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IL LAVORO CHE VORREI Novecento media COSTRUIRE IL FUTURO, TRA CRISI E OPPORTUNITÀ Marina Calderone prefazione di don Luigi Ciotti

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IL LAVORO CHE VORREI

Novecento media

COSTRUIRE IL FUTURO, TRA CRISI E OPPORTUNITÀ

Marina Calderone

prefazione di don Luigi Ciotti

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Copertina: Studio Grafi co Ceccherini, Milano

Copyright © 2011Novecento media srl,

via Carlo Tenca 7, 20124 Milanowww.novecentomedia.it

ISBN 978-88-95411-27-9

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A Te Francesca, mia principessa dei sogni che, con i tuoi splendidi diciotto anni, sei il mio tesoro più grande.

A Te, Ross, anima delle mie giornate.

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Indice

Nota 7

Prefazione di don Luigi Ciotti 9

Introduzione 15

1. I giovani e il mondo del lavoro 25

2. Il lavoro e il sistema formativo 53

3. Le donne e il mondo del lavoro 66

4. Il lavoro e la giustizia 91

5. Il lavoro e i nuovi cittadini 105

6. Il costo del lavoro 126

7. Il lavoro e lo stato sociale 142

Conclusioni 161

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C’è un dato diffuso dal Censis nell’ultimo rappor-to sulla società italiana che avrebbe dovuto scuotere la classe dirigente del paese. Invece a parte qualche rifl essione di circostanza, all’indomani della pubbli-cazione del dato poco o nulla è successo. “In Italia ci sono circa 2,3 milioni di giovani con un’età compresa tra i 15 e 34 i anni che non studiano, non lavorano, né cercano un impiego in quanto non solo sono poco fi duciosi nella possibilità di trovare un’occupazione, ma anche poco disponibili a trovarne una a qualsiasi condizione”. Poi si accende la Tv e si apprende che secondo l’Istat la disoccupazione giovanile in Italia sfi ora il 30%. Allora qualcosa non torna. La disoc-cupazione di cui insistentemente ci parlano è reale o è gonfi ata? A chi credere? Al Censis? O all’Istat? E ancora: qual è l’impatto reale di questa crisi fi nanzia-ria sull’occupazione che il Paese fa fatica a lasciarsi alle spalle? Perché alla fi ne dei conti lo stipendio net-to è a volte quasi la metà di quello lordo? Perché si parla di disoccupazione alle stelle mentre le imprese cercano manodopera specializzata che non si trova? Perché l’Italia ha una delle legislazioni più avanzate in

Nota

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termini di pari opportunità e nella vita di tutti i gior-ni assistiamo alle discriminazione di genere? Sono domande sulle quali negli ultimi anni la politica si è spesso interrogata, senza tuttavia riuscire a trovare le risposte che esistono e sono molto più semplici di quel che si pensa.

Questo libro non vuol aggiungere domande ad altre domande ma solo provare a dare quelle rispo-ste semplici a questioni complesse come il futuro dei giovani in un momento in cui i giovani sembrano non volerlo un futuro e la gestione dei fl ussi migratori in un momento in cui le nostre coste sono prese d’assal-to da uomini e donne alla ricerca di un’opportunità di lavoro. Marina Calderone, forte della sua esperienza alla guida dei consulenti del lavoro, ci guida all’inter-no di un appassionante viaggio nel mondo del lavo-ro e nelle sue sfumature più nascoste per arrivare a comunicare al lettore che una strategia per uscire dal pantano è possibile. Basta smettere di vedere il “la-voro” sotto l’infl uenza di visioni ideologiche obso-lete e più semplicemente rimboccarsi le maniche per cercare le soluzioni migliori. Quel pragmatismo che un consulente del lavoro ha ogni giorno per guidare datori e lavoratori nella giungla della legislazione di uno dei Paesi più straordinari del mondo: l’Italia.

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Dobbiamo essere grati a Marina Calderone per questo suo importante contributo sul mercato del lavoro in Italia. Un libro dove, grazie alla sua lunga esperienza di consulente del lavoro – e Presidente nazionale dell’Ordine di categoria – ne spiega leg-gi e dinamiche, ne denuncia i limiti, offre chiavi di lettura e proposte di cambiamento che si possono condividere del tutto o solo in parte. Ma ciò che si apprezza in ogni caso, oltre alla chiarezza dei dati e dell’argomentazione, è la consapevolezza che dietro quei numeri ci sono nomi, volti e storie di persone. E che quello del lavoro non è un argomento che si pos-sa esaurire sul piano delle analisi “tecniche”, perché chiama in causa i diritti, le responsabilità e le speranze di ognuno di noi.

Il lavoro infatti è la pratica attraverso cui realiz-ziamo la nostra identità personale e sociale, il diritto e dovere su cui si fonda la nostra democrazia, citato non a caso fi n dal primo articolo della Costituzione. Attorno e a partire dal tema del lavoro si sviluppano tutta un serie di altri temi, centrali per defi nire la qua-lità della nostra vita e della nostra società.

Prefazionedi don Luigi Ciotti

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Il primo grande tema è quello della libertà, che è la massima espressione della dignità umana, il dono per noi più grande, ma anche più impegnativo. Perché il primo compito che la vita ci affi da è liberare chi ancora libero non è. Chi non ha un lavoro, o vive nell’incertezza di un lavoro costantemente precario, che non dà garanzie di futuro e costringe a dipendere sempre dagli altri, non è una persona libera. Non è libero chi è sfruttato, chi non è tutelato nella propria sicurezza, e chi è costretto all’umiliazione di lavorare in nero, senza diritti.

Il secondo tema è quello della cultura. Oggi c’è un grave “peccato” del sapere, la superfi cialità: ci sono troppi saperi “di seconda mano”, troppa tendenza ad accontentarsi del “sentito dire”. E più in generale un grande disinvestimento dalla cultura, dalla scuola, dalla ricerca. Eppure è proprio la conoscenza che fa crescere le persone, e con esse anche l’economia. È la formazione che dà qualità al lavoro e crea le con-dizioni per sviluppare nuove opportunità d’impiego. Ma soprattutto è il sapere che ci rende cittadini con-sapevoli, dunque responsabili, capaci di dare un con-tributo vero alla vita democratica.

Ed ecco il terzo tema: la responsabilità. Responsa-bile è colui che risponde dei suoi comportamenti: prima di tutto alla propria coscienza, ma poi anche agli altri, alla comunità. Responsabile è chi sa mettere il bene comune davanti all’interesse privato, sapendo che dal primo anche il secondo discende. Responsa-

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bile è allora l’impresa che investe sulla sicurezza, la formazione, i diritti dei lavoratori, ma anche il lavo-ratore che mette le sue migliori capacità e risorse al servizio del contesto in cui si trova ad operare.

Il quarto tema è quello dell’etica. In quanto ricer-ca dell’autenticamente umano, l’etica chiama in causa l’integrità della nostra vita – privata, professionale, pubblica – le nostre piccole e grandi scelte quotidia-ne. Per questo, anche nell’ambito dei rapporti econo-mici, non può mai essere un accessorio, un “di più”, una “variabile” soggetta alle convenienze e ai calcoli di bilancio, ma ciò che deve fare da sfondo a ogni progetto, investimento, decisione strategica. Senza questa prospettiva etica infatti – cioè senza diritti, senza equità, senza rispetto delle regole – lo sviluppo economico non diventerà mai progresso, né giustizia sociale.

L’ultimo grande tema è quello della legalità. Lega-lità che non è un valore in quanto tale, ma l’anello che salda la responsabilità individuale alla giustizia sociale, l’io e il “noi”. Nonché – con le parole di un documento della Commissione Giustizia e Pace della Conferenza Episcopale Italiana – «un’esigenza fon-damentale della vita sociale per promuovere il pieno sviluppo della persona umana e la costruzione del bene comune». Legalità nel mondo del lavoro signifi -ca ambienti sicuri, contratti a norma, salari adeguati. Signifi ca dire no alle scorciatoie, alle raccomandazio-ni, all’evasione fi scale, alla corruzione. E perseguire

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una maggiore uguaglianza nella distribuzione della ricchezza prodotta, per conciliare diritti e profi tti ed evitare di trasformare la legalità stessa in strumento di oppressione dei più forti sui più deboli.

Libertà, cultura, responsabilità, etica, legalità. Parole che molti giovani non solo comprendono e sento-no a fondo, ma sono spesso capaci di vivere come e meglio di noi adulti. Penso ai giovani che incontro nelle scuole, che vedo arrivare a migliaia nei campi estivi di formazione sui terreni confi scati alle mafi e, che si spendono generosamente per dare una mano in contesti segnati dalla fragilità e dal bisogno. Pro-prio ai giovani è dedicata una parte importante di questo libro, che si sofferma sulle diffi coltà ch’essi incontrano nel mondo del lavoro. Diffi coltà ribadite di anno in anno da rapporti e studi che non mancano di suscitare vasta eco e preoccupazione, senza però che questo poi si traduca in progetti e investimen-ti incisivi. A confermarcelo due dati in particolare. Quello sulla dispersione scolastica, con un tasso di abbandono prematuro degli studi del 18,8% – dato che, ci dice l’Istat, supera il 23% in alcune regioni del Sud – a fronte di una media europea del 14,4%. E quelli sulla crisi dell’occupazione giovanile: in Italia oggi non ha lavoro un giovane su tre, e quando lavora lo fa quasi sempre nel precariato, in condizioni che gli impediscono di specializzarsi e progettare un futuro autonomo. Anche qui con notevoli disuguaglianze: nel novembre 2010, sempre secondo l’Istat, era oc-

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cupato circa un giovane ogni 2 al Nord, meno di 3 ogni 10 nel Mezzogiorno.

Tutto questo ci chiede una reazione che non si fermi alle parole. Un Paese che non crede nei giova-ni non crede innanzitutto in se stesso, nella propria capacità di crescere a livello materiale e culturale, e la costruzione di opportunità e risorse per le nuove ge-nerazioni dovrebbe essere una priorità assoluta della politica. Perché i giovani sono il nostro presente, non il nostro futuro. E il lavoro, lo studio, la possibilità di guardare con fi ducia al domani sono i presupposti della democrazia, quindi anche di una legalità davve-ro a tutela della dignità di ciascuno.