Il Graticolato Romano

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ITINERARIO 2 Graticolato Romano

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ITINERARIO 2

Graticolato Romano

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Graticolato Romano

Idrografia

Mirano

Santa maria di sala

Salzano

Zianigo

Indice

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Il graticolato in bicicletta

LEGENDA

Colore Abbinamento

giallo località

viola chiese

rosso ville

azzurro canali

ITINERARIO

INTERATTIVO

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Introduzione

L’organizzazione romana divideva i territori conquistati in aree quadrangolari, ampie tanto da alloggiare una “centuria”, delimitate da strade che procedendo da nord a sud prendevano il nome di “cardo”, da est a ovest di “decumano”.

Il Graticolato Romano si estendeva tra le attuali province di Padova e Venezia, zona che ancora oggi si caratterizza per la notevole regolarità con cui sono disposte le strade.

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Le vedute aeree sul territorio compreso tra gli attuali comuni di Mirano, Pianiga e Santa Maria di Sala (in provincia di Venezia) e Massanzago, Vigonza, Villanova di Camposampiero, Borgoricco, Cadoneghe, Campodarsego, San Giorgio delle Pertiche, Santa Giustina in Colle e Camposampiero (in provincia di Padova), restituiscono le tracce dell’antico graticolato romano come una gigantesca scacchiera.

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Idrografia

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Mira Taglio

La località di Mira, dove a poche decine di metri il Naviglio è tagliato dai canali Taglio di Mirano e Nuovissimo, era un tempo nota come Mira Nova (per distinguerla dall’antico centro abitato di Mira fin da tempi antichi chiamato Mira Vecchia). A seguito della realizzazione di questi due canali artificiali la località venne chiamata Mira Taglio.

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Taglio Nuovo o Taglio di MiranoIl Taglio Nuovo o canale di Mirano, che convoglia le acque del fiume Muson Vecchio al Naviglio Brenta, è di tipo pensile. Venne scavato tra il 1604 e il 1612 tagliando letteralmente (da qui il nome) in senso ortogonale sei altri corsi d'acqua (Menegon, Lusore, Cesenego, Comunetto, Pionca, Serraglio) le cui acque passano da allora al di sotto del suo letto per mezzo di sifoni.

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Taglio Nuovissimo Il Taglio Nuovissimo, anch’esso di tipo pensile, è il canale di diversione delle acque della Brenta Vecchia. Scavato nel 1610 convoglia a Mira le acque del Taglio Nuovo (Taglio di Mirano) e passando per Lugo, Lova (frazioni di Campagna Lupia) e Valli di Chioggia sfocia nella Laguna di Venezia. L’argine sinistro del canale, che divide la campagna dalla laguna, è utilizzato dall’attuale Strada Statale 309 Romea.

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Una città ricca di storia, I suoi monumenti e il suo fascino la rendono unica.

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Il toponimo, anticamente Miranum, deriverebbe da mira cioè "specola", "osservatorio“; il riferimento sarebbe ad una torre di avvistamento, posta a salvaguardia del territorio bonificato e poi segnato dal graticolato romano, opera dell'imperatore Augusto. L'impianto stradale, che ricalca le antiche geometrie della centuriazione, e il toponimo della strada Desman (decumano massimo ) testimoniano l’origine romana.

Epoca Romana

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La città, nel 1403 cadde in mano alle milizie veneziane. Dal 1405, con la conquista di Padova da parte della Serenissima, Mirano e il suo territorio fu assoggettato alla Repubblica di Venezia fino alla sua caduta (1797). Nel 1797 Mirano, dopo la caduta della Repubblica di Venezia, venne occupata dalle truppe di Napoleone. Dal 1853 il "distretto" di Mirano, al quale vengono uniti i comuni di Salzano, Noale, Scorzè, venne aggregato alla Provincia di Venezia.

La Repubblica di Venezia

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Il territorio di Mirano, in Provincia di Venezia, si trova nel cuore del comprensorio del Miranese, che comprende storicamente altri sei Comuni: Martellago, Noale, Salzano, Santa Maria di Sala, Scorzè e Spinea. Il paesaggio si presenta con le caratteristiche del territorio pianeggiante della campagna veneta, con i segni rurali ed urbani frutto dei secoli scorsi: come il graticolato romano. Il territorio è attraversato dal fiume Muson ed è caratterizzato da numerose ville e maestosi parchi, edificati dalla nobiltà veneziana tra il Seicento e il Settecento.

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A ridosso del centro storico si trovano i parchi pubblici delle ville Belvedere e Morosini e il parco privato di villa Errera, che formano un polmone verde nel cuore della città seguendo il percorso del fiume Muson.

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Villa Belvedere con la sua barchessa (ora teatro comunale) costituisce insieme al Parco ottocentesco arricchito da un romantico laghetto, il luogo più suggestivo della città di Mirano. Di fronte alla villa si erge il suggestivo complesso architettonico del Castelletto e delle grotte del Belvedere.

Villa Belvedere

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Castelletto e grotte del BelvedereÈ un vasto complesso a forma di castelletto, dotato, di quattro locali accanto ai quali sorge la Torre ottagonale a cinque piani, sui resti di un basamento cilindrico - la finta rovina, appunto - ove si apre una finestra ad arco e sesto acuto. La Torretta nasconde sotto di sé una grotta misteriosa riccamente articolata in più comparti, comunicante con la Villa tramite un cunicolo sotterraneo. Altre vie sotterranee, ora ostruite, si dice conducessero ai castelli di Noale, Stigliano e Salzano.

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Villa seicentesca di ricordo palladiano, armoniosa e classica con la sua bella loggia a colonne d'ordine ionico, impreziosita da timpano e statue. La villa fu realizzata nel 1564 dal nobile veneziano Lorenzo Giustinian, come residenza rurale per la sovrintendenza degli uffici contadini. Nel tempo la villa subì notevoli trasformazioni; la più invasiva fu la rimozione di una barchessa gemella e parallela all‘attuale, recentemente restaurata e riportata all'antico splendore.

Villa Morosini

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Il parco all'inglese, è ricco di alberi secolari, sequoie, magnolie, cipressi e cedri, ed è attraversato da passaggi che si inoltrano nel boschetto e costeggiano l’ampio prato.

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Villa Errera

La villa ospita la Biblioteca Comunale di Mirano, istituita nel 1973 e precedentemente collocata nella sede di Villa XXV Aprile (Morosini), una bella villa del XVII secolo all'interno del parco comunale. L’ampia corte accoglie spettacoli e manifestazioni estive.

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Il duomo di San Michele Arcangelo, patrono della città, è il rifacimento avvenuto nel XVII secolo di una precedente chiesetta rinascimentale. All'interno si possono ammirare: la pala d'altare opera di Giambattista Tiepolo raffigurante“il Miracolo di Sant'Antonio” e il soffitto maestosamente affrescato con il “Giudizio Universale” del pittore di Belluno Giovanni De Min (1786- 1859).

Duomo di San Michele Arcangelo

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In piazza Martiri, il monumento di Augusto Murer ricorda i partigiani della brigata “martiri di Mirano”, trucidati durante la seconda guerra mondiale..

In viale delle Rimembranze, è possibile ammirare la statua di Vittorio Emanuele II di Savoia, primo Re d'Italia.

Monumenti

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Terra dei Tiepolo Spettacoli teatrali e musicali all'aperto - giugno-luglioFesta dei fioriMostra mercato di fiori e piante. Piazza Martiri - 25 aprile.Mostra mercato dell’antiquariato: “Oggetti dei nonni”Ogni terza domenica del mese tranne luglio e agosto.Fiera di San Matteo - terzo lunedì di settembre.Il gioco dell'oca - seconda domenica di novembre.

Festa del Radicchio Mostra-mercato del radicchio rosso tardivo di Treviso - metà gennaio

Manifestazioni

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Famosi pittori abitarono la campagna di Zianigo:

Giambattista Tiepolo e i figli Giandomenico e Lorenzo.Carlo Preti, Cittadino onorario Marco Tagliaro, pittore.

Pittori

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Gli stessi proprietari avevano realizzato nel 1854 il parco, su disegno di Luigi Garzoni, caratterizzato da suggestive rialzate, grotte artificiali (oggi chiuse al pubblico), laghetti e isole.Il bosco subì danni nella parte sud negli anni '40 e '50, mentre la parte settentrionale è stata protetta ed ha potuto svilupparsi naturalmente.

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Di notevole bellezza il campanile, di mole alta, snella, terminante con una guglia sormontata da un angelo.La sua costruzione fu iniziata nel 1712 e terminata nel 1880. Le vicende dei lavori furono lunghe e penose: la costruzione dell'opera fu più volte sospesa nel corso di oltre un secolo e mezzo.Nel secolo scorso l'altezza del campanile arrivava fin quasi sotto l'attuale loggia delle campane: in pratica fino agli archetti a tutto sesto che separano la parte vecchia da quella nuova, parti le cui superfici presentano colorazioni diverse.L'attuale campanile fu rifinito nel 1879, la sua altezza è di 67 metri; il materiale usato per la costruzione è la pietra della Val di Sole.

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Festa della Zucca - Salzanofine ottobreConcorso per le migliori zucche, mostra mercato di prodotti ortofrutticoli ed artigianali.Degustazione di piatti a base di zucca, tombola di beneficenza.

Intagliatori di zucca e spettacoli vari.

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Il primo insediamento relativo a Santa Maria di Sala potrebbe essere di origine paleoveneta (circa 1000 anni a.C.), essendo presenti sul territorio alcuni siti denominati motte. Il territorio comunale ricade tutto nella zona della centuriazione romana sita a nord – est di Padova, ancora oggi ben conservata nella sua struttura fondamentale. In epoca romana, il territorio di Santa Maria di Sala fece parte della Gallia Cisalpina orientale e fondamentale per la storia di questo Comune fu la fondazione della città di Aquileia (181 a.C.), che rappresentò il momento dell’ingresso del dominio di Roma sul Veneto. Trattato di Campoformido , si conclude la storia della Repubblica di Venezia, i cui territori vengono assegnati all’Austria. Il territorio di Santa Maria di Sala, come quello di tutto il Veneto , viene sottoposto a successive occupazioni da parte degli austriaci e dei francesi fino a quando, dopo la sconfitta di Napoleone e la Pace di Vienna (1815), il Veneto viene assegnato all’Austria che lo ingloba nell’asburgico Regno Lombardo – Veneto . Nel 1866, alla fine della Terza Guerra di Indipendenza , i salesi, come tutti i veneti, chiedono in plebiscito l’adesione al Regno d’Italia di Vittorio Emanuele II.

Storia

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Villa FarsettiLa villa sorse per volontà dell’abate Filippo Farsetti, in collaborazione con senese Paolo Posi, architetto e scenografo operante in quel periodo a Roma. I lavori di costruzione iniziarono nel 1760, il risultato fu quello di una grandiosa architettura di gusto rococò a tre piani, ornata con trentotto colonne provenienti dal Tempio della Concordia di Roma, ottenute grazie all'intercessione del Papa veneziano Clemente XIIIL'esterno si sviluppa simmetricamente in senso longitudinale ai lati del salone centrale con facciata convessa. Al corpo centrale sono raccordati due edifici minori concavi per mezzo di portici. Nella parte posteriore si trovano la barchessa e la foresteria.Il complesso, proprietà co munale, è stato recuperato in questi anni, l'antico parco, quasi completamente perduto e ora in fase di recupero, ospitava un orto botanico, cedraie, serre, boschetti, un labirinto e varie riproduzioni di rovine romane.

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Chiesa parrocchialeCostruita tra il 1790 e il 1810, si tratta di un interessante edificio in stile neoclassico a navata unica contenente varie opere d'arte tra cui, nell'altar maggiore, alcune statue di Giovanni Bonazza.

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I Tiepolo a Zianigo

Da piazza Martiri per via Castellantico, via Belvedere e via Scortegara ci si inoltra in un paesaggio semplice con filari di salici su fossati che verso nord portano alla grande villa scelta dai Tiepolo due secoli fa; riconoscibile sulla sinistra. Il rapporto dei Tiepolo con questa terra iniziò nel 1753 e si prolungò nel tempo (Gianbattista con i figli Giandomenico e Lorenzo).Gianbattista affrescò il soffitto della parrocchiale, mentre appartengono a Giandomenico (1727-1804) il ciclo di affreschi del Carnevale e dei Pulcinella (decadenza e neoclassicismo), oggi sono visibili a Cà Rezzonico, una volta decoravano le stanze della villa.

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Parrocchia di ZianigoCostruita alla fine del 1440, la chiesa dedicata alla Natività di Maria fu radicalmente trasformata nel XVIII secolo e, alla fine del 1800, ampliata.All'interno della chiesa, sulla parte sinistra del transetto, è collocata la pala d'altare dove sono raffigurati S. Francesco di Paola e altri santi , opera di Giandomenico Tiepolo del 1778 a cui segue la decorazione del soffitto della chiesa con l'affresco racchiuso entro cornice a stucco e raffigurante la natività di Maria. Accanto a queste opere di Giandomenico Tiepolo, nella chiesa è custodito anche un piccolo dipinto raffigurante La Madonna con il Bambino che appare a S. Antonio, la cui attribuzione all'artista rimane incerta. Altri lavori del pittore veneziano dovevano ornare la chiesa, purtroppo dispersi durante la ristrutturazione del 1800. La pala raffigura un gruppo di santi disposti sullo sfondo di architetture di stile cinquecentesco.

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In posizione predominante in piedi sulle nuvole, è San Francesco di Paola sorretto da un angelo e, ai suoi piedi scalati su due differenti piani prospettici si riconoscono altri quattro santi: San Giovanni Nepulocemo, San Vincenzo Ferreri, Sant'Antonio da Padova con il Bambino Gesù tra le braccia e, a destra, un altro santo, inginocchiato, giovane d'aspetto, vestito con i paramenti sacerdotali e con crocifisso nella mano protesa. La pala, databile al 1778, è un esempio dello stile di Giandomenico nel periodo successivo alla morte del padre al suo ritorno dalla Spagna.

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E' una torre medievale a canna quadrata, che serviva anticamente anche quale posto di osservazione militare e faceva parte di un complesso castellano più vasto demolito nel XV secolo. Sotto gli archetti pensili, sono ancora visibili degli stemmi trecenteschi di nobili capitani.

Il Campanile