Il golpe inglese

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ILGOLPE INGLESE DA MATTEOTTI A MORO: LEPROVE DELLA GUERRA SEGRETA PER IL CONTROLLO DEL PETROLIO E DELL’ITALIA Mario José Cereghino Giovanni Fasanella

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Da Matteotti a Moro: le prove della guerra segreta per il controllo del petrolio e dell’Italia

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Mario José Cereghino si occupa di archivi statunitensi ebritannici. Ha pubblicato: CHE GUEVARA TOP SECRET(con V. Vasile, Bompiani 2006), LA FINE (con G. Cavallerie F. Giannantoni, Garzanti 2009), LUPARA NERA (conG. Casarrubea, Bompiani 2009).

Giovanni Fasanella è autore di molti libri sulla storiainvisibile italiana, tra i quali ricordiamo: SEGRETO DISTATO (con G. Pellegrino e C. Sestieri, Einaudi 2000), CHECOSA SONO LE BR (con A. Franceschini, Bur 2004), LAGUERRA CIVILE (con G. Pellegrino, Bur 2005), I SILENZIDEGLI INNOCENTI (con A. Grippo, Bur 2006), 1861 (conA. Grippo, Sperling & Kupfer 2010). Per Chiarelettereha pubblicato il Dvd+libro IL SOL DELL’AVVENIRE(con G. Pannone, 2009) e INTRIGO INTERNAZIONALE(con R. Priore, 2010).

Una guerra devastante, mai interrotta. Questo libroapre uno squarcio importante nella storia del nostropaese e risponde a quesiti altrimenti indecifrabili chenemmeno le inchieste giudiziarie sono riuscite achiarire del tutto. A cominciare dal delitto Matteotti(1924) per arrivare alla morte di Mattei (1962) e diMoro (1978). Ogni volta che gli italiani hanno provato a decideredel proprio destino, gli inglesi sono intervenuti. Ora iDOCUMENTI DESECRETATI, che i due autori hannoconsultato negli archivi londinesi di Kew Gardens, lodimostrano. Da quelle carte emerge con chiarezza chenon è Washington a ordire piani eversivi per l’Italia,come si è sempre creduto, ma soprattutto Londra, chenon vuol perdere il controllo delle rotte petrolifere econtrasta la politica filoaraba e terzomondista diMattei, Gronchi, Moro e Fanfani. Il petrolio però non è il solo problema. Per gli inglesianche i comunisti sono un’ossessione. Tanto da con-trastarli con ogni mezzo. Persino arruolando schieredi GIORNALISTI, INTELLETTUALI E POLITICI per orien-tare l’opinione pubblica e il voto degli italiani. Unapposito dipartimento del Foreign Office lavora aquesto obiettivo, affiancato da vecchi amici dei servizibritannici come l’ex partigiano monarchico EdgardoSOGNO e l’ex comandante repubblichino della DecimaMas Junio Valerio BORGHESE. Finché si arriva al1976, l’anno che apre al Pci le porte del governo. ALondra progettano un GOLPE. Ma l’ipotesi viene allafine scartata a favore di un’altra “azione sovversiva”.Si scatena così un’ondata terroristica che culminanell’assassinio di Aldo Moro.

I S B N 978-88-6190-131-5

9 7 8 8 8 6 1 9 0 1 3 1 5

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IL GOLPE INGLESE16,00

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IL GOLPEINGLESE

“AZIONE A SOSTEGNO DI UN COLPO DI STATO O DI UNADIVERSA AZIONE SOVVERSIVA ... SI RACCOMANDA

DI TENERNE CONTO SIA A LONDRA SIA NELCORSO DEGLI INCONTRI CON GLI

AMERICANI, I TEDESCHIE I FRANCESI.”

Memorandum segretodel Foreign Office (6 maggio 1976)

per impedire l’ingresso del PCI nel governo italiano DA MATTEOTTI A MORO: LE PROVEDELLA GUERRA SEGRETA PER ILCONTROLLO DEL PETROLIO E DELL’ITALIA

Mario José Cereghino

Giovanni Fasanella

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Inchieste e reportageprincipioattivo

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Michele Ainis, Tina Anselmi, Claudio Antonelli, Franco Arminio, Avventura Urbana Torino, Andrea Bajani, Bandanas, Gianni Barbacetto, Stefano Bartezzaghi, Oliviero Beha, Marco Belpoliti, Daniele Biacchessi, David Bidussa, Paolo Biondani, Nicola Biondo, Tito Boeri, Caterina Bonvicini, Beatrice Borromeo, Alessandra Bortolami, Giovanna Boursier,Dario Bressanini, Carla Buzza, Andrea Camilleri, Olindo Canali, Davide Carlucci,Luigi Carrozzo, Andrea Casalegno, Antonio Castaldo, Carla Castellacci, Mario José Cereghino, Massimo Cirri, Fernando Coratelli, Carlo Cornaglia, Roberto Corradi, Pino Corrias, Andrea Cortellessa, Riccardo Cremona, Gabriele D’Autilia, Vincenzo de Cecco, Luigi de Magistris,Andrea Di Caro, Franz Di Cioccio, Gianni Dragoni, Giovanni Fasanella, Davide Ferrario,Massimo Fini, Fondazione Fabrizio De André, Fondazione Giorgio Gaber, Goffredo Fofi,Giorgio Fornoni, Nadia Francalacci, Massimo Fubini, Milena Gabanelli, Vania Lucia Gaito, Giacomo Galeazzi, Bruno Gambarotta, Andrea Garibaldi, Pietro Garibaldi, Claudio Gatti, Mario Gerevini, Gianluigi Gherzi, Salvatore Giannella, Francesco Giavazzi, Stefano Giovanardi,Franco Giustolisi, Didi Gnocchi, Peter Gomez, Beppe Grillo, Luigi Grimaldi,Dalbert Hallenstein, Guido Harari, Riccardo Iacona, Ferdinando Imposimato, Karenfilm,Giorgio Lauro, Alessandro Leogrande, Marco Lillo, Felice Lima, Stefania Limiti,Giuseppe Lo Bianco, Saverio Lodato, Carmelo Lopapa, Vittorio Malagutti, Antonella Mascali, Antonio Massari, Giorgio Meletti, Luca Mercalli, Lucia Millazzotto, Davide Milosa, Alain Minc, Angelo Miotto, Letizia Moizzi, Giorgio Morbello, Loretta Napoleoni, Natangelo, Alberto Nerazzini, Gianluigi Nuzzi, Raffaele Oriani, Sandro Orlando, Massimo Ottolenghi,Antonio Padellaro, Pietro Palladino, Gianfranco Pannone, David Pearson (graphic design),Maria Perosino, Simone Perotti, Roberto Petrini, Renato Pezzini, Telmo Pievani,Ferruccio Pinotti, Paola Porciello, Mario Portanova, Marco Preve, Rosario Priore,Emanuela Provera, Sandro Provvisionato, Sigfrido Ranucci, Luca Rastello, Marco Revelli,Piero Ricca, Gianluigi Ricuperati, Sandra Rizza, Marco Rovelli, Claudio Sabelli Fioretti,Andrea Salerno, Giuseppe Salvaggiulo, Laura Salvai, Ferruccio Sansa, Evelina Santangelo,Michele Santoro, Roberto Saviano, Luciano Scalettari, Matteo Scanni, Roberto Scarpinato,Gene Sharp, Filippo Solibello, Riccardo Staglianò, Luca Steffenoni, theHand, Bruno Tinti,Gianandrea Tintori, Marco Travaglio, Elena Valdini, Vauro, Concetto Vecchio,Giovanni Viafora, Anna Vinci, Carlo Zanda, Carlotta Zavattiero.

chiarelettereAutori e amici di

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pretesto1fpagine 129, 60

“I nostri piani prevedono la conquista assoluta dell’Italia.”Documento del governo inglese, 1943.

“ L’unica cosa che mancherà all’Italia è una totale libertà politica.”Winston Churchill al delegato di papa Pio XII, novembre 1945.

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pretesto2fpagine 131, 59

“Ieri sera abbiamo incontratoAdriano Olivetti, proprietario dell’omonima ditta di macchine da scrivere. Egli afferma di poter organizzare in Italia un’opposizione in grado di rovesciare il regime fascista.”Rapporto dello Special Operations Executive (Soe) di Berna, 15 giugno 1943. Il piano di Olivetti sarà ritenuto poi in conflitto con la strategia degli Alleati e gli interessi inglesi.

“ I principi e le regole della democrazia sono estranei alla natura del popolo italiano, che non si interessa di politica … la gran massa degli italiani è individualista … Mussolini aveva ragione a dire che gli italiani sono sempre stati povera gente.”

D’Arcy Osborne, ambasciatore britannico presso la Santa sede, novembre 1943.

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pretesto3fpagine 120, 124

“ È di primaria importanza evitare il processo e l’esecuzione di Borghese da parte degli italiani ... Il soggetto è di grande interesse per le nostre attività di lungo periodo.”Il capitano Angleton (Office of Strategic Services) circa il trattamento da riservare a Junio Valerio Borghese dopo la Liberazione, 6 novembre 1945.

“ Gli inglesi contano sulla presunta instabilità governativa per affermare la loro egemonia ... e si oppongonoalla ripresa produttiva delle industrie.”Mario Scelba, futuro primo ministro italiano, 1945

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pretesto4fpagine 200-201, 177

“I russi e i comunisti italiani sono probabilmente al corrente della propaganda che promuoviamo, ma ciò non significa che sappiano che esista un dipartimento al Foreign Office che si occupa di queste attività.”Informativa dell’Information Research Department (Ird) del Foreign Office di Londra relativa alla produzione e pubblicazione di saggi, articoli e attività culturali per orientare l’opinione pubblica italiana, 1° aprile 1952.

“L’Eni sta diventandouna crescenteminaccia per gliinteressi britannici.”Documento del ministero dell’Energia britannico, 15 agosto 1962.

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pretesto5fpagine 277, 316

“ La linea morotea è pericolosa perché considera irreversibile la crescita del Pci. Moro cammina su un terreno scivoloso.”Il senatore democristiano Donat-Cattin all’ambasciatore inglese Sir Guy Millard, 17 settembre 1975.

“ È interesse della Gran Bretagna fermare l’avanzata comunista in Italia con ogni mezzo a nostra disposizione.”Martin Morland (Ird, Roma), 28 aprile 1976.

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© Chiarelettere editore srlSoci: Gruppo editoriale Mauri Spagnol SpaLorenzo Fazio (direttore editoriale)Sandro ParenzoGuido Roberto Vitale (con Paolonia Immobiliare Spa)Sede: Via Melzi d’Eril, 44 - Milano

ISbn 978-88-6190-131-5Prima edizione: settembre 2011

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Mario José CereghinoGiovanni Fasanella

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Mario José Cereghino si occupa di archivi statunitensi e britannici. Ha pubblicato Che Guevara Top Secret (con Vincenzo Vasile, Bompiani 2006); Tango Connection (con Giuseppe Casarrubea, Bompiani 2007); La lista di Eichmann (con Fabio Amo-deo, Editoriale Fvg 2009); La fine (con Giorgio Cavalleri e Franco Giannantoni, Garzanti 2009); Lupara Nera (con Giuseppe Casarrubea, Bompiani 2009). Colla-bora con il quotidiano «la Repubblica» e con l’Archivio Casarrubea di Partinico (Palermo).

Giovanni Fasanella, giornalista, sceneggiatore e documentarista, è autore di molti libri sulla storia invisibile italiana, tra i quali ricordiamo Segreto di Stato. La verità da Gladio al caso Moro (con Giovanni Pellegrino e Claudio Sestieri, Einaudi 2000), Che cosa sono le Br. Le radici, la nascita, la storia, il presente (con Alberto Franceschini, Bur 2004), La guerra civile (con Giovanni Pellegrino, Bur 2005), I silenzi degli in-nocenti (con Antonella Grippo, Bur 2006), 1861. La storia del Risorgimento che non c’è sui libri di storia (con Antonella Grippo, Sperling & Kupfer 2010). Per Chiare-lettere ha pubblicato con Gianfranco Pannone il Dvd+libro Il Sol dell’Avvenire (2009) e insieme a Rosario Priore il libro Intrigo internazionale (2010).

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Questo libro 3

E Churchill ordinò: «Insabbiare il delitto Matteotti» 9L’assassinio di Matteotti alla luce dei documenti desecretati negli archivi nazionali britannici: la prima vittima di una guerra silenziosa che vedrà fronteggiarsi per mezzo secolo Italia e Inghilterra

Un posto al sole in cambio del petrolio iracheno 31L’esclusione dell’Italia dal petrolio iracheno, l’antisemitismo mussoliniano contro gli interessi britannici nel Vicino Oriente, l’appoggio britannico al golpe del duca d’Aosta

L’obiettivo degli inglesi: controllare l’Italia 53A un passo dalla sconfitta, i tentativi di fascisti e antifascisti di tramare segretamente con gli inglesi per salvare l’Italia

«Senza il petrolio la Gran Bretagna morirebbe» 77L’appoggio inglese al separatismo siciliano come preludio al controllo della penisola nel dopoguerra

Il capitolo più misterioso della Resistenza 97La creazione di un fronte eterogeneo nel Settentrione ad opera di Edgardo Sogno, l’uomo designato dall’intelligence inglese per contrastare il «pericolo comunista» nel dopoguerra

Sommario

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Le mire degli inglesi e l’Internazionale fascista 123Il controllo britannico sulla politica, sui possedimenti coloniali e sulla nascente democrazia nell’Italia del dopoguerra tramite le reti occulte, la mafia e la propaganda

Il potere di Mattei e l’ira di ChurchillLa nascita dell’Eni, la disobbedienza di Mattei ai diktat britannici 145e il suo cattivo esempio: incoraggiare l’autarchia petrolifera infondendo sfiducia nei confronti delle compagnie di Sua Maestà

The Italians. Gli inglesi ci comprano 181La rinascita dell’industria editoriale e dell’informazione nell’Italia del dopoguerra sotto il serrato controllo dell’ufficio per la propaganda e la guerra psicologica dei servizi britannici

Passare all’azione. Borghese, Sogno... e le Br 219Il convegno sulla guerra rivoluzionaria scatenata dal comunismo, la riapertura della questione petrolifera con Moro e Fanfani, le azioni sovversive di Borghese e Sogno per riportare al centro l’asse della politica italiana

Il golpe bianco 253L’estremo tentativo britannico di risolvere con un golpe (affidato a Sogno) il «disordine» generato dalla crescita del Pci in Italia e dalla graduale perdita dell’egemonia petrolifera

1976. Diario segreto di un anno vissuto pericolosamente 287Londra scarta l’ipotesi del golpe di destra e sceglie un’altra «azione sovversiva»

L’ultimo atto della guerra segreta 333Le ipotesi di mani straniere dietro l’assassinio di Aldo Moro e il crollo del sogno di modernizzazione italiano

Fonti archivistiche 343

Indice dei nomi 345

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AvvertenzaI nomi delle persone citate che avrebbero intrattenuto rapporti con i servizi e il governo inglesi risultano dalla documentazione disponi-bile presso gli archivi di Stato britannici (Kew Gardens, Surrey). Gli autori non escludono che possano esserci errori, mancanze, impreci-sioni. Pertanto la fonte, benché ufficiale, non può essere considerata come verità completa e provata.

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Questo libro

Il colpo di stato più lungo della storia

Questo libro si basa quasi interamente su documenti con-sultati negli archivi di Stato britannici di Kew Gardens, nei pressi di Londra, nel corso di ricerche durate anni. Centi-naia di lettere, cablogrammi, informative e analisi dell’in-telligence, della diplomazia, dei ministeri e dell’ufficio del premier. Rapporti classificati confidential, secret, top secret. Sono lì, a disposizione degli studiosi. Ma nessuno si era mai preso la briga di cercarli e di esaminarli nella loro totalità, con metodo. Soltanto il quotidiano «la Repubbli-ca», dopo il 2007, ha iniziato a pubblicarne alcuni impor-tanti frammenti. Eppure, è un materiale enorme, ricchis-simo. Per un ricercatore, è una vera e propria miniera d’oro che consente di ricostruire, per la prima volta in questo libro, quello che si potrebbe definire il colpo di stato più lungo della storia, perché durato oltre mezzo secolo: il «golpe inglese» attuato in Italia a partire almeno dal 1924 (anno del sequestro e dell’assassinio del deputato socialista Giacomo Matteotti) fino al 1978 (anno del sequestro e dell’assassinio del presidente della Democrazia cristiana Aldo Moro). Non un rovesciamento repentino e violento di un governo da parte di un altro organo dello stesso Sta-to, secondo i classici pronunciamenti militari di stampo

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sudamericano. Bensì il tentativo complesso e multiforme, per la durata e le tecniche utilizzate, attuato da una nazio-ne straniera, la Gran Bretagna, per condizionare la politica interna ed estera di un altro paese. Con l’obiettivo di tra-sformarlo in una sorta di protettorato, una base da cui favorire e proteggere le proprie rotte commerciali, a comin-ciare dalla più strategica: quella petrolifera.

Le mire britanniche sull’Italia nascono, si può dire, con la stessa Italia. Anzi, l’Italia e la sua unità politico-territoriale sono in qualche modo il prodotto delle ambizioni inglesi. Alla vigilia della faraonica realizzazione del canale di Suez da parte dei francesi, Londra intuisce le potenzialità di quella striscia d’acqua che consentirà di raggiungere in breve tem-po i propri possedimenti in Oriente senza doppiare il capo di Buona Speranza. Il canale viene inaugurato nel 1869; mentre un anno dopo, nel 1870, la regina Vittoria annette all’Impero britannico India, Pakistan, Birmania e Bengala. La Gran Bretagna comprende fin da subito l’importanza geopolitica della nostra penisola: collocata nel bel mezzo del Mediterraneo, e quindi delle linee di comunicazione Nord-Sud ed Est-Ovest, se controllata con sapienza, in un futuro non lontano consentirà il dominio di una delle aree più strategiche del mondo. E così avviene. In quel nuovo oriz-zonte, l’idea dell’unità italiana, che si realizza per lo più nel triennio 1859-1861, prende corpo soprattutto negli ambien-ti politico-diplomatici, militari e finanziari britannici. Gli inglesi hanno già una loro presenza economica in Sicilia, con forti interessi nell’industria dello zolfo e nella produzione del vino. Ora però accarezzano progetti ben più ambiziosi, e non solo appoggiano senza riserve i disegni di Giuseppe Mazzini e di Camillo Benso di Cavour, ma creano addirit-tura le condizioni per lo sbarco dei Mille a Marsala, guidato

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Questo libro 5

dal massone Giuseppe Garibaldi, che da sempre mantiene assidue frequentazioni con l’Inghilterra.

Tuttavia, le loro idee sul futuro della penisola non sempre collimano con quelle di una parte delle classi dirigenti nostra-ne. L’Italia vista da Londra è uno Stato monarchico domina-to dalla dinastia dei Savoia e dalle famiglie aristocratiche a essa legate, sotto la discreta ma fortissima influenza anglofila. Uno Stato robusto al punto da riuscire a contenere l’espan-sionismo nell’Europa meridionale e nel Mediterraneo dei nemici storici degli inglesi: Austria, Francia e Russia zarista. Ma non tanto da potersi sottrarre alla tutela del governo di Sua Maestà britannica, minacciandone gli interessi.

Nei decenni successivi, la visione strategica di Londra finisce inevitabilmente per entrare in conflitto con le pul-sioni di una giovane nazione ansiosa di crescere e di rita-gliarsi un proprio spazio vitale. Accade all’inizio del Nove-cento. Quando, ormai al tramonto l’era del carbone, una nuova risorsa energetica determina lo scombussolamento di tutti i giochi politici e degli assetti geopolitici: il petrolio. Necessario come l’aria per lo sviluppo dell’industria, dei commerci e della macchina bellica, l’oro nero diviene al tempo stesso l’arma e la posta in gioco di ogni guerra, aperta o segreta che sia, combattuta con mezzi convenzio-nali o con metodi non ortodossi. Tutti i conflitti finiscono così per scaricarsi nell’area più ricca di quella risorsa, il Mediterraneo e il Vicino Oriente. L’importanza dell’Italia, dal punto di vista degli interessi britannici, appare ancora più evidente. E controllarne la vita politica interna, con-dizionarne la crescita economica, indirizzarne la politica estera diventa per Londra un’esigenza prioritaria. Tanto più che un nuovo nemico si è materializzato in Europa: il comunismo sovietico. E un nuovo concorrente si sta minac-

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ciosamente affacciando nell’area del petrolio: gli Stati Uni-ti d’America. Per il più potente impero coloniale della storia moderna, quindi, mantenere in pugno l’Italia, e dominare, attraverso questa, il Mediterraneo e la via d’ac-cesso al Vicino e all’Estremo Oriente, diventa addirittura una questione vitale, di sopravvivenza.

L’Italia non può essere autonona

Sin dal Risorgimento, attraverso il suo braccio massonico-finanziario e la sua rete d’intelligence, Londra esercita nel nostro paese un’influenza fortissima sull’aristocrazia, la politica, le forze armate, l’industria privata, l’informazione e la cultura. In virtù di tale autorità, contribuisce all’ascesa del fascismo e al suo consolidamento. Salvo poi provocar-ne la crisi, quando nel regime si manifestano tendenze a una politica energetica nazionale che minacciano gli inte-ressi britannici, e la sua caduta quando Benito Mussolini, una «creatura» inglese a partire dal 1917, tradisce i vecchi padroni finendo per schierarsi al fianco della Germania nazista nella seconda guerra mondiale.

Nell’ultima fase del conflitto, quando le sorti volgono decisamente a favore degli Alleati (perché dispongono di abbondanti risorse petrolifere, mentre quelle dell’Asse scar-seggiano), gli inglesi pensano già al dopo, alle nuove bat-taglie da combattere a partire dal 1945. E rafforzano la rete di influenza in Italia inglobando nella loro intelligence ambienti mafiosi e repubblichini, il cui apporto alla causa britannica sarà decisivo nei decenni a seguire. Conclusa la guerra, a differenza degli americani, Londra non considera gli italiani un popolo che ha combattuto per la propria

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Questo libro 7

liberazione dal nazifascismo al fianco degli Alleati, ma come una nazione sconfitta. E dunque soggetta alle leggi dei vincitori. Il nostro paese non può avere un regime piena-mente democratico. Non può provvedere autonomamen-te alla propria sicurezza. E, soprattutto, non deve seguire una linea di politica estera basata su un proprio interesse nazionale. Quei divieti segreti, imposti nel 1945 dalla dottrina del leader conservatore Winston Churchill, ven-gono poi di fatto recepiti nel trattato di pace del 1947 e nelle clausole dell’Alleanza atlantica nel 1949: coperti da un manto di ipocrisia e di indicibilità, condizioneranno i rapporti tra i due paesi lungo l’intero arco della guerra fredda. E persino dopo la caduta del Muro di Berlino.

Nel dopoguerra, la storia dei conflitti invisibili tra Roma e Londra si snoda lungo un sentiero strettissimo. Delimi-tato, da un lato, dalle strategie di una gran parte della clas-se dirigente italiana, desiderosa di entrare a pieno titolo nel gioco delle grandi potenze economiche; dall’altro, dalla dottrina Churchill, con le sue successive rielaborazioni. La scaltrezza e le astuzie di una nazione bisognosa anch’essa di espandere i propri mercati e di affrancarsi dalla dipendenza energetica si scontra quindi con il cinismo e le furbizie di Sua Maestà britannica. In questa partita a scacchi all’ultimo sangue, si misurano così le aspirazioni di un paese giovane – che è pronto a sfruttare ogni varco, ogni occasione per emergere – con gli interessi di una gloriosa potenza colo-niale in declino, che mette in campo la sua rete d’influenza e le sue quinte colonne, sempre pronte a scattare al minimo segnale di pericolo. È una storia che corre continuamente sulla lama di un rasoio. Chiunque, nel ceto politico o indu-striale italiano, osi disubbidire alle regole segrete della dot-trina Churchill, si chiami Enrico Mattei o Aldo Moro, è

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considerato dagli inglesi alla stregua di un nemico mortale. Da combattere con ogni mezzo.

A raccontarcela per la prima volta in modo organico, questa storia, ora sono gli stessi britannici. Attraverso le loro carte segrete. E leggendo i documenti non si può fare a meno di pensare al modo in cui gran parte del mondo politico, degli ambienti intellettuali e dell’informazione italiani tendono ancora oggi ad affrontare i nodi della nostra storia. «Non c’è più niente da sapere!» Lo abbiamo sentito dire troppo spesso, sui giornali o dagli schermi televisivi. E da accreditati opinionisti che hanno «occupato» ogni spazio dedicato alla memoria per imporre la loro chiave di lettura, ripetuta come un mantra: tutto è nato, si è svilup-pato e si è consumato esclusivamente dentro i nostri con-fini, senza alcuna responsabilità di menti e mani straniere. Come se l’Italia fosse un’entità a parte, isolata da un con-testo più ampio, e non interagisse con il resto del mondo, a cominciare da quello più vicino.

È un limite culturale, un macigno calato sulla via della comprensione degli aspetti indicibili della nostra storia: si poteva dire all’opinione pubblica, per esempio, quanto le vicende interne italiane fossero condizionate dalla dottrina Churchill? Ma se da parte del ceto politico e di governo ci si può anche aspettare un atteggiamento «omertoso», maga-ri giustificato dalla ragion di Stato, dagli uomini dell’in-formazione e dagli intellettuali no. Questi hanno il dovere di aprire le menti a nuovi orizzonti: se invece loro per pri-mi si rifugiano in quel «non c’è più niente da sapere», vuol dire che nel sistema c’è qualcosa di profondamente sbaglia-to. E non sempre si può spiegare tutto alla luce del «limite culturale». A volte può essere semplicemente cattiva coscien-za. Ma non è un’attenuante. Semmai un’aggravante.

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Giovanni Fasanella è autore di molti libri sulla storiainvisibile italiana, tra i quali ricordiamo: SEGRETO DISTATO (con G. Pellegrino e C. Sestieri, Einaudi 2000), CHECOSA SONO LE BR (con A. Franceschini, Bur 2004), LAGUERRA CIVILE (con G. Pellegrino, Bur 2005), I SILENZIDEGLI INNOCENTI (con A. Grippo, Bur 2006), 1861 (conA. Grippo, Sperling & Kupfer 2010). Per Chiarelettereha pubblicato il Dvd+libro IL SOL DELL’AVVENIRE(con G. Pannone, 2009) e INTRIGO INTERNAZIONALE(con R. Priore, 2010).

Una guerra devastante, mai interrotta. Questo libroapre uno squarcio importante nella storia del nostropaese e risponde a quesiti altrimenti indecifrabili chenemmeno le inchieste giudiziarie sono riuscite achiarire del tutto. A cominciare dal delitto Matteotti(1924) per arrivare alla morte di Mattei (1962) e diMoro (1978). Ogni volta che gli italiani hanno provato a decideredel proprio destino, gli inglesi sono intervenuti. Ora iDOCUMENTI DESECRETATI, che i due autori hannoconsultato negli archivi londinesi di Kew Gardens, lodimostrano. Da quelle carte emerge con chiarezza chenon è Washington a ordire piani eversivi per l’Italia,come si è sempre creduto, ma soprattutto Londra, chenon vuol perdere il controllo delle rotte petrolifere econtrasta la politica filoaraba e terzomondista diMattei, Gronchi, Moro e Fanfani. Il petrolio però non è il solo problema. Per gli inglesianche i comunisti sono un’ossessione. Tanto da con-trastarli con ogni mezzo. Persino arruolando schieredi GIORNALISTI, INTELLETTUALI E POLITICI per orien-tare l’opinione pubblica e il voto degli italiani. Unapposito dipartimento del Foreign Office lavora aquesto obiettivo, affiancato da vecchi amici dei servizibritannici come l’ex partigiano monarchico EdgardoSOGNO e l’ex comandante repubblichino della DecimaMas Junio Valerio BORGHESE. Finché si arriva al1976, l’anno che apre al Pci le porte del governo. ALondra progettano un GOLPE. Ma l’ipotesi viene allafine scartata a favore di un’altra “azione sovversiva”.Si scatena così un’ondata terroristica che culminanell’assassinio di Aldo Moro.

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IL GOLPEINGLESE

“AZIONE A SOSTEGNO DI UN COLPO DI STATO O DI UNADIVERSA AZIONE SOVVERSIVA ... SI RACCOMANDA

DI TENERNE CONTO SIA A LONDRA SIA NELCORSO DEGLI INCONTRI CON GLI

AMERICANI, I TEDESCHIE I FRANCESI.”

Memorandum segretodel Foreign Office (6 maggio 1976)

per impedire l’ingresso del PCI nel governo italiano DA MATTEOTTI A MORO: LE PROVEDELLA GUERRA SEGRETA PER ILCONTROLLO DEL PETROLIO E DELL’ITALIA

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