il Menestrello racconta

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IL MENESTRELLO RACCONTA... 66

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Il menestrello sa bene qual è l’autentico fantasticare: è l’immaginare, il calmo riposare della mente del bambino, il sereno contemplare l’immagine quale creatura della sua interiorità. Fantasticare significa abbandonarsi alla leggerezza, perdersi nell’acqua che gorgoglia in un ruscello montano, dietro il volo di un’ape richiamata dai pollini che noi non vediamo, correre in groppa a un cavallo sulle ali del vento, scoprire l’impalpabile vita degli Elementi della natura: del fuoco, dell’aria, dell’acqua, della terra.Restituiamo ai bambini la verità eterica del mondo e, per il loro stesso bene, desistiamo dal deturpare con false immagini la loro libera fantasia, che sa creare eroi invincibili, sapienti solitari capaci di comprendere il linguaggio degli animali, mondi paralleli esistenti nella galassia delle fiabe. Non soffochiamo con le nostre istanze intellettuali la fantasia dei bambini. Perché la fantasia, come il sogno, è preziosa alla vita.

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La LEGGENDA DEL BUDDHA

di Gabriele Burrini

PROLOGO

Sfondo di montagne con il Potala, il palazzo del Dalai Lama a Lhasa. Quattro monaci avvolti in lunghi scialli color vinaccia entrano mormorando una litania a bassa voce: uuuuu-om-mani-padme-hum-mmmm. Si siedono a terra.

Primo monacoUomini e donne di questa sala,pace e silenzio vi portiamo.Questa compagnia scesa dal Potalavi rappresenta e vi declamala nobile vita di colui che in Asiaè chiamato il Buddha Gotama.

Secondo monacoEra un principe di nome Siddharthama alle sue ricchezze rinunciò.Nella giungla si ritirò in dispartee per anni da eremita fece vitafinché l’Illuminato diventò.

Terzo monacoNel Nepàl, in una regione vicina alle falde del Tetto del mondoduemilacinquecento anni or sonovivevano un re e una reginaa capo di un paese fecondo.

TRA I 10 E I 12 ANNI

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Quarto monacoMa ecco che la storia si dipana:già si avvicina la regina Mayàche va incontro al re Shuddhodàna,state attenti a quel che dirà.

ATTO ISCENA I

Escono i quattro monaci. Sala del Trono. Entra la regina da un lato e il re dall’altro. La regina indossa un sari colorato, il re ha i baffi arricciati all’insù, porta pantaloni chiari e giacca alla coreana, un pugnale curvo sul fianco.

ReginaMio saggio e dolce sposo,stanotte un bianco elefante ha turbato i miei sognie mi ha tolto il riposo.Poi è avvenuto un fatto strabiliante:un forte vento mi sollevava e tanta gente laggiù si inchinava.

ReLa grande anima avrai sognatodel bambino che ora aspettiamo.Guerriero agile e forte,re invincibile sarà per sorte:i tuoi sogni non sono vani,lo dicono gli indovini bramani.

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SIPARIO!

SCENA II

Si abbassano le luci. Parco con tre grossi alberi e profilo di monti all’orizzonte. Entrano di corsa tre ancelle in lunga veste bianca. A turno si fermano e parlano.

Prima ancellaCorrete, correte, o donne,il miracolo si è avverato,dal cielo sotto un sàliceil principino Siddhartha è arrivatoe come dentro un càlice la regina se l’è abbracciato.

Seconda ancellaCon voce forte il bimbo ha parlato:«Da grande diverrò un Risvegliato,lo dico ai quattro punti cardinaliche in questo parco mi son intorno».Di pelle chiara, come la luce del giornosette passi ha fatto in ogni direzionesulle sue gambe, senza esitazione.

Terza ancellaPoi ho sentito un rumor di terremotoe dal cielo una pioggia è discesadi mille variopinti fiori di loto.Nella giungla nessun suono s’udiva,nessun fiume rumoroso fluiva.

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SCENA III

Si abbassano le luci. Sala del trono. Il re siede in trono a un lato del proscenio. Compare una guardia con una lancia in mano.

Guardia (batte a terra la lancia)Asita, il santo veggentedai lunghi capelli color della luna,dall’Himalàya provenientevuole leggere nel futuro destino di Siddhartha il principino.

ReLa visita di Asita il santosarà per me felicità e vanto. Sia offerta a mo’ di saluto acqua lustrale al benvenuto.

Entra un vecchio dalla pelle scura, in lacere vesti, con lunga barbetta e lunghi capelli bianchi. Si appoggia a un alto bastone. Si lava le mani.

AsitaHo viaggiato per il sentiero del vento,ho percorso il cammino del sole.Nel palazzo dei trentatré dèi,oltre il firmamento stellatoho visto l’esercito alatoannunciare con suoni e canti:«Presto nascerà in terrail più eroico dei santi!».

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SIPARIO!

Allora son volato nel cielo Tushita,dove dimorano le grandi anime pronte a scendere in un corpo terreno:«Come faremo ? – gli dicevano –, per noi finisce l’incanto».E la loro voce era rotta dal pianto. Ma quell’eroe rispondeva:«Siate forti, vincete il dolore,vi lascio il potente Maitreya,che un dì sarà il Buddha dell’amore».Ordunque, o re Shuddhodàna,le porte del gineceo apritee mostratemi il neonato sovrumano.

Gineceo. La scena è in penombra. Tante donne velate circondano la regina. La culla è al centro. Il padre solleva le copertine che avvolgono il principino: dalla culla promana una luce. Asita lo osserva a lungo e da vicino, movendo su di lui le mani.

AsitaGioisci, o re fortunato,non vi è pari a lui per splendore: sul suo corpo riconosco i trentadue segni dell’Uomo superiore.Due vie gli presenterà la sorte:se nella reggia resteràun re universale diverrà,guerriero coraggioso,vittorioso imperatore.Ma se, fuggito dal regnoper la Porta del buon destino, per il mondo vagherà isolato,

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allora presto un Buddha diverrà,perfettamente risvegliato.

Asita congiunge le mani e si inchina sul ginocchio destro, poi si curva portando le mani giunte a livello della fronte. Si rialza e, tenendo le mani giunte a livello del cuore, gira attorno alla culla tenendo la destra; arrivato al punto di partenza, si copre il volto con le mani e piange.

Re e ancellePerché piangi, o saggio?Il tuo frémito ci scoraggia.Forse nel suo destino hai scortoinfausti presagi, una sventura,un pericolo mortale, la mano violenta di un criminale?

AsitaNo, sovrano, piango di gioia,perché finalmente ho trovatol’atteso, l’Illuminato.Ma al termine è oramai la mia vitae più non ci sarà il vecchio Asitaquando come un leoneil Risvegliato ruggirà,predicando il nobile Dharma,la dottrina che tutti salvadall’oceano del karma.

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SIPARIO!

SCENA IV

Parco con tre alberi. Un bambino di sette anni, con i capelli lunghi e vestito da principino, gioca in un parco, di fronte al maestro con la barba bianca. È presente il re.

MaestroHai ormai sette anni, o principe,e l’alfabeto ti dovrò insegnare.Di calligrafia non sai nulla…Ma cos’hai incisosu questa corteccia di betulla?

SiddharthaEcco, o Krimivarma,maestro di scrittura.

Maestro (guarda la corteccia)Strano, questo alfabeto non conosco,di certo è una celeste grafia che sulla Terra apparequando un Uomo superiore compare.Ti avvierò alle sessantaquattro artidel corpo e della mentee per nove anni le partine seguirai, finché a sedici anniuna fidanzata sceglierai.

Re (prende in disparte il maestro)Ma sappi, o maestro Krimivarma, che il principino mai dovrà lasciaregli ambienti regali: il suo karma

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egli vivrà tra le mura della reggia. Non lo invierai mai lontano.Io gli nasconderò il dolore del mondoaffinché non diventi un anacoreta.Voglio che sia un grande sovrano:questa sarà per forza la sua meta.

ATTO IISCENA I

Parco con tre alberi. Il principino ha dodici anni. Nei campi osserva i contadini lavorare. Si siede sotto un grande albero.

SiddharthaOramai dodici anni ho compiutoe la pace della natura contemplo.Che sensazione di calma avvolgente!Quest’albero frondoso e possente che mai la sua ombra giraa sedermi al suo riparo mi attira,per raccogliere in silenzio la mente.

Si siede nella posizione del mezzo loto. Parla l’albero.

Albero JambuFiglio di re, progeniedell’antico veggente Gotàmatu risplendi come il sole che sorge,il tuo viso è dolce come fiore di loto,in te sboccia la saggezza sovrumana.

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O gente, non fate rumore,il giovane Siddharthaimmobile come cima montanaè entrato in meditazione.

SCENA II

Sala del trono. Consiglio di nobili attorno al re. Prende la parola un anziano.

Anziano di corteAffinché non si compia la profezia di Asitache lo prevedeva eremita,il nostro codice vuoleche il principe si scelga una moglie.Lui, ricco e spensierato,diventerà un giovane padre.Solo così la nostra dinastiaavrà un futuro assicurato.

ReVai, o anziano, per la capitale:dalle sue case sceglieraidonne stupende come perle rare,delicate come gelsomini.Nella reggia le porterai:colei cui il principe sorrideràla sua fortunata sposa diverrà.

Sala senza trono. Arrivano a corte le giovani.

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Anziano di corteEcco le giovani più belle della capitaleaccorse ben vestite al palazzo reale.

Siddhartha Leggiadre, ammirevoli, gioiosemeritate ciascuna una pietra preziosa.

Siddhartha dona a ognuna un gioiello. Entra Gopà con alcune ancelle. La ragazza si inchina.

GopàO principe, il mio saluto a te va,mi chiamano Gopà.

SiddharthaSplendida fanciulla dall’incantevole sguardonon ho più gemme da donare,ma il mio fùlgido anelloti voglio regalare.O padre Shuddhodàna,il mio volere non ti paia strano:di questa fanciullaio chiedo subito la mano.

ReO bramani, allestite le nozzecon cerimonie fastose.E voi gente di corteper Siddhartha e Gopàpreparate favolosa dimora

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SIPARIO!

nei più alti appartamentifra delizie, tanta servitùe mille divertimenti.

Sala vuota. Compare un monaco con scialle color vinaccia.

MonacoDieci anni Siddhartha ha trascorso tra feste, danze, canti, piaceri e incanti,giochi fra amici e ballerine allegre.Ma il suo animo più non si rallegra.Al re padre ha dato l’erede futuroaffinché il trono resti duraturo.Eppure in cuor suo sogna la libertà,si sente come un elefante incatenatonei profondi sotterraneidi un vasto palazzo dorato.

SCENA III

Sala del trono. Siddhartha ha ventisei anni, i capelli lunghi, lunghe collane, un paio di baffetti, la spada dorata al fianco, camicia alla coreana, stretta in vita. Parla con il padre.

SiddharthaPadre magnanimo, il migliore dei re,è mia volontà quattro viaggi attuarefuor della reggia e guardare la gente e le opere della capitale.

Accorrono i nobili alla presenza del re.