizio Bonora

Una coppia di merli ha nidifi cato tra

l’edera di un giardino. Il maschio ha portato ai piccoli una bacca di qualche arbusto;

probabilmente ha staccato il frutto

da una pianta ornamentale,

perché le selvatiche non presentano bacche mature

in questo periodo (da febbraio a luglio)

Un giovane merlo che ha già lasciato il nido, ma non abbandona il cespuglio per-ché non è ancora pronto all’involo. Que-sto è un momento molto delicato, perché se il piccolo cade sul terreno non è in gra-do di raggiungere i rami e può essere fa-cilmente vittima di qualche predatore

Il merlo depone le proprie uova in un ni-do a forma di coppa ampia e profonda (diametro di circa 10-12 cm, per 6-7 cm di profondità) che diffi cilmente subisce danni dalle intemperie. Il nido, a volte, rimane ancorato ai rami fi no alla suc-cessiva stagione riproduttiva, ma non viene mai riutilizzato

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