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Il merito nella scuola Post aggiunto da Cristina Favati il 26 Agosto 2014 L'introduzione del merito nella scuola è un tema molto complesso e delicato. Il merito è valido nell'accesso all'insegnamento ed è lì che andrebbero valutate non solo le capacità tecniche e teoriche dell'insegnante, ma le sue attitudini pedagogiche nel rapportarsi con i ragazzi e nel saper trasmettere e condividere le conoscenze specifiche. Dopo, non capisco chi sia in grado di stabilirne il merito. Non certo i presidi, né i genitori, né gli alunni. Il merito infatti non è solo specifico a ciò che si insegna (e questo si potrebbe facilmente verificare), ma come lo si insegna, i rapporti che si instaurano con ogni singolo alunno, e questo è quasi impossibile poterlo fare. La Giannini parla dell'università, ma la scuola è un'altra cosa. Sono molto perplessa e chiedo il vostro parere. Visualizzazioni: 453 - Risposte a questa discussione Risposto da Roberto Zanre' su 26 Agosto 2014 a 12:35 Intanto ti rispondo frettolosamente. Io invece credo che un docente debba e possa essere valutato durante tutta la sua carriera. Concordo che non sia del tutto facile e, soprattutto, che in Italia dietro questa parola si nascondano mille pensieri oscuri e mille dietrologie, non sempre tutte confessabili. Lasciando perdere il revanscismo che cova sotto le ceneri psicologiche di genitori che non hanno mai accettato i loro antichi e mai superati limiti scolastici. Sulla scuola tutti hanno un'idea personale, frutto esclusivamente di ricordi e di percezioni personali. Peccato che la scuola sia in continua e rapida evoluzione e non sia mai uguale a se stessa. I ministri che si succedono, tutti incompetenti, riversano in fantomatiche "rivoluzioni" le loro idee personali e misconcette sulla scuola. Oppure si fanno pilotare da burocrati super pagati, ideologizzati e vendicativi. Tutte queste parole sono accuratamente scelte, per chi volesse "capire" meglio la realtà. Tutte le proposte di valutazione che ho ascoltato sono ridicole e non riguardano la "valutazione della bravura o del merito". Magari si trattasse di questo. La maggior parte dei docenti con cui ho parlato è favorevole alla valutazione degli insegnanti. Poi nessuno parla del grave problema della qualità dei dirigenti scolastici. Eppure si tratta del "cuore" di un'istituzione scolastica. La valutazione amministrativa e burocratica è "cieca" sulla qualità della formazione/apprendimento. Quasi nessun DS si occupa di questi aspetti. Quasi nessun DS, per non dire "nessuno", entra in classe per assistere ad una lezione. L'organo supremo che dovrebbe occuparsi della didattica, il Collegio Docenti, tende ad esserne esautorato, in una perenne contraddizione e conflittualità tra presunte e reali competenze. Qualche proposta (non udibile a cortecce uditive sorde) intelligente ci sarebbe sul tema "valutazione dei docenti". Esempio, ogni due tre anni un docente dovrebbe poter fare un esame, davanti a una commissione "terza", allo scopo di ricevere "misure" e "consigli" sul suo senso professionale. In Svizzera funziona benissimo. Però in Svizzera la meritocrazia è applicata anche agli studenti. In Italia vogliamo docenti bravi bravissimi (ci mancherebbe altro) - e i docenti di oggi sono, in media, indubbiamente migliori rispetto a quelli del passato - ma ormai non esiste più la possibilità di applicare la meritocrazia con gli studenti, almeno nell'ultimo gradino certo della formazione di un individuo, la scuola superiore. Mi spiegate come si potrebbe ottenere una miglior qualità dell'APPRENDIMENTO (e' questo l'obiettivo, no?) senza che si possa dire a uno studente che non si vuole impegnare "caro ragazzo, per quest'anno è meglio se ci riprovi con maggior convinzione"? Operativamente, anche disponendo di docenti robot super preparati e super bravi, non può funzionare così. A mio parere, comunque, l'obiettivo "migliori docenti" non può essere fine a se stesso... altrimenti potrebbe essere pure uno spreco inutile di risorse. All'università (dove la qualità dei docenti potrebbe persino essere più bassa) alla fine, almeno nei corsi di laurea scientifici (quelli che conosco), uno studente deve dimostrare di sapere. Se non prende almeno 18/30, mi risulta che

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Il merito nella scuola Post aggiunto da Cristina Favati il 26 Agosto 2014

L'introduzione del merito nella scuola è un tema molto complesso e delicato. Il merito è valido nell'accesso all'insegnamento ed è lì che andrebbero valutate non solo le capacità tecniche e teoriche dell'insegnante, ma le sue attitudini pedagogiche nel rapportarsi con i ragazzi e nel saper trasmettere e condividere le conoscenze specifiche. Dopo, non capisco chi sia in grado di stabilirne il merito. Non certo i presidi, né i genitori, né gli alunni. Il merito infatti non è solo specifico a ciò che si insegna (e questo si potrebbe facilmente verificare), ma come lo si insegna, i rapporti che si instaurano con ogni singolo alunno, e questo è quasi impossibile poterlo fare. La Giannini parla dell'università, ma la scuola è un'altra cosa. Sono molto perplessa e chiedo il vostro parere.

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Risposto da Roberto Zanre' su 26 Agosto 2014 a 12:35 Intanto ti rispondo frettolosamente. Io invece credo che un docente debba e possa essere valutato durante tutta la sua carriera. Concordo che non sia del tutto facile e, soprattutto, che in Italia dietro questa parola si nascondano mille pensieri oscuri e mille dietrologie, non sempre tutte confessabili. Lasciando perdere il revanscismo che cova sotto le ceneri psicologiche di genitori che non hanno mai accettato i loro antichi e mai superati limiti scolastici. Sulla scuola tutti hanno un'idea personale, frutto esclusivamente di ricordi e di percezioni personali. Peccato che la scuola sia in continua e rapida evoluzione e non sia mai uguale a se stessa. I ministri che si succedono, tutti incompetenti, riversano in fantomatiche "rivoluzioni" le loro idee personali e misconcette sulla scuola. Oppure si fanno pilotare da burocrati super pagati, ideologizzati e vendicativi. Tutte queste parole sono accuratamente scelte, per chi volesse "capire" meglio la realtà. Tutte le proposte di valutazione che ho ascoltato sono ridicole e non riguardano la "valutazione della bravura o del merito". Magari si trattasse di questo. La maggior parte dei docenti con cui ho parlato è favorevole alla valutazione degli insegnanti. Poi nessuno parla del grave problema della qualità dei dirigenti scolastici. Eppure si tratta del "cuore" di un'istituzione scolastica. La valutazione amministrativa e burocratica è "cieca" sulla qualità della formazione/apprendimento. Quasi nessun DS si occupa di questi aspetti. Quasi nessun DS, per non dire "nessuno", entra in classe per assistere ad una lezione. L'organo supremo che dovrebbe occuparsi della didattica, il Collegio Docenti, tende ad esserne esautorato, in una perenne contraddizione e conflittualità tra presunte e reali competenze. Qualche proposta (non udibile a cortecce uditive sorde) intelligente ci sarebbe sul tema "valutazione dei docenti". Esempio, ogni due tre anni un docente dovrebbe poter fare un esame, davanti a una commissione "terza", allo scopo di ricevere "misure" e "consigli" sul suo senso professionale. In Svizzera funziona benissimo. Però in Svizzera la meritocrazia è applicata anche agli studenti. In Italia vogliamo docenti bravi bravissimi (ci mancherebbe altro) - e i docenti di oggi sono, in media, indubbiamente migliori rispetto a quelli del passato - ma ormai non esiste più la possibilità di applicare la meritocrazia con gli studenti, almeno nell'ultimo gradino certo della formazione di un individuo, la scuola superiore. Mi spiegate come si potrebbe ottenere una miglior qualità dell'APPRENDIMENTO (e' questo l'obiettivo, no?) senza che si possa dire a uno studente che non si vuole impegnare "caro ragazzo, per quest'anno è meglio se ci riprovi con maggior convinzione"? Operativamente, anche disponendo di docenti robot super preparati e super bravi, non può funzionare così. A mio parere, comunque, l'obiettivo "migliori docenti" non può essere fine a se stesso... altrimenti potrebbe essere pure uno spreco inutile di risorse. All'università (dove la qualità dei docenti potrebbe persino essere più bassa) alla fine, almeno nei corsi di laurea scientifici (quelli che conosco), uno studente deve dimostrare di sapere. Se non prende almeno 18/30, mi risulta che

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non gli venga permesso di andare avanti. Io non ho mai dato 18/30 senza merito. Invece nella scuola accade mille e mille volte che si proceda negli anni senza nemmeno il 6. Brevemente :-) (ormai diventato un ossimoro): sì al merito, per tutti: docenti, dirigenti scolastici, studenti. no agli atteggiamenti vendicativi e punitivi, basati sul pregiudizio. P.S. ennesimo ministro dell'istruzione, ennesima rivoluzione della scuola paventata.

Risposto da Cristina Favati su 26 Agosto 2014 a 13:02 Io sono per il merito in ogni ambito, figurati se non nel luogo preposto a far nascere dei cittadini. L'unico modo corretto sarà quello di periodici esami di tipo nazionale, test psicologici, test professionali, esami per materia. Sulle commissioni esaminatrici terze ho molti dubbi, perché in Italia "terze" non sono mai, finirebbero per favorire qualcuno a scapito di altri, ma se servissero solo per dare consigli di indirizzo, forse avrebbero una qualche utilità. Nel suo percorso di crescita professionale l'insegnante è solo ad affrontare i numerosi problemi di ogni giorno, mai nessuno con cui condividere davvero. Diventare psicologi da soli è terribilmente difficile e d'altra parte necessario. L'apprendimento funziona solo se c'è feeling col docente. Questo può rispondere ai test in modo eccelso, risultare il primo in Italia, ma essere un insegnante scarso, a volte perfino dannoso. Ecco perché la valutazione di un docente è difficilissima.

Risposto da 1fdqamfq8sozf su 26 Agosto 2014 a 13:10 Il merito deve riguardare i docenti come tutti. Dico che in molti casi semplicemente bisognerebbe essere aiutati a cambiare mestiere. Spesso in mansioni meno impegnative, talvolta più impegnative e comunque diverse. Per me c'è un vizio insuperabile che si può solo tenere a bada, quello del contratto (pubblico o privato) con questo o quello. L'interruzione del contratto - ahimè - è quasi sempre il licenziamento. Io credo all'evoluzione permanente e quindi anche alla formazione permanente e alla valutazione permanente. Credo che la società abbia interesse a valorizzare appieno i suoi membri. E però ci siamo dati un sistema politico-sociale in cui è guerra di tutti contro tutti. La valutazione seria dovrebbe essere desiderata e pretesa, non temuta. Il fatto che anche oggi esista quella cosa stranissima che consiste nel fingere di essere di quel che si è, cioè scopiazzare sui banchi di scuola, mi suggerisce che siamo ancora nella preistoria di un coerente sistema educativo. Beh, lo penso non solo per la scuola. Aggiungo una nota minore, riservandomi altri interventi. Perché essere coraggiosi solo fino a un certo punto? Il ministro dichiara che conterà un po' meno l'anzianità. Ma perché solo un po' meno? L'anzianità non ha rapporto alcuno col merito o, se lo ha, è di tipo indiziario e ambiguo. Talvolta con l'anzianità la competenza (anche nella forma di "passione" o motivazione) deperisce. Attrezziamoci invece ad accettare anche percorsi di carriera discendente.

Risposto da Roberto Zanre' su 26 Agosto 2014 a 13:25 Dai, il mondo sta proprio cambiando. Mi piace questo intervento. Ti capisco. (In particolare... aiutati a cambiare mestiere... tutti contro tutti... fingere di essere quel che non si è... scopiazzare (grave problema non molto considerato dai docenti)...) Salvatore Venuleo ha detto:

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Il merito deve riguardare i docenti come tutti. Dico che in molti casi semplicemente bisognerebbe essere aiutati a cambiare mestiere. Spesso in mansioni meno impegnative, talvolta più impegnative e comunque diverse. Per me c'è un vizio insuperabile che si può solo tenere a bada, quello del contratto (pubblico o privato) con questo o quello. L'interruzione del contratto - ahimè - è quasi sempre il licenziamento. Io credo all'evoluzione permanente e quindi anche alla formazione permanente e alla valutazione permanente. Credo che la società abbia interesse a valorizzare appieno i suoi membri. E però ci siamo dati un sistema politico-sociale in cui è guerra di tutti contro tutti. La valutazione seria dovrebbe essere desiderata e pretesa, non temuta. Il fatto che anche oggi esista quella cosa stranissima che consiste nel fingere di essere di quel che si è, cioè scopiazzare sui banchi di scuola, mi suggerisce che siamo ancora nella preistoria di un coerente sistema educativo. Beh, lo penso non solo per la scuola. Aggiungo una nota minore, riservandomi altri interventi. Perché essere coraggiosi solo fino a un certo punto? Il ministro dichiara che conterà un po' meno l'anzianità. Ma perché solo un po' meno? L'anzianità non ha rapporto alcuno col merito o, se lo ha, è di tipo indiziario e ambiguo. Talvolta con l'anzianità la competenza (anche nella forma di "passione" o motivazione) deperisce. Attrezziamoci invece ad accettare anche percorsi di carriera discendente.

Risposto da Roberto Zanre' su 26 Agosto 2014 a 13:34 La valutazione, il merito, eccetera, sono difficili... ma la strada è quella. Purtroppo già so che non se ne farà nulla. Perché valutare uno studente e' facile? Purtroppo è dimostrato che ad analoga "prestazione" la valutazione, se fatta da molte persone, può risultare eccessivamente estesa. Se devo scegliere di fare una critica generale ai docenti è proprio riguardo alla loro scarsa cultura docimologica. Però è vero che le competenze richieste a un docente sono estese a moltissimi campi (e spesso le critiche invece riguardano l'aspetto specifico della disciplina insegnata, cioè quello su cui è difficile credere che possano esserci gravi lacune). Cristina Favati ha detto: Io sono per il merito in ogni ambito, figurati se non nel luogo preposto a far nascere dei cittadini. L'unico modo corretto sarà quello di periodici esami di tipo nazionale, test psicologici, test professionali, esami per materia. Sulle commissioni esaminatrici terze ho molti dubbi, perché in Italia "terze" non sono mai, finirebbero per favorire qualcuno a scapito di altri, ma se servissero solo per dare consigli di indirizzo, forse avrebbero una qualche utilità. Nel suo percorso di crescita professionale l'insegnante è solo ad affrontare i numerosi problemi di ogni giorno, mai nessuno con cui condividere davvero. Diventare psicologi da soli è terribilmente difficile e d'altra parte necessario. L'apprendimento funziona solo se c'è feeling col docente. Questo può rispondere ai test in modo eccelso, risultare il primo in Italia, ma essere un insegnante scarso, a volte perfino dannoso. Ecco perché la valutazione di un docente è difficilissima.

Risposto da Cristina Favati su 26 Agosto 2014 a 14:39 Sono d'accordo: la strada è quella. Roberto Zanre' ha detto: La valutazione, il merito, eccetera, sono difficili... ma la strada è quella. Purtroppo già so che non se ne farà nulla. Perché valutare uno studente e' facile? Purtroppo è dimostrato che ad analoga "prestazione" la valutazione, se fatta da molte persone, può risultare eccessivamente estesa. Se devo scegliere di fare una critica generale ai docenti è proprio riguardo alla loro scarsa cultura docimologica.

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Però è vero che le competenze richieste a un docente sono estese a moltissimi campi (e spesso le critiche invece riguardano l'aspetto specifico della disciplina insegnata, cioè quello su cui è difficile credere che possano esserci gravi lacune). Cristina Favati ha detto: Io sono per il merito in ogni ambito, figurati se non nel luogo preposto a far nascere dei cittadini. L'unico modo corretto sarà quello di periodici esami di tipo nazionale, test psicologici, test professionali, esami per materia. Sulle commissioni esaminatrici terze ho molti dubbi, perché in Italia "terze" non sono mai, finirebbero per favorire qualcuno a scapito di altri, ma se servissero solo per dare consigli di indirizzo, forse avrebbero una qualche utilità. Nel suo percorso di crescita professionale l'insegnante è solo ad affrontare i numerosi problemi di ogni giorno, mai nessuno con cui condividere davvero. Diventare psicologi da soli è terribilmente difficile e d'altra parte necessario. L'apprendimento funziona solo se c'è feeling col docente. Questo può rispondere ai test in modo eccelso, risultare il primo in Italia, ma essere un insegnante scarso, a volte perfino dannoso. Ecco perché la valutazione di un docente è difficilissima.

Risposto da Alessandro Bellotti su 26 Agosto 2014 a 14:39 Ci dimentichiamo di dare una sbirciatina all'estero. Si prendano le situazioni migliori e le si adattino alla scuola italiana. In Svezia o in Norvegia o in Germania esiste un metodo di valutazione degli insegnanti anche dopo 10 o 20 anni di insegnamento ? Se si, allora basta analizzare il tutto e proporlo al paese. La Giannini non deve inventare nulla. Basta copiare e soprattutto copiare bene. Ci vogliono 10 giorni e poche chiacchere per adottare un metodo di valutazione degli insegnanti.

Risposto da Cristina Favati su 26 Agosto 2014 a 14:40 Sono d'accordo. Salvatore Venuleo ha detto: Il merito deve riguardare i docenti come tutti. Dico che in molti casi semplicemente bisognerebbe essere aiutati a cambiare mestiere. Spesso in mansioni meno impegnative, talvolta più impegnative e comunque diverse. Per me c'è un vizio insuperabile che si può solo tenere a bada, quello del contratto (pubblico o privato) con questo o quello. L'interruzione del contratto - ahimè - è quasi sempre il licenziamento. Io credo all'evoluzione permanente e quindi anche alla formazione permanente e alla valutazione permanente. Credo che la società abbia interesse a valorizzare appieno i suoi membri. E però ci siamo dati un sistema politico-sociale in cui è guerra di tutti contro tutti. La valutazione seria dovrebbe essere desiderata e pretesa, non temuta. Il fatto che anche oggi esista quella cosa stranissima che consiste nel fingere di essere di quel che si è, cioè scopiazzare sui banchi di scuola, mi suggerisce che siamo ancora nella preistoria di un coerente sistema educativo. Beh, lo penso non solo per la scuola. Aggiungo una nota minore, riservandomi altri interventi. Perché essere coraggiosi solo fino a un certo punto? Il ministro dichiara che conterà un po' meno l'anzianità. Ma perché solo un po' meno? L'anzianità non ha rapporto alcuno col merito o, se lo ha, è di tipo indiziario e ambiguo. Talvolta con l'anzianità la competenza (anche nella forma di "passione" o motivazione) deperisce. Attrezziamoci invece ad accettare anche percorsi di carriera discendente.

Risposto da Alessandro Bellotti su 26 Agosto 2014 a 14:42

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ecco un esempio di come fanno all'estero: http://www.indire.it/lucabas/lkmw_file/eurydice///valutazione_inseg... 30 secondi con google...

Risposto da giorgio varaldo su 26 Agosto 2014 a 14:42 Standimg ovation for alessandro!

Risposto da Cristina Favati su 26 Agosto 2014 a 14:48 Ricordo un mio collega che insegnava matematica. Due lauree, intelligentissimo e coltissimo, ma del tutto incapace ad entrare in relazione con i ragazzi. Assente, non pervenuto. La scuola lo "declassò", dopo anni di convincimento, al ruolo di bibliotecario, ruolo che gli calzava a pennello data la sua grande preparazione e cultura. Ne era molto contento ed era davvero bravo. Bastava chiedergli del materiale e lui era subito in grado di procurartelo. Dopo 5 anni però il ruolo di bibliotecario decadde, chiese il trasferimento e andò a far danni per un altro lustro in un'altra scuola, con scontentezza sua e delle scuola. Conclusione: si entra nella scuola in un modo, ma ci si può rendere utili anche in un altro, se regole assurde non lo impedissero. Forse è davvero ora di mettere mano ad un cambiamento vero e speriamo fatto bene.

Risposto da Cristina Favati su 26 Agosto 2014 a 14:52 :) Alessandro Bellotti ha detto: ecco un esempio di come fanno all'estero: http://www.indire.it/lucabas/lkmw_file/eurydice///valutazione_inseg... 30 secondi con google... Risposte a questa discussione

Risposto da Roberto Zanre' su 26 Agosto 2014 a 14:57 E tu credi che il ministro e i burocrati del ministero facciano altrettanto? Ce lo possiamo scordare. Sarebbe troppo facile. Come si può vedere, leggendo, il profilo di valutazione e a volte multi fattoriale e quello più ricorrente e' il colloquio con il docente (che non è persona davanti a una catena di montaggio). Come si vede, inoltre, spesso sono i docenti a richiedere la valutazione, come è ovvio che sia. La valutazione e' una bella cosa. Da non confondere, come si fa in Italia, con il desiderio di limitare la libertà di insegnamento. Alessandro Bellotti ha detto: ecco un esempio di come fanno all'estero: http://www.indire.it/lucabas/lkmw_file/eurydice///valutazione_inseg... 30 secondi con google...

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Risposto da 1fdqamfq8sozf su 26 Agosto 2014 a 15:44 Esempio perfetto e calzante. Cristina Favati ha detto: Ricordo un mio collega che insegnava matematica. Due lauree, intelligentissimo e coltissimo, ma del tutto incapace ad entrare in relazione con i ragazzi. Assente, non pervenuto. La scuola lo "declassò", dopo anni di convincimento, al ruolo di bibliotecario, ruolo che gli calzava a pennello data la sua grande preparazione e cultura. Ne era molto contento ed era davvero bravo. Bastava chiedergli del materiale e lui era subito in grado di procurartelo. Dopo 5 anni però il ruolo di bibliotecario decadde, chiese il trasferimento e andò a far danni per un altro lustro in un'altra scuola, con scontentezza sua e delle scuola. Conclusione: si entra nella scuola in un modo, ma ci si può rendere utili anche in un altro, se regole assurde non lo impedissero. Forse è davvero ora di mettere mano ad un cambiamento vero e speriamo fatto bene.

Risposto da Cristina Favati su 26 Agosto 2014 a 15:50 Altro che merito. ecco cosa interessa alle varie lobby. Credo che cambiare questo paese sia davvero impossibile. http://www.ilsecoloxix.it/p/genova/2014/08/26/AR29zSlB-balneari_pro... Le vacanze estive sono fin troppo lunghe, andrebbero anzi accorciate con rientro a scuola il 1 settembre, vacanze natalizie, pasquali e stop. Chiusura a fine giugno per tutti, esami compresi. Due mesi di vacanza sono più che sufficienti.

Risposto da Alessandro Bellotti su 26 Agosto 2014 a 15:54 Anche in questo caso basterebbe copiare... Quanto dura in Francia o in Spagna l'anno scolastico ? Magari non si faccia scuola di sabato...Come nella stragrande maggioranza dei paesi europei. Cristina Favati ha detto: Altro che merito. ecco cosa interessa alle varie lobby. Credo che cambiare questo paese sia davvero impossibile. http://www.ilsecoloxix.it/p/genova/2014/08/26/AR29zSlB-balneari_pro... Le vacanze estive sono fin troppo lunghe, andrebbero anzi accorciate con rientro a scuola il 1 settembre, vacanze natalizie, pasquali e stop. Chiusura a fine giugno per tutti, esami compresi. Due mesi di vacanza sono più che sufficienti.

Risposto da Roberto Zanre' su 26 Agosto 2014 a 19:51 E queste sarebbero le persone che vorrebbero poi poter parlare di scuola, o che faranno "opinione pubblica" :-) Di programmazione, e di coerenza di una programmazione, non parla mai nessuno.

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Ancora troppi cittadini, diciamo la verità, considerano la scuola una sorta di utile "parcheggio" per i figli. Invece è il luogo fondamentale per la formazione di un individuo. Intendendo, soprattutto, il luogo dove si impara a formarsi da soli, in modo strutturato e scientifico. Perché altrimenti, i luoghi della formazione, sono moltissimi. Peccato che non siano coerenti e nemmeno logici. I risultati monstrum si vedono... Cristina Favati ha detto: Altro che merito. ecco cosa interessa alle varie lobby. Credo che cambiare questo paese sia davvero impossibile. http://www.ilsecoloxix.it/p/genova/2014/08/26/AR29zSlB-balneari_pro... Le vacanze estive sono fin troppo lunghe, andrebbero anzi accorciate con rientro a scuola il 1 settembre, vacanze natalizie, pasquali e stop. Chiusura a fine giugno per tutti, esami compresi. Due mesi di vacanza sono più che sufficienti.

Risposto da Giampaolo Carboniero su 3 Settembre 2014 a 19:54 Continuando a parlare di scuola, ho letto questo intervento di Maria Mantello: se corrispondente al vero, mi sembra proprio che il dire e il fare vadano in direzioni contrarie, con la solita Chiesa acchiappatutto ( non quella di Francesco spero) http://blog-micromega.blogautore.espresso.repubblica.it/2014/09/02/...

Risposto da Roberto Zanre' su 5 Settembre 2014 a 16:05 Da leggere: http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/09/05/scuola-ricerca-italia-me...

Risposto da Giampaolo Carboniero su 6 Settembre 2014 a 1:15 Se la Finlandia è al primo posto, forse sta applicando qualcuna di queste idee, perchè non copiamo, senza pensare ai soliti pasticci all'italiana? http://comune-info.net/2014/07/scuola-diversa-2/

Risposto da Giampaolo Carboniero su 6 Settembre 2014 a 1:46 Un'iniziativa meritoria da diffondere, specialmente visti i tempi: http://comune-info.net/2014/09/coworking-dei-libri-scolastici/

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Risposto da adriano succi su 6 Settembre 2014 a 12:22 Nella Scuola dove insegna mia sorella (Monza), diverse di quelle cose "Finlandesi" vengono già applicate. Creatività, partecipazione di studenti e famiglie, … , anche durante le vacanze, una equipe di nonni ha continuato a curare i giardini dove i ragazzi avevano piantato gli ortaggi e un paio di limoni. Di fatto, gli Insegnanti, arrivano a lavorare, anche a casa di Sabato e Domenica, MOLTE più ore di quelle retribuite, però poi lo stipendio è lo stesso di chi, al suono della campanella, stacca fino al giorno dopo. Molto per merito del Preside che, negli anni, ha incoraggiato ogni iniziativa. E' però andato in Pensione ed è arrivata, in questi giorni la nuova Preside. Immancabilmente, Laureata in Lettere, mi pare da Ragusa o giù di li. Le prime info dicono abbastanza giovane, non sposata, no figli … , speriamo si trovi un fidanzato Brianzolo, per non dovere, appena possibile, chiedere il trasferimento vicino a casa. Se poi accetterà di integrarsi nel già costruito, senza imporre sue abitudini … Rimarrebbe un interrogativo di fondo: se a Monza o a Trapani serve un funzionario pubblico e, in loco, ci sono già disoccupati a disposizione, perché non attingere da lii?

Risposto da Roberto Zanre' su 6 Settembre 2014 a 13:05 Hai fatto un quadro realistico della situazione. Aggiungo. Speriamo che il nuovo DS non riesca a "distruggere" quello che di buono è stato costruito negli anni. Succede anche questo (indipendentemente dalle origini geografiche). Non scherzo, non esagero, non desidero provocare nessuno. La scuola è popolata di tante brave persone, ma esistono anche molte persone che, come dice Salvatore, andrebbero accompagnate verso un lavoro a loro più ideale. Tra queste, esistono per esempio insegnanti di italiano che non sanno parlare in italiano (senza andare a cercare la perfezione, non si pretende questo), persino che non riescono a produrre fonemi comprensibili (perdonatemi se lo dico). Tra quelli che ho conosciuto, uno non sapeva nemmeno scrivere una lettera. Esistono anche dirigenti scolastici incapaci di costruire relazioni operative, funzionali ed efficaci, oppure di avere una sufficiente mentalità razionale e logica; riflettendo in questo modo la loro confusione mentale nel prodotto che gestiscono: l'istituto in cui operano. Esistono insegnanti di materie scientifiche (chimica, fisica, matematica, eccetera) che hanno una visione settoriale e minima della scienza. Eccetera. D'altra parte, ho spesso anche citato la bassissima qualità di alcuni docenti universitari (parlo di quello che ho visto, non voglio generalizzare). Sembra, insomma, vero il pregiudizio corrente, secondo il quale in Italia le carriere non sono frutto del merito (anche se possono esserlo). L'unica strada possibile, in questi casi, dovrebbe essere una flessibilità in uscita. Chi non è portato per un certo lavoro, dovrebbe poterne fare un altro. Difficile trovare il modo. Non riusciamo a fare cose molto più semplici, come potremmo risolvere questo problema? Poiché la maggior parte dei docenti italiani (mi baso su quello che vedo io qui al Nord) è di buona qualità, non è il fronte della formazione dei docenti il punto carente. I bravi docenti già si formano da soli. Ho qualche dubbio che i docenti con limiti intrinseci possano "cambiare", anche "obbligandoli" ad una formazione "forzata". Ho visto con i miei occhi a cosa possa portare la "resistenza psicologica" all'apprendimento (degli adulti). Bisognerebbe invece costruire una scuola che abbia obiettivi coerenti, anziché schizofrenici. Se si vuole la qualità della formazione, è necessario puntare sull'impegno e sul merito. Di tutti. Se quello degli adulti deve essere dato per scontato, mi chiedo quando dovrebbe iniziare quello degli "studenti"? A 15 anni? A 18? A 25? Se mai inizia, non si capisce perché dovrebbe valere "dopo"... :-) quando quegli "studenti" diventano "professionisti", magari proprio "docenti"... Quanto sopra, scritto con modalità di accenni veloci, senza approfondimento.

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adriano succi ha detto: Nella Scuola dove insegna mia sorella (Monza), diverse di quelle cose "Finlandesi" vengono già applicate. Creatività, partecipazione di studenti e famiglie, … , anche durante le vacanze, una equipe di nonni ha continuato a curare i giardini dove i ragazzi avevano piantato gli ortaggi e un paio di limoni. Di fatto, gli Insegnanti, arrivano a lavorare, anche a casa di Sabato e Domenica, MOLTE più ore di quelle retribuite, però poi lo stipendio è lo stesso di chi, al suono della campanella, stacca fino al giorno dopo. Molto per merito del Preside che, negli anni, ha incoraggiato ogni iniziativa. E' però andato in Pensione ed è arrivata, in questi giorni la nuova Preside. Immancabilmente, Laureata in Lettere, mi pare da Ragusa o giù di li. Le prime info dicono abbastanza giovane, non sposata, no figli … , speriamo si trovi un fidanzato Brianzolo, per non dovere, appena possibile, chiedere il trasferimento vicino a casa. Se poi accetterà di integrarsi nel già costruito, senza imporre sue abitudini … Rimarrebbe un interrogativo di fondo: se a Monza o a Trapani serve un funzionario pubblico e, in loco, ci sono già disoccupati a disposizione, perché non attingere da lii?

Risposto da Cristina Favati su 6 Settembre 2014 a 14:39 Giustissime osservazioni. Il problema è che il docente non adeguato al compito in modo conclamato, con le regole attuali, può restare al suo posto indisturbato e non ci pensa proprio a cambiare mestiere. Bisognerebbe letteralmente mandarlo via, spostandolo in un settore dove abbia a che fare con scartoffie e non con alunni. Cosa attualmente difficilissima. Lo stesso vale per i ragazzi. Dopo la terza media, cioè al termine della fase evolutiva più delicata dal punto di vista della formazione psicologica, dovrebbero essere valutati in modo più severo nel senso del merito, mandando avanti in un certo percorso di studi chi ha voglia di studiare ed è capace. Gli altri dovrebbero trovare altri settori di studio, scelti da loro e non dai genitori che optano per principio per il liceo classico o scientifico, quando magari il proprio figlio non conosce neppure le tabelline. Spesso i ragazzi sono più consapevoli dei loro limiti e anche delle loro scarse capacità di impegno, ma i genitori non demordono, facendone degli infelici. Ho lottato tutta la vita contro questo problema che mina l'esistenza di tanti giovani, che, magari avrebbero desiderato diventare ottimi cuochi, e si trovano invece ad essere degli scarsissimi laureandi in materie che non hanno per loro il minimo interesse. Risposte a questa discussione

Risposto da Giampaolo Carboniero su 7 Settembre 2014 a 1:07 Una soluzione io la vedrei nella possibilità di includere nella valutazione di un docente, che dovrebbe essere effettuata da personale competente e senza conflitto di interessi ( perchè non una pagella anche per loro?), anche la valutazione data dagli studenti in maniera anonima e ragionata ( mi sembra che in qualche scuola dell'Europa del Nord venga già fatto); da noi, come giustamente dite, ci sono persone motivate, efficaci nell'insegnamento e affezionate del lavoro ed entusiaste della loro missione, ma sono una minoranza, il difetto di base parte dall'alto, inquinando via via la scala sottostante; ho già accennato altre volte alla sorpresa che ho avuto in Olanda negli anni '70, quando, frequentando una famiglia, ho scoperto che nelle scuole elementari esisteva il tempo pieno, coordinato con gli orari lavorativi dei genitori, e veniva utilizzato il metodo Montessori nell'insegnamento; per dire a che punto noi ancora siamo; logico che, nel tempo, si raccolga quanto seminato.

Risposto da Roberto Zanre' su 7 Settembre 2014 a 2:10

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Guardate che non è assolutamente vero che la maggior parte dei docenti non è preparata. È proprio il contrario. E in ogni caso, anche la classe dei docenti dovrebbe essere "confrontata" con la propria società. I docenti italiani, purtroppo - proprio come i politici italiani, oppure altri professionisti -, hanno gli stessi difetti dei loro concittadini. Io però direi molto molto meno. Ma è evidente che appaio "di parte". Avevo fatto una domanda :-) Qualcuno, cortesemente, potrebbe provare a dare una risposta? :-) Mi spiegate che senso ha continuare a parlare di "formazione dei docenti" (che a me va più che bene, visto che io continuo a studiare) se poi il merito non può essere applicato agli studenti? Spero che tutti concordino col fatto che la "qualità della formazione" si moduli fondamentalmente sul fronte della "qualità dell'apprendimento". Un buon livello di APPRENDIMENTO è l'obiettivo. (A parte che la scuola dovrebbe insegnare ad apprendere in modo logico e razionale, soprattutto). Paradossalmente, se fosse possibile, se ottenessimo buoni livelli di apprendimento con docenti scadenti chi se ne importerebbe della qualità dei docenti? Allora la domanda è, ancora una volta, la seguente: è possibile avere buoni livelli statistici di apprendimento se poi, anche avendo i migliori docenti possibili, si "regala il sei" a tutti? Oppure se non si può bocciare perché i genitori fanno ricorso? Oppure se basta un certificato medico per avere "esoneri dallo studio e dalla valutazione"? Eccetera eccetera...

Risposto da Giampaolo Carboniero su 7 Settembre 2014 a 2:51 Hai ragione, io ho detto che il male parte dall'alto, nel senso di cattiva organizzazione e burocratizzazione eccessiva; nella mia esperienza scolastica ho sperimentato sia il bello che il brutto: una prof. che mi ha fatto innamorare della storia e un prof. che nelle due ore di ragioneria leggeva giornali sportivi e ci lasciava carta bianca, purchè non rompessimo ( naturalmente dava ripetizioni a casa); ora, se fosse stata possibile la valutazione da parte degli studenti, penso, da come mi ricordo i miei compagni, che avremmo in maggioranza promosso la prof. e bocciato il prof.; la critica che faccio non è tanto agli insegnati ma all'organizzazione dell'insegnamento; secondo me qualunque operato, in ogni campo, va monitorato e valutato ( anche qui, col tempo,più democrazia c'è e meglio è). Per quanto riguarda i voti politici agli studenti penso tu abbia ragione, ma penso anche che anche per questo dobbiamo ringraziare il "mammismo"italiano.

Risposto da Antonino Andaloro su 7 Settembre 2014 a 6:43 Forse sono i programmi scolastici a cui i docenti si devono attenere, a non coinvolgere gli studenti ? Secondo me, oltre alla formazione dei docenti, dovremmo prestare attenzione su che cosa si formano gli studenti. Prendi il caso degli Istituti Commerciali da cui si diplomano i vari ragionieri. Bene il programma è culturalmente elevato, ma nello specifico se ad uno di questi diplomati chiedi cos'è la partita doppia? come si applica l'IVA ? A cosa serve il libro mastro ?Non ti sanno rispondere,nonostante l'informatica ha preso il sopravvento e siamo pieni di aggiornamenti di ogni genere. Questo accade perchè nei programmi non è previsto un tipo di insegnamento teorico/ pratico che riguardano importanti documenti. Roberto Zanre' ha detto: Guardate che non è assolutamente vero che la maggior parte dei docenti non è preparata. È proprio il contrario. E in ogni caso, anche la classe dei docenti dovrebbe essere "confrontata" con la propria società. I docenti italiani, purtroppo - proprio come i politici italiani, oppure altri professionisti -, hanno gli stessi difetti dei loro concittadini. Io però direi molto molto meno. Ma è evidente che appaio "di parte".

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Avevo fatto una domanda :-) Qualcuno, cortesemente, potrebbe provare a dare una risposta? :-) Mi spiegate che senso ha continuare a parlare di "formazione dei docenti" (che a me va più che bene, visto che io continuo a studiare) se poi il merito non può essere applicato agli studenti? Spero che tutti concordino col fatto che la "qualità della formazione" si moduli fondamentalmente sul fronte della "qualità dell'apprendimento". Un buon livello di APPRENDIMENTO è l'obiettivo. (A parte che la scuola dovrebbe insegnare ad apprendere in modo logico e razionale, soprattutto). Paradossalmente, se fosse possibile, se ottenessimo buoni livelli di apprendimento con docenti scadenti chi se ne importerebbe della qualità dei docenti? Allora la domanda è, ancora una volta, la seguente: è possibile avere buoni livelli statistici di apprendimento se poi, anche avendo i migliori docenti possibili, si "regala il sei" a tutti? Oppure se non si può bocciare perché i genitori fanno ricorso? Oppure se basta un certificato medico per avere "esoneri dallo studio e dalla valutazione"? Eccetera eccetera...

Risposto da Cristina Favati su 7 Settembre 2014 a 10:02 http://www.lavoce.info/quel-ci-vuole-scuola-lora-economia/ Mappa dell'ignoranza economica dei giovani. Anche questo è un problema.

Risposto da Fabio Colasanti su 7 Settembre 2014 a 10:18 Grossissimo problema. I ragazzi diventano adulti. E non c'è ragione di pensare che i quindicenni di dieci o venti anni fa ne sapessero di più. Cristina Favati ha detto: http://www.lavoce.info/quel-ci-vuole-scuola-lora-economia/ Mappa dell'ignoranza economica dei giovani. Anche questo è un problema.

Risposto da Roberto Zanre' su 7 Settembre 2014 a 10:38 Giampaolo, Antonino, grazie delle risposte (naturalmente la mia domanda provocatoria non intendeva riferirsi a qualcosa detto da voi). Leggo le vostre buone intenzioni e la vostra buona fede. I ricordi e le esperienze personali contano moltissimo e, tra l'altro, sono comuni un po' a tutti noi: insegnanti bravi e non bravi, oppure che coinvolgono gli studenti o che non riescono a farlo, studenti che non riescono a "trasferire" le loro "conoscenze" al livello di "competenze" e di "padronanza", eccetera. In entrambi i casi il problema è il "sistema scuola". Il fenomeno del "giornale in classe" mi auguro che oggi non esista più o sia residuale. L'aspetto della formazione per "competenze" (sull'onda dei primi risultati OCSE-PISA) ha aperto "rivoluzioni" continue nelle programmazioni didattiche negli ultimi 10 anni. Con scarsi risultati. Perché? L'idea della "scuola-laboratorio" è ben presente nella mente dei docenti. Figurarsi se sia possibile applicarla (per i mille motivi intuibili e noti a tutti). Come ho già accennato, gli obiettivi della scuola non sono coerenti, bensì schizofrenici. Da un lato si parla di competenze, dall'altro le maglie selettive non funzionano (senza invocare il sei politico che non credo esista più). Quando parlo di "sei" intendo il voto sommativo finale, risultato dello scrutinio. Famiglie e studenti e il "mammismo" generalizzato presuppongono e si aspettano che "un cinque" debba essere trasformato in sei con

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"voto di consiglio di classe". Naturalmente questa mancanza di "minima competenza" (a parte la verbalizzazione, che chi potrà mai leggere?) viene "dimenticata" nel percorso scolastico dello studente. Sicché non è raro che studenti sempre "carenti" in qualche materia possano portare a termine il loro ciclo di studi senza avere le "competenze minime" richieste in uno o più ambiti (spesso la matematica, l'inglese, la chimica, la fisica). Il nostro sistema scolastico, in altre parole, "certifica competenze" non possedute. Questo è il punto grave. Se il "merito" non funziona al 100% (come sapete mi riferisco sempre all'ultimo ciclo obbligatorio di istruzione, le scuole superiori), cioè nemmeno a 15 anni, o 17 anni, o 20-25 anni... quando entrerà nella testa di un individuo? Quando quell'individuo diventerà un professionista? Non credo questo sia possibile. Insegno anche due corsi universitari. Oltre alla molto bassa qualità di alcuni docenti universitari, so per certo che il fenomeno della "copiatura durante l'esame scritto" (anche da cellulare) è sottovalutato in modo grave da alcuni colleghi. Quando faccio un esame scritto, gli studenti hanno a disposizione solo il mio foglio domande e la penna, sono posizionati molto distanti l'uno dall'altro, depositano i cellulari e, infine, io continuo a girare tra di loro che credo di percorrere molti chilometri. Non potrò mai essere sicuro che nessuno copi qualcosa, ma almeno mi assicuro che il fenomeno non sia generalizzato e globale, bensì residuale (e comunque becco sempre qualcuno e questo funziona da deterrente). Nei sistemi anglosassoni, invece, si certificano solo le competenze realmente possedute. Se uno studente non ha competenze in qualche settore della conoscenza, semplicemente non gliela si certifica. In questo modo non è nemmeno necessario "bloccare" completamente lo studente. Infine, non dimentichiamolo, la scuola non è mai uguale a se stessa. La scuola di oggi non è la stessa di cinque anni fa. Anche questo potrebbe essere un problema? Forse. Infine, il "rumore di fondo" sociale e informativo oggi è fortissimo. Mi meraviglio che esistano comunque così tanti bravi studenti in giro (si può parlare anche di circa il 20%). Infine ancora. Noi possiamo discutere a lungo della scuola, ma buona parte dell'atteggiamento verso l'apprendimento e la cultura è già dato in famiglia e nel seno della società. Una buona parte delle famiglie di oggi non riconosce il "senso" della cultura, perpetuando un ciclo vizioso e una continua profezia autoavverantesi. Ho detto il "senso della cultura". È vero, è strano che i docenti non riescano ad avere il potere di "cambiare" questo atteggiamento psicologico e culturale. Se avete idee in proposito, le ascolto volentieri. Ci sto riflettendo da anni, senza trovare una risposta convincente. Di certo, "il sistema scolastico" non guida la società, bensì semplicemente vi si adegua. Che sia questo il motivo principale?

Risposto da adriano succi su 7 Settembre 2014 a 11:59 Spero che il tuo sia solo un caso limite, un pò fantasioso. Io , alle superiori, ho avuto un Insegnante di Inglese con spiccatissimo accento Barese. Sembrava Lino Banfi in qualche suo film. Mancavano solo le ragazze scollacciate. Però almeno la grammatica l' ho imparata. Però un Istituto Commerciale di Ragioneria dove, alla fine i Diplomati non capiscono la partita doppia o come si applica l' IVA … è semplicemente da chiudere. Sempre meglio che mandare in giro (magari pure ad insegnare) gente dannosa. Antonino Andaloro ha detto: Forse sono i programmi scolastici a cui i docenti si devono attenere, a non coinvolgere gli studenti ? Secondo me, oltre alla formazione dei docenti, dovremmo prestare attenzione su che cosa si formano gli studenti. Prendi il caso degli Istituti Commerciali da cui si diplomano i vari ragionieri. Bene il programma è culturalmente elevato, ma nello specifico se ad uno di questi diplomati chiedi cos'è la partita doppia? come si applica l'IVA ? A cosa serve il libro mastro ?Non ti sanno rispondere,nonostante l'informatica ha preso il sopravvento e siamo pieni di aggiornamenti di ogni genere.

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Questo accade perchè nei programmi non è previsto un tipo di insegnamento teorico/ pratico che riguardano importanti documenti. Roberto Zanre' ha detto: Guardate che non è assolutamente vero che la maggior parte dei docenti non è preparata. È proprio il contrario. E in ogni caso, anche la classe dei docenti dovrebbe essere "confrontata" con la propria società. I docenti italiani, purtroppo - proprio come i politici italiani, oppure altri professionisti -, hanno gli stessi difetti dei loro concittadini. Io però direi molto molto meno. Ma è evidente che appaio "di parte". Avevo fatto una domanda :-) Qualcuno, cortesemente, potrebbe provare a dare una risposta? :-) Mi spiegate che senso ha continuare a parlare di "formazione dei docenti" (che a me va più che bene, visto che io continuo a studiare) se poi il merito non può essere applicato agli studenti? Spero che tutti concordino col fatto che la "qualità della formazione" si moduli fondamentalmente sul fronte della "qualità dell'apprendimento". Un buon livello di APPRENDIMENTO è l'obiettivo. (A parte che la scuola dovrebbe insegnare ad apprendere in modo logico e razionale, soprattutto). Paradossalmente, se fosse possibile, se ottenessimo buoni livelli di apprendimento con docenti scadenti chi se ne importerebbe della qualità dei docenti? Allora la domanda è, ancora una volta, la seguente: è possibile avere buoni livelli statistici di apprendimento se poi, anche avendo i migliori docenti possibili, si "regala il sei" a tutti? Oppure se non si può bocciare perché i genitori fanno ricorso? Oppure se basta un certificato medico per avere "esoneri dallo studio e dalla valutazione"? Eccetera eccetera...

Risposto da 1fdqamfq8sozf su 7 Settembre 2014 a 14:02 Meglio rischiare un po' proponendo o ipotizzando soluzioni discutibili piuttosto che rischiare di ripetere l'ovvio. Rischiare partendo da poche evidenze. Un'evidenza dovrebbe essere (e forse non è) quella suggerita da Roberto: l'obiettivo è la qualità dell'apprendimento, non dell'insegnamento. Quindi interroghiamoci - ne consegue - sui luoghi e i modi in cui impariamo. Non escludendo neanche di non aver bisogno oggi o domani di insegnanti. O di averne bisogno in numero minore. O con diverse caratteristiche, tali da suggerire anche nomi nuovi. E' quello che ipotizzo. Ne avevamo già parlato e talvolta se ne parla altrove. Spesso ricordiamo non più di un paio di nomi interrogandoci sui docenti che ci hanno insegnato qualcosa. Talvolta moltissimo. Si può ragionevolmente sospettare che non siamo consapevoli di quanto abbiamo imparato a nostra insaputa anche grazie a grigi funzionari dell'istruzione. Può darsi. Io ci credo poco. Attribuisco invece ad alcuni insegnanti la responsabilità di avermi fatto odiare Dante o la matematica. Allo stesso modo mi sento quasi in colpa perché penso che a quei due insegnanti che mi hanno insegnato molto avrei dovuto restituire molto. Contribuire a che potessero pasteggiare ad ostriche o champagne più di quanto faccia l'inutile (pardon) Briatore. Ammesso che a loro interessasse quel tipo di gratificazione. Già ieri e ancor più oggi i saperi sono disponibili attorno a noi, in biblioteche, nel benedetto web e fra gli amici (come qui nel circolo). Non ci serve per nulla qualcuno che li declami in un'aula stando di fronte a noi allievi che ci diamo le spalle. Ci serve e molto qualcuno che ci suggerisca dove guardare: a quali libri, a quali siti, a quali esperienze. Qualcuno che ci indichi però cosa è adatto per noi in questo momento. Qualcuno che ci faccia innamorare del sapere. Facendoci innamorare della matematica o di Dante di un amore che diventi amore autogenerato per ciò che è lontano da Dante e dalla matematica. In tal senso Recalcati parla (da psicoanalista) di rapporto didattico come rapporto erotico. Servono figure che partano dall'oggetto e altre che partano piuttosto dal soggetto in apprendimento (cioè dal soggetto sempre, ma questo qui ed ora). In parte ci sono e galleggiano senza convinzione in qualche contesto: mentore, tutor, orientatore, coach, etc.). Così come ci sono da tempo nella scuola le figure sistemiche che oggi vengono riproposte. Così da tempo: funzioni obiettivo, per i rapporti con la famiglia, per l'orientamento, etc. A mio avviso la complessità delle interazioni fra docenti e fra docenti e allievi pretende che la squadra didattica sia squadra davvero e non il casuale risultato delle graduatorie nazionali (come se Conte dovesse dirigere una nazionale risultante meccanica dei migliori per ruolo secondo la stampa). Serve quindi un dirigente che scelga e componga: figura oggi difficilmente rintracciabile. Con le ovvie (e spesso strumentali) polemiche contro la discrezionalità. Oppure il modulo organizzativo della cooperativa, con lavoratori della scuola (o per l'apprendimento) che si scelgono reciprocamente. In ottica di apprendimento permanente ni sembra sterile e fuorviante polemizzare con gli orientamenti "spontanei" di studenti e loro famiglie verso le scuole più nobili (liceo) piuttosto che pratiche e di presumibile migliore sbocco. Una

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flessibilità e componibilità forte del curriculum con discipline opzionali (propria anche della certificata eccellente scuola finlandese mi sembra l'unica risposta. Così l'aspirante geometra può associare cucina alla topografia, decidendo man mano se fare il cuoco o il geometra che coltivi a casa sua la cucina. Enfasi su questi ultimi concetti (ruolo del dirigente e flessibilità dei percorsi) ho riscontrato in Pietro Ichino in un intervento forse postato da qualcuno che spero di ritrovare. Da tempo auspico un suo rientro "da destra" (???) nel PD.

Risposto da Roberto Zanre' su 7 Settembre 2014 a 15:19 Mi va molto bene la riflessione di Salvatore. Questo è un piano di confronto utile. Condivido molto che il docente ideale sia quello che riesce a far amare il sapere, la cultura, che riesce a far scattare l'eros da apprendimento. A me viene spesso restituita, esplicitamente e pubblicamente, dagli studenti e dalle famiglie, l'esperienza di quel rapporto "erotico" di cui parla Recalcati. Raramente la mia didattica è circoscritta al "sapere disciplinare". Ma non rinuncio mai alla profondità conoscitiva e alla necessaria asciuttezza valutativa. E gli studenti ne sono ben contenti. Persino quelli la cui valutazione diventa negativa, perché anche una valutazione negativa può e deve essere un momento relazionale importante e di espressione e valorizzazione della dignità dell'individuo. E probabilmente molti docenti, pur bravi in tutti i campi che la società richiede, non riescono davvero ad accendere questa "luce". Ma anche i contenuti sono importanti. E anche le connessioni. E anche le competenze. E anche le relazioni. Importante è imparare a imparare. Importante è imparare a districarsi tra informazione utile e non utile, tra sapere fondamentale e sapere secondario. Eccetera, eccetera. Per coltivare questi aspetti sarebbe necessario TEMPO e avere la consapevolezza della loro primaria importanza. Tuttavia, in tutti questi aspetti citati - che metterei in cima alla ipotetica scala delle priorità -, concordo che la scuola stia fallendo (e non ha mai centrato l'obiettivo, perché un tempo questi NON erano obiettivi, mentre oggi almeno se ne discute). E, se posso dire senza cadere nel pregiudizio che voglia fare difese d'ufficio, fatico a credere che si tratti di "formazione dei docenti". Un docente moderno ha ben presente queste cose. Peccato che la pressione sociale sia su tutt'altri aspetti.

Risposto da Giampaolo Carboniero su 7 Settembre 2014 a 19:44 Premettendo la mia incompetenza specifica della materia, mi sono spesso chiesto come si potrebbe cominciare; intanto io abolirei il valore legale dei titoli di studio, che dovrebbero essere sostituiti da "certificazioni" specifiche sul livello di preparazione e competenza nelle varie materie; a sua volta questo passaggio presupporebbe un sistema di valutazione che fosse "terzo" all'ambiente scolastico nel quale si è studiato, un'autonomia scolastica, anche economica, molto spinta ( Buoni scuola?), un monitoraggio dei risultati ( quantità e qualità delle competenze acquisite dagli studenti a fine anno) con relativa responsabilizzazione dei dirigenti scolastici, e quindi conseguente, proporzionale influenza sulle loro carriere. La responsabilità del Ministero e delle strutture centralizzate, burocraticamente elefantiache e inutilmente complesse, la rilevo soprattutto nella mancanza di diffusione e assunzione a modello di tutte le migliori e più efficaci sperimentazioni riuscite, pur esistenti nella nostra scuola. Naturalmente tutto ciò sarebbe realizzabile solo a patto di superare il nepotismo, le compiacenze, i favori, le raccomandazioni che imperano a tutti i livelli della PA, scuola compresa, e solo se gli eventuali risparmi derivanti da una razionalizzazione della spesa fossero reinvestiti e gli altri investimenti necessari fossero certi e continui. Faccio un esempio, in merito, con la mia esperienza nell'amministrazione comunale, in cui risulta quasi impossibile programmare un decente piano pluriannuale per la mancanza di entrate proprie certe e costanti, oltre alle attuali per la copertura dei servizi propri obbligatori ( fatti i salti mortali, ad es., per l'aumento percentuale della differenziata, per la messa a norma antincendio e antisismica degli edifici scolastici, due, - con finanziamenti centellinati negli anni e umilianti pellegrinaggi continui ai vari Signori medievali della Regione e della Provincia, mancanza, in merito, di qualunque coinvolgimento nell'analisi e nella richiesta e gestione di fondi strutturali europei da parte degli Enti superiori, necessario per la realtà dei piccoli comuni di montagna -, per la manutenzione del territorio - in cinque anni

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quasi 2 Mln. di euro solo per manutenzione straordinaria di muri di sostegno, vecchi muri a secco, delle strade comunali, manutenzione di Km. di strade bianche ereditate dalla Grande Guerra e strade forestali per l'esbosco del legname e legnatico alla popolazione, sempre naturalmente a seguito dei sopraddetti pellegrinaggi -, manutenzione straordinaria e ordinaria delle attuali 9 malghe di uso civico, che negli anni '50 erano 15, più tutta un'altra serie di interventi che la nostra situazione altimetrica , 200 - 1300 mt.s.l.m., e morfologica richiedono). Io quindi distinguerei due livelli: uno didattico, di cui altri nel nostro circolo, con ben maggiore esperienza, hanno già detto e stanno dicendo, che necessita di riforme quasi a costo zero, e uno, realizzabile con una forte revisione dell'organizzazione e suddivisione della spesa, e fiscale, eminentemente materiale, di dotazioni strumentali ( in cui sarebbe utile la definizione di standards minimi), manutenzione, ordinaria e straordinaria degli edifici, con adeguamento, oltre agli standard di sicurezza, anche alle nuove esigenze didattiche; aspetto, quello che definisco materiale, in cui prevale la necessità di investimenti adeguati ( che forse sarebbe utile fossero esclusi, quali investimenti sul futuro e sulle nuove generazioni, dalle norme sul pareggio di bilancio; naturalmente con verifiche e monitoraggi adeguati, atti ad evitare le soluzioni all'italiana; perchè, p.e., non pensare, del caso, ad una supervisione europea a tali tipi di investimento?).

Risposto da 1fdqamfq8sozf su 9 Settembre 2014 a 12:56 Carlo chi? Non nello spirito di: Fassina chi? laura sgaravatto ha detto: https://dl.dropboxusercontent.com/u/41318483/colonizzazione.pdf questo lo ha fatto Carlo !!! :))) Risposte a questa discussione

Risposto da Roberto Zanre' su 9 Settembre 2014 a 13:03 In alcune scuole può essere un problema. Peccato che anche in questo caso, per la società (educatissima), la "responsabilità" sia degli "insegnanti"... incapaci e fannulloni :-). Gli stessi insegnanti che non possono "rimproverare" (scattano denunce anche solo per aver guardato "male" lo studente che ha appena offeso il suo compagno) e che hanno sempre torto rispetto ai nostri figli. Gli stessi insegnanti che magari vengono "picchiati" da alcuni genitori, per la valutazione negativa data ai figli. Si parla, a volte, di prevenzione (bullismo). Senza pensare alle risorse necessarie. Ma alle vittime interessano le azioni, "adesso". Quando accenno alla "schizofrenia" della scuola, penso anche a queste cose. Ovviamente la più grande schizofrenia discende dal fatto di volere una scuola "formativa" che promuove chiunque... anche i fannulloni (non necessariamente per "colpa"). Se qualcuno riesce a vedere come risolvere questa "quadratura" me lo dica. Sono molto curioso. Parlo di cose serie, naturalmente. laura sgaravatto ha detto: grande problema: «L’ambasciata francese ha coperto il bullismo al liceo Chateaubriand» L’ex moglie del console attacca i suoi colleghi: botte e insulti razzisti al figlio. Il preside dell’istituto ammette l’episodio del ragazzo e conferma che ce ne sono stati altri. Ma dice: «Adottati tutti i provvedimenti previsti» di Rinaldo Frignani bullismo !

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Risposto da Roberto Zanre' su 9 Settembre 2014 a 13:10 Molto utile. Grazie molte. Ma, anch'io sono costretto a chiedere: Carlo chi? :-) Salvatore Venuleo ha detto: Carlo chi? Non nello spirito di: Fassina chi? laura sgaravatto ha detto: https://dl.dropboxusercontent.com/u/41318483/colonizzazione.pdf questo lo ha fatto Carlo !!! :)))

Risposto da Roberto Zanre' su 9 Settembre 2014 a 13:52 :-) Grazie a Laura, l'investigatrice :-) laura sgaravatto ha detto: UFFFI :))) uomini di poca volontà "investigativa" si presenta così: Non so se questo è lo spazio giusto per presentarmi; ci provo. Ho 45 anni, moglie figlio e un lavoro da metalmeccanico travestito da informatico. Nel corso della mia carriera elettorale ho votato praticamente di tutto ad esclusione, per mio puntiglio personale, di DC e PSI. Nella situazione attuale, situazione economica politica e sociale, sto (ri)vedendo quello che successe in Europa molti decenni addietro. Da ciò la volontà di cercare di fare qualcosa per evitare il ripetersi di quella tragedia. Sto entrando nel PD per vedere se dall'interno è possibile cambiarne la politica più facilmente che da semplice elettore. Credo sia rimasto ormai pochissimo tempo per agire, ecco perché sono qui. CARLO DE LUCA ! :))) Iscritto al circolo ...e nel gruppo REDAZIONE .... Roberto Zanre' ha detto: Molto utile. Grazie molte. Ma, anch'io sono costretto a chiedere: Carlo chi? :-) Salvatore Venuleo ha detto: Carlo chi? Non nello spirito di: Fassina chi? laura sgaravatto ha detto: https://dl.dropboxusercontent.com/u/41318483/colonizzazione.pdf questo lo ha fatto Carlo !!! :)))

Risposto da Roberto Zanre' su 9 Settembre 2014 a 13:53 Ritornando alla scuola, articolo su Repubblica (non l'ho letto ancora): http://www.repubblica.it/scuola/2014/09/09/news/ocse_scuola_2014-95...

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Però, scorrendo velocemente, ho visto questa: "I giovani laureati Italiani (25-34 anni), per esempio, raggiungono appena il livello di competenze di lettura e matematiche dei loro coetanei senza titolo di studio terziario in Finlandia, in Giappone o nei Paesi Bassi."

Risposto da 1fdqamfq8sozf su 9 Settembre 2014 a 14:08 Giuro che lo sospettavo. L'unico Carlo attivo nel circolo e più volte intervenuto brillantemente sulla questione palestinese. Non avevo la certezza. Comunque ho postato su fb sia, sul mio diario che sulla nostra pagina (cui pochi partecipano). P.S Ma tu, Laura, perché vuoi che ci affatichiamo in investigazioni? laura sgaravatto ha detto: UFFFI :))) uomini di poca volontà "investigativa" si presenta così: Non so se questo è lo spazio giusto per presentarmi; ci provo. Ho 45 anni, moglie figlio e un lavoro da metalmeccanico travestito da informatico. Nel corso della mia carriera elettorale ho votato praticamente di tutto ad esclusione, per mio puntiglio personale, di DC e PSI. Nella situazione attuale, situazione economica politica e sociale, sto (ri)vedendo quello che successe in Europa molti decenni addietro. Da ciò la volontà di cercare di fare qualcosa per evitare il ripetersi di quella tragedia. Sto entrando nel PD per vedere se dall'interno è possibile cambiarne la politica più facilmente che da semplice elettore. Credo sia rimasto ormai pochissimo tempo per agire, ecco perché sono qui. CARLO DE LUCA ! :))) Iscritto al circolo ...e nel gruppo REDAZIONE .... Roberto Zanre' ha detto: Molto utile. Grazie molte. Ma, anch'io sono costretto a chiedere: Carlo chi? :-) Salvatore Venuleo ha detto: Carlo chi? Non nello spirito di: Fassina chi? laura sgaravatto ha detto: https://dl.dropboxusercontent.com/u/41318483/colonizzazione.pdf questo lo ha fatto Carlo !!! :)))

Risposto da Cristina Favati su 9 Settembre 2014 a 14:41 Lo hanno ribadito proprio adesso a La7 cultura. Nella mia esperienza di insegnante di matematica non ne sono per nulla felice. La matematica, più di qualunque altra materia, va amata per poterla trasmettere e quindi insegnare. Dovrebbero fare un test agli insegnanti per capire, oltre alle competenze che possiedono ovviamente, fino a che punto la amano prima di metterli in cattedra. Roberto Zanre' ha detto: Ritornando alla scuola, articolo su Repubblica (non l'ho letto ancora): http://www.repubblica.it/scuola/2014/09/09/news/ocse_scuola_2014-95... Però, scorrendo velocemente, ho visto questa: "I giovani laureati Italiani (25-34 anni), per esempio, raggiungono appena il livello di competenze di lettura e matematiche dei loro coetanei senza titolo di studio terziario in Finlandia, in Giappone o nei Paesi Bassi."

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Risposto da Cristina Favati su 9 Settembre 2014 a 14:42 Davvero interessante. Laura la detective...:)))))) Salvatore Venuleo ha detto: Giuro che lo sospettavo. L'unico Carlo attivo nel circolo e più volte intervenuto brillantemente sulla questione palestinese. Non avevo la certezza. Comunque ho postato su fb sia, sul mio diario che sulla nostra pagina (cui pochi partecipano). P.S Ma tu, Laura, perché vuoi che ci affatichiamo in investigazioni? laura sgaravatto ha detto: UFFFI :))) uomini di poca volontà "investigativa" si presenta così: Non so se questo è lo spazio giusto per presentarmi; ci provo. Ho 45 anni, moglie figlio e un lavoro da metalmeccanico travestito da informatico. Nel corso della mia carriera elettorale ho votato praticamente di tutto ad esclusione, per mio puntiglio personale, di DC e PSI. Nella situazione attuale, situazione economica politica e sociale, sto (ri)vedendo quello che successe in Europa molti decenni addietro. Da ciò la volontà di cercare di fare qualcosa per evitare il ripetersi di quella tragedia. Sto entrando nel PD per vedere se dall'interno è possibile cambiarne la politica più facilmente che da semplice elettore. Credo sia rimasto ormai pochissimo tempo per agire, ecco perché sono qui. CARLO DE LUCA ! :))) Iscritto al circolo ...e nel gruppo REDAZIONE .... Roberto Zanre' ha detto: Molto utile. Grazie molte. Ma, anch'io sono costretto a chiedere: Carlo chi? :-) Salvatore Venuleo ha detto: Carlo chi? Non nello spirito di: Fassina chi? laura sgaravatto ha detto: https://dl.dropboxusercontent.com/u/41318483/colonizzazione.pdf questo lo ha fatto Carlo !!! :)))

Risposto da Cristina Favati su 9 Settembre 2014 a 15:00 Ho partecipato a questa bella iniziativa di scuola channel. http://www.scuolachannel.it/aphorisms

Risposto da Alessandro Bellotti su 9 Settembre 2014 a 15:32 Le mi esperienze mi fanno pensare a due o tre Italie, anche nell'istruzione (superiore o universitaria). Non penso che un ingegnere laureato a Bologna sia svantaggiato rispetto a un 'collega' tedesco.

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E' evidente che se si pretende di far lavorare precario un ingegnere a 1200 euro al mese per anni, evidentemente la sfiducia nei nostri giovani dilaga e dilagherà sempre più. Si parla tanto di Ferrari... Invito a ricercare le storie dei lavoratori precari assunti (si fa per dire...) in Ferrari. La querelle fra Marchionne e Montezemolo fa ridere. Qualche saggio ci racconta che per vincere in formula uno ci vuole stabilità. Di piloti, di manager ? Di lavoratori evidentemente no in quanto mi risulta che nel reparto corse Ferrari (700 addetti) imperi il precariato.... Stesso discorso nella produzione. Abbiamo decisamente una economia malata. Anche in Ferrari, nonostante gli utili a doppia cifra sul fatturato, impera il precariato. Poi ci chiediamo perchè le prime 6 F1 in griglia a Monza erano motorizzate Mercedes...

Risposto da Roberto Zanre' su 9 Settembre 2014 a 16:06 Come già detto, Cristina, non credo più alla storia degli insegnanti "poco preparati". L'ho creduto per molti anni, ma le mie osservazioni e i miei studi mi portano a escludere che il problema principale (cioè in senso statistico) sia questo. Sappiamo tutti che, individuando il problema sbagliato, la soluzione non potrà essere trovata. E che dire dei giovani laureati italiani con competenze inferiori ai giovani finlandesi e giapponesi senza titolo terziario? Tra questi laureati - escludendo i laureati in matematica, ingegneria, fisica, chimica e, per ovvie ragioni, i laureati in corsi di laurea strettamente "umanistici" - sono quasi certamente annoverati molti laureati in lauree "scientifiche", dove la matematica e le scienze vengono sempre insegnate (almeno un esame di matematica, uno di fisica, uno di chimica, non si nega a nessuno...). Cristina Favati ha detto: Lo hanno ribadito proprio adesso a La7 cultura. Nella mia esperienza di insegnante di matematica non ne sono per nulla felice. La matematica, più di qualunque altra materia, va amata per poterla trasmettere e quindi insegnare. Dovrebbero fare un test agli insegnanti per capire, oltre alle competenze che possiedono ovviamente, fino a che punto la amano prima di metterli in cattedra. Roberto Zanre' ha detto: Ritornando alla scuola, articolo su Repubblica (non l'ho letto ancora): http://www.repubblica.it/scuola/2014/09/09/news/ocse_scuola_2014-95... Però, scorrendo velocemente, ho visto questa: "I giovani laureati Italiani (25-34 anni), per esempio, raggiungono appena il livello di competenze di lettura e matematiche dei loro coetanei senza titolo di studio terziario in Finlandia, in Giappone o nei Paesi Bassi."

Risposto da Roberto Zanre' su 9 Settembre 2014 a 16:18 Ottimo intervento. La penso allo stesso modo. Si parla tanto di valore della componente "risorse umane"... ma negli ultimi vent'anni abbiamo distrutto completamente il tessuto "umano" e quello dell' "esperienza". Schizofrenia di una società in mano a manager patologici, ubriacati dai loro immeritati compensi e "vittime" dei loro miopi metodi di "restare sul mercato".

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Alessandro Bellotti ha detto: Le mi esperienze mi fanno pensare a due o tre Italie, anche nell'istruzione (superiore o universitaria). Non penso che un ingegnere laureato a Bologna sia svantaggiato rispetto a un 'collega' tedesco. E' evidente che se si pretende di far lavorare precario un ingegnere a 1200 euro al mese per anni, evidentemente la sfiducia nei nostri giovani dilaga e dilagherà sempre più. Si parla tanto di Ferrari... Invito a ricercare le storie dei lavoratori precari assunti (si fa per dire...) in Ferrari. La querelle fra Marchionne e Montezemolo fa ridere. Qualche saggio ci racconta che per vincere in formula uno ci vuole stabilità. Di piloti, di manager ? Di lavoratori evidentemente no in quanto mi risulta che nel reparto corse Ferrari (700 addetti) imperi il precariato.... Stesso discorso nella produzione. Abbiamo decisamente una economia malata. Anche in Ferrari, nonostante gli utili a doppia cifra sul fatturato, impera il precariato. Poi ci chiediamo perchè le prime 6 F1 in griglia a Monza erano motorizzate Mercedes...

Risposto da giovanni de sio cesari su 9 Settembre 2014 a 17:09 Carlo Luca ha postato il lavoro anche sul nostro forum e io credevo, an,i che venisse pubblicato anche dalla nostra rivista: Mi ripromettevo di rileggerlo e infatti lo ho fatto confermando la prima impressione Come gia scrissi si tratta di un lavoro veramente egregio che documenta impeccabilmente ogni elemento che riporta,: un lavoro a carattere scientifico quindi e non un giudizio complessivo . Proprio per questo rileva un solo aspetto, quello che documenta della complessa questione palestinese Nel merito io aggiungerei un aspetto che tuttavia non è altrettanto documentabile che rilevo dalle conversazioni avuto con un funzionario italiano di Gerusalemme:( un amico di mio figlio) Vi è da parte degli Israeliani una continua provocazione, una sopraffazione giornaliera che oltre a rendere penosa la vita di tutti i giorni umilia profondamente i palestinesi in un mondo in cui la dignità e la faccia sono molto se non tutto. Con il pretesto ( o motivo, fate voi) ) della sicurezza, tutto è possibile, tutto puo essere inflitto ai palestinesi. Diciamo che forse gli israeliani non se ne rendono nemmeno conto pensando che comunque è colpa dei palestinesi per il loro atteggiameento ostile Mi riferisco a situazione del tipo di quello descritto dal film” Il giardino dei limoni” non so se lo avete visto : un film israeliano non palestinese cosi come ogni tanto qualche tribunale israeliano riesce a dar ragione a qualche palestinese . laura sgaravatto ha detto: UFFFI :))) uomini di poca volontà "investigativa" si presenta così: Risposte a questa discussione

Risposto da Roberto Zanre' su 9 Settembre 2014 a 18:52 Caro Giovanni, il lavoro di Carlo, e quello che descrivi tu in questo commento, e' proprio quello che in molti sanno, ma faticano a dire... pena l'essere classificati degli anti israeliani, se non peggio. Non è che tutti vivono sulle nuvole. A volte le persone sono più informate di quello che crediamo e starebbe a noi avere il rispetto per quello che dicono. Senza appiccicare etichette frettolose e pregiudizievoli. Detto con molta asciuttezza. Speriamo quindi che, dopo aver letto un lavoro "scientifico" (non esageriamo però), si possa discutere con più serenità di certe cose. Almeno non neghiamo le evidenze, per favore ed evitiamo di entrare nelle solite diatribe tifoidi (pseudo tifo). Perché altrimenti è difficile non pensare di essere un po' presi in giro. Forse stiamo facendo un passo avanti. Coraggio, allora.

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P.S. tu stesso citi un film israeliano (che consiglio) e io ho fatto l'esempio dei militari israeliani che si rifiutano di andare a fare la guerra a Gaza. Queste cose dovrebbero accendere qualche riflessione in più. Possibile essere più realisti del Re? In USA e in Israele sembra si possa criticare più liberamente che in Italia (detto frettolosamente). Francamente mi aspetterei di più da parte nostra. giovanni de sio cesari ha detto: Carlo Luca ha postato il lavoro anche sul nostro forum e io credevo, an,i che venisse pubblicato anche dalla nostra rivista: Mi ripromettevo di rileggerlo e infatti lo ho fatto confermando la prima impressione Come gia scrissi si tratta di un lavoro veramente egregio che documenta impeccabilmente ogni elemento che riporta,: un lavoro a carattere scientifico quindi e non un giudizio complessivo . Proprio per questo rileva un solo aspetto, quello che documenta della complessa questione palestinese Nel merito io aggiungerei un aspetto che tuttavia non è altrettanto documentabile che rilevo dalle conversazioni avuto con un funzionario italiano di Gerusalemme:( un amico di mio figlio) Vi è da parte degli Israeliani una continua provocazione, una sopraffazione giornaliera che oltre a rendere penosa la vita di tutti i giorni umilia profondamente i palestinesi in un mondo in cui la dignità e la faccia sono molto se non tutto. Con il pretesto ( o motivo, fate voi) ) della sicurezza, tutto è possibile, tutto puo essere inflitto ai palestinesi. Diciamo che forse gli israeliani non se ne rendono nemmeno conto pensando che comunque è colpa dei palestinesi per il loro atteggiameento ostile Mi riferisco a situazione del tipo di quello descritto dal film” Il giardino dei limoni” non so se lo avete visto : un film israeliano non palestinese cosi come ogni tanto qualche tribunale israeliano riesce a dar ragione a qualche palestinese . laura sgaravatto ha detto: UFFFI :))) uomini di poca volontà "investigativa" si presenta così:

Risposto da Giampaolo Carboniero su 10 Settembre 2014 a 2:40 Bravo Carlo e... grazie Laura!

Risposto da Roberto Zanre' su 12 Settembre 2014 a 13:20 Sui test di ingresso: http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/09/12/test-dingresso-alluniver...

Risposto da 1fdqamfq8sozf su 21 Settembre 2014 a 18:31 Imparare in classe o... http://www.lavoce.info/lacronimo-dimenticato-riforma-sistema-educat...

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Risposto da Cristina Favati su 21 Settembre 2014 a 19:20 Grazie Salvatore. Salvatore Venuleo ha detto: Imparare in classe o... http://www.lavoce.info/lacronimo-dimenticato-riforma-sistema-educat...

Risposto da Giampaolo Carboniero su 23 Settembre 2014 a 17:02 Il problema del "nuovo" che nasce già vecchio e obsoleto; però, in compenso, adeguato al livello di competenza a alla qualità dei nostri politici, disgraziatamente, non, alle nostre necessità. Salvatore Venuleo ha detto: Imparare in classe o... http://www.lavoce.info/lacronimo-dimenticato-riforma-sistema-educat...

Risposto da Roberto Zanre' su 17 Ottobre 2014 a 7:49 Leggete un po' questa. E prestate attenzione alla frase conclusiva: http://www.lastampa.it/2014/10/16/italia/cronache/prof-rimprovera-l...

Risposto da Giampaolo Carboniero su 17 Ottobre 2014 a 18:57 Devono valutare, già; mi sa che lo Stato, e/o i suoi rappresentanti, più che assente, è colluso. Roberto Zanre' ha detto: Leggete un po' questa. E prestate attenzione alla frase conclusiva: http://www.lastampa.it/2014/10/16/italia/cronache/prof-rimprovera-l...

Risposto da 1fdqamfq8sozf su 17 Ottobre 2014 a 19:08 Spero proprio che sia una bufala quella della faticosa valutazione. Peraltro la collusione è l'altra faccia del cosiddetto "realismo". Sui genitori è meglio che non dica come la penso davvero. Vabbè, lo dico: in attesa della rivoluzione che cancellerà anche i genitori rin....ti dalla faccia della terra (nel senso che sarà cancellata la deprivazione culturale), io toglierei tranquillamente la patria potestà a un genitore su due; facciamo, per prudenza uno su tre. Conosco troppi casi di danni irreversibili prodotti da genitori protettivi a sproposito. Giampaolo Carboniero ha detto: Devono valutare, già; mi sa che lo Stato, e/o i suoi rappresentanti, più che assente, è colluso. Roberto Zanre' ha detto: Leggete un po' questa.

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E prestate attenzione alla frase conclusiva: http://www.lastampa.it/2014/10/16/italia/cronache/prof-rimprovera-l...

Risposto da Roberto Zanre' su 17 Ottobre 2014 a 19:39 Giampaolo, Salvatore. Grazie per i vostri interventi. Ho post-ato questa notizia come esempio paradigmatico di quello che accade nella nostra scuola. Non si tratta di casi così isolati. Queste cose costituiscono, a mio avviso, la punta dell'iceberg della schizofrenia del sistema. Al Nord ancora sopravvive una parvenza di legalità e di "correttezza". Ma ascolto molti docenti che hanno avuto esperienza in altre parti d'Italia e parrebbe che la situazione sia oltre i limiti dell'accettabile. Guai al docente che non fa rispettare le regole (esempio il divieto di fumo e dell'uso del cellulare). Guai al docente che prova a farle rispettare queste regole. Non auspico un "ritorno al passato" (la scuola autoritaria), perché disapprovo ancora di più la mancanza di trasparenza e l'arbitrio che a volte si vede ancora nelle aule universitarie. Dialogo molto anche con i miei studenti universitari. Auspico però una coscienza sulla scuola che sia almeno coerente e che non sia schizofrenica. P.S. Piccola testimonianza. Due/tre anni fa fui testimone di quanto vado a raccontare per sommi capi. In un corridoio. Uno studente "bullo" (famoso) stava alzando le mani su un altro studente, che però cercava di difendersi. Una prof.ssa, di quelle rare, intervenne per "fermare" la zuffa. Nell'intervenire per "separare" i due studenti, le braccia della prof.ssa furono chiaramente urtate e colpirono accidentalmente, senza intento e senza alcun danno, la testa del "bullo". Non vi dico la scenata di costui, che si rivolse verso la prof.ssa urlando e dicendo "lei non si deve permettere di colpirmi", eccetera. Seguì intervento del dirigente scolastico, istruttoria nei confronti della prof.ssa, testimonianza mia, genitori del bullo che usarono la linea di difesa "molti responsabili della zuffa, compresa la prof.ssa... meglio dire che nessuno è responsabile". Tutto chiuso lì. Perché? Provate a chiedere a un dirigente scolastico di essere coraggioso in casi come questi. Praticamente impossibile. Il torto è per definizione dell'adulto. Provate a immaginare come avrebbe potuto essere una sentenza sull'accaduto. Provate a immaginare la notizia giornalistica se la prof.ssa avesse assistito senza intervenire. Provate a immaginare altri scenari possibili. Il fatto è che esiste la consapevolezza diffusa di poterla fare sempre franca e di potersi "vendicare" per essere stati costretti al rispetto delle regole. Ovvio che non sto generalizzando, ma questa mentalità esiste ed è diffusa in molti ambienti e in molti ambiti. Provate a mettere in testa a questa gente che cosa si dovrebbe fare a scuola. Salvatore Venuleo ha detto: Spero proprio che sia una bufala quella della faticosa valutazione. Peraltro la collusione è l'altra faccia del cosiddetto "realismo". Sui genitori è meglio che non dica come la penso davvero. Vabbè, lo dico: in attesa della rivoluzione che cancellerà anche i genitori rin....ti dalla faccia della terra (nel senso che sarà cancellata la deprivazione culturale), io toglierei tranquillamente la patria potestà a un genitore su due; facciamo, per prudenza uno su tre. Conosco troppi casi di danni irreversibili prodotti da genitori protettivi a sproposito. Giampaolo Carboniero ha detto: Devono valutare, già; mi sa che lo Stato, e/o i suoi rappresentanti, più che assente, è colluso. Roberto Zanre' ha detto: Leggete un po' questa. E prestate attenzione alla frase conclusiva: http://www.lastampa.it/2014/10/16/italia/cronache/prof-rimprovera-l...

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