IL LAVORO NERO NELLA REGIONE LAZIO - megaitaliamedia.net · Rapporto regionale Inail sugli...

167
IL LAVORO NERO NELLA REGIONE LAZIO (Ricerca della Fondazione Cesar per conto della Cgil Regionale del Lazio)

Transcript of IL LAVORO NERO NELLA REGIONE LAZIO - megaitaliamedia.net · Rapporto regionale Inail sugli...

Page 1: IL LAVORO NERO NELLA REGIONE LAZIO - megaitaliamedia.net · Rapporto regionale Inail sugli infortuni “ 36 Indicatori statistici relativi al territorio oggetto della nostra ricerca

IL LAVORO NERO NELLA REGIONE LAZIO

(Ricerca della Fondazione Cesar per conto della Cgil Regionale del Lazio)

Page 2: IL LAVORO NERO NELLA REGIONE LAZIO - megaitaliamedia.net · Rapporto regionale Inail sugli infortuni “ 36 Indicatori statistici relativi al territorio oggetto della nostra ricerca

2

Page 3: IL LAVORO NERO NELLA REGIONE LAZIO - megaitaliamedia.net · Rapporto regionale Inail sugli infortuni “ 36 Indicatori statistici relativi al territorio oggetto della nostra ricerca

3

La Repubblica (Italiana) riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendono effettivo questo diritto. Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società.

(articolo 4 della Costituzione Italiana)

Page 4: IL LAVORO NERO NELLA REGIONE LAZIO - megaitaliamedia.net · Rapporto regionale Inail sugli infortuni “ 36 Indicatori statistici relativi al territorio oggetto della nostra ricerca

4

Page 5: IL LAVORO NERO NELLA REGIONE LAZIO - megaitaliamedia.net · Rapporto regionale Inail sugli infortuni “ 36 Indicatori statistici relativi al territorio oggetto della nostra ricerca

5

Indice Perché questa ricerca di Walter Schiavella pag. 7

Premessa: L’economia irregolare “ 9

Il lavoro nero nel Lazio “ 32

Rapporto regionale Inail sugli infortuni “ 36

Indicatori statistici relativi al territorio oggetto della nostra ricerca “ 39

Cenni storco-geografici della provincia di Frosinone “ 44

Storia dell’industria e dell’artigianato in Ciociaria “ 49

Tasso di sviluppo della provincia di Frosinone “ 52

Morti bianche a Frosinone “ 54

La nostra ricerca “ 56

Frosinone: Agroindustria “ 60

Tessile e abigliamento “ 63

Edilizia “ 68

Cenni storico-geografici Pomezia “ 76

Anzio “ 79

Nettuno “ 81

Ardea “ 82

Nota aggiuntiva “ 86

Contributo ai tavoli tecnici dell’Economia del Mare di Cgil, Cisl, Uil “ 87

Evasori fiscali e fornitori della Pubblica Amministrazione “ 90

Territorio di Pomezia: Edilizia “ 94

Commercio-Tturismo,-Servizi- Vigilanza “ 105

Agroindustria “ 113

Cenni storico-geografici: Ostia “ 120

Fiumicino “ 123

Acilia “ 125

Territorio Municipio XIII: Edilizia “ 126

Commercio-Turismo-Servizi-Vigilanza “ 131

Agroindustria “ 132

Cenni storico-geografici della provincia di Latina “ 136

Inail Latina: Infortuni mortali nel periodo 2003 – 2005 “ 138

Elementi generali “ 139

Latina: Commercio-Turismo-Servizi-Vigilanza “ 140

Agroindustria “ 141

Edilizia “ 145

Appendice: Infiltrazioni criminali nel Lazio “ 149

Page 6: IL LAVORO NERO NELLA REGIONE LAZIO - megaitaliamedia.net · Rapporto regionale Inail sugli infortuni “ 36 Indicatori statistici relativi al territorio oggetto della nostra ricerca

6

Perché questa ricerca Quando lo scorso anno Paolo Guerra ci propose una collaborazione per la realizzazione di una ricerca sul lavoro nero e le infiltrazioni criminali in alcuni territori della nostra regione, aderimmo con entusiasmo. La Cgil era impegnata in una campagna nazionale “IL ROSSO CONTRO IL NERO” e Cgil Cisl e Uil avevano opportunamente deciso di realizzare una iniziativa forte e diffusa, a partire da una piattaforma che è diventata poi la base del confronto con il Governo nazionale. Che il contrasto al lavoro nero resta uno dei temi centrali dell’agenda politica lo confermano le stime dell’ISTAT. Il 17% circa del PIL nazionale e 4 milioni di lavoratori e lavoratrici condannati all’invisibilità. Risorse sottratte al fisco, agli istituti previdenziali, ai lavoratori. Diritti negati, dal salario contrattuale alla sicurezza, alla pensione. Il dato nazionale, per il quale l’ISTAT continua ad affinare i propri strumenti di rilevazione, viene costantemente confermato dalle ispezioni, ancora troppo scarse, delle direzioni provinciali del lavoro e dalle nostre esperienze sul campo. Anche nel Lazio, infatti, il fenomeno ha assunto dimensioni preoccupanti. Cresciuto all’ombra di una cultura della legalità che si tende ad interpretare in modo “ristretto” e che ancora non considera il rispetto del lavoro e dei suoi diritti un parametro oggettivo dell’indice della legalità E all’ombra di una preoccupante rassegnazione che contempla l’irregolarità come parte di un calvario al quale il lavoratore deve sottoporsi fino al raggiungimento, che talvolta non consegue, della regolarizzazione. E’ potuto così accadere che perfino fuori dalla sede del Consiglio regionale un cantiere, visitato dagli ispettori, utilizzasse lavoratori in nero. La ricerca sul campo, della quale ringraziamo Palmieri e naturalmente la Fondazione Cesar, ci spiega anche come il lavoro nero non sia ai margini ma dentro le economie delle comunità. L’analisi dei diversi comparti mette insieme le direttrici dello sviluppo dei territori osservati e l’uso distorto della forza lavoro. Le testimonianze aiutano a comprendere l’umanità negata che sottende le cifre spaventose della irregolarità. Caporali e paghe da fame, infortuni denunciati come incidenti domestici, e ricatti soprattutto nei confronti delle migliaia di lavoratori migranti della regione. Non di rado, la ricerca prova a seguire questa strada, il lavoro illegale viene utilizzato in una parte del processo dell’infiltrazione criminale. Riciclo di denaro, o smaltimento dei rifiuti tossici, attività finanziarie e mercati ortofrutticoli. Spesso infatti il tratto dell’invisibilità del sommerso si combina con la crescita e lo sviluppo di economie illegali. In alcuni casi il nero (ma anche l’illegalità tout-court) incrocia l’attività della P.A.. Soprattutto le modalità con cui si affidano appalti o si rilasciano concessioni mostrano la loro intrinseca debolezza. Quando non colpevolezza. Si conferma così, con questa che proponiamo come un contributo utile al dibattito regionale, non solo la ragione che ha condotto Cgil Cisl e Uil ad avanzare le proposte che hanno già determinato, attraverso i decreti Bersani e la Finanziaria, un cambio di passo del governo nazionale, ma anche le motivazioni delle nostre proposte a livello regionale e l’urgenza della legge, che già concordata con le parti sociali, deve essere ora approvata dal Consiglio.

Page 7: IL LAVORO NERO NELLA REGIONE LAZIO - megaitaliamedia.net · Rapporto regionale Inail sugli infortuni “ 36 Indicatori statistici relativi al territorio oggetto della nostra ricerca

7

C’è infatti la necessità di considerare la qualità del lavoro ed il rispetto dei diritti dei lavoratori come la premessa per la qualità dello sviluppo della nostra regione. Da questo punto di vista la definizione di nuove regole per l’affidamento degli appalti della regione e dei comuni debbono essere utilizzate come norme positive per sostenere la crescita delle imprese sane. Siamo anche convinti che accanto alle norme ed ai comportamenti virtuosi e organizzati della P.A., in senso largo, vada decisa una campagna capillare nei territori, nelle scuole, che sappia fare del riconoscimento del valore del lavoro, a partire dai diritti e dalla cultura della legalità, un tratto della propria identità territoriale. Anche da questo punto di vista la nostra collaborazione con la Fondazione Caesar può costituire un esempio di ricerca sociale e al tempo stesso, sollecitare le energie sane delle comunità regionali a misurarsi giorno per giorno nel contrasto, anche culturale, al lavoro sommerso e all’illegalità. Walter Schiavella Segretario Generale CGIL Lazio

Page 8: IL LAVORO NERO NELLA REGIONE LAZIO - megaitaliamedia.net · Rapporto regionale Inail sugli infortuni “ 36 Indicatori statistici relativi al territorio oggetto della nostra ricerca

8

Premessa: L’economia irregolare

Il lavoro sommerso e quello nero (preferiamo lasciare divisi i due aggettivi) non sono questioni marginali della realtà italiana; sono, invece, parte consistente e funzionale della struttura produttiva nazionale, con tutte le ricadute che ad esso si riconducono, potenzialmente positive se assicurassero una sorta di accumulazione originaria in aree ancora poco sviluppate, o sicuramente negative in quanto obbligano le imprese a bloccarsi nell’impossibilità di emergere, ma soprattutto paralizzano i lavoratori alla necessità di restare invisibili. Indubbiamente il sommerso e il nero generano una sorta di attrazione/rimozione: rimozione perché intrattabili, poco monitorati, non inquadrati, quindi difficilmente stimabili perché sovrabbondanti di ipotesi poco verificabili; attrazione perché bisogna cimentarsi con argomenti di frontiera, dove le conoscenze non sono consolidate, pertanto destinate ad affinamenti e precisazioni. L’esistenza di un’ampia economia irregolare (dall’evasione fiscale al lavoro nero) ha fatto sì che i tanti problemi generati da questo fenomeno divenissero un fatto acquisito, tanto da trovare un riconoscimento istituzionale. Basti pensare alla costituzione, presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, di un apposito “Comitato per l’emersione dal lavoro non regolare” o all’iniziativa dell’INPS di autorizzare la stipula di protocolli d’intesa con istituzioni e organismi interessati per la costituzione di osservatori regionali sul lavoro nero, l’economia sommersa, l’evasione e l’elusione contributiva. Numerosi, inoltre, sono i segnali di crescente attenzione a questi temi anche da parte dell’Unione Europea, che li ha fatti entrare in agenda come evidenziano alcuni espliciti riferimenti ed indicazioni contenute nelle Linee guida proposte dalla Commissione europea a partire dal 2000 come indirizzo per la redazione dei Piani nazionali per l’occupazione (Nap), e il fatto che nel documento della Commissione, dedicato al futuro della Strategia europea dell’occupazione, sia esplicitata la previsione, nel contesto di una complessa razionalizzazione/concentrazione delle Linee guida ridotte a 11, di una linea guida dedicata a “Trasformare il lavoro non dichiarato in lavoro regolare”.

Page 9: IL LAVORO NERO NELLA REGIONE LAZIO - megaitaliamedia.net · Rapporto regionale Inail sugli infortuni “ 36 Indicatori statistici relativi al territorio oggetto della nostra ricerca

9

In particolare per l’Italia, il Nap 2002 ha dato ampio spazio alla tematica della lotta al lavoro nero mettendo al primo posto la necessità di “affrontare le inefficienze e le iniquità causate dall’economia sommersa”. L’insieme delle iniziative italiane e della Commissione europea si basa su un’analisi secondo cui il sommerso non è affatto un problema superato con il progredire di una modernizzazione ineluttabile che trascina le imprese verso organizzazioni più complesse e, per ciò, inevitabilmente più trasparenti, almeno nell’utilizzo del fattore lavoro. Il sommerso non è un retaggio di strutture economiche e sociali ormai sorpassate e quindi trascurabili. Tutt’altro: esso, nella forma specifica del lavoro nero, sembra in crescita per lo stretto intreccio esistente tra trasformazioni interne ed esterne. Particolarmente in Italia mostra radici tenaci, alimentate da una cultura che non di rado concede scarso riconoscimento alla virtù civica. Non solo, ma tali radici si espandono ogni qualvolta mutamenti congiunturali (fasi di crisi, recessioni) o strutturali (globalizzazione, terziarizzazione) impongono una qualche costosa riorganizzazione della struttura economica. Provare a misurare il sommerso, il lavoro nero, è un’esigenza stimolata da una curiosità legittima, densa di implicazioni politiche e di vere e proprie sfide statistiche. Non è un caso che su di essi continuano ad essere proposte stime mirabolanti, non certo intese a far avanzare la conoscenza. E’ dunque opportuno partire dalle “misure ufficiali”, che devono essere ben comprese, nei loro pregi e nei loro limiti, prima di procedere (più o meno avventurosamente) per altre strade.

Page 10: IL LAVORO NERO NELLA REGIONE LAZIO - megaitaliamedia.net · Rapporto regionale Inail sugli infortuni “ 36 Indicatori statistici relativi al territorio oggetto della nostra ricerca

10

Tavola 2.2 - Posizioni di lavoro dipendenti - Non regolari (in migliaia)

ATTIVITA' ECONOMICHE 2000 2001 2002 2003 2004

Agricoltura, silvicoltura e pesca 362,9 373,7 377,8 350,6 359,2

Agricoltura, caccia e silvicoltura 352,0 362,4 366,2 339,6 348,3

Pesca, piscicoltura e servizi connessi 10,9 11,3 11,6 11,0 10,9

Industria 473,6 482,5 452,1 427,7 426,4

Industria in senso stretto 282,1 280,2 268,4 261,4 256,0

Estrazione di minerali 3,2 2,9 2,9 2,8 2,5

Industrie alimentari, delle bevande e del tabacco 18,5 17,6 19,0 18,5 20,4

Industrie tessili e dell'abbigliamento 64,0 63,9 56,4 53,0 52,7

Industrie conciarie, prodotti in cuoio, pelle e similari 14,8 14,3 11,5 10,0 9,4

Industria del legno e dei prodotti in legno 20,3 20,4 19,3 17,9 16,5

Fabbricazione della carta e dei prodotti di carta; stampa ed editoria 20,7 20,6 19,9 20,5 19,5

Fabbricazione di coke, raffinerie di petrolio, trattamento dei combustibili nucleari 1,6 1,7 1,6 1,6 1,7

Fabbricazione di prodotti chimici e di fibre sintetiche e artificiali 14,5 13,7 12,2 12,4 11,9

Fabbricazione di articoli in gomma e materie plastiche 9,9 10,5 9,8 8,2 8,0

Fabbricazione di prodotti della lavorazione di minerali non metalliferi 25,7 26,6 28,3 29,0 27,8

Produzione di metalli e fabbricazione di prodotti in metallo 21,8 22,4 21,2 19,1 18,2

Fabbricazione di macchine ed apparecchi meccanici, compresi la riparazione e la manutenzione 24,8 24,0 26,2 26,1 24,4

Fabbricazione di macchine elettriche e di apparecchiature elettriche ed ottiche 11,5 11,9 12,5 13,2 14,5

Fabbricazione di mezzi di trasporto 13,2 11,8 11,4 12,0 12,7

Altre industrie manifatturiere 16,6 16,5 15,5 16,1 14,9

Produzione e distribuzione di energia elettrica, di gas, di vapore e acqua calda 1,0 1,4 0,7 1,0 0,9

Costruzioni 191,5 202,3 183,7 166,3 170,4

Servizi 3.524,5 3.552,7 3.515,0 3.373,4 3.421,7

Commercio, riparazioni, alberghi e ristoranti, trasporti e comunicazioni 1.547,7 1.574,2 1.507,9 1.355,0 1.326,4

Commercio all'ingrosso, al dettaglio e riparazioni 289,9 289,5 248,6 206,5 200,9

Alberghi e pubblici esercizi 661,4 600,6 526,8 399,4 415,0

Trasporti e comunicazioni 596,4 684,1 732,5 749,1 710,5

Intermediazione monetaria e finanziaria; attività immobiliari ed imprenditoriali 427,7 435,8 464,3 486,0 503,2

Intermediazione monetaria e finanziaria 56,5 54,5 49,8 51,7 51,0

Attività immobiliari, noleggio, attività professionali ed imprenditoriali 371,2 381,3 414,5 434,3 452,2

Altre attività di servizi 1.549,1 1.542,7 1.542,8 1.532,4 1.592,1

Pubblica amministrazione e difesa; assicurazione sociale obbligatoria - - - - -

Istruzione 28,5 25,1 23,5 22,4 19,7

Sanità e altri servizi sociali 28,3 28,8 23,9 19,2 19,9

Altri servizi pubblici, sociali e personali 149,1 156,2 144,6 132,3 130,5

Servizi domestici presso famiglie e convivenze 1.343,2 1.332,6 1.350,8 1.358,5 1.422,0

TOTALE 4.361,0 4.408,9 4.344,9 4.151,7 4.207,3Fonte: Dati ISTAT

Page 11: IL LAVORO NERO NELLA REGIONE LAZIO - megaitaliamedia.net · Rapporto regionale Inail sugli infortuni “ 36 Indicatori statistici relativi al territorio oggetto della nostra ricerca

11

Tavola 2.3 - Posizioni di lavoro dipendenti - Regolari e non regolari (in migliaia)

ATTIVITA' ECONOMICHE 2000 2001 2002 2003 2004

Agricoltura, silvicoltura e pesca 564,0 576,9 578,5 545,0 558,8

Agricoltura, caccia e silvicoltura 546,0 558,7 560,3 526,9 541,2

Pesca, piscicoltura e servizi connessi 18,0 18,2 18,2 18,1 17,6

Industria 5.419,0 5.475,0 5.558,6 5.608,9 5.616,0

Industria in senso stretto 4.487,3 4.491,5 4.522,4 4.529,5 4.498,6

Estrazione di minerali 39,2 38,1 37,5 35,7 34,7

Industrie alimentari, delle bevande e del tabacco 344,0 341,4 365,1 376,1 391,9

Industrie tessili e dell'abbigliamento 602,1 594,8 568,1 548,6 537,6

Industrie conciarie, prodotti in cuoio, pelle e similari 172,7 170,6 166,0 163,0 158,6

Industria del legno e dei prodotti in legno 123,5 124,4 124,8 123,6 119,1

Fabbricazione della carta e dei prodotti di carta; stampa ed editoria 243,7 244,3 243,9 246,2 240,7

Fabbricazione di coke, raffinerie di petrolio, trattamento dei combustibili nucleari 25,6 25,1 25,2 25,4 25,5

Fabbricazione di prodotti chimici e di fibre sintetiche e artificiali 231,6 229,6 225,9 225,7 225,0

Fabbricazione di articoli in gomma e materie plastiche 184,8 187,3 192,1 192,2 189,1

Fabbricazione di prodotti della lavorazione di minerali non metalliferi 284,6 292,4 308,1 318,8 314,6

Produzione di metalli e fabbricazione di prodotti in metallo 644,2 658,5 670,4 669,8 663,3

Fabbricazione di macchine ed apparecchi meccanici, compresi la riparazione e la manutenzione 522,3 523,4 541,3 543,7 539,4

Fabbricazione di macchine elettriche e di apparecchiature elettriche ed ottiche 414,2 417,4 418,4 425,8 429,7

Fabbricazione di mezzi di trasporto 283,2 276,5 271,4 266,7 269,0

Altre industrie manifatturiere 225,9 226,5 230,5 239,8 236,5

Produzione e distribuzione di energia elettrica, di gas, di vapore e acqua calda 145,7 141,2 133,7 128,4 123,9

Costruzioni 931,7 983,5 1.036,2 1.079,4 1.117,4

Servizi 12.782,5 13.134,6 13.610,2 13.783,9 13.880,2

Commercio, riparazioni, alberghi e ristoranti, trasporti e comunicazioni 4.490,0 4.626,6 4.717,3 4.742,1 4.739,3

Commercio all'ingrosso, al dettaglio e riparazioni 1.953,7 2.020,9 2.095,8 2.153,5 2.158,0

Alberghi e pubblici esercizi 1.113,4 1.098,8 1.076,0 1.021,9 1.046,0

Trasporti e comunicazioni 1.422,9 1.506,9 1.545,5 1.566,7 1.535,3

Intermediazione monetaria e finanziaria; attività immobiliari ed imprenditoriali 2.015,8 2.134,9 2.264,4 2.338,5 2.417,5

Intermediazione monetaria e finanziaria 585,2 587,9 584,6 594,3 592,3

Attività immobiliari, noleggio, attività professionali 1.430,6 1.547,0 1.679,8 1.744,2 1.825,2

Altre attività di servizi 6.276,7 6.373,1 6.628,5 6.703,3 6.723,4

Pubblica amministrazione e difesa; assicurazione sociale obbligatoria 1.389,6 1.404,4 1.399,9 1.362,9 1.341,0

Istruzione 1.490,7 1.536,0 1.548,4 1.543,3 1.539,7

Sanità e altri servizi sociali 1.097,9 1.126,0 1.137,6 1.140,4 1.160,2

Altri servizi pubblici, sociali e personali 669,4 697,9 724,9 739,7 758,5

Servizi domestici presso famiglie e convivenze 1.629,1 1.608,8 1.817,7 1.917,0 1.924,0

TOTALE 18.765,5 19.186,5 19.747,3 19.937,8 20.055,0Fonte: Dati ISTAT

Page 12: IL LAVORO NERO NELLA REGIONE LAZIO - megaitaliamedia.net · Rapporto regionale Inail sugli infortuni “ 36 Indicatori statistici relativi al territorio oggetto della nostra ricerca

12

Tavola 2.4 - Posizioni di lavoro dipendenti - Peso delle posizioni non regolari sul totale delle posizioni regolari e non regolari (in %). ATTIVITA' ECONOMICHE 2000 2001 2002 2003 2004

Agricoltura, silvicoltura e pesca 64,3 64,8 65,3 64,3 64,3

Agricoltura, caccia e silvicoltura 64,5 64,9 65,4 64,5 64,4

Pesca, piscicoltura e servizi connessi 60,6 62,1 63,7 60,8 61,9

Industria 8,7 8,8 8,1 7,6 7,6

Industria in senso stretto 6,3 6,2 5,9 5,8 5,7

Estrazione di minerali 8,2 7,6 7,7 7,8 7,2

Industrie alimentari, delle bevande e del tabacco 5,4 5,2 5,2 4,9 5,2

Industrie tessili e dell'abbigliamento 10,6 10,7 9,9 9,7 9,8

Industrie conciarie, prodotti in cuoio, pelle e similari 8,6 8,4 6,9 6,1 5,9

Industria del legno e dei prodotti in legno 16,4 16,4 15,5 14,5 13,9

Fabbricazione della carta e dei prodotti di carta; stampa ed editoria 8,5 8,4 8,2 8,3 8,1

Fabbricazione di coke, raffinerie di petrolio, trattamento dei combustibili nucleari 6,3 6,8 6,3 6,3 6,7

Fabbricazione di prodotti chimici e di fibre sintetiche e artificiali 6,3 6,0 5,4 5,5 5,3

Fabbricazione di articoli in gomma e materie plastiche 5,4 5,6 5,1 4,3 4,2

Fabbricazione di prodotti della lavorazione di minerali non metalliferi 9,0 9,1 9,2 9,1 8,8

Produzione di metalli e fabbricazione di prodotti in metallo 3,4 3,4 3,2 2,9 2,7

Fabbricazione di macchine ed apparecchi meccanici, compresi la riparazione e la manutenzione 4,7 4,6 4,8 4,8 4,5

Fabbricazione di macchine elettriche e di apparecchiature elettriche ed ottiche 2,8 2,9 3,0 3,1 3,4

Fabbricazione di mezzi di trasporto 4,7 4,3 4,2 4,5 4,7

Altre industrie manifatturiere 7,3 7,3 6,7 6,7 6,3

Produzione e distribuzione di energia elettrica, di gas, di vapore e acqua calda 0,7 1,0 0,5 0,8 0,7

Costruzioni 20,6 20,6 17,7 15,4 15,2

Servizi 27,6 27,0 25,8 24,5 24,7

Commercio, riparazioni, alberghi e ristoranti, trasporti e comunicazioni 34,5 34,0 32,0 28,6 28,0

Commercio all'ingrosso, al dettaglio e riparazioni 14,8 14,3 11,9 9,6 9,3

Alberghi e pubblici esercizi 59,4 54,7 49,0 39,1 39,7

Trasporti e comunicazioni 41,9 45,4 47,4 47,8 46,3

Intermediazione monetaria e finanziaria; attività immobiliari ed imprenditoriali 21,2 20,4 20,5 20,8 20,8

Intermediazione monetaria e finanziaria 9,7 9,3 8,5 8,7 8,6

Attività immobiliari, noleggio, attività professionali ed imprenditoriali 25,9 24,6 24,7 24,9 24,8

Altre attività di servizi 24,7 24,2 23,3 22,9 23,7

Pubblica amministrazione e difesa; assicurazione sociale obbligatoria - - - - -

Istruzione 1,9 1,6 1,5 1,5 1,3

Sanità e altri servizi sociali 2,6 2,6 2,1 1,7 1,7

Altri servizi pubblici, sociali e personali 22,3 22,4 19,9 17,9 17,2

Servizi domestici presso famiglie e convivenze 82,5 82,8 74,3 70,9 73,9

TOTALE 23,2 23,0 22,0 20,8 21,0 Fonte: Dati ISTAT

Page 13: IL LAVORO NERO NELLA REGIONE LAZIO - megaitaliamedia.net · Rapporto regionale Inail sugli infortuni “ 36 Indicatori statistici relativi al territorio oggetto della nostra ricerca

13

Tavola 2.5 - Posizioni di lavoro indipendenti - Regolari (in migliaia)

ATTIVITA' ECONOMICHE 2000 2001 2002 2003 2004

Agricoltura, silvicoltura e pesca 3.133,0 3.094,5 2.991,6 2.940,2 2.911,5

Agricoltura, caccia e silvicoltura 3.083,5 3.049,8 2.951,4 2.907,3 2.880,3

Pesca, piscicoltura e servizi connessi 49,5 44,7 40,2 32,9 31,2

Industria 1.675,5 1.691,2 1.692,3 1.703,0 1.738,0

Industria in senso stretto 953,4 940,2 947,6 948,5 957,7

Estrazione di minerali 4,0 4,2 4,2 4,1 4,2

Industrie alimentari, delle bevande e del tabacco 136,0 127,5 135,7 126,0 122,5

Industrie tessili e dell'abbigliamento 158,6 160,1 148,1 152,4 148,0

Industrie conciarie, prodotti in cuoio, pelle e similari 50,9 48,3 44,7 45,5 47,2

Industria del legno e dei prodotti in legno 76,9 75,4 79,2 77,4 82,6

Fabbricazione della carta e dei prodotti di carta; stampa ed editoria 70,3 68,3 70,7 69,0 72,4

Fabbricazione di coke, raffinerie di petrolio, trattamento dei combustibili nucleari 0,2 0,2 0,2 0,2 0,2

Fabbricazione di prodotti chimici e di fibre sintetiche e artificiali 12,3 13,0 12,6 12,7 12,0

Fabbricazione di articoli in gomma e materie plastiche 21,6 20,2 19,7 18,9 20,8

Fabbricazione di prodotti della lavorazione di minerali non metalliferi 49,8 52,0 55,4 52,1 51,3

Produzione di metalli e fabbricazione di prodotti in metallo 134,4 133,8 139,4 147,2 143,4

Fabbricazione di macchine ed apparecchi meccanici, compresi la riparazione e la manutenzione 54,9 55,0 53,0 54,4 58,8

Fabbricazione di macchine elettriche e di apparecchiature elettriche ed ottiche 87,6 89,1 87,4 89,8 85,4

Fabbricazione di mezzi di trasporto 9,2 9,3 8,8 9,3 10,0

Altre industrie manifatturiere 86,2 83,4 88,1 89,1 98,5

Produzione e distribuzione di energia elettrica, di gas, di vapore e acqua calda 0,5 0,4 0,4 0,4 0,4

Costruzioni 722,1 751,0 744,7 754,5 780,3

Servizi 4.985,4 5.030,7 5.073,8 5.123,4 5.218,8

Commercio, riparazioni, alberghi e ristoranti, trasporti e comunicazioni 2.733,9 2.755,5 2.718,3 2.749,8 2.776,7

Commercio all'ingrosso, al dettaglio e riparazioni 1.902,8 1.906,2 1.852,8 1.856,6 1.856,5

Alberghi e pubblici esercizi 578,8 606,6 629,3 658,8 672,9

Trasporti e comunicazioni 252,3 242,7 236,2 234,4 247,3

Intermediazione monetaria e finanziaria; attività immobiliari ed imprenditoriali 1.480,7 1.495,3 1.564,4 1.587,0 1.636,1

Intermediazione monetaria e finanziaria 89,6 89,5 84,1 89,2 88,6

Attività immobiliari, noleggio, attività professionali ed imprenditoriali 1.391,1 1.405,8 1.480,3 1.497,8 1.547,5

Altre attività di servizi 770,8 779,9 791,1 786,6 806,0

Pubblica amministrazione e difesa; assicurazione sociale obbligatoria - - - - -

Istruzione 100,0 102,5 108,9 108,5 110,3

Sanità e altri servizi sociali 247,7 249,3 245,6 243,0 251,0

Altri servizi pubblici, sociali e personali 423,1 428,1 436,6 435,1 444,7

Servizi domestici presso famiglie e convivenze - - - - -

TOTALE 9.793,9 9.816,4 9.757,7 9.766,6 9.868,3Fonte: Dati ISTAT

Page 14: IL LAVORO NERO NELLA REGIONE LAZIO - megaitaliamedia.net · Rapporto regionale Inail sugli infortuni “ 36 Indicatori statistici relativi al territorio oggetto della nostra ricerca

14

Tavola 2.6 - Posizioni di lavoro indipendenti - Non regolari (in migliaia)

ATTIVITA' ECONOMICHE 2000 2001 2002 2003 2004

Agricoltura, silvicoltura e pesca 301,9 303,4 293,0 295,2 284,0

Agricoltura, caccia e silvicoltura 291,8 293,6 283,7 286,1 275,1

Pesca, piscicoltura e servizi connessi 10,1 9,8 9,3 9,1 8,9

Industria 147,8 143,0 144,1 142,1 145,4

Industria in senso stretto 31,7 31,5 30,9 29,2 29,0

Estrazione di minerali 0,6 0,6 0,6 0,1 0,2

Industrie alimentari, delle bevande e del tabacco 12,7 12,1 12,8 11,3 10,6

Industrie tessili e dell'abbigliamento 4,1 4,4 4,0 4,2 3,8

Industrie conciarie, prodotti in cuoio, pelle e similari 0,4 0,5 0,4 0,4 0,4

Industria del legno e dei prodotti in legno 2,6 2,9 2,7 2,5 2,7

Fabbricazione della carta e dei prodotti di carta; stampa ed editoria 1,3 1,4 1,4 1,6 1,8

Fabbricazione di coke, raffinerie di petrolio, trattamento dei combustibili nucleari 0,2 0,2 0,1 0,1 0,1

Fabbricazione di prodotti chimici e di fibre sintetiche e artificiali 0,4 0,4 0,4 0,4 0,4

Fabbricazione di articoli in gomma e materie plastiche 0,6 0,6 0,6 0,4 0,4

Fabbricazione di prodotti della lavorazione di minerali non metalliferi 1,1 1,1 1,0 1,1 1,2

Produzione di metalli e fabbricazione di prodotti in metallo 1,4 1,5 1,3 1,4 1,3

Fabbricazione di macchine ed apparecchi meccanici, compresi la riparazione e la manutenzione 0,9 0,9 0,8 0,9 1,0

Fabbricazione di macchine elettriche e di apparecchiature elettriche ed ottiche 1,1 0,9 1,0 1,0 0,8

Fabbricazione di mezzi di trasporto 1,4 1,3 1,3 1,3 1,5

Altre industrie manifatturiere 2,6 2,4 2,2 2,2 2,5

Produzione e distribuzione di energia elettrica, di gas, di vapore e acqua calda 0,3 0,3 0,3 0,3 0,3

Costruzioni 116,1 111,5 113,2 112,9 116,4

Servizi 660,3 688,6 706,5 687,7 678,6

Commercio, riparazioni, alberghi e ristoranti, trasporti e comunicazioni 479,8 507,0 522,1 503,7 490,3

Commercio all'ingrosso, al dettaglio e riparazioni 49,1 46,6 43,9 41,9 43,9

Alberghi e pubblici esercizi 137,9 120,2 110,8 86,9 91,9

Trasporti e comunicazioni 292,8 340,2 367,4 374,9 354,5

Intermediazione monetaria e finanziaria; attività immobiliari ed imprenditoriali 21,6 24,9 27,2 29,2 28,1

Intermediazione monetaria e finanziaria 1,9 2,0 1,8 1,9 1,9

Attività immobiliari, noleggio, attività professionali ed imprenditoriali 19,7 22,9 25,4 27,3 26,2

Altre attività di servizi 158,9 156,7 157,2 154,8 160,2

Pubblica amministrazione e difesa; assicurazione sociale obbligatoria - - - - -

Istruzione 65,0 62,6 63,6 63,0 64,0

Sanità e altri servizi sociali 66,5 66,6 68,1 62,8 64,9

Altri servizi pubblici, sociali e personali 27,4 27,5 25,5 29,0 31,3

Servizi domestici presso famiglie e convivenze - - - - -

TOTALE 1.110,0 1.135,0 1.143,6 1.125,0 1.108,0Fonte: Dati ISTAT

Page 15: IL LAVORO NERO NELLA REGIONE LAZIO - megaitaliamedia.net · Rapporto regionale Inail sugli infortuni “ 36 Indicatori statistici relativi al territorio oggetto della nostra ricerca

15

Tavola 2.7 - Posizioni di lavoro indipendenti - Regolari e non regolari (in migliaia)

ATTIVITA' ECONOMICHE 2000 2001 2002 2003 2004

Agricoltura, silvicoltura e pesca 3.434,9 3.397,9 3.284,6 3.235,4 3.195,5

Agricoltura, caccia e silvicoltura 3.375,3 3.343,4 3.235,1 3.193,4 3.155,4

Pesca, piscicoltura e servizi connessi 59,6 54,5 49,5 42,0 40,1

Industria 1.823,3 1.834,2 1.836,4 1.845,1 1.883,4

Industria in senso stretto 985,1 971,7 978,5 977,7 986,7

Estrazione di minerali 4,6 4,8 4,8 4,2 4,4

Industrie alimentari, delle bevande e del tabacco 148,7 139,6 148,5 137,3 133,1

Industrie tessili e dell'abbigliamento 162,7 164,5 152,1 156,6 151,8

Industrie conciarie, prodotti in cuoio, pelle e similari 51,3 48,8 45,1 45,9 47,6

Industria del legno e dei prodotti in legno 79,5 78,3 81,9 79,9 85,3

Fabbricazione della carta e dei prodotti di carta; stampa ed editoria 71,6 69,7 72,1 70,6 74,2

Fabbricazione di coke, raffinerie di petrolio, trattamento dei combustibili nucleari 0,4 0,4 0,3 0,3 0,3

Fabbricazione di prodotti chimici e di fibre sintetiche e artificiali 12,7 13,4 13,0 13,1 12,4

Fabbricazione di articoli in gomma e materie plastiche 22,2 20,8 20,3 19,3 21,2

Fabbricazione di prodotti della lavorazione di minerali non metalliferi 50,9 53,1 56,4 53,2 52,5

Produzione di metalli e fabbricazione di prodotti in metallo 135,8 135,3 140,7 148,6 144,7

Fabbricazione di macchine ed apparecchi meccanici, compresi la riparazione e la manutenzione 55,8 55,9 53,8 55,3 59,8

Fabbricazione di macchine elettriche e di apparecchiature elettriche ed ottiche 88,7 90,0 88,4 90,8 86,2

Fabbricazione di mezzi di trasporto 10,6 10,6 10,1 10,6 11,5

Altre industrie manifatturiere 88,8 85,8 90,3 91,3 101,0

Produzione e distribuzione di energia elettrica, di gas, di vapore e acqua calda 0,8 0,7 0,7 0,7 0,7

Costruzioni 838,2 862,5 857,9 867,4 896,7

Servizi 5.645,7 5.719,3 5.780,3 5.811,1 5.897,4

Commercio, riparazioni, alberghi e ristoranti, trasporti e comunicazioni 3.213,7 3.262,5 3.240,4 3.253,5 3.267,0

Commercio all'ingrosso, al dettaglio e riparazioni 1.951,9 1.952,8 1.896,7 1.898,5 1.900,4

Alberghi e pubblici esercizi 716,7 726,8 740,1 745,7 764,8

Trasporti e comunicazioni 545,1 582,9 603,6 609,3 601,8

Intermediazione monetaria e finanziaria; attività immobiliari ed imprenditoriali 1.502,3 1.520,2 1.591,6 1.616,2 1.664,2

Intermediazione monetaria e finanziaria 91,5 91,5 85,9 91,1 90,5

Attività immobiliari, noleggio, attività professionali ed imprenditoriali 1.410,8 1.428,7 1.505,7 1.525,1 1.573,7

Altre attività di servizi 929,7 936,6 948,3 941,4 966,2

Pubblica amministrazione e difesa; assicurazione sociale obbligatoria - - - - -

Istruzione 165,0 165,1 172,5 171,5 174,3

Sanità e altri servizi sociali 314,2 315,9 313,7 305,8 315,9

Altri servizi pubblici, sociali e personali 450,5 455,6 462,1 464,1 476,0

Servizi domestici presso famiglie e convivenze - - - - -

TOTALE 10.903,9 10.951,4 10.901,3 10.891,6 10.976,3Fonte: Dati ISTAT

Page 16: IL LAVORO NERO NELLA REGIONE LAZIO - megaitaliamedia.net · Rapporto regionale Inail sugli infortuni “ 36 Indicatori statistici relativi al territorio oggetto della nostra ricerca

16

Tavola 2.8 - Posizioni di lavoro indipendenti - Peso delle posizioni non regolari sul totale delle posizioni regolari e non regolari (in %). ATTIVITA' ECONOMICHE 2000 2001 2002 2003 2004

Agricoltura, silvicoltura e pesca 8,8 8,9 8,9 9,1 8,9

Agricoltura, caccia e silvicoltura 8,6 8,8 8,8 9,0 8,7

Pesca, piscicoltura e servizi connessi 16,9 18,0 18,8 21,7 22,2

Industria 8,1 7,8 7,8 7,7 7,7

Industria in senso stretto 3,2 3,2 3,2 3,0 2,9

Estrazione di minerali 13,0 12,5 12,5 2,4 4,5

Industrie alimentari, delle bevande e del tabacco 8,5 8,7 8,6 8,2 8,0

Industrie tessili e dell'abbigliamento 2,5 2,7 2,6 2,7 2,5

Industrie conciarie, prodotti in cuoio, pelle e similari 0,8 1,0 0,9 0,9 0,8

Industria del legno e dei prodotti in legno 3,3 3,7 3,3 3,1 3,2

Fabbricazione della carta e dei prodotti di carta; stampa ed editoria

1,8 2,0 1,9 2,3 2,4

Fabbricazione di coke, raffinerie di petrolio, trattamento dei combustibili nucleari

50,0 50,0 33,3 33,3 33,3

Fabbricazione di prodotti chimici e di fibre sintetiche e artificiali 3,1 3,0 3,1 3,1 3,2

Fabbricazione di articoli in gomma e materie plastiche 2,7 2,9 3,0 2,1 1,9

Fabbricazione di prodotti della lavorazione di minerali non metalliferi

2,2 2,1 1,8 2,1 2,3

Produzione di metalli e fabbricazione di prodotti in metallo 1,0 1,1 0,9 0,9 0,9

Fabbricazione di macchine ed apparecchi meccanici, compresi la riparazione e la manutenzione

1,6 1,6 1,5 1,6 1,7

Fabbricazione di macchine elettriche e di apparecchiature elettriche ed ottiche

1,2 1,0 1,1 1,1 0,9

Fabbricazione di mezzi di trasporto 13,2 12,3 12,9 12,3 13,0

Altre industrie manifatturiere 2,9 2,8 2,4 2,4 2,5

Produzione e distribuzione di energia elettrica, di gas, di vapore e acqua calda

37,5 42,9 42,9 42,9 42,9

Costruzioni 13,9 12,9 13,2 13,0 13,0

Servizi 11,7 12,0 12,2 11,8 11,5

Commercio, riparazioni, alberghi e ristoranti, trasporti e comunicazioni

14,9 15,5 16,1 15,5 15,0

Commercio all'ingrosso, al dettaglio e riparazioni 2,5 2,4 2,3 2,2 2,3

Alberghi e pubblici esercizi 19,2 16,5 15,0 11,7 12,0

Trasporti e comunicazioni 53,7 58,4 60,9 61,5 58,9

Intermediazione monetaria e finanziaria; attività immobiliari ed imprenditoriali

1,4 1,6 1,7 1,8 1,7

Intermediazione monetaria e finanziaria 2,1 2,2 2,1 2,1 2,1

Attività immobiliari, noleggio, attività professionali ed imprenditoriali

1,4 1,6 1,7 1,8 1,7

Altre attività di servizi 17,1 16,7 16,6 16,4 16,6

Pubblica amministrazione e difesa; assicurazione sociale obbligatoria

- - 1,0 2,0 3,0

Istruzione 39,4 37,9 36,9 36,7 36,7

Sanità e altri servizi sociali 21,2 21,1 21,7 20,5 20,5

Altri servizi pubblici, sociali e personali 6,1 6,0 5,5 6,2 6,6

Servizi domestici presso famiglie e convivenze - - 1,0 2,0 3,0

TOTALE 10,2 10,4 10,5 10,3 10,1 Fonte: Dati ISTAT

Page 17: IL LAVORO NERO NELLA REGIONE LAZIO - megaitaliamedia.net · Rapporto regionale Inail sugli infortuni “ 36 Indicatori statistici relativi al territorio oggetto della nostra ricerca

17

Tavola 2.9 - Posizioni di lavoro totali - Regolari (in migliaia)

ATTIVITA' ECONOMICHE 2000 2001 2002 2003 2004

Agricoltura, silvicoltura e pesca 3.334,1 3.297,7 3.192,3 3.134,6 3.111,1

Agricoltura, caccia e silvicoltura 3.277,5 3.246,1 3.145,5 3.094,6 3.073,2

Pesca, piscicoltura e servizi connessi 56,6 51,6 46,8 40,0 37,9

Industria 6.620,9 6.683,7 6.798,8 6.884,2 6.927,6

Industria in senso stretto 5.158,6 5.151,5 5.201,6 5.216,6 5.200,3

Estrazione di minerali 40,0 39,4 38,8 37,0 36,4

Industrie alimentari, delle bevande e del tabacco 461,5 451,3 481,8 483,6 494,0

Industrie tessili e dell'abbigliamento 696,7 691,0 659,8 648,0 632,9

Industrie conciarie, prodotti in cuoio, pelle e similari 208,8 204,6 199,2 198,5 196,4

Industria del legno e dei prodotti in legno 180,1 179,4 184,7 183,1 185,2

Fabbricazione della carta e dei prodotti di carta; stampa ed editoria 293,3 292,0 294,7 294,7 293,6

Fabbricazione di coke, raffinerie di petrolio, trattamento dei combustibili nucleari 24,2 23,6 23,8 24,0 24,0

Fabbricazione di prodotti chimici e di fibre sintetiche e artificiali 229,4 228,9 226,3 226,0 225,1

Fabbricazione di articoli in gomma e materie plastiche 196,5 197,0 202,0 202,9 201,9

Fabbricazione di prodotti della lavorazione di minerali non metalliferi 308,7 317,8 335,2 341,9 338,1

Produzione di metalli e fabbricazione di prodotti in metallo 756,8 769,9 788,6 797,9 788,5

Fabbricazione di macchine ed apparecchi meccanici, compresi la riparazione e la manutenzione 552,4 554,4 568,1 572,0 573,8

Fabbricazione di macchine elettriche e di apparecchiature elettriche ed ottiche 490,3 494,6 493,3 502,4 500,6

Fabbricazione di mezzi di trasporto 279,2 274,0 268,8 264,0 266,3

Altre industrie manifatturiere 295,5 293,4 303,1 312,8 320,1

Produzione e distribuzione di energia elettrica, di gas, di vapore e acqua calda 145,2 140,2 133,4 127,8 123,4

Costruzioni 1.462,3 1.532,2 1.597,2 1.667,6 1.727,3

Servizi 14.243,4 14.612,6 15.169,0 15.533,9 15.677,3

Commercio, riparazioni, alberghi e ristoranti, trasporti e comunicazioni 5.676,2 5.807,9 5.927,7 6.136,9 6.189,6

Commercio all'ingrosso, al dettaglio e riparazioni 3.566,6 3.637,6 3.700,0 3.803,6 3.813,6

Alberghi e pubblici esercizi 1.030,8 1.104,8 1.178,5 1.281,3 1.303,9

Trasporti e comunicazioni 1.078,8 1.065,5 1.049,2 1.052,0 1.072,1

Intermediazione monetaria e finanziaria; attività immobiliari ed imprenditoriali 3.068,8 3.194,4 3.364,5 3.439,5 3.550,4

Intermediazione monetaria e finanziaria 618,3 622,9 618,9 631,8 629,9

Attività immobiliari, noleggio, attività professionali ed imprenditoriali 2.450,5 2.571,5 2.745,6 2.807,7 2.920,5

Altre attività di servizi 5.498,4 5.610,3 5.876,8 5.957,5 5.937,3

Pubblica amministrazione e difesa; assicurazione sociale obbligatoria 1.389,6 1.404,4 1.399,9 1.362,9 1.341,0

Istruzione 1.562,2 1.613,4 1.633,8 1.629,4 1.630,3

Sanità e altri servizi sociali 1.317,3 1.346,5 1.359,3 1.364,2 1.391,3

Altri servizi pubblici, sociali e personali 943,4 969,8 1.016,9 1.042,5 1.072,7

Servizi domestici presso famiglie e convivenze 285,9 276,2 466,9 558,5 502,0

TOTALE 24.198,4 24.594,0 25.160,1 25.552,7 25.716,0Fonte: Dati ISTAT

Page 18: IL LAVORO NERO NELLA REGIONE LAZIO - megaitaliamedia.net · Rapporto regionale Inail sugli infortuni “ 36 Indicatori statistici relativi al territorio oggetto della nostra ricerca

18

Tavola 2.10 - Posizioni di lavoro totali - Non regolari (in migliaia)

ATTIVITA' ECONOMICHE 2000 2001 2002 2003 2004

Agricoltura, silvicoltura e pesca 664,8 677,1 670,8 645,8 643,2

Agricoltura, caccia e silvicoltura 643,8 656,0 649,9 625,7 623,4

Pesca, piscicoltura e servizi connessi 21,0 21,1 20,9 20,1 19,8

Industria 621,4 625,5 596,2 569,8 571,8

Industria in senso stretto 313,8 311,7 299,3 290,6 285,0

Estrazione di minerali 3,8 3,5 3,5 2,9 2,7

Industrie alimentari, delle bevande e del tabacco 31,2 29,7 31,8 29,8 31,0

Industrie tessili e dell'abbigliamento 68,1 68,3 60,4 57,2 56,5

Industrie conciarie, prodotti in cuoio, pelle e similari 15,2 14,8 11,9 10,4 9,8

Industria del legno e dei prodotti in legno 22,9 23,3 22,0 20,4 19,2

Fabbricazione della carta e dei prodotti di carta; stampa ed editoria 22,0 22,0 21,3 22,1 21,3

Fabbricazione di coke, raffinerie di petrolio, trattamento dei combustibili nucleari 1,8 1,9 1,7 1,7 1,8

Fabbricazione di prodotti chimici e di fibre sintetiche e artificiali 14,9 14,1 12,6 12,8 12,3

Fabbricazione di articoli in gomma e materie plastiche 10,5 11,1 10,4 8,6 8,4

Fabbricazione di prodotti della lavorazione di minerali non metalliferi 26,8 27,7 29,3 30,1 29,0

Produzione di metalli e fabbricazione di prodotti in metallo 23,2 23,9 22,5 20,5 19,5

Fabbricazione di macchine ed apparecchi meccanici, compresi la riparazione e la manutenzione 25,7 24,9 27,0 27,0 25,4

Fabbricazione di macchine elettriche e di apparecchiature elettriche ed ottiche 12,6 12,8 13,5 14,2 15,3

Fabbricazione di mezzi di trasporto 14,6 13,1 12,7 13,3 14,2

Altre industrie manifatturiere 19,2 18,9 17,7 18,3 17,4

Produzione e distribuzione di energia elettrica, di gas, di vapore e acqua calda 1,3 1,7 1,0 1,3 1,2

Costruzioni 307,6 313,8 296,9 279,2 286,8

Servizi 4.184,8 4.241,3 4.221,5 4.061,1 4.100,3

Commercio, riparazioni, alberghi e ristoranti, trasporti e comunicazioni 2.027,5 2.081,2 2.030,0 1.858,7 1.816,7

Commercio all'ingrosso, al dettaglio e riparazioni 339,0 336,1 292,5 248,4 244,8

Alberghi e pubblici esercizi 799,3 720,8 637,6 486,3 506,9

Trasporti e comunicazioni 889,2 1.024,3 1.099,9 1.124,0 1.065,0

Intermediazione monetaria e finanziaria; attività immobiliari ed imprenditoriali 449,3 460,7 491,5 515,2 531,3

Intermediazione monetaria e finanziaria 58,4 56,5 51,6 53,6 52,9

Attività immobiliari, noleggio, attività professionali ed imprenditoriali 390,9 404,2 439,9 461,6 478,4

Altre attività di servizi 1.708,0 1.699,4 1.700,0 1.687,2 1.752,3

Pubblica amministrazione e difesa; assicurazione sociale obbligatoria - - - - -

Istruzione 93,5 87,7 87,1 85,4 83,7

Sanità e altri servizi sociali 94,8 95,4 92,0 82,0 84,8

Altri servizi pubblici, sociali e personali 176,5 183,7 170,1 161,3 161,8

Servizi domestici presso famiglie e convivenze 1.343,2 1.332,6 1.350,8 1.358,5 1.422,0

TOTALE 5.471,0 5.543,9 5.488,5 5.276,7 5.315,3Fonte: Dati ISTAT

Page 19: IL LAVORO NERO NELLA REGIONE LAZIO - megaitaliamedia.net · Rapporto regionale Inail sugli infortuni “ 36 Indicatori statistici relativi al territorio oggetto della nostra ricerca

19

Tavola A.1 - Unità di lavoro non regolari - Totale economia (in migliaia) Regioni 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003

Lazio 346,5 346,4 358,2 368,7 364,1 378,0 384,2 358,1 336,1Totale Italia 3262,7 3287,8 3358,8 3465,2 3446,6 3529,0 3601,8 3437,3 3237,8

Tavola A.2 - Unità di lavoro non regolari - Agricoltura, silvicoltura e pesca Regioni 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003

Lazio 26,8 25,8 25,9 25,0 24,4 25,8 27,6 29,2 23,6Totale Italia 452,9 429,0 433,4 429,3 421,2 435,8 444,9 445,6 418,7

Tavola A.3 - Unità di lavoro non regolari - Industria

Regioni 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003Lazio 61,1 56,2 57,9 57,3 59,4 65,1 68,9 62,0 58,0

Totale Italia 558,9 520,8 527,5 549,0 547,4 549,1 554,3 524,3 497,7 Tavola A.4 - Unità di lavoro non regolari - Industria in senso stretto

Regioni 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003Lazio 21,6 19,0 18,6 18,9 21,1 24,1 23,1 21,6 23,9

Totale Italia 310,1 286,3 282,0 302,8 304,2 305,3 302,2 290,6 281,7 Tavola A.5 - Unità di lavoro non regolari - Costruzioni

Regioni 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003Lazio 39,5 37,2 39,3 38,4 38,3 41,0 45,8 40,4 34,1

Totale Italia 248,8 234,5 245,5 246,2 243,2 243,8 252,1 233,7 216,0 Tavola A.6 - Unità di lavoro non regolari - Totale servizi

Regioni 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003Lazio 258,6 264,4 274,4 286,4 280,3 287,1 287,7 266,9 254,5

Totale Italia 2250,9 2338,0 2397,9 2486,9 2478,0 2544,1 2602,6 2467,4 2321,4 Tavola A.7 - Unità di lavoro totali - Totale economia (a)

Regioni 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003Lazio 2097,7 2101,9 2106,8 2137,9 2156,6 2194,7 2238,7 2304,7 2335,5

Totale Italia 22528,3 22600,2 22691,5 22915,9 23048,9 23451,6 23836,7 24135,3 24238,5 Tavola A.8 - Unità di lavoro totali - Agricoltura, silvicultura e pesca (a) (in migliaia)

Regioni 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003Lazio 82,0 77,6 76,3 72,5 69,9 70,4 75,5 74,9 66,2

Totale Italia 1622,6 1552,0 1509,9 1451,6 1373,3 1347,0 1345,7 1320,5 1271,7 Tavola A.9 - Unità di lavoro totali - Industria (a)

Regioni 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003Lazio 397,4 386,8 387,3 387,6 391,7 402,2 408,5 419,5 420,8

Totale Italia 6743,3 6671,4 6703,8 6781,8 6773,5 6818,1 6862,8 6932,7 6963,3 Tavola A.10 - Unità di lavoro totali - Industria in senso stretto (a)

Regioni 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003Lazio 257,3 250,9 249,2 253,4 253,7 257,9 253,3 255,5 251,2

Totale Italia 5233,2 5176,3 5185,0 5288,8 5248,5 5248,2 5219,8 5247,2 5229,6 Tavola A.11 - Unità di lavoro totali - Costruzioni (a)

Regioni 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003Lazio 140,1 135,9 138,1 134,2 138,0 144,3 155,2 164,0 169,6

Totale Italia 1510,1 1495,1 1518,8 1493,0 1525,0 1569,9 1643,0 1685,5 1733,7

Page 20: IL LAVORO NERO NELLA REGIONE LAZIO - megaitaliamedia.net · Rapporto regionale Inail sugli infortuni “ 36 Indicatori statistici relativi al territorio oggetto della nostra ricerca

20

Tavola A.12 - Unità di lavoro totali - Totale servizi (a)

Regioni 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003Lazio 1618,3 1637,5 1643,2 1677,8 1695,0 1722,1 1754,7 1810,3 1848,5

Totale Italia 14162,4 14376,8 14477,8 14682,5 14902,1 15286,5 15628,2 15882,1 16003,5(a) le somme dei dati regionali e ripartizionali differiscono dal dato nazionale per la presenza di attività produttive "extraregionali" (esempio: ambasciate italiane) Tavola A.13 -Tassi di irregolarità (*) - Totale economia

Regioni 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003Lazio 16,5 16,5 17,0 17,2 16,9 17,2 17,2 15,5 14,4

Totale Italia 14,5 14,5 14,8 15,1 15,0 15,0 15,1 14,2 13,4 Tavola A.14 -Tassi di irregolarità (*) - Agricoltura

Regioni 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003Lazio 32,7 33,2 33,9 34,5 34,9 36,6 36,6 39,0 35,6

Totale Italia 27,9 27,6 28,7 29,6 30,7 32,4 33,1 33,7 32,9 Tavola A.15 -Tassi di irregolarità (*) - Industria

Regioni 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003Lazio 15,4 14,5 14,9 14,8 15,2 16,2 16,9 14,8 13,8

Totale Italia 8,3 7,8 7,9 8,1 8,1 8,1 8,1 7,6 7,1 Tavola A.16 -Tassi di irregolarità (*) - Industria in senso stretto

Regioni 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003Lazio 8,4 7,6 7,5 7,5 8,3 9,3 9,1 8,5 9,5

Totale Italia 5,9 5,5 5,4 5,7 5,8 5,8 5,8 5,5 5,4 Tavola A.17 -Tassi di irregolarità (*) - Costruzioni

Regioni 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003Lazio 28,2 27,4 28,5 28,6 27,8 28,4 29,5 24,6 20,1

Totale Italia 16,5 15,7 16,2 16,5 15,9 15,5 15,3 13,9 12,5 Tavola A.18 -Tassi di irregolarità (*) - Totale servizi

Regioni 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003Lazio 16,0 16,1 16,7 17,1 16,5 16,7 16,4 14,7 13,8

Totale Italia 15,9 16,3 16,6 16,9 16,6 16,6 16,7 15,5 14,5(*) incidenza % delle unità di lavoro non regolari sul totale delle unità di lavoro. Fonte: nostra elaborazione su dati ISTAT

L’Istat è certamente tra gli Istituti nazionali di Statistica, il più attento alla problematica del sommerso: ha continuamente affinato sia le definizioni utilizzate sia gli strumenti di indagine e annualmente pubblica dati ufficiali sull’economia irregolare. Disponiamo, come avete letto, di dati nazionali, rilasciati che, pur fermandosi al 2004 possono comunque definirsi abbastanza recenti (per la regione Lazio al 2003). I prospetti prendono in considerazione occupati, posizioni lavorative e unità di lavoro per settore, distinti in regolari e non regolari. Secondo queste stime, le posizioni di lavoro dipendenti non regolari (i posti di lavoro principali e secondari) ammontano a oltre 4 milioni. Il loro peso sul totale delle posizioni regolari e non regolari è del 21%. E’ vero che registriamo, dal 2000 al 2004, un lieve decremento sia in termini assoluti che percentuali, purtuttavia il dato è

Page 21: IL LAVORO NERO NELLA REGIONE LAZIO - megaitaliamedia.net · Rapporto regionale Inail sugli infortuni “ 36 Indicatori statistici relativi al territorio oggetto della nostra ricerca

21

rilevante, in quanto sintetizza il volume complessivo di lavoro irregolare utilizzato nel sistema. Per la regione Lazio, elaborando i dati Istat, presentiamo un quadro sulle unità di lavoro e sui tassi di irregolarità che, riteniamo, contribuiscano a chiarire la dimensione del problema. Interessante è dare uno sguardo alla stima del prodotto interno lordo attribuibile al sommerso economico, per apprezzare ancora meglio il peso che il lavoro nero, in particolare, ha sul sistema economico. L’Istat diffonde le dette stime, aggiornate al 2004, del Pil e dell’occupazione attribuibile alla parte di economia non osservata costituita dal sommerso economico. Quest’ultimo deriva dall’attività di produzione di beni e servizi che, pur essendo legale, sfugge all’osservazione diretta in quanto connessa al fenomeno della frode fiscale e contributiva. Tale componente è già compresa nella stima del prodotto interno lordo e negli aggregati economici diffusi correntemente dall’Istat il 1° marzo di ogni anno. Secondo i criteri dell’Unione Europea, solo una misura esaustiva del Pil rende tale aggregato confrontabile fra i vari Paesi e uno degli elementi per il calcolo dei contributi che gli Stati membri versano all’Unione, una delle misure di riferimento per il controllo dei parametri di Mastricht, infine, uno degli indicatori per l’attribuzione dei fondi strutturali. Fornire una stima esaustiva del Pil significa valutare non soltanto l’economia direttamente osservata attraverso le indagini statistiche sulle imprese e gli archivi fiscali e amministrativi, ma anche quella non direttamente osservata. Riteniamo che la conoscenza del complesso fenomeno dell’economia sommersa è condizione necessaria per assicurare l’esaustività delle stime del prodotto interno lordo, misurarne l’impatto sulla crescita del sistema economico, studiare le forme che tale fenomeno assume nel nostro mercato del lavoro. Ci spiega l’Istat che il termine economia non direttamente osservata fa riferimento a quelle attività economiche che devono essere incluse nella stima del Pil ma che non sono registrate nelle indagini statistiche presso le imprese o nei dati fiscali e amministrativi utilizzati ai fini del calcolo delle stime dei conti economici nazionali, in quanto non osservabili in modo diretto. I nuovi sistemi di contabilità nazionale, come detto, impongono a tutti i paesi di contabilizzare nel Pil anche l’economia non osservata. Teoricamente, tutti i fenomeni che danno luogo a economia non osservata sono oggetto di stima e di inclusione nei conti nazionali.

Page 22: IL LAVORO NERO NELLA REGIONE LAZIO - megaitaliamedia.net · Rapporto regionale Inail sugli infortuni “ 36 Indicatori statistici relativi al territorio oggetto della nostra ricerca

22

Allo stato attuale, però, la contabilità nazionale italiana, al pari di quella degli altri partners europei, esclude l’economia illegale per l’eccessiva difficoltà a calcolare tale aggregato e per la conseguente incertezza della stima, che renderebbe poco confrontabili i dati dei vari paesi. L’esercizio condotto dall’Istat, tuttavia, consente di identificare separatamente le diverse componenti della stima complessiva del valore aggiunto, riconducibili al fenomeno della frode fiscale e contributiva. Queste derivano, o da stime miranti ad integrare e correggere i dati ricavabili dalle dichiarazioni delle imprese (integrazioni esplicite), o dall’enucleazione, dalla stima complessiva di un fenomeno (es.: l’insieme dei fitti pagati), della parte implicita relativa a sommerso economico (integrazioni implicite). La valutazione che l’Istat fornisce dell’economia sommersa individua quanta parte del prodotto interno lordo italiano è certamente ascrivibile al sommerso economico (ipotesi minima) e quanta parte del prodotto interno è presumibilmente derivante dallo stesso sommerso economico ma è difficile misurare in modo certo, data la commistione tra problematiche di natura statistica e di natura economica da cui essa origina (ipotesi massima). Le nuove stime del Pil a prezzi correnti presentano una generale rivalutazione rispetto a quelle precedenti: nel 2000 il coefficiente di rivalutazione del Pil a prezzi correnti risulta pari al 2,1%. Scomponendo il coefficiente di rivalutazione si evidenzia come l’impatto sia dovuto al miglioramento delle fonti e dei metodi di stima (1,1%), ma anche in modo consistente al nuovo sistema di trattamento dei servizi d’intermediazione finanziaria indirettamente misurati (SIFIM, 1%).

Valore aggiunto prodotto dal sommerso economico. Anni 2000-2004

Ipotesi minima (A) Ipotesi massima (B)

Anno Milioni di euro

Variazioni % % sul Pil Milioni di

euro Variazioni

% % sul Pil 2000 211.063 - 17,7 224.513 - 18,8 2001 225.476 6.8 18,1 243.669 8,5 19,5 2002 217.535 -3,5 16,8 224.707 -7,8 17,3 2003 219.148 0,7 16,4 232.411 3,4 17,4 2004 230.604 5,2 16,6 245.819 5,8 17,7 Fonte: Dati Istat Nel 2004 il valore aggiunto prodotto nell’area del sommerso economico è compreso tra un minimo del 16.6% del Pil (pari a circa 230 miliardi di euro) e un massimo del 17,7% (pari a circa 246 miliardi di euro). Nel 2000, la percentuale

Page 23: IL LAVORO NERO NELLA REGIONE LAZIO - megaitaliamedia.net · Rapporto regionale Inail sugli infortuni “ 36 Indicatori statistici relativi al territorio oggetto della nostra ricerca

23

minima era pari al 17,7% e la massima al 18,8% (rispettivamente corrispondenti a circa 211 miliardi e a 225 miliardi di euro). Un’analisi più approfondita dei dati evidenzia come il peso del valore aggiunto sommerso differisce in modo consistente a livello di settore di attività economica (come si può rilevare dalla sottostante tabella). Nell’ipotesi massima, il valore aggiunto sommerso è pari, nel 2004, al 20,5% del valore aggiunto totale del settore agricolo (5.814 milioni di euro), all’11% di quello del settore industriale (42.360 milioni di euro) mentre raggiunge il 22,1% pari a 197.645 milioni di euro, nel terziario: Valore aggiunto prodotto nell’area del sommerso economico per settore

di attività economica. - Anni 2000-2004 - Ipotesi massima

Agricoltura Industria Servizi

Anni Milioni di euro

% sul valore

aggiunto ai prezzi di mercato

Milioni di euro

% sul valore

aggiunto di prezzi di

mercato

Milioni di euro

% sul valore

aggiunto ai prezzi di mercato

2000 6.055 22,6 49.538 14,5 168.920 22,7 2001 6.195 22,9 53.857 15,1 183.617 23,4 2002 6.152 22,9 40.098 11,0 178.457 21,7 2003 5.586 20,5 39.416 10,7 187.409 21,8 2004 5.814 20,5 42.360 11,0 197.645 22,1 Fonte: Dati Istat L’esercizio condotto dall’Istat consente di identificare separatamente le diverse componenti della stima complessiva del valore aggiunto, riconducibili al fenomeno della frode fiscale e contributiva, come leggeremo nella successiva tabella. Nel 2004 la quota Pil imputabile all’area del sommerso economico (17,7%) è scomponibile in un 10,2% dovuto alla sottodichiarazione del fatturato ottenuto con un’occupazione regolarmente iscritta nei libri paga, al rigonfiamento dei costi intermedi, all’attività edilizia abusiva e ai fitti in nero, in un 6,4% dovuto all’utilizzazione di lavoro non regolare e in un 1,1% derivante dalla necessità di riconciliare le stime dell’offerta di beni e servizi con quelle della domanda.

Page 24: IL LAVORO NERO NELLA REGIONE LAZIO - megaitaliamedia.net · Rapporto regionale Inail sugli infortuni “ 36 Indicatori statistici relativi al territorio oggetto della nostra ricerca

24

Valore aggiunto prodotto nell’area del sommerso economico per tipologia dell’integrazione - Anni 2000-2004

Correzione del fatturato e

dei costi intermedi Lavoro non regolare Riconciliazione stime offerta e domanda

Anni Milioni di euro

% sull’ipotesi massima

% sul Pil

Milioni di euro

% sull’ipotesi massima

% sul Pil

Milioni di euro

% sull’ipotesi massima

% sul Pil

2000 120.000 53,4 10,1 91.063 40,6 7,6 13.450 6,0 1,1 2001 128.923 52,9 10,3 96.553 39,6 7,7 18.193 7,5 1,5 2002 124.459 55,4 9,6 93.076 41,4 7,2 7.172 3,2 0,6 2003 130.291 56,1 9,8 88.857 38,2 6,7 13.263 5,7 1,0 2004 141.347 57,5 10,2 89.257 36,3 6,4 15.215 6,2 1,1 Fonte: Dati Istat

Il concetto di occupazione regolare e non regolare è strettamente connesso a quello di attività produttive osservabili e non osservabili comprese nei confini della produzione del sistema di contabilità nazionale. Ai fini delle sue elaborazioni statistiche, l’Istat considera regolari le prestazioni lavorative registrate e osservabili sia dalle istituzioni fiscali-contributive sia da quelle statistiche e amministrative. Sono definite non regolari le prestazioni lavorative svolte senza il rispetto della normativa vigente in materia fiscale-contributiva, quindi non osservabili direttamente presso le imprese, le istituzioni e le fonti amministrative. L’anno base della nuova serie di dati di occupazione è il 2001. In tale anno le unità di lavoro nel complesso sono risultate pari a 23 milioni e 829 mila unità (8 mila unità in meno rispetto al valore precedente alla revisione). Scomponendo le unità di lavoro tra regolari e non regolari, le prime raggiungono i 20 milioni e 548 mila unità (circa 314 mila in più rispetto alla stima precedente, effettuata sempre dall’Istat, alla revisione), mentre le unità di lavoro non regolari ammontano a circa 3 milioni e 280 mila (-322 mila unità). In particolare, il numero degli occupati residenti rilevati dalla nuova indagine sulle forze di lavoro è stato aggiornato in base alla popolazione legale definita dal Censimento della popolazione di ottobre 2001. Ciò ha comportato, avverte l’Istituto di statistica, la conseguente revisione del numero di occupati residenti, regolari e irregolari, anche nelle stime della contabilità nazionale (nel 2001 circa 244 mila unità rispetto alla serie precedente).

Page 25: IL LAVORO NERO NELLA REGIONE LAZIO - megaitaliamedia.net · Rapporto regionale Inail sugli infortuni “ 36 Indicatori statistici relativi al territorio oggetto della nostra ricerca

25

Unità di lavoro regolari e non regolari per posizione nella professione. Anni 2000-2004

Totale

Anni Regolari Non regolari Totale Tasso regolarità

Tasso irregolarità

2000 20.301,6 3.110,7 23.412,3 86,7 13,3 2001 20.548,4 3.280,2 23.828,6 86,2 13,8 2002 21.076,4 3.055,8 24.132,2 87,3 12,7 2003 21.471,2 2.811,7 24.282,9 88,4 11,6 2004 21.500,0 2.794,1 24.294,1 88,5 11,5

Dipendenti

Anni Regolari Non regolari Totale Tasso regolarità

Tasso irregolarità

2000 13.774,2 2.505,0 16.279,2 84,6 15,4 2001 13.980,0 2.672,9 16.653,8 84,0 16,0 2002 14.531,4 2.426,9 16.958,3 85,7 14,3 2003 14.817.1 2.175,2 16.992,3 87,2 12,8 2004 14.820,7 2.167,4 16.988,1 87,2 12,8

Indipendenti

Anni Regolari Non regolari Totale Tasso regolarità

Tasso irregolarità

2000 6.527,4 605,7 7.133,1 91,5 8,5 2001 6.567,5 607,3 7.174,8 91,5 8,5 2002 6.545,0 628,9 7.173,9 91,2 8,8 2003 6.654,1 636,5 7.290,6 91,3 8,7 2004 6.679,3 626,7 7.306,0 91,4 8,6 Fonte: Dati Istat A parere dell’Istituto di statistica la crescente flessibilità dei rapporti di lavoro in termini di orario, durata e attivazione di nuove forme di contratto (come, ad esempio, il lavoro interinale) ha contribuito sensibilmente ad accrescere, nel periodo considerato, il livello dell’occupazione regolare. Tra il 2000 e il 2004 l’input di lavoro regolare cresce del 5,9%, mentre le unità di lavoro non regolari diminuiscono del 10,2%. Tra il 2002 e il 2003, è sempre l’Istat a parlare, un forte impulso alla crescita della regolarità lavorativa proviene dall’ultima sanatoria di legge a favore dei lavoratori extracomunitari occupati in modo non regolare (legge n. 189 del 30 luglio 2002). Le informazioni fornite dal Ministero dell’Interno hanno indicato in 647 mila il numero dei lavoratori stranieri che lavoravano senza contratto presso famiglie (316 mila) e imprese (330mila) e che sono stati regolarizzati con l’ultima sanatoria. Il tasso di irregolarità (calcolato come incidenza delle unità di lavoro non regolari sul totale delle unità di lavoro) si attesta nel 2004 intorno all’11,5% (13,3%). Il tasso diminuisce tra le unità di lavoro dipendente mentre è in leggera

Page 26: IL LAVORO NERO NELLA REGIONE LAZIO - megaitaliamedia.net · Rapporto regionale Inail sugli infortuni “ 36 Indicatori statistici relativi al territorio oggetto della nostra ricerca

26

crescita tra quelle indipendenti; l’incidenza delle unità di lavoro non regolari dipendenti passa dal 15,4% del 2000 al 12,8% nel 2004, quella delle unità di lavoro non regolari indipendenti dall’8,5% all’8,6%. I settori maggiormente coinvolti dall’irregolarità del lavoro sono quelli dell’agricoltura e dei servizi. In agricoltura, ad esempio, il carattere frammentario e stagionale dell’attività produttiva favorisce l’impiego di lavoratori temporanei che, in molti casi, essendo pagati a giornata non sono regolarmente registrati. Nel 2004, il tasso di irregolarità è pari al 18,3% in agricoltura (20,5% nel 2000), al 5,7% nell’industria (7,1% nel 2000) e al 13,4% nei servizi (15,3% nel 2000). Il peso significativo che il lavoro non regolare assume nel comparto agricolo fa sì che il tasso di irregolarità calcolato per l’intera economia risulti inferiore di un punto percentuale al netto di tale settore (10,5%). All’interno del terziario, il fenomeno è particolarmente rilevante nel comparto “commercio, alberghi, pubblici esercizi, riparazioni e trasporti”, dove il 18,4% delle unità di lavoro risultano non registrate (19,6% nel 2000); in particolare raggiunge il 35% negli alberghi e pubblici esercizi e il 28,8% nel trasporto merci e persone su strada. Più modesto e stabile nel tempo è l’impiego di unità di lavoro non regolari nel comparto “dell’intermediazione monetaria e finanziaria e dell’attività imprenditoriali e immobiliari”, pari al 9,5% nel 2004. Nel comparto degli “altri servizi” i livelli di irregolarità a livello aggregato non sono particolarmente elevati e pari al 10,3%. Tuttavia, il tasso di irregolarità sale sensibilmente, attestandosi al 13,1% se si esclude l’occupazione impiegata nella pubblica amministrazione – che è invece immune dal fenomeno – raggiungendo livelli particolarmente alti (49,4%) nei servizi domestici. L’industria in senso stretto è solo marginalmente coinvolta dal fenomeno del lavoro non regolare: nel 2004 il tasso di irregolarità è pari al 3,8% (4,6% nel 2000); risulta più elevato rispetto alla media nel tessile e abbigliamento (9%) e nell’industria del legno (6,8%). Nelle costruzioni il tasso di irregolarità è pari nel 2004 al 10,8%, in netta discesa rispetto al 2000 (15,2%). Anche in questo caso, dice sempre l’Istat, come già evidenziato per il settore agricolo, il calo è da attribuire al processo di regolarizzazione dei lavoratori stranieri e conclusosi a fine 2003.

Page 27: IL LAVORO NERO NELLA REGIONE LAZIO - megaitaliamedia.net · Rapporto regionale Inail sugli infortuni “ 36 Indicatori statistici relativi al territorio oggetto della nostra ricerca

27

Tasso di irregolarità delle unità di lavoro per settore di attività economica Anni 2000-2004

Settore di attività 2000 2001 2002 2003 2004

Agricoltura 20,5 20,9 21,0 18,3 18,3 Industria 7,1 7,4 6,6 5,7 5,7 - Industria nel senso stretto 4,6 4,6 4,2 3,8 3,8 - Costruzioni 15,2 15,7 13,3 11,2 10,8 Servizi 15,3 15,8 14,5 13,5 13,4 - Commercio, alberghi, pubblici esercizi e riparazioni; trasporti 19,6 19,7 19,5 18,4 18,4 - Intermediazione monetaria e finanziaria, attività imprenditoriali e immobiliari

10,3 10,4 10,0 10,1 9,5

- Altri servizi 13,3 14,5 11,8 10,2 10,3 Totale 13,3 13,8 12,7 11,6 11,5 Fonte: Dati Istat

Unità di Lavoro non regolari per tipologia di occupazione. Anni 2000-2004 (in migliaia)

Anni Irregolari residenti Stranieri non

residenti Posizioni plurime Totale economia 2000 1.540,4 655,6 914,7 3.110,7 2001 1.625,5 721,1 933,6 3.280,2 2002 1.643,6 464,1 948,1 3.055,8 2003 1.686,3 113,5 1.011,9 2.811,7 2004 1.636 124,6 1.032,7 2.794,1

composizione %

Anni Irregolari residenti Stranieri non residenti Posizioni plurime Totale economia

2000 49,5 21,1 29,4 100,0 2001 49,6 22,0 28,5 100,0 2002 53,8 15,2 31,0 100,0 2003 60,0 4,0 36,0 100,0 2004 58,6 4,5 37,0 100,0 Fonte: Dati Istat

Da parte sua l’Ufficio studi dell’Agenzia delle entrate, in una approfondita analisi relativa al 1998, ha stimato l’imponibile Irap non dichiarato pari al 18,7% del Pil (390.000 miliardi di vecchie lire) con un’incidenza particolarmente elevata in settori come i servizi sociali e domestici, alberghi e ristoranti, attività immobiliari e servizi alle imprese, commercio, trasporti, industria alimentare e costruzioni. Quello che è certo è che in Italia la quota di economia irregolare è consistente. Vi è, così ci pare, una maggiore concentrazione territoriale di occupazione sommersa al Sud rispetto al Nord Ovest e al Nord Est; al Centro il fenomeno si assesta sulle percentuali Italia . C’è da sottolineare ancora che il sommerso interessa, seppure in forme diverse, tutti i settori economici. In termini relativi, come abbiamo letto dai dati Istat, l’agricoltura esprime la maggiore incidenza percentuale delle unità di lavoro

Page 28: IL LAVORO NERO NELLA REGIONE LAZIO - megaitaliamedia.net · Rapporto regionale Inail sugli infortuni “ 36 Indicatori statistici relativi al territorio oggetto della nostra ricerca

28

irregolare, mentre il settore secondario risulta meno interessato dal fenomeno; in termini assoluti è il terziario quello di maggior peso. Queste le nostre considerazioni. Dobbiamo, però, nel contempo avvertire che la parte esplorata, nonostante le assicurazioni e l’esercizio condotto dall’Istat, è quella delle statistiche sugli esiti delle complesse attività di vigilanza ed ispettive realizzate dai vari Istituti preposti (Inps, Inail, Direzioni provinciali e regionali del Ministero del welfare ecc.), e non poteva essere diversamente. Ecco perché consigliamo molta prudenza nel formulare giudizi e nell’estrapolare da essi valutazioni più generali, riferibili all’intera struttura economica. Per capirci, si tratta di valutare se i risultati statistici relativi alle aziende visitate (e quindi la quota di aziende irregolari e di lavoratori regolari in essa presente) siano generalizzabili all’intera struttura economica, presupponendo quindi che le aziende visitate sono un campione rappresentativo dell’universo. Onestamente ci sentiamo di dire che tali estrapolazioni non possono definirsi perfette da un punto di vista scientifico. Infatti, le aziende visitate non possono essere un campione rappresentativo, essendo, in genere, oggetto di “accessi” mirati (per segnalazioni pervenute agli Istituti di vigilanza o perché appartenenti a settori e aree a particolare rischio di sommerso), ancorché il monitoraggio dell’attività di vigilanza è, in questi ultimi anni, indubbiamente migliorato. Si tenga conto che, a livello italiano, il Cnel, nel 2001, evidenziava che le diverse task force all’opera (Inps, Inail, Ministero del lavoro) avevano controllato nel 2000 circa 235.000 aziende e lavoratori autonomi pari circa il 3-4% del totale dell’universo di riferimento (il che significa che ogni impresa ha la probabilità di essere controllata una volta ogni 30 anni), accertando 130.000 aziende con irregolarità, circa 260.000 lavoratori in posizione irregolare e quasi 1,2 miliardi di contributi evasi. In particolare, le ispezioni, svolte dall’Inps, avevano rintracciato oltre 100.000 lavoratori in nero, il 15% di questi per periodi superiori all’anno. Ciò non toglie che il lodevole lavoro dell’Istat offre una serie di informazioni statistiche che forniscono indicazioni di particolare rilievo, molto utili, anche per documentare le dimensioni dell’attività ispettiva e per avere indicazioni sul lavoro sommerso (quello scoperto) esistente nel sistema nonché sulle sue tipologie. Ecco perché siamo fortemente convinti che si debba partire da qui con un’operazione che si eserciti e si sviluppi, però, sul “campo” per intercettare concretamente i soggetti che subiscono questa nuova schiavitù e che non

Page 29: IL LAVORO NERO NELLA REGIONE LAZIO - megaitaliamedia.net · Rapporto regionale Inail sugli infortuni “ 36 Indicatori statistici relativi al territorio oggetto della nostra ricerca

29

possono essere denunciati dai numeri, ma dalla loro vita, dalla loro esperienza, dalle angherie subite. Questo è poi il nostro compito che può, però, essere svolto solo nella misura in cui tutti i protagonisti della scena sociale facciano sinergia con altruistico impegno.

Per terminare questa lunga premessa, precisiamo che il territorio, oggetto della ricerca, non è stata una scelta né casuale né incidentale, ma una cruda realtà con cui il Sindacato si misura quotidianamente, cosciente che la sua battaglia civile contro ogni illegalità non può prescindere dalla ferma denuncia di quelle che colpiscono direttamente le condizioni di vita e di lavoro dei cittadini che il Sindacato, istituzionalmente, è chiamato a tutelare. Ne è testimonianza la dichiarazione rilasciata dal Segretario Generale della CGIL-Lazio, Walter Schiavella, che, a supporto di una lettera inviata, in proposito, dal Sindaco Veltroni al Prefetto di Roma, afferma: <<Nel dibattito di questi giorni sulla legalità a Roma finalmente si sottolinea che la legalità è un problema generale che non può essere ridotto soltanto alle questioni, pur importanti, della microcriminalità e del decoro urbano. Da tempo sosteniamo che esiste un problema complessivo che riguarda il dramma del lavoro nero. Se nel Lazio la stima del lavoro nero è, mediamente, più alta di un punto rispetto al dato Istat nazionale, se all’aumentare dei controlli corrisponde un matematico ed analogo aumento delle irregolarità registrate, se lo sfruttamento della manodopera immigrata in settori come l’edilizia assume a volte le caratteristiche del caporalato, occorre anche riflettere se e come questi fenomeni siano da mettere in relazione all’aumento complessivo di una sfera economica legata all’illegalità che sfrutta la crescita e la potenzialità di Roma per investire capitali, di non chiara provenienza, in attività legali, contribuendo così a distorcere il mercato a danno delle imprese sane e i diritti del lavoro. Va bene dunque aumentare l’attività di controllo e repressione, ma occorre anche intervenire per vie legislative sia nazionalmente che a livello locale con norme che contrastino il lavoro nero e gli appalti al massimo ribasso; in questo senso, vanno nella giusta direzione le proposte di legge regionale

Page 30: IL LAVORO NERO NELLA REGIONE LAZIO - megaitaliamedia.net · Rapporto regionale Inail sugli infortuni “ 36 Indicatori statistici relativi al territorio oggetto della nostra ricerca

30

condivise dalle organizzazioni sindacali e presentate all’assessore Tibaldi e il lavoro che si sta compiendo in Campidoglio nel confronto con la giunta comunale. Nel complesso però è necessario creare un clima di giusta attenzione verso gli allarmi più volte lanciati a proposito di reati economici e finanziari e di economia illegale da autorevoli punti di osservazione istituzionale, quali la procura presso la Direzione Nazionale Antimafia e la Commissione regionale sulla sicurezza e lotta alla criminalità>>. (Nota a cura di Nisio Palmieri)

Page 31: IL LAVORO NERO NELLA REGIONE LAZIO - megaitaliamedia.net · Rapporto regionale Inail sugli infortuni “ 36 Indicatori statistici relativi al territorio oggetto della nostra ricerca

31

Il lavoro nero nella regione Lazio Le cinque direzioni provinciali del Lavoro del Lazio, nel 2006, hanno effettuato 11.908 ispezioni. Sono 5.212 le aziende che hanno fatto registrare irregolarità amministrative, sanitarie e di mancato rispetto delle norme di sicurezza. Nel dettaglio: su 8.194 ispezioni relative alle irregolarità amministrative e contributive, 3.138 aziende sono risultate irregolari, pari al 38,9%, in lieve miglioramento rispetto al 45% del 2005. I contributi non pagati e recuperati ammontano a 23 milioni di euro, che si aggiungono agli 88 milioni di contributi evasi accertati dall’INPS e ai 12 milioni dell’INAIL. Altre 3.215 ispezioni, invece, hanno riguardato il rispetto delle normative in materia di igiene e sicurezza sul lavoro, con 2.074 aziende per le quali emerge almeno un’irregolarità. Delle 11.908 aziende ispezionate, 4.536 sono state effettuate su richiesta di sindacati o lavoratori, le restanti su iniziativa dell’ispettorato a seguito di un’attività di intelligence svolta da Ispettorato del lavoro e Comando dei carabinieri tutela del lavoro, in settori giudicati particolarmente a rischio, come l’edilizia e il settore agricolo. Gli obiettivi fissati dal ministero del Lavoro sono stati superati del 5%. Il 60% delle aziende agricole controllate sono risultate irregolari. Vale a dire che su 452 imprese, 251 non rispettavano le regole. Il 60% dei 1327 lavoratori controllati è risultato irregolare, di cui 399 completamente in nero. Il comparto edile va anche peggio. Delle 2.908 aziende sottoposte ad esame, 1.817 sono risultate irregolari (62,48%). I lavoratori irregolari ammontano a 1.123 su 7.367 (15,24%), lavoratori in nero, invece, 467. Extracomunitari per il 50% (294 clandestini). Per quattro titolari di impresa è scattato l’arresto. In aumento i lavoratori non in regola: nelle 3.138 aziende con irregolarità contributiva, oltre 6 mila lavoratori irregolari, una media di 2,1 lavoratori per azienda. Nel 2005 la media era stata di 1,3. C’è da aggiungere poi le campagne svolte, da ispettorato e carabinieri, come quella cosiddetta “Acqua azzurra” che, effettuata in due settimane del luglio 2006, prevalentemente a fine settimana, ha coinvolto le aziende del terziario, operanti nelle zone costiere di Roma e Viterbo. In solo 15 giorni le ispezioni hanno rilevato, su 251 fra ristoranti e stabilimenti, 122 imprese irregolari, 234 lavoratori non a norma su 1.190, di cui 188 completamente in nero.

Page 32: IL LAVORO NERO NELLA REGIONE LAZIO - megaitaliamedia.net · Rapporto regionale Inail sugli infortuni “ 36 Indicatori statistici relativi al territorio oggetto della nostra ricerca

32

Ancora un dato: l’analisi costi-benefici è tutta a favore dell’attività di controllo. Contro i circa diecimila euro spesi, l’importo delle sanzioni amministrative ammonta a circa 120 mila euro. Nel programma per il 2007, l’intelligence del ministero del Lavoro prevede l’ispezione di 1260 aziende del Lazio, concentrandosi nel sommerso delle telecomunicazioni: centralini, operatori telefonici, help desk, numeri verdi. Non sarà trascurata la realtà metropolitana dei <<fuori orario>> (dal buttafuori, al cameriere extraorario) contro cui l’intelligence promette blitz mirati, mentre sigla accordi (anche con la Regione) per monitorare il mondo dello spettacolo. Comparse e lavoratori occasionali e stagionali. Con INPS e INAIL, gli ispettori ministeriali si avvicinano, a cerchi concentrici, ad ambienti professionali meno accessibili ma con una evasione contributiva altrettanto clamorosa. A tutti questi obiettivi non si può non sottolineare la giusta lamentela sull’esiguità del numero degli ispettori in campo: appena 120 a Roma e una ventina per ognuna delle altre province laziali. E’ vero che la legge finanziaria ne prevede altri 300 in tutta Italia, ma di questi, verosimilmente, soltanto una ventina spetterà alla regione Lazio. In media, in Italia, c’è un ispettore ogni 1.500 aziende.

DPL aziende ispezionate aziende irregolari tasso di irregolarità RM 314 127 40,45% FR 361 307 85.04% LT 224 150 66.96% RI 276 153 55,43% VT 330 178 53.94% LAZIO 1505 915 60,80% Fonte: Direzione Regionale del Lavoro di Roma

Provvedimenti sospensione lavori e tasso di irregolarita’ riferito ai lavoratori

DPL Provv. adottati

Provv. revocati

Tot. lavoratori

ispezionati

Tot. lavoratori irregolari

di cui clandestini

tasso di

irregol.

tasso di clandest.

RM 13 4 79 25 21 31,65% 26,58% FR 7 0 14 10 6 71,43% 42,86% LT 29 23 572 84 21 14,69% 3,67% RI 10 1 280 65 22 23,21% 7,86% VT 20 4 257 68 28 26,46% 10,89%

LAZIO 79 32 1202 252 98 20,97% 8,15% Fonte: Direzione Regionale del Lavoro di Roma

Page 33: IL LAVORO NERO NELLA REGIONE LAZIO - megaitaliamedia.net · Rapporto regionale Inail sugli infortuni “ 36 Indicatori statistici relativi al territorio oggetto della nostra ricerca

33

Numero e tipologia sanzioni amministrative adottate

DPL Maxisanzione tesserino riconosc.

registro cantiere

comun.nepreven.va altro totale

RM 42 39 4 17 23 125 FR 41 144 4 126 214 529 LT 31 85 1 79 3 199 RI 16 34 6 28 61 145 VT 31 216 0 101 147 495 LAZIO 161 518 15 351 448 1493

Importi totali e per tipologia delle sanzioni amministrative adottate

DPL Maxisanzione tesserino riconosc.

registro cantiere

comun.nepreven.va altro totale

RM 288.352 5,430 667 6.317 7.065 307.831 FR 134.101 30.340 200 13.150 37.150 214.941 LT 248.500 14.112 667 12.982 150 276.411 RI 149.950 7.310 768 3.634 10.851 172.513 VT 162.650 29.002 - 19.053 25.343 236.048 LAZIO 983.553 86.194 2302 55.136 80.559 1.207.744 Fonte: Direzione Regionale del Lavoro di Roma

Incidenze percentuali RM VT TOT Aziende irregolari/Aziende ispezionate 48,80% 48,24% 48,61% Lavoratori irregolari/Lavoratori occupati 6.52% 20,70% 19,66% Lavoratori “in nero”/Lavoratori occupati 15,69% 16,14% 15,80% Lavoratori “in nero”/Lavoratori irregolari 81,14% 77,97% 80,34% Lavoratori minori/Lavoratori irregolari 15,43% 5,08% 12,82% Lavoratori clandestini/Lavoratori irregolari 7,43% 15,25% 9,40% Lavoratori clandestini/Lavoratori “in nero” 9,15% 19,57% 11,70% Fonte: Direzione Regionale del Lavoro di Roma

Dati attività di vigilanza I TRIM 2006

Direzione Provinciale del Lavoro

n. aziende ispezionate

n. aziende

irregolari

n. lavoratori irregolari

n. lavoratori totalmente

in nero

Recupero contributi e

premi Roma 733 250 329 184 1.130.372 Frosinone 202 132 39 37 257.246 Latina 242 120 49 105 10.642 Rieti 237 122 112 50 273.017 Viterbo 128 64 45 23 219.217 TOTALE 1.542 688 574 399 1.890.494

Page 34: IL LAVORO NERO NELLA REGIONE LAZIO - megaitaliamedia.net · Rapporto regionale Inail sugli infortuni “ 36 Indicatori statistici relativi al territorio oggetto della nostra ricerca

34

Dati attività di vigilanza II TRIM 2006

Direzione Provinciale del

Lavoro

Numero aziende

ispezionate

Numero aziende

irregolari

Numero lavoratori irregolari

Numero lavoratori totalmente

in nero

Recupero contributi e

premi Roma 919 411 553 109 1.887.774 Frosinone 449 326 107 81 861.861 Latina 347 200 346 101 83.981 Rieti 411 229 148 41 1.201.017 Viterbo 137 72 93 6 112.471 TOTALE 2.263 1.238 1.247 338 4.147.104

Dati attività III TRIM 2006

Direzione Provinc.

del Lavoro

Numero aziende

ispezionate

Numero aziende

irregolari

Numero lavoratori irregolari

Numero lavoratori totalmente

in nero

Recupero contributi e premi

Giorn. esterne

Giorn. interne

Roma 1.060 467 1.410 651 3.359.815 1216 892 Frosinone 346 257 165 112 1.132.689 1076 1002 Lartina 342 240 279 66 2.419.713 729 836 Rieti 302 163 213 38 880.845 635 586 Viterbo 261 52 109 60 363.823 428 416 TOTALE 2.311 1.179 2.176 927 8.156.885 4084 3732

Dati attività di vigilanza IV TRIM 2006

Direzione Provinc.

del Lavoro

Numero aziende

ispezionate

Numero aziende

irregolari

Numero lavoratori irregolari

Numero lavoratori totalmente

in nero

Recupero contributi e premi

Giorn. esterne

Giorn. interne

Roma 1.763 789 1.174 571 4.480.274 751 1220 Frosinone 1.130 414 315 251 2.263.507 865 110 Lartina 515 342 222 161 945.302 778 624 Rieti 732 273 230 154 498.756 1051 487 Viterbo 708 289 379 97 107.974 624 434 TOTALE 4.848 2.107 2.320 1.234 8.295.813 4.069 2.875 Fonte: Direzione Regionale del Lavoro di Roma

Percentuale dell’attività svolta rispetto a quella assegnata

Numero aziende

ispezionate

Numero aziende

irregolari

Numero lavoratori irregolari

Numero lavoratori totalmente

in nero

Recupero contributi e premi

OBIETTIVO ANNUALE 11.500 5.240 5.400 3.050 22.000.000 dato I°-II°-III°-IV° trimestre

10.964 5.212 6.317 2.898 22.490.296

% attività vigilanza svolta nel I°-II°-III°-IV° trim. rispetto a quella assegnata

95,34% 99,47% 116,98% 95,02% 102,23%

Fonte: Direzione Regionale del Lavoro di Roma

Page 35: IL LAVORO NERO NELLA REGIONE LAZIO - megaitaliamedia.net · Rapporto regionale Inail sugli infortuni “ 36 Indicatori statistici relativi al territorio oggetto della nostra ricerca

35

Intanto la Regione Lazio ha condotto per due settimane, dal 12 al 23 febbraio 2007, una campagna di vigilanza, denominata <<Più controlli, più sicurezza>>, realizzata, in collaborazione, tra le Asl e le Direzioni Provinciali del Lavoro, su un campione di 670 cantieri, 147 ditte e 205 lavoratori. Sono 27 i cantieri posti sotto sequestro. All’autorità giudiziaria sono stati inviati 441 verbali per un totale di 866 prescrizioni. Tra le irregolarità, sono stati trovati lavoratori non a norma perfino nel cantiere all’interno del Consiglio regionale della Pisana. Gli ispettori hanno rilevato 848 violazioni sull’igiene e sulla sicurezza. Sono 350 le persone denunciate alla magistratura. Roma e provincia è risultata con il maggior numero dei cantieri insicuri: su 436 ispezioni effettuate, sono state contestate 662 violazioni, 325 le denunce fatte all’autorità giudiziaria. I sequestri, disposti nelle 25 condizioni di maggior gravità si sono concentrati prevalentemente nel territorio dei Castelli romani e del litorale. Qui sono stati chiusi ben 11 cantieri per oggettiva pericolosità e prevenzione carente. Quanto al lavoro nero, la situazione non è certo più rassicurante; anche in questo caso circa la metà delle aziende monitorate è risultata “più o meno” irregolare. Nei prossimi mesi, sorvegliato speciale sarà il settore del facchinaggio e, con l’avvicinarsi dell’estate, di nuovo cantieri edili e il settore agricolo. Rapporto regionale dell’Inail Lazio sugli infortuni Secondo quanto emerge dal Rapporto Regionale INAIL Lazio 2005, che è stato appena pubblicato, gli infortuni nella regione sono leggermente in calo (-0,6%), sono passati dai 58.390 del 2003 ai 58.278 del 2004 fino ai 57.908 del 2005. Nello specifico, nel 2005 sono stati 52.378 nel settore dell’industria e dei servizi, 2.622 in agricoltura e 2.908 nella gestione per conto dello Stato. Gli infortuni nel Lazio rappresentano circa il 6% del totale nazionale. Mentre, per quanto riguarda il rapporto tra gli infortuni avvenuti e il numero dei lavoratori presenti nella regione si registra la frequenza infortunistica più bassa, con circa 22,49 infortuni l’anno per ogni 1000 addetti. Cosa questa – spiega il Rapporto – sicuramente legata alla particolare struttura produttiva regionale, fortemente caratterizzata dal terziario.

Page 36: IL LAVORO NERO NELLA REGIONE LAZIO - megaitaliamedia.net · Rapporto regionale Inail sugli infortuni “ 36 Indicatori statistici relativi al territorio oggetto della nostra ricerca

36

Infortuni mortali. Nel Lazio gli infortuni mortali, denunciati nel 2005, sono stati 105, di cui 32 (dato ancora provvisorio) verificatisi direttamente sul luogo di lavoro, 17 in itinere (vale a dire lungo il tragitto casa lavoro e viceversa) e i restanti comunque connessi ad incidenti stradali. Gli incidenti con esito mortale sono stati 23 nel settore delle costruzioni edili, 14 nel settore commercio, 13 nei trasporti e 12 nel settore della attività immobiliari e servizi alle imprese, mentre 2 casi si sono registrati nel settore dell’agricoltura. Settori. Negli ultimi anni nel Lazio si è registrato un costante incremento degli infortuni nel settore dei servizi a fronte di un calo generalizzato nel settore agricolo, che ha raggiunto ben il 17,7% in meno rispetto al 2002. Anche gli infortuni nel settore dell’industria sono diminuiti, sebbene in maniera meno evidente in confronto al dato nazionale: -5,7% rispetto al 2002 contro un -12,3% nazionale nello stesso periodo. Le attività economiche con il maggior numero di infortuni denunciati sono stati: trasporti e comunicazioni (6.835), le attività immobiliari e servizi alle imprese (6.595), il commercio (6.157) e le costruzioni (5328). Province. La provincia con maggior numero di sinistri nel 2005 è stata Roma, con 41.918 infortuni (42.015 nel 2004), seguita da Latina (5.669 casi) e Frosinone (5.589 casi). Lavoratori stranieri. Nel 2005 sono stati 3.394 gli infortuni occorsi a extracomunitari (6,1% del complesso delle denunce, inferiore al dato nazionale pari all’11,8%): in calo del 7,1% in confronto all’anno precedente, ma in aumento del 50% rispetto al 2001. In diminuzione anche i casi mortali, che nel 2005 sono stati 15 (nel 2004 erano 17). Tali casi rappresentano circa l’11% del complesso dei decessi in Italia relativi sempre ai lavoratori extracomunitari. Roma ha segnato 8 infortuni mortali esattamente come nel 2004, mentre Latina ne ha registrati 5. Il dato colpisce anche perché nel 2004 nella provincia di Latina, pur registrandosi una densità di occupati minori rispetto a Roma, gli infortuni mortali denunciati tra lavoratori extracomunitari erano stati 8. Ciò – fa notare il Rapporto – va probabilmente correlato ai settori dove gli immigrati sono maggiormente occupati a livello locale: l’agricoltura e le costruzioni. Anche se il lavoro degli extracomunitari è ancora ad alto rischio, la situazione del Lazio appare comunque meno drammatica rispetto a quella registrata a livello nazionale. Infatti, mentre l’indice medio di incidenza degli infortuni a livello italiano è di circa 43 casi ogni 1.000 occupati (fonte Istat), lo stesso

Page 37: IL LAVORO NERO NELLA REGIONE LAZIO - megaitaliamedia.net · Rapporto regionale Inail sugli infortuni “ 36 Indicatori statistici relativi al territorio oggetto della nostra ricerca

37

indice, riferito agli addetti extracomunitari è stato quello dei servizi alla persona (pari ad oltre il 40% del totale), seguito da industria (20%) e agricoltura (9%). Lavoratori atipici. Per i parasubordinati si registra un tasso di incidenza pari a circa 15 infortuni denunciati ogni 1.000 addetti/anno e ciò è assolutamente in linea con le attività tecnico-impigatizie del settore dei servizi alle imprese. Totalmente differente la situazione degli interinali, per i quali il tasso di frequenza risulta molto più elevato, praticamente il doppio di quello relativo al settore industria e servizi. Considerando il dato complessivo, tra il 2003 e il 2005 nel Lazio si è registrato un incremento del 24% degli infortuni avvenuti tra lavoratori parasubordinati e interinali. Si tratta di un dato molto significativo rispetto alla media nazionale che ha registrato nello stesso periodo, un incremento solo del 4,5%. Attualmente nel Lazio gli infortuni che si sono verificati in questa categoria di lavoratori sono stati 1.261, il 2,18% del totale degli incidenti denunciati. Infortuni stradali. Il fenomeno è in espansione con incrementi annui sostenuti sia per il numero di infortuni in generale, sia per quelli mortali. Nella regione, tale aumento è superiore al trend nazionale, mentre risulta nettamente più contenuto per quelli mortali. In generale, nel 2005 il numero degli infortuni stradali nel Lazio ha rappresentato il 7,2% del totale nazionale. Mentre gli infortuni stradali mortali sono stati il 10% di quelli avvenuti in tutta Italia.

Infortuni sul lavoro avvenuti nel periodo 2003-2004 e denunciati all’INAIL per anno, gestione e sesso

Totale Infortuni Mortali

Anni Agric. Ind. e servizi

Dip. conto Stato

TOTALE Agric Ind. e servizi

Dip. conto Stato

TOTALE

Maschi 2003 54.215 670.494 8.031 732.740 121 1.196 9 1.326 2004 52.593 657.395 8.487 718.475 160 1.059 6 1.225 2005 50.485 631.194 8.362 690.041 118 994 11 1.123 Femmine 2003 17.164 209.748 17.542 244.454 8 112 3 123 2004 16.670 212.044 19.540 248.254 15 78 10 103 2005 15.801 213.658 20.066 249.525 9 71 3 83 M. e F. 2003 71,379 880.242 25.573 977.194 129 1.308 12 1.449 2004 69.263 869.439 28.027 966.729 175 1.137 16 1.328 2005 66.286 844.852 28.428 939.566 127 1.065 14 1.206

Fonte: Dati INAIL-Roma

Page 38: IL LAVORO NERO NELLA REGIONE LAZIO - megaitaliamedia.net · Rapporto regionale Inail sugli infortuni “ 36 Indicatori statistici relativi al territorio oggetto della nostra ricerca

38

Infortuni denunciati per provincia del Lazio in agricoltura. Anno 2005 Sesso: Maschi/Femmine

Infortuni denunciati per i Lavoratori Province e Regione Autonomi Dipendenti Non determinati Totale

Frosinone 539 56 - 595 Latina 483 277 - 760 Rieti 272 96 - 368

Roma 234 245 - 479 Viterbo 284 148 - 432 Lazio 1.812 822 - 2.634

Fonte. Dati INAIL-Roma

Infortuni sul lavoro denunciati per provincia del Lazio in Industria, Commercio e Servizi – Anni 2001/2005

Sesso: Maschi/Femmine Province e Regione 2001 2002 2003 2004 2005

Frosinone 6.186 5.338 4.863 4.966 4.723 Latina 4.525 4521 4.516 4.541 4.640 Rieti 1.628 1.529 1.449 1.476 1.487 Roma 37.549 37.543 39.770 39.189 39.278 Viterbo 2.263 2.149 2.164 2.196 2.236 Lazio 52.151 51.080 52.762 52.368 52.364

Indicatori statistici relativi al territorio oggetto della nostra ricerca Abbiamo valutato che per rendere più intellegibile il nostro lavoro, ma soprattutto per valutare i suoi limiti, era necessario offrire un quadro d’assieme della situazione lavorativa delle aree interessate. Non commenteremo i dati in esso contenuti, lasciando libero, chi lo vorrà, di trarre le sue conclusioni confrontando il lavoro fatto e quello che si sarebbe potuto fare. Cogliamo l’occasione per ringraziare Leandro Menichelli, consigliere del Comitato Inps di Frosinone, per la sua preziosa, cortese collaborazione e disponibilità ad esaudire ogni nostra richiesta.

Page 39: IL LAVORO NERO NELLA REGIONE LAZIO - megaitaliamedia.net · Rapporto regionale Inail sugli infortuni “ 36 Indicatori statistici relativi al territorio oggetto della nostra ricerca

39

ANNO 2002 (31 dicembre) Sedi +

Ag. Popol.res. Azagric. Artig. Commerc. CD/CM Lav.dip. Parasub. Pensioni Inv.civ.

Frosinone 362.889 653 8.976 10.523 3.596 79.185 11,874 114.789 10.309 Cassino 122.152 250 2.537 3.191 1.670 21.163 7.090 24.396 3.657 Pomezia 256.907 5.714 6.510 495 67.791 8.509 46.065 9.291

ANNO 2003 (31 dicembre)

Sedi + Ag. Popol.res. Azagric. Artig. Commerc. CD/CM Lav.dip. Parasub. Pensioni Inv.civ.

Frosinone 364.431 635 9.201 10.872 1.239 79.062 14.018 112.980 11.578 Cassino 123.073 250 2.540 3.366 1.670 20.594 7.599 25.694 4.336 Pomezia 242.494 5.862 7.067 498 65.969 12.389 45.888 9.622

ANNO 2004 (31 dicembre)

Sedi + Ag. Popol.res. Azagric. Artig. Commerc. CD/CM Lav.dip. Parasub. Pensioni Inv.civ.

Frosinone 368.549 635 9.118 10.622 1.484 83.598 14.695 112.815 9.952 Cassino 120.493 264 2.510 3.296 1.640 21.151 7.933 27.054 5.278 Pomezia 250.813 5.949 6.998 509 71.603 17.323 45.173 10.904

ANNO 2005 (31 dicembre)

Sedi + Ag. Popol.res. Azagric. Artig. Commerc. CD/CM Lav.dip. Parasub. Pensioni Inv.civ.

Frosinone 372.824 636 9.252 10.735 2.733 85.913 17.003 113.020 9.751 Cassino 118.509 275 2.507 3.537 1.637 20.957 8.646 28.109 6.336 Pomezia 264.751 6.975 7.737 51 71.954 21.778 44.491 11.254

Variazioni % 2005/2002

Sedi + Ag. Popol.res. Azagric. Artig. Commerc. CD/CM Lav.dip. Parasub. Pensioni Inv.civ.

Frosinone 2,74 -2,60 3,07 2,01 -24,00 8,50 43,20 -1,54 -5,41 Cassino -2,98 10,00 -1,18 10,84 -1,98 -0,97 21,95 15,22 73,26 Pomezia 3,05 22,07 18,85 11,31 6,14 155,94 -3,42 21,13 Fonte: Dati Inps

Page 40: IL LAVORO NERO NELLA REGIONE LAZIO - megaitaliamedia.net · Rapporto regionale Inail sugli infortuni “ 36 Indicatori statistici relativi al territorio oggetto della nostra ricerca

40

Page 41: IL LAVORO NERO NELLA REGIONE LAZIO - megaitaliamedia.net · Rapporto regionale Inail sugli infortuni “ 36 Indicatori statistici relativi al territorio oggetto della nostra ricerca

41

Le Realtà Territoriali (Territori di Frosinone, Pomezia, Roma Ovest, Latina )

Page 42: IL LAVORO NERO NELLA REGIONE LAZIO - megaitaliamedia.net · Rapporto regionale Inail sugli infortuni “ 36 Indicatori statistici relativi al territorio oggetto della nostra ricerca

42

Page 43: IL LAVORO NERO NELLA REGIONE LAZIO - megaitaliamedia.net · Rapporto regionale Inail sugli infortuni “ 36 Indicatori statistici relativi al territorio oggetto della nostra ricerca

43

Provincia di Frosinone: cenni storico-geografici Regione Lazio

Capoluogo Frosinone

Popolazione Residente

Totale 484.566

Maschi 236.722

Femmine 247.844

Santi Patroni: S. Ormisda e S. Silverio Superficie della Provincia: ha 323 (di cui ha 137.553 di montagna) Superficie del Comune: ha 4.701 di cui:

- collina ha 186.354 - superficie agraria e forestale ha 306.204

Altitudine: metri 291 s.l.m. Principali distanze chilometriche:

- da Roma Km. 86 - da Napoli Km. 120 - da Latina Km. 55 - da Sora Km. 30 - da Cassino Km. 48

Clima: mite, con precipitazioni rilevanti nei mesi autunnali, ma scarsi in quelli estivi. Posizione geografica: il territorio si presenta come un complesso ortografico abbastanza vario; trova la sua struttura unificante nel bacino del fiume Sacco, che scorre a valle della collina su cui si sviluppa il centro storico e residenziale originario della città. Collegamenti stradali:

- Autostrada del Sole, uscita casello di Frosinone - S.S. 6 Casilina per Roma-Napoli - S.S. 156 Monti Lepini per Latina - S.S. 214 Maria per Sora - S.S. 155 per Fiuggi

Page 44: IL LAVORO NERO NELLA REGIONE LAZIO - megaitaliamedia.net · Rapporto regionale Inail sugli infortuni “ 36 Indicatori statistici relativi al territorio oggetto della nostra ricerca

44

Le prime tracce umane risalgono ai primordi dell'umanità. Infatti nel Museo Preistorico di Pofi è conservato il cranio di "Argil" (detto anche l'Uomo di Ceprano), Homo erectus di circa 800 mila anni fa. Attualmente è la testimonianza più antica della nostra specie in Europa. In tempi storici, intorno al X-IX secolo a.C., si vide lo stanziamento di genti indoeuropee su un territorio probabilmente già occupato da popolazioni cosiddette Pelasgiche. Questi fatti vengono echeggiati in un gran numero di leggende latine e mediterranee, come nell'Eneide di Virgilio, in cui appare Camilla, la regina dei Volsci, testimonianza del matriarcato, contrapposto al patriarcato indoeuropeo, portato da Enea, di cui sono simbolo gli dèi Penati. Altra leggenda è quella della fuga di Saturno, cacciato dall'Olimpo da Giove, che approdò nel Lazio per insegnare agli uomini la tecnica e per riportare l'età dell'oro. È leggenda anche che Saturno abbia fondato sette città che hanno la "A" come iniziale del nome presentano grandi mura megalitiche, come per esempio Alatri. Nel VII secolo a.C. la provincia di Frosinone entrò nell'orbita di Roma, che ne fece il "Latium Adjectum", cioè il "Lazio aggiunto". Ma prima di domare i Volsci e gli Ernici dovettero passare quasi 300 anni e due guerre sociali e due guerre sannitiche, che portarono alle popolazioni del Lazio meridionale la cittadinanza romana. Da questo momento la provincia di Frosinone seguirà il corso dell'impero romano e di Roma. Il distacco avverrà solo nel 1927, anno in cui viene creata la provincia di Frosinone. Negli anni '60 del secolo scorso con i fondi della Cassa del Mezzogiorno inizia l'industrializzazione di una provincia allora prettamente agricola. Attualmente la provincia di Frosinone è in una fase di deindustrializzazione. La parte nord della provincia è appartenuta per secoli allo Stato della Chiesa, e ad essa ci si riferisce comunemente col nome di Ciociaria, ma la parte sud, che comprende gli importanti comuni di Cassino e Sora, prima dell'unità d'Italia appartenevano al Regno di Napoli. Molti critici, soprattutto della corrente dei neoborbonici, hanno visto in ciò una forzatura storica del fascismo, che con la creazione della nuova provincia, avrebbe riunito due zone tanto differenti. Il motivo di tale disappunto è che il confine di stato preesistente è stato il più stabile d'Europa, mentre si può controbattere in questi punti:

Page 45: IL LAVORO NERO NELLA REGIONE LAZIO - megaitaliamedia.net · Rapporto regionale Inail sugli infortuni “ 36 Indicatori statistici relativi al territorio oggetto della nostra ricerca

45

- è vero che fu il confine più stabile d'Europa, almeno nella parte sud, ma anche il meno militarizzato per via dell'importanza papale e il più permeabile;

- la zona del vecchio Ducato di Sora era uno stato cuscinetto creato nel 1443 e assorbito dai Borboni nel 1796, governato però da importanti famiglie romane. Quindi la tesi della stabilità del confine, per questo tratto, non sussiste.

La forte influenza dell'abbazia di Monte Cassino nel cassinate, anche come potere temporale sulla cosiddetta valle dei santi ne faceva un territorio non assimilabile agli altri del regno di Napoli. Fu costituita nel 1463 l'enclave pontificia di Pontecorvo, che rimase alla Chiesa anche dopo la restaurazione, passato il periodo napoleonico. Sono soggettivi i punti di vista sull'unicità culturale, ma il territorio meridionale non sembra ancora avere caratteristiche di "napoletanità" sia nel dialetto, che nella cultura. Sembra tuttavia che sia proprio il carattere di terra di confine (dell'una e dell'altra parte), anarchica e infestata dai briganti, che renda il territorio un unicum culturale. D'altra parte le polemiche appaiono strumentali, poiché esiste una diatriba sulla proposta di una nuova provincia, quella di Cassino, che verrebbe a comprendere i territori laziali, che al 1861 facevano parte dello stato borbonico. Alla fine della prima guerra mondiale Frosinone contava oltre 12.000 abitanti, la maggior parte dei quali viveva in campagna, in piccole borgate o in case sparse; il nucleo più consistente risiedeva nel quartiere Ferrovia, sorto attorno alla strada ferrata. La città era sede degli uffici della sottoprefettura, del distretto militare e delle stazioni ferroviarie statali e vicinali. Sebbene la maggior parte degli abitanti fosse contadina, vi era una fetta consistente di impiegati e un numeroso gruppo di artigiani e commercianti. Questi ultimi abitavano per lo più nel centro storico, sulle colline e nei quartieri di Santa Maria, Sant’Antonio e piazza Giuseppe Garibaldi. Erano sorte alcune modeste attività industriali: mulini e pastìfici, fabbriche di sapone, liquori e calzature. Mancavano le scuole superiori che vennero create solo nel corso degli anni Venti. La vita pubblica si svolgeva tutta attorno all’attuale piazza della Libertà, su cui si affacciavano i palazzi pubblici del tempo: sottoprefettura, comune e uffici statali periferici. Nelle vicinanze si trovavano gli altri uffici pubblici e privati. Nella piazza si svolgeva anche il mercato settimanale, che costituiva un forte richiamo per le popolazioni dei

Page 46: IL LAVORO NERO NELLA REGIONE LAZIO - megaitaliamedia.net · Rapporto regionale Inail sugli infortuni “ 36 Indicatori statistici relativi al territorio oggetto della nostra ricerca

46

paesi vicini. Il centro storico era servito dalla ferrovia vicinale che da Frosinone portava ad Alatri, Fiuggi, Palestrina e Roma. L’altra stazione ferroviaria, della linea Roma-Napoli, si trovava a quattro chilometri dal centro. Durante il ventennio fascista, nel quadro della riorganizzazione amministrativa dell’Italia, il governo costituì la provincia di Frosinone, sottraendo numerosi comuni alle due province di Roma e Caserta. Il capoluogo venne fissato a Frosinone, già sede dal 1870 dell’omonimo circondano retto da un sottoprefetto. Si ebbe pertanto un brusco passaggio da una realtà di scarsa portata politica, economica e sociale a un’altra nuova che cambiò i destini della città. Si ampliarono gli uffici esistenti, altri se ne crearono, e si potenziarono i servizi pubblici e privati. Lo stato, inoltre, trasferì a Frosinone un folto numero di dipendenti, particolarmente da Caserta. Il nuovo ruolo assunto da Frosinone incentivò lo sviluppo generale della città in termini demografici, economici e soprattutto sociali per i nuovi servizi pubblici che si andavano creando, finanziati dallo stato in primo luogo in campo scolastico, sanitario e commerciale. In questo periodo sorsero gli edifici delle scuole elementari, della provincia e della camera di commercio. La città divenne il punto di riferimento di un vastissimo territorio, gran parte del quale non aveva mai avuto relazioni con essa come il cassinate e il sorano. Durante la seconda guerra mondiale Frosinone fu duramente colpita da 56 bombardamenti aerei alleati, che causarono gravissimi danni all’intera città fino a raderne al suolo quasi interamente la parte più alta, con la cattedrale e i palazzi adiacenti: quasi tutto il ricco patrimonio artistico settecentesco venne distrutto. organismi governativi abbandonarono la città, ritirandosi a Fiuggi in posizione defilata. La popolazione fu costretta a rifugiarsi nei paesi vicini per scampare ai durissimi bombardamenti e i tedeschi saccheggiarono la città ciociara prima di abbandonarla. Nel dopoguerra l’opera di ricostruzione fu lenta; il sindaco della liberazione, l’ex deputato Marzi, si adoperò per fornire i primi soccorsi alla popolazione e riorganizzare e ricostruire la città. Solo dopo molto tempo gli organi amministrativi statali ritornarono a Frosinone. Si riedificarono il palazzo della prefettura, della Banca D’Italia, dei tribunali, gli uffici finanziari e delle poste. Progressivamente, nel corso di un ventennio Frosinone mutò del tutto la sua fisionomia: la città si estese lungo le principali strade e si costruirono nuovi quartieri. La popolazione si trasformò: si ridusse notevolmente il numero dei contadini (a meno del cinque per cento della popolazione attiva), aumentarono gli impiegati, i commercianti e gli operai, a causa mutamenti

Page 47: IL LAVORO NERO NELLA REGIONE LAZIO - megaitaliamedia.net · Rapporto regionale Inail sugli infortuni “ 36 Indicatori statistici relativi al territorio oggetto della nostra ricerca

47

economici e sociali. Purtroppo lo sviluppo urbano avvenne in modo caotico: esaurito ben presto lo spazio in collina, gli edifici dilagarono nella sottostante pianura, e anche nelle più nascoste vallette a nord-est. Negli anni Cinquanta vi fu un forte sviluppo del commercio e dei servizi sociali, ma fu con gli anni Sessanta che Frosinone si trasformò completamente: la città, infatti, grazie anche alla costruzione dell’autostrada, diventò polo industriale e commerciale e operò un potenziamento dei servizi statali, particolarmente scuole e uffici. Il grattacielo Edera è considerato il simbolo di questo processo di modernizzazione. Negli anni Settanta, malgrado la crisi di metà decennio, la città cresce: aumentano le fabbriche, si sviluppano ulteriormente i servizi, nascono il conservatorio Licinio Refice e l’accademia di belle arti. Sono presenti tutti i tipi di scuole superiori. La città, sede degli uffici provinciali e di quelli del decentramento statali e regionale, vede potenziata la sua funzione burocratica. Si cerca di dare risposte ai problemi del traffico, uno dei più gravi, con la costruzione della “direttissima”, una strada costruita mediante un grande viadotto che collega la parte bassa alle zone del colle. Nel corso degli anni Ottanta, a seguito della riforma delle diocesi, Frosinone diventa anche sede episcopale e riunisce quelle antichissime di Veroli-Frosinone e Ferentino. Già da tempo è sorto un modernissimo Palazzo vescovile in una zona nuova, lungo la tangenziale dei monti Lepini, e nuove chiese sono state erette nel corso degli ultimi decenni.

Page 48: IL LAVORO NERO NELLA REGIONE LAZIO - megaitaliamedia.net · Rapporto regionale Inail sugli infortuni “ 36 Indicatori statistici relativi al territorio oggetto della nostra ricerca

48

Storia dell'industria e dell'artigianato in Ciociaria L'economia della Ciociaria, tradizionalmente basata sull’agricoltura e sull’allevamento, attività tipiche delle popolazioni che per prime s’insediarono in questi territori, può comunque vantare una tradizione industriale che per importanza ed estensione, si può far risalire addirittura ad epoca romana. Fattori come, l’abbondanza d’acqua, la diffusione della pastorizia che forniva ingenti quantità di lana grezza, la gran quantità di legnami provenienti dai boschi, lo sfruttamento di cave e la vicinanza a Roma e alle città campane, permise lo sviluppo d’importanti e fiorenti attività nel settore della lavorazione della lana, del legno e del marmo, documentate da numerose iscrizioni risalenti ai tempi dell’impero romano. La stessa famiglia di Cicerone, in quel d’Arpino, era famosa per essersi affermata, anche economicamente, grazie alla lavorazione della lana. Quelli del legno, della lana e del marmo sono stati settori importanti anche nel medioevo dove, alle lavorazioni più tradizionali, si affiancò anche quella della carta che vedeva in quel periodo, nel comprensorio di Sora, Isola del Liri ed Arpino, la nascita delle prime cartiere. Tali insediamenti industriali, acquisirono sempre maggiore importanza, tanto che, com’è riportato da documenti dell’epoca - siamo intorno al 1820 - nel comprensorio di Sora, Isola del Liri ed Arpino, erano in attività fabbriche tra le più moderne ed innovative del settore. Risale a quel periodo, l’installazione e la messa in funzione della prima macchina continua per la produzione della carta, avvenuta proprio in uno stabilimento del comprensorio, per opera dell’industriale francese Carlo Lefevre. Si riporta che erano occupati nel settore della carta circa quarantamila addetti, per la maggioranza donne e fanciulli, e che le esportazioni della carta si spingevano in tutta l’Europa e anche in America Latina. Dopo l’unità d’Italia, incominciò un lento declino industriale per l’intero comprensorio, e molte di queste realtà furono costrette pian piano a cedere il passo a nuovi e più moderni insediamenti industriali. Le due guerre mondiali segnarono il crollo definitivo, infatti, la loro quasi completa distruzione non furono seguita dalla ricostruzione, che invece dedicò risorse, pubbliche e private, per lo sviluppo di nuovi poli industriali sorti attorno a Cassino e Frosinone.

Page 49: IL LAVORO NERO NELLA REGIONE LAZIO - megaitaliamedia.net · Rapporto regionale Inail sugli infortuni “ 36 Indicatori statistici relativi al territorio oggetto della nostra ricerca

49

Questi nuovi insediamenti, favoriti anche dalla costruzione dell’attuale autostrada del Sole e dagli investimenti di gruppi industriali multinazionali, vide la sua massima espansione negli anni attorno al 1960 e 1970, per iniziare dopo, un lento e costante declino, che si protrae anche ai nostri tempi. Finita l’illusione di uno sviluppo industriale, che doveva risolvere il problema occupazionale e che ancora pesantemente grava su tutta la Ciociaria, si sta avvertendo la necessità di ridare smalto e vitalità all’artigianato d’alto livello qualitativo con nuove e moderne strategie commerciali. L’artigianato nella Ciociaria appare in maniera rilevante, con importanti e fiorenti laboratori sin dai tempi dei romani. Limitandoci ad epoche più recenti, possiamo affermare che l’artigianato di qualità, ha avuto nella Ciociaria un soddisfacente sviluppo sino alla seconda guerra mondiale. Le botteghe erano fiorenti e rappresentavano un importante settore dell’intero tessuto produttivo ed economico dell’epoca. Gli artigiani esponevano con orgoglio e soddisfazione i prodotti, frutto della loro fantasia ed estro, tanto da distinguersi in maniera eloquente, ottenendo importanti riconoscimenti a livello regionale, nazionale ed internazionale in mostre ed esposizioni. Basta ricordare le ceramiche d’Arpino, che nel 1911 furono inserite nell’esposizione Internazionale di Roma, e i riconoscimenti ottenuti a Firenze nel 1932 e a Tripoli nel 1933 in occasioni di mostre e fiere. I prodotti maggiormente segnalati riguardavano i mobili e le decorazioni di legno, il ferro battuto ed il rame balzato. Il dopoguerra è contrassegnato, anche per il settore dell’artigianato, da un lento declino. I giovani, infatti, abbandonarono le botteghe dell’artigiano, attratti dalle nascenti industrie del comprensorio di Cassino e Frosinone, impoverendo così un settore che, nel passaggio generazionale, incontra le sue maggiori difficoltà di crescita ed affermazione. Tuttavia l’artigianato di qualità resiste e continua, ancora oggi la sua produzione in quei settori che lo videro primeggiare nel passato, anche se in maniera meno intensa e rilevante. A fianco a ditte di medie e grandi dimensioni che commercializzano prodotti industriali, operano piccoli laboratori artigiani, d’alto livello qualitativo, i quali riescono a conservare intatti i segreti dell’arte, preziose eredità di generazioni artigiane. Oggi questi laboratori artigiani, rappresentano un patrimonio straordinario da tutelare e valorizzare, per ridare prestigio ad un settore, quello dell’artigianato

Page 50: IL LAVORO NERO NELLA REGIONE LAZIO - megaitaliamedia.net · Rapporto regionale Inail sugli infortuni “ 36 Indicatori statistici relativi al territorio oggetto della nostra ricerca

50

artistico, tanto importante e fondamentale per l’intero tessuto economico produttivo della Ciociaria. Frosinone provincia del Lazio (91 comuni; 3244 km2; 494.495 ab. secondo una stima del 2000; capoluogo Frosinone). Confina a N con la provincia abruzzese dell'Aquila, a NE con quella molisana di Isernia, a SE con quella campana di Caserta, mentre a NW e a S è limitata rispettivamente dalle due province laziali di Roma e di Latina: si estende prevalentemente in direzione NW-SE ed è costituita da tre unità morfologiche ben differenziate. A N si elevano i rilievi appenninici dei monti Simbruini, degli Ernici, delle Mainarde e di quelli della Meta, incisi dalle valli superiori dei fiumi Liri, Melfa e Rapido; al centro si estende la cosiddetta Valle Latina, corrispondente in buona parte alla regione storica della Ciociaria, formata da un'ampia depressione longitudinale al sistema appenninico e percorsa dal fiume Sacco e dai tratti inferiori del Liri, del Melfa e del Rapido; a S si elevano, paralleli all'orientamento generale dell'Appennino centrale, i rilievi antiappenninici dei monti Lepini, Ausoni e Aurunci. Il clima è mite, ma piuttosto rilevanti sono le differenze termiche e pluviometriche tra le aree pianeggianti e vallive e quelle più elevate; le precipitazioni sono copiose nei mesi autunnali, ma scarseggiano in quelli estivi, quando sarebbero più utili alle esigenze dell'agricoltura. I fiumi principali sono il Sacco e il Liri che, provenendo rispettivamente dalle province di Roma e dell'Aquila, confluiscono insieme nei pressi di Ceprano, dove formano il lago di San Giovanni Incarico. Il corso d'acqua così formato prosegue verso SE conservando il nome di Liri finché, alla confluenza in esso del Gari, assume il nome di Garigliano (Gari Liriano) e si spinge a S segnando parte del confine con la Campania. Nel dettaglio dei singoli settori, per quel che concerne l'agricoltura va sottolineato come si sia confermata la specializzazione orticola e frutticola delle aree pianeggianti, cui si contrappone tuttavia una sensibile crisi dell'allevamento. Il settore industriale mostra una certa tenuta grazie alla presenza di attività con caratteri di base (chimica, lavorazione della gomma, meccanica, all'interno della quale si distingue il complesso automobilistico di Cassino), affiancate da attività di tipo più tradizionale (industria della carta, alimentare, tessile). Poco sviluppato è il settore terziario: l'indice di terziarizzazione della popolazione attiva è addirittura il più basso dell'intera regione. I principali centri abitati, dopo il capoluogo, sono Cassino, Sora, Alatri, Ceccano, Ferentino e Veroli.

Page 51: IL LAVORO NERO NELLA REGIONE LAZIO - megaitaliamedia.net · Rapporto regionale Inail sugli infortuni “ 36 Indicatori statistici relativi al territorio oggetto della nostra ricerca

51

Tasso di sviluppo della provincia da aprile a settembre 2005 (Da “Ciociaria Oggi” del 27 novembre 2005, articolo di Daniela Di Vincenzo)

Secondo Trimestre: Da aprile a giugno sono state complessivamente 865 le imprese di nuova iscrizione e 476 le attività cessate. Buono l’andamento del settore primario, dove il bilancio per le attività agricole è di 83 a 37. Situazione negativa invece per il settore secondario, dove nel periodo in questione le nuove imprese registrate sono state 38 e quelle che hanno chiuso 57. In tale ambito si assiste ad un’inversione di rotta, rispetto al trimestre precedente, dell’industria alimentare e delle bevande, con un rapporto tra nuove imprese ed attività chiuse di 9 a 12; andamento non brillante anche per i comparti lavorazione del legno (3 a 6), fabbricazione dei mobili (4 a 5), di macchine ed apparecchi meccanici (nessuna attività di nuova iscrizione a fronte di 4 cessate). Al contrario, la situazione è stata positiva per il comparto della fabbricazione e lavorazione dei prodotti metallici, con 12 attività di nuova iscrizione e 9 imprese chiuse, e quello delle confezioni, articoli di vestiario, nel qual caso tale rapporto è stato di 5 a 4. Leggermente negativo invece l’andamento del comparto costruzioni, dove sono state chiuse ben 103 attività a fronte di 95 nuove imprese iscritte. Buona invece la situazione del commercio che ha fatto registrare una vera e propria inversione di tendenza rispetto ai 3 mesi precedenti con 232 esercizi di nuova iscrizione e soltanto 151 attività chiuse. In tale ambito si è assistito ad un vero e proprio boom del commercio al dettaglio, nel quale le imprese di nuova iscrizione sono state più del doppio di quelle che hanno chiuso i battenti (il rapporto è di 167 a 83); molto bene anche il commercio integrato e le attività intermediarie, con 54 esercizi nuovi iscritti a fronte di 32 chiusi, mentre sempre in controtendenza rispetto al periodo precedente, è risultato negativo l’andamento del ramo autoveicoli e motocicli, con 36 attività chiuse a fronte di soli 11 esercizi di nuova iscrizione. Positivo il bilancio per il comparto alberghi e ristoranti, dove sono state 41 le nuove attività e 10 in meno le imprese che hanno chiuso. Stesso discorso per le attività ausiliarie di intermediazione finanziaria (dove, a fronte di 21 nuove iscritte, sono state soltanto 8 le attività cessate), per quelle immobiliari (nel qual caso detto rapporto è di 7 a 2) ed informatiche (11 a 2). Considerazioni opposte valgono invece per il comparto dei trasporti, dove il rapporto tra imprese nuove iscritte ed attività cessate è stato di 7 a 15. Per quanto concerne la natura giuridica

Page 52: IL LAVORO NERO NELLA REGIONE LAZIO - megaitaliamedia.net · Rapporto regionale Inail sugli infortuni “ 36 Indicatori statistici relativi al territorio oggetto della nostra ricerca

52

delle suddette imprese, nel secondo trimestre dell’anno in corso sia per le imprese individuali, ancora fortemente preminenti, sia per quelle organizzate in altre forme giuridiche si è registrato un considerevole incremento; nel primo caso, infatti, sono state 547 le imprese di nuova iscrizione e 389 quelle che hanno chiuso i battenti, mentre nel secondo tale rapporto è stato di 32 a 12. Terzo trimestre: La spirale positiva non si interrompe neanche nel terzo trimestre 2005, con 780 imprese di nuova iscrizione e 447 attività cessate. Da luglio a settembre, complessivamente né il settore primario, né quello secondario hanno rispecchiato il trend positivo generale: nel primo caso, infatti, le attività chiuse sono state 45 a fronte di 40 imprese di nuova iscrizione, nel secondo tale rapporto è stato di 54 a 61. Il periodo in questione, in particolare, non è risultato positivo per il comparto della fabbricazione e lavorazione dei prodotti metallici; trend negativo anche per le imprese di fabbricazione di prodotti medicali (con 2 attività di nuova iscrizione e 3 che hanno chiuso i battenti), macchine ed apparecchi meccanici (dove tale rapporto è stato di 1 a 2), per l’industria chimica e della carta (in entrambi i casi non si sono registrate attività nuove iscritte, mentre è stata chiusa un’impresa); parità sostanziale invece per il comparto alimentare e delle bevande (14 imprese nuove iscritte ed altrettante attività chiuse), mentre positivo è stato l’andamento per le imprese di confezione degli articoli di vestiario (8 attività nuove iscritte e 7 quelle chiuse), l’industria del legno (6 a 5) e della fabbricazione dei mobili (8 a 7), il comparto della produzione di articoli in gomma e materie plastiche (2 a 0). E’ inoltre tornata la spirale positiva dell’edilizia, dove il rapporto tra imprese di nuova iscrizione ed attività chiuse nel periodo considerato è risultato di circa 3 a 1; nel settore sono infatti 139 le attività nate da luglio a settembre, e soltanto 47 quelle chiuse. Situazione ancora positiva per il commercio, dove le imprese nuove iscritte sono state 154, a fronte di 151 attività cessate. In particolare, un cambio di rotta si è registrato nel comparto autoveicoli e motocicli, dove 26 sono stati gli esercizi di nuova iscrizione e 20 quelli chiusi; periodo ancora positivo, inoltre, per il commercio integrato con un rapporto tra imprese nuove iscritte e attività cessate di 36 a 29. Per quanto concerne il comparto al dettaglio, è ripresa, invece, la spirale negativa che, pur interrotta nel secondo trimestre dell’anno in corso, ha caratterizzato tutto il 2004, proseguendo fino a marzo. In tale ambito, infatti, da luglio a settembre in provincia risultano 102 le attività che hanno chiuso i battenti e soltanto 92 gli esercizi di nuova iscrizione. Leggermente positiva, quindi, la situazione del comparto dell’intermediazione monetaria e

Page 53: IL LAVORO NERO NELLA REGIONE LAZIO - megaitaliamedia.net · Rapporto regionale Inail sugli infortuni “ 36 Indicatori statistici relativi al territorio oggetto della nostra ricerca

53

finanziaria, con 13 imprese nuove iscritte e 12 chiuse, delle attività ricreative, culturali e sportive (7 a 2), oltre che immobiliari (nel qual caso tale rapporto è stato di 4 a 1), e per le altre imprese di servizi (18 a 11). Sostanziale parità invece nel comparto alberghi e ristoranti, dove 26 sono state le attività nuove iscritte ed altrettante le imprese cessate. Andamento ancora negativo, inoltre, per il comparto dei trasporti, nel quale 18 sono state le attività chiuse e 17 le nuove iscritte, e per le imprese informatiche, con 10 chiusure e 5 nuove iscrizioni. Relativamente alla natura giuridica delle suddette attività, nel periodo in questione si è registrato un incremento delle imprese individuali (494 attività di nuova iscrizione a fronte di 304 che hanno chiuso i battenti), sia di quelle organizzate in altre forme (nel qual caso tale rapporto è di 25 a 11). Morti Bianche a Frosinone Tre persone e mezzo in media, ogni anno, per guadagnarsi da vivere, finiscono per morire. Questa la stima del fenomeno delle morti bianche nella provincia di Frosinone, per il settore edile, secondo i dati rilevati da 10 anni a questa parte dall’Inail (elaborazioni Cpt), relativi a circa seimila imprese edili, di cui più di 3.500 artigiane, per un totale di poco meno di 12 mila addetti nel settore. Nel 2006, il dato è stato leggermente superiore alla media. Il 2007 non si apre, poi, sotto i migliori auspici, se si pensa che, recentemente, la cronaca ha dovuto registrare un altro drammatico incidente mortale: quello di un operaio di Boville precipitato da un tetto. Il numero di addetti ai lavori che hanno riportato danni alla propria persona segna, inoltre, un’apprezzabile battuta d’arresto nel corso del decennio, attestandosi al 3,8% nel 2005, contro il 5,8% del 1995. Solo un anno prima, però, nel 2004 il numero degli infortuni era di 533 unità, pari, cioè, al 4,4%. Il biennio “nero” del settore, tuttavia, è stato il 1998-2000, con 6 morti bianche all’anno e un totale di infortuni che è oscillato tra le 747 e le 546 unità. Come si è letto si è ancora lontani da condizioni di lavoro soddisfacenti. La sicurezza sul lavoro non è ancora considerata un diritto e questa percezione è figlia di uno stile di vita superficiale. La sottostima dei rischi, che l’avventatezza comporta, può essere ripartita sia tra gli imprenditori che, sembra paradossale, tra gli operai stessi. Infatti, è vero che i lavoratori non sono, spesso, giustamente tutelati, ma è anche vero, però, che essi stessi, frequentemente, non pretendono perché danno alla sicurezza la

Page 54: IL LAVORO NERO NELLA REGIONE LAZIO - megaitaliamedia.net · Rapporto regionale Inail sugli infortuni “ 36 Indicatori statistici relativi al territorio oggetto della nostra ricerca

54

dimensione di un valore aggiunto, piuttosto che, come si dovrebbe, la conquista di un diritto che tutela la vita. Ma è bene dirla tutta. All’origine del fenomeno sembra esserci non solamente la miopia, ma una condizione ben più complessa. Spesso gli infortuni sono figli dei subappalti e della divisione degli stessi che portano, il più delle volte, al lavoro irregolare. Se un appalto subisce una schizofrenica divisione in lotti con l’imposizione di tempi di lavoro determinati solo dagli interessi economici, alla fine ci si ritrova con la necessità di serrare i ritmi di lavoro, con i rischi che la stanchezza può portare. Negli altri Paesi si dà in appalto tutta l’urbanizzazione. Non solo, quando un’azienda effettua forti ribassi in genere non garantisce l’esecuzione diretta dei lavori ma li subappalta a una seconda impresa che, per restare nei costi, tenta a risparmiare e, in genere, lo fa sui contributi dovuti ai lavoratori e sulla sicurezza.

Page 55: IL LAVORO NERO NELLA REGIONE LAZIO - megaitaliamedia.net · Rapporto regionale Inail sugli infortuni “ 36 Indicatori statistici relativi al territorio oggetto della nostra ricerca

55

La nostra ricerca Abbiamo scelto di iniziare con le tabelle procurateci, e che troverete qui sotto, perché apparisse subito chiara e, panoramicamente ben definita, la situazione lavorativa della provincia. Senza peccare di presunzione, riteniamo questo un lavoro non inutile in quanto mostra luci ed ombre di una realtà che ha certamente bisogno di una più approfondita conoscenza, che può realizzarsi, chiamando a raccolta tutte quelle forze che presidiano i punti di avvistamento più sensibili dell’economia frusinate in uno sforzo sinergico, teso a liberare il territorio da convinzioni preconcette ma, nello stesso tempo, abbandonando eventuali resistenze di falso moralismo provinciale.

Lavoro nero – Raffr.trimestrale

FONTE RILEV. DATI I TRIM. 2005 N°

gg. TOT. AZ.

AZ. IRREG.

LAV. OCC.

LAV. IRREG. I TRIM. 2006 N°

gg. TOT. AZ.

AZ. IRREG.

LAV. OCC.

LAV. IRREG.

o. 146.297,00 o. 121.824,00 SERV. ISP. LAV.

FROSINONE m. 213.186,00 359 358 107 1.950 90

m. 135.404,00 185 202 132 2.291 39

o. 104.787,00 o. 194.001,00 CONG. ISP. LAV. INPS -

INAIL m. 9 3 3 50 42

m. 5 2 2 29 8

o. o. INTEGRATA

m.

m.

o. 2.081.574,00 o. 2.036.664,00INPS FROSINONE m.

418 174 117 518 242 m.

464 212 161 451 96

o. 629.085,00 o. 734.819,00 INPS CASSINO m. 154.703,00

205 92 89 339 57 m.

194 87 84 175 17

o. 11.616,00 o. 34.396,00 INAIL FROSINONE m.

36 10 10 67 47 m.

75 32 29 70 26

o. 21.831,00 o. 5.281,00 ENASARCO

m. 9 9 3

m. 13 13 4

o. o. ENPALS

m.

m.

o. 2.995.820,00 o. 3.126.985,00TOTALE GEN. m. 367.889,00

1.036 646 329 2.924 478 m. 285.847,00

936 548 412 3.016 186

Fonte: Dati Inps, Inail, Isp. Lav. di Frosinone

Page 56: IL LAVORO NERO NELLA REGIONE LAZIO - megaitaliamedia.net · Rapporto regionale Inail sugli infortuni “ 36 Indicatori statistici relativi al territorio oggetto della nostra ricerca

56

ISTITUTO II TRIM. 2005 N°

gg. TOT. AZ.

AZ. IRREG.

LAV. OCC.

LAV. IRREG. II TRIM. 2006 N°

gg. TOT. AZ.

AZ. IRREG.

LAV. OCC.

LAV. IRREG.

o. 974.426,00 o. 200.040,00 D.P.L.-S.I.L. Frosinone m. 885.718,00

638 571 369 4.105 297 m. 661.821,00

185 202 132 2.291 39

o. 11.584,00 o. CONG. S.I.L.. INPS

– INAIL m. 3 1 1 6 6

m. 5 2 2 29 8

o. o. INTEGRATA

m.

m.

o. 1.910.781,00 o. 1.893.223,00INPS FROSINONE m.

603 397 323 424 131 m.

346 164 135 357 120

o. 836.942,00 o. 870.875,00 INPS CASSINO m. 29.513,00

210 128 95 170 72 m.

237 106 104 333 18

o. 52.631,00 o. 57.710,00 INAIL FROSINONE

CASSINO m. 79 39 35 85 29

m. 120 60 56 90 78

o. 9.754,00 o. 30.561,00 ENASARCO

m. 17 6 2

m. 15 9 3

o. o. ENPALS

m.

m.

o. 3.796.118,00 o. 3.052.409,00TOTALE GEN. m. 915.231,00

1550 1142 725 4790 535 m. 661.821,00

1000 541 424 1793 323

Fonte: Dati Inps, Inail, Sil, Ensarco, Enpals

ISTITUTO III TRIM. 2005 N°

gg. TOT. AZ.

AZ. IRREG.

LAV. OCC.

LAV. IRREG. III TRIM. 2006 N°

gg. TOT. AZ.

AZ. IRREG.

LAV. OCC.

LAV. IRREG.

o. 441.660,0 o. 97.208,00 D.P.L.-S.I..L. FROSINONE m. 339.407,00

314 302 169 1.451 92 m. 922,794,00

263 229 160 2162 135

o. 104.787,00 o. 117.887,00 CONG. IS.I.L.- INPS

- INAIL m. 0,00 0 0 0 0 0

m. 0,00 8 2 2 19 19

o. 0 o. 0,00 INTEGRATA

m. 0,00 0 0 0 0 0

m. 0 0 0 0 0 0

o. 1.371.220,00 o. 994.450,00 INPS FROSINONE m. 0

450 131 101 356 36 m. 0

235 167 152 236 84

o. 745.408,00 o. 532.395,00 INPS CASSINO m. 39.144,00

190 72 70 180 30 m. 94.113,00

70 78 71 188 7

o. 21.513,00 o. 71.160,00 INAIL FROSINONE

CASSINO m. 0 46 20 20 32 20

m. 0 140 62 53 70 560

o. 18.934,00 o. 20.395,00 ENASARCO

m. 0,00 0 0 0 0 0

m. 0 0 0 0 0 0

o. O o. 0 ENPALS

m. 0 0 \0 0 0 0

m. 0 0 9 0 0 0

o. 2.598.735,00 o. 1.833.495,00TOTALE GEN. m. 378.551,00

1000 525 360 2.019 179 m. 1.016.907,00

716 538 438 2675 805

Legenda: m. = morosità - o. = omissioni Fonte: Sil, Inps, Inail, Enasarco, Enpals

Page 57: IL LAVORO NERO NELLA REGIONE LAZIO - megaitaliamedia.net · Rapporto regionale Inail sugli infortuni “ 36 Indicatori statistici relativi al territorio oggetto della nostra ricerca

57

Provincia di Frosinone - Lavoratori iscritti all’inps – anno 2004

Totale 104.751

Fonte: Dati Inps

Provincia di Frosinone - Lavoratori autonomi iscritti all’inps – anno 2005

Attivita’ Numero Lavoratori Agricola 636 Artigiana 9.252 Commerciale 10.735 Colt.Diretti e Mezzadri 2.733

Fonte: Dati Inps

Provincia di Frosinone – anno 2005

Pensionati INPS 141.129 Invalidi Civili 16.087

Fonte: Dati Inps

Prospetto riepilogativo CIGO e CIGS in base ai dati forniti dall’inps

CIGO CIGS

Operai Impieg Tot. Semestre Operai Impieg Tot.

Semestre 2000 1° Sem. 570.902 28.291 599.193 1.072.281 180.121 1.252.402

2° Sem. 897.314 61.066 958.380 439.347 113.510 552.857

Totale Anno 1.468.216 89.357 1.557.573 1.511.628 293.631 1.805.259

2001 1° Sem.. 3.082.178 340.991 3.423.169 201.669 47.690 249.359 2° Sem. 1.171.470 76.711 1..248.181 373.296 59.329 432.625 Totale

Anno 4.253.648 417.702 3.671.351 574.965 107.019 681.984

2002 1° Sem. 743.455 79.917 823.372 859.512 106.543 966.055 2° Sem. 3.336.499 381.735 3.718.234 826.817 189.477 1.016.294 Totale

Anno 4.079.954 461.652 4.541.606 1.686.329 296.020 1.982.349

2003 1° Sem. 2.428.752 291.170 2.719.922 1.006.492 163.652 1.170.144 2° Sem. 1.769.283 326.518 2.095.801 1.375.244 137.519 1.512.763 Totale

Anno 4.198.035 617.688 4.815.723 2.381.736 301.171 2.682.907

2004 1° Sem. 716.564 77.511 794.075 522.882 58.540 581.422 2° Sem. 3.559.093 364.582 3.923.675 528.413 83.169 611.582 Totale

Anno 4.275.657 442.093 4.717.750 1.051.295 141.709 1.193.004

2005 1° Sem. 3.726.858 489.975 4.216.833 1.262.094 156.248 1.418.342 2° Sem. 0 0

Totale Anno 3.726.858 489.975 4.216.833 1.262.094 156.248 1.418.342

Fonte: Dati Inps

Page 58: IL LAVORO NERO NELLA REGIONE LAZIO - megaitaliamedia.net · Rapporto regionale Inail sugli infortuni “ 36 Indicatori statistici relativi al territorio oggetto della nostra ricerca

58

Vertenze settore privato

Anno Richieste Pervenute Vertenze Conciliate Anno 2000 2135 193 Anno 2001 2043 188 Anno 2002 2120 222 Anno 2003 2495 252 Anno 2004 2616 286 Anno 2005 I° semestre

1301 190

Fonte: Dati Inps Frosinone

Vertenze settore pubblico

Anno Richieste Pervenute Vertenze Conciliate Anno 2000 358 18 Anno 2001 395 23 Anno 2002 546 25 Anno 2003 627 19 Anno 2004 1151 4 Anno 2005 I semestre

401 7

Fonte: Dati Inps Frosinone

Recuperi contributivi dal 2000 al 2004 e I semestre 2005 Lavoro nero

(SERVIZIO ISPEZIONE LAVORO DELLA D P L FR – INPS FROSINONE – INPS CASSINO – INAIL – ENASARCO)

Anno Comissioni €

Morosita’ € N. gg. Tot.

Az. Az. Irr. Lav. Occ.

Lav. Irreg.

2000 11.613.437,78 2.615.943,81 1.280 1.283 688 8.542 733 2001 8.776.865,217 2.348.295,212 1.095 1.135 723 6.775 761 2002 13.851.019,33 713.365,51 2.529 1.364 874 10.672 972 2003 8.793.482,16 949.783,37 1.154 1.541 710 11.078 411 2004 11.875.438,00 3.688.578,00 1.292 1.314 586 13.760 458

1° Sem. 2005 6.792.118,00 1.283.320,00 2.586 1.788 734 7.714 810

Fonte: Direzione Provinciale Lavoro di Frosinone

Page 59: IL LAVORO NERO NELLA REGIONE LAZIO - megaitaliamedia.net · Rapporto regionale Inail sugli infortuni “ 36 Indicatori statistici relativi al territorio oggetto della nostra ricerca

59

Frosinone: Settori di impiego

Agroindustria Se per la produzione, nel settore agricolo della provincia di Frosinone, è possibile tracciare una mappa abbastanza verosimile, per gli addetti a questo settore ci mancano dati non diciamo esaurienti ma almeno approssimativi. La ragione è che, in questo territorio, la manodopera impegnata è scarsa scontando una larga presenza di aziende a conduzione familiare (non esiste una realtà con più di 20 dipendenti) e con lavori stagionali ridotti e rivolti sostanzialmente alla raccolta delle uve e delle olive. Non a caso il grosso della forza lavoro agricola si trasferisce nella provincia di Latina, dove l’agricoltura è più fiorente anche perché legata alle grandi possibilità di commercializzazione del mercato di Fondi. Si aggiunga la caratteristica di polverizzazione della proprietà contadina che crea, quasi naturalmente, anomale figure di produttori-braccianti, cioè di piccoli produttori che si scambiano, tra di loro, i favori della solidarietà lavorativa (se ho sbrigato il lavoro nel mio podere, vengo ad aiutarti – chiaramente remunerato – nel tuo, così come farai tu per me). Eppure, ci dicono gli esperti, la zona ha grandi potenzialità di sviluppo in questo settore, tenuto conto che esistono produzioni interessanti che potrebbero conoscere fortune commerciali se debitamente pubblicizzate e indirizzate. Oggi, invece, non riescono a soddisfare neanche la domanda interna che pure non è enorme. In proposito, c’è intanto la zona del Piglio (cesanese) che produce un grande vino con caratteristiche organolettiche, ci assicurano, eccezionali e di gran lunga superiori a tanti grandi vini; il ‘peperone cornetto’ di Pontecorvo, che, tra l’altro, sta per fregiarsi della sigla DOP; l’aglio rosso di Castelliri; la marzolina (tipico formaggio di capra) di Esperia; il fagiolo cannellino di Atina. Con queste convinzioni i sindacati di categoria e le associazioni professionali degli agricoltori, ritengono necessaria la realizzazione di un piano che parta da una verifica delle vocazioni produttive di ogni singolo territorio per ampliare la coltivazione dei prodotti caratteristici della zona, che troverebbero facile collocazione sui mercati. D’altra parte tenuto conto che l’Unione Europea ha

Page 60: IL LAVORO NERO NELLA REGIONE LAZIO - megaitaliamedia.net · Rapporto regionale Inail sugli infortuni “ 36 Indicatori statistici relativi al territorio oggetto della nostra ricerca

60

invitato a dismettere la coltura del tabacco, si suggerisce di riservare quelle estensioni di terreno a colture dei prodotti tipici della zona. Come procedere. Escludendo la creazione di cooperative, in quanto nella zona non esiste una specifica cultura, si pensa ad una struttura che consorzi i vari produttori, che abbia come obiettivo l’abbattimento di alcuni costi come la produzione di energia alternativa, l’accentramento di tutti i servizi necessari questi ultimi anche con funzioni di intermediazione commerciale che assicuri la vendita del prodotto sulla pianta, con un marchio locale che lo caratterizzi anche nella fase della vendita. L’istituzione del Parco Regionale dell’Appennino Ciociaro, proposto dal Sindacato, a cui legare il marchio dei prodotti tipici può essere un importante elemento di svolta in questa direzione. Per fare tutto questo, lo si riconosce, bisogna modificare le leggi che oggi prevedono contributi in favore del singolo produttore. Non è un’impresa semplice ma non si esce dalla crisi senza intraprendere una strada nuova. Altra necessità è quella di imporre l’indicazione, per tutta la merce, del percorso di tracciabilità e non solo della indicazione finale del prodotto (es. non basta dire prosciutto di... ma indicare la provenienza del maiale che si è lavorato per ottenere il prodotto finito). Obiettivo primario è quello di una migliore utilizzazione dei finanziamenti regionali: prevedendo che, accanto alla promozione delle Fiere locali, siano destinati finanziamenti ad una presenza costante della produzione del territorio in Fiere internazionali che risulterebbe determinante per la promozione e la commercializzazione su ampia scala. A tutto questo bisogna aggiungere la necessità di collegare la provincia al circuito turistico (impresa più semplice, per la vicinanza a Roma), tenuto conto che il territorio offre un patrimonio culturale e paesaggistico interessante: le abbazie di Cassino, Trisulti e Casamari, Anagni, il più grande fosso d’Europa che collega delle montagne, sede, a suo tempo, del brigantaggio, ecc.. Si è fatto finora poco e male. Si potrebbe valorizzare la strada del vino, che parte da Paliano, che oggi, purtroppo, non solo conta su poche presenze ma è anche insufficientemente propagandata. Altro aspetto è la produzione qualitativamente e quantitativamente interessante di latte di bufala, oggi trasformato quasi esclusivamente a Latina. In passato vi erano diverse aziende, oggi vi sono piccoli laboratori (vi è solo a Ceccano un’azienda con una ventina di dipendenti) che però hanno una produzione di alta qualità, in particolare, nei comini di Amaseno, Giuliano di Roma, Villa S.

Page 61: IL LAVORO NERO NELLA REGIONE LAZIO - megaitaliamedia.net · Rapporto regionale Inail sugli infortuni “ 36 Indicatori statistici relativi al territorio oggetto della nostra ricerca

61

Stefano e proprio per questa coglie un apprezzabile successo commerciale. Ci dicono che si è succubi delle condizioni imposte dalla cooperativa che raccoglie e distribuisce il latte. Insomma guadagnerebbe soltanto l’intermediario, tanto che i produttori vorrebbero uscire da questa situazione. Un’altra azienda media ‘Europomella’ è stata acquistata dagli ucraini che avevano promesso un rilancio della produzione, che finora non si è verificato. E’ in fase di esperimentazione, da parte di questa azienda, la produzione di nuovi prodotti che favorirebbe l’attività di esportazione. E questa situazione è in palese contraddizione con la ubicazione degli allevamenti di bufale che si concentra proprio nella provincia di Frosinone, ad Amaseno, dove pascolano migliaia di capi governati per lo più da personale specializzato del luogo con rare e insignificanti presenze di stranieri. Per ridare vitalità al settore si sta pensando a un Distretto Bufalino con la partecipazione dei comuni della Valle dell’Amareno, delle Province di Latina e Frosinone insieme alla Regione Lazio. Per questo il Sindacato sollecita l’attivazione di tavoli territoriali di Distretto su cui discutere l’indirizzo dei finaziamenti. Altra risorsa importantissima è l’Acqua di Fiuggi che però non conosce ancora sviluppo e collocazione. Alla gestione comunale, quasi fallimentare, subentrò la Sangemini che rilevò solo il ramo acqua. Anche la Sangemini ha avuto le sue difficoltà, tanto da dover cedere il tutto ad un gruppo diretto dai massimi esperti del settore. Ci riferiscono che con questa nuova gestione si comincia a vedere un’organizzazione con una certa prospettiva, anche se viene data per scontata una netta riduzione dell’occupazione. Come abbiamo riferito il grosso della manodopera agricola del frusinate si trasferisce e lavora in provincia di Latina, non vi è quindi presenza significativa di extracomunitari, mentre si registra una rilevante consistenza di lavoro nero. Non a caso, fu scoperto, tempo fa, un giro abbastanza intricato di collocazione di lavoratori con trattamenti non proprio chiari in un allevamento di maiali ad Anagni e fu debellato. Ma la presenza di lavoro nero viene confermato dal Dott. Angelo Necci, direttore provinciale del Lavoro di Frosinone, che, nella conferenza stampa svoltasi il 24 ottobre 2006, ha illustrato i dati sul lavoro nero relativi all’attività svolta dagli organi ispettivi degli Istituti previdenziali e del Servizio Ispezione della Direzione provinciale del Lavoro, nel terzo trimestre 2006. In particolare,

Page 62: IL LAVORO NERO NELLA REGIONE LAZIO - megaitaliamedia.net · Rapporto regionale Inail sugli infortuni “ 36 Indicatori statistici relativi al territorio oggetto della nostra ricerca

62

nei mesi di luglio, agosto e settembre, gli ispettori del lavoro hanno visitato 229 aziende di tutti i settori. Dai controlli non sono state escluse le imprese a conduzione familiare, le attività commerciali, come negozi e pubblici esercizi (bar, ristoranti). Di queste aziende, 160 sono state trovate in posizione irregolare. Sono emersi, inoltre, 135 lavoratori irregolari, per i quali non sono stati versati i contributi. Ammonta a un milione 20 mila euro l’importo dei contributi non versati (tra morosi ed intenzionalmente evasi). Non solo, ma il Dott. Necci aggiungeva che l’edilizia e l’agricoltura sono i settori in cui si annida maggiormente il fenomeno del lavoro sommerso. Informava, inoltre, che il 20 ottobre si era conclusa la vigilanza speciale in agricoltura con i controlli sulle operazioni di vendemmia, iniziata il 3 ottobre. Erano state visitate 8 aziende vinicole medio-grandi, soprattutto nella zona nord della provincia, tra i comuni di Anagni, Piglio, Paliano e Acuto. Controllate anche la zona Atina e quella tra Ripi e Ceprano. Dei 45 lavoratori controllati, nelle operazioni di vendemmia, 36 sono risultati totalmente in nero. Tra i lavoratori interessati alla verifica sono stati trovati 7 neocomunitari e 2 extracomunitari senza permesso di soggiorno. Ma quello che fa più scalpore è l’affermazione del Dott. Necci: <<appare evidente l’incidenza del lavoro nero nel settore che, ormai, raggiunge l’80%>>. Tanto che le sanzioni amministrative comminate ammontano a 10.853,00 euro.

Tessile e Abbigliamento

Il settore abbigliamento, in questa provincia, si occupa prevalentemente, per conto terzi, di alcune fasi di lavorazione di capi di abbigliamento. Non ha una sua caratterizzazione. Questa attività, per la sua specificità di lavorare su commissione, impone tempi strozzati, spesso impossibili da rispettare, tanto che molte di queste aziende sono state costrette a chiudere. Nel settore impera il lavoro nero. E’ stato fatto un accordo di emersione che non ha avuto molta fortuna, infatti sono ormai rientrati tutti nella vecchia normalità. Tutte le aziende aderenti sono sparite; tuttavia è possibile che abbiano cambiato denominazione, mantenendo la produzione. In genere, pare, che le aziende, per sfuggire a controlli, attuino le procedure di riduzione del personale per poi chiudere l’attività, successivamente riaprire,

Page 63: IL LAVORO NERO NELLA REGIONE LAZIO - megaitaliamedia.net · Rapporto regionale Inail sugli infortuni “ 36 Indicatori statistici relativi al territorio oggetto della nostra ricerca

63

utilizzando personale in mobilità. Il Sindacato ha sollecitato più volte l’Ispettorato del Lavoro affinché svolgesse un’attività d’indagine, senza risultato. Quello che si può azzardare è che in questo settore vi è molto lavoro nero, precario e, comunque, non contrattualmente regolare. Alcune aziende applicano il rapporto denominato di “compartecipazione”. I lavoratori conferiscono la somma di € 51 per iscriversi a questa attività (per lavorare devono pure pagare), con la clausola di partecipazione agli utili e alle perdite per due esercizi. Il corrispettivo consiste nell’obbligo a carico dell’Associazione di riconoscere agli associati il 50% del fatturato periodico, al netto delle materie prime, riferito alla produzione cui ha partecipato e al lordo della ritenuta d’acconto oltre un 10% sull’utile netto annuo da dividere tra tutti gli associati proporzionalmente alla produzione stessa. Altre ancora applicano il contratto “a progetto” che teoricamente dovrebbe impegnare il lavoratore a realizzare, in un tempo predeterminato, un progetto proposto dall’impresa accompagnato dal previsto compenso. In realtà in queste aziende i lavoratori lavorano tutti i giorni dalle 8 alle 12 e dalle 13 alle 17. Le aziende interessate hanno dai 40 ai 70 dipendenti e la maggior parte di esse è allocata nella zona di Sora. La cosa più singolare che si registra è il numero delle aziende operanti nella zona della ‘Valle del Liri’. Da uno studio, affidato all’Istituto Guglielmo Tagliacarne, la Camera di Commercio di Frosinone, indica in 185 le Imprese di Abbigliamento e in 1.412 le Imprese del Manifatturiero, con un notevole incremento per il Manufatturiero (come si può leggere dalle tabelle sottostanti). Questi dati sono fortemente contestati dal Sindacato che ritiene assolutamente fuori da ogni possibile realtà il numero delle Imprese Manifatturiero; discutibili anche le 185 dell’Abbigliamento. Tale atteggiamento venne espresso in occasione della presentazione ufficiale dello studio dove venne chiesto anche di conoscere perlomeno l’allocazione di tali aziende. Tutto risultò vano.

Page 64: IL LAVORO NERO NELLA REGIONE LAZIO - megaitaliamedia.net · Rapporto regionale Inail sugli infortuni “ 36 Indicatori statistici relativi al territorio oggetto della nostra ricerca

64

Principali indicatori della vocazione all’Abbigliamento, in termini di imprese, degli otto distretti

(Valori assoluti e percentuali: Anni 2004 e Giugno 2005)

Distretti Impr.

Abbigliam. 2005

Impr.Manifatt2005.

Popolazione2004

Impr. Abbigliam.

Impr. Manifattur.

%

Impr. Manufattur. Polazione (Impr.su 1000 ab)

Impr. Abbigliam.Polazione (Impr.su 1000 ab)

Omissis Omissis Omissis Omissis Omissis Omissis Omissis Omissis Omissis Omissis Omissis Omissis Omissis Omissis Valle del

Liri 185 1.412 129.994 13,1 10,9 3,4

Totale 3.428 14.317 743.133 23,9 19,3 4,6 Fonte: Elaborazione Istituto G. Tagliacarne su dati Infocamere e Istat

Principali indicatori della vocazione all’Abbigliamento, in termini di addetti

(Valori assoluti e percentuali: Anno 2001)

Distretti Impr.

Abigliam.2001

Addetti Abbigliam.

(2001)

Imprese Manufat.

(2001)

Addetti Manufat.

(2001)

Dimens. media

Abbigliam. (Add/Impr.)

Dimens. media

Manufat. (Add/Impr.)

Add. Abbigl.

Add. Manufat.

Omissis Omissis Omissis Omissis Omissis Omissis Omissis Omissis Omissis Omissis Omissis Omissis Omissis Omissis Omissis Omissis Valle del Liri 150 1.309 955 5.022 8,1 5,3 24,1

Totale 3.106 23.520 10.853 87.353 7,6 8,0 26,9 Fonte: Elaborazione Istituto G. Tagliacarne su dati Cis

E’ indubbia la crisi del settore, se anche una piccola azienda della Marzotto (la FORIT) è in grave difficoltà, tanto da ricorrere all’orario ridotto e alla cassa integrazione, per poi essere costretta ad affidare ad altre aziende alcune lavorazioni. Il che, se il ricorso all’esterno è un modo per risparmiare sui costi, è chiaro che chi assume il lavoro non rispetta le norme contrattuali. Vi è un’altra azienda collegata ad una rete produttiva del napoletano, con 100 addetti, che sta puntando sulla qualità, anch’essa ricorre spesso alla cassa integrazione, alla mobilità e a trasferire all’esterno una parte della sua produzione. In tutti i modi il Sindacato, non riesce a incrociare tutte queste aziende se è vero che, nel settore dell’abbigliamento, su circa 900 addetti, con contratto sistema moda, riesce ad organizzare solo il 20% tra tutte e tre i Sindacati Confederati. Gli operai addetti al settore sono prevalentemente autoctoni, con prevalenza di donne e, forse, con qualche sparuta presenza di stranieri. Vi è di aggiungere che in questo pullulare di aziende incontrollate e incontrollabili, regna una assoluta povertà di cultura del contratto. Spesso

Page 65: IL LAVORO NERO NELLA REGIONE LAZIO - megaitaliamedia.net · Rapporto regionale Inail sugli infortuni “ 36 Indicatori statistici relativi al territorio oggetto della nostra ricerca

65

alcune di esse, in presenza di mancanza di commesse, non ricorre alla cassa integrazione speciale (credendo di non averne diritto) ma lascia a casa i lavoratori per poi richiamarli in occasione di acquisizione di altre commesse. L’indubbia crisi che investe il settore spinge il Sindacato a chiedere finanziamenti mirati. Nell’ultima finanziaria del precedente governo è stato previsto un finanziamento di 15 milioni di euro per tre anni (5milioni di euro annui) per il distretto della Valle del Liri, a cui vanno aggiunti quelli regionali. E qui si è scatenata una canea, ancora in corso. I finanziamenti previsti sono gestititi, per conto della regione, dalla società BIC Lazio. Purtroppo questi programmi finanziari, tralasciano lo sviluppo per indirizzarsi, in gran parte alle consulenze. E’ un malcostume. Ci riferiscono che proprio un progetto, scaduto il 18 ottobre 2006, prevedeva un finanziamento di 1.200.000 di euro così distribuito: 600 mila per gli investimenti; 500 mila per consulenze; 50 mila per la formazione e 50 mila per la ricerca. Ma al di là dell’esiguità della cifra, resta il fatto della ricorrente inutilizzazione dell’investimento perché è previsto che esso sia solo parte di un finanziamento che l’azienda deve adoperare, provvedendo, quindi, con suoi capitali, a coprire l’ammontare complessivo dell’intervento. Ma se il settore è in crisi, si domanda il Sindacato, dove l’azienda può recuperare il denaro occorrente per l’investimento. Il Sindacato porta quindi avanti una battaglia per lo sviluppo, per una maggiore qualificazione del prodotto, utilizzando un proprio marchio perché la zona non è competitiva nella produzione di massa. I titolari delle imprese sono nella maggior parte della zona, così pure gli operai ma non si esclude la presenza di stranieri, ad oggi, non quantificabile. La crisi del settore, la possibilità di sottopagare una manodopera che accetta, per ragioni di sopravvivenza, quindi più facilmente sfruttata, fanno pensare ad una presenza extracomunitaria non marginale. D’altra parte in altro settore, che più avanti tratteremo, questa presenza è più evidente. Accanto al settore dell’abbigliamento svolge la sua attività il settore dell’indotto: Fiat, Mercedes, Navi, Aerei etc. Trattasi di lavoro di tappezzeria, in particolare sedili. ed è proprio qui che si registrano le forme più eclatanti di mancanza di ogni regola di correttezza. Esistono solo due Aziende serie, a Ceprano e Pignataro Interamna, con grosse capacità manageriali, con laboratori di disigner in grado di suggerire anche soluzioni alle ditte che offrono l’appalto, dove si rispetta il contratto.

Page 66: IL LAVORO NERO NELLA REGIONE LAZIO - megaitaliamedia.net · Rapporto regionale Inail sugli infortuni “ 36 Indicatori statistici relativi al territorio oggetto della nostra ricerca

66

Il resto è assoluta anarchia contrattuale e atteggiamento di mortificazione di ogni dignità umana e lavorativa. Ad esempio: la Fiat concede l’appalto a due Aziende che hanno una linea di produzione quantitativamente ridotta, pertanto queste affidano, a loro volta, a discutibili laboratori (qualcuno di essi, infatti, annovera dai 100 ai 150 addetti) il subappalto. Bene, in questi nuclei lavorativi manca qualsiasi garanzia, ma c’è di più, se qualcuna di esse corre il rischio di sindacalizzarsi, la conseguenza immediata è il ritiro del subappalto. Il Sindacato è praticamente bandito. In questo settore non vi è alcuna cura dell’ambiente, si occupano in maniera, quasi schiavistica, lavoratori stranieri, in particolare provenienti dai paesi dell’Est. In un capannone visitato, naturalmente solo dall’esterno, allocano ben 3 laboratori che annoverano un numero di addetti che va da 40 a 60 ciascuno, e che ha riservato il piano superiore ad una specie di dormitorio per il personale straniero. Si sta ora premendo presso la Regione perché nel Decreto che si sta predisponendo, e che prevede finanziamenti anche all’indotto Fiat, si evidenzi che i finanziamenti vanno solo in direzione di un indotto qualificato, che rispetta tutte le normative di legge e di contratto. E questo si trova nell’obiettivo più generale di estendere anche a questo settore il DURC (Documento di Regolarità Contributiva). Allo stato bisogna meravigliarsi per il fatto che la FIAT, grande e prestigiosa Azienda nazionale, affidi a veri e propri pirati della produzione la lavorazione di una parte di suoi componenti accessoriali. Vi è poi il settore tessile. E qui, nella zona, esiste una Azienda quasi unica a livello nazionale. Dirigenza lungimirante, assoluto rispetto delle norme contrattuali e di legge, utilizzazione, nei momenti di crisi, di tutti gli strumenti regolamentari. Produce dalla materia prima (tessuti) al prodotto finito (soprattutto abiti da lavoro). Si sta, però, ridimensionando (è passata da 2.000 dipendenti a 600), continua ancora a difendersi per la qualità del prodotto, anche se messa in pericolo da una concorrenza che migliora, a pezzi competitivi, la propria produzione Ha una filiale in Indonesia, ma pare che anche questo non basti. Il Sindacato, solo alcuni mesi fa, ha stipulato un accordo, sostanzialmente difensivo, su cassa integrazione speciale, processi di mobilità, salvaguardia della produzione. Accordo che è riuscito a sventare l’ipotesi dell’Azienda di eliminare, dalla sua produzione, la materia prima. Anche al tessile si richiama la fabbrica di lenti a contatto, sita a Pontecorvo. Un’Azienda che ha tra i 40 e i 50 addetti. Anche qui vi sono problemi produttivi,

Page 67: IL LAVORO NERO NELLA REGIONE LAZIO - megaitaliamedia.net · Rapporto regionale Inail sugli infortuni “ 36 Indicatori statistici relativi al territorio oggetto della nostra ricerca

67

perché provengono lenti dal Sud Est Asiatico, a costi molto inferiori. Tuttavia sono stati riscontrati difetti nelle lenti di produzione straniera, la produzione locale, per ora, continua. Il Sindacato punta a creare un vero e proprio Distretto di Frosinone, perché quello esistente e relativo al Vestiario della Valle del Liri, esiste solo sulla carta, tanto per potere usufruire di qualche finanziamento, quello a cui si punta è creare una vera e propria forza produttiva che imponga la sua presenza, rifuggendo da inutili finanziamenti a pioggia, ma ben mirati verso uno sviluppo reale e concreto della zona. Si è così tracciato un quadro di riferimento, certamente incompleto e comunque insufficiente, che ha offerto poca materia di studio e di denuncia se non quella generale di una zona dove l’illegalità contrattuale è particolarmente estesa, ma assurdamente inafferrabile. Le colpe potrebbero salomonicamente essere ripartite, ma ciò non consola. Per i ricercatori che avrebbero voluto affondare, fin nelle carni più vive, la realtà produttiva e lavorativa della zona, resta solo il conforto di essersi adoperati, in tutti i modi, nel sondare una zona che è stata così povera di riferimenti.

Edilizia Dai dati forniti dalla Cassa Edile di Frosinone risultano presenti, a fine esercizio 2004, 1.411 Aziende, così suddivise: imprese attive in provincia 1239; imprese attive fuori provincia 79; imprese attive fuori regione 93. Di queste, 983 denunciano un numero di addetti compreso tra 1 e 5; 289 tra 6 e 10; 84 tra 11 e 15; 53 tra 16 e 50; 2 oltre 50. Ancora, 667 delle 1411 sono imprese artigiane; 689 imprese industriali; 25 imprese cooperative; 30 imprese di società. Complessivamente i lavoratori addetti al settore, iscritti alla Cassa Edile, ammontano a 8.072 con un decremento di -3,47% rispetto all’anno precedente. E qui rileviamo subito un dato: mentre le imprese iscritte alla Cassa Edile aumentano, il numero dei lavoratori iscritti si riduce. La risposta riguardante quest’ultimo dato è duplice: da un lato le imprese non possono sottrarsi all’iscrizione alla cassa Edile, in quanto, in caso di assunzione di lavori in appalto e/o subappalto, sono tenute a presentare il Documento di Regolarità Contributiva (DURC) rilasciato proprio dalla stessa Cassa Edile

Page 68: IL LAVORO NERO NELLA REGIONE LAZIO - megaitaliamedia.net · Rapporto regionale Inail sugli infortuni “ 36 Indicatori statistici relativi al territorio oggetto della nostra ricerca

68

(anche per conto di INPS e INAIL); il numero dei lavoratori in nero è in costante aumento. A questo scenario si contrappone una situazione statica, nell’intero territorio, dell’edilizia in genere. Non è un caso che quasi l’80% delle aziende del frusinate lavora a Roma, e una parte di imprese importanti si è trasferita con il proprio organico di dipendenti in Umbria, Toscana ed Emilia-Romagna. Il periodo rigoglioso della costruzione della terza corsia sull’autostrada Roma-Napoli e della TAV sul tratto ferroviario sempre da Roma a Napoli è ormai lontano. All’epoca il Sindacato sollecitò le imprese del territorio, che per la propria dimensione non ce la facevano ad assumere questo tipo di lavori e a concorrere con lobby affermate, a costituirsi in ATI (Associazione Temporanea d’Impresa) ma la mancanza di una qualsiasi cultura associativa e, meno che meno, cooperativistica, li escluse. All’ITALFER fu affidata la progettazione della TAV e la gestione dell’aggiudicazione dei lavori. Il progetto fu diviso in quattro lotti per 18 miliardi di lire ciascuno (che alla fine dei lavori raddoppiarono nella cifra). Si aggiudicarono la gara le grandi imprese: il Consorzio Pegaso, la Vianini, l’Italstrade e l’ICLA. Si assisté quindi alla temporanea immigrazione di operai dalla Sicilia, Calabria, Sardegna e Puglia. L’appalto, però, prevedeva che il 60% dei lavori doveva essere eseguito dalle imprese aggiudicatarie mentre un 20% poteva essere subappaltato e il rimanente 20% sub-sub appaltato. E così entrarono in gioco anche le aziende locali. Purtroppo le condizioni del subappalto si dimostrarono vessatorie per una miriade di imprese tanto che alcune di esse abbandonarono la concessione. Il grande affare richiamò immediatamente l’attenzione della grande criminalità, tanto che, in corso d’opera, fu revocato l’appalto all’ICLA per infiltrazioni mafiose e il subappalto alla Impresa De Sio per quelle camorriste. L’occasione incoraggiò, probabilmente, l’installazione in loco della grande criminalità, anche se la sua presenza non è segnalata per azioni clamorose ma, in particolare, a Cassino si avverte la sua iniziativa ancorché velata e ben protetta. (C’è da aggiungere che in tutto il territorio si registrano, anche se solo sussurate, pratiche malavitose, abbastanza estese, quali il pizzo e l’estorsione). Oggi la situazione è di una sostanziale crisi che è fronteggiata con la ricerca del lavoro fuori dai confini territoriali. Questo provoca un depauperamento delle

Page 69: IL LAVORO NERO NELLA REGIONE LAZIO - megaitaliamedia.net · Rapporto regionale Inail sugli infortuni “ 36 Indicatori statistici relativi al territorio oggetto della nostra ricerca

69

professionalità in un ambito prima considerato scuola di carpentieri, di ferraioli, di cementisti, di specialisti dell’intonaco e dei mattoni. I giovani rifuggono ormai da questo lavoro, sostituiti dagli stranieri, tanto che la Cassa Edile, e quindi unitariamente imprenditori e sindacati, ha istituito un Premio Giovani, per incoraggiare ad un ritorno all’attività. Un dirigente sindacale sottolineava la pericolosità, per l’impresa, di ricorrere al lavoro nero, visto che la sua violazione determina la chiusura dell’attività. Lo stesso ci assicurava che due anni addietro la situazione era catastrofica ma che oggi è di molto migliorata. Se non cambiano le cose, le leggi, le regole, aggiungeva, se non si attua una normativa collimante con la realtà e le necessità dell’edilizia per dare più sicurezza a questo settore, si corre il calcolato rischio che non è lontano il tempo in cui non solo i lavoratori ma anche gli imprenditori dell’edilizia saranno solo stranieri. Ma tant’è. Il fatto è che quando non c’è lavoro, aumenta il lavoro in nero. E a Frosinone, nessuno può negarlo, c’è quello in nero e quello precario. A conferma di ciò, il Servizio Ispezione del Lavoro ha effettuato, nel periodo 17 – 27 ottobre 2006, una vigilanza mirata in edilizia per verificare l’osservanza della normativa prevista dalla legge 248/06 (decreto Bersani). Al riguardo sono stati formati vari gruppi ispettivi, alcuni dei quali unitamente agli ispettori Asl e degli istituti previdenziali, per monitorare tutto il territorio della provincia. Sono state ispezionate 108 aziende e sono stati trovati 91 lavoratori in posizione di irregolarità (di questi, 6 extracomunitari). Sono state impartite 96 prescrizioni obbligatorie in tema di sicurezza, mentre sono stati contestati 370 illeciti amministrativi e 35 maxi sanzioni. Sono stati sospesi 10 cantieri, provvedimento previsto dal decreto Bersani se la percentuale di lavoratori a nero è pari o superiore al 20% degli occupati. La penuria di manodopera e la necessità di risparmiare sui costi spinge a rivolgersi al più facile mercato di braccia straniere. E, per il lavoratore, non essere denunciato comporta una serie di danni. Per esempio, quelli che sono gli scatti di anzianità. Per un lavoratore dell’edilizia l’anzianità professionale edile (APE) matura ogni 2.100 ore. La Cassa Edile è in grado per un lavoratore, regolarmente denunciato, conteggiare le ore lavorate. Basta una semplice richiesta e l’Ente provvede a chiedere a tutte le Casse, in Italia (per questo settore è facile per un lavoratore svolgere la sua attività in diversi posti e città), l’ammontare delle ore lavorate dall’interessato per determinare la sua anzianità e la conseguente collocazione tabellare.

Page 70: IL LAVORO NERO NELLA REGIONE LAZIO - megaitaliamedia.net · Rapporto regionale Inail sugli infortuni “ 36 Indicatori statistici relativi al territorio oggetto della nostra ricerca

70

In questa provincia lavorare in nero significa, d’altra parte, aggiungere ad una perdita salariale, rispetto alle disposizioni contrattuali, la rinuncia a tutta una serie di benefici. Infatti, la Cassa Edile di Frosinone, con quella di Torino, sono le uniche che incamerano le quote relative al TFR conferite dalle aziende. La Cassa di Frosinone gli utili provenienti da questo incameramento li distribuisce tra i lavoratori in prestazioni extracontrattuali: soggiorni, rimborsi parziali per le visite specialistiche (comprese quelle per cure dentarie), libri per i figlioli studenti, borse di studio previste per ogni passaggio di ciclo, fino alla laurea. Vi è, in questo settore, un’altra specie di lavoro in nero (che per il vero gli addetti chiamano lavoro in grigio), quello dei cottimisti. L’Azienda assume fittiziamente questi lavoratori a cui rilascia busta paga che non corrisponde a quello che effettivamente percepiscono. Si tratta di lavori per mattonatura, intonacatura, tramezzatura e quant’altro richiesto a operai particolarmente specializzati. Anche nel Cassinate il lavoro edilizio non è sviluppato, mancando la costruzione di grandi opere, se non la realizzazione di qualche svincolo stradale. Ci si ferma, dunque, a lavori di iniziativa privata o a ristrutturazioni di vecchi fabbricati. La zona ha ancora una caratteristica: essendo al confine con la provincia di Caserta, subisce la presenza di diverse ditte edili del casertano e del napoletano. E là dove si opera un appalto al massimo ribasso, quasi sempre sono loro che se lo aggiudicano, potendo contare, verosimilmente, sulla prestazione di manodopera in nero, e quindi su un notevole risparmio nei costi. Spesso ricorrono anche al subappalto. Queste imprese, infatti, fanno largo uso di lavoro irregolare, reclutando, raramente lavoratori stranieri, ma per lo più manodopera che trasferiscono dalle loro zone di provenienza. A una di queste imprese, ad esempio, sono stati affidati i lavori di ristrutturazione di alcune palazzine Ater (case della Regione Lazio). Quando il Sindacato, avendo avuto sentore dell’utilizzo, anche in quell’opera pubblica, di lavoro irregolare, si è rivolto al Direttore dei lavori per chiedere se l’impresa avesse presentate la richiesta documentazione DURC e l’attestazione antimafia, si è sentito rispondere che solo la ditta aggiudicataria dei lavori era tenuta alla regolarità prevista ma non quella che acquisiva il subappalto. Ma al di là dell’episodio singolo, vi è un generale tentativo di evadere la normativa, legata all’attestazione della regolarità contributiva, nel senso che si

Page 71: IL LAVORO NERO NELLA REGIONE LAZIO - megaitaliamedia.net · Rapporto regionale Inail sugli infortuni “ 36 Indicatori statistici relativi al territorio oggetto della nostra ricerca

71

dichiarano 5 unità come addetti ai lavori, poi invece si avvia il cantiere con 15 operai, senza che vi sia un reale controllo. Non a caso il Sindacato, a livello nazionale, ha ufficialmente chiesto che si introduca, nella legge, un emendamento che leghi chiaramente alla congruità dell’opera, il numero degli operai necessari all’espletamento della stessa. L’atteggiamento non cambia neanche per gli incidenti sul lavoro: non manca l’incoraggiamento a sostituire alla denuncia, il ricorso alla malattia o alle ferie. In vero, proprio a Cassino si è verificato l’abbandono in strada di un lavoratore, dipendente da un’azienda campana, che aveva subito un grave infortunio sul lavoro. Soccorso appena in tempo, rimasto però fermo nel denunciare l’accaduto come un incidente occorso fuori dal cantiere. Le infiltrazioni camorriste appaiono più evidenti nel Distretto del marmo. Nella zona compresa tra i comuni di Cassino, Pignataro Interamna, S. Giorgio. Ausonia, Esperia, Goreno Ausonio (che formano appunto il Distretto), si estrae, dalle montagne, un marmo di pregio denominato “Perlato Royal Goreno”. Attualmente sono aperte una quarantina di cave. Quello che sta suscitando grave preoccupazione e timore è il continuo acquisto, da parte di persone del casertano e del napoletano, di pezzi di montagna non per valorizzare il prodotto, ma per installare macchinari di frantumazione alfine di ricavare polveri e breccia. Le preoccupazioni e i timori hanno diverse facce: la devastazione del territorio, l’impoverimento della zona che pure, da quell’industria, aveva ricavato uno indiscusso sviluppo economico, il danno ambientale. Per non accennare all’invasione di una criminalità che comprometterebbe, ancora di più, la tranquillità della zona. L’iniziativa dei campani riveste tutto il carattere di un riciclaggio di denaro ai fini di un vero e proprio investimento prontamente produttivo. Infatti, la frantumazione non richiede grande impegno lavorativo e assicura immediato guadagno. Sfruttare una cava di marmo, significa un grosso lavoro per la sua estrazione, l’installazione di segherie per la sua lavorazione ed, infine, la commercializzazione. I derivati dalla frantumazione sono, invece, immediatamente commerciabili: le polveri le si destinano ad industrie delle vernici, chimiche e farmaceutiche; la breccia all’industria edile. I sindaci del Distretto sono in fermento, senza però riuscire a fermare il fenomeno. Né valgano le assicurazioni che quello che si frantuma è lo scarto. C’è invece chi assicura che si sta assistendo ad una lenta agonia di un prodotto

Page 72: IL LAVORO NERO NELLA REGIONE LAZIO - megaitaliamedia.net · Rapporto regionale Inail sugli infortuni “ 36 Indicatori statistici relativi al territorio oggetto della nostra ricerca

72

pregiato, perché il lavoro non si ferma allo strato di pietra ma va fino in fondo. Anche il Sindacato ha fatto sua la battaglia della popolazione del luogo, pur non nascondendo la difficoltà di una battaglia che vede schierata, da una parte, una pericolosa e scaltra organizzazione criminale. Che la presenza straniera nel settore edilizio della Provincia è notevole, ce lo dice la stessa Cassa Edile quando la quantifica ad 891 unità (sempre alla fine dell’esercizio 2004), così suddivisi in base all’area di provenienza:

Europa occidentale 87

Europa orientale 673

Continente americano 49

Continente africano 59

Altro 23

TOTALE 891

Fonte: Cassa Edile Frosinone dal Bilancio Consuntivo 2003/2004 e Bilancio Previsionale

2004/2005

Siamo riusciti a parlare con uno di questi lavoratori stranieri che ci ha raccontato la sua storia che, in genere, riflette quella di una buona parte dei lavoratori stranieri impiegati in edilizia, con, in aggiunta, un poco edificante comportamento del datore di lavoro dell’intervistato. Il lavoratore ha sempre lavorato in nero, come la maggior parte dei suoi omologhi e, per il vero, come per qualche operaio italiano. Presta (o prestava) servizio presso una ditta che ha alla sue dipendenze 10 operai, regolarmente con contratto, e lo straniero in questione in nero. Non poteva fregiarsi del regolamentare e obbligatorio tesserino di riconoscimento, per cui, era stato istruito, che in occasione di una eventuale visita ispettiva, avrebbe dovuto lasciare di corsa il cantiere. La sua paga giornaliera è stata di 55 euro al giorno (rispetto ai 70-75 euro), con remunerazione mensile. Il titolare lo utilizzava anche per le faccende domestiche il sabato e, talvolta, anche la domenica e non solo; utilizzava, di straforo, anche la sua specializzazione di maniscalco. Allo scadere del permesso di soggiorno, lo muniva di un contratto di lavoro e di quattro regolari buste paghe, utili al rinnovo dello stesso permesso. Naturalmente sia il contratto che le buste paghe erano una finzione. E questo accade anche ai suoi connazionali e, comunque, a tutti quelli che, per restare in

Page 73: IL LAVORO NERO NELLA REGIONE LAZIO - megaitaliamedia.net · Rapporto regionale Inail sugli infortuni “ 36 Indicatori statistici relativi al territorio oggetto della nostra ricerca

73

Italia, hanno assolutamente bisogno del permesso di soggiorno e lavorano in nero. A lui personalmente è accaduto, poco più di sei mesi addietro rispetto all’intervista, di essere stato licenziato con l’impegno, da parte del datore di lavoro, che dopo tre settimane sarebbe stato riassunto. E per rendere credibile questa sua volontà, lo invogliava a firmare una serie di carte che sarebbero servite, a suo dire, anche al rinnovo del permesso di soggiorno. Assicurava ancora che avrebbe provveduto lui ad esperire tutte le incombenze burocratiche. Il lavoratore, dopo quattro mesi, si è visto ingiungere dall’Inps un versamento di 1.200 euro per evasione contributiva. Solo così scopriva di essere titolare di una partita IVA e quindi tenuto a versare un quota fissa più, per ogni fattura emessa, il 5% dell’ammontare della prestazione effettuata. Il lavoratore armatosi di coraggio, denunciava al Sindacato il fatto, tanto più che, da parte sua, non era stata mai emessa alcuna fattura.. Il datore di lavoro veniva a patti anche perché l’entità della somma faceva subito pensare ad un suo particolare interesse a scaricarsi di una parte delle sue fatture intestandole all’ignaro straniero. Abbiamo recepito la realtà in maniera frammentaria, discontinua e con molte e clamorose contraddizioni. Come quelle riferiteci da due giovani operai italiani, casualmente incontrati, in merito agli incidenti sul lavoro. I datori di lavoro in questi casi, non certo in occasione di quelli più gravi, consigliano il dipendente a non denunciare l’accaduto, bensì di rimanere a casa in malattia, quanto non in ferie. D’altra parte, le stesse tabelle, poste all’inizio di questo lavoro, sono una clamorosa e forte denuncia della situazione lavorativa nella provincia. La fonte di quei dati danno più forza alla nostra convinzione che le persone che sono dietro i numeri non hanno voce o, almeno, a noi sono apparse invisibili. La ricerca può avere anche un esito deflagrante, se messa in grado di esperire tutti i tentativi per scoperchiare sepolcri imbiancati e rivelare verità che organi istituzionali non sarebbero in grado di fare, non per incapacità, ma per necessità che riviene dal ruolo ricoperto e dalla funzione del suo intervento che deve avere sempre una visione d’insieme. Comprendiamo la delicatezza del compito ma il ricercatore ha come obiettivo anche quello di offrire un’arma in più e di aiutare, con la denuncia pubblica e comprovata, a far pulizia, per quanto possibile, in un mondo che ha dimenticato

Page 74: IL LAVORO NERO NELLA REGIONE LAZIO - megaitaliamedia.net · Rapporto regionale Inail sugli infortuni “ 36 Indicatori statistici relativi al territorio oggetto della nostra ricerca

74

che il rispetto della dignità umana è il primo dei codici di un’etica che pare interessi ben pochi.

Page 75: IL LAVORO NERO NELLA REGIONE LAZIO - megaitaliamedia.net · Rapporto regionale Inail sugli infortuni “ 36 Indicatori statistici relativi al territorio oggetto della nostra ricerca

75

Territorio Pomezia-Anzio-Nettuno-Ardea: Cenni storico-geografici

Pomezia Cenni storici Il nome Pomezia deriverebbe dal toponimo di un'antica città Volsca e Latina, Suessa Pometia, città misteriosa la cui posizione non è mai stata individuata dagli studiosi, e certamente non era quella dell'attuale Pomezia. Tuttavia nei documenti dell'ONC relativi alla costruzione di Pomezia non c'è riferimento all'antica città, piuttosto alla vocazione agricola del territorio, per cui da alcuni è stata formulata l'ipotesi che il toponimo Pomezia deve essere inteso come "città dei pomi" (frutti) e riconnesso all'immagine della dea romana Pomona, presente anche nello stemma del comune: quest'ultima ipotesi viene generalmente ampiamente contestata, mancando di alcun dimostrato fondamento, ed essendo invece ampiamente diffusa e testimoniata, tanto oralmente che giornalisticamente, la volontà dello stato fascista di dare alla città un nome "antico" dal forte valore simbolico che, ricollegandosi al passato latino, testimoniasse la "rinascita della civiltà" nell'agro bonificato. I colori dello stemma, rosso e blu, riprendono il colore della terra su cui sorge (soprattutto tufo) e il colore del mare su cui si affaccia. Il comune di Pomezia è inserito nell'Agro Romano e si estende a sud di Roma, con ai lati la veduta dei Castelli romani e del Mar Tirreno, confinando per un largo tratto con la magnifica tenuta presidenziale di Castel Porziano. Sono rimaste poche vestigia del vecchio territorio di Pomezia originariamente composto da vaste zone boschive (sugheri, olmi e querce), dune con vegetazione mediterranea (ginestre, pungi-topo, rovi di more e fitta vegetazione di erbe) e zone paludose; tra quanto rimasto si segnalano la zona costiera delle dune tra Torvaianica e Villaggio Tognazzi e il bosco della sughereta vicino a Pomezia. Le cause di questo cambiamento sono riconducibili essenzialmente all'opera di bonifica d'epoca fascista (per ciò che attiene alle zone paludose ed agricole), e una forte industrializzazione del territorio prolungatasi fino agli anni ’90 grazie ai fondi per la Cassa del Mezzogiorno, nonché alla speculazione edilizia che ha devastato uno dei più bei litorali della provincia romana.

Page 76: IL LAVORO NERO NELLA REGIONE LAZIO - megaitaliamedia.net · Rapporto regionale Inail sugli infortuni “ 36 Indicatori statistici relativi al territorio oggetto della nostra ricerca

76

Il clima di Pomezia è compreso nella regione climatica "Tirrenica meridionale", che risente fortemente dall'influenza del Mar Tirreno, la cui distanza massima all'estremo confine del Comune è di circa sette chilometri. Il clima è caratterizzato da estati molto calde rinfrescate da venti termici provenienti dal mare, da forti piogge autunnali e primaverili e dalla presenza di correnti umide soprattutto durante l'inverno. Pomezia nasce a seguito della bonifica della palude pontina, voluta dal governo fascista di Benito Mussolini con la legge di bonifica integrale del 1928, come allo stesso modo nascono le città di Littoria (in seguito ribattezzata Latina), Sabaudia, Pontinia ed Aprilia e svariati altri centri rurali minori comunemente appellati "borghi". Il primo nome della città era Ausonia, ma prima dell'inzio dei lavori fu mutato in Pomezia. Il piano urbanistico si deve agli architetti Petrucci, Tufaroli, Paolini e Silenzi, vincitori - non senza difficoltà - del concorso bandito dall'ONC il 1 ottobre 1937. La prima pietra della nuova città fu posta da Mussolini il 25 aprile 1938, e la città venne inaugurata il 29 ottobre 1939. Pomezia inizialmente fu popolata a seguito dell'immigrazione di povere famiglie contadine (le prime 40 famiglie coloniche arrivarono nel giugno del 1939, mentre un secondo gruppo arrivò nell'ottobre dello stesso anno) provenienti per la maggior parte dal Veneto, dal Friuli e dalla Romagna, cui l'Opera Nazionale Combattenti assegnava i poderi appena realizzati (composti da casolare e un appezzamento di terreno). Inizialmente pensata come centro principale di un borgo essenzialmente agricolo, nel dopoguerra Pomezia ha cambiato la sua storia diventando un'importante centro industriale del Lazio, in virtù della sua vicinanza con Roma e dell'inclusione del suo territorio tra le zone benificiarie delle politiche di sviluppo economico dell'ente Cassa per il Mezzogiorno. Negli anni '80 la zona di Pomezia è stata interessata da un drammatico processo di deindustrializzazione (causato solo in parte dall'abolizione della Cassa per il Mezzogiorno), che ha portato alla chiusura di numerose piccole e medie imprese, e di alcune grandi (p.es. la FEAL). Anche le grandi imprese presenti sul territorio hanno gradualmente ridimensionato la propria presenza. L'apertura di numerosi centri commerciali ha fatto sì che la popolazione passasse dal settore industriale al terziario. La costruzione di abitazioni, intensificatasi nella seconda metà degli anni '90, ha fatto sì che la città si caratterizzasse sempre più come centro satellite di Roma, aggravando però una serie di problemi infrastrutturali legati all'insufficiente rete di trasporto

Page 77: IL LAVORO NERO NELLA REGIONE LAZIO - megaitaliamedia.net · Rapporto regionale Inail sugli infortuni “ 36 Indicatori statistici relativi al territorio oggetto della nostra ricerca

77

(strade vecchie e inadeguate, mancanza di collegamento ferroviario diretto con la capitale). L'università della Sapienza di Roma [2] ha recentemente aperto a Pomezia un polo universitario, che permette ai suoi studenti di partecipare, con insegnanti in sede, ad una serie di corsi di laurea. La maggior risorsa del comune è l'industria, sviluppatasi fortemente grazie alle politiche statali legate alla ex Cassa per il Mezzogiorno (prevale il settore farmaceutico/medico, con importanti aziende quali la Sigma Tau, la Ethicon, la Johnson, ecc.; ridimensionati la meccanica e il chimico rispetto agli anni '60; praticamente scomparso il tessile, che era tra i più rappresentati all'epoca del boom). Peso simile, e dal punto di vista occupazionale sempre più rilevante, ha il terziario, grazie anche alla presenza di grandi centri commerciali. L'agricoltura ha una rilevanza decisamente più ridotta, ed è praticata prevalentemente nelle frazioni di Santa Procula e Santa Palomba. Molto attiva per contro l'edilizia, legata alla costruzione pressoché continua di edifici residenziali. L'attività edilizia viene spinta dal forte flusso immigratorio, specie dal limitrofo comune di Roma (oltre mille nuove iscrizioni all'anagrafe nel solo 2005). Rilevanti sono anche le attività turistiche, tra le quali il recente parco acquatico; la città ha una buona dotazione alberghiera, che serve sia le esigenze delle imprese locali che quelle del turismo romano. L'industria del tempo libero si avvale fondamentalmente del litorale di Torvaianica, molto frequentato dai romani sia nei fine settimana che nei mesi estivi. Sindaco: Enrico De Fusco, eletto al ballottaggio il 12.6.06, che succede al dimissionato Stefano Zappalà, il quale ha lasciato la citta' governata dal Commissario prefettizio per circa un anno. Regione: Lazio Provincia: Roma (RM) Zona: Italia Centrale Popolazione Residente: 43.960 (M 21.661, F 22.299) Densità per Kmq: 409,5 (dati Istat 2001)

Codici CAP: 00040 Prefisso Telefonico: 06 Codice Istat: 058079

Page 78: IL LAVORO NERO NELLA REGIONE LAZIO - megaitaliamedia.net · Rapporto regionale Inail sugli infortuni “ 36 Indicatori statistici relativi al territorio oggetto della nostra ricerca

78

Codice Catastale: G811 Numero Famiglie: 16.011 Numero Abitazioni: 26.254 Denominazione Abitanti: Pometini

Anzio Cenni storici Nell'antichità Antium fu la capitale della popolazione dei Volsci, finché non venne assorbita nelle lotte e nei tumulti di Roma. La città ospitò Cicerone quando, tornato dall'esilio, vi riorganizzò i resti delle sue biblioteche, desiderando metterli in un posto sicuro. I romani più eminenti vi costruirono bellissime ville in riva al mare. Gli imperatori della dinastia Giulio-Claudia la visitavano frequentemente, Mecenate vi aveva una villa e vi nacquero gli imperatori Caligola e Nerone. Questo vi fondò una colonia di veterani e vi costruì un nuovo porto, le cui rovine sono tuttora esistenti. Resti di ville romane sono numerosi lungo tutta la costa: opere d'arte come la Fanciulla di Anzio, il Gladiatore Borghese, oggi al Louvre, e l'Apollo Belvedere, conservato in Vaticano, furono tutte ritrovate in ville dell'antica Antium. Di queste la più famosa fu quella di Nerone che non può tuttavia essere identificata con certezza, sebbene venga generalmente posta nei pressi del cosiddetto Arco Muto, dove tuttora si trovano rovine di un teatro. Questa si estendeva sul Capo d'Anzio per circa 800 metri di costa e venne costruita sul sito di una precedente villa dove Augusto aveva ricevuto una delegazione da Roma per essere acclamato Pater Patriae. Nerone edificò una villa di proporzioni più adeguate al nuovo status imperiale che fu usata a turno da tutti gli imperatori fino ai Severi. Del famoso tempio della Fortuna, citato da Orazio nelle Odi, non rimangono resti. Anzio è conosciuta internazionalmente per essere stata teatro di una delle più famose azioni della II Guerra Mondiale. Gli eserciti alleati sbarcarono ad Anzio con l'obbiettivo di conquistare al più presto la capitale. Alle ore 02,45 del 22 gennaio 1944 il 6° Corpo d'Armata USA, comandato del generale John Lucas, sbarcò nel porto di Anzio mentre su un altro arenile, chiamato "Peter Beach" - adiacente all'attuale località del Lido dei Gigli -, pose senza problemi piede (salvo per un tratto di campi minati) il I Battaglione The Loyal Regiment, il II

Page 79: IL LAVORO NERO NELLA REGIONE LAZIO - megaitaliamedia.net · Rapporto regionale Inail sugli infortuni “ 36 Indicatori statistici relativi al territorio oggetto della nostra ricerca

79

Battaglione The North Staffordshire Regiment e il VI Battaglione The Gordon Highlanders della 2^ Brigata di Fanteria. La 2^ Brigata Servizi Speciali seguì subito dopo e poi, verso mezzogiorno, giunse il turno della 24^ Brigata Guardie e del V Battaglione The Grenadier Guards, del I Battaglione The Scots Guards e del I Battaglione The Irish Guards. La copertura aerea fu assicurata dai caccia del XXII ASCO statunitense che effettuarono 465 passaggi sulla testa di ponte e 165 altri passaggi a difesa del naviglio ormeggiato al largo per contrastare la reazione dei caccia-bombardieri tedeschi che realizzarono infatti 6 raids per un complesso di un centinaio di azioni. Turismo Anzio, distando pochi chilometri dal sud di Roma, è facilmente raggiunta dai turisti della capitale che ogni anno vi si riversano, principalmente nei mesi di luglio e agosto. Il comune può fregiarsi, per l'anno 2006 della Bandiera Blu, riconoscimento che va alle località balneari che soddisfano alcuni criteri di pulizia e rispetto per l'ambiente. Quello di Anzio è generalmente un turismo stanziale, basato sulle case di proprietà dei villeggianti, o che vengono prese in affitto stagionalmente. L'attività turistica inizia infatti ai primi del Novecento quando i borghesi di Roma iniziano a farsi costruire villini dove trascorrere le vacanze estive nella zona della Riviera di Ponente. Sono rinomati i ristoranti di pesce del Porto Innocenziano. Nella parte meridionale della città, nei pressi del confine con Nettuno, si trovano alcune case in stile liberty. È inoltre presente un Casinò, costruito nello stesso stile nel 1924 e mai entrato in attività per la mancata concessione delle licenze necessarie, probabilmente a causa di una clausola dei Patti Lateranensi che vietava la costruzione di sale da gioco entro una certa distanza dal Vaticano. Oggi appartiene al Comune e viene utilizzato per ospitare congressi, iniziative culturali, e le riunioni del Consiglio Comunale. Nella zona di Lavinio è presente una torre d'avvistamento, Tor Caldara, edificata da Marcantonio Colonna verso la fine del XVI secolo per proteggere le miniere di zolfo che la circondavano, su autorizzazione di papa Pio IV. La torre è stata recentemente ristrutturata. Il monumento è circondato da una Riserva Naturale Regionale del WWF dove si trovano sorgenti di acqua sulfurea. Regione: Lazio Provincia: Roma (RM)

Page 80: IL LAVORO NERO NELLA REGIONE LAZIO - megaitaliamedia.net · Rapporto regionale Inail sugli infortuni “ 36 Indicatori statistici relativi al territorio oggetto della nostra ricerca

80

Zona: Italia Centrale Popolazione Residente: 36.952 (M 17.828, F 19.124) Densità per Kmq: 850,8 (dati Istat 2001)

Codici CAP: 00042 Prefisso Telefonico: 06 Codice Istat: 058007 Codice Catastale: A323 Numero Famiglie: 13.936 Numero Abitazioni: 29.574 Denominazione Abitanti: Anziati Santo Patrono: Sant'Antonio di Padova Festa Patronale: 13 giugno Località balneare segnalata con due vele nella Guida Blu di Legambiente Bandiera Blu delle Spiagge 2005 (Ponente e Lido di Lavinio).

Nettuno Cenni storici Nel tratto di spiaggia a levante del paese dove ora sorge un poligono di tiro delle Forze Armate il 22 gennaio del 1944 mezzi da sbarco anglo-americani diedero vita a quello che viene ricordato come Sbarco di Anzio. A ricordo dell'accaduto venne posato un monumento commemorativo all'interno del bosco di Foglino nei pressi dell'entrata prospiciente appunto il poligono. L'attività turistica è di fondamentale importanza per Nettuno. Parte della città è cinta da mura medievali, al di fuori delle quali si trova la fortezza, esempio precocissimo di fortificazione alla moderna eretta da Antonio da Sangallo per papa Alessandro VI. Il borgo medievale è attualmente il centro della vita notturna e vi si concentrano la maggiorparte dei pub e dei locali. La città è anche meta di turismo religioso in quanto ospita la Chiesa di Santa Maria Goretti chiamata "Nostra Signora delle Grazie" poiché ospita la statua della

Page 81: IL LAVORO NERO NELLA REGIONE LAZIO - megaitaliamedia.net · Rapporto regionale Inail sugli infortuni “ 36 Indicatori statistici relativi al territorio oggetto della nostra ricerca

81

santa patrona "La Madonna delle Grazie". Nettuno è inoltre gemellata con Corinaldo, paese natale della Santa. Il Comune di Nettuno è amministrato da un Commissario Straordinario nominato dall'ex-Ministro dell'Interno Giuseppe Pisanu, dopo lo scioglimento del Consiglio Comunale per infiltrazioni mafiose. Nettunia era una città del Lazio nata nel 1939 dall'unione di Anzio e Nettuno. Il progetto di unificazione, sostenuto dal Commissario Prefettizio Vaselli, fu presentato a Mussolini, affermando che si trattava di un provvedimento necessario che veniva incontro a una richiesta della cittadinanza. I due centri cittadini potevano apparire complementari, in quanto Anzio (Nettunia porto) era il fulcro delle attività marine e di pesca, mentre Nettuno (Nettunia centro) era molto più orientata verso l'attività agricola. Terminato il conflitto nel 1945, le due cittadine si ripresero l'indipendenza, cosa molto gradita da entrambe le parti, poiché tra i due paesi c'è sempre stata una innocente rivalità, motivata proprio dalle diversità culturali. Oggi le due città si contendono gran parte del turismo romano, Anzio caratterizzata da ristoranti raffinati e spiagge accoglienti, e Nettuno per il suo porto turistico e le passeggiate sul viale principale, animato da bei negozi.

Ardea Cenni storici Ardea, antica capitale dei Rutuli, sorge su una rocca tufacea, in vista delle propaggini occidentali dei Colli Albani, dalla quale domina la zona circostante; il comune è inserito nell'Agro Romano e si estende a sud di Pomezia, con ai lati la veduta dei Castelli romani e del Mar Tirreno, confinando a sud con il comune di Aprilia. L'origine geologica di quest'area si deve prima all'emersione dal mare del terreno, caratterizzato da lagune e paludi, e quindi dal deposito di consistenti strati di tufi e pozzolane di origine vulcanica in seguito alle eruzioni del cosiddetto Vulcano Laziale. Raffreddandosi il materiale vulcanico si era spaccato, costituendo profonde e strette gole, che si addolciscono mano a mano che si procede verso il meridione.

Page 82: IL LAVORO NERO NELLA REGIONE LAZIO - megaitaliamedia.net · Rapporto regionale Inail sugli infortuni “ 36 Indicatori statistici relativi al territorio oggetto della nostra ricerca

82

La costa, formata da lunghe spiaggie sabbiose, era caratterizzata dalla presenza di dune conservatesi, oramai, solo in alcuni tratti. Il clima di Ardea è compreso nella regione climatica "Tirrenica meridionale", che risente fortemente dall'influenza del mar Tirreno, la cui distanza massima dall'estremo confine del Comune è di circa dodici chilometri. Il clima è caratterizzato da estati molto calde rinfrescate da venti termici provenienti dal mare, da forti piogge autunnali e primaverili e dalla presenza di correnti umide soprattutto durante l'inverno. Le origini mitiche Il mito ha elaborato varie versioni sulle vicende della fondazione della città di Ardea, legate al racconto dello sbarco di Enea sulle coste del Lazio e quindi alla nascita di Roma. Una prima leggenda, riportata da Dionigi di Alicarnasso, fa risalire la fondazione della città ad Ardeas, figlio di Odisseo e Circe. Una diversa versione lega le origini di Ardea, nel XV secolo a.C. a Danae, figlia del re di Argo, che dopo la nascita di Perseo da Zeus, sarebbe giunta sulle coste laziali e avrebbe sposato il rutulo Pilumno. Insieme decisero di fondare una nuova città: il luogo fu scelto in corrispondenza di una ripida rupe tufacea, scoperta risalendo il fiume Incastro su una piccola imbarcazione. Ovidio riferisce l'origine del nome di Ardea all'alzarsi in volo di un airone cinerino (ardea cinerea) dopo l'incendio e la distruzione della città ad opera di Enea, vittorioso sul re rutulo Turno, figlio di Dauno, che a sua volta era figlio di Danae e di Pilumno. Il territorio di Ardea era già frequentato nel Paleolitico e sono state rinvenute tombe dell'età del rame, con sepolture rannicchiate, risalenti agli inizi del II millennio a.C.. Nell'età del ferro dei villaggi di capanne si erano insediati sui tre pianori sui quali sorge ancora oggi la città (Civitavecchia, Acropoli e Casalazzara), dove sono state rinvenute le tracce dei fori di palo delle capanne e una necropoli a "Monte della Noce", sul pianoro della Civitavecchia, con tombe a fossa infantili e una tomba principesca femminile dell'VIII secolo a.C., con ricco corredo. Plinio riporta il popolo dei Rutuli, a cui appartenevano anche i centri di Antium, Satricum e Lavinium, come uno dei più antichi popoli del Latium vetus. Ardea, nata come agglomerato essenzialmente agricolo, si sviluppo tuttavia soprattutto grazie agli scambi commerciali, favoriti dalla posizione della città, compresa tra Latini, Volsci ed Etruschi e dotata di un porto-canale sul fiume Incastro, che

Page 83: IL LAVORO NERO NELLA REGIONE LAZIO - megaitaliamedia.net · Rapporto regionale Inail sugli infortuni “ 36 Indicatori statistici relativi al territorio oggetto della nostra ricerca

83

anticamente la attraversava. Nei secoli dall'VIII al VI fu uno dei centri più importanti del Lazio meridionale, con un ricco artigianato e oggetti importati anche da regioni lontane. Aggeri La città arrivò al suo periodo di massimo sviluppo durante nel VII secolo ac e furono occupati da edifici religiosi e civili l'Acropoli e la Civitavecchia. La città era particolarmente rinomata per la produzione di armi e di oggetti ornamentali. Rutuli e Romani A più riprese gli Ardeati furono alleati o nemici di Roma, nell'ambito delle vicende della Lega Latina: un primo attacco sotto Tarquinio il Superbo, di cui parla Tito Livio, sembra non avesse avuto successo, e poco dopo, nel primo trattato tra Roma e Cartagine del 509 a.C., la città era riportata tra gli alleati dei Romani. Nel corso del V secolo a.C. la vita cittadina fu dominata dalla contesa contro i Volsci e nel IV i Galli, dopo aver saccheggiato Roma, si rivolsero contro Ardea e la assediarono, senza successo; anzi i Rutuli, guidati da Furio Camillo, dopo aver respinto l'assedio, marciarono verso Roma e la liberarono dall'occupazione gallica. Nel secondo trattato romano-cartaginese del 348 a.C., Ardea è nuovamente nominata tra le città alleate dei Romani. A quest'epoca risale il rifacimento delle mura di cinta: il precedente triplice recinto difensivo venne sostituito da mura in opera quadrata, di cui si conservano alcuni resti, che cingevano i pianori dell'Acropoli e della Civitavecchia. Tuttavia, durante la seconda guerra punica, Ardea fu una delle dodici colonie che rifiutarono ai Romani gli aiuti militari. Dopo la sconfitta cataginese, i Romani si rivolsero contro le città ribelli della lega latina sconfiggendole, e le privarono dell'autonomia. Tra il III e il II secolo a.C. Ardea decadde, probabilmente soprattutto per la crisi economica dei centri laziali, le cui risorse si erano prosciugate nelle guerre puniche e nella successiva guerra contro i Sanniti. La città era quasi completamente in abbandono entro l'età imperiale romana, sebbene resti di abitato sopravvivessero fino al V secolo, mentre delle grandi ville furono costruire lungo la via in direzione del mare. Medioevo ed età moderna La città, sopravvissuta probabilmente come piccolo luogo fortificato, riprese a crescere solo dal IX secolo, in seguito al progressivo spopolamento delle domus cultae, piccoli centri agricoli fondati dai papi nelle campagne per la coltivazione e la bonifica, e alle necessità di difesa contro i Saraceni.

Page 84: IL LAVORO NERO NELLA REGIONE LAZIO - megaitaliamedia.net · Rapporto regionale Inail sugli infortuni “ 36 Indicatori statistici relativi al territorio oggetto della nostra ricerca

84

Nel 1130 l'antipapa Anacleto II attribuì la civitas Ardeae ai monaci benedettini della Basilica di San Paolo fuori le mura. Successivamente il controllo feudale della città fu oggetto di aspre contese tra le famiglie nobiliari romane. Nel 1419 papa Martino V diede la città ai propri familiari, i (Colonna. Il feudo passò successivamente ad altre famiglie papali: dai Borgia tornò ai Colonna, finchè nel 1564 venne venduto ai Cesarini. In questo periodo la città visse essenzialmente come borgo agricolo, seguendo le sorti delle famiglie che di volta in volta la governavano. Nel 1816 a causa dell'esiguo numero di abitanti, la città divenne una frazione di Genzano e il borgo, alla vigilia della bonifica integrale pontina, risultava disabitato. A partire dal 1932 l'area circostante fu oggetto di lavori di bonifica idraulica, regimentazione delle acque e appoderamento, curati dall' ONC e dai consorzi di bonifica, cui seguì il ripopolamento controllato del centro e delle campagne circostanti. Il borgo fu praticamente "ri-fondato", ristrutturandone i resti, e divenne parte del comune di Pomezia fin dall'atto della sua costituzione. Nel 1970 Ardea tornò ad essere comune autonomo. La città conserva ancora il carattere di centro agricolo, ma a partire dagli anni Settanta ha avuto anche un certo sviluppo industriale, soprattutto nella zona lungo la SP Pontina. Ultimamente il comune ha registrato un notevole incremento demografico, legato soprattutto al fenomeno del pendolarismo favorito dalla vicinanza con Roma e Pomezia. Sindaco: Carlo Eufemi, dal 06/2004. Regione: Lazio Provincia: Roma (RM) Zona: Italia Centrale Popolazione Residente: 26.711 (M 13.206, F 13.505) Densità per Kmq: 524,8 (dati Istat 2001)

Codici CAP: 00040 Prefisso Telefonico: 06 Codice Istat: 058117 Codice Catastale: M213 Numero Famiglie: 10.394 Numero Abitazioni: 25.712

Page 85: IL LAVORO NERO NELLA REGIONE LAZIO - megaitaliamedia.net · Rapporto regionale Inail sugli infortuni “ 36 Indicatori statistici relativi al territorio oggetto della nostra ricerca

85

Denominazione Abitanti: Ardeatini Nota Aggiuntiva L’infiltrazione mafiosa, in questo territorio sembra confermata dallo scioglimento del Consiglio Comunale di Nettuno e della messa in mora di quello di Ardea. In tutti modi la criminalità organizzata pare operare in tutta la zona dei Castelli dove è fortemente esteso il fenomeno dell’usura e dell’estorsione e ciò lo rileviamo dalle numerose Associazioni Antiusura organizzate, in particolare, dalla Caritas ma anche da associazioni laiche e dall’allarmante e imbarazzato silenzio di chi subisce il sopruso, negandolo. Su questo tema ci soffermeremo più ampiamente nell’Appendice, posto alla fine del Dossier. Vogliamo, inoltre, aggiungere alcuni dati che riguardano l’immigrazione sempre nella zona dei castelli, comprensiva del territorio da noi esaminato. Intanto vi è stato, in questi ultimi tempi e più precisamente a partire da un anno, un incremento della presenza femminile con +7% e di quella degli anziani, riveniente, verosimilmente, dai ricongiungimenti familiari. Si è registrata, inoltre, una riduzione dei flussi migratori dall’Africa, con un incremento, invece, di quelli provenienti dall’America Latina, dai Paesi dell’Est europeo e dal Magherb. La fascia di età degli immigrati attualmente presenti sul territorio è così ripartita:

- 59% tra i 30 anni e i 64 - 22% tra i 19 anni e i 29

L’80% degli immigrati lavora in edilizia, agricoltura nei servizi alle famiglie (badanti, collaboratrici domestiche). Ultimo elemento da sottolineare, l’intera zona, dopo un lungo deficitario incremento demografico, nel 2006 ha conosciuto un aumento del 3,24%, dovuto essenzialmente a quello degli immigrati, dove si calcola un ben 12,1% ogni 1.000 immigrati. I dati riferiti, ci sono stati forniti da una autorevole fonte che, per discrezione, non vogliamo citare.

Page 86: IL LAVORO NERO NELLA REGIONE LAZIO - megaitaliamedia.net · Rapporto regionale Inail sugli infortuni “ 36 Indicatori statistici relativi al territorio oggetto della nostra ricerca

86

Contributo ai tavoli tematici dell’Economia del Mare cura di Cgil, Cisl e Uil Cgil, Cisl e Uil del Lazio, nell’ambito della loro partecipazione ai tavoli tematici di lavoro in cui si è articolata la discussione del tavolo più complessivo sull’Economia del Mare, hanno elaborato questo sintetico documento come contributo alla predisposizione del Programma strategico del litorale laziale 2007-2009. L’analisi di contesto dello stato demografico, economico e sociale dei 24 comuni del litorale laziale, deve ricomprendere l’analisi ex post degli effetti ottenuti dall’impiego delle risorse della precedente programmazione, soprattutto alla luce degli obiettivi prefissati. Non sfugge che i ritardi registrati nell’attuazione degli interventi previsti non rende agevole la valutazione ma riteniamo indispensabile tale sforzo soprattutto per evitare di privilegiare impieghi che si sono dimostrati deboli e parziali rispetto alle previsioni più ottimistiche e ignorare interventi essenziali per la sopravvivenza delle spiagge come il litorale di Latina, Fondi e Terracina o più a nord come Anzio, Nettuno, Ostia, Fiumicino e Ladispoli. Il forte aumento demografico nei comuni costieri determina un mutamento di condizione che di fatto muta l’identità e i bisogni di tali territori. L’aumento delle aree edificate è da ricondursi al forte insediamento abitativo che si sovrappone alla presenza delle case per uso vacanziero costruite anche con finalità speculative. L’abusivismo, che ha raggiunto sul litorale laziale ben 2472 abusi edilizi accertati, è ripartito su entrambi le tipologie. Si rende necessaria un’azione di riqualificazione urbana che non può prescindere da una riduzione e recupero dell’abusivismo, sia edilizio che di altro genere, sperimentando anche l’utilizzo di nuove tecnologie e materiali eco-compatibili. Il cambiamento delle zone costiere e l’aumento della ricettività turistica pongono in evidenza l’utilizzo anche in proprio degli arenili resi inaccessibili con barriere e recinti che mal si coniugano con un progetto turistico legato alla fruizione del mare e allo sviluppo eco-sostenibile. La riqualificazione degli spazi pubblici, il recupero ambientale di interi tratti di arenile, il monitoraggio della qualità della depurazione delle acque e dei canali

Page 87: IL LAVORO NERO NELLA REGIONE LAZIO - megaitaliamedia.net · Rapporto regionale Inail sugli infortuni “ 36 Indicatori statistici relativi al territorio oggetto della nostra ricerca

87

delle campagne, l’utilizzo a fini sociali sia di siti dismessi che di aree abusive confiscate; tutti interventi che si integrano perfettamente con la valorizzazione dei centri storici e fronte mare come quelli indicati nei progetti innovativi a valenza strategica. A proposito di tali progetti vogliamo proporre la considerazione dell’area archeologica di Pratica di Mare e le riserve naturali WWF di Tor Caldara-Anzio in un quadro che comprende anche la splendida presenza delle secche di Tor Paterno. L’intervento nel settore turistico ben si coniuga con tali azioni che attraverso opportune politiche di marketing e promozione aumenterebbero l’attrattività dell’offerta ricettiva. La costituzione di portali dedicati per i comuni costieri deve far parte del progetto di sperimentazione dell’albergo diffuso che, insieme al riconoscimento del Marchio di Qualità, sono frutto dell’azione sinergica delle amministrazioni e delle imprese. E’ in quest’ottica che valutiamo positivamente l’iniziativa della Giornata del Mare da svolgersi in tutti i 24 comuni della costa laziale. Il ruolo strategico dei portali va considerato anche alla luce dei servizi on-line che tale strumento può fornire al mondo delle imprese. L’esperienze di altre regioni hanno dimostrato che la Pubblica Amministrazione e le associazioni di categoria, attraverso i portali, possono colmare le lacune informative e offrire una guida operativa per le imprese operando, di fatto, un marketing territoriale, soprattutto per quelle attività che rientrano nella vocazione dei territori costieri e del vicino entroterra. Senza contare l’effetto attrattivo per quelle attività che integrano una nuova qualità dello sviluppo sostenibile, come la pesca-turismo, produzioni tipiche, attività commerciali e servizi ad un turismo più comprensivo e attento anche agli anziani e ai differenti abili, l’utilizzo di energie rinnovabili e di auto-generazione. A proposito della promozione dell’utilizzo delle energie rinnovabili è necessario integrare le iniziative possibili con le azioni strategiche e generali della Giunta regionale; parliamo del Programma attuativo degli interventi relativi all’energia da fonti rinnovabili e del futuro Piano energetico regionale che, a nostro avviso, va integrato ad un possibile Piano ambientale indispensabile per la sostenibilità dei territori caratterizzati dalla presenza di impianti di produzione energetica. Il mutamento idenditario delle zone costiere e l’aumento della ricettività turistisca pongono in evidenza il deficit infrastrutturale del sistema dei trasporti.

Page 88: IL LAVORO NERO NELLA REGIONE LAZIO - megaitaliamedia.net · Rapporto regionale Inail sugli infortuni “ 36 Indicatori statistici relativi al territorio oggetto della nostra ricerca

88

Condividiamo le possibili linee di intervento individuate nel documento tematico di lavoro specialmente quelle relative al potenziamento dei servizi su ferro che, oltre al completamento delle linee ferroviarie costiere, devono contemplare il raccordo di queste con l’entroterra (esempio Latina) e soprattutto per l’incidenza dell’area metropolitana romana. Meritevole di valutazione è la possibilità di incentivare lo sviluppo di un collegamento tra le cittadine costiere, sfruttando la via marittima anche alla luce dello sviluppo del Piano Porti. Rispetto allo sviluppo dei porti e delle aree urbane portuali, riteniamo necessario che le iniziative e la progettualità possibile intorno alla nascita di un sistema dei parchi portuali nel Lazio, si intrecci alle iniziative in itinere, alla programmazione strategica del litorale laziale e allo sviluppo del Porto di Civitavecchia. Operazioni Water front come quelle liguri (Genova, La Spezia) ci permettono una considerazione più ampia degli interventi di riqualificazione delle aree urbane portuali. E’ necessario cogliere, come le iniziative di Water front testimoniano, le opportunità insite in una ritrovata partnership territoriale tra le Pubbliche amministrazioni locali, le Province e la Regione e le rappresentanze economiche e sociali, oltre alla necessità di un rifinanziamento del progetto Waterfront med. Allora tutte le tematiche specifiche in cui si è articolata la discussione rientrano in una visione più complessiva e più strettamente interconnessa che mira al rafforzamento delle infrastrutture e al dispiegamento delle potenzialità di un sistema portuale integrato che comprenda tutta la zona costiera. Nello specifico della Provincia di Latina assume particolare importanza la realizzazione del porto commerciale e croceristico di Gaeta. Un aspetto che attraversa tutta l’Economia del Mare è come il sistema della Governance introduca “meccanismi di condizionalità” e “premialità”. Le regole di cui si chiede l’osservanza devono ricomprendere tutti gli aspetti che permettono lo sviluppo di una economia sana e duratura. La creazione di buona occupazione è possibile solo se i meccanismi sopra indicati e le premialità includono l’emersione del lavoro irregolare, la regolarizzazione delle condizioni di lavoro e l’applicazione dei contratti di lavoro delle relative categorie.

Page 89: IL LAVORO NERO NELLA REGIONE LAZIO - megaitaliamedia.net · Rapporto regionale Inail sugli infortuni “ 36 Indicatori statistici relativi al territorio oggetto della nostra ricerca

89

Condizione indispensabile è la definizione di patti formativi territoriali che, partendo da una ricognizione puntuale dei fabbisogni formativi professionali, utilizzino le risorse destinate dalla Comunità Europea, sia per la formazione di nuove figure professionali, sia per la riqualificazione di quelle già occupate direttamente e nell’indotto. Non sfugge che le attività caratterizzanti l’economia del litorale e soprattutto nei settori dell’edilizia, della pesca, dell’agricoltura costiera e del turismo balneare, vedono una massiccia incidenza del lavoro irregolare che ha caratterizzano negativamente la nostra regione. E’ per invertire la tendenza che suggeriamo di inserire tra gli indicatori necessari per l’assegnazione ad una impresa del futuro “Marchio di qualità” le condizioni di stabilità e regolarità dei lavoratori impiegati. Nell’apprezzare la nuova pubblicazione della rivista trimestrale “Litorale del Lazio” siamo convinti dell’utilità della pubblicazione, oltre dei dati demografici, dei dati relativi alle condizioni economiche, sociali e occupazionali nei comuni del litorale; un punto di osservazione del mare e delle opportunità che dal mare ci vengono. Roma, 9 novembre 2006 Evasori fiscali e fornitori della Pubblica Amministrazione L’allarme raccolto dai lavoratori di Santa Palomba, fa da premessa a questo capitolo. Il caso che, apparentemente, potrebbe sembrare estraneo al nostro lavoro, di fatto è direttamente connesso sia alle preoccupazioni avanzate da chi paventa ripercussioni sul piano occupazionale e su quello della qualità del rapporto di lavoro, sia alle considerazioni più generali che ci permetteremo di svolgere più avanti. Una popolare trasmissione televisiva denunciava il comportamento della Karnak, azienda che si occupa della fornitura di articoli per cancelleria, che, pur avendo una sua piattaforma logistica a Rimini, ha la sua sede sociale nella Repubblica di S. Marino per evidenti ragioni fiscali, tanto che un’ispezione della Guardia di Finanza accertava, a carico dell’Azienda, un’evasione di 114 milioni di euro, con l’accusa di ‘esterovestizione’ (nome esotico per indicare ditte che fingono di essere straniere, ma di fatto sono nostrane). Inoltre da notizie da noi recuperate, la Karnak mette

Page 90: IL LAVORO NERO NELLA REGIONE LAZIO - megaitaliamedia.net · Rapporto regionale Inail sugli infortuni “ 36 Indicatori statistici relativi al territorio oggetto della nostra ricerca

90

in condizione i propri agenti, e rappresentanti di lavorare completamente in nero. In alternativa scelgono una soluzione mista, per esempio, nei confronti di quelli che provengono dalla concorrenza, in quanto in possesso di partita Iva aperta: una piccola parte del fatturato viene dichiarata, mentre il resto è liquidato in nero. Tutta la rete commerciale è organizzata in questo modo, nessuno escluso, non c’è uno che non abbia parte dei propri proventi in nero. Il rappresentante visita i clienti ma questi stabiliscono, successivamente, un rapporto commerciale corretto direttamente con l’azienda, con fattura merce regolare. Il rappresentante matura una provvigione che non viene corrisposta a fronte di una regolare fattura emessa, così come di regola, ma semplicemente depositata su una banca della Repubblica. Tale trattamento è considerato legale per S. Marino in quanto esposto in bilancio; quindi l’Azienda le considera regolari voci di spesa, senza però fatturazione italiana. I rappresentanti hanno un conto corrente con una carta di credito anonima, probabilmente ricaricabile, perciò possono provvedere al prelevamento. Una massa di evasione, come si può intuire, colossale. La citata trasmissione televisiva presentava la Karnak come un’azienda di forniture per gli uffici che serve, per la maggior parte, la Pubblica Amministrazione e, comunque, esclusivamente il mercato italiano. Il che, prontamente confermato, come abbiamo appreso dalla stampa locale, da una interrogazione presentata da un consigliere provinciale di Latina alla sua Amministrazione, il quale chiedeva come mai fosse possibile che la Provincia si fornisse da una azienda indicata ufficialmente, dalla Guardia di Finanza, come grande evasore. C’è qualcosa di più. E’ in corso una gara europea, per la Pubblica Amministrazione, per l’aggiudicazione, su tutto il territorio nazionale, di una fornitura di carta per stampanti per 40 milioni di euro, divisa in 9 lotti territoriali. Gara gestita dalla CONSIP, spa di proprietà del Ministero del Tesoro, che ha sostituito, da alcuni anni, la PGS (Provveditorato Generale dello Stato). Ora ci troviamo in presenza di una aggiudicazione provvisoria, che vede la Karnak vincitrice di ben 5 lotti per l’ammontare di circa 25 milioni di euro. E’ bene subito chiarire che si è trattato di una gara telematica, con indicatori precisi, quindi assolutamente corretta. Quello che però a noi interessa, intanto, è se l’azienda sanmarinese possiede i numeri per la partecipazione alle gare comunitarie afferenti

Page 91: IL LAVORO NERO NELLA REGIONE LAZIO - megaitaliamedia.net · Rapporto regionale Inail sugli infortuni “ 36 Indicatori statistici relativi al territorio oggetto della nostra ricerca

91

appalti pubblici di forniture. Come abbiamo visto, la Karnak è una società anonima, regolamentata dal diritto societario sanmarinese, ma sconosciuta al nostro ordinamento e tale da non poter garantire quella trasparenza, pretesa come indispensabile, per tutti gli operatori che intrattengono rapporti contrattuali con la pubblica amministrazione. La normativa prevede l’accesso alle gare per pubbliche forniture, bandite nella Repubblica italiana, a soggetti interessati, appartenenti a Stati la cui lista viene pubblicata nella Gazzetta Ufficiale delle Comunità europee, che hanno diritto ai benefici previsti dall’accordo GATT sulle pubbliche forniture. Per quello che sappiamo, la Repubblica di San Marino non fa parte della Comunità Europea né ha aderito all’accordo Gatt. D’altra parte, la normativa comunitaria pone alla partecipazione di imprese di Paesi terzi, limiti precisi, che derivano dall’adesione (o dalla mancata adesione) ad uno specifico accordo, proprio allo scopo di evitare che regimi, ad esempio di tipo fiscale, di particolare favore di cui tali imprese possano beneficiare nello Stato di appartenenza, producano effetti discriminatori. E’ vero che è consentito, in via eccezionale, alle amministrazioni aggiudicatrici che indicono le gare, di applicare deroghe per l’accesso di fornitori di Paesi terzi, ma in caso di prestazioni di beni originari degli stessi Stati. Questo caso non è applicabile, trattandosi di semplice commercio di articoli per cancelleria. Ma per tutto questo a noi piace sottolineare un aspetto: e’ possibile che sia permesso ad un’azienda che risulta evasore fiscale, di non solo partecipare ad una gara afferente la pubblica amministrazione, ma di vincere ben 5 lotti, ancorché legittimamente, in un momento in cui il governo sventola come punto centrale della sua politica economica la lotta all’evasione??? Non e’ ben strano??? Delle due l’una: o la mano destra dello stato non sa quello che fa la sua mano sinistra o la Consip ritiene l’evasione fiscale cosa marginale e non influente ai fini dell’esame delle offerte previste dalla gara. Veniamo ora a quello che più interessa i lavoratori del settore. Crediamo sia chiaro che, tenuto conto del privilegio fiscale di cui gode, la Karnak è in condizioni di offrire prezzi più vantaggiosi, mettendo in atto una illecita concorrenza. Il comportamento della CONSIP pare suggerire alle aziende autoctone di arrangiarsi sui costi per poter affrontare la concorrenza. Non

Page 92: IL LAVORO NERO NELLA REGIONE LAZIO - megaitaliamedia.net · Rapporto regionale Inail sugli infortuni “ 36 Indicatori statistici relativi al territorio oggetto della nostra ricerca

92

è questo un indiretto incoraggiamento a servirsi del lavoro nero o di altri espedienti (perché non trasferite, anche voi, l’azienda a S. Marino)? Per queste ragioni abbiamo ritenuto giusto soffermarci sull’episodio non solo per rispondere alle sane preoccupazioni dei lavoratori del settore, ma anche perché riteniamo IMMORALI i risultati della gara europea.

Page 93: IL LAVORO NERO NELLA REGIONE LAZIO - megaitaliamedia.net · Rapporto regionale Inail sugli infortuni “ 36 Indicatori statistici relativi al territorio oggetto della nostra ricerca

93

Territorio Pomezia-Anzio-Nettuno-Ardea: Settori di impiego

Edilizia

Lavoratori della zona iscritti alla Cassa Edile al 30 settembre 2005

Città Lavoratori Iscritti Anzio 352 Ardea 409

Nettuno 476 Pomezia 386

Fonte: Cassa Edile Roma

Aziende iscritte alla Cassa Edile ad Ottobre 2006

Città Aziende Iscritte Anzio 90 Ardea 100

Nettuno 56 Pomezia 135

Fonte: Cassa Edile Roma

Lavoratori stranieri iscritti alla Cassa Edile nell’ambito territoriale

Città Lav.Migranti in C.E. Lav.Migranti FILLEA Rappresentanza % Anzio 90 23 25,56 Ardea 180 47 26,11

Nettuno 107 33 30,84 Pomezia 188 39 20,74 Totale 565 142 25,13

Fonte: Fillea-Cgil di Pomezia

Così suddivisi per provenienza:

Albania 32 Colombia 2 Monaco 1 Algeria 4 Ecuador 1 Nigeria 2

Argentina 4 Egitto 5 Pakistan 3 Australia 1 Francia 1 Perù 4 Belgio 3 Germania Ov. 4 Polonia 61 Brasile 6 Germania Est 1 Romania 219

Bulgaria 50 India 6 Senegal 1 Capo Verde 1 Jugoslavia 12 Sierra Leone 1

Ceylon 1 Libia 1 Siria 1 Cile 1 Marocco 19 Svizzera 2

Tunisia 60 Venezuela 1 Z249 (non identificato) 1

Z156 (non identificato) 1 Z154 (non

identificato) 1 Z149 (non identificato) 1

Z148 (non identificato) 15 Z140 (non

identificato) 22 Z138 (non identificato) 13

Page 94: IL LAVORO NERO NELLA REGIONE LAZIO - megaitaliamedia.net · Rapporto regionale Inail sugli infortuni “ 36 Indicatori statistici relativi al territorio oggetto della nostra ricerca

94

Cominciamo col dire che i dati in possesso della Cassa Edile di Roma ci dicono che, per quanto riguarda il territorio che stiamo esaminando, l’edilizia non solo ha rispettato la sua funzione anticiclica, l’ha pure ribaltata, nel senso che ha tirato nei periodi della grande crisi degli ultimi cinque, dieci anni ma tira anche adesso che pure si avvertono segnali di ripresa. Il problema serio è che spesso per crisi s’intende quella relativa al lavoro chiaro, in quanto quello nero non viene computato. Vi è, questo si, una fortissima crisi dei grandi cantieri, delle grandi imprese, perché mancano le grandi opere e perché il processo produttivo del settore si è, conseguentemente, deristrutturato. Oggi esiste la società che compra il terreno, lo converte, progetta e appalta; l’appaltatore impianta il cantiere e lo subappalta e quest’ultimo lo subappalta ancora e, non è raro, che la catena non si fermi qui. Questo soprattutto nel privato. Può quindi accadere, come abbiamo registrato durante la nostra inchiesta, che all’interno di un cantiere dove lavoravano 20 persone, si trovavano quattro imprese di costruzione, ciascuna delle quali dichiarava una forza lavoro di 5 unità. In questi casi il Sindacato cerca d’imporre al committente di ragionare in termini di unità produttiva e quindi di inquadrarli all’interno dei 20; ma spesso non ci riesce, perché la legge non vieta la catena dei subappalti. In questo nuovo e dinamico processo produttivo, il lavoro nero dilaga; tanto che ci riferiscono che tra gli oltre 50 cantieri aperti ad Anzio, per la costruzione di condomini o di villette, tutti, italiani e stranieri, lavorano in nero, con un vantaggio per gli italiani che, dopo un periodo di lavoro regolare, si accordano con i datori di lavoro, diventando complici di questa posizione lavorativa, garantendosi così anche il sussidio di disoccupazione. Bisogna considerare che dall’anno 2000 i suddetti sussidi sono diventati figurativi, incidendo positivamente sulla posizione previdenziale, per cui il loro comportamento non compromette la futura condizione di pensionato. Ma le irregolarità, per quanto riguarda Anzio, non si fermano qui. Nella città esiste un piano regolatore, che ha permesso una ripresa dell’attività lavorativa, senza però un piano urbanistico, il che genera una serie di storture. Per esempio, sempre ad Anzio, nella zona Villa Claudia, e più precisamente in una via strettissima, Rea Silvia, dove appena ci passa un automezzo, si stanno costruendo decine di abitazioni,con l’occupazione verosimilmente di lavoratori in nero, senza alcuna previsione urbanistica, a cominciare dall’allacciamento alla rete fognaria.

Page 95: IL LAVORO NERO NELLA REGIONE LAZIO - megaitaliamedia.net · Rapporto regionale Inail sugli infortuni “ 36 Indicatori statistici relativi al territorio oggetto della nostra ricerca

95

Le grandi imprese, particolarmente quelle specializzate in lavori pubblici, applicano correttamente, ai propri dipendenti, il contratto del settore. Difficilmente si trova lavoro nero anche fra le aziende che operano in subappalto. Questo lo si registra, invece, tra quelle a cui vengono affidate sub-contratti come la posa in opera, il movimento terra, le opere di rifinitura con noli a caldo e a freddo. Per chiarire: il nolo a caldo, per il movimento terra, comprende le macchine necessarie e chi le accudisce nell’operazione (a freddo il solo nolo delle macchine); gli interventi di rifinitura a caldo, per esempio, prevedono la fornitura del materiale per impermeabilizzare il terrazzo ma anche il personale che vi provvede (a freddo, naturalmente, la solo fornitura del materiale necessario). Diversamente agiscono altre che s’indirizzano nel lavoro privato, che è poi la filosofia della deristrutturazione di cui parlavamo. Una loro società compra il terreno, lo riconverte poi lo dà in appalto ad una altra società, sempre di loro emanazione, che non ha operai, questa lo subappalta ancora ad imprese che usano largamente lavoro nero, per garantirsi una riduzione notevole dei costi di realizzazione. Quando i lavori sono in stato avanzato di realizzazione, la società appaltante contesta alle imprese subappaltanti la qualità del lavoro e sospende i pagamenti. Si apre così un lungo contenzioso. Intanto l’opera è terminata, la grande impresa la vende, realizzando un cospicuo guadagno e poi pensa a risanare la vertenza aperta, tenendo fermo l’obiettivo di un ulteriore risparmio sui costi. Nell’edilizia, successivamente alla legge Bossi-Fini e alla grande regolarizzazione di molti lavoratori immigrati, il 35% della forza lavoro, in provincia di Roma, è straniera e in questa percentuale la grande maggioranza ha meno di 35 anni. Un ragazzo giovane italiano difficilmente accede al settore. E questo fenomeno è spiegabile per diverse ragioni: è un settore dove il tasso di mortalità è alto, il rischio di non aver riconosciuti i propri diritti è pressoché certo, le condizioni di un vero apprendistato non esistono. Per non parlare del lavoro in nero, perché, quando gli va bene, il giovane viene regolarizzato con un contratto di finto apprendistato, in quanto, di fatto, questa formula è finita per diventare uno strumento di elusione contrattuale: il giovane non frequenta alcun corso di formazione, lo si utilizza, molto spesso, come manovale con l’obiettivo di un abbattimento dei costi. Ci sono, è vero, dei giovani che lavorano in edilizia - laddove ragioniamo in termini di gruppi culturali – che hanno imparato il mestiere dai propri padri,

Page 96: IL LAVORO NERO NELLA REGIONE LAZIO - megaitaliamedia.net · Rapporto regionale Inail sugli infortuni “ 36 Indicatori statistici relativi al territorio oggetto della nostra ricerca

96

specie nelle piccole comunità. Si creano così delle squadre che riescono ad imporre regole contrattuali valide per tutti. Il ragazzo che decide, da solo, di intraprende l’attività in edilizia è, come abbiamo visto, in balia delle distorte dinamiche del mercato del lavoro. Che il mercato del lavoro nero, in questo territorio, regna sovrano lo confermano le quattro postazioni, che sono allocate tra Anzio e Nettuno, dove si radunano, di primo mattino, gli aspiranti lavoratori in attesa di essere reclutati. Di qui passa, in furgoncino, il caporale che carica i lavoratori per portarli in cantiere, dopo aver concordato il prezzo della loro prestazione. Noi siamo stati in questi luoghi e precisamente al Bar dello Sceriffo, al Bar di Via Cadolino e a quello situato in località Piscina Cardillo oltre che all’Eurospin, dove esistono due caseggiati di pakistani, indiani ed albanesi, diventato, anch’esso, punto di reclutamento. Abbiamo tentato di registrare testimonianze e, rispetto a pochissimi stranieri disposti a parlare, si sono contrapposti altri, in particolare italiani, per paura, a loro dire, che la nostra presenza avrebbe potuto richiamare l’attenzione delle forze dell’ordine e, di conseguenza, reso definitivamente inoperanti le postazioni. Il risultato è stato che l’impatto ha determinato, in poco tempo, il totale svuotamento dei punti di raccolta. Tutto ciò non ha impedito di insistere e di raccogliere frammenti di notizie utili a disegnare un mercato del lavoro che, crediamo, non sia esagerato definire selvaggio. Ma proprio all’Eurospin abbiamo registrato un’altra incredibile stortura. Quelle abitazioni sono di proprietà di un personaggio che ha subito, per ben tre volte, una denuncia per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, senza che questo abbia prodotto effetti. Infatti, il personaggio continua a percepire i canoni di locazione, quasi sempre in nero. Tutto questo accade, ci dicono gli esperti, perché non esiste una normativa adeguata e per i tempi lunghissimi dei procedimenti giudiziari. Intanto il caporalato ha assunto caratteristiche e dimensioni nuove. Al reclutamento si prestano alcuni lavoratori sia italiani che migranti i quali sono sollecitati direttamente dal capo-cantiere ad avvicinare uomini disposti a prestare la loro opera in edilizia. Il meccanismo è alquanto complesso. Per il vero, semplice per il dipendente straniero che, sollecitato a cercare disponibilità all’impiego, avvicina suoi connazionali o, comunque, suoi conoscenti, proponendogli il lavoro con un taglio della paga giornaliera; dal salario, che di per sé è inferiore a quello contrattuale (dai 75 euro si va ai 40, massimo 50) il nuovo assunto deve però cedere una parte al suo benefattore (10 euro?). Gli

Page 97: IL LAVORO NERO NELLA REGIONE LAZIO - megaitaliamedia.net · Rapporto regionale Inail sugli infortuni “ 36 Indicatori statistici relativi al territorio oggetto della nostra ricerca

97

italiani hanno un altro comportamento. Fanno firmare all’aspirante un contratto con una cifra che non è quella che percepirà, al committente presenterà il contratto firmato per pretendere la cifra pattuita, mentre devolverà all’interessato una cifra ben inferiore. Non solo, ma alla Cassa Edile, spesso, verserà un contributo che è il corrispettivo di una cifra ancora più bassa di quella effettivamente elargita. Come si vede un giro diabolico, che fa certamente risparmiare il committente, ma che colpisce il lavoratore due volte: nel salario e nel contributo assicurativo alla Cassa Edile. Per dirla tutta, è frequente che al dipendente si operano trattenute per l’iscrizione alla Cassa Edile senza che il titolare dell’impresa provveda a versarle. Quando ci sono le denunce nominative degli addetti, poco male, è la stessa Cassa che provvede a recuperare il credito; in mancanza delle denunce, il Sindacato procedeva contro l’azienda per appropriazione indebita; in presenza di un reato penale, il recupero delle somme era pressoché immediato. Purtroppo una recente sentenza della Cassazione ha stabilito che l’indebita riscossione non rientra nei reati penali, bensì in quelli civili, compromettendo i tempi della rivalsa. Un abuso, non raro, anzi quasi ricorrente, è quello che in busta paga non appaiono le ore effettivamente prestate. Per gli stranieri questo sinistro gioco ha conseguenze drammatiche. Infatti se, a fronte di 160-180 ore di lavoro effettuate, in busta paga ne appaiono 60-80, e la rimanente quota la si retribuisce in nero, la cifra denunciata è appena indispensabile per ottenere il rinnovo del permesso di soggiorno (la busta paga è uno dei documenti indispensabili per aspirarvi), ma assolutamente insufficiente per chiedere il ricongiungimento familiare. Il comportamento più inqualificabile a nostro parere, si registra in occasione di incidenti sul lavoro. Per non denunciarlo, il dipendente colpito è invitato a denunciarsi in malattia o, peggio ancora, ad usufruire delle ferie (è forse questo il motivo per cui le statistiche ufficiali ventilano, con facile trionfalismo, la diminuzione degli incidenti sul lavoro). Non molto tempo fa, sempre ad Anzio, in una struttura che produce calcestruzzo, uno straniero ha subito un gravissimo incidente. I titolari dell’impresa hanno riferito che questi era un lavoratore che ogni giorno entrava nel cantiere per chiedere insistentemente lavoro, per cui loro non lo conoscevano.

Page 98: IL LAVORO NERO NELLA REGIONE LAZIO - megaitaliamedia.net · Rapporto regionale Inail sugli infortuni “ 36 Indicatori statistici relativi al territorio oggetto della nostra ricerca

98

Tuttavia, per offrire una panoramica più completa e concreta delle condizioni di lavoro in questo comparto, trascriveremo la testimonianza di tre edili, che sono stati disposti a riferirci la loro esperienza, che è emblematica dei soprusi e ingiustizie che i lavoratori sono costretti a subire. Incontriamo un rumeno arrivato in Italia nel 2000, con il visto da turista, poi diventato clandestino. Attualmente è in possesso del permesso di soggiorno. Boscaiolo e guardia forestale in Romania, in Italia ha lavorato inizialmente come agricoltore, pastore e stalliere, per poi passare all’edilizia, senza alcuna esperienza nel settore. Con il tempo ha acquisito le conoscenze per diventare un apprezzato artigiano. Quando l’abbiamo incontrato risultava disoccupato: si è licenziato, due settimane prima dell’intervista, a causa del mancato pagamento di tre settimane di paga; pertanto non riceve sussidio di disoccupazione perché dimissionario. Se si fosse rivolto al Sindacato, avrebbe invece potuto interrompere il rapporto di lavoro per giusta causa, senza perdere così l’indennità. In ricerca di una nuova occupazione, si era rivolto ad agenzie interinali come Man Power. Il nostro interlocutore risiede ad Anzio con la moglie, occupata in nero come domestica. E’ arrivata in Italia anche lei con il visto turistico, al momento scaduto. E’ in attesa di definire la pratica per il ricongiungimento, infatti, in Romania, vivono i suoi due figli (16 e 18 anni) con i nonni. Attualmente i coniugi abitano in una casa in affitto a 600 euro al mese. Con sacrificio, riescono a mandare ai ragazzi 300/350 euro al mese. Dopo il suo arrivo in Italia, il cittadino rumeno ha iniziato a lavorare, grazie ad un amico, come pastore di un gregge di pecore, a Roma, nella zona del Trullo, borgata della periferia romana. In questa zona risiede una numerosa comunità rumena che, di recente, è stata vittima di violente manifestazioni xenofobe, promosse dai residenti italiani, sempre più insofferenti nei confronti delle intemperanze messe in atto da alcuni appartenenti alla comunità. Per quel lavoro guadagnava 670 euro al mese per 30 giorni di lavoro, 24 ore su 24. La cooperativa presso la quale era iscritto come socio lavoratore, e da cui si è dimesso, non gli ha versato i contributi; la paga, invece, gli veniva regolarmente riconosciuta. 50 euro a giorno pari a 1.200 euro al mese, non erano remunerativi rispetto alle mansioni di piastrellista e muratore, per le quali la tabella contrattuale prevede un salario più alto. Durante il rapporto con la cooperativa ha partecipato alla ristrutturazione del centro commerciale “lo Zodiaco” di Anzio.

Page 99: IL LAVORO NERO NELLA REGIONE LAZIO - megaitaliamedia.net · Rapporto regionale Inail sugli infortuni “ 36 Indicatori statistici relativi al territorio oggetto della nostra ricerca

99

Nelle ricerche di lavoro ha conosciuto l’esperienza dei punti di raccolta di mano d’opera in nero organizzati tra Anzio e Nettuno dei quali abbiamo già dato cenno. Alle sette del mattino raggiungeva il punto di raccolta dove veniva ingaggiato per 30/40 euro al giorno da “principali e caporali” italiani e/o rumeni. Anche presso l’ultima ditta, prima dell’esperienza della cooperativa, ha prestato la sua opera di muratore (mattonatura) in una realtà composta da 12 dipendenti. Il contratto era a tempo indeterminato, la paga: 46/47 euro al giorno, corrispondenti a quella di un manovale. Dopo aver fatto a lungo il pendolare tra Anzio e Monterotondo, nell’ultimo scorcio di tempo ha lavorato in un cantiere alla Borghesiana, un quartiere appena sotto Frascati a pochi km da Roma. Per raggiungere il luogo di lavoro usciva di casa alle 4,30 del mattino per farvi ritorno alle 20,30. All’inizio l’azienda provvedeva con regolarità a versare i contributi, in seguito, a causa di una situazione economica critica, gli adempimenti sono stati interrotti. In occasione della chiusura dell’attività, in seguito ad una vertenza intrapresa con l’aiuto del Sindacato, il rumeno si è visto perlomeno riconosciuta la paga corrispondente alle mansioni svolte. Ci ha ancora raccontato della sue esperienza da irregolare e, in particolare, in che modo era costretto a scappare ogni qualvolta ispettori dell’Inps e dell’Inail si recavano sul cantiere per effettuare ispezioni. E proprio in seguito a queste, il datore di lavoro è stato costretto a regolarizzarlo. Ad una nostra specifica domanda se, dopo la sua esperienza avrebbe consigliato ad un suo connazionale di venire a lavorare in Italia, il nostro intervistato non ha avuto dubbi in quanto in tal senso ha convinto, per il recente passato, il cognato. Lo rifarebbe anche oggi, tenuto conto della situazione economica del suo Paese; in tutti i casi perché la retribuzione percepita in Italia non può essere paragonata a quella rumena. Ha affermato che oggi raggiungere l’Italia è meno costoso. Nel 2000, quando lui partì per raggiungere l’Italia, per il visto d’entrata sborsò ben 1.200 euro; oggi ne bastano solo 150. La seconda testimonianza ha dell’incredibile ed offre un esempio concreto di quello che accade nel reclutamento all’interno del settore e in quale considerazione è tenuta la salute dei dipendenti. Non riferiremo la nazionalità dell’intervistato per la delicatezza dell’accaduto. Il nostro amico è da 10 anni in Italia, giuntovi dopo un lungo peregrinare, così come spesso accade a chi si affida ad avventurieri per entrare nel nostro Paese. Nella sua terra era riparatore di apparecchi audiovisivi. Da noi è riuscito, dopo alcuni mesi di inoccupazione, a lavorare in agricoltura, con contratto regolare, tanto che negli

Page 100: IL LAVORO NERO NELLA REGIONE LAZIO - megaitaliamedia.net · Rapporto regionale Inail sugli infortuni “ 36 Indicatori statistici relativi al territorio oggetto della nostra ricerca

100

anni è riuscito ad essere titolare di carta di soggiorno. Dietro consiglio del suo vecchio datore di lavoro, si è affidato ad un italiano per entrare nel settore dell’edilizia come manovale. Il meccanismo è quello già illustrato. Per la sua prestazione riceveva dall’italiano, suo collega di cantiere, 20 euro al giorno (è certo che questi invece incassava dal committente almeno 50 euro) a fronte di una giornata che occupava un arco temporale che andava dalle 6 alle 20. Ricorda poi che l’impresa svolgeva in via esclusiva lavori di riparazione di cabine dell’ACEA e dell’ANAS. Nel gennaio del 2006 ha subito un’infortunio sul lavoro, per essere scivolato su una impalcatura e avendo urtato violentemente contro gli elementi di ferro del pontile. Nonostante ciò è riuscito a resistere e a continuare nel suo lavoro. Quando per l’intensità il dolore divenne insopportabile, il suo pseudo datore di lavoro si limitò ad accompagnarlo al Pronto Soccorso, abbandonandolo per ritornare al cantiere. Fu diagnosticata la frattura di ben sette costole. Il giorno successivo fu costretto a ricoverarsi in una clinica privata, regolarmente convenzionata con la Regione Lazio, in quanto nel suo luogo di residenza non esiste alcuna struttura ospedaliera. All’atto del ricovero denunciò l’infortunio come conseguenza di un incidente casalingo. Nonostante la lunga degenza, non fu riscontrato alcun miglioramento; successivamente dimesso, il suo medico curante diagnosticò, per la prima volta, la perforazione del polmone, per cui venne ricoverato all’Ospedale Forlanini di Roma. Intanto, giunse al Sindacato una lettera anonima, che si è poi rivelata come compilata da suoi conoscenti italiani, per esporre la verità dei fatti. L’organizzazione, con ammirabile solerzia, si mobilitò, intanto per convincere il malcapitato a rivelare la verità sulle cause dell’infortunio. Il malcapitato oppose resistenza nel timore di ovvie ripercussioni negative, fino a quando non si rese conto della gravità del suo stato di salute. Ancora una volta il Sindacato dimostrò la propria efficienza, adoperandosi a rintracciare il lavoratore italiano benefattore, ma questi risultò, nel suo Comune di residenza, senza fissa dimora. Poiché i sanitari del Forlanini avevano espresso, solo verbalmente, giudizi negativi sull’operato della clinica, in occasione del periodo di ricovero precedente, il Sindacato si è preoccupato di affidare questo caso, di presunta malasanità, al vaglio di un medico-legale di propria fiducia. In esito, sarebbe stata valuta l’opportunità di svolgere azione risarcitoria. Ciò non ha impedito, comunque, di comunicare all’Inail la mancata denuncia d’infortunio, ed inoltrare all’Inps domanda per il riconoscimento

Page 101: IL LAVORO NERO NELLA REGIONE LAZIO - megaitaliamedia.net · Rapporto regionale Inail sugli infortuni “ 36 Indicatori statistici relativi al territorio oggetto della nostra ricerca

101

pensionistico per inabilità, invalidità e tbc. Ci preme sottolineare che queste procedure sono possibili in quanto lo straniero, di cui al riferimento, è in possesso della carta di soggiorno, contrariamente, quelli muniti di solo permesso non godono di alcuna prestazione da parte dello Stato italiano. Più difficile è individuare il titolare dell’impresa, del quale l’immigrato non conosce il nome: ricorda solo che, all’epoca dell’incidente, si recava a Roma, a Ponte Milvio, per riparare una cabina elettrica dell’ACEA. E’ stato dimesso dal Forlanini, ma non ha ancora recuperato la sua autonomia. Si attende quindi una sua parziale riabilitazione che gli permetta di recarsi sul luogo del fatto, riconoscerne almeno il posto di lavoro e risalire all’impresa per chiamarla come responsabile. L’episodio non ha bisogno di alcun commento che, comunque, risulterebbe superfluo ed inutile. Il terzo lavoratore intervistato è un italiano e la scelta non è stata casuale proprio perché, procedendo in tal modo, riteniamo si possa meglio rappresentare la dinamica del mercato del lavoro nella zona. Si tratta di un laureato che, dopo aver lavorato per un breve periodo all’Università e per otto anni in proprio, ha frequentato un corso per operatore archeologico. Questa specializzazione gli ha permesso trovare occupazione in cantiere, sia come operaio specializzato, che come assistente di scavo in diverse città italiane. Costretto a trasferirsi nella zona, di cui riferiamo, nel 2002 trova lavoro in un cantiere presso una Capitaneria di Porto, dove l’impresa era vincitrice di un appalto pubblico. Il nostro interlocutore risultava dipendente di un caporale, prima come manovale, poi nel magazzino e addetto alla gru, sempre in nero (50 euro al giorno, di non molto inferiore alla paga contrattuale, ma senza diritto a ferie e malattie). Del resto la maggior parte dei colleghi al cantiere si trovava in analoghe condizioni; solo i carpentieri erano regolarizzati. Alcuni giovani dipendenti di una impresa subappaltante avevano il problema di buste paga fittizie, in quanto veniva dichiarato un salario superiore a quello realmente percepito oltre a non risultare iscritti alla Cassa Edile; venivano detratti i contributi, a loro volta naturalmente non versati. Dopo un mese, dietro sua segnalazione è intervenuto il Sindacato, grazie al quale la situazione si è normalizzata. Dopo due mesi i giovani sono stati licenziati, nonostante il cantiere fosse ancora aperto. Chi ci riferisce, per non subire la stessa sorte, si è dimesso alcun giorni prima della scadenza del suo contratto.

Page 102: IL LAVORO NERO NELLA REGIONE LAZIO - megaitaliamedia.net · Rapporto regionale Inail sugli infortuni “ 36 Indicatori statistici relativi al territorio oggetto della nostra ricerca

102

Ha poi lavorato nel cantiere per la costruzione della sede della Banca d’Italia di Frascati, questa volta nel rispetto delle regole. Ciò non toglie che erano presenti anche lavoratori a nero, in particolare i manovali, inoltre, nell’ambito, si vedevano circolare operai dei quali non si capiva bene l’appartenenza a quale ditta subappaltante. Attualmente lavora in una impresa che si occupa della manutenzione della rete fognaria per conto dell’ACEA; anche in questo caso, a tempo determinato, come tutti gli altri dipendenti. A chiusura del cantiere licenzia per poi riassumere non appena acquisirà altri appalti. Secondo la sua esperienza non esistono discriminazioni nei confronti degli immigrati nel senso che lì dove c’è lavoro nero, questo vale per tutti, insomma si sentono tutti migranti. Vi sono specializzati stranieri, in particolare rumeni, assunti regolarmente. L’unica discriminazione registrata è quella delle mansioni; sono assunti per un lavoro meno qualificato rispetto alla loro specializzazione e senza l’osservanza degli orari. Il Sindacato, da parte sua, è particolarmente preoccupato per i rapporti che si stanno determinando fra lavoratori italiani e stranieri. E’ convinzione dei primi che la situazione in edilizia si è compromessa proprio perché gli immigrati accettano di lavorare a basso salario. Ecco perché si è certi che o si mettono in cantiere iniziative concrete per creare una identità comune o si arriverà, in tempi brevi, ad una preoccupante rottura difficilmente sanabile. E’ probabile che ai lavoratori dell’edilizia mancano gli strumenti per comprendere chi sono i veri responsabili di questa situazione. Un immigrato, senza permesso di soggiorno che quindi non può essere assunto, di conseguenza ricattabile sotto tutti i punti vista, dopo giorni di forzato ozio, se gli si offre un lavoro a 35 euro al giorno, è costretto ad accettarlo. Chi è quindi il responsabile, l’immigrato che non lo rifiuta o chi non gli si assicura almeno un rapporto di lavoro per lo meno retribuito dignitosamente? Non a caso l’Organizzazione sindacale ha elaborato un progetto, che pare sia stato finalmente finanziato, con il fine di creare una socializzazione in cantiere che sia verticale e orizzontale, intendendo per verticale il rapporto tra migrante e migrante, per orizzontale tra migranti, società e lavoratori italiani. E’ certo, però, che gli strumenti attualmente disponibili per combattere il lavoro nero non sono sufficienti. Nel maxiemendamento, sostitutivo del decreto legge n. 233, “Disposizioni urgenti per il rilancio economico e sociale” (ddl 741, cosiddetto “decreto

Page 103: IL LAVORO NERO NELLA REGIONE LAZIO - megaitaliamedia.net · Rapporto regionale Inail sugli infortuni “ 36 Indicatori statistici relativi al territorio oggetto della nostra ricerca

103

Bersani”), approvato il 25 luglio 2006 al Senato, è stato inserito l’articolo 35 bis riguardante “le misure urgenti per il contrasto del lavoro nero e per la promozione della sicurezza nei luoghi di lavoro”. Indubbiamente si introducono una serie di misure efficaci contro il lavoro nero e gli incidenti in cantiere, quali:

- la sospensione dei lavori in cantiere nel caso in cui vengano riscontrati lavoratori in nero in misura superiore al 20% dei regolari occupati nel cantiere o per il superamento dell’orario di lavoro e non osservazioni dei riposi. La sospensione dei cantieri viene comunicata dal Ministero del lavoro, al Ministero delle infrastrutture che ha il compito di emanare il provvedimento di interdizione dagli appalti pubblici dell’impresa coinvolta. Sospensione che può avere una durata massima di due anni;

- l’integrazione degli archivi informativi da parte dei Ministeri del lavoro e delle infrastrutture che dovranno inoltre coordinare le attività ispettive in materia di prevenzione e sicurezza dei lavoratori dell’edilizia;

- dal primo ottobre i lavoratori dei cantieri dovranno esporre il tesserino di riconoscimento con fotografia, generalità ed indicazione del datore di lavoro. I datori di lavoro con meno di dieci dipendenti possono assolvere all’obbligo del tesserino annotando sul registro di cantiere, vidimato dalla Direzione provinciale del lavoro territorialmente competente, da tenersi sul luogo di lavoro, gli estremi del personale giornalmente impiegato nei lavori;

- la previsione di una serie di sanzioni amministrative per chi elude le disposizioni.

Ma non è ancora sufficiente, per tutto quello che il Sindacato ci ha riferito. Intanto è necessario che le visite ispettive siano più frequenti e coinvolgenti. Il tesserino di riconoscimento può essere insufficiente se non rilasciato e vidimato da un Ufficio Pubblico, alfine di non incorrere nelle sostituzione delle persone, come dimostrato da recenti esperienze, che hanno visto assegnare ad immigrati irregolari contrassegno con nominativo contraffatto. Il DURC diventerà efficace solo quando sarà garantito la sua effettiva esecuzione, abbiamo, infatti, visto l’impiego di manodopera irregolare pure in presenza di esecuzione di lavori rivenienti da appalti pubblici, nonostante le tassative disposizioni del documento di regolarità contributiva. Anche per questa disposizione le ispezioni devono avere una loro efficace regolarità. A nostro modesto parere, e il confronto con il Sindacato ci rassicura, il Direttore dei lavori deve assumere questa responsabilità, rispondere di tutto quello che

Page 104: IL LAVORO NERO NELLA REGIONE LAZIO - megaitaliamedia.net · Rapporto regionale Inail sugli infortuni “ 36 Indicatori statistici relativi al territorio oggetto della nostra ricerca

104

avviene all’interno del cantiere, non solo sul piano tecnico ma anche su quello della prestazione lavorativa e del rispetto di tutte le disposizioni legislative da parte dell’impresa, con una previsione di sanzioni ben definite. Non sarà certo il risolutore di tutti i problemi, indubbiamente però una persona terza responsabile dovrebbe assicurare un maggior rispetto per i diritti e i doveri del lavoratore. Ma prima di chiudere, riferiamo di un processo chiuso in ottobre presso il Tribunale di Roma. Il procedimento era a carico di circa 20 imputati, affiliati al clan Rinzivillo di Gela, accusati di associazione a delinquere di stampo mafioso finalizzata a turbativa d’asta, corruzione e violazione della normativa sul lavoro. Il principale imputato era Salvatore Crocefisso Antonio Benedetto di Gela. Questi impiegavano cassintegrati di Gela nei loro cantieri a Formia e Gaeta, ma anche nel Nord Italia. Non solo, si avvalevano anche di lavoratori albanesi e rumeni, tramite un rumeno loro associato. Il tribunale li ha condannati solo per associazione a delinquere finalizzata a turbativa d’asta. Subito dopo la sentenza, il Gip di Caltanissetta, su richiesta della DDA dello stesso Tribunale, rinviava a giudizio 80 soggetti, comprensivi di tutti quei nominativi processati a Roma, per gli stessi reati, eccetto quello di violazione della normativa sul lavoro, nonostante fosse contenuta nella richiesta di rinvio a giudizio.

Commercio, turismo, servizi, vigilanza Al settore si richiamano 408 aziende di cui 126 commercio (30,8%), 4 farmacie (0,98%), 2 studi fisioterapici (0,24%), 196 imprese di pulizia (48%), 73 Turismo (17,8%), Vigilanza (1,71%). Per le imprese di pulimento si hanno diversi appalti così come per le Aziende del settore Turismo che gestiscono il servizio delle mense e della Vigilanza . L’80% degli occupati, nei settori delle Imprese e del Turismo, sono donne. Questa zona è caratterizzata dalla presenza di centri logistici della grande distribuzione, e non solo, impegnando gran parte dei lavoratori del settore; o meglio, quelli che sono rimasti, in quanto ormai complessivamente ridotti ad un terzo del personale originario. Infatti, con il tempo, le Aziende si sono impegnate in una forte terziarizzazione dei loro servizi, per cui, tutta una serie di mansioni sono state affidate a cooperative, lasciando al rimanente personale interno (definito sontuosamente personale di regia) il compito della ricezione

Page 105: IL LAVORO NERO NELLA REGIONE LAZIO - megaitaliamedia.net · Rapporto regionale Inail sugli infortuni “ 36 Indicatori statistici relativi al territorio oggetto della nostra ricerca

105

merce (controllo, attraverso gli ordini, dell’effettiva rispondenza e regolarità della merce introitata), quello di verifica sull’operato dei preparatori delle merci destinate ai supermercati e la chiusura del deposito. Alle cooperative sono affidate: la preparazione della merce e il carico delle stesse sui mezzi di trasporto indirizzati ai vari supermercati; la ricezione della merce in arrivo e il suo scarico; la gestione dei vuoti: smaltimento in genere, ricompattamento e smaltimento dei cartoni. Complessivamente i lavoratori delle cooperative, occupati nel centro logistico, sono cinque volte superiori ai dipendenti dell’Azienda. Anche il trasporto è affidato ad esterni; in prevalenza il Consorzio trasporti (che ha riunito alcuni dei vecchi padroncini) e la Cooperativa Circum, gruppo Italia, cui viene consegnata la merce. Si approfitta dell’occasione per inserire nei cartoni anche eventuale corrispondenza interna da e verso i diversi Supermercati. Le cooperative hanno la proprietà e la gestione dei mezzi di movimentazione elettrica e al loro personale è affidato il delicato compito di gestire il pilotaggio del sistema informatico, che è poi il punto nevralgico dell’organizzazione aziendale (annuncio dei flussi, elaborazione della stampa e delle bolle, e di quelle di accompagnamento, presa in carico della merce che non viene materialmente prelevata, ecc.). Tutto ciò richiede particolare specializzazione e grande dimestichezza con il computer, e ciò è dimostrabile dal fatto che il personale cui era stata affidata questa incombenza, prima della sua esternatizzazione, era inquadrato al terzo livello del contratto del commercio. Nel magazzino ci sono dai 50 ai 60 prelevatori (anch’essi soci-lavoratori delle cooperative), nella maggior parte stranieri (in particolare pakistani, indiani, egiziani e rumeni), che iniziano la loro giornata di lavoro, una volta ricevuti gli ordini, e la chiudono soltanto ad esaurimento dei compiti assegnati. Eventuali eccedenze nelle assegnazioni non prevedono incrementi di manodopera perché, in genere, i depositi, per logistica non riescono a sopportare un aumento di movimentazione; tutto si risolve perciò con un prolungamento dell’orario di lavoro. Altro aspetto incomprensibile è rappresentato dal fatto che fra i lavoratori delle cooperative, solo quelli che gestiscono il pilotaggio del sistema informatico e i carrellisti sono muniti di scheda marcatempo; gli altri firmano un registro di presenza sia in entrata che in uscita. Sul rapporto di lavoro siamo soltanto riusciti a racimolare alcune notizie dai pochi lavoratori che si sono resi disponibili per una intervista: al momento

Page 106: IL LAVORO NERO NELLA REGIONE LAZIO - megaitaliamedia.net · Rapporto regionale Inail sugli infortuni “ 36 Indicatori statistici relativi al territorio oggetto della nostra ricerca

106

dell’assunzione devono versare 50 euro per l’iscrizione alla cooperativa; ci hanno riferito che le paghe vanno dai 1.200 ai 1.500 euro per i lavoratori più qualificati (siamo venuti in possesso di una busta paga, che, più avanti, commenteremo), per gli altri, vi è una diversità di trattamento, legata alle mansioni, con una retribuzione cha va dai 500 agli 800 euro mensili. In pratica vengono retribuiti in base a un monte mensile di 168 ore; le altre 30, 40, per eventuale straordinario, vengono liquidate sotto la voce ‘diaria’, su cui non si pagano i contributi. In media le ore di lavoro mensili sono 198; per i prelevatori si possono raggiungere vette più alte. Qualcuno ci ha riferito, senza essere in grado di spiegarci il meccanismo, che ad essi è applicato il cottimo, nel senso che alla paga mensile si aggiunge un non meglio identificato incentivo di produzione. Per esemplificare, viene riconosciuto un incentivo di € 0,80 per ogni 20 casse in più lavorate; non si usufruisce di ferie che invece vengono monetizzate mensilmente. Quello che possiamo affermare è che i carichi di lavoro, particolarmente per i prelevatori (il numero dei colli da manovrare può raggiungere anche il numero di 150 mila in un solo giorno lavorativo), sono massacranti sia per la mole che per gli orari. Di conseguenza, il turnover è abbastanza frequente, infatti, il prelevatore se trova di meglio è felice di lasciare l’impiego, da qui la necessità della sostituzione. Può accadere raramente che il lavoro sia meno gravoso, nel qual caso s’impiegano meno lavoratori e la Cooperativa approfitta per concedere permessi ad un certo numero di soci-lavoratori. Come preannunciavamo, siamo venuti in possesso di una busta paga che per l’entità non può che appartenere ad un operaio specializzato. Notiamo che la sua paga oraria ammonta ad euro 7,12 l’ora. Ma per meglio farla apprezzare trascriviamo l’ammontare complessivo della retribuzione mensile, seguita da un nostro commento ad alcune voci che ci sembrano particolarmente interessanti in senso negativo. Ma andiamo con ordine: l’ammontare complessivo è di 1.568,98 euro a cui vanno sottratte 319,60 di trattenute e un arrotondamento di 0,62, per un netto di 1.250,00 euro. Nella busta paga, come abbiamo accennato, risultano delle voci che vengono pagate, tutti i mesi, in modo anomalo: diaria di € 207,00, compenso sostitutivo di straordinario che assomma a 30 ore, su cui non vengono pagati i contributi; ratei di 13^, 14^, TFR, e ferie che vengono liquidati mese per mese, sottraendo i compensi aggiuntivi alla dovuta rivalutazione, con notevole danno per i lavoratori, non solo ma anche, con una ingiustificata forzatura sulle ferie (monetizzate), tenuto conto che

Page 107: IL LAVORO NERO NELLA REGIONE LAZIO - megaitaliamedia.net · Rapporto regionale Inail sugli infortuni “ 36 Indicatori statistici relativi al territorio oggetto della nostra ricerca

107

queste sono un diritto irrinunciabile del lavoratore.. Se si sottraggono tutte queste voci, la retribuzione mensile non risulta essere più di € 1.250,00 bensì di circa 800,00 € mensili, con non poco altro pregiudizio per il lavoratore. E vogliamo ricordare che trattasi di salario di operaio specializzato. Sul funzionamento delle cooperative possiamo dire ben poco se non che, di frequente, cambiano ragione sociale, che indicono solo un’assemblea annuale dei soci-lavoratori, che dovrebbe servire per eleggere i gruppi dirigenti, ma che in effetti si trasforma in una adunata ludica, con pranzo o cena a spese della Cooperativa. Non è data la possibilità ai soci di poter discutere dell’organizzazione del lavoro e del loro trattamento, che se è quello che abbiamo riferito per un operaio specializzato, possiamo solo immaginare quello che si riserva ai prelevatori, al personale di pulizia. e a tutti gli altri. Per i dipendenti del Consorzio trasporti e della Cooperativa Circum non siamo in grado di fare alcuna valutazione, se non che la maggior parte degli autisti impiegati è straniera, in buona parte rumeni. Sulle loro condizioni di lavoro non possiamo pronunciarci, se non riferire di stranieri che hanno trasformato il loro mezzo in abitazione e che ivi dormono, parcheggiati nel cortile dell’azienda e di un episodio accaduto ad uno dei malcapitati che, ferito in maniera seria in azienda, è stato lì curato con mezzi di fortuna, perché se lo si fosse trasportato al Pronto Soccorso, avrebbe corso il sicuro rischio di essere rimpatriato e il datore di lavoro (non sappiamo se il Consorzio o la Cooperativa) di essere perseguito. Vorremmo precisare che il rapporto, per quanto prodigo di notizie, non è completo, in quanto privo di alcune testimonianze, in particolare di quella parte di lavoratori delle cooperative più vessati e degli autisti, che pare svolgano un compito stressante, con turni assurdi. Purtroppo non siamo stati messi in condizione di poterli incontrare. Questa è una carenza che priva la ricerca di altro angolo visuale essenziale, per meglio disegnare una realtà che, così come è stata rappresentata in base agli elementi raccolti, avrebbe beneficiato, con maggior merito, di una più completa illustrazione. Altro settore che è stato oggetto di indagine, qui per il vero con più fortuna, è stato quello degli autogrill e dei posti di ristoro, prevalentemente presenti nelle autostrade. Si riscontrano forzature contrattuali ed elusioni delle leggi assolutamente ingiustificate (lo stesso discorso sembra valere anche per gli iper e i supermercati), in particolare quanto gestori delle aziende sono grandi gruppi

Page 108: IL LAVORO NERO NELLA REGIONE LAZIO - megaitaliamedia.net · Rapporto regionale Inail sugli infortuni “ 36 Indicatori statistici relativi al territorio oggetto della nostra ricerca

108

industriali. Pur non avendo rilevato fenomeni di lavoro nero (parliamo sempre di grandi gruppi), tuttavia e se vogliamo colorarlo, parleremmo di lavoro grigio. Cominciamo col dire che la maggior parte del personale impiegato è a tempo determinato (quelli a tempo indeterminato non superano la percentuale del 35%). Il numero degli addetti a tempo determinato è destinato ad aumentare, perché man mano che si formano dei vuoti riferiti al personale che ha raggiunto i limiti di età (non più sostituiti); per i nuovi inserimenti, si ricorre alle varie forme di assunzioni, previste dalla legge: a progetto (e, per il vero, non si capisce che cosa si può progettare in un esercizio commerciale, atteso che il contratto indica genericamente, la lavorazione, la produzione e la somministrazione di alimentari e della vendita di altri prodotti); con la 474. In genere i contratti sono stipulati per periodi brevi, con l’assunzione di un giovane per due mesi, lo si sospende per 10 giorni, riconoscendogli la dovuta liquidazione; successivamente lo si riassume, se mai per altri periodi fino a tre mesi. In sintesi, il lavoratore, nell’arco di un anno, ha lavorato per 8, 9 mesi complessivamente, senza delimitazioni dei periodi di precariato. Pur avendo maturato giorni di ferie si preferisce monetizzarle insieme alle liquidazioni a conclusione dei periodi lavorati. Questo stato di cose può durare per una lunga serie di anni in queste condizioni contrattuali. La presenza di donne, in questo settore, è molto alta, intorno al 70%; scarsissima la presenza di stranieri. Le Aziende ne approfittano perché hanno a disposizione una platea sconfinata di giovani in cerca di occupazione. Anche quando assumono con contratto a progetto, non si attengono a quanto previsto dalla legge, perché, intanto non è praticata alcuna formazione, a conclusione della quale, le aziende dovrebbero garantirsi una figura professionale ben definita e preparata. Si assume con la qualifica di 6° livello del contratto Turismo-Pubblici Esercizi, figura d’ingresso ‘pluriservizio’. Appena assunto, la prima incombenza è il lavaggio (dei piatti) o le pulizie, poi lo si catapulta, pur in assenza di esperienza, in mansioni di barista, cuoco, aiuto-cuoco, fattorino e quant’altro, senza alcun affiancamento; insomma in autoformazione. Con il tempo potrà anche essere adibito alle casse. Insomma la sublimazione del mobbing. Il part-time è applicato a uso e consumo delle aziende. Di regola il lavoratore dovrebbe conoscere l’orario, stabilito al momento dell’assunzione (o del passaggio da full a part-time). E quello deve essere garantito per tutta l’annualità. In questo settore, invece, viene stabilito al momento, anche con una telefonata: “vieni domani od oggi pomeriggio a quest’ora”. Può accadere,

Page 109: IL LAVORO NERO NELLA REGIONE LAZIO - megaitaliamedia.net · Rapporto regionale Inail sugli infortuni “ 36 Indicatori statistici relativi al territorio oggetto della nostra ricerca

109

inoltre, che il turnista di notte per un improvviso inconveniente non può essere presente sul posto di lavoro; alle 21 o alle 21,30 un precario può ricevere una telefonata che gli indica di portarsi sul posto di servizio affinché non rimanga sguarnito (ed è per questo che, al momento dell’assunzione, il lavoratore deve fornire la sua reperibilità). Non solo, può accadere che, terminato il lavoro, per sopravvenute necessità, si richieda un allungamento dei tempi, senza compenso a titolo di straordinario ma con un splafonamento dell’orario ordinario, nel rispetto, comunque, delle 40 ore settimanali. I lavoratori a part-time (siano essi a tempo indeterminato che determinato) percepiscono uno stipendio che non supera i 500 € mensili. Il periodo di ferie non è un diritto, spesso non lo si rispetta, fino al punto che non è nella facoltà del lavoratore di chiedere anche un piccolo permesso. Non è prevista alcuna indennità di rischio per chi opera alle casse. Per coloro che prestano servizio nelle unità lavorative collocate in autostrada, è prevista una diaria di € 1,50, senza considerare che, chi entra in autostrada, deve pagare regolarmente il pedaggio dovuto. I turnisti di notte percepiscono una maggiorazione del 25%. Non finisce qui, il contratto stabilisce che il personale deve assolvere alle piccole pulizie: lavare le pedane, deporre le stoviglie nei cestelli. Se, però, nel piccolo esercizio non vi sono limiti a questa funzione, la situazione nei grandi complessi non è di molto migliore. Spesso devono assolvere a pulizie più gravose, infatti è frequente che il direttore di esercizio, a colui che è momentaneamente inoccupato, può chiedere di pulire tutti i magazzini, il piano merci o, ancora, i bagni del personale. Alle ditte appaltanti sono riservate la pulizia del piazzale esterno e i bagni che vengono utilizzati dalla clientela. Si aggiunga a questo la movimentazione merce. Il carico per rifornire il piano vendita, ancorché trasportato dal montacarichi, richiede comunque un trasferimento della merce, che risulta per lo più pesante e ingombrante. Tutti i dipendenti, ma soprattutto i precari, sono adibiti allo sgombero del piano di scarico, spazio in cui l’autotrasportatore lascia la merce destinata. Vengono trascurate le disposizioni in base alle quali ad un lavoratore non si può imporre di sopportare pesi superiori a 15 chili. Successivamente devono caricare i roll (carrelli a rete) e portarli giù in magazzino e nelle celle frigorifere (-25°). In quest’ultimo caso è facile contrarre un malanno, specie a seguito di sbalzi improvvisi e continui di temperatura, dovuti agli spostamenti da ambienti caldi a freddi e viceversa. E’ vero che vi è una dotazione di un apposito vestiario da

Page 110: IL LAVORO NERO NELLA REGIONE LAZIO - megaitaliamedia.net · Rapporto regionale Inail sugli infortuni “ 36 Indicatori statistici relativi al territorio oggetto della nostra ricerca

110

indossare all’atto dell’ingresso nella cella frigorifera, ma viene fornito in numero limitato perciò interscambiabile e comunque da indossarsi da parte di tutti all’occorrenza. La situazione peggiora nelle piccole unità lavorative come gli autobar o in quelle dislocate nei centri cittadini; in queste ultime si assume anche a 16 ore. Negli autobar vi è solo un addetto che gestisce tutto, dal servizio alla cassa, che rappresenta un non piccolo aggravio delle proprie condizioni lavorative. Naturalmente la precarietà sortisce un altro effetto: quello di una difficoltà di rapporto con il Sindacato, là dove è presente. Nessuno, per la necessità di lavorare, riesce a liberarsi dal mastino controllo del direttore dell’unità di vendita, incaricato anche di provvedere alle assunzioni, appunto per non incorrere nel calcolato pericolo di non vedersi rinnovato il contratto. Siamo convinti, a questo punto, che gli istituti della mobilità e flessibilità, introdotti nelle contrattazioni come elementi legati alle necessità aziendali, non hanno certamente individuato obiettivi volti a mortificare la dignità di ciascun lavoratore. Vi è un altro aspetto allarmante. Il precario non denuncia mai l’eventuale infortunio subito sul lavoro; nei casi più gravi si assenta temporaneamente dal lavoro perché, in questo caso, gli viene concesso un breve permesso. Si tenga poi conto che, in particolare sugli esercizi allocati in autostrada, non è possibile formulare previsioni d’afflusso della clientela (si pensi alle gite, ai pellegrinaggi, alle manifestazioni politiche e sindacali, agli eventi sportivi), perciò spesso il numero del personale non riesce a rispondere alle richieste. Ancor peggio nei turni di notte, con personale notevolmente ridotto, dove gli imprevisti e i pericoli che si possono correre sono più frequenti. Ci permettiamo di sottolineare che tutto questo, a nostro parere, influenza negativamente la gestione commerciale perché si finisce con l’offrire un servizio non consono alla sua apparente qualità e ai prezzi di vendita della merce (per il CIPE il grande autogrill è equiparato ad esercizio di 1^ categoria). Nel territorio di Pomezia (Castelli, Colleferro, Subiaco) si assiste, peraltro, ad un cambiamento di rotta che determina una vera e propria controtendenza nel mondo del lavoro. Il nero, inteso come totale mancanza di applicazione normativa e contrattuale ai lavoratori, sta evolvendo e tenta di fregiarsi di una parvenza di legalità. I contratti, quando ci sono, non corrispondono poi all’effettiva realtà,

Page 111: IL LAVORO NERO NELLA REGIONE LAZIO - megaitaliamedia.net · Rapporto regionale Inail sugli infortuni “ 36 Indicatori statistici relativi al territorio oggetto della nostra ricerca

111

Per un contratto di lavoro a part time a 20 ore settimanali, ad esempio, applicato ad una dipendente del mondo del commercio, corrisponde, in realtà, 50/60 ore settimanali di lavoro reali, mancati giorni di riposo e mancata corresponsione, ovviamente, della retribuzione straordinaria. Si può verificare che una ragazza, nel desiderio di conciliare lo studio con il lavoro, o, se sposata, di contribuire al management familiare fino allo svolgimento del ruolo di madre, sia attratta da un’occasione di lavoro offertale, per esempio, da un commerciante con un contratto part time a 20 ore settimanali, dal lunedì al venerdì. L’aspettativa viene immediatamente delusa allorquando il proponente esprime l’effettiva intenzione: 7 ore al giorno; il sabato e la domenica 9 ore. Il riposo verrà riconosciuto ogni 15 giorni. L’eccedenza, non prevista dal contratto, verrà corrisposta in nero. D’altra parte la massiccia richiesta di lavoro, assicura il commerciante della bontà della sua proposta. Né la grande distribuzione si sottrae al malcostume, anche se in forme diverse, per quello che ci ha raccontato un extracomunitario del Marocco. Impiegato come magazziniere, con regolare contratto, in un supermercato, appartenente ad una grande catena di distribuzione, (il gestore è comunque un licenzatario), nei quasi tre anni in cui ha prestato servizio non ha mai usufruito di permessi né tanto meno di periodi di ferie. Costretto a lavorare in un scantinato malsano (per le infiltrazioni di acqua) e sudicio, contrae una grave allergia alla pelle. E’ costretto, di conseguenza, ad assentarsi dal lavoro. Il datore di lavoro non solo rifiuta di accettare il certificato medico che il lavoratore tenta di consegnare (per cui il marocchino ricorre alla sua spedizione tramite raccomandata) ma lo licenzia. Interviene il Sindacato, dietro richiesta dell’interessato, per cui il titolare dell’azienda è costretto nel trattamento di fine rapporto, a rivedere i conteggi e a riconoscergli in ritardo alcune spettanze mai pagate. Sulla malattia contratta sul posto di lavoro, lo straniero si rifiuta di impiantare una vertenza per timore di compromettere la ricerca di un altro posto di lavoro. Alla fine decide di lavorare in edilizia, anche in nero, pur di non ripetere la sfortunata esperienza. Anche il settore dell’appalto delle mense scolastiche, affidato dai comuni del territorio alle imprese private, splende per situazioni anomale. Recentemente, il Sindacato ha gestito l’aumento dei parametri contrattuali per circa 100 lavoratori, in prevalenza donne, con l’applicazione delle normative tipiche del comparto Turismo, dove si prevede un minimo di 15 ore settimanali.

Page 112: IL LAVORO NERO NELLA REGIONE LAZIO - megaitaliamedia.net · Rapporto regionale Inail sugli infortuni “ 36 Indicatori statistici relativi al territorio oggetto della nostra ricerca

112

Tenuto conto che i capitolati d’appalto impongono l’applicazione del CCNL di riferimento, per confermare i livelli di legalità ed affidabilità nell’erogazione dei servizi da parte degli enti pubblici. Nella realtà, queste garanzie vengono eluse. Infatti, ci sono lavoratrici che vivono del provento corrispondente a 10 ore settimanali e una retribuzione di circa 250,00 € lorde mensili, a fronte, invece, di un contratto che non rispecchia la realtà, sia per le mansioni effettivamente svolte, sia perché prevale la precarietà, legata al tempo determinato. In questo contesto, esistono lavoratori che, contemporaneamente alla stipulazione del contratto, sottoscrivono anche il famigerato foglio in bianco, che in qualsiasi momento verrà utilizzato dall’azienda come lettera di dimissioni. Analoghe e diffuse situazioni possono essere rilevate in svariati settori come: commercio, vigilanza, farmacie, turismo, estetica e imprese in genere. Tra quest’ultime, quelle di pulizie, dove il personale, prevalentemente femminile, subisce più spesso violazioni contrattuali. L’esempio emblematico è quello del periodo di maternità che prevede, nel primo anno di vita del bambino, la concessione, alla madre, di permessi orari dedicati all’allattamento e quantificati in relazione al monte ore di lavoro, articolati secondo le ovvie esigenze del neonato. Si verifica, al limite dell’incredibile, che la decisione sul “quando” venga arbitrariamente assunta dal datore di lavoro, come esperto conoscitore di queste problematiche. Come si può notare, ora più che mai le tutele dei lavoratori non si esauriscono con la consegna di un contratto di lavoro che, per quanto blindato possa essere, non rappresenta una garanzia totale. E’ un punto di partenza importante al quale deve seguire un costante supporto e una ricorrente verifica delle condizioni reali di lavoro.

Agroindustria Sia nella zona, compresa tra Anzio e Nettuno, che in quella di Ardea, vi sono numerose aziende agricole di notevoli dimensioni, apparentemente regolari, di proprietà di nuclei familiari che impiegano, generalmente, fuori dai lavori stagionali, 1 o 2 dipendenti che sono poi, di fatto, i gestori. Queste aziende sono caratterizzate, per Anzio e Nettuno dalla coltivazione dei fiori oltre che da filari di vigneti, per Ardea, da piantagioni di kiwi, di uve e di ulivi, queste ultime in maniera più contenuta.

Page 113: IL LAVORO NERO NELLA REGIONE LAZIO - megaitaliamedia.net · Rapporto regionale Inail sugli infortuni “ 36 Indicatori statistici relativi al territorio oggetto della nostra ricerca

113

Nei periodi di raccolta impiegano, quasi esclusivamente, lavoratori stranieri, generalmente in nero – massiccia la presenza di indiani particolarmente nel territorio di Anzio, Nettuno -. Qui questo tipo di prestazione non è più marginale, infatti i lavoratori italiani si sono rassegnati a vedersi applicare contratti al ribasso, proprio per poter sostenere la concorrenza. Si può ben dire, perciò, che ormai si è aperta una guerra tra poveri. Le aziende vinicole, queste di piccole dimensioni, occupano quasi solo manodopera straniera (anche questa prevalentemente in nero) e si collocano soprattutto nel zona nettunense, tra Lanuvio e Velletri. In questa ultima località vi sono anche serre per coltivare fragole. I lavoratori, ai quali è affidata l’incombenza della potatura e della raccolta, non sono facilmente intercettabili. In queste realtà colui che è occupato per tutto l’anno è uno solo, o al massimo due salariati fissi (come abbiamo già detto); gli altri prestano la loro opera per due o tre mesi, con spostamenti da un’azienda all’altra. Per la vastità degli spazi e per gli orari impossibili risulta difficile incontrarli quanto meno finalizzati a eventuali contatti. Gli ostacoli sono rappresentati dall’inesistenza di centri di raccolta della manodopera. I posti di lavoro vengono raggiunti, con partenza dai paesi vicinori, a bordo di furgoni sovraccarichi oppure con propri mezzi. Ivi giunti, si disperdono nei campi. Non si esclude che una parte consistente vive nei casali collocati nei pressi delle aziende, in container o in capanne di fortuna (a Campoverde sono stati visti dormire per terra), senza alcun rapporto con l’esterno salvo che con la comunità di appartenenza. D’altra parte gli indiani (che rappresentano la gran parte della manodopera) sono per natura diffidenti e fanno capo, in genere, ad un caporale; non a caso, le richieste dell’indennità di disoccupazione sono raccolte da un personaggio (verosimilmente il caporale) che provvede per tutti. Occorre chiarire che la terminologia piccola azienda si riferisce al contenuto numero di lavoratori occupati e non alla sua estensione produttiva che, in genere, assume notevoli dimensioni. Non a caso, il Sindacato vuole affrontare il problema a monte, cercando di conoscere, rispetto alla superficie, quante persone occupate vengono denunciate. Ci è stato, infatti, il caso di Aziende che dichiaravano, come dipendente solo un salariato fisso, pur in possesso di decine e decine di ettari a coltivazione di uva. Tanto per chiarirci, una azienda con 20 ettari di terreno coltivato non può annoverare un solo salariato fisso, insufficiente anche solo per la cura delle

Page 114: IL LAVORO NERO NELLA REGIONE LAZIO - megaitaliamedia.net · Rapporto regionale Inail sugli infortuni “ 36 Indicatori statistici relativi al territorio oggetto della nostra ricerca

114

piante, né vale il concetto della conduzione familiare, perché i componenti dovrebbero essere tra i 20 e i 30 disponibili alle attività di potatura e di raccolta; altrimenti sarebbe impossibile la conduzione. La pretesa del Sindacato non può essere considerata velleitaria, in quanto queste attività usufruiscono di finanziamenti europei. Da considerare poi che, recarsi in questi posti nel tentativo di stabilire contatti con i lavoratori è una fatica inutile, in quanto è necessario conoscere: come arrivano sul posto di lavoro, chi li accompagna, dove si fermano, se sono disponibili a parlare, quando osservano la pausa pranzo, consumato sul posto di lavoro che, in genere, dista dalla strada almeno un chilometro. Si tenga inoltre conto che il periodo lavorativo è breve: la raccolta dei cocomeri può esaurirsi in uno o due giorni, quella delle olive e dell’uva richiede pochi giorni, comunque insufficienti a stabilire un contatto, meno che mai un rapporto. Il Sindacato è convinto che non esistono alternative al di fuori di forme di controllo alla fonte come l’incrocio di dati Inail con le dimensioni dell’azienda. Quello che si sta al momento attuando è un contatto con la Soweto, un’associazione che organizza lavoratori stranieri di diversa etnia, per indire un’assemblea in cui illustrare e spiegare ai lavoratori i loro diritti; una volta convinta, anche una parte di essi, allora sarà più semplice entrare nelle aziende. Lo stesso loro reclutamento sfugge ad ogni controllo, perché, se da una parte esistono aziende con organici regolarmente inquadrati che, alla bisogna, si rivolgono all’Ufficio di collocamento, dall’altra non sempre i lavoratori appartenenti alle liste dichiarano la propria disponibilità. Ciò è un ostacolo di non poco conto. In tutti i casi, al di fuori di queste eccezioni, la maggior parte delle aziende si rivolge al caporale di turno, come uno dei tanti soggetti che riesce a gestire l’attività di reclutamento e impiego. Trattasi di un meccanismo strutturatosi e consolidatosi nel tempo, tanto che soltanto adeguati interventi potranno sradicarlo, in caso contrario, diventerà sempre più inespugnabile. D’altra parte questi ormai vivono in Italia, lavorano in questa zona, dovranno esercitare una cittadinanza attiva, giovano alle aziende, rappresentano una forza lavoro della quale non si può fare a meno. Esistono quindi tutte le condizioni per sanare le distorsioni che il mercato del lavoro subisce. Oggi le aziende lamentano la difficoltà di regolarizzarli e, di conseguenza, sono costrette, a loro dire, ad assumerli in nero, condizionati dagli italiani che non vogliono più lavorare nei campi.

Page 115: IL LAVORO NERO NELLA REGIONE LAZIO - megaitaliamedia.net · Rapporto regionale Inail sugli infortuni “ 36 Indicatori statistici relativi al territorio oggetto della nostra ricerca

115

La conferma di questa situazione viene fornita dall’abissale differenza fra la percentuale di quelli che lavorano nei campi (oltre l’80%) e di quelli che avanzano domanda di disoccupazione (non si va oltre l’1%). Occorrono, secondo il Sindacato, controlli seri e pene certe se si vuole interrompere questo circuito infernale, che, tra l’altro, ha già prodotto forme di violenza preoccupanti. La nuova legge in discussione prevede pene severe; il dubbio sorge, se mai, su chi e sul come saranno gestiti i controlli. Per confermare il clima di metodica trasgressione contrattuale, riportiamo il racconto di un lavoratore polacco. Ha lavorato in agricoltura per quasi quattro anni in un’azienda, produttrice di kiwi, che, sin dal primo momento, ha dichiarato che lo assumeva in nero. Poi, con un colpo di fortuna (!?), fu assunto da un armatore, titolare di una azienda agricola, che lo accoglieva come un famiglio. Accompagnava i suoi bambini a scuola, curava i giardini della villa, ma soprattutto lavorava nei campi da mattina a sera. L’armatore, dopo alcuni anni, acconsentiva al ricongiungimento familiare, per cui la moglie del cittadino polacco veniva in Italia e immediatamente era collocata al servizio domestico nella casa del padre dello stesso. Il compenso per il lavoro nei campi era di 32 euro giornaliere. Il datore di lavoro accudiva a tute le incombenze relative al rinnovo del contratto e del permesso di soggiorno. Dopo ben nove anni, per un incidente sul lavoro era costretto a recarsi al Pronto Soccorso dell’Ospedale e, qui scopriva fortuitamente che il suo datore di lavoro non aveva mai provveduto a versargli i contributi. Giustamente indispettito abbandonava l’azienda e la villa del suo generoso protettore. Più tardi si rivolgeva al Sindacato che ben poco poteva fare in quanto tutti gli incartamenti relativi ai suoi permessi di soggiorno e, soprattutto, alle buste paga erano nelle mani dell’armatore. Non è più semplice il lavoro del Sindacato nell’agroalimentare. Queste sono ormai diventate, in buona parte, piattaforme logistiche, in cui grandi fette di lavoro sono esternatizzate e affidate a cooperative. L’esempio tipico è dato da un’industria di livello nazionale che, a Pomezia, ha una sua succursale; impiega 14 lavoratori effettivamente dipendenti dell’Azienda e ben 90 sono dipendenti o soci-lavoratori di una cooperativa. Ancora, una grande azienda produttrice di generi alimentari, ha completamente distaccato dalla produzione, anche se la lavorazione avviene nella stessa unità produttiva, il reparto “Cucina facile”, con dirigenti provenienti dalla azienda madre, affidata ad una cooperativa (sulla natura della società non vi sono certezze) del napoletano che impiega solo personale straniero che viene portato sul posto, a cura dell’affidatario della

Page 116: IL LAVORO NERO NELLA REGIONE LAZIO - megaitaliamedia.net · Rapporto regionale Inail sugli infortuni “ 36 Indicatori statistici relativi al territorio oggetto della nostra ricerca

116

gestione, all’inizio della settimana e qui vi rimane, alloggiata in un casale non lontano dal posto di lavoro. Si tenga conto che questa azienda ha già esternatizzato il macello e il carico-scarico. E’ difficile avere rapporti con gli occupati nelle cooperative perché nei loro confronti viene applicato, in molti casi, il contratto del personale di pulizia, quindi appartenente al settore commercio. Sempre dalla stessa Azienda, nel 2005, viene esternatizzato il reparto risotto, il Sindacato, questa volta, riesce ad ottenere, per quei lavoratori che avrebbero curato il settore, l’applicazione del contratto di lavoro dell’industria alimentare. Con l’ultima procedura, chiusa nel dicembre 2006, si è ceduto l’ultimo pezzo di carico e scarico, ancora in mano alla azienda madre, lasciando solo tre figure che seguono il servizio all’interno dello stabilimento, evitando così di fare entrare nei reparti di produzione quelli delle cooperative. Si è impedita la chiusura del reparto wurstel e quello della salsicce, anche se si è dovuto subire la riduzione dell’organico di 16 unità. Si tenga conto che proprio per avviare la produzione di wurstel, nel 2002, l’azienda aveva chiesto, ed ottenuto, un apposito finanziamento. Altri reparti esternatizzati sono quelli della produzione di coppa e pancetta. Inoltre è stata affidato ad una società esterna, il laboratorio di analisi, anche se lo stesso rimarrà all’interno dell’azienda. I lavoratori, addetti a questi settori, una parte sarà ricollocata (in particolare alcune figure professionali), gli altri sono stati considerati in esubero. Per il solo reparto impiegatizio gli esuberi ammontano a 60 unità. Anche in quest’ultima procedura si è ottenuto l’applicazione del contratto previsto per l’industria alimentare, per coloro che saranno addetti ai settori, in più si è riusciti a contenere gli esuberi da 251, che era la richiesta dell’azienda, a 170. Di fatto si è smantellata un’azienda. Si corre il calcolato rischio che rimarranno alla lavorazione interna: unicamente, la mortadella e i salami, certi che l’azienda non disarma, scegliendo altri tempi per riproporre l’esternatizzazione.. Tuttavia quello che lascia perplessi è una naturale considerazione, se tutto questo stillicidio di cessioni non comprometta la qualità (dovendo, anche i subentranti, concorrere ad un contenimento dei costi per soddisfare le esigenze economiche dell’azienda madre), anche se il concedente assicura il controllo dei prodotti, tramite suoi addetti.

Page 117: IL LAVORO NERO NELLA REGIONE LAZIO - megaitaliamedia.net · Rapporto regionale Inail sugli infortuni “ 36 Indicatori statistici relativi al territorio oggetto della nostra ricerca

117

I lavoratori, cui è sottratto il compito, vengono ricollocati, in una parte esigua, in altri reparti della stessa azienda; quelli considerati in esubero, una parte viene affidata alle cooperative che assumano i nuovi incarichi, ai rimanenti si applicano gli ammortizzatori sociali. Tutto questo fermento si spiegherebbe, per quello che è il sentito dire, in una decisa riduzione del costo del lavoro che rientrerebbe in una strategia aziendale che tende a riposizionarsi sul mercato e ad andare in borsa. Per noi, sprovvisti di strumenti ed armi strategici, quello che più lascia increduli è come un’azienda che non ha problemi di mercato e che, negli ultimi due anni, ha presentato bilanci lusinghieramente in attivo, riesca ad utilizzare gli ammortizzatori sociali che dovrebbero avere altri obiettivi e soccorrere ben altre situazioni. L’azienda, a cui ci riferiamo, iniziò la sua opera di ridimensionamento il 2001, liberandosi di ben 340 lavoratori utilizzando, tra l’altro, il prepensionamento; nel 2004 chiese, ed ottenne, la mobilità. Si dice che si avvia, ora, a chiedere la mobilità lunga. Certo, per ottenere queste agevolazioni, l’impresa deve presentare un piano industriale, che non sappiamo se è poi sottoposto a controllo. Quello che ci hanno riferito è che, di fatto, è riuscita, più volte, ad utilizzare soldi pubblici: presentando, una volta, richiesta di finanziamenti per la ristrutturazione del macchinario, anche questo ottenuto; ancora, come abbiamo già detto, per la installazione di una linea per un nuovo prodotto; le altre, in maniera indiretta, con l’utilizzazione degli ammortizzatori sociali. E anche sulla gestione della cassa integrazione a rotazione vi è una denuncia per un suo uso improprio. Essa (parliamo della cig) dovrebbe salvaguardare alcuni principi: ad esempio il pieno rispetto delle normative e delle leggi, che prevedono una vera rotazione. Pare, invece, che si sia trasformata in una minaccia. Se un lavoratore, per esempio, lo si ritiene un assenteista (perché più volte colpito anche da seri malanni) lo si colloca in cassa integrazione per 6 mesi o, addirittura, per 2 anni senza interpellare il Sindacato. Certo, il risultato è che oggi quella azienda non ha più problemi di assenteismo; ma qual’è il prezzo che pagano quei lavoratori, atterriti dallo spettro di una imposta lunga assenza dal proprio posto di lavoro? E su questo è bene che si apri un discorso serio e fermo con le Istituzioni, alfine di evitare che la Cassa diventi un abuso. E questo non è riferito ad una sola

Page 118: IL LAVORO NERO NELLA REGIONE LAZIO - megaitaliamedia.net · Rapporto regionale Inail sugli infortuni “ 36 Indicatori statistici relativi al territorio oggetto della nostra ricerca

118

azienda e ad un solo territorio, bensì, crediamo noi, rivolto a tutto il territorio nazionale. Quella di Pomezia non può essere il solo esempio di distorta applicazione della legge. Siamo convinti che se tutto è così facilmente permesso, non saranno pochi quelli che si lasciano prendere dalle tentazioni. Anche perché il facile ricorso di tante grosse aziende, forse, sottrae risorse a realtà (ci riferiamo, in particolare, a quelle con meno di 15 dipendenti) che davvero devono fare i conti con la necessità di restare sul mercato. Non a caso, e bene, il Sindacato intende muoversi in tal senso chiedendo a tutte le Istituzioni, nel nostro caso in primis alla Regione Lazio, che siano garantiti tutti i controlli necessari ad una gestione corretta e seria degli ammortizzatori sociali.

Page 119: IL LAVORO NERO NELLA REGIONE LAZIO - megaitaliamedia.net · Rapporto regionale Inail sugli infortuni “ 36 Indicatori statistici relativi al territorio oggetto della nostra ricerca

119

Territorio Municipio XIII: Cenni storico-geografici

Ostia Ostia, conosciuta anche come Ostia Lido (o Lido di Roma) e da non confondersi con OstiaAntica, è l'insediamento principale del XIII Municipio del comune di Roma: i suoi 88.620residenti costituiscono quasi la metà dei 203.021 dell'intero Municipio. Nel XIX secolo qui c'erano solo delle saline ed un territorio infestato dalla malaria e lasciato da secoli a se stesso, alla malaria e ai briganti. La palude si estendeva per tutta la costa tirrenica dello Stato Pontificio, da Gaeta a Piombino. Alla nuova classe dirigente dello Stato sabaudo era chiara l'esigenza di bonificare le terre intorno alla nuova capitale del Regno d'Italia, nella convinzione che l'ambiente malsano che circondava la città avrebbe influito negativamente sullo sviluppo economico della città e del Regno. Considerato che l'opzione di sollevare il livello del terreno prevedeva con le tecnologie dell'epoca un tempo di circa 50 anni si scelse di creare un sistema di canali che avrebbe permesso il deflusso delle acque. Nel 1884 si insediarono ad Ostia antica i Braccianti Ravennati ed ebbero inizio i lavori di Bonifica. Quelli che arrivarono in palude erano braccianti senza terra con le loro famiglie, lasciati senza lavoro dalla crisi delle risaie che in quegli anni colpiva il ravennate, ma che, primi in Italia del loro mestiere, cominciavano a costituire le loro organizzazioni associative: l'Associazione Generale Operai Braccianti del Comune di Ravenna, prima cooperativa bracciantile della storia italiana, entrò quindi in lizza per ottenere il subappalto dei lavori della bonifica, lo ottenne ed ebbe anche dal governo Depretis, nel 1884, finanziamenti pubblici per avviare i lavori e facilitazioni ferroviarie per agevolare gli spostamenti delle famiglie e delle loro cose. Nelle tensioni economiche e sociali di quegli anni, l'avvio della bonifica fu un’operazione keynesiana ante litteram, che diede buoni frutti: i primi 303 iscritti alla cooperativa erano diventati 2547 nell’agosto 1885. I lavori, previsti per 4 anni, ne richiesero 7. Tuttavia sia il nuovo Stato unitario che i braccianti vinsero la loro battaglia.

Page 120: IL LAVORO NERO NELLA REGIONE LAZIO - megaitaliamedia.net · Rapporto regionale Inail sugli infortuni “ 36 Indicatori statistici relativi al territorio oggetto della nostra ricerca

120

Il ricordo della bonifica è ancora vivo nei nomi delle strade (viale dei Romagnoli, piazza dei Ravennati) e nei monumenti dedicati ai padri fondatori della bonifica: Armando Armuzzi, presidente dell'Associazione, e Federico Bazzini - ma soprattutto Andrea Costa e Nullo Baldini, gli 'apostoli del socialismo'. E rimane vivo negli abitanti di Ostia Antica, figli e nipoti di quei Romagnoli, che spesso ancora ne parlano il dialetto. Furono quindi creati i canali detti di Dragoncello, della Lingua (zona Casal Palocco) e di Pantanello (Infernetto) che si collegavano al canale detto dei Pescatori. Nel 1889 si avviarono finalmente le idrovore che in meno di due settimane prosciugarono più di 1500 ettari di palude. Dopo questa prima canalizzazione si procedette alla canalizzazione secondaria. A via del fosso di Dragoncello è ancora visibile il vecchio impianto per le idrovore. Ostia moderna La sede del XIII municipio La nascita del quartiere è legata al fascismo che la trasformò nella spiaggia di Roma, collegata dalla ferrovia, affiancata poi nel 1927 da una delle prime autostrade italiane, la Via del Mare, mentre venivano elaborati i primi progetti per l'aeroporto di Roma-Fiumicino. Nel 1933 prese ufficialmente il nome di "Lido di Roma". A seguito del nuovo piano urbanistico di Roma, fu creato ex novo un nuovo quartiere nel lato sud della città (EUR) e fu progettata una strada (dedicata a Cristoforo Colombo), al tempo chiamata "la Via Imperiale", per collegare Roma con il mare. Il progetto venne approvato nel 1938, ma la strada venne aperta al traffico solo dopo la guerra, nel 1949. La cittadina fu riorganizzata secondo lo stile della cosiddetta "architettura fascista" (che ricorda gli stili coloniale, mediterraneo e razionalista) e suddivisa in una fascia lungo il mare, con piccoli villini usati come seconde case da Romani abbienti ed una fascia per gli operai: in quel periodo furono creati intorno a Roma quartieri periferici e borgate per gli sfollati ,causa sventramenti, dei rioni storici come ad esempio "Acilia" prima borgata fascista di Roma che si collocava a metà strada dalla costa; era infatti obbiettivo dichiarato del regime quello di costruire la "terza Roma", che si sarebbe dovuta estendere fino alle soglie del Tirreno.

Page 121: IL LAVORO NERO NELLA REGIONE LAZIO - megaitaliamedia.net · Rapporto regionale Inail sugli infortuni “ 36 Indicatori statistici relativi al territorio oggetto della nostra ricerca

121

Comunque il rinnovamento fascista non fu goduto a lungo dai Romani, a causa dell'imminenza della II guerra mondiale che iniziò quando gran parte dei lavori era ancora agli inizi; fu soltanto negli anni 1960 che Ostia si ingrandisce, sviluppandosi anche nella parte di ponente con alcuni edifici popolari nei pressi della foce del tevere; fino ad assumere il tipico aspetto di un popoloso quartiere romano e comincia ad essere usata come luogo di vacanza, ma anche come quartiere, inizialmente abitato da pescatori poi anche da lavoratori diventando realmente una importante frazione della città di cui ancora fa parte. Negli anni settanta e ottanta la forte espansione della metropoli porta alla occupazione del suolo che divideva il lido di Roma dal nucleo urbano principale con insediamenti di abitazioni unifamiliari che vanno ad attenuare il pesante isolamento di quelle frazioni o borgate sparse sul territorio da tempo e non di meno della stessa Ostia che acquisisce indubbi benefici. Ostia ai giorni nostri è diventata oltretutto una località turistica di tutto rispetto e, dopo l'edificazione di un nuovo approdo turistico per imbarcazioni da parte di privati denominato "il porto di Roma", è ritornata ad essere com’era in origine il "Mare di Roma" a pieno titolo, e uno dei quartieri più popolosi della capitale. Uno dei libri più interessanti, che tratta di questo argomento, si intitola "Pane e Lavoro", esso è il diario dei Ravennati Braccianti. Ne esistono poche copie, una si trova all'interno della biblioteca di Ostia Antica. Amministrazione Queste le denominazioni del territorio e i residenti ufficiali dei 10 comprensori in cui si articola il Municipio (fonte: sito ufficiale del XIII Municipio):

Comprensorio Residenti Acilia Nord 23.100 Acilia Sud 23.043 Casal Palocco 26.423 Castel Fusano 1.434 Castel Porziano 142 Infernetto 13.054 Malafede 8.707 Ostia Antica 10.185 Ostia Ponente 48.061 Ostia Levante 40.559

Page 122: IL LAVORO NERO NELLA REGIONE LAZIO - megaitaliamedia.net · Rapporto regionale Inail sugli infortuni “ 36 Indicatori statistici relativi al territorio oggetto della nostra ricerca

122

Fiumicino Fiumicino, parte del comune di Roma fino al 1992, è un comune di circa 60.500 abitanti della provincia di Roma, sito sul litorale tirrenico a nord del delta del Tevere denominato Canale di Traiano. Appartengono al comune di Fiumicino, oltre che il paese di Fiumicino, altri centri abitati tra cui l'Isola Sacra, che si estende dalla divisione del delta (capo due rami) all'interno del delta costituito dal ramo Canale di Traiano e dal ramo chiamato Fiumara Grande. Nell'Isola Sacra sono siti degli scavi di una antica necropoli romana necropoli di portus estremamante interessante con alcuni mosaici molto ben conservati e decorazioni pittoriche musive o in stucco. Nelle vicinanze del Canale di Traiano è possibile visitare i resti della Basilica Paleocristiana di S. Ippolito. Lungo la via Portuense è possibile visitare ciò che resta del Castello di Porto. Di fronte al castello di porto si trova l'area archeologica del Porto di Traiano.Al termine della via Portuense, sorge l'abitato di Fiumicino, centro peschereccio tra i maggiori del Tirreno, sede di un caratteristico mercato del pesce, nonché apprezzato centro per la ristorazione di qualità, e meta affollata di bagnanti in estate. La parte vecchia dell'abitato si dispone lungo la via Torre Clementina secondo una sistemazione ideata da Giuseppe Valadier. Nei pressi dell'aeroporto si trova il museo delle navi dove sono conservate cinque navi romane rinvenute nel porto di Claudio durante i lavori di costruzione dell'aeroporto. Risalendo lungo il Canale di Traiano e poi lungo il percorso principale del Tevere è possibile incontrare diverse specie di uccelli acquatici tra cui si segnala l'airone cinerino, la gazzetta e il martin pescatore. Il territorio del comune (in particolare Isola Sacra) è stato sino agli ultimi decenni del secolo scorso una delle zone dell'area romana maggiormente colpite dall'abusivismo edilizio; fortunatamente negli ultimi anni questo fenomeno non è più presente. Il comune è sede dell'aeroporto internazionale Leonardo da Vinci, tra i maggiori del Mondo, realizzato negli anni '50 . Tra l'abitato di Focene e quello di Fregene è situata una importante area protetta gestita dal WWF denominata Oasi di Macchia Grande. Vi è anche sede il Parco Leonardo , con il cinema UGC Cine Citè , rispettivamente il centro commerciale e cinema più grandi d'Italia.

Page 123: IL LAVORO NERO NELLA REGIONE LAZIO - megaitaliamedia.net · Rapporto regionale Inail sugli infortuni “ 36 Indicatori statistici relativi al territorio oggetto della nostra ricerca

123

Regione Lazio Provincia Roma (RM) Zona Italia Centrale Popolazione Residente 50.535 (M 24.971, F 25.564) Densità per Kmq: 236,8 (dati Istat 2001) Codici CAP 00054 Prefisso Telefonico 06 Codice Istat 058120 Codice Catastale M297 Varie Numero Famiglie 18.633 Numero Abitazioni 24.463 Denominazione Abitanti fiumicinesi

Page 124: IL LAVORO NERO NELLA REGIONE LAZIO - megaitaliamedia.net · Rapporto regionale Inail sugli infortuni “ 36 Indicatori statistici relativi al territorio oggetto della nostra ricerca

124

Acilia Acilia (Acilia Nord Z.XXXII e Acilia Sud Z.XXXIII): zona dell'Agro Romano del Comune di Roma facente parte del Municipio XIII. Toponomasticamente è suddivisa in due zone, Acilia Nord e Acilia Sud. Il territorio su cui sorge anticamente era un possedimento agricolo della famiglia degli Acilii ed in epoca Romana era utilizzato come scalo lungo la via Ostiense. Acilia rinacque tra il secolo XIX e il XX a seguito di un'intensa opera di bonifica che portò alla creazione della cosiddetta Borgata Agreste. Oggi essa è un centro dinamico che ospita un'edilizia sia popolare che residenziale, un polo industriale e una stazione della Linea Roma-Lido. Nota dell’Ufficio Vertenze della Camera del Lavoro “Roma Ovest” L’Ufficio Vertenze della Camera del Lavoro “Roma Ovest” registra circa un 40% del lavoro nero ed un 20% di grigio. Di questa ultima percentuale le punte sono: - nell’edilizia con il 40%; - il 45% per i grafici, le palestre; - il 50% per le scuole private (soprattutto negli asili nido); - l’80% per i bancari e le agenzie assicurative: - una percentuale fortissima anche nella funzione pubblica, settore della sanità privata e dell’igiene ambientale. Nel nero la percentuale è quasi interamente appannaggio di lavoratori extracomunitari. Per il grigio, una parte fondamentale è fatta dal lavoro a progetto, l’altro aspetto è quello del lavoro determinato: è una atipica tipologia, il lavoratore viene assunto per un tempo determinato, poi, alla scadenza, il lavoro di fatto continua, nonostante formalmente non ci sia; dopo qualche mese si viene riassunti (formalmente) dalla stessa azienda, anche se il lavoro non si è mai fermato, e così via avanti per anni. Insomma: contratti a singhiozzo. Difficilmente queste categorie addivengono a contenzioso; perché i giovani, che sono la categoria più a rischio rispetto a questa nuova forma contrattuale, valutano determinate situazioni (malattie gravi, gravidanze, ecc. ) come problematiche lontane non certo imminenti; al contenzioso si arriva solo a fronte di casi eclatanti.

Page 125: IL LAVORO NERO NELLA REGIONE LAZIO - megaitaliamedia.net · Rapporto regionale Inail sugli infortuni “ 36 Indicatori statistici relativi al territorio oggetto della nostra ricerca

125

Territorio Municipio XIII: (per il sindacato il Municipio XIII si identifica con la CCDL Roma Ovest). Settori di impiego

Edilizia La situazione del settore delle costruzioni, in questo territorio, è di frammentazione e di una continua, assillante perdita dei diritti e delle tutele, come mai si era registrato nel passato (recente e no). Gli illuminati analisti del processo involutivo, attribuiscono questo percorso alla riduzione delle risorse economiche e umane che costringono le imprese ad adottare regole che sconfinano in plateali illegalità a cui i lavoratori sono costretti a sottostare, nella innocente convinzione che tutto può essere giustificato sull’altare del profitto. Il risultato è l’adozione di modelli produttivi e organizzativi in cui le condizioni lavorative sono destinate a sopportare il peso di un diffuso atteggiamento fuori dalle norme contrattuali e di leggi. E ciò, purtroppo, oggi è diventata non più eccezione ma regola. Di conseguenza, incontriamo facilmente situazioni in cui il prestatore d’opera è costretto ad accettare il part-time pur di essere assunto regolarmente, o, peggio ancora, di essere inquadrato come manovale, nonostante svolga mansioni di operaio specializzato. C’è poi la prassi, ormai consolidata, di sottoporre al lavoratore, all’atto dell’assunzione, lettera di dimissione, perché, la sottoscrivi, al fine di utilizzarla come deterrente per ottenere una servile e serena collaborazione. D’altra parte, la minaccia di essere messi fuori dall’attività lavorativa, in qualsiasi momento, non potendo usufruire degli ammortizzatori sociali (disoccupazione speciale) che, invece sono concessi in caso di licenziamento, ha la funzione di rendere tutti disponibili a tollerare ogni e qualsiasi vessazione. L’utilizzazione di questi strumenti, possiamo assicurare, è ampiamente utilizzata e ciò lo cogliamo non solo dalla rassegnazione mostrata dagli intervistati, molti dei quali impegnati, da anni, nell’edilizia (<<l’importante è lavorare>>) ma, anche, dalla crescita, nel settore, altrimenti inspiegabile, delle attività a minor apporto qualitativo.

Page 126: IL LAVORO NERO NELLA REGIONE LAZIO - megaitaliamedia.net · Rapporto regionale Inail sugli infortuni “ 36 Indicatori statistici relativi al territorio oggetto della nostra ricerca

126

Infatti, lo stesso vertiginoso aumento degli operai comuni sono il segnale che la gran parte degli addetti, immigrati o no, sono impiegati nelle mansioni più dure e meno retribuite. La riconferma la abbiamo dalle cifre incontestabili: il 70% degli stranieri, per esempio, è impiegato come operaio comune rispetto al 30% della forza lavoro complessiva. Ancora, gli operai specializzati e di 4° livello non sono che il 9% dei lavoratori stranieri, sempre rispetto al 30% di cui si accennava. E’ questa poi la zona che ormai, con linguaggio colorito, viene definita “lavoro grigio”. Altro elemento che potrebbe apparire sorprendente, se non avessimo presente il panorama dell’attività nel settore, la larga schiera di lavoratori assunti con contratto a progetto o associati in partecipazione, anch’essi rappresentano una amara realtà che non si è in grado di accettare, meno ancora di giustificare. Pur non disdegnando gli indubbi passi avanti sul piano di una maggiore attenzione alle condizioni di igiene e sicurezza, adottate nei cantieri, non siamo sordi nel cogliere la estesa insoddisfazione espresse, in particolare dai carpentieri, che ci confidano che, certo, <<tutto migliora tranne il salario>>. Sui subappalti non ci soffermeremo molto, intanto perché, anche qui, si ripete la prassi denunciata, anche largamente, nelle altre realtà, oggetto della nostra indagine, e, poi, perché vi rimandiamo alle tabelle che, più avanti, sono riportate. Accenniamo, invece, alle condizioni dei lavoratori stranieri. Sembra che, in questo territorio, siano i soli a dover subire le angherie dei “caporali” in cerca affannosa di manovalanza saltuaria e giornaliera (non siano riusciti a intercettare testimonianze di lavoratori italiani ingaggiati con questo sistema). E’ vero che questa manodopera è facilmente ricattabile, ancor più se clandestina. Quindi su di essa si scatena la famelicità di gente senza scrupoli che compra. per conto terzi, braccia disposte ad impegnarsi a qualsiasi prezzo. Su queste povertà, si erigono individuali fortune e risparmi considerevoli per le imprese. Gli stranieri, extracomunitari e no, assommano anche la mancanza di provvidenze che possano alleviare le condizioni di chi è lontano dalla famiglia e dalla propria terra (condizione che colpisce anche tutti i cosiddetti trasfertisti) e quelle che mancano di politiche economico-sociale a sostegno di tutti i lavoratori edili.

Page 127: IL LAVORO NERO NELLA REGIONE LAZIO - megaitaliamedia.net · Rapporto regionale Inail sugli infortuni “ 36 Indicatori statistici relativi al territorio oggetto della nostra ricerca

127

Con pudore esaminiamo gli infortuni sul lavoro, anche qui siamo costretti a registrare le sollecitazioni, che subiscono coloro che incorrono in piccoli o grossi infortuni, ad esimersi dalle denunce dichiarandosi assenti per infermità o, in maniera più drammaticamente grottesca, a ricorrere a periodi di ferie. Sulle morti bianche parlano le statistiche che, al di là dei numeri, mostrano vergognosamente, senza ritegno alcuno, corpi violentati e sanguinanti per colpa dell’incuria e della voracità inumana di una parte dell’imprenditoria che, pur di risparmiare sui costi, trascura o omette l’assunzione delle misure antinfortunistiche che pure la legge impone. E’ un tributo troppo alto e, questo si, un costo oneroso e imperdonabile che il settore delle costruzioni è costretto a pagare e che non può essere calcolato perché non vi è prezzo che possa essere etichettato ad una vita umana. Zona RM ovest

Piano di zona Fiera di Roma e Zona Portuense Impresa Ditta Appaltante

Anemone spa Ospedale Spallanzani Todini spa Roma Fiumicino

Del Vescovo srl Cogesi spa Tirrena lavoro

Cogea

Piano di Zona Le Vignole

Impresa Ditta Appaltante Euro Edifica Le Vignole

Sease srl Le Vignole

Piano di Zona Torrino Mezzo Cammino Impresa Ditta Appaltante

Ditta Costr Diemme Costr spa G.S. Costr.Murat. Pessina Costr. spa

Edil Palcap srl Santarelli Costr. spa Dolmen srl Santarelli Costr. spa

I. Co srl Cons.Itaca C&B Costruzioni Edil Cinzia

Futura Costruz. Ecofer Proreco/Cielle C e B

Ancora E. Erre

Fiumicino – Isola Sacra

Impresa Ditta Appaltante Sigma Costruz.

Page 128: IL LAVORO NERO NELLA REGIONE LAZIO - megaitaliamedia.net · Rapporto regionale Inail sugli infortuni “ 36 Indicatori statistici relativi al territorio oggetto della nostra ricerca

128

Irk Appalti srl Irk Appalti Edil Salt 2000

Marsili Costruz.

Page 129: IL LAVORO NERO NELLA REGIONE LAZIO - megaitaliamedia.net · Rapporto regionale Inail sugli infortuni “ 36 Indicatori statistici relativi al territorio oggetto della nostra ricerca

129

Piano di Zona Interporto Impresa Ditta Appaltante

Iter/CDC/CCC Cirft Sease srl Cirft

Infernetto Diffuso

Impresa Ditta Appaltante C.E.M.A. srl Gruppo Alessandrini

Nuova Edil 2005 BCL Immobiliare Prati

Piano di Zona Aranova e Diffuso Impresa Ditta Appaltante

Ed. Roma Centro Nord Immobiliare Campana srl Duemme Costruz. Immobiliare Campana srl

Edimco spa Immobiliare Campana srl Leonardo costruz. Immobiliare Campana srl Petrucci Mariano Immobiliare Campana srl

Emma (scavi arch.) Immobiliare Campana srl Tecno costruz.

Piano di Zona Passo Scuro e Diffuso

Impresa Ditta Appaltante Edil4/Comas Edilmarco Imm. Strade

Edil Cop. Ico

Pisana

Impresa Ditta Appaltante Edilstar

Cementedil Rella Costr.

Dragoncello Diffuso

Impresa Ditta Appaltante Edil 2003 Consorzio Imprese srl Sigear srl

M.F. costruz Erresse Cenai, De Filippo

Nuova Edilia Edilcemencar

Page 130: IL LAVORO NERO NELLA REGIONE LAZIO - megaitaliamedia.net · Rapporto regionale Inail sugli infortuni “ 36 Indicatori statistici relativi al territorio oggetto della nostra ricerca

130

Commercio, turismo, servizi e vigilanza Piuttosto che soffermarci sui mali che insidiano la categoria, che di fatto ripercorrono le esperienze già incontrate negli altri territori, preferiamo, questa volta, limitarci a riportare le risposte che abbiamo ricevuto durante le interviste con i lavoratori del settore, perché niente può essere più chiaro ed efficace di queste testimonianze. Iniziamo con una giovane donna che ha lavorato, per circa un anno, presso un’agenzia immobiliare come segretaria part-time. Chiede, dopo questo non certo breve periodo di collaudo, di poter modificare il contratto di prestazione, l’azienda, di contro, le propone un rapporto regolato con ritenuta d’acconto. Questo atteggiamento le consiglia di far cadere ogni qualsiasi illusione e di interrompere la collaborazione. Trova un posto, come commessa, in un centro commerciale. Busta paga 1.800.000 di lire, l’importo realmente percepito è però di 1.000.000 di lire, senza alcun altro compenso, in quanto lo straordinario non era riconosciuto così come gli altri benefit. Dopo sei mesi si decide a lasciare il lavoro. Va, quindi, a prestare la sua opera all’interno del porto turistico, ma subisce un licenziamento in tronco senza alcun giustificato motivo. Apre una vertenza che si conclude con la decisione dei magistrati di una sua immediata ripresa del lavoro. La lavoratrice, piuttosto che ritornare in quell’ufficio, preferisce transigere ed incassare i dovuti emolumenti. Nelle imprese di pulizia, che agiscono in appalto, non si registra lavoro nero, in quanto la committenza presta attenzione alla regolarità del libro paga. Imperversa, di contro, lavoro grigio. La testimonianza è di una donna che, per 10 mesi, ha svolto funzioni di capo area, appunto, per una impresa di pulizia. Obiettivo del datore di lavoro era corrispondere il minimo contrattuale, in pratica 15 ore settimanali e solo questo appariva in busta paga. Tutto il resto fuori busta e in contanti. Il lavoro straordinario veniva riconosciuto per il corrispettivo di 5 € l’ora. Al lavoratore che rifiutava questo trattamento, si riservavano unicamente le 15 ore settimanali. Situazione analoga si verifica all’interno della nuova Fiera di Roma.

Page 131: IL LAVORO NERO NELLA REGIONE LAZIO - megaitaliamedia.net · Rapporto regionale Inail sugli infortuni “ 36 Indicatori statistici relativi al territorio oggetto della nostra ricerca

131

Lo straordinario sempre corrisposto a 5 € l’ora, qui però la busta paga conteneva esattamente la cifra, riportata sul cedolino che andava firmato dal lavoratore, ma non consegnato, perché trattenuto dal datore di lavoro. Tutti i “fuori busta” pagati esclusivamente in contanti. Un lavoratore ci racconta, invece, i comportamenti dei supermercati. Il lavoro è sostanzialmente tutto grigio, a fronte di un’assunzione che è regolare. Si lavorano 47 ore a settimana, dell’eccedenza si ritrovano, però, in busta paga solo 7-10 ore, la differenza viene corrisposta con buoni benzina o buoni pasto. Una qualsiasi contestazione al metodo provoca un immediato trasferimento punitivo. I 500 euro di straordinario vengono retribuiti, anche questi, con buoni pasto o benzina. Altro comportamento illecito è quello che l’entrata e l’uscita, regolarmente denunciate, vengono puntualmente cancellate tramite badge, in modo che non rimanga alcuna traccia dell’effettivo orario di lavoro prestato. Per anni si è dovuto assistere ad una vera e propria anarchia nella gestione del lavoro stagionale negli stabilimenti balneari. L’unica legge era quella stabilita, di volta in volta, dai titolari delle imprese. La forte presenza e volontà delle istituzioni, alla fine, ha regolarizzato la situazione. Vi è certamente stata anche la funzione propositiva di società cooperative di assistenti bagnanti che, almeno per questo tipo di prestazione, oggi, controlla il lavoro dipendente dell’80% degli stabilimenti. Si tenga conto che in ogni stabilimento, di media, lavorano 20-25 persone, esclusi gli assistenti bagnanti, di questi solo il 30% è in regola. I bagnini a terra (altra figura tipica) lavorano 300 ore al mese per un corrispettivo di 500 €, sono quasi tutti completamente irregolari così come gli addetti alle cucine e i camerieri. La grande maggioranza degli addetti è personale italiano, i pochi stranieri presenti sono tutti in possesso del permesso di soggiorno.

Agroindustria Il lavoro nero che abbiamo registrato nell’agrondustria, in questo territorio, è di tante piccole imprese che ripete, con ossessiva tenacia, quello che, purtroppo, abbiamo incontrato nelle altre realtà, oggetto della nostra ricerca.

Page 132: IL LAVORO NERO NELLA REGIONE LAZIO - megaitaliamedia.net · Rapporto regionale Inail sugli infortuni “ 36 Indicatori statistici relativi al territorio oggetto della nostra ricerca

132

E’ il, nero di tanti clandestini che arrivano, nella nostra evoluta civiltà, senza permesso di soggiorno e si trovano arruolati dai caporali, magari collegati a vere e proprie organizzazioni malavitose, senza diritti e assolutamente invisibili. Uomini e donne che entrano nel gorgo di un’esistenza spesso tragica e disumana, e tornano visibili, talvolta, solo nella lista degli infortuni e delle morti bianche. Lo scorso anno il Prefetto di Roma, convocò le Organizzazioni Sindacali unitamente a quelle degli Imprenditori agricoli, a seguito di una ispezione nelle campagne della zona di Cerveteri, che aveva fatto emergere l’utilizzo di stagionali clandestini. Gli imprenditori ammisero, abbastanza chiaramente, che i lavoratori occupati irregolarmente erano, più o meno, il 75% degli occupati stagionali. Quello che, oggi, abbiamo visto ci fa dire che le cose, da allora, non sono certo migliorate. Ma vi è anche il nero di tanti lavoratori e tante lavoratrici del nostro Paese, sottopagati che lavorano in condizioni di sicurezza e di igiene precarie, che chiedono aiuto al sindacato magari per riuscire ad avere dell’acqua potabile sul proprio posto di lavoro, come direttamente abbiamo potuto constatare in un vivaio. Ed è il nero di tante crisi aziendali, di tante chiusure determinate da incapacità manageriale o da durissime logiche di mercato, che respingono lavoratori, che avevano contratti a tempo indeterminato, sia pure dopo il percorso di sostegno degli ammortizzatori sociali, verso il lavoro sommerso, magari in finte cooperative che, guarda caso, prendono impunemente appalti anche dalla sanità pubblica. Accanto al nero vi è pure tanto lavoro grigio, specie nelle aziende più grandi, dove si tenta spesso di ridurre i costi tagliando gli organici del personale, si accendono contratti di collaborazione, oppure si esternatizzano interi settori di produzione, o, ancora, si appaltano le lavorazioni a cooperative che si gestiscono con modalità organizzative da terzo mondo. Come si vede un malvezzo che si ripete con tanta insistenza da apparire normalità. Non è rituale sottolineare il meccanismo perverso della concorrenza sleale che si instaura tra Aziende virtuose e Aziende scorrette nell’ambito di una sana logica di mercato e di sviluppo equilibrato del territorio. La Flai di Roma e del Lazio, con la Confederazione regionale, ha ottenuto l’avvio di un confronto con l’Assessorato all’Agricoltura della Regione Lazio sulle problematiche del Lavoro e della sua qualità per contribuire alla

Page 133: IL LAVORO NERO NELLA REGIONE LAZIO - megaitaliamedia.net · Rapporto regionale Inail sugli infortuni “ 36 Indicatori statistici relativi al territorio oggetto della nostra ricerca

133

costruzione di una piattaforma unitaria su queste tematiche, partendo dalle specifiche esperienze accumulate dal sindacato. L’Organizzazione dei lavoratori ha sue proposte, una sua piattaforma. Sarebbe importante, per esempio, attivare tavoli intersettoriali con le Istituzioni territoriali per elaborare fattori premiali o dissuasivi veramente efficaci, in modo da azzerare il vantaggio insito nelle violazioni di leggi e contratti. Andrebbero semplificate ed accelerate le procedure per l’ottenimento del permesso di soggiorno, trovando una modalità per aiutare e premiare quei lavoratori che denunciano situazioni di clandestinità ed hanno il coraggio di esporsi. Di più, promuovere tutti quegli Osservatori di Settore, contrattuali e non, che spesso esistono ma sono sistematicamente boicottati, che potrebbero, invece, fornire utili parametri di riferimento per controllare la coerenza, ad esempio, tra i dati relativi alle produzioni e la manodopera che viene dichiarata come utilizzata. Come sarebbe indispensabile potenziare gli Organi ispettivi, moltiplicando le esperienze delle task-force integrate tra i diversi soggetti – Inps, Ministero del Lavoro, Inail, ecc. – individuando questa attività come una precisa priorità per i loro livelli territoriali. Dovrebbero essere dotati di strumentazioni e tecnologie avanzate, quali le comuni banche dati informatiche per scambio, appunto, di informazioni, fotografie satellitari, in grado di rilevare la presenza fisica di manodopera non dichiarata. Oltremodo utile richiedere una certificazione “etica” alle Aziende (SA 8000) che impegni le imprese alla regolarità del lavoro e del rispetto dei contratti come requisito obbligatorio per accedere ad ogni tipo di finanziamento e per la partecipazione alle gare di appalto. Non solo, si potrebbero prevedere iniziative volte ad incidere sul fronte “culturale”. La richiesta di un concreto impegno delle Associazioni datoriali per una campagna contro l’illegalità, evitando di coprire le scorrettezze compite da propri associati. Così si valorizzerebbero le imprese “eticamente” virtuose, sul versante della sicurezza e salubrità delle produzioni oltre che, naturalmente, per la regolarità e qualità del lavoro. Inoltre, individuare, con uno specifico “marchio di qualità”, quei prodotti che si caratterizzassero per la loro sostenibilità sociale, costituendo così un ritorno di immagine e di mercato per le aziende produttrici.

Page 134: IL LAVORO NERO NELLA REGIONE LAZIO - megaitaliamedia.net · Rapporto regionale Inail sugli infortuni “ 36 Indicatori statistici relativi al territorio oggetto della nostra ricerca

134

Tutto questo, certo, non basta, molti sono i campi di intervento più generali, quali la modifica della disciplina degli appalti, di cui tanto si parla. Bisogna, comunque, scontare questa fase della denuncia e dello scandalo –senza tema di smentita, tra i più grandi del nostro tempo – per un lavoro ridotto a schiavitù e lesivo della dignità, per passare, senza indugi, ma con forza e decisione, alla fase delle proposte, come rivendicazione di diritti non più rinviabili.

Page 135: IL LAVORO NERO NELLA REGIONE LAZIO - megaitaliamedia.net · Rapporto regionale Inail sugli infortuni “ 36 Indicatori statistici relativi al territorio oggetto della nostra ricerca

135

Provincia di Latina: Cenni storico-geografici La città è stata fondata durante il regime fascista il 30 giugno 1932 con il nome di Littoria, da Valentino Orsolini Cencelli, Commissario del Governo per la bonifica delle paludi pontine intorno al cosiddetto Quadraro, centro di raccolta dei coloni (organizzati dall'Opera Nazionale Combattenti) che iniziavano a popolare le aree bonificate. È stata quindi inaugurata il 18 dicembre 1932, con una solenne cerimonia alla presenza di Mussolini. Il territorio comunale fu creato, ricavandolo per la maggior parte da quello dell'attuale Cisterna di Latina (all'epoca Cisterna di Roma, poi dal 1935 Cisterna di Littoria), ma anche dai comuni di Nettuno e Sezze. Fu eretta a capoluogo della neonata provincia nel 1934. La propaganda fascista sfruttò l'opera della bonifica e la inserì all'interno della battaglia del grano, per combattere la crisi economica successiva all'autarchia. Il Duce si recava spesso nelle ex paludi e sono note le immagini di Mussolini che lavora il grano a torso nudo, insieme ai coloni. Il comune di Latina fu popolato ("colonizzato", secondo l'ideologia dell'epoca) con l'immigrazione massiccia di coloni soprattutto veneti, friulani ed emiliani, oggi denominati nell'insieme comunità venetopontine, ai quali furono consegnati i poderi edificati dall'Opera Nazionale Combattenti, similmente a quanto operato nei limitrofi comuni della pianura. Gravemente danneggiata dai bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale (nel 2005 all'intera provincia è stata conferita dall'allora presidente Ciampi la Medaglia d'oro al valor civile), nel 1946, con la caduta del fascismo, mutò il suo nome in Latina. Inserita, insieme alla provincia, nelle aree tutelate dalla Cassa del Mezzogiorno, conobbe negli Anni Sessanta e negli Anni Settanta una straordinaria crescita economica e demografica che continua tuttora. Negli anni Settanta nel suo territorio è stata insediata una centrale nucleare poi chiusa nel 1986. Oggi, Latina è una città moderna e dinamica. Nel 2002 è stata aperta una sezione distaccata dell'Università "La Sapienza" di Roma. L'economia cittadina, dopo la crisi degli Anni Novanta (crisi che ha investito tutta l'area dell'Agro Pontino) per la chiusura di importanti siti industriali, sta conoscendo un nuovo momento felice, grazie allo sviluppo e alla crescita del turismo e del terziario, oltre ad una ripresa dell'agricoltura e delle aziende ad essa collegate.

Page 136: IL LAVORO NERO NELLA REGIONE LAZIO - megaitaliamedia.net · Rapporto regionale Inail sugli infortuni “ 36 Indicatori statistici relativi al territorio oggetto della nostra ricerca

136

Seconda città della regione dopo Roma per numero di abitanti, è un importante centro agricolo (ortaggi, floricoltura, industria casearia), industriale (industria farmaceutica e chimica) e del terziario. L'economia di Latina è una delle più sviluppate del Lazio ed è in forte crescita. I rischi per il futuro sono legati soprattutto all'aumento delle infiltrazioni mafiose nel tessuto economico cittadino. Al momento le “famiglie” pontine legate alla camorra napoletana e casertana sono alquanto deboli e l'azione della magistratura riesce a contenerne ed a contrastane l'azione. È sede distaccata dell'Università La Sapienza di Roma con le Facoltà di Ingegneria (Fino al 2004-2005: Informatica, Elettronica, delle Telecomunicazioni; dopo l'A.A. 2004-05 questi corsi sono stati sostituiti, per le nuove matricole, da Ingegneria dell'Informazione che ha mantenuto un ordinamento simile; ambientale, meccanica, aerospaziale), Economia e Commercio e Medicina e Chirurgia (Biotecnologie fino al 2006). Il comune comprende, oltre alla città di Latina, quattordici borghi rurali: borghi "di fondazione" che presero il nome dai luoghi di battaglia della prima guerra mondiale; infine agli estremi nord-est e sud-ovest del comune i quartieri suburbani di Latina Scalo e Latina Lido. Altri toponimi noti del territorio comunale sono : Acciarella, Capoportiere, Foceverde, Fogliano, Casale delle Palme.

Page 137: IL LAVORO NERO NELLA REGIONE LAZIO - megaitaliamedia.net · Rapporto regionale Inail sugli infortuni “ 36 Indicatori statistici relativi al territorio oggetto della nostra ricerca

137

Inail Latina: Infortuni mortali nel periodo 2003-2005

INFORTUNI MORTALI sul lavoro avvenuti nel periodo 2003-2005 e denunciati dall’INAIL di Latina per settore di attività economica, sesso e

anno, relativamente al territorio. – INDUSTRIA E SERVIZI

Settore di attività economica Maschi e femmine Femmine 2003 2004 2005 2003 2004 2005 A Agricoltura 13 10 8 _ _ _ B Pesca 4 5 1 _ _ _ C Estrazione minerali 11 12 9 _ _ _ DA Industria Alimentare 34 22 24 2 3 1 DB Industria tessile e abbigliamento 15 8 11 6 1 4 DC Industria conciaria 4 5 4 1 2 _ DD Industria del legno 10 21 13 _ 1 _ DE Industria della carta 15 8 7 2 _ _ DF Industria del petrolio 2 2 1 _ _ _ DG Industria chimica 16 17 16 1 1 6 DH Industria della gomma e plastica 9 10 5 2 _ _ DI Industria lav.minerali non metalliferi 35 31 34 2 _ 1 DJ Industria dei metalli 102 86 71 2 2 1 DK Industria meccanica 50 39 26 1 1 1 DL Industria macchine elettriche 22 19 18 4 3 1 DM Industria fabbricazione mezzi di trasporto 12 10 14 1 _ _ DN Altre Industrie 14 13 10 4 _ _ D Totale industrie manifatturiere 340 291 254 28 14 15 E Elettricità. gas, acqua 9 7 6 1 _ _ F Costruzioni 352 311 263 3 4 2 INDUSTRIA 729 636 539 32 18 17 G50 Commercio e riparazione auto 42 26 29 2 _ 1 G51 Commercio all’ingrosso 47 43 46 3 4 3 G52 Commercio al dettaglio 31 37 36 6 11 4 G Totale commercio 120 106 111 11 15 8 H Alberghi e ristoranti 44 32 42 13 5 9 I Trasporti e comunicazioni 182 164 167 3 4 5 J Intermediazione finanziaria 13 12 16 6 2 3 K Attività immobiliari e servizi alle imprese 79 79 75 21 14 10 L Pubblica Amministrazione 27 13 13 9 1 6 M Istruzione 3 3 4 _ _ _ N Sanità e servizi sociali 20 17 9 4 9 4 O Altri servizi pubblici 25 25 27 5 _ 4 SERVIZI 513 451 464 72 50 49 INDUSTRIA E SERVIZI 1242 1087 1003 104 68 66 Non determinato 66 50 62 8 10 5 IN COMPLESSO 1308 1137 1065 112 78 71

Fonte: Dati INAIL Latina

Page 138: IL LAVORO NERO NELLA REGIONE LAZIO - megaitaliamedia.net · Rapporto regionale Inail sugli infortuni “ 36 Indicatori statistici relativi al territorio oggetto della nostra ricerca

138

Elementi generali Iniziamo col dare alcuni elementi generali della situazione lavorativa del territorio, rinviando alle relazioni sulle varie branche di lavoro un più dettagliato riferimento. Intanto, il dato sulla disoccupazione, che pure invariato negli ultimi due anni (9,4% nel 2005 e 9,3% nel 2006), segna una situazione grave e pesante se lo rapportiamo sia a quello regionale che nazionale. Non certo incoraggianti le percentuali degli infortuni sul lavoro, precipuamente quelle che fanno emergere che la maggior parte di essi si verifica il primo giorno lavorativo. L’uno e gli altri (il tasso di disoccupazione e gli infortuni) denunciano segnali allarmanti su una consistente presenza di lavoro nero. E’ vero che, da un lato, la finanziaria e le altre leggi agevolano il controllo del fenomeno ma non in maniera interamente efficace; così come, dall’altro, l’introduzione del Durc e il decreto Bersani colpiscono duramente – almeno per ora nel settore delle costruzioni – i trasgressori. Ma, anche qui, c’è bisogno di una maggiore puntualizzazione. Non è raro il caso di imprese che denunciano, per una parte dei lavoratori, l’assoluto rispetto delle leggi, anche se, poi, nel cantiere il numero degli operai presenti eccede, anche di molto, quello effettivamente denunciato. C’è però – lo abbiamo raccolto, in particolare dalla struttura sindacale -. una crisi generalizzata, e da non trascurare, del mondo del lavoro. Uno dei poli più importanti nella zona, il chimico farmaceutico, era un settore strategico e sicuro per l’occupazione e l’economia della provincia. Oggi il vento della crisi ha investito duramente questa produzione provocando sfasci e instabilità che si ripercuotono su buona parte delle iniziative produttive. Più positivo, di contro, si presenta il mondo delle costruzioni. Anche se, da un più attento esame, appare chiaro che la crescita urbanistica della città e della provincia non è giustificata dal dato anagrafico. Nasce, di conseguenza, spontaneo il sospetto di uno sviluppo drogato perché verosimilmente sostenuto da investimenti non proprio leciti e, forse, frutto, soprattutto, di un necessario riciclaggio di denaro sporco. Insediamenti criminali, sul territorio, del resto, hanno una loro storia legata proprio al riciclaggio e al traffico di droga.

Page 139: IL LAVORO NERO NELLA REGIONE LAZIO - megaitaliamedia.net · Rapporto regionale Inail sugli infortuni “ 36 Indicatori statistici relativi al territorio oggetto della nostra ricerca

139

Una criminalità che si è introdotta discretamente ed accortamente in molte delle attività economiche, assumendo anche un ruolo decisivo e, comunque, imprenditoriale. Il risultato di un tale comportamento raggiunge due scopi: non crea allarme nella popolazione, favorisce la sua presenza nel corpo sociale del territorio, con un ruolo non marginale che gli permette di stabilire alleanze con i diversi attori della vita economica, produttiva e finanziaria.

Provincia di Latina: Settori di impiego

Commercio, turismo, servizi e vigilanza In questo settore il lavoro nero se non è l’unico rapporto salariale conosciuto, è certamente abbastanza diffuso nelle realtà commerciali più piccole. D’altra parte Latina non poteva essere un’eccezione, visto che queste condizioni sono comuni a tute le realtà oggetto della nostra ricerca. Nella grande distribuzione il fenomeno è più controllabile, intanto perché la presenza sindacale garantisce il rispetto dei patti contrattuali e, poi, il controllo sociale è serio dissuasore dell’utilizzazione di pratiche illecite. La situazione è più problematica nella media distribuzione (piccoli supermercati) in quanto queste assumono spesso forme cooperativistiche. La forma associativa non consente alcun controllo, tuttavia si può affermare che, verosimilmente, se il lavoro nero non dilaga, lo fa certamente da padrone. Per essere precisi il lavoro grigio: rispetto ad una prestazione di 12 ore, sei sono riconosciute in pieno, alle ulteriori sei si riserva il trattamento in nero. Queste realtà denunciano un rapporto fortemente sperequativo. Se, da una parte, la gestione diretta della proprietà garantisce un trattamento; lo stesso marchio, gestito da una cooperativa o comunque da un affidatario, riserva, a parità di lavoro e di merce venduta, condizioni di lavoro e salariali più basse. Altra realtà è quella delle piattaforme logistiche, che abbiamo trattato, crediamo doviziosamente, nella parte dedicata al territorio di Pomezia. Intanto la presenza sindacale è compromessa, in quanto, in genere, il grosso del lavoro è affidato a cooperative con forte presenza di stranieri (in particolare pachistani e indiani) che sfuggono ad ogni iniziativa di sindacalizzazione.

Page 140: IL LAVORO NERO NELLA REGIONE LAZIO - megaitaliamedia.net · Rapporto regionale Inail sugli infortuni “ 36 Indicatori statistici relativi al territorio oggetto della nostra ricerca

140

Il fenomeno è abbastanza diffuso. Il lavoro dipendente si colloca altrove, appunto con l’utilizzazione di cooperative, assicurando una presenza, nell’azienda madre, di 4 – 5 unità. Laddove il sindacato tenta concretamente di entrarvi i lavoratori subiscono minacce fino a scoraggiare qualsiasi velleità organizzativa. Siamo riusciti a strappare qualche dichiarazione che ci permettono di denunciare trattamenti di sottosalario, al limite della decenza. Si tratta di compensi che non superano i 3-4 euro l’ora. Confidenze che non possiamo assumerle come circostanziate, ma come realtà generale, in quanto è risultato impossibile avere rapporti e testimonianze che confermassero trattamenti così iniqui quanto diffusi. Possiamo, però, affermare, nonostante le ritrosie, che il fenomeno è notevolmente radicato in questa realtà, tanto che si segnalano aziende terze che forniscono l’intera manodopera ai supermercati delle piccole realtà. E non solo in quel settore. Lo si avverte, infatti, anche nell’organizzazione turistica. Questa si sta orientando, anche se, per ora, non in forma eclatante, verso l’affidamento a terzi della sua struttura lavorativa. Il risultato: una presenza di lavoratori stranieri nei lavori usuranti e una larga e diffusa pratica di lavoro nero. Nel settore commercio, pur non avendo certezze e testimonianze dirette, si avverte una presenza della criminalità organizzata, giustificata dalla quantità di denaro sporco da dover ricollocare, anche se questa ricorre preferibilmente a prestanomi piuttosto che alla gestione diretta dell’attività. Una realtà spuria che merita un’attenta analisi e un più attento sguardo è quello degli appalti, anche pubblici (comuni, ospedali etc.). Esempio tipico: i velox sulla via Flaca. 26 postazioni effettuano centinaia di multe al giorno, con ditte private che trattengono fino a 14 € a multa e lavoratori che percepiscono 3-4 € l’ora. Sulle aree portuali non ci è stato possibile cogliere alcun elemento in quanto sfuggono a qualsiasi controllo sindacale.

Agroindustria In provincia di Latina sono presenti 15 mila imprese agricole distribuite su tutto il territorio provinciale, in gran parte a conduzione familiare.

Page 141: IL LAVORO NERO NELLA REGIONE LAZIO - megaitaliamedia.net · Rapporto regionale Inail sugli infortuni “ 36 Indicatori statistici relativi al territorio oggetto della nostra ricerca

141

Sono, in genere, piccole e piccolissime imprese; ufficialmente sono 10 mila i lavoratori nel comparto, con una media di 1,5 dipendente per impresa. Naturalmente questi numeri non possono tener conto dei lavoratori irregolari (in nero) per cui, per avvicinarci alla realtà lavorativa dovremmo conteggiare circa 20 mila gli addetti all’agricoltura. D’altra parte, è questo, per l’economia provinciale, un settore trainante e quindi essenziale alla formazione dei reddito. La produzione di questo territorio non si esagera nel definirla di eccellenza. Il giudizio vale per il settore florovivaistico, ortofrutticolo, vitivinicolo, oleario. Il kiwi e la mozzarella di bufala hanno, del resto, ottenuto il riconoscimento del Marchio Dop. Molte aziende non sindacalizzate (e purtroppo non solo quelle) non tengono in alcun conto i patti contrattuali sia nazionali che provinciali, retribuendo gli addetti con significativi tagli al salario previsto fino al 25-30%. Vi sono indubbie difficoltà di competizione che creano criticità nel settore e che alcuni imprenditori affrontano solo sul versante del mancato rispetto delle leggi e delle norme contrattuali per difendere i profitti che, un tempo, erano garantiti dai finanziamenti della Comunità Europea. Ciò produce ulteriori difficoltà perché si innesca, così, un infernale processo di assoluta e pesante slealtà concorrenziale nei confronti di Aziende più corrette che, nel tempo, potrebbero sentirsi incoraggiate a seguire lo stesso percorso. Lo scorso anno la Flai (organizzazione sindacale cgil dell’agroalimentare) promosse un Convegno nel quale denunciava la forte radicalizzazione, nel territorio, del lavoro nero e irregolare. L’immigrazione clandestina favorisce e incoraggia la propensione allo sfruttamento del lavoro, che (è sempre il Convegno a denunciare) si esercita, poi, su tutto il corpo dei dipendenti con dimensioni intollerabili e incompatibili con qualsivoglia idea di sviluppo sostenibile. E’ vero, l’immissione sul mercato di produzione a basso costo di Paesi come la Cina, il Cile, l’Argentina, a cui si aggiungono i costi di produzione, soprattutto quelli legati ad energia e trasporti, hanno acuito la crisi del settore. Ma tutto questo non può giustificare comportamenti illeciti. Tra l’altro, vi sono, sempre in questo territorio, specifiche e oggettive difficoltà e criticità derivanti dai particolari e locali aspetti strutturali e culturali. Sono presenti, anche, logiche e distorsioni nel tessuto sociale e produttivo che rendono più difficile lo sviluppo.

Page 142: IL LAVORO NERO NELLA REGIONE LAZIO - megaitaliamedia.net · Rapporto regionale Inail sugli infortuni “ 36 Indicatori statistici relativi al territorio oggetto della nostra ricerca

142

La vicinanza fisica e ragioni storiche, poi, hanno radicato, in questa realtà un forte legame con la Campania. E’ quindi conseguente la forte infiltrazione camorrista e la presenza di una forte criminalità locale succube della malavita campana e calabrese. Fenomeno, a lungo, sottovalutato dalle istituzione. Questo atteggiamento ha obiettivamente aiutato la malavita ad estendersi alle attività agricole, all’immigrazione clandestina e alla gestione illegale della manodopera della provincia. Lo steso mercato ortofrutticolo di Fondi, struttura fondamentale dell’economia locale, non poteva restare estranea ad interessi ed appetiti non certo leciti. Nella grande industria non vi sono allarmanti problemi: sono rispettati sia il contratto di lavoro che le leggi e vi è un controllo sindacale che garantisce i diritti dei lavoratori. Nel settore più propriamente agricolo (il lavoro della terra) si contano 1.800 lavoratori in regola, con una presenza di 400-500 stagionali. E qui sottolineiamo la strategia che spinge verso la precarizzazione attraverso i lavori stagionali che offrono il fianco ad un più acuto sfruttamento delle varie professionalità, pesando negativamente più del cosiddetto lavoro grigio. Si aggiunga un altro elemento distorsivo utilizzato dagli imprenditori: il ricorso al sistema dello scambio di giornate lavorative con giornate di disoccupazione, con gravi danni sia per il futuro previdenziali dei lavoratori che per i conti economici dell’Inps e dell’erario. Gli stranieri, senza permesso di soggiorno, subiscono i più violenti abusi. Intanto per lavorare devono ricorrere a caporali o faccendieri. quasi sempre collegati alla malavita. Percepiscono una paga di fame e con orari di lavoro schiavistici. Una vertenza ha dimostrato che un lavoratore immigrato non in regola si vedeva corrisposti 4 centesimi di euro per mazzetto di carote raccolto. La presenza mafiosa, ancorché ben nascosta, si avverte a tutti i livelli: dalla raccolta, allo stoccaggio, alla distribuzione. Non si spiegherebbe altrimenti la diffusa illegalità che abbiamo registrato in questo settore. Se esaminiamo gli infortuni sul lavoro, la prassi consolidata è l’omissione della denuncia. E questo vale per le aziende agricole e per le cooperative: gli infortuni si trasformano in ferie o in malattie, beninteso non professionali. Quello che ci si domanda com’è possibile che passi inosservato il ridicolo numero di certificati medici e di denunce di infortuni. Sono sacrosante le lamentele

Page 143: IL LAVORO NERO NELLA REGIONE LAZIO - megaitaliamedia.net · Rapporto regionale Inail sugli infortuni “ 36 Indicatori statistici relativi al territorio oggetto della nostra ricerca

143

dell’Inail sullo scarso personale ispettivo, a propria disposizione e quindi l’insufficiente opera di controllo esercitata. A chi. allora, deve essere attribuita la responsabilità della mancata vigilanza, a chi la mancata repressione e la inesistente persecuzione sanzionatoria. Prendiamo i lavoratori costretti ad operare, per l’intera giornata, in luoghi che segnano -30 gradi di temperatura e che, per questo, contraggono una serie di patologie che non sono ancora considerate malattie professionali. Chi si fa carico della risoluzione di questi problemi, visto che la denuncia non manca, e spesso anche gridata. Il panorama è tristissimo da qualsiasi angolazione lo si osserva. Ci si potrebbe fermare all’elencazione dei fenomeni per aver un quadro perlomeno approssimativo ma altamente drammatico della realtà. I lavoratori delle cooperative, privati di ogni diritto, e con retribuzioni che sfiorano i 3-4 euro l’ora. Nel settore ortofrutticolo, dove si registra una preponderante presenza di indiani e pakistani addetti alla raccolta dei prodotti. La loro retribuzione si ferma a 3 centesimi di euro a mazzetta. Il ricorso al cottimo è la regola, contano sulla nutrita schiera dei senza diritti, a cui è rivolto il costante impegno per privarla anche della dignità. Cambia in peggio il settore florivivaistico, che conta una forte presenza di italiani, La media oraria per gli addetti è di 3,50 € l’ora, l’immigrato in regola subisce una decurtazione del 25-30% in meno, l’immigrato non in regola deve accontentarsi di circa 2 € l’ora. Si aggiungano le condizioni di lavoro allucinanti per gli ambienti che sono costretti a frequentare. C’è anche la violenza che subisce l’ambiente,che non è trascurabile. Ci raccontano che in un fondo dove sono presenti 1.800 bufali, ogni giorno nascevano 10-15 bufali; il 70% di questi (naturalmente maschi) venivano lì sotterrati, provocando un impatto devastante. Il Sindacato si è fatto carico della crisi del settore, per la cui soluzione ha pure indicato soluzioni: la co-generazione di energia elettrica e calore con l’utilizzo di fonti energetiche rinnovabili che potrebbero portare un risparmio alle aziende pari al 45% rispetto ai consumi connessi alla produzione; la costituzione di consorzi di imprese sia per la co-generazione sia per gli altri aspetti connessi alla produzione. Sembra che, per ora, sia solo una voce inascoltata.

Page 144: IL LAVORO NERO NELLA REGIONE LAZIO - megaitaliamedia.net · Rapporto regionale Inail sugli infortuni “ 36 Indicatori statistici relativi al territorio oggetto della nostra ricerca

144

Edilizia Mentre nella provincia si moltiplicano gli appalti pubblici, per iniziativa degli enti locali, nel capoluogo, a Latina, questi scarseggiano, se al momento l’unica opera pubblica in costruzione è la nuova procura per un investimento di 8 milioni di euro. Di contro, Latina conosce un vorticoso sviluppo dell’edilizia residenziale, in particolare nell’interland. Gli edili iscritti alla Cassa Edile fino a due anni fa erano 3.500, oggi ammontano a 7.500-8.000 regolarizzati (a fronte di 1.200 aziende). Il numero potrebbe raddoppiarsi se si guardasse all’effettiva situazione lavorativa. L’esponenziale emersione dal lavoro nero è, indubbiamente, merito del DURC, che ha costretto le imprese più riottose a fare i conti con una normativa, da cui non si può prescindere, se si vuole partecipare agli appalti. La presenza di lavoratori stranieri si aggira intorno al 10-15%, con una forte componente di rumeni, che rappresenta quasi il 30% degli stranieri occupati. Questo è dovuto essenzialmente al fatto che a Sezze questa comunità ha eletto una sua base logistica che annovera oltre 5 mila persone. Come in tutte le altre realtà, prese in esame, il subappalto gioca un ruolo decisivo ed è determinante in tutte le opere edilizie. Tenuto conto, poi, che oltre le 160 ore (media del lavoro edile) gli straordinari vengono regolarmente erogati ‘fuori busta’ e che è scarsissima la diffusione del part-time, non vi è , nel settore, una vera e propria zona grigia. Si avverte, anche se ben camuffata, l’infiltrazione malavitosa in diverse e molteplici forme. La nuova normativa ha rappresentato un forte deterrente per l’infortunistica, tanto che il numero degli infortuni del primo giorno di lavoro, che era altissimo, ha subito una contrazione assolutamente evidente. Questo non toglie che essa rimane un grosso problema del settore delle costruzioni. Si può ben dire che sono all’ordine del giorno, non mancando purtroppo anche quelli mortali, anche se la scarsa propensione alla denuncia non mette in piena luce la drammaticità dei numeri veri. I Responsabili dei Lavoratori per la Sicurezza Territoriale (RLST) svolgono un egregio lavoro pur tra mille difficoltà ed, anche, mille diffidenze, queste ultime

Page 145: IL LAVORO NERO NELLA REGIONE LAZIO - megaitaliamedia.net · Rapporto regionale Inail sugli infortuni “ 36 Indicatori statistici relativi al territorio oggetto della nostra ricerca

145

dovute essenzialmente alla scarsa conoscenza della normativa. Proprio per dare il segno della loro nuova e positiva funzione e dell’indispensabile rispetto delle normative antinfortunistiche, riportiamo, in chiusura ed in forma sintetica, i risultati contenuti nel primo verbale dei RLST, redatto il 30 marzo 2006. <<Sono stati ispezionati 32 cantieri suddivisi tra le tre aree della provincia: 8 al nord, 10 al centro e 14 al sud. Complessivamente, nei 32 cantieri visitati sono stati rilevati:

• 177 operai • 38 tecnici • 8 dirigenti • 3 impiegati • 2 Responsabili dei Lavoratori per la Sicurezza • 0 addetti al primo soccorso • 0 addetti antincendio.

Numerose sono state le inosservanze riscontrate nei 32 cantieri visitati. Le inosservanze maggiori hanno riguardato, per quanto riguarda il manufatto in costruzione, le seguenti materie:

• mancanza di tavole fermapiedi • mancanza di parapetti nelle parti finali dei ponteggi • mancanza di parapetti nei solai a sbalzo • mancanza di castelli esterni ai ponteggi per lo scarico di materiale da gru • mancanza di copertura dei fori nei solai per il passaggio delle tubature • eccessiva presenza sui solai di tavole con chiodi sporgenti.

Per quanto riguarda i macchinari: • molazze senza protezione • seghe circolari senza protezione • tagliaferro non a norma.

Per quanto riguarda i servizi igienico-assistenziali. • mancanza di docce • mancanza di armadietti • mancanza di acqua calda • mancanza di spogliatoi • mancanza di gabinetti • mancanza di locali mensa.

Si sono riscontrate inoltre altre anomalie riguardanti:

Page 146: IL LAVORO NERO NELLA REGIONE LAZIO - megaitaliamedia.net · Rapporto regionale Inail sugli infortuni “ 36 Indicatori statistici relativi al territorio oggetto della nostra ricerca

146

• scavi non protetti • quadri elettrici non a norma • cavi elettrici scoperti • mancanza di messa a terra • mancanza di segnaletica.

Per quel che riguarda i dispositivi di Sicurezza Individuali si è verificata la presenza diffusa dei baschetti, anche se poco utilizzati da parte dei lavoratori, il pressoché totale uso delle scarpe antinfortunistiche, il parziale utilizzo dei guanti, la quasi totale mancanza sia di occhiali di protezione (nel caso dei ferraioli o carpentieri) e delle cinture di sicurezza nel montaggio o smontaggio dei ponteggi. I dati sopra riportati sono esemplificativi delle situazioni incontrate nelle ispezioni. La cosa importante da osservare è che il compito degli RLST non è stato soltanto quello di fotografare la situazione esistente. Gli RLST hanno svolto anche un ruolo di informazione e di consulenza. Le visite ai cantieri sono state anche duplici: una prima volta per constatare lo stato di fatto, una seconda volta, dopo due settimane circa, per verificare se le condizioni di mancanza di rispetto della normativa sulla sicurezza o addirittura di pericolo erano state eliminate. In queste seconde visite si può affermare che su 32 cantieri visitati, 10 avevano provveduto a mettersi a norma totalmente, 18 parzialmente e 4 avevano lasciato le cose allo stato in cui erano state trovate durante la prima visita>>.

Page 147: IL LAVORO NERO NELLA REGIONE LAZIO - megaitaliamedia.net · Rapporto regionale Inail sugli infortuni “ 36 Indicatori statistici relativi al territorio oggetto della nostra ricerca

147

Page 148: IL LAVORO NERO NELLA REGIONE LAZIO - megaitaliamedia.net · Rapporto regionale Inail sugli infortuni “ 36 Indicatori statistici relativi al territorio oggetto della nostra ricerca

148

Appendice: Infiltrazioni criminali nel Lazio Ci è sembrato opportuno volgere lo sguardo alla consistenza delle infiltrazioni criminali nelle zone oggetto della nostra ricerca. A questo ci spingeva la necessità di approfondire, con meno superficialità, la natura e la forza di un assurdo mercato delle braccia che, per la quantità dei lavoratori coinvolti, non poteva essere estraneo ad un quadro di impunità, altrimenti incomprensibile, oltre che ingiustificabile. D’altra parte i sensori ci avvertivano, nel corso del nostro lavoro, di un metodo di reclutamento, di approccio che si ammantava di tutte le caratteristiche dell’etica mafiosa e che, per questo, ci imponeva di raccogliere notizie in merito. Il contatto con i più vari operatori della giustizia, della repressione criminale e delle organizzazioni di volontariato, impegnati sul terreno della lotta alle mafie, hanno squarciato, forse solo in parte, un sipario che nascondeva, per il vero malamente, il protagonismo di soggetti che assumono il piglio degli uomini di potere, noncuranti delle leggi, forti della loro capacità di resistere a qualsiasi tipo di denuncia, o meglio che ad esse sanno opporre, con arroganza, le loro malsane ragioni. Particolarmente preziosa la collaborazione dell’”Associazione Coordinamento Antimafia Anzio-Nettuno” - e di questa non possiamo che ringraziarla - che svolge, da dieci anni, una importante funzione in quel territorio, pubblicando, ogni anno, una relazione, puntigliosa quanto precisa, sull’attività criminale riferita a tutta la zona dei Castelli. Di queste ci siamo serviti, a piene mani, per redigere la parte, di questa nota, che riguarda le infiltrazioni mafiose nel territorio di Anzio e Nettuno, che troverete più avanti. Il fenomeno mafioso, diciamo una cosa ovvia, è il più italiano dei fenomeni: cioè quello di una criminalità che si fa sistema tendendo a diventare tutt’uno con il territorio, con il contesto politico e sociale. Una caratteristica che siamo riusciti ad esportare, tanto da influenzare le organizzazioni criminali di altri Paesi. Insomma, sotto questo profilo, appare un’organizzazione vincente. Un mercato come quello della Capitale non poteva sfuggire alla loro rapacità. Qui gli affari sono di altissimo livello, gli investimenti possono produrre enormi vantaggi economici. Queste organizzazioni sanno bene che se si riesce a controllare un pezzo consistente dell’economia, si controllano, inevitabilmente, anche pezzi della politica. Non avendo più oggi problemi di arricchimento – bastano la droga e le armi – il suo dinamismo è tutto speso nella direzione degli investimenti e quindi

Page 149: IL LAVORO NERO NELLA REGIONE LAZIO - megaitaliamedia.net · Rapporto regionale Inail sugli infortuni “ 36 Indicatori statistici relativi al territorio oggetto della nostra ricerca

149

del riciclaggio. Nella relazione 2006 del DNA al Parlamento, di cui parliamo più avanti, si ritrova questo allarme e la denuncia delle requisizioni di beni immobili che ammontano a cifre sbalorditive. Ecco perché oggi ci permettiamo di dire che il Sindacato ha un compito ancora più gravoso, drizzare le antenne per captare segnali di infiltrazioni anche in direzione di imprese insospettabili. La posta in gioco è altissima. Di qui la necessità di operare nel silenzio, non creando spiacevoli allarmi, tranquillizzando il potere economico e politico. Esercitando, di contro, un controllo culturale, questa è poi la novità, e impegnandosi ad affermare un largo consenso, non più, quindi, solo con l’occupazione violenta del territorio, manu militari. Si comincia a fare affari nel Basso Lazio, ad esercitare una propria influenza a Formia e lungo tuta la Pontina, fino a giungere a Roma. Lo sforzo è quello di fare del Lazio una roccaforte della criminalità internazionale. Si pensi alle tonnellate di merci che arrivano dalla Cina, approdano a Napoli, per giungere a Roma a rifornire gli innumerevoli punti vendita, che tipo di organizzazione richiede! Un indispensabile sistema di stoccaggio ed immagazinamento – e a ciò si prestano sia italiani che stranieri – che, supponiamo, non sia stato ancora percepito e,ancor meno, scoperto. Non sappiamo se Roma sia la sola capitale europea interessata così massicciamente dall’impatto della criminalità internazionale; quello che a noi appare, è una sottovalutazione del fenomeno, da parte della classe politica, e una conseguente risposta che non sempre produce risultati. E’ certo che il territorio offre maggiori opportunità d’insediamento a tutte le organizzazioni criminali. Non lo diciamo a caso. Se guardiamo ai beni sequestrati e confiscati, leggiamo che appaiono tutte le sigle storiche della nostra realtà malavitosa. Del resto non sono pochi i comuni, di questo territorio, sprovvisti di piano regolatore, di un piano urbanistico, che permettono gli investimenti più fantasiosi. Finanche Latina non ha ancora un piano regolatore (ci risulta preparato ma mai approvato dal Consiglio Comunale) e, non è un caso, che lì vanno ad investire società notoriamente mafiose che, spesso, non si servono di prestanomi, ma si presentano con la loro identità che, non a caso, nominalmente richiamano famiglie conosciute alla cronaca quotidiana. In realtà come queste, è più facile far cambiare destinazione d’uso ad immobili che interessano gente senza scrupoli: trasformare un capannone agricolo in un

Page 150: IL LAVORO NERO NELLA REGIONE LAZIO - megaitaliamedia.net · Rapporto regionale Inail sugli infortuni “ 36 Indicatori statistici relativi al territorio oggetto della nostra ricerca

150

discoteca o in un ristorante; uffici in appartamenti; un porticato in magazzini. Prospera, così, un tipo di economia selvaggia, senza regole, in un Paese che tollera bene queste incongruità, quasi facciano parte del panorama turistico per incoraggiare gli operatori del malaffare internazionale ad insediarsi. Se poniamo, poi, particolare attenzione al lavoro nero, basta partire da viale Togliatti a Roma e percorrere tutta la strada che porta a Sezze per imbattersi in continue postazioni dove si commerciano braccia liberamente. Le forze per combattere il fenomeno sono esigue, sia gli Ispettorati del Lavoro che gli Inps locali non sono attrezzati per scandagliare in maniera massiccia il territorio, né sono a disposizione forze di polizia specializzate e, d’altra parte, fortemente impegnate nel combattere il traffico delle droghe, delle armi, nella difesa della sicurezza del Paese contro il terrorismo e,stavamo per dire, per presidiare gli stadi. Chiariamo subito. Non è che per il semplice fatto di aver denunciato pubblicamente le operazioni criminali ci fa sentire autorizzati ad impancarci a censure nei confronti di chi ha più strumenti per leggere il fenomeno. Anzi, è che, di quello che andiamo dicendo, troviamo, guarda caso, conferma nella Relazione 2006 della DNA. La relazione 2006 della Direzione Nazionale Antimafia Delle 800 pagine che compongono la “Relazione 2006” sull’attività della Direzione Nazionale Antimafia, consegnata al Parlamento, l’8 febbraio 2007, 20 sono dedicate alla regione Lazio che fotografano una realtà non lontana da quella da noi percepita. E’ descritto il dilagare dell’usura, fenomeno inserito in un <<circuito criminale che riguarda anche il mando bancario>>. Ma soprattutto gli accordi tra consorterie mafiose del Sud, mala capitolina e criminalità emergente che viene dall’Est e dall’Africa. L’obiettivo è uno: fare affari. I soldi sporchi vengono investiti in attività pulite: l’acquisto di immobili nel centro storico, negozi, alberghi, stabilimenti balneari sul litorale. Per il vero l’allarme sulle infiltrazioni criminali, in questa regione, - dice sempre la Relazione – giungevano dai record negativi vantati. Primo nel 2005 per consumo di cocaina e primo per numero di decessi per droga: 129 morti, di cui 105 a Roma. Secondo invece per le operazioni finanziarie sospette che l’Ufficio

Page 151: IL LAVORO NERO NELLA REGIONE LAZIO - megaitaliamedia.net · Rapporto regionale Inail sugli infortuni “ 36 Indicatori statistici relativi al territorio oggetto della nostra ricerca

151

Cambi ha inoltrato alla Direzione Investigativa Antimafia (DIA): circa 5000 dal 1996. E quinto in Italia per i 120 procedimenti iscritti al dicembre 2006 presso la DDA di Roma. Ma quello che a Roma davvero preoccupa, dice il Procuratore Nazionale Antimafia Pietro Grasso, sono <<le nuove alleanze tra i gruppi di Cosa nostra con settori della Pubblica amministrazione>> e la sottoscrizione di patti con holding <<imprenditoriali di rilevanza nazionale>>. Secondo la Relazione <<Roma è stata eletta quale sede di figure criminali legate alle varie consorterie, che svolgono funzioni “diplomatiche” e di raccordo per ottenere sempre maggiori profitti dalle attività illecite>>. Assieme a storiche famiglie malavitose come quelle dei Nicoletti e dei Casamonica, gli ambasciatori dei clan sfruttano nella Capitale le <<opportunità di intrecciare rapporti in ambienti affaristico-imprenditoriali che accrescono le infiltrazioni criminali, attuate, in gran parte, tramite centri di intermediazione formati da strutture con altissime capacità professionali in campo economico-finanziario>>. Soprattutto sul sistema delle infrastrutture portuali sono in corso <<indagini delicatissime>>. Oltre che sulle attività portuali a Civitavecchia, dove spadroneggiava il clan dei Rinzivillo, si indaga ancora sulla cosca calabrese dei Rizzuto, capeggiata dall’ottanduenne patriarca emigrato a Montreal, don Nicolò. Interessi però a Roma. Per entrare nel business legato al ponte sullo Stretto, nella Capitale l’organizzazione si è rivolta all’ingegnere italo-canadese Giuseppe Zappia, arrestato nel dicembre 2004, ai Parioli, per associazione mafiosa. Nonostante l’infrastruttura ora sia per il governo <<non più prioritaria>>, la vicenda giudiziaria non è conclusa: il pm Iasillo sta cercando di chiarire come fosse possibile alla “Zappia International” finanziare la costruzione del ponte senza stanziamenti pubblici. Nella relazione presentata al Parlamento è scritto dell’intreccio <<tra gruppi mafiosi, settori della pubblica amministrazione e soggetti delle forze dell’ordine>> allo scopo di ottenere <<informazioni e coperture, accrescendo così le potenzialità di intimidazione>>. Circostanze emerse nel processo a Enrico Nicoletti. La pm Lucia Lotti ha, recentemente, terminata la requisitoria chiedendo di condannare 38 imputati a 191 anni di carcere. Coinvolti anche 15 direttori di banca e due carabinieri. Ma negli atti giudiziari sono finite anche le telefonate

Page 152: IL LAVORO NERO NELLA REGIONE LAZIO - megaitaliamedia.net · Rapporto regionale Inail sugli infortuni “ 36 Indicatori statistici relativi al territorio oggetto della nostra ricerca

152

che un costruttore, figlio di un potente ex deputato socialista della Prima repubblica, indirizzava a un funzionario capitolino dell’ufficio al Piano Regolatore per avere vitali informazioni su bandi pubblici. Il processo a Nicoletti si è intrecciato con gli accertamenti, di due anni fa, della squadra mobile di Ostia. Dove la banda capeggiata da boss Paolo Frau, ucciso nel 2002, condizionava l’assegnazione di lavori sul lungomare. Un’atmosfera pesante che ancora incombe su Ostia. Il 9 febbraio scorso, carabinieri e polizia, durante un controllo congiunto all’Idroscalo, hanno riarrestato uno dei capi della gang: Faraj Sulaiman, detto <<Franchino l’iracheno>>: pur in attesa di giudizio per mafia, era in sorveglianza speciale. E gestiva una bisca illegale. Sempre nella Relazione si legge di alleanze tra clan <<nei meccanismi di reimpiego dei capitali>>. Prestanome, vorticosi passaggi di proprietà di negozi, investimenti in supermercati e attività immobiliari. Un fiume di soldi da ripulire. Lo raccontano gli atti di un’indagine condotta dai pm Italo Ormanni e Diana De Martino che ha portato al sequestro di 5 palazzi al centro di Roma: valore, 90 milioni di euro. Roba di pregio: uno stabile dietro il Colosseo, un altro in via Baldo degli Ubaldi. Un intero complesso sull’Aurelia. Successi che non fanno dimenticare al sostituto procuratore della DNA Luigi De Ficchy, redattore delle 20 pagine dedicate alla regione Lazio, le difficoltà che incontra la lotta alla mafia: <<siamo sempre dietro al fenomeno, lo rincorriamo: colpa anche di quel buonismo per cui si dice che le cose a Roma vanno sempre bene. Invece sono trent’anni che esiste l’emergenza>>. Mappa degli insediamenti mafiosi Per dare, tuttavia, un quadro esauriente degli insediamenti mafiosi, riportiamo la mappa disegnata dal Corriere della Sera, dorso Roma, del 10 febbraio: Civitavecchia: Rinzivillo, mafia. Il clan gelese è giunto a Civitavecchia nel 2000 con un solo obiettivo: fare affari accaparrandosi commesse pubbliche. Dal rifacimento strade a moli, ponti. Rignano Flaminio-Morlupo-Sant’Oreste: Morabito, ‘ndrangheta. Fino al 2003 il gruppo della ‘ndrangheta ha spadroneggiato nei comuni della Capitale. Settori di attività: pizzo e usura, con crediti concessi a commercianti in difficoltà. Ostia: Fasciani, mala romana.

Page 153: IL LAVORO NERO NELLA REGIONE LAZIO - megaitaliamedia.net · Rapporto regionale Inail sugli infortuni “ 36 Indicatori statistici relativi al territorio oggetto della nostra ricerca

153

Anzio-Nettuno: Gallace, ‘ndrangheta. Negli anni ’80 a Nettuno fu portato al confino un capo della cosca. Poi cresciuto sino a diventare la prima famiglia della ‘ndrangheta nel Lazio, autonoma dalla cupola calabrese. Frosinone-Cassino: Casalesi, camorra. L’infiltrazione del clan casertano nel Frusinate è la vera emergenza del Basso Lazio: per gli 007 antimafia la loro presenza è <<silenziosa, ma sviluppano importanti investimenti finanziari>>. Formia: Bardellino, camorra. Il potente clan campano spadroneggia a Formia: 11 gli appartamenti sequestrati assieme a 13 terreni, automezzi e 8 conti correnti. Indagini su condizionamenti elettorali. Le attività criminali in Ciociaria Nel 2003 partono le indagini sulle infiltrazioni camorriste in Ciociaria. Un’inchiesta con due filoni: uno sulle attività commerciali, l’altro sui cantieri edili. Negozi: nel mirino della squadra mobile di Frosinone tre profumerie, due a Cassino e una nella parte bassa del capoluogo. I tre esercizi commerciali fanno capo ai clan campani, le indagini puntano ad accertare se si tratta solo di coperture per insediarsi sul territorio oppure se dietro le vetrine si nasconda il riciclaggio di denaro sporco, frutto di racket ed estorsioni. L’altro filone, quello sull’edilizia, incrocia i cantieri dello Iacp a Cassino e Piedimonte San Germano. Gli investigatori del vice questore Tatarelli sospettano che gli appalti pubblici (anche se espletati in modo regolare) siano finiti nelle mani dei clan che hanno basi operative nel Casertano. Nel modo meno compromettente, taglieggiando le imprese che hanno vinto le gare. Imponendo pizzo, acquisto di materiali a prezzi “stabiliti” dai camorristi, impiego di manodopera su indicazione degli stessi clan. Un “pedaggio” da pagare se si vogliono evitare “incidenti” in cantiere e mezzi bruciati. La mobile ha lavorato anche ad altre ipotesi. Molto più allarmanti. Ipotesi che portano nelle stanze degli enti pubblici e che farebbero fare il salto di qualità all’organizzazione. Minacce (o anche corruzione) per aggirare le “barriere antimafia” che proteggono le gare d’appalto e aggiudicarsi direttamente i lavori. Una guerra alle cosche su più fronti, come spiegava l’allora questore di Frosinone Salvatore Margherito: <<Siamo assediati: a sud dalla mala campana,

Page 154: IL LAVORO NERO NELLA REGIONE LAZIO - megaitaliamedia.net · Rapporto regionale Inail sugli infortuni “ 36 Indicatori statistici relativi al territorio oggetto della nostra ricerca

154

a nord da quella dei quartieri a rischio di Roma, come Centocelle e Casilino, a ovest dai clan che a Latina sono riusciti ad insediarsi sul territorio. Ma abbiamo un vantaggio: in Ciociaria la gente, culturalmente, non è permeabile alle infiltrazioni camorristiche. Per noi è un dato importante>>. Ma l’allarme arrivava proprio dagli investigatori. Rapporto della squadra mobile al questore: <<Sono state accertate connessioni nel traffico di stupefacenti tra delinquenza locale e camorra>>. E ancora: <<Nella zona del Cassinate non si esclude attività criminale, come racket a commercianti e imprenditori edili, riconducibile al clan del casertano, attraverso affiliati alle cosche o pregiudicati locali al servizio della camorra. Altro dato rilevante è la presenza in Ciociaria di latitanti campani che, per sfuggire alla cattura e vista la vicinanza tra i due territori, utilizzano questa provincia per continuare a gestire i loro affari illeciti>>. Negli ultimi tempi, tuttavia, appare con più chiarezza che il comprensorio territoriale del comune di Cassino le infiltrazioni delle organizzazioni criminali campane e, in particolare, quelle casertane; tra queste il clan dei casalesi. E’ emerso, in termini di conferma, da attività investigative svolte dalle forze di polizia. Le influenze riguardano gli appalti sui lavori pubblici e altre attività economiche e commerciali, terreno nel quale vengono ostentate ditte e società all’apparenza “pulite”. Nel territorio provinciale, inoltre, in particolare imprenditori e commercianti operanti in questa provincia, ma originari della Campania, hanno subito attività estorsive, in quanto più facilmente ricattabili. In questo contesto, si sono distinti i soggetti affiliati ai clan dei Casalesi, degli Esposito-Muzzone di Sessa Aurunca, al clan Di Lauro di Secondigliano-Napoli e al clan Belfiore di Marcianise. Attività criminose vengono poi esercitate da appartenenti a comunità etniche dell’Europa dell’Est e Nigeriane, organizzati prevalentemente in bande, per il traffico e spaccio di stupefacenti, tratta di esseri umani e sfruttamento della prostituzione. Questi gruppi sono presenti in tutta la provincia, in collegamento con i connazionali residenti a Roma o nel casertano. Per contrastare questi fenomeni di criminalità è stata istaurata una stretta collaborazione tra gli investigatori e le DDA di Napoli e Roma. Non va dimenticato che già da alcuni anni una Sezione distaccata della Squadra Mobile opera direttamente a Cassino, con personale ormai

Page 155: IL LAVORO NERO NELLA REGIONE LAZIO - megaitaliamedia.net · Rapporto regionale Inail sugli infortuni “ 36 Indicatori statistici relativi al territorio oggetto della nostra ricerca

155

specializzatosi in analisi e investigazioni sulla presenza e attività di soggetti collegati o affiliati ad organizzazioni criminali di stampo camorrista. Appare molto critica la situazione ecologica, dove la provincia di Frosinone è interessata dal pesante inquinamento dei fiumi Sacco e Liri, con negative ripercussioni sulle attività agricole, a causa dell’illecita lavorazione e smaltimento dei rifiuti prodotti dai molteplici insediamenti industriali. E’ notevole la presenza di organizzazioni criminali casertane che gestiscono, tramite prestanomi locali, alcune attività industriali illegali per lo smaltimento dei rifiuti tossici e speciali. Il ventaglio dei fenomeni criminali annovera anche quello dell’usura, per lo più praticata da personaggi di origine rom, già da tempo insediatisi nel territorio, di cui, alcuni, sono collegati al clan “Casamonica”. Eccetto i due casi legati alla costituzione di due banche locali, in passato la B.I.L., più recentemente la Banca Terre di San Benedetto, non sono emerse vere e proprie organizzazioni criminali dedite all’usura. Non è poi difficile scoprire che alcuni imprenditori o commercianti, proprio in virtù dell’attività esercitata, entrano in contatto con vittime appartenenti al loro stesso segmento operativo. Assumono rilievo territoriale, a carattere provinciale, le estorsioni, le truffe e le turbative d’asta, collegate all’esecuzioni immobiliari presso i Tribunali di Frosinone e Cassino, talvolta per riciclare proventi illeciti compiuti da personaggi collegati non solo alla criminalità organizzata o con note famiglie rom della Capitale (Casamonica). A comprova dell’esposizione illustrativa, molteplici sono state le attività di contrasto, sia nei confronti della criminalità organizzata, che nei confronti delle infiltrazioni malavitose, sempre puntualmente registrate dalla cronaca mediatica:

• il 5.7.2005, tre persone, tra cui Luigi Venosa da San Cipriano d’Aversa, sono state arrestate per estorsione, con l’aggravante della inosservanza della normativa antimafia ai danni di imprenditori e commercianti del cassinate, originari del casertano.

• il 12.7.2005, a seguito di ordinanza del Gip del Tribunale di Napoli, sono state sottoposte a custodia cautelare 18 persone con l’accusa di associazione a delinquere di stampo mafioso finalizzata alle estorsioni, traffico di armi, truffa, corruzione, voto di scambio. Con l’occasione, il procuratore aggiunto presso la DDA di Napoli ha voluto sottolineare la chiara intenzione, fortunatamente non realizzatasi, dell’esponente del

Page 156: IL LAVORO NERO NELLA REGIONE LAZIO - megaitaliamedia.net · Rapporto regionale Inail sugli infortuni “ 36 Indicatori statistici relativi al territorio oggetto della nostra ricerca

156

clan, Raffaele Venosa, d’insediarsi stabilmente a Cassino, per continuare l’opera di Luigi Venosa.

• il 25.11.2005, il casertano Pietro Nocera, residente a Cassino, appartenente al clan Mazzacane di Marcianise, viene raggiunto da ordine di carcerazione emesso dalla Procura generale della repubblica di Napoli, per rispondere del reato di estorsione.

Significativa la lotta al traffico e allo spaccio di stupefacenti svolti in forma associata:

• il 30.9.2005, la DDA di Roma denuncia a piede libero 37 persone responsabili, in associazione tra loro, di importazione, detenzione e spaccio di droga;

• il 20.2.2006, su disposizione del Gip presso il Tribunale di Roma, vengono tratte in arresto 10 persone di cittadinanza italiana e sudamericana che, insieme, importano stupefacenti e li immettono nelle province di Roma e Frosinone;

• il 20.5.2006, il PG dispone il fermo, emesso dalla DDA presso la Procura della repubblica di Napoli, nei confronti di una persona originaria di Pignataro Interamna (FR), sulla quale sussistono gravi indizi per traffico di sostanze stupefacenti. A suo carico, inoltre, si rilevano collegamenti tra l’associazione di appartenenza e la camorra napoletana.

Per quel che concerne l’immigrazione clandestina e la tratta di esseri umani, il 30.6.2006, 8 persone, di nazionalità italiana e rumena sono arrestate per ordine del Gip presso il Tribunale di Roma per i reati di associazione per delinquere, sfruttamento della prostituzione, immigrazione clandestina e falso. Dalle indagini emerge che il gruppo appartiene ad una organizzazione che trova la base a Roma e che porta in Italia ragazze rumene per avviarle alla prostituzione. Anche la lotta all’usura ha fornito particolari risultati:

• il 6.7.2005, alla procura della repubblica di Cassino vengono denunciate a piede libero 9 persone, per associazione a delinquere finalizzata all’usura e all’esercizio abusivo dell’attività finanziaria. Risultano anche personaggi campani pluripregiudicati;

• il 27.2.2006, vengono denunciate alla procura della repubblica di Frosinone 7 persone ritenute responsabili di usura e truffa; tra questi, un commercialista già indagato per tale reato;

Page 157: IL LAVORO NERO NELLA REGIONE LAZIO - megaitaliamedia.net · Rapporto regionale Inail sugli infortuni “ 36 Indicatori statistici relativi al territorio oggetto della nostra ricerca

157

• il 17.3.2006, cadono nella rete della giustizia 4 persone su ordinanza di custodia cautelare del Gip di Frosinone per reati di usura, estorsione e corruzione. Nelle circostanze, si scopre che un noto imprenditore locale collegato ad esponenti delle forze dell’ordine di Roma e ad ambienti del Vaticano, aveva corrotto un sottufficiale della GdF;

• il 17.6.2006, su ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal Gip di Frosinone, sono tratte in arresto 5 persone di origine rom, ma già da tempo insediatisi nel territorio provinciale per reati di usura ed estorsioni.

Le attività criminali nel territorio di Anzio-Nettuno Abbiamo già letto che in questo territorio è presente da trent’anni la ‘ndrangheta calabrese. I primi provvedimenti restrittivi, emessi contro soggetti ascrivibili al clan Gallace, risalgono al 1983. Le indagini della magistratura, le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia, le sentenze passate in giudicato attestano il coinvolgimento della famiglia Gallace-Novella in numerose attività delinquenziali: dal sequestro di persona al traffico di armi. In ordine al primo delitto è opportuno ricordare che la Corte d’Assise della Capitale – con sentenza passata in giudicato – ha condannato il pluripregiudicato Agazio Gallace alla pena di anni 27, poi ridotti a 18. Non solo, lo stesso personaggio risulta imputato, tra l’altro, per il reato di associazione a delinquere di tipo mafioso innanzi ai Tribunali di Roma e Catanzaro.

• Nel comprensorio di Anzio e Nettuno si è consolidata la presenza di un clan criminale che gestisce i suoi interessi, ripetendo gli schemi organizzativi e le regole interne dell’organizzazione madre. Si tenga conto che le attività delittuose della cosca, e in particolare il traffico e lo spaccio di sostanze stupefacenti, assicurano un’alta redditività al gruppo nel territorio del litorale. D’altra parte l’autonomia delle ‘ndrine laziali non esclude contatti tra il locale di Guardavalle e le ‘ndrine di Anzio e Nettuno.

• Per meglio valutare l’entità degli affari di questi guppi, è bene riferire che il Tribunale di Roma, nel novembre 2005, ha disposto il sequestro anticipato di beni nei confronti di Gallace Bruno, Antonio, Agazio, Pietro, Giuseppe e Giuseppe Antonio. Numerosi i beni sottratti: un autosalone,

Page 158: IL LAVORO NERO NELLA REGIONE LAZIO - megaitaliamedia.net · Rapporto regionale Inail sugli infortuni “ 36 Indicatori statistici relativi al territorio oggetto della nostra ricerca

158

diversi terreni agricoli, a destinazione agricola e non, un fabbricato, solo nel territorio di Nettuno.

• Nell’operazione denominata Capricorn connection, che ha portato ad individuare una pericolosa consorteria criminale dedita a rapine e traffico di droga (consorteria ascrivibile al clan Tomasello), sono stati portati in carcere diversi pregiudicati attivi anche ad Anzio ed Aprilia. Questa consorteria disponeva di un notevole numero di armi ed esplosivi.

• Nell’inchiesta ClaraII, scaturita dalle indagini sul delitto Cassandra (Gianfranco Cassandra, trafficante di stupefacenti di Nettuno assassinato e poi seppellito nel pressi di Borgo Santa Maria e ritrovato il 9 settembre 2001), è stata dimostrata l’importanza e il ruolo della malavita organizzata ad Anzio e Nettuno per il traffico di droga tra le città di Anzio, Aprilia, Nettuno e Latina. Dalle indagini è venuto, anche, delineato il ruolo chiave di personaggi legati a Cosa nostra catanese ed attivi nel comprensorio di Anzio, Nettuno e Aprilia.

• Alcuni di questi soggetti risultano raggiunti dall’ordinanza di custodia cautelare dal Gip di Catania, nell’ambito del procedimento Traforo contro il clan legato al boss Santo Mazzei. I referenti, presenti ad Anzio e Nettuno, facevano capo al boss Orazio Coppola, responsabile del clan Mazzei per il circondario di Misterbianco e Lineri.

• Dagli elaborati della DIA (2003) a Roma, e soprattutto nel tratto tra Fiumicino e Anzio, si registra la presenza di elementi collegati ai clan camorristi Cozzolino e Contini. Oltre a questi sodalizi, si registra la presenza di elementi legati ai clan, anch’essi camorristi, Abate di S. Giorgio a Cremano.

• Nel decreto di scioglimento del consiglio comunale di Nettuno risulta accertato l’affidamento di lavori di completamento di un insediamento produttivo, da parte del comune, ad un’associazione d’imprese di cui il responsabile tecnico e il legale rappresentante risultano imparentati con un fiancheggiatore e un affiliato ad un pericoloso clan camorrista.

• La criminalità di origine locale ha testimoniato un costante interesse per il mercato del traffico e commercio di stupefacenti. Diversi procedimenti hanno dimostrato l’esistenza di sodalizi criminali costituiti per realizzare ingenti quantità di narcotici provenienti dal Sud America, Olanda e dai Balcani. Tali sodalizi hanno coinvolto esponenti di spicco della malavita di Anzio, Nettuno, Aprilia, Marino e Roma.

Page 159: IL LAVORO NERO NELLA REGIONE LAZIO - megaitaliamedia.net · Rapporto regionale Inail sugli infortuni “ 36 Indicatori statistici relativi al territorio oggetto della nostra ricerca

159

• E’ pendente a Roma un procedimento a carico di Enrico Nicoletti per reati che vanno dall’associazione a delinquere di tipo mafioso all’usura. Tale processo vede, tra gli imputati, un soggetto residente ad Anzio. Per quanto emerso, nel corso del dibattimento, si può affermare che il sodalizio di Nicoletti e dei suoi figli, non limiti la sua attività alla sola Capitale.

• Il Gip di Velletri ha emesso 21 provvedimenti coercitivi a carico di soggetti residenti in Nettuno e zone limitrofe. Provvedimenti, in parte, confermati e, in parte, annullati, dal Tribunale del Riesame, che hanno interessato anche il pregiudicato Franco D’Agapiti e i suoi sodali.

• Risulta, dal procedimento Anco Marzio, che la criminalità locale, così come quella laziale, ha adottato il modello organizzativo tipico della mafia. Tale operazione ha visto coinvolti diversi soggetti già gravitanti attorno alla Banda della Magliana e interessato un’organizzazione operante ad Ostia e composta, esclusivamente, da soggetti di tale realtà.

• Il 9 novembre 2005 la GdF ha eseguito sei ordinanze di custodia, emesse dal Gip di Latina, tra le quali spicca quella nei confronti di Ferdinando Mancini, pregiudicato e vicino alla cosca Gallace-Novella (l’autosalone di Mancini è stato oggetto di un attentato dinamitardo tra il 30 e il 31 dicembre 2005. (Gli attentati e le intimidazioni ai danni di commercianti, politici e funzionari comunali di Anzio e Nettuno, dal giugno 1996 al gennaio 2006, sono 38). Alcuni degli indagati si sarebbero prestati a rilevare le cariche aziendali, senza averle mai gestite di fatto, sottraendo le scritture contabili all’ispezione degli organi di controllo, omettendo, di conseguenza, il versamento dell’IVA, per milioni di euro, maturati sulla rivendita, ai vari concessionari, delle autovetture di lusso commercializzate, tutte provenienti dai Paesi dell’Unione Europea (Germania, Spagna, Danimarca ecc.).

• Il 1° febbraio 2006 la GdF arresta Ferdinando Mancini, dietro ordinanza del Gip di Velletri, per il reato di associazione per delinquere finalizzata alla frode fiscale. Tra i soggetti colpiti, dalla stessa ordinanza, il vice-direttore di un Istituto di credito di Nettuno. Avrebbe omesso di segnalare le operazioni sospette all’Ufficio Italiano Cambi. Risultano, inoltre, in corso di sviluppo, indagini volte a chiarire le origini delle ingente risorse finanziarie nonché se, le imprese coinvolte, siano state lo strumento per ripulire denaro proveniente da attività illecite della criminalità organizzata.

Page 160: IL LAVORO NERO NELLA REGIONE LAZIO - megaitaliamedia.net · Rapporto regionale Inail sugli infortuni “ 36 Indicatori statistici relativi al territorio oggetto della nostra ricerca

160

• Lo scioglimento del consiglio comunale di Nettuno, per accertato condizionamento mafioso, pur nella sua gravità, non rappresenta l’unico episodio di rapporti esistenti tra mafia e politica. Nel 2000, la procura della DDA, ha promosso un’inchiesta che riguardava 18 tra ex consiglieri ed assessori di Pomezia, tra i quali spicca un ex consigliere regionale, il cui nominativo compare anche nel procedimento a carico di D’Agapiti ed altri, avviato dalla procura di Velletri.

• In seguito alle indagini contro il clan Martinelli, fu individuato un vasto giro di corruzione che coinvolgeva, quasi interamente, il consiglio e la giunta di Pomezia.

• Numerose indagini della procura di Velletri, per reati contro la Pubblica Amministrazione, che hanno portato all’emissione di diversi mandati di custodia cautelare a carico di amministratori di Ardea nel 2003.

• Molte inchieste delle procure confermano la presenza di gruppi ed organizzazioni criminali nel litorale compreso tra Ostia e Nettuno.

• Nel procedimento, pendente presso il Tribunale di Roma, a carico di Pergola ed altri, sono imputati soggetti già condannati, in via definitiva, per aver fatto parte dell’associazione a delinquere Banda della Magliana. Tali soggetti hanno costituito, questa è la convinzione degli inquirenti, un’associazione a delinquere attiva ad Ostia, con contatti con altre pericolose consorterie criminali, tra le quali spicca la famiglia Nicoletti.

• Dall’operazione San Isidoro a carico di Claudio Canevari + altri, condotta il 6 giugno 2006 dal Gip di Pomezia, risultano presenti, nel territorio di Ardea, sodalizi criminali dediti al narcotraffico.

• Nello stesso territorio di Ardea sono, inoltre, presenti soggetti di elevata pericolosità destinatari di misure di prevenzione, definitive e patrimoniali, mentre la Commissione Parlamentare Antimafia, già nel 1996, affermava che <<Associazioni di tipo mafioso esistono nella zona di Ardea ed Aprilia>>.

• Nel passato (2000) significative inchieste della DDA, avevano individuato una importante organizzazione criminale dedita all’imposizione del pizzo, in Pomezia e in Ardea, in contatto con numerosi esponenti del consiglio comunale di Pomezia.

• L’indagine Ibicus, contro una potente organizzazione di narcotrafficanti romani, calabresi e pometini, ha ricostruito la sua azione criminale. Tale indagine, coordinata dalla DDA di Roma, vede coinvolti Candeloro

Page 161: IL LAVORO NERO NELLA REGIONE LAZIO - megaitaliamedia.net · Rapporto regionale Inail sugli infortuni “ 36 Indicatori statistici relativi al territorio oggetto della nostra ricerca

161

Parrello di Grottaferrata, Amendola Francesco di Frascati, latitante, già arrestato nell’ambito di importanti inchieste contro il narcotraffico, come quella del marzo 2001, denominata Tiberius, che smantellò un sodalizio composto da soggetti attivi in Pomezia, Ardea e Roma. Nella stessa indagine, gli inquirenti hanno accertato legami con il clan Facchineri della ‘ndrangheta, con la famiglia Nicoletti e con clan di Cosa nostra trapanese e catanese.

• Indagini di altre procure distrettuali hanno visto coinvolti persone residenti a Nettuno e nella vicina comunità di Cisterna.

• Il Gruppo Investigativo Criminalità Organizzato (Gico) dela GdF di Bologna, con l’operazione Paradise, coordinata dalla DDA, sempre di Bologna, il 21 giugno 2006 ha eseguito tre arresti in Cisterna, uno in Aprilia e uno in Nettuno,

• A fine giugno 2006 il Gruppo Operativo Antidroga (Goa) della GdF, in un’operazione condotta tra il litorale laziale e l’Emilia-Romagna, individua un’organizzazione specializzata nel traffico internazionale di stupefacenti del Sud America, con ramificazioni in tutto il territorio nazionale, con i cervelli ad Anzio e Nettuno. Tra gli arrestati con l’accusa di associazione a delinquere finalizzata al traffico internazionale di stupefacenti figurano: Romano Malagisi, Riccardo Boccaletti, Fabrizio Colozzi, tutti residenti a Nettuno. Raggiunto da un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, dove era già detenuto, Fabrizio Bartolomei di Anzio. Secondo gli inquirenti a tenere le fila dell’organizzazione erano: Bartolomei, Angeletti, Boccaletti e Malagisi. Il Malagisi era già finito in carcere nell’ambito dell’inchiesta Appia contro il clan della ‘ndrangheta Gallace-Novella, presente con una ‘ndrina sul territorio di Anzio e Nettuno. Figura, inoltre, tra gli imputati del processo Agazio Gallace + 25, attualmente pendente presso il Tribunale di Velletri e strettamente legato ai Maggio esponenti dei sodalizi criminali attivi nell’area di Nettuno e Anzio.

• Perché si percepisca concretamente la forza criminale di questi malavitosi, si tenga conto che nei tre anni, durante i quali si è snodata l’operazione, le fiamme gialle hanno sequestrato 270 Kg di cocaina, 120 mila euro in contanti e confiscato auto e beni immobili per un valore di 3,5 milioni di euro.

• Le indagini erano partite nel 2003, quando la Procura di Bologna dispone la consegna controllata di una partita di 150 Kg di cocaina; si vuole

Page 162: IL LAVORO NERO NELLA REGIONE LAZIO - megaitaliamedia.net · Rapporto regionale Inail sugli infortuni “ 36 Indicatori statistici relativi al territorio oggetto della nostra ricerca

162

scoprire a chi è destinata; occultata in alcune trivelle per la perforazione, giunte all’aeroporto di Bologna, da San Paolo del Brasile. La droga lascia il capoluogo emiliano, con destinazione Campoverde di Latina. Gli sviluppi dell’inchiesta consentono di individuare ad Anzio e Nettuno i destinatari della partita di droga pronta ad invadere il mercato della capitale. Un traffico incessante se gli investigatori accertano che l’organizzazione aveva già introdotto in Italia, negli ultimi tre anni, almeno altri cinque carichi per complessivi 450 chilogrammi di cocaina.

• Nell’ottobre del 2006 i carabinieri sgominano un gruppo di spacciatori guidati da Massimo Corso di Anzio, imparentato con il defunto boss siciliano Francesco Paolo Coppola.

Per offrire un quadro completo della situazione criminale della zona, abbiamo registrato i copiosi attentati ed intimidazioni verificatisi sul territorio:

• abbiamo già riferito dell’attentato subito dalla concessionaria Autobusiness di Ferdinando Mancini, nella notte tra il 30 e il 31 dicembre 2005;

• nella notte tra il 5 e il 6 ottobre 2006 a Lavinio (Anzio), veniva incendiata una altra concessionaria di automobili. Risultavano seriamente danneggiate 8 automobili;

• il 20 novembre 2006, ignoti lanciano una bottiglia molotov contro l’immobile, a S. Giacomo Nettuno, dove vivono i genitori di Massimiliano Pascucci. Il Pascucci è imputato nel processo Agazio Gallace +25, pendente presso il Tribunale di Velletri; lo stesso, in passato, è stato attinto da ordinanze di custodia cautelare per reati inerenti al traffico di droga;

• la notte del 16 dicembre 2006, ignoti sparano due colpi di fucile a canne mozze, contro una delle tre vetrine del negozio di abbigliamento “Personal uomo moda”, in via Cavour, 17 a Nettuno;

• il 20 gennaio 2007, ignoti hanno appiccato il fuoco all’autovettura di proprietà di un commerciante che l’aveva parcheggiata sul piazzale sotto casa, lungo via Tre cancelli, tra le 3 e le 4 di notte, all’estrema periferia nord di Nettuno. Sul piazzale, a una decina di metri dalla Mercedes, vigili del fuoco e polizia hanno ritrovato una tanica di plastica di cinque litri, che conteneva i resti della benzina utilizzata per appiccare il fuoco all’autovettura. Il fatto che sia stata lasciata in bella vista, fa intuire che

Page 163: IL LAVORO NERO NELLA REGIONE LAZIO - megaitaliamedia.net · Rapporto regionale Inail sugli infortuni “ 36 Indicatori statistici relativi al territorio oggetto della nostra ricerca

163

chi ha procurato l’incendio, voleva avere la certezza che non ci fosse alcun dubbio sulla chiara intenzionalità del gesto.

Secondo quanto è emerso dall’ordinanza emessa dal Gip di Velletri, a carico di Ferdinando Mancini + 11, gli interessi criminali nei settori dell’edilizia, in questo territorio, sono diffusi. Il concreto coinvolgimento in significative operazioni immobiliari di soggetti ascrivibili ai gruppi D’Agapiti e Mancini in Nettuno, ha determinato lo scioglimento del consiglio comunale di Nettuno e la relativa conferma, di tale provvedimento, innanzi alla I^ sezione del TAR. Tale scioglimento, nella sua gravità, non rappresenta l’unico fatto, come abbiamo già detto, che ha dimostrato l’interesse delle organizzazioni criminali per la politica. Nel 2000, anche questo abbiamo già riferito, la procura distrettuale antimafia di Roma ha coordinato una importante inchiesta che ha riguardato numerosi esponenti della politica di Pomezia – sia di centro-destra che di centro-sinistra -. Tale inchiesta ha portato al rinvio a giudizio di 18 tra ex consiglieri ed assessori di Pomezia. Sono numerose le indagini condotte dalla procura di Velletri che hanno portato all’emissione di provvedimenti di custodia cautelare in carcere a carico di amministratori di Ardea, nel 2003. La stessa procura ha emesso provvedimenti coercitivi a carico di amministratori di Colleferro e Velletri, per gravi delitti contro la pubblica amministrazione. Non sembri superflua la nostra sottolineatura sull’illegalità diffusa nella pubblica amministrazione che favorisce, obiettivamente, le infiltrazioni criminali che attendono, con impazienza, di riciclare gli ingenti patrimoni illeciti accumulati con il narcotraffico. A dar forza al convincimento dell’allarme che suscitano le infiltrazioni mafiose, vi sono le dichiarazioni del dr. Pietro Grasso, procuratore nazionale antimafia, rese il 30 gennaio 2007, durante l’audizione davanti alla Commissione Affari Costituzionali della Camera dei deputati, nell’ambito dell’indagine conoscitiva sulla normativa relativa allo scioglimento dei consigli comunali, per condizionamenti mafiosi. Il dr. Grasso ha, infatti, ricordato il fenomeno delle infiltrazioni della criminalità organizzata nelle pubbliche amministrazioni, anche nel Lazio. (Nota a cura di Nisio Palmieri)

Page 164: IL LAVORO NERO NELLA REGIONE LAZIO - megaitaliamedia.net · Rapporto regionale Inail sugli infortuni “ 36 Indicatori statistici relativi al territorio oggetto della nostra ricerca

164

Page 165: IL LAVORO NERO NELLA REGIONE LAZIO - megaitaliamedia.net · Rapporto regionale Inail sugli infortuni “ 36 Indicatori statistici relativi al territorio oggetto della nostra ricerca

165

“NO al lavoro nero, SI al lavoro vero”

…..perché non potremo mai sottolineare abbastanza l’importanza della questione del lavoro, per tutti ma non ancora di più proprio per i giovani; assieme porteremo per le strade il tema del diritto di tutti al lavoro e dei diritti uguali per tutti nel lavoro. Lo gridano anche a Gela, in Sicilia, nel marzo scorso per la Giornata della memoria degli uccisi dalle mafie: “No al lavoro nero, SI al lavoro vero”. E’ proprio sulla questione del lavoro che meglio si vede la stretta interazione, come in un’unica tensione, tra locale, nazionale e globale. Nei nostri angusti confini è duro trovare lavoro, soprattutto un lavoro certo, non così “flessibile” che è precario o, addirittura, “nero” – il lavoro vero non sembra più essere un diritto di tutti. Ma non potrà nemmeno esserlo finché i diritti sul lavoro non siano uguali per tutti, a tutte le latitudini di questo nostro mondo. Infatti, è fin troppo facile, oggi, chiudere una fabbrica nel nord-est italiano e delocalizzarla in Asia o in Africa, dove i valori non possono vantare diritti e salari da fame garantiscono l’abbassamento dei costi di manodopera e la possibilità di reggere la concorrenza su un mercato basato su regole mafiose.

Don Luigi Ciotti - Presidente “Libera”

(Associazioni, nomi e numeri contro le mafie)

Carovana Antimafie Anno 2004

Page 166: IL LAVORO NERO NELLA REGIONE LAZIO - megaitaliamedia.net · Rapporto regionale Inail sugli infortuni “ 36 Indicatori statistici relativi al territorio oggetto della nostra ricerca

166

Page 167: IL LAVORO NERO NELLA REGIONE LAZIO - megaitaliamedia.net · Rapporto regionale Inail sugli infortuni “ 36 Indicatori statistici relativi al territorio oggetto della nostra ricerca

167

• Ricerca della Fondazione Cesar per conto della Cgil della Regione Lazio. A cura di Nisio Palmieri. Ha collaborato Alberto Noto

• Attività editoriale a cura di Paolo Guerra (del CRU Lazio) e Alberto Aschelter

• Attività di editing e di consulena editoriale a cura del Consorzio FORMOS

• Direttore Editoriale: Giancarlo Brunello

• Materiale reperito e conosciuto al 30 gennaio 2007

• Distribuzione e divulgazione nel mese di Aprile 2007

• È consentita la riproduzione totale e/o parziale purchè sia citata la fonte. La ridistribuzione è consentita a titolo gratuito