IL GIUBILEO SARÀ UNA STRAORDINARIA ESPERIENZA DELLA … · 2019. 2. 5. · Ringrazio l’amico...

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PERIODICO DELLA DIOCESI DI S. MARINO-MONTEFELTRO - NUOVA SERIE - Anno LXI - N. 10 - novembre 2015 Poste Italiane s.p.a. - Sped. abb. post. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1 comma 1 - CN/FC - Direttore responsabile: Francesco Partisani contiene I.R. IL GIUBILEO SARÀ UNA STRAORDINARIA ESPERIENZA DELLA MISERICORDIA DI DIO CON UNA GRANDE VALENZA SPIRITUALE, CULTURALE E POLITICA LA MISERICORDIA: una scommessa vincente H o ricevuto un lungo sms da una cara signora. Mi confida un certo risentimento per la disinvoltura con cui si fa frequente uso della parola misericordia. Cito, a senso, la sua argomentazio- ne: «Si livella tutto, si diffonde qualunquismo, non si premia chi vale, si giustifica chi sbaglia». Ho risposto che, per un peccatore, il termine misericordia ri- sulta immediatamente dolcissimo e incoraggiante. A tutti quelli che, come me, si sentono operai dell’ultima ora, non dispiace af- fatto che il padrone della vigna sia pieno di benevolenza fino al paradosso (cfr. Mt 20,1-16). Questa la mia prima reazione. Devo ringraziare, comunque, per quel messaggio, perché mi costringe ad approfondire il tema, anzi l’esperienza della misericordia. Co- sì mi sono ritrovato nuovamente davanti all’originalità della mis- sione di Gesù. Che cosa è venuto a dirci? La mente sfoglia, una ad una, le pagine dei vangeli coi racconti e i detti di Gesù. Quale è il cuore del lieto messaggio? Qual è la risposta al “chi è co- stui?”, domanda dei suoi contemporanei, ripresa poi in ogni epo- ca? Attraverso Gesù il Padre rivela quanto gli manchi l’uomo. “Mi manchi!”. È il ritornello – a volte drammatico – che ri- torna nelle nostre relazioni, un ritornello ripreso nella letteratura, nelle canzoni. Esprime la ferita dei cuori umani, perché creati per compiersi nella relazione, nell’amicizia. Misuriamo l’amore da quanto l’altro ci manca o da quanto manchiamo all’altro. Ma tut- to questo, come il mancare struggente a causa della morte, non è che un simbolo del nostro sentire la mancanza di Dio, ma anche e di più, di come Dio senta la nostra mancanza. Ringrazio l’amico padre Lepori per le parole che mi presta e che vado parafrasan- do: la grande rivelazione che Gesù ha condensato nella parabola del Padre misericordioso (del figliol prodigo) dice quanto il figlio manchi al Padre, più di quanto il Padre manchi al figlio. Sì, noi manchiamo a colui che ci ha fatti, a colui cui apparteniamo e che invece abbiamo abbandonato. Ci ha fatti con una libertà che può deludere le sue attese di pa- dre. E l’annuncio di questa mancanza è la misericordia stessa. Nel cuore di Dio c’è uno spazio di amore che ci attende sempre. Le tre parabole della misericordia, nel capitolo 15 di Luca, prima che illustrare il modo con cui Dio cerca, perdona, accoglie, illustrano il dramma del cuore divino a cui manca l’uomo. Non è la pecora che sente d’essere perduta, e tantomeno la moneta. E pure il figlio prodigo non torna a casa se non per causa della fame e della sua miseria. La passione è tutta nel cuore del padre che ha visto partire il figlio minore e vive scrutando l’orizzonte finché non torni. Il dolore della mancanza e la festa del ritorno sono anzitutto nel cuore di Dio. Mi piace riportare a questo punto le parole di una poesia indiana, il “Canto del paria”, il canto di un povero barbiere stupefatto per l’accoglienza che a lui riserva il Signore. «Un giorno Dio benedetto passò davanti alla mia capanna: pro- prio la mia capanna di povero barbiere paria. / Io corsi; Egli si voltò e mi attese: attese proprio me, un povero barbiere paria. / Gli dissi tremando: “Posso parlarti Signore?”. Ed Egli mi rispo- se: “Puoi parlare amico”. / Gli chiesi: “Nel tuo Regno c’è un po- sto anche per me?”. Mi rispose: “Certo, c’è posto anche per te”. Lo disse a me, un povero barbiere paria. / Gli domandai ancora: “Signore posso seguirti anch’io?”. “Certo, vieni!”. / Gli dissi in- fine: “Signore posso restare sempre vicino a te?”. Mi rispose: “Lo puoi”. Lo disse proprio a me, a me povero barbiere paria». Il Giubileo che ci prepariamo a celebrare sarà una straordina- ria esperienza della misericordia di Dio con una grande valenza spirituale: la riproposta dell’amore di Dio che ama per primo, sempre, subito e con gioia, susciterà nuovi slanci e concreti pro- positi di conversione. Il Giubileo avrà anche una forte valenza culturale: all’umanità che vive, in questi giorni come non mai, l’oscurarsi della ragione, l’orrore per crimini che si pensavano ir- ripetibili, la delusione per tante attese infrante, viene riconsegna- ta la parola del perdono e della speranza. Credenti e uomini di Continua a pag. 2

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PERIODICO DELLA DIOCESI DI S. MARINO-MONTEFELTRO - NUOVA SERIE - Anno LXI - N. 10 - novembre 2015Poste Italiane s.p.a. - Sped. abb. post. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1 comma 1 - CN/FC - Direttore responsabile: Francesco Partisani

contiene I.R.

IL GIUBILEO SARÀ UNA STRAORDINARIA ESPERIENZA DELLA MISERICORDIA DI DIO CON UNA GRANDE VALENZA SPIRITUALE, CULTURALE E POLITICA

LA MISERICORDIA: una scommessa vincenteHo ricevuto un lungo sms da una cara signora. Mi confida un

certo risentimento per la disinvoltura con cui si fa frequenteuso della parola misericordia. Cito, a senso, la sua argomentazio-ne: «Si livella tutto, si diffonde qualunquismo, non si premia chivale, si giustifica chi sbaglia».

Ho risposto che, per un peccatore, il termine misericordia ri-sulta immediatamente dolcissimo e incoraggiante. A tutti quelliche, come me, si sentono operai dell’ultima ora, non dispiace af-fatto che il padrone della vigna sia pieno di benevolenza fino alparadosso (cfr. Mt 20,1-16). Questa la mia prima reazione. Devoringraziare, comunque, per quel messaggio, perché mi costringead approfondire il tema, anzi l’esperienza della misericordia. Co-sì mi sono ritrovato nuovamente davanti all’originalità della mis-sione di Gesù. Che cosa è venuto a dirci? La mente sfoglia, unaad una, le pagine dei vangeli coi racconti e i detti di Gesù. Qualeè il cuore del lieto messaggio? Qual è la risposta al “chi è co-stui?”, domanda dei suoi contemporanei, ripresa poi in ogni epo-ca? Attraverso Gesù il Padre rivela quanto gli manchi l’uomo.

“Mi manchi!”. È il ritornello – a volte drammatico – che ri-torna nelle nostre relazioni, un ritornello ripreso nella letteratura,nelle canzoni. Esprime la ferita dei cuori umani, perché creati percompiersi nella relazione, nell’amicizia. Misuriamo l’amore daquanto l’altro ci manca o da quanto manchiamo all’altro. Ma tut-to questo, come il mancare struggente a causa della morte, non èche un simbolo del nostro sentire la mancanza di Dio, ma anche edi più, di come Dio senta la nostra mancanza. Ringrazio l’amicopadre Lepori per le parole che mi presta e che vado parafrasan-do: la grande rivelazione che Gesù ha condensato nella paraboladel Padre misericordioso (del figliol prodigo) dice quanto il figliomanchi al Padre, più di quanto il Padre manchi al figlio. Sì, noimanchiamo a colui che ci ha fatti, a colui cui apparteniamo e cheinvece abbiamo abbandonato.

Ci ha fatti con una libertà che può deludere le sue attese di pa-dre. E l’annuncio di questa mancanza è la misericordia stessa. Nel

cuore di Dio c’è uno spazio diamore che ci attende sempre. Letre parabole della misericordia,nel capitolo 15 di Luca, prima che illustrare il modo con cui Diocerca, perdona, accoglie, illustrano il dramma del cuore divino acui manca l’uomo. Non è la pecora che sente d’essere perduta, etantomeno la moneta. E pure il figlio prodigo non torna a casa senon per causa della fame e della sua miseria. La passione è tuttanel cuore del padre che ha visto partire il figlio minore e vivescrutando l’orizzonte finché non torni.

Il dolore della mancanza e la festa del ritorno sono anzituttonel cuore di Dio. Mi piace riportare a questo punto le parole diuna poesia indiana, il “Canto del paria”, il canto di un poverobarbiere stupefatto per l’accoglienza che a lui riserva il Signore.«Un giorno Dio benedetto passò davanti alla mia capanna: pro-prio la mia capanna di povero barbiere paria. / Io corsi; Egli sivoltò e mi attese: attese proprio me, un povero barbiere paria. /Gli dissi tremando: “Posso parlarti Signore?”. Ed Egli mi rispo-se: “Puoi parlare amico”. / Gli chiesi: “Nel tuo Regno c’è un po-sto anche per me?”. Mi rispose: “Certo, c’è posto anche per te”.Lo disse a me, un povero barbiere paria. / Gli domandai ancora:“Signore posso seguirti anch’io?”. “Certo, vieni!”. / Gli dissi in-fine: “Signore posso restare sempre vicino a te?”. Mi rispose:“Lo puoi”. Lo disse proprio a me, a me povero barbiere paria».

Il Giubileo che ci prepariamo a celebrare sarà una straordina-ria esperienza della misericordia di Dio con una grande valenzaspirituale: la riproposta dell’amore di Dio che ama per primo,sempre, subito e con gioia, susciterà nuovi slanci e concreti pro-positi di conversione. Il Giubileo avrà anche una forte valenzaculturale: all’umanità che vive, in questi giorni come non mai,l’oscurarsi della ragione, l’orrore per crimini che si pensavano ir-ripetibili, la delusione per tante attese infrante, viene riconsegna-ta la parola del perdono e della speranza. Credenti e uomini di

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2MONTEFELTRO UFFICIO LITURGICO

MONTEFELTROPerIodICo dellA dIoCeSI

dI SAn MArIno -MonTeFelTro

NUOVA SERIE

Anno LXI - N. 10 - novembre 2015Poste Italiane s.p.a. - Sped. abb. post.

D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46)art. 1 comma 1 - CN/FC

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Questo periodico è associato all’Unione Stampa Periodica Italiana

Associato alla Federazione Italiana Settimanali Cattolici

Il mese di novembre si apre con la festa diTutti i Santi e la Commemorazione dei Fede-li Defunti, per questo è il mese tradizional-mente dedicato alla visita ai Cimiteri e al ri-cordo dei morti. Per un credente si tratta di unmomento forte nel quale manifestare ancheesteriormente il legame con quanti “ci hannopreceduto con il segno della fede e dormonoil sonno della pace” ed allo stesso tempo perriflettere sulla precarietà della nostra esistenzama anche sul dono della vita eterna che Dioha preparato per noi; una prospettiva di co-munione totale con la Trinità e con i fratellitalmente entusiasmante da far esclamare aSan Francesco: “È tanto il bene che mi aspet-to che ogni pena mi è diletto!”. In questa pro-spettiva anche i piccoli gesti del portare unfiore o un cero sulla tomba di una persona ca-ra acquistano un significato bello e profondo.Il fiore dice il nostro amore ma parla anche diuna vita che sembra morire ma che rifioriscein Dio; il cero rimanda inevitabilmente al ce-ro pasquale e alla nostra fede in Gesù Risortoche ha vinto la morte. Ci ricorda anche che,nel battesimo, noi siamo morti con Cristo eche se siamo uniti a lui nella morte lo saremoanche nella risurrezione, come spiega l’apo-stolo Paolo ai Romani. Oggi tuttavia, con ilgenerale affievolirsi della fede, tali significatisi vanno perdendo e la visita ai cimiteri ed igesti che l’accompagnano finiscono per ridur-si spesso alla sola dimensione sentimentalecon un evidente impoverimento di significatoche rende quanto mai attuale la provocatoriadomanda del Poeta: “All’ombra de’ cipressi edentro l’urne confortate di pianto è forse ilsonno della morte men duro?” (U. Foscolo, I sepolcri). È importante quindi che i cristianisiano sempre più consapevoli della ricchezzadei gesti di fede che compiono (e questo valein generale per tutte le celebrazioni liturgiche)anche per poter essere, con la testimonianzadella loro vita, strumenti di consolazione e disperanza per le altre persone. Ci limiteremoqui a qualche accenno su due aspetti della li-turgia per i defunti: le esequie ed il suffragio.Le Premesse al Nuovo Rito delle Esequie siaprono con un’affermazione fondamentale:nelle esequie dei suoi figli la Chiesa celebra ilmistero pasquale di Cristo. Può sembrareun’affermazione scontata ma non lo è. Essasignifica infatti che le esequie non sono soloun saluto al defunto o un’occasione per mani-festare vicinanza alla famiglia e neppure si li-mitano all’intercessione per il defunto. Leesequie intendono anzitutto esprimere e mani-festare la Pasqua/passaggio di Cristo che sicompie nei singoli credenti, in quanto dal bat-tesimo formano in lui un solo corpo. Potrem-mo dire che il battesimo trova compimentonella morte di un cristiano perché essa costi-tuisce il compimento di quella nuova nascitainiziata con il battesimo. Questo legame fra idue momenti è reso visibilmente, tra l’altro,dal segno del cero pasquale acceso accanto albattistero e accanto alla bara. Vale per tuttinoi quindi quanto diciamo dei santi, il cui

giorno della morte vie-ne chiamato dallaChiesa “dies natalis”, giorno della nascita. IlCatechismo della Chiesa cattolica paragona,con un’immagine bellissima, la vita su questaterra di un cristiano alla gestazione di unbambino che sfocerà nell’evento stupendodella nascita: “La Chiesa che, come Madre,ha portato sacramentalmente nel suo seno ilcristiano durante il suo pellegrinaggio terreno,lo accompagna al termine del suo camminoper rimetterlo «nelle mani del Padre»” (CCCn. 1683).  In questa ottica anche la bella tradi-zione di recitare il Rosario nella veglia per undefunto acquista nuova luce: la Chiesa Madreaffida la nascita nell’eternità di questo suo fi-glio alla Madre del Signore perché lo assista elo deponga fra le braccia del Padre. Entriamocosì nel secondo aspetto cui volevamo accen-nare: la preghiera di suffragio per i defunti. Iltempo del pellegrinaggio terreno ci è datoperché, attraverso i sacramenti, la preghiera,le opere buone e le sofferenze liberamente ac-cettate, possiamo avvicinarci a Dio e prepa-rarci ad accogliere il dono di sé che egli vuolfarci nell’eternità. Ma l’esistenza terrena puònon bastare. Chi al termine di essa non è inpiena sintonia con il Signore Gesù, dovrà pro-seguire la propria liberazione dal peccato, peressere «senza macchia né ruga». Consapevoledi questo già il cristianesimo antico, in conti-nuità con la tradizione ebraica, ha coltivato lapietà verso i defunti: preghiera, elemosina, di-giuno e soprattutto la celebrazione dell’euca-ristia, giustamente considerata il suffragio pereccellenza. “La Chiesa infatti offre per i de-funti il sacrificio eucaristico, memoriale dellaPasqua di Cristo, e innalza preghiere e com-pie suffragi; e poiché tutti i fedeli sono unitiin Cristo, tutti ne traggono vantaggio: aiutospirituale i defunti, consolazione e speranzaquanti ne piangono la scomparsa» (Premesseal Nuovo Rito delle Esequie). In verità, lastessa preghiera per i defunti andrebbe intesanon come una intercessione a senso unico,bensì inserita in un più ampio contesto di re-ciproche relazioni. Allora, se da una parte loscopo della preghiera per i defunti è quello disostenerli nel corso della loro purificazione edi contribuire alla sua buona riuscita, dall’al-tra va tenuta presente non solo la preghieradei vivi per i defunti, ma anche la preghieradei defunti per i vivi. Non si spezza infattiquel legame di comunione e di amore vicen-devole che ci ha uniti in vita ma anzi cresce esi perfeziona, nell’attesa fiduciosa del giornoin cui “ci ritroveremo nella casa del Padre,dove l’amore di Cristo, che tutto vince, tra-sformerà la morte in aurora di vita eterna”.(Terza preghiera di commiato).

* Incaricato diocesano per la Liturgia e i Ministri Istituiti

(Per chi desidera approfondire: Catechismodella Chiesa Cattolica dal n. 992 al 1037 e daln. 1680 al n. 1690 – Catechismo degli adulti:dal n. 1191 al 1196 e dal n. 1204 al 1207).

LA LITURGIA DEI DEFUNTI RICORDA LA PASQUA

MORTI IN CRISTOdi don Graziano Bartolini, diacono*

Continua dalla prima pagina

buona volontà sono chiamati a mobilitarsiper tessere rapporti nuovi. La misericor-dia costituisce la scommessa vincente peril futuro dell’umanità nuova.

Il Giubileo avrà pure una valenza poli-tica, anzitutto perché sarà un’esperienzacomunitaria, di popolo. Mira al recuperodi risorse e di energie nuove. Si è parlatoe si parla ancora di “questione morale”.

Ho avuto modo l’anno scorso di indi-rizzare ai sammarinesi un messaggio suquesta emergenza. Ma vale per tutti.Scrissi che «Rigenerazione vuol dire anzi-tutto saper trarre profitto dai propri sba-gli e ripartire. È giusto che chi ha sba-gliato finalmente si riscatti, riconoscendol’errore e dando prova della nobiltàdell’animo che probabilmente non è venu-ta meno e restituisca […]. Rigenerazionesignifica anche disponibilità al perdono; eperdono non è far finta di niente, al con-trario! Comporta da una parte umiltà edall’altra premura per la verità. Dettomeglio: “Caritas in veritate”. In unagrande scuola media della nostra Repub-blica è stato messo un cartello con unascritta a grossi caratteri: “Meglio unasconfitta pulita, che una vittoria sporca”».

La gente chiede soprattutto coerenza.La chiede specialmente ai cattolici (clero elaici): troppo grande il loro messaggio. Lagiustizia vuole che si dia ad ognuno il suo;ma è giustizia anche dare del proprio adognuno! È la proposta delle opere di mise-ricordia, da riprendere ad una ad una, daattualizzare e da praticare personalmentee insieme, a partire dall’accoglienza. Conla raccomandazione di non cadere nell’at-tivismo (il fare!), ma di acquisire una men-talità: l’altro è mio fratello!

@ Andrea Turazzi

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3MONTEFELTRO UFFICIO LITURGICO

La presentazione del Rosario fatta nel-l’ultimo numero del nostro mensile diocesa-no sollecita un ulteriore approfondimento,necessario per una “pratica” corretta e frut-tuosa di questa preghiera della tradizionedella Chiesa. Proprio per evitare quelle insidie di stor-

ture del significato e della vera comprensio-ne del Rosario il santo Papa Giovanni Pao-lo II, nella sua Lettera Apostolica RosariumVerginis Mariae sul Santo Rosario del2002, si rivolge da una parte a coloro chehanno il compito di aiutare il popolo di Diocon la riflessione teologica e la predicazio-ne, e dall’altra agli stessi fedeli. Ai primiegli chiede “di astenersi con ogni cura daqualunque falsa esagerazione, come pure dauna eccessiva grettezza di spirito, nel consi-derare la singolare dignità della madre diDio”, e al contrario di illustrare “rettamentegli uffici e i privilegi della beata Vergine, iquali sempre sono orientati verso il Cristo,origine della verità totale, della santità edella pietà”. Da queste parole di GiovanniPaolo II si capisce che Cristo è non solo ilcentro del Rosario ma anche il termine ulti-mo che dà senso ed efficacia alla stessa pre-ghiera. Ai fedeli il Papa chiede di ricordar-si sempre “che la vera devozione non con-siste né in uno sterile e passeggero senti-mentalismo, né in una certa qual vana cre-dulità, bensì procede dalla fede vera, dallaquale siamo portati a riconoscere la premi-nenza della madre di Dio, e siamo spinti alfiliale amore verso la madre nostra eall’imitazione delle sue virtù” (n. 67). Lapreghiera mariana ci orienta quindi a Coleiche è nostra madre, perché prima di tutto èmadre del Salvatore, per invocarla e perimitarla nelle virtù cristiane. Maria invoca-ta, quindi, come mediatrice dentro l’unicamediazione salvifica di Gesù Cristo e comemodello da seguire e da imitare!Anzi, il Papa ribadisce che la preghiera

del Rosario, pur nella sua caratteristicaprettamente mariana, è strutturata sul conte-nuto essenzialmente cristologico. Infatti, ilRosario, “nella sobrietà dei suoi elementi,concentra in sé la profondità dell’interomessaggio evangelico, di cui è quasi uncompendio. In esso riecheggia la preghieradi Maria, il suo perenne Magnificat perl’opera dell’Incarnazione redentrice iniziatanel suo grembo verginale. Con esso il po-polo cristiano si mette alla scuola di Maria,per lasciarsi introdurre alla contemplazionedella bellezza del volto di Cristo e all’espe-rienza della profondità del suo amore. Me-diante il Rosario il credente attinge abbon-danza di grazia, quasi ricevendola dalle ma-

ni stesse della Madredel Redentore” (n. 1).Basta considerare che la preghiera del Ro-sario rappresenta la meditazione e l’ap-profondimento del mistero di Cristo dallasua Incarnazione alla gloria della sua Risur-rezione fino alla glorificazione della nostraumanità in quella di Maria. Pregare bene ilRosario qui implica necessariamente la me-ditazione dei singoli misteri “contemplati”in esso, e non prima di tutto una recita mec-canica degli “ave Maria”.Dunque con la preghiera a Maria, dentro

la preghiera di Maria, verso Gesù, unicoSalvatore!

* Assistente collaboratore Ufficio diocesanoper la Liturgia e i Ministri Istituiti

LA PREGHIERA DEL ROSARIO

LA SUA COMPRENSIONEdi don Raymond Nkindji Samuangala*

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4MONTEFELTRO VITA DELLA CHIESA

Francesco, che ha scelto Lampedusa come meta del suo primoviaggio proprio per mettere al centro del suo pontificato l’acco-glienza agli immigrati, recentemente ha chiesto “perdono per lepersone e le istituzioni che chiudono la porta a questa gente checerca vita, una famiglia, che cerca di essere custodita”. Ed oranel suo messaggio per la 102ª Giornata Mondiale del Migrante edel Rifugiato ha messo in rilievo il nesso profondo tra misericor-dia e accoglienza. Ha infatti iniziato il suo messaggio citando labolla di indizione del Giubileo Straordinario della Misericordia:«“Ci sono momenti nei quali inmodo ancora più forte siamochiamati a tenere fisso lo sguar-do sulla misericordia per diven-tare noi stessi segno efficacedell’agire del Padre” (Misericor-diae Vultus, 3). L’amore di Dio,infatti, intende raggiungere tuttie ciascuno, trasformando coloroche accolgono l’abbraccio delPadre in altrettante braccia chesi aprono e si stringono perchéchiunque sappia di essere amatocome figlio e si senta “a casa”nell’unica famiglia umana».

Tutti ricordiamo l’appello con-creto che Papa Francesco ha ri-volto all’angelus a tutte lerealtà, a meno di tre mesidall’inizio del Giubileo dellamisericordia che si aprirà l’8 dicembre 2015. Per Francesco«di fronte alla tragedia di decine di migliaia di profughi chefuggono dalla morte per la guerra e per la fame, e sono incammino verso una speranza di vita, il Vangelo ci chiama aessere “prossimi” dei più piccoli e abbandonati. A dare lorouna speranza concreta. Non soltanto dire: “Coraggio, pazien-za!…”». La speranza è combattiva, con la tenacia di chi vaverso una meta sicura. «Pertanto, – è stato l’invito del Papa –in prossimità del Giubileo della misericordia, rivolgo un ap-pello alle parrocchie, alle comunità religiose, ai monasteri eai santuari di tutta Europa a esprimere la concretezza delVangelo e accogliere una famiglia di profughi. Un gesto con-creto in preparazione all’Anno Santo. Ogni parrocchia, ognicomunità religiosa, ogni monastero, ogni santuario d’Europaospiti una famiglia, incominciando dalla mia diocesi di Roma.Mi rivolgo ai miei fratelli vescovi d’Europa, veri pastori, per-

ché nelle loro diocesi sostengano questo mio appello, ricor-dando che misericordia è il secondo nome dell’amore: “Tuttoquello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più pic-coli, l’avete fatto a me”. Anche le due parrocchie del Vatica-no accoglieranno in questi giorni due famiglie di profughi».

Nel suo messaggio il Papa ha tenuto a ricordare che è propriola rivelazione biblica ad incoraggiare l’accoglienza dello stra-niero, motivandola con la certezza che così facendo si aprono

le porte a Dio e nel volto del-l’altro si manifestano i tratti diGesù Cristo. «Molte istituzioni,associazioni, movimenti, gruppiimpegnati, organismi diocesani,nazionali e internazionali speri-mentano lo stupore e la gioiadella festa dell’incontro, delloscambio e della solidarietà. Es-si hanno riconosciuto la voce diGesù Cristo: “Ecco, sto allaporta e busso” (Ap 3,20). Eppu-re non cessano di moltiplicarsianche i dibattiti sulle condizionie sui limiti da porre all’acco-glienza, non solo nelle politichedegli Stati, ma anche in alcunecomunità parrocchiali che ve-dono minacciata la tranquillitàtradizionale. Di fronte a taliquestioni – si è chiesto France-

sco – come può agire la Chiesa se non ispirandosi all’esempioe alle parole di Gesù Cristo?». Per ricordarci che «la rispostadel Vangelo è la misericordia».

L’invito insistente del Papa mette in risalto la centralitàdell’accoglienza nella vita del cristiano, anzi ne rivela l’auten-ticità perché è profondamente legata all’accoglienza del Van-gelo. Le sue parole ci pongono seriamente di fronte a questoappello che si presenta per ciascuno di noi come la reale pos-sibilità di amare e di accogliere Cristo in ciascuno di “questipiccoli”. Anche la nostra diocesi, le nostre parrocchie, le no-stre famiglie e i nostri conventi hanno da pronunciare la loroparola di misericordia e di accoglienza dell’altro bisognoso,per rispondere all’invito di Gesù stesso: siate misericordiosicome il Padre vostro è misericordioso (Lc, 6, 36).

Monache Agostiniane - Pennabilli

Il Vangelo ci chiamaIl Vangelo ci chiamaa essere ‘prossimi’a essere ‘prossimi’dei più piccoli e abbandonatidei più piccoli e abbandonati

DARE UNA SPERANZA CONCRETA A TUTTI COLORO CHE DI FRONTE ALLA TRAGEDIA, A DECINE DI MIGLIAIA, FUGGONO DALLA MORTE PER LA GUERRA E PER LA FAME, E SONO IN CAMMINO VERSO UNA SPERANZA DI VITA

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5MONTEFELTRO ORDINI RELIGIOSI IN DIOCESI

La caratteristica spirituale ed apostolica del nostro isti-tuto è contenuta nella frase-programma: “Ardere et

Lucere”. Siamo religiose contemplative nell’azione aposto-lica, perché congiungiamo la preghiera con l’azione e vi-viamo la dimensione contemplativa della vita religiosa invarie forme di apostolato. Inoltre siamo una piccola realtàpresente in Italia, Repubblica di San Marino, Louisiana(USA), Messico, Brasile, Bangladesh e Zimbabwe (Africa).L’Istituto delle Maestre Pie dell’Addolorata continua anco-ra oggi a portare avanti “la passione per l’educazione” cheha ereditato dalla sua fondatrice Elisabetta Renzi, attraver-so: le scuole, i centri educativi, l’apostolato parrocchiale,le comunità di accoglienza, i pensionati, le case protette e icentri di spiritualità. Nella diocesi San Marino-Montefeltrosiamo presenti con quattro comunità: Borgo Maggiore, Do-magnano, Novafeltria, Carpegna.

Borgo MaggioreQui siamo presenti dal 23 settembre 1917. In tale data ab-biamo assunto la direzione della Scuola dell’Infanzia, dellascuola di lavoro e ci siamo impegnate nelle opere parroc-chiali. Ora che non siamo più nella scuola dell’infanzia vi-viamo con semplicità il nostro cammino in unione a tutti inostri fratelli e sorelle della parrocchia che sentiamo parte

LE SUORE MAESTRE PIELE SUORE MAESTRE PIEnella Diocesi di San Marino-Montefeltronella Diocesi di San Marino-Montefeltro

della nostra famiglia. I nostri impegni si svolgono in BorgoMaggiore, in Faetano con la catechesi ai piccoli e ai ragaz-zi, con il conforto spirituale alle persone sole, ai malati chesono in ospedale, con l’animazione della liturgia svolgendoanche il servizio di ministri straordinari dell’Eucaristia epartecipando alla vita e attività della parrocchia. Altra no-stra attività è la casa di preghiera, dove si tengono esercizispirituali, ritiri per ragazzi e famiglie che desiderano fare uncammino spirituale con i loro sacerdoti. Spesso vengono ra-gazzi che fanno concorsi musicali o di altro genere.

Domagnano

Le Maestre Pie dell’Addolorata sono una famiglia religiosafondata nel 1839 dalla Beata Elisabetta Renzi a Coriano (RN).Elisabetta Renzi nasce a Saludecio (RN), in Romagna, il 19 novembre 1786. A 5 anni si trasferisce con la famiglia nelvicino paese di Mondaino. La sua famiglia e il monastero oveè educata sono le fonti della sua spiritualità. Fra le tante vociche le risuonano attorno, riconosce quella inconfondibile diDio: “Vieni e seguimi”. Ne è irresistibilmente attratta, ne èentusiasta: “Dio mi fa tante offerte... ho un vivo desiderio difare del bene... per la gloria di Dio... nella casa di Dio!...”. Entra nel monastero agostiniano di Pietrarubbia (PU), ma per

le soppressioni napoleoniche del 1810 è costretta a lasciarloe ritorna in famiglia. Ma il Signore non tarda a rivelarsi a leiche è in ascolto: l’attende a Coriano ad aiutare un gruppo disignore dedite alla educazione delle fanciulle. È l’anno 1824.Elisabetta è l’anima di uno stupendo quadro di iniziative voltealla educazione umana, morale e cristiana della gioventù.Favorita dal Signore di conoscere 12 ore prima l’ora dellasua morte, cessa di vivere il 14 agosto 1859 alle ore 8,30. ACoriano è voce unanime: “È morta una santa!”. Il Papa Giovanni Paolo II l’ha proclamata Beata il 18 giugno1989.

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Questa comunità opera dal 1960, su un lascito di VincenzoTerenzi che si augurava che nella sua abitazione vi fosserosempre presenti le suore a reggere l’asilo infantile (comeera chiamato a quel tempo). Oggi una suora svolge ancoraquesto servizio in mezzo ai piccoli, cercando di seminareancora qualche insegnamento cristiano, là, dove purtroppoc’è uno stato laico che si allontana sempre più da quelli chesono gli insegnamenti morali e religiosi. Ascoltando l’invi-to della nostra fondatrice, Beata Elisabetta Renzi, che ci di-ceva: “Per il catechismo non c’è mai vacanza” prepariamo ibambini, soprattutto per l’iniziazione cristiana ai sacramenti

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6MONTEFELTRO ORDINI RELIGIOSI IN DIOCESI

nelle parrocchie di: Domagnano, Serravalle e Borgo Mag-giore e portiamo l’Eucarestia soprattutto il primo venerdìdel mese a diversi anziani nelle loro famiglie. La nostra pic-cola comunità (composta da solo due suore) è aperta a tuttie il Vescovo Andrea ha qui la sua sede di “appoggio” quan-do viene a San Marino per incontrare le persone che il Si-gnore gli ha affidato. La nostra giornata inizia con la pre-ghiera, la meditazione della Parola di Dio e l’Eucaristia; daqueste traiamo la forza interiore che ci rende capaci diun’autentica testimonianza evangelica nella vita quotidiana.Il nostro Centro Estivo è un punto di gioia e di allegria. È illaboratorio di cucito e ricamo che noi facciamo ogni anno.Non è solo motivo per lavorare, imparare e giocare. C’èconcentrazione sul pezzo di stoffa perché hanno lo scopo direalizzare qualcosa di bello. Un momento di Preghiera, didivertimento e stringere le loro amicizie. Le ore passano ve-loci, a piccoli passi, ogni giorno, ognuna si vede crescere ilproprio lavoro che porta soddisfazione e nello stesso tempovoglia di apprendere e maturare una bellissima esperienza.Tutto è condotto dalla esperienza, pazienza e competenzadell’Istituto Maestre Pie dell’Addolorata Suore di Doma-gnano che hanno il carisma proprio rivolto all’educazionedei bambini.

NovafeltriaLa presenza delle Maestre Pie a Novafeltria, è dovuta allacalda e ripetuta richiesta del Parroco, nel 1912. La popola-zione le aspettava con simpatia e subito fu scuola e dopo-

scuola per tutti. Le suore hanno poi visto il bisogno di ac-cogliere anche le bambine orfane, dando loro istruzione einsegnamento di lavori femminili: ricamo, sartoria e di eco-nomia domestica. Al gruppo interno della struttura si sonoaggiunte le ragazze del paese, formando un gruppo piuttostonumeroso. Le maestre, oltre ad essere guida nei lavori mu-liebri, davano alle ragazze una educazione umana e cristia-na, permettendo loro di formare una personalità basata sulfondamento di principi cristiani. Successivamente, si è aper-ta la “Scuola dell’Infanzia” accogliendo così anche i piùpiccoli. La scuola è tutt’ora attiva: l’unica scuola cattolicarimasta nel territorio di San Marino-Montefeltro. Le maestresi aggiornano seguendo una moderna “psico-pedagogia” av-valorata e impreziosita da esperienza e principi cristiani eumani. Attualmente, le Maestre Pie accolgono, in un picco-lo pensionato, gli anziani del paese, bisognosi di assistenza,provvedendo alle loro necessità. La loro permanenza è ral-legrata dalle visite dei loro cari, che spesso vengono a tro-varli. Anche le persone del paese, loro conoscenti, sono fe-lici di far loro una visita, o un breve saluto.

Carpegna

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La comunità delle Maestre Pie di Carpegna, costituita da trereligiose, inserita nella pastorale parrocchiale di San Nicolò,ne condivide il progetto ed offre la sua disponibilità a colla-borare nella liturgia, nella catechesi. Da 25 anni fa partedella struttura “Casa di risposo Paradiso”. Qui, ogni giorno,è attiva la “terapia dell’eterna giovinezza” per fornire ai“giovani di ieri” sempre nuove opportunità di crescita. Findal mattino presto, le religiose, con la salmodia e con la me-ditazione, fanno il pieno per una giornata di donazionegioiosa. Hanno anche la fortuna della celebrazione eucaristi-ca quotidiana, assieme agli ospiti, dato che un sacerdote,Don Francesco Ferrerio, inserito pure nella struttura, ci of-fre questa eccellente possibilità. Nel pomeriggio, tutti insie-me, il S. Rosario. Insomma, i giovani over-anta trovano al“Paradiso”, le strategie per essere e rimanere giovani, peruscire dal proprio “io” e far quadrato su “noi”, per esserepersone di speranza, perciò serene, ottimiste e contagiose inquesto. Del resto è questa la consegna della nostra fondatri-ce Elisabetta Renzi: “SII FELICE: DIO TI AMA!”.

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7MONTEFELTRO CONVEGNI

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8MONTEFELTRO LA TERZA

LE SETTE OPERE DELLA MISERICORDIAAvevano protetto la fuga di Caravag-

gio da Roma i famigliari di Luigi Carafa-Colonna. Questi era membro della Con-fraternita del Pio Monte che commis-sionò a Caravaggio la celebre pala delleSette opere di Misericordia. Siamo nel1606.In quest’opera Caravaggio non conce-

de spazio alla riflessione, né all’attesa, lacomposizione e il ritmo serrato delle fi-gure protagoniste di ciascuna opera la-sciano intendere l’urgenza cui la miseri-cordia chiama. La Vergine Maria con il suo divin Fi-

glio plana sorretta dagli angeli in uno diquei vicoli napoletani dove tutto ci siaspetta, tranne che di trovar misericordia.Il nitore della carne di Maria e di Gesùcontrasta con i chiariscuri e l’incarnatodei protagonisti della scena.Il percorso di lettura delle singole sce-

ne indica lo sguardo dell’angelo che ir-rompe nel vicolo a mano tesa. Egli guar-da la donna, una nutrice che generosa-mente offre il suo latte non a un bimbo,bensì a un carcerato. È l’unica donna deldipinto, giovane e bella, che adempie co-sì a due precetti: dar da mangiare agli af-famati e visitare i carcerati. La testadell’uomo barbuto che si sta nutrendo,infatti, sporge dalla finestra di un carce-re. La nutrice voltandosi di scatto induceanche noi a guardare nell’antro buio delvicolo dove un uomo, profittando dellagenerosità di una fonte pubblica, si staabbeverando. Dar da bere agli assetati la-scia lo spazio al dovere di accogliere ipellegrini. Un uomo vestito, probabil-mente, alla maniera dei membri del PioMonte sta puntando il dito fuori dallacornice del dipinto, cioè nell’ipoteticasala della Confraternita che avrebbeospitato il quadro e, dirigendo lo sguardoverso un pellegrino di Compostela con laconchiglia sul berretto, lo invita ad entra-re. La luce batte improvvisa sul volto delpellegrino che si avvicina frettoloso, e ri-conosciamo in lui lo stesso volto di Ge-sù. L’ospite è sacro, ogni volta che lo si

mile insegnamento era importante per imembri di una confraternita che poteva-no essere portati a riposare sugli aiuticoncreti che l’associazione riusciva a da-re senza parteciparvi direttamente e inprima persona.La luce che bagna il mantello del ric-

co generoso è la medesima luce che cor-re sulle spalle di un uomo forzuto, ilquale sta visibilmente trasportando undefunto, reggendogli i piedi. Accanto alui, un sacerdote, levando in alto il lume,sta cantando l’ufficio per i defunti. Sitratta del dovere cristiano di seppellire imorti, dando onore al corpo dell’uomoche è fatto per l’eternità. La Chiesa, benché recentemente abbia

permesso, per varie ragioni la cremazio-ne, ha sempre ritenuto che seppellire imorti sia una grande opera di misericor-dia corporale perché, con essa, si renderagione della fede nella risurrezione del-la carne.La fiamma del prelato ci porta a solle-

vare lo sguardo, così come la morte cieduca a ritornare alle cose del Cielo.Qui, ora, possiamo comprendere meglioil gesto spontaneo dell’angelo in primopiano che, scostando una delle alidell’altro angelo pare voler permettere aCristo di vedere meglio.Il volto di Gesù Bambino sembra

compiacersi del fatto che in una siffattaoscurità brilli ancora la luce della carità edella fratellanza. Sebbene la luce che ir-radia il dipinto venga dall’alto, la cande-la che sta sullo sfondo è il punto focaledel quadro. Non sono semplicemente leopere qui illustrate a essere meritevoli ea compiacere il Cristo benedetto, ma so-no le opere della fede, fatte per amore alSalvatore. Non la sola fede, ma nemmeno le sole

opere. Per la Chiesa ciò che salva son leopere della fede, cioè, appunto le operefatte in nome di quella Misericordia chepuò essere solo divina.

* Monache dell’Adorazione EucaristicaPietrarubbia

UN FATTO AL MESE

“L’ARTE COME PREDICAZIONE EVANGELICA”di Suor Maria Gloria Riva*

accoglie, come scrisse san Benedettonella sua Regola, si accoglie Cristo stes-so. Una tale provocazione è ribadita daldito puntato del padrone di casa, direttoanche verso di noi che stiamo ammiran-do la concitata scena caravaggesca. Ciaccorgiamo allora che a darci le spalle èun povero, nudo, cui un altro personag-gio riccamente abbigliato sta offrendo ilmantello. Contrariamente alla parabola del ricco

Epulone e del povero Lazzaro, qui il po-vero non ha volto, mentre ha volto e ca-ratteristiche riconoscibili il giovane cheoffre il mantello. Il messaggio di Cara-vaggio è chiaro: il povero non ha voltoperché forse è quello della porta accanto,quello incontrato anche da te che staiammirando il dipinto, mentre chi adem-pie l’opera di misericordia, è una perso-na precisa che non si può sostituire a te.Anche a te tocca far la tua parte, senzaappoggiarti a ciò che fanno gli altri. Si-

Michelangelo Merisi da Caravaggio,

Sette opere di Misericordia (1306-1607),

olio su tela (390-260 cm)

Pio Monte della Misericordia, Napoli

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9MONTEFELTRO SOSTENTAMENTO CLERO

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10MONTEFELTRO CONCILIO

DAI LAVORI DEL VATICANO II PRESE VITA IL TEMA DELLA MINISTERIALITÀ

Ricordiamo quest’anno il 50° anniversa-rio della chiusura del Concilio Vaticano II,e fra i tanti temi trattati in quella assise,vorrei accennare a uno in particolare: quel-lo della ministerialità di tutta la Chiesa e ditutti i battezzati. Infatti, uno dei frutti dellariflessione dei padri conciliari è proprio ilruolo, il posto, la missione dei fedeli laicidentro la Chiesa, una identità riscoperta intutta la sua dignità e valore a partire dal si-gnificato del sacramento del Battesimo cherende tutti partecipi del corpo di Cristo,dell’unico popolo di Dio, tutti partecipiquindi anche dell’unico sacerdozio di no-stro Signore (cfr. AA 3).Da questo ritrovato posto dentro la co-

munità dei credenti hanno potuto prendereavvio altre intuizioni e, in particolare, lapossibilità di affidare ai fedeli laici incari-chi e servizi che per molti secoli erano statiriservati esclusivamente ai ministri ordinati; Come per altri aspetti della Celebrazione

eucaristica, di tutta la liturgia, e della cate-chesi nel corso dei secoli si ebbe un feno-meno di clericalizzazione sempre più ac-centuato, tanto che, come ricorderanno an-che alcuni di voi, si giunse al punto che tut-ta la celebrazione dell’Eucaristia era con-dotta dal sacerdote, che faceva davvero tut-to! Bastava ci fosse un ministrante che “ri-spondesse” e la corale per il canto nellemesse solenni.La liturgia manifestava una visione di

chiesa diffusa in ogni altro ambito: i sacriministri erano considerati come gli unici ingrado di mediare il rapporto tra Dio e gliuomini, per questo tutto il resto dei battez-zati poteva solo attendere e ricevere daiconsacrati i benefici spirituali necessari.In questa situazione molto difficilmente

un cristiano poteva sentirsi chiamato ad es-sere annunciatore del Vangelo, collaborato-re della diffusione della Buona Notizia; tut-ti i battezzati rischiavano di sentirsi solo de-stinatari dell’azione dei ministri ordinati.E’ con il Concilio dunque che le espe-

rienze e le riflessioni maturate in tante si-tuazioni del mondo, diventano punto di par-tenza per una visione più matura e, al tem-po stesso, più vicina all’esperienza origina-ria di Chiesa. E’ con il linguaggio dellastessa Parola di Dio, che i padri conciliaridescrivono l’insieme dei battezzati, l’as-semblea dei chiamati.La Chiesa è il “corpo mistico di Cristo”:

grazie alla presenza e all’azione dello Spiri-to Santo in ogni battezzato, questo corpocresce e si sviluppa; ogni cristiano viene

rante la S. Messa) nell’assemblea liturgica.Egli deve curare la preparazione dei fedelialla comprensione della Parola di Dio ededucare nella fede i ragazzi e gli adulti. Ha,perciò, un ministero di annunciatore, dievangelizzatore; suo precipuo impegno èquello di accogliere, conoscere, meditare,testimoniare la Parola di Dio. Compitodell’accolito è aiutare il presbitero e il dia-cono nelle azioni liturgiche. Come ministrostraordinario, egli può esporre e distribuirel’Eucaristia portandola, ove necessario, an-che ai malati. Deve, dunque, conoscere e penetrare lo

spirito della liturgia e le norme che la rego-lano ed educare ad essa quanti nella comu-nità prestano il loro servizio all’altare. Ilcontatto che il suo ministero lo porta adavere con i deboli e gli infermi lo stimola afarsi strumento dell’amore di Cristo e dellaChiesa nei loro confronti. Lasciamo, perconcludere, la parola ai Vescovi (dal docu-mento I Ministeri nella Chiesa del 1973):“Non è una semplice funzione rituale quel-la che viene affidata ai ministeri, ma unavera missione ecclesiale che dalla liturgiaparte e alla liturgia ritorna, inserendosi peròin tutta la vita della Chiesa, e in tutti i suoimomenti… I ministeri sono conferiti comecompito e missione da espletare realmenteall’interno delle comunità della Chiesa. Innessun modo debbono essere sminuiti o co-me attribuzioni onorifiche, o come momen-ti episodici nella vita di un cristiano, o co-me prestazioni giustificate unicamente danecessità organizzative, o come semplicipassaggi d’obbligo, senz’efficacia operati-va, anteriori al diaconato e presbiterato”.Anche la nostra Chiesa particolare, ha in-

trapreso il cammino dei ministeri sia istitui-ti (attualmente sono 150), che ordinati (dia-coni permanenti ordinati sono 8 e tre incammino) nel desiderio di mettersi semprepiù a servizio, sull’esempio del suo Signo-re, che è venuto per servire e non per esse-re servito. In questo contesto facciamo i no-stri auguri e accompagniamo con la nostrapreghiera tre fratelli (Cervellini Massimo,Tani Saverio e Sabbatini Gianfranco) chenella prossima solennità di Cristo Redell’universo faranno un ulteriore passoverso il Diaconato permanente. La loro di-sponibilità generosa, aiuti altri all’internodella Comunità cristiana a dire il loro sì,per un servizio sempre più strettamente uni-to a quello del Signore Gesù.

* Vicario generale

50° ANNIVERSARIO DELLA CHIUSURA DEL CONCILIO VATICANO II

I MINISTERI LINFA VITALE E AUTENTICA VOCE DELLA COMUNITÀ DEI FEDELI LAICI di mons. Elio Ciccioni*

unito a Cristo, diventa simile a Cristo mor-to e risorto, partecipa con le proprie qualitàe doni, ricevuti dallo Spirito, con la propriacondizione particolare, a comporre questocorpo ricco e variegato, che mantiene co-munque sempre una profonda unità.Ogni battezzato cioè, per il fatto di esse-

re tale, ha già tutto ciò che gli è necessarioper condividere la missione di Gesù: offrirela vita a Dio e ai fratelli, servire il mondo(facendosi quindi re come Cristo lo è stato,servendo), annunciare le parole di Dio almondo che ancora non le conosce. Dentroquesto ritrovato volto della Chiesa hannopotuto allora trovare il loro posto e, di con-seguenza la loro missione i fedeli laici. I te-sti conciliari individuano due ambiti diazione: l’ambito delle realtà temporali equello della partecipazione alla costruzionedella comunità ecclesiale.Il primo perché è quello in cui sono inse-

riti: il mondo del lavoro, dell’economia,della cultura…In queste realtà saranno loroad offrire la propria vita come dono per ilbene del mondo e la gloria di Dio, a testi-moniare il servizio di Cristo a tutti gli uo-mini, a farsi annunciatori del suo Vangelo.Dentro alla realtà ecclesiale i battezzati,

per dono dello Spirito Santo, potranno assu-mere invece «vari incarichi e uffici utili alrinnovamento e alla maggiore espansionedella Chiesa» (LG12).Sarà poi la lettera apostolica del Beato

Paolo VI Ministeria Quaedam del 1972 cheporrà mano al riassetto di quelli che fino adallora erano chiamati “ordini minori riser-vati in modo esclusivo a chi si preparava alSacerdozio e saranno chiamati ministeriistituiti, per distinguerli dall’episcopato, dalSacerdozio e dal Diaconato che sarannodetti ministeri ordinati e che vengono con-feriti attraverso il sacramento dell’Ordine. IMinisteri istituiti e riconosciuti dalla chiesa,anche per i laici saranno quelli del Letto-rato e dell’accolitato, mentre per quelli or-dinati, verrà ripristinato il diaconato perma-nente.Tutti i ministeri, preciseranno i docu-

menti successivi, hanno “il compito di aiu-tare la comunità cristiana a vivere la comu-nione divina nella verità delle situazionitemporali, ambientali, personali e comunita-rie. È il Signore che suscita i ministeri nel-le comunità” (dal Direttorio per la promo-zione e la formazione dei Diaconi perma-nenti e dei ministri istituiti).

Ufficio del lettore è la proclamazionedella Sacra Scrittura (escluso il Vangelo du-

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11MONTEFELTRO AVVICENDAMENTO

La comunità dei fedeli di Mercatale La comunità dei fedeli di Mercatale ha salutato il Parroco ha salutato il Parroco DON EMILIODON EMILIO , trasferito a Ponte Messa, trasferito a Ponte Messa

ed ha accolto il nuovo pastore ed ha accolto il nuovo pastore DON ALESSANDRODON ALESSANDROPUBBLICHIAMO GLI INDIRIZZI DI SALUTO RIVOLTI AI DUE SACERDOTI

Carissimo Don Emilioquesta che lei ha celebrato, come annun-

ciato domenica scorsa, è stata la sua ultimaeucarestia in veste di Amministratore aposto-lico, in questa comunità. Da quella porta... dacui è entrato 7 anni fa (cito le sue parole) og-gi uscirà per andare a svolgere il suo mini-stero altrove, là dove il suo/nostro vescovol’ha chiamata.Oggi vogliamo ripercorrere insieme i mo-

menti salienti di questo tempo, ripensarlo si-gnifica mettere ordine in ciò che è stato e so-prattutto avere chiare le coordinate da cui ri-partire. Sette anni fa ha preso in mano questacomunità in un momento molto difficile: lanostra era una comunità lacerata... lei, desti-nato altrove, per obbedienza ha accettato direstare, pur consapevole di tutto il peso cheavrebbe dovuto portare.Obbedienza, questa è la prima lezione che

ci ha dato. In questi anni lei ha riportato alcentro della nostra comunità la preghiera, lacontemplazione, l'adorazione, privilegiandoquesti momenti ad altri aspetti della vita co-munitaria. Del resto lei, più volte, ha aperta-mente affermato di essere venuto tra noi percelebrare l’Eucarestia e rendere così presenteil Signore, affidando altri compiti alla creati-vità dei laici ai quali ha sempre assicurato di-sponibilità e ampi spazi di manovra.Questa diversa prospettiva è stato il terre-

no su cui sono nate, a volte, delle incom-prensioni.Oggi le chiediamo scusa se nella dialettica

delle discussioni sono usciti, a volte, com-portamenti e parole inopportuni che certa-mente lei non ha meritato e che non tuttihanno condiviso.Siamo certi che la serenità della nuova

realtà ecclesiale le permetterà di esprimere almeglio il suo ministero.La sua presenza ci ha anche insegnato che

l’incontro tra culture diverse, fuori da ogniretorica, non sempre è facile, diviene convi-vialità e ricchezza solo se supportato da ac-coglienza reciproca e l'accoglienza presuppo-ne fatica.Quanto abbiamo vissuto ha permesso, a

lei e a noi, di vivere un bagaglio di esperien-ze importanti; ripartiamo entrambi più consa-pevoli di ciò che ora è opportuno realizzare alivello pastorale, noi qui e lei nelle sue nuo-ve comunità.Noi ringraziamo il Signore per tutto que-

sto tempo; senza di lei, vista la contingenzastorica, molto probabilmente non avremmopotuto avere un pastore stabile, la porta dellanostra chiesa sarebbe stata aperta saltuaria-mente e le strutture, che con tanta fatica ab-biamo edificato, si sarebbero deteriorate.Questo è bene che tutti lo tengano a men-

te per il futuro. Ci permetta ora di affidare lasua persona e il suo ministero alla protezione

della Madonna della Misericordia, di San Mi-chele Arcangelo, della Santa Croce di Bron-zo, di san Nicolò di Val di Teva: la brezza diogni sera e di ogni alba le porti il nostro fra-terno abbraccio. Siamo sicuri che lei ricam-bierà e ci porterà nel cuore.Dalla Pieve di S. Pietro in Ponte Messa,

dalle chiese di Molino di Bascio e Casteldel-ci salirà per ognuno di noi, soprattutto i piùbisognosi, ne siamo certi,una preghiera quo-tidiana.Grazie di tutto Don Emilio.

Mercatale 11 ottobre 2015

* * *

Caro Don Alessandro,oggi le nostre comunità sono in festa, ed è

festa grande: la sollecitudine paterna del no-stro vescovo, a cui va tutta la nostra gratitu-dine, ha fatto sì che un nuovo pastore stia, inmodo stabile, in mezzo a noi: Don Alessan-dro Santini, da oggi, è il nuovo parroco diBronzo, Caprazzino e Mercatale.Oggi, prosegue e inizia una “storia” che

può essere nuova per ciascuno di noi perchéogni cambiamento, proprio per sua natura, li-bera energie e promuove iniziative.Don Alessandro ha prestato, in un recente

passato il suo servizio a Macerata e Capraz-zino, conosce questa realtà. Le nostre comunità soffrono di tutti quei

mali che oggi affliggono la società; la realtàè quella descritta nel Programma pastoralediocesano 2015-2016: “assemblee liturgichedomenicali svuotate, catechesi vissute comeobbligo, giovani assenti e disertori subito do-po il sacramento della confermazione chesembra più confermare, stando ai dati, un de-siderio di fuga piuttosto che attestare un per-corso di fede”. E poi le famiglie, in crisi pertanti e diversi motivi.Questa è la situazione in cui ci troviamo e

non può consolarci il fatto che sia un malecomune. Da questa realtà, insieme a lei,dob-biamo ripartire perchè non possiamo più at-tendere.In questa contingenza storica, possediamo,

non dobbiamo dimenticarlo, strumenti pre-ziosi: • la presenza, per grazia di Dio, del no-stro vescovo; • il programma pastorale delladiocesi che dopo aver descritto, con sanorealismo, la situazione traccia anche un cam-mino fornendo indicazioni e proposte con-crete; • il magistero di papa Francesco; • ilGiubileo alle porte.Pensando a tutto questo possiamo affer-

mare di vivere un momento favorevole, unostato di grazia che non possiamo sprecare. Non è certamente questo il momento, Don

Alessandro, di fare programmi però, alla pre-senza del Vicario ci permetta di suggerirleuna priorità non più rimandabile: la costitu-

zione del Consiglio pastorale con tutte le suediramazioni. Il Consiglio pastorale le garan-tirà consigli fraterni, compagnia e progettua-lità. Questo non è il tempo per uomini soli alcomando, sarebbe un errore gravissimo, ilDNA del cristiano poi, per sua struttura, por-ta a vivere in comunità, dentro il popolo diDio. Lei oggi prenderà possesso di comunità,che se pur complesse, hanno al loro interno,tante persone di buona volontà, generose,pronte all'aiuto e alla condivisione.Oggi non possiamo fare programmi, ci

prendiamo, in ogni caso, un impegno: lascelta di un metodo che la grande tradizionedella chiesa ha sempre custodito: quello del-la correzione fraterna, un metodo ricco dimisericordia e lento, lentissimo nel criticareo peggio nel chiacchierare.Assumere questo metodo significa anche

ricordare che critiche e chiacchiere hannosempre un volto, non sono mai l’espressionedi una comunità che è sempre più ricca dellesingole posizioni.Don Alessandro vogliamo essere comu-

nità di famiglie perché è dalla famiglia cheoccorre ripartire, ci aiuti in questo.Ci auguriamo dunque buon lavoro nel ri-

spetto dei ruoli e delle posizioni.Un saluto affettuoso anche alla sua fami-

glia: il fermarsi in mezzo a noi possa sempreessere gioioso e sereno.Affidiamo la sua persona e il suo ministe-

ro alla Madonna della misericordia e a tutti ipatroni delle sue nuove parrocchie, il Signo-re la custodisca sempre nel cavo della suamano come una perla preziosa. Ben arrivato Don Alessandro.Mercatale 18 ottobre 2015

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12MONTEFELTRO PRIMO PIANO

NOSTRA INTERVISTA AL VICE DIRETTORE DELLA SALA STAMPA DELLA SANTA SEDE

Padre Ciro, anzitutto una fotosui protagonisti di questo Sinodoe sul loro lavoro

Sinodo è una parola greca che origina-riamente significa “camminare insieme”e che oggi ha il senso di “incontro”,“riunione”. In effetti è l’assemblea deiVescovi con il Sommo Pontefice alla ri-cerca di soluzioni pastorali per aiutare ilpopolo di Dio ad essere sempre più fe-dele al Vangelo e consigliare il papa nelgoverno della Chiesa universale. È unconsiglio allargato del Papa, un’assem-blea consultiva, a meno che il Papa nondecida diversamente.Il Sinodo in corso, quello sulla famiglia,riunisce rappresentanti dei vescovi deicinque continenti. È una specie di ONUdella Chiesa: tutti i Paesi della terra, al-meno indirettamente, sono rappresentati.Fra i 270 Padri sinodali, c’è un bel drap-pello di 21 italiani. Ai patriarchi, cardi-nali, vescovi, superiori degli ordini reli-giosi si aggiungono alcune coppie disposi in qualità di “uditori e uditrici”,esperti, “Delegati fraterni”, cioè rappre-sentanti delle Chiese e Comunità cristia-ne non cattoliche. In aula c’è spesso an-che un “sinodale” speciale: un bimbo di4 mesi, ciuccio in bocca, figlio di unadelle coppie invitate al Sinodo.

È un incontro di élite: vescovi, preti, teologi, genteche non è nemmeno sposata, con appena qualcherappresentante di famiglie in carne e ossa. Non èuna riunione troppo distante dai veri problemi delpopolo di Dio?

Eppure questo Sinodo, per volontà di Papa Francesco, è quel-lo che ha avuto una larga consultazione dei fedeli. Infatti è unSinodo a tappe: è iniziato nel febbraio del 2014 con un incon-tro straordinario del Papa con i cardinali; è proseguito con unquestionario sulla famiglia che è stato inviato a tutte le dioce-si e discusso a livello di base. Le risposte sono state inviate aRoma e riassunte in un documento (Lineamenta = linee guida),rinviato poi alle diocesi per una nuova discussione verifica eritornato a Roma dove ha formato l’Instrumentum laboris, lostrumento di lavoro a base delle discussioni del Sinodo dell’ot-

tobre dello scorso anno. Le discussionisinodali sono state ricapitolate in unaserie di proposte, votate dai Padri, invia-te nuovamente alla base, nelle diocesi,accompagnate da un ulteriore questiona-rio. Ritornate a Roma sono diventate loStrumento di lavoro dell’attuale Sinodo.Quindi, il coinvolgimento delle Chieselocali è stato molto ampio. Come cristiani crediamo nell’azionedello Spirito Santo che agisce in ognibattezzato, ma che guida, anche e so-prattutto, l’azione dei vescovi e del Pa-pa, al quale spetterà, al termine di que-sto Sinodo, scegliere le modalità di pro-mulgazione dei risultati.

La stampa parla di progressistie conservatori… lei cosa pensadi questo linguaggio dei suoicolleghi giornalisti?

I media amano le etichette, le classifi-che, le semplificazioni; prediligono lepolemiche, vere o costruite, le contrap-posizioni, i complotti; abbondano di co-lori e parole forti. È un limite della co-municazione che dobbiamo conoscereper saperla “interpretare” criticamente.Ma non si è nemmeno ingenui: in un’as-semblea con rappresentanti dai cinquecontinenti, di estrazione, lingue e cultu-

re diverse, è normale e inevitabile (e anche utile) che vi sianodifferenze di vedute, discussioni, a volte anche aspre. È la con-ferma di un’assemblea “sana”, in cui ognuno è libero di espri-mersi, di apportare il proprio contributo. Dalla dialettica sorgela sintesi. Non ci sono dibattiti anche nelle migliori famiglie?Senza discussioni non nascono nuove idee. E comunque nes-suno è perfetto, ma lo Spirito Santo sa lavorare efficacementeanche tra le piccole miserie degli uomini. La famiglia nella sua essenza è la stessa in ogni parte del mon-do, ma la situazione concreta è diversa. Per esempio: il pro-blema in Europa consiste nel fatto che i giovani si sposanosempre meno, che si convive, ci si separa e divorzia con faci-lità, non c’è stabilità familiare, si sta diffondendo culturalmen-te la mentalità del gender, ecc. Diverse sono le preoccupazio-ni dei vescovi in molti Paesi africani: loro sono alle prese conla poligamia, il matrimonio a tappe, ecc. Tutti vogliono aiuta-

SINODO: “CAMMINARE INSIEME”ABBIAMO AVUTO OCCASIONE DI INCONTRARE PADRE CIRO BENEDETTINI, RELIGIOSO SAMMARINESE, CHE RICOPRE IN VATICANO UN INCARICO IMPORTANTE PRESSO LA SALA STAMPA DELLA SANTA SEDE, ACCANTO AL DIRETTORE PADRE FEDERICO LOMBARDI DEL QUALE È IL VICELA REDAZIONE DEL «MONTEFELTRO» LO HA INTERVISTATO SUI LAVORI DEL SINODO

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13MONTEFELTRO PRIMO PIANO

re la famiglia a vivere in pienezza e bellezza tutta la sua po-tenzialità, perché non possono esistere una Chiesa e una so-cietà sane senza una famiglia in buona salute. Ma non è in di-scussione la dottrina voluta da Cristo sul matrimonio. Il Papane è il primo garante. Tuttavia ci sono Padri che dicono: dobbiamo concentrarci sul-le situazioni reali, la famiglia è ferita, la priorità deve esserecurare le ferite. Altri Padri sostengono: dobbiamo aiutare lecoppie a comprendere la bellezza del matrimonio e della fami-glia secondo il Vangelo e per questo concentrarci sulla dottri-na per avere in futuro cellule familiari vitali nella società e nel-la Chiesa. Usando anch’io una semplificazione giornalistica potrei dire: iprimi sostengono che nella prassi si debba dare la priorità allamisericordia (in realtà mai troppa); i secondi affermano: va be-ne la misericordia, ma in questo momento di confusione dob-biamo innanzitutto insistere sulla verità e sul rigore della dot-trina. Tuttavia misericordia e verità non si eliminano a vicen-da, sanno essere ottime alleate e nessuno le esclude. La diffe-renza sta nelle priorità. Sono sicuro che i Padri Sinodali insie-me con il Santo Padre ci sorprenderanno alla fine del Sinodocon soluzioni sagge ed efficaci.

C’è chi si aspetta grandi cambiamenti su temi scot-tanti: divorziati risposati, conviventi, persone omo-sessuali… che ne pensa?

Temo che i media abbiano fatto sorgere attese esagerate, macertamente non mancheranno novità a livello di prassi. Già ilSanto Padre ha reso più agile il processo per l’accertamentodella nullità del matrimonio. Ma non bisogna pensare che il Si-nodo abbia parlato solo delle situazioni difficili e di crisi dellefamiglie. Il tema è ampio: “La vocazione e la missione dellafamiglia nella Chiesa e nel mondo contemporaneo”. Dal Sino-do ci si può attendere un atteggiamento di accoglienza piutto-sto che di esclusione, un atteggiamento di maggiore apertura eattenzione nei confronti delle situazioni concrete delle famigliee degli individui. La dottrina è, e rimane, quella esigente ma li-berante di Gesù, il quale però era accusato di preferire di fre-quentare i peccatori piuttosto che coloro che si ritenevano giu-sti. Come ci ricorda spesso Papa Francesco, la Chiesa è Madree ha cura di tutti i suoi figli e tutti deve accogliere con l’atteg-giamento di misericordia di chi ama, aiuta, cura, incoraggiaprima ancora di giudicare e condannare.

In ogni caso, bene o male, la Chiesa sta conoscendouna forte considerazione nell’opinione pubblica.Pensa che questo possa facilitare l’evangelizzazione?

Il Papa in questo momento è certamente la persona più popo-lare (qualcuno dice “influente”) del Pianeta. Ma è il primo anon farsi illusioni. In una intervista ad una radio portoghesenel mese scorso Papa Francesco disse: “Anche Gesù era moltopopolare, ma finì in croce”.In realtà, per quanto riguarda la famiglia, la Chiesa rema con-trocorrente, è all’opposizione della cultura prevalente, è accu-sata di oscurantismo e a volte di insensibilità. In effetti, laChiesa è rimasta l’unica grande istituzione mondiale a difen-dere e aiutare la famiglia. In segreto spesso anche politici, am-

ministratori, dirigenti di grandi istituzioni confidano nel ruolodella Chiesa perché è chiaro che se si disgrega la famiglia sidisgrega la società. Per svolgere questo compito irrinunciabile,la Chiesa non deve presentare innanzitutto il volto arcigno dichi giudica e condanna, ma il volto di chi accoglie e cura co-me il buon samaritano. È significativo che il Papa abbia volu-to un sinodo a tappe per far maturare in seno al popolo di Diouna maggiore consapevolezza dell’aiuto concreto da dare allafamiglia. Adesso tocca a diocesi, parrocchie, singoli cristianidarsi da fare.

Il Sinodo è solo a metà del suo percorso; azzardiamocomunque questa domanda: può dirci quale saràl’incidenza di questa esperienza sinodale sulle nostrecomunità e sulla pastorale familiare?

Credo che il Sinodo avrà una buona incidenza nella prassi pa-storale nei confronti della famiglia. Tutte le coppie, tutte le fa-miglie nel loro percorso incontrano momenti difficili che por-tano spesso a freddezza di rapporti e rotture, con grande soffe-renza soprattutto dei figli. Avrebbero bisogno di aiuto, di vici-nanza, di accompagnamento, a volte anche solo di qualcunoche stia vicino, con amicizia, e li ascolti e troppo spesso trova-no solo una mentalità rinunciataria e fatalistica che incoraggiapiù a rompere piuttosto che a capire e lottare per recuperare imotivi di unità e amore. Ci dovrebbe essere una sorta di “pron-to soccorso” familiare nelle parrocchie. Dovrà essere più accu-rata ed esigente la preparazione al matrimonio. E comunque,mi piace ripetere quanto ha detto il Santo Padre: non esistonofamiglie perfette, ma famiglie che lottano ogni giorno per es-sere sempre più famiglia.

Sappiamo che vede frequentemente papa Francesco.Può salutarlo per noi?�Alle famiglie della diocesi èstato proposto di pregare ogni giorno del mese diottobre il Rosario per il Papa, il Sinodo e le famiglie…se questo lo conforta, glielo può riferire?�Graziedell’intervista.

Non posso millantare credito, non incontro “molto” spesso ilPapa e quando lo incontro per lo più è per motivi connessi allavoro e quindi per brevi scambi di informazioni. Ma appenami capiterà l’occasione opportuna sarà per me un motivo dionore e di fierezza manifestare al Papa i saluti dei fedeli dellamia diocesi di origine e informarlo che i miei condiocesanipregano per Lui. Gli farà molto piacere saperlo. Non c’è occa-sione in cui il Papa non chieda preghiere.Mi attendo che le diocesi, le parrocchie, crescano nell’atten-zione alla famiglia e alle famiglie concrete che sia curata mag-giormente la preparazione al sacramento del matrimonio, chesi moltiplichino centri di incontro e aiuto concreto alle fami-glie, ma sempre con l’atteggiamento della misericordia, cheaiuta, ama, cura prima ancora di giudicare e condannare.Il nostro papa gode di un prestigio mondiale che non ha paricon quello di nessun altro leader mondiale. Lo abbiamo vistonei viaggi a Cuba e negli Stati Uniti. È riconosciuto come au-torità morale del Pianeta. Come cristiani ne siamo contenti.Certo, la stima, la simpatia verso chi rappresenta la Chiesa puòessere un aiuto, uno stimolo a vivere più coerentemente la pro-pria fede e un motivo di attrazione per i lontani e non credenti.

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14MONTEFELTRO CRONACA

Da quando è arrivato in Diocesi il Vescovo Andrea, per di-mostrare l’affetto e la sua vicinanza al personale scolastico, hamesso in calendario ogni anno “la giornata della scuola”, de-dicata agli insegnanti, agli educatori ed al personale ATA, aglialunni e famiglie. Una bella iniziativa, che ricorre prossima alla festa di San

Francesco, il Santo umile, povero, amante del creato, ma cheha lasciato un segno nella sua vita; proprio per questo il Papagli ha dedicato la sua ultima enciclica. Anche il nostro plesso ha preso in considerazione questo

avvenimento e ha partecipato a due eventi: il primo è statomercoledì 30 settembre; la scuola primaria e secondaria di I grado, si sono ritrovate nella chiesa della Collegiata, per pre-gare affinché questo nuovo anno scolastico sia per tutti sereno,proficuo e ricco di frutti. I bambini e i ragazzi sono stati i ve-ri protagonisti di questo incontro, preparando canti e preghie-re. Don Eugenio e Don Giuseppe hanno condiviso insieme anoi questo momento di festa. Il parroco si è soffermatosull’importanza dell’istruzione e del sapere, affermando che lascuola non debba servire solo ad istruire ma anche ad educa-

GIORNATA DELLA SCUOLA

PLESSO DI SANT’AGATA FELTRIAre. Ha asserito con enfasi che il compito educativo è difficile,ma è possibile con la collaborazione di tutti, degli studenti,degli insegnanti e in sinergia con un’altra agenzia educativa,la famiglia. Poi il secondo evento: venerdì 2 ottobre è stata organizzata

a Novafeltria, per insegnanti e genitori, un’interessantissimaconferenza sul tema dell’educazione affettiva, tenuta dal Dot-tor Ezio Aceti a cui hanno partecipato tutti i docenti di scuoladell’infanzia, primaria e secondaria di I grado dell’I.C. di Pen-nabilli. Crediamo che queste due giornate siano state per tutti un

momento di preghiera e riflessione sul ruolo che abbiamo esulle attese che ci aspettano; a noi non resta che svolgere nelmigliore dei modi la nostra vocazione, trasmettendo i saperi ei valori di modo che il nostro impegno didattico-educativo siaprezioso e fecondo. Concludiamo con il ringraziare il Vescovo Andrea, Don Eu-

genio, Don Giuseppe e la nostra Dirigente Scolastica Giovan-na Marani, che ci hanno dato l’opportunità di trascorrere que-sta bellissima giornata che ci ha visti protagonisti a Sant’Aga-ta Feltria.

Gli Insegnanti

Giovedì 1 ottobre i bambini del plesso di Maiolo si sono reca-ti in chiesa per la celebrazione della “giornata della scuola”,come da tradizione portata dal Vescovo Andrea. Nonostante leavversità del tempo, i bambini con entusiasmo si sono incam-minati, accompagnati dalle insegnanti. Il momento più signifi-

PLESSO DI MAIOLOcativo è stato sicuramente quello dell’omelia, quando il parro-co don Giuliano li ha raccolti vicino a sé, parlando a loro siacome un padre che come maestro.Nonostante il freddo inaspettato della giornata il dono di que-sta celebrazione ha portato nel cuore di tutti calore e il ricor-do di una giornata indimenticabile.

Gli Insegnanti

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IIMONTEFELTRO SPECIALE GIUBILEO

ANNO SANTO DELLA MISERICORDIA

Giubileo è il nome che qualifica ogni Anno Santo. Il termine deriva da

- un corno - si inaugurava un anno speciale. In Israele, infatti, ogni cinquantesi-mo anno era consacrato a Dio e comprendeva il condono dei debiti e la reintegrazione degli esclusi. La tradizione del Giubileo della Chiesa Cattolica fu iniziata dal papa Bonifacio VIII nel 1300. Ci sono alcuni segni che esprimono la gioia, la bellezza e la carica di rinnovamen-to che scaturiscono dal Giubileo: la

genza, le opere di misericordia.

dicembre 2015 in collegamento con

data significativa: dinanzi alla gravità del peccato, Dio risponde con la pienezza del perdono, «nessuno può

perdona» (MV 3).

domenica successiva, il 13 dicembre

ra della Porta della Misericordia nella Cattedrale di Pennabilli (ore 16) e poi, il 20 dicembre (ore 10,30) nella Cattedrale di San Leo. Altre Porte della Misericordia verranno aperte in luoghi cari alla spiritualità del nostro

quantesimo anniversario della con-

DODICI MESI DI GRAZIA E DI GRAZIE Dal Programma Pastorale diocesano 2015/16

clusione del Concilio Vaticano II, un

percorso nella storia della Chiesa, sof-fio dello Spirito, voluto per annuncia-re, in modo nuovo, il Vangelo di sem-pre: «Tutta questa ricchezza dottrinale

condizione, in ogni sua infermità, in ogni sua necessità» (PAOLO VI, Allocu-zione, 7 dicembre 1965). La prima opera commessa a chi acco-

misericordia di Dio e il cammino ver-

contro ad ogni persona portando la bontà e la tenerezza di Dio» (MV 5).

novembre 2016, solennità di Cristo Re. La misericordia non è debolezza,

za divina. Misericordia è uno dei nomi

che torna frequentemente nei Salmi (103, 3-4; 146, 7-9; 147, 3.6 e tutto il Salmo 136 dove ricorre come ritornel-lo eterna è la sua misericordia).

Immaginiamo di essere di fronte ad un grande specchio: i volti si riflettono come sono in verità. Di fronte ad uno specchio si può peccare di vanità, ma più spesso si resta delusi. Le nostre comunità allo specchio prendono co-scienza di come sono: peccatrici e

mette in ginocchio ogni domenica e le fa gridare: «Signore pietà!», prima di celebrare i divini misteri. Solo dopo una sincera presa di coscienza può nascere un autentico pentimento, indi-spensabile pedagogia che fa riferimen-to alla verità della nostra condizione umana profondamente segnata dal peccato. Oggi si è poco disposti a sen-tirsi peccatori. E noi?

Non si devono confrontare fra loro

Santo della Misericordia. Il primo fu un Anno ordinario per

scadenza temporale,

che ha avuto, coincidendo con il bimil-lenario dalla nascita di Cristo:

una cifra tonda! San Giovanni Paolo II fu il grande

straordinario perché inatteso e fuori dalla scadenza venticinquennale.

Può darsi possa risultare meno

È stato voluto da papa Francesco per

tormentata, verso la misericordia di

ma braccia spalancate!

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IIIMONTEFELTRO SPECIALE GIUBILEO

ANNO SANTO DELLA MISERICORDIA

I SEGNI

Le chiese giubilari nella diocesi di San Marino-Montefeltro

Il pellegrinaggio è un segno classico del Giubileo, ma da collegare al cammi-no interiore ed esteriore della carità: Camminare nella carità (cfr. Ef 5,2). Per-tanto, si giunge e si attraversa la Porta Santa per lasciarsi abbracciare dalla misericordia di Dio e per ottenere la grazia di essere poi misericordiosi verso

«Misericordiosi come il Padre» (MV 14). È previsto un pellegrinaggio a Roma insieme alle diocesi sorelle della Roma-gna nelle date 11-12-13 marzo 2016. Ogni vicariato viene invitato ad organiz-

È da considerarsi un vero e proprio pellegrinaggio anche la partecipazione

ad unirsi ai fedeli residenti in questi luoghi tutti i fedeli della diocesi che lo vorranno. Inoltre, con gli ammalati e i disabili verrà fatto un pellegrinaggio a Loreto dal al 30 luglio 2016, mentre i giovani dal 25 al 31 luglio parteciperanno come pellegrini alla Giornata Mondiale della Gioventù a Cracovia (Polonia). Senza allontanarsi dal territorio del Montefeltro sarà possibile compiere un pellegrinaggio giubilare. Anche nella nostra diocesi sono state individuate

chiuso, in sintesi e nelle sue diverse sfumature, il messaggio giubilare. Sei so-no le chiese giubilari sammarinesi-feretrane: la Cattedrale, unica in due spazi (Pennabilli e San Leo), la Basilica di San Marino sul Titano (RSM), il Santua-rio del Cuore Immacolato di Maria a Valdragone, il Santuario del Beato Do-menico Spadafora a Monte Cerignone, il Santuario del Crocifisso a Talamel-

celebrazione liturgica o altro pio esercizio, se si è in gruppo; se soli, invece, attendere per un certo tempo alla meditazione o alla lettura della Parola di

Maria. In ognuna delle chiese giubilari è assicurata la presenza di confessori per cele-brare il sacramento della Penitenza. È questa una delle opportunità sicura-

divina e proporsi di viverla, a nostra volta, con il perdono e le opere di mise-ricordia. Tra le chiese giubilari della diocesi ha un valore simbolico particola-re la Cattedrale. La Cattedrale è unica, anche se da noi, per ragioni storiche sta come suol dirsi in due spazi. La Cattedrale è la chiesa madre, punto di

postolo. Ogni parrocchia, o le parrocchie dello stesso vicariato, organizzeran-no un solenne pellegrinaggio alla Cattedrale.

i nostri peccati non conosce confini. Lasciarsi riconciliare con Dio è possibile attraverso il mistero pasquale e la mediazione della Chiesa. Ma nonostante il perdono, nella nostra vita portiamo le contraddizioni che sono la conseguen-

rimane in noi, ma la misericordia di Dio è più forte anche di questo. E diven-ta indulgenza del Padre che, attraverso la Chiesa, sposa di Cristo, libera dal peccato e da ogni residuo (cfr. MV 22).

e che viene. Indulgenza è sperimentare la santità della Chiesa che dispensa a tutti i benefici della redenzione.

CATTEDRALE DI PENNABILLI

CATTEDRALE DI SAN LEO

SANTUARIO DI VALDRAGONE

SANTUARIO BEATO DOMENICO

SANTUARIO DEL CROCIFISSO

SANTUARIO MADONNA FAGGIO

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IVMONTEFELTRO SPECIALE GIUBILEO

ANNO SANTO DELLA MISERICORDIA

ALLE RADICI DELLA NOSTRA SPIRITUALITÀ Le stazioni giubilari, il primo sabato di ogni mese

La spiritualità cristiana ha il suo fondamento e la sua forza nel sacramento del Battesimo. Ogni sua espressione e ogni forma del suo cammino non sono altro che manifestazione della

tà. Lo si vede nella vita dei santi, nelle vicende dei movimenti spirituali, nella varietà degli stati di vita (ognuno con la sua missione) e nella ricchezza dei carismi. Sono da mettere in conto poi le caratteristiche culturali di un popolo o di un territorio. La grazia purifica, eleva e porta a compimento i germi presenti in ogni cultura e tradizione. Pertanto è legittimo do-mandarsi: qual è il carattere tipico della spiritualità feretrana? Il Montefeltro, tra le più piccole regioni italiane, ha conosciuto e conosce espressioni originali di fede e di civiltà. Chi scrive non si arrischia a dare giudizi storici: occorrerebbero il lavoro e la competenza dello storico che dispone di conoscenze e strumenti di analisi e di sintesi. Paiono comunque sorprendenti le vicende delle nostre genti, il loro coagularsi attorno a figu-re di missionari, ancora irradianti anche se lontane nel tempo - i santi Marino e Leone - il

eremitica; persone che, sospese tra cielo e terra, hanno vissuto la più alta contemplazione e, insieme, la cura premurosa verso le popolazioni. Nella storia del Montefeltro ci sono state tensioni politiche, passaggi di truppe, contese fra nobili. La gente ha lasciato sulla pietra la memoria di sofferenze e lutti, ma anche il suo atteg-giamento di fiducia: sono frequenti le raffigurazioni, a volte dipinte, a volte scolpite sulla pie-tra, dei fedeli che trovano rifugio sotto il manto della Madre di Dio. Succede, a chi percorre strade e sentieri del Montefeltro, di incontrare di frequente eleganti chiese o semplici capitelli

na. Forte poi, la presenza francescana, testimoniata dalle principali famiglie religiose che cu-stodiscono il carisma di Francesco e di Chiara. Si incontrano figure di grande spessore spirituale di santi e beati, canonizzati o non canoniz-zati, che hanno esaltato i caratteri tipici di queste genti: attitudine alla contemplazione, schiet-tezza, fedeltà, capacità di adattamento, attaccamento alla tradizione, fierezza. Alcuni di questi vengono da altrove, come il Beato Domenico Spadafora. Altri sbocciano originali e portano un dono, in forma non eclatante forse, ma prezioso: come Matteo da Bascio ispiratore della grande famiglia cappuccina; figure antiche, ma anche recenti, come fra Agostino da Monte-

tanti hanno trovato rifugio) e della spinta missionaria (da ricordare il grande padre Orazio

tà della sede episcopale del Montefeltro, delle splendide figure di vescovi, della loro fedeltà al

chia ne custodisce qualcuna; importanti quelle raccolte nel Museo diocesano. Sia consentito a questo punto ricorrere a tre metafore suggestive che potrebbero aiutarci a

di cui la Provvidenza ha voluto farci dono. Le metafore potrebbero essere tre: i pozzi, le radi-ci, le stelle. È una proposta di esplorazione spirituale: tutta da percorrere. Ogni primo sabato del mese faremo tappa ad un luogo tipico della nostra spiritualità: le tappe avranno il caratte-

coincidono con le chiese giubilari, altre sono luoghi meno noti ma altrettanto suggestivi. Pozzi a cui abbeverarsi. Radici da riscoprire. Stelle che brillano per il nostro cammino.

Santuario Cuore Imm. Valdragone 2 Gennaio

Santuario B. Domenico

Monte Cerignone 6 Febbraio

Santuario del Crocifisso

Talamello 5 Marzo

Cattedrale San Leo 2 Aprile

Santuario B.V. Grazie

Pennabilli 7 Maggio

Convento

4 Giugno

Soanne sui passi di San Gaspare

2 Luglio

Santuario Imm. Concezione

6 Agosto

Sacello di San Marino 3 Settembre

Chiesa di Bascio 1 Ottobre

Convento di Montefiorentino

5 Novembre

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15MONTEFELTRO PREGHIERA

La Chiesa è chiamata ad essere versatile e creativa nella sua testimonianzaal Vangelo, mediante il dialogo e l’apertura verso tutti, diceva il Santo Pa-

dre Francesco nel discorso ai vescovi dell’Asia. È questa la caratteristica del-la Chiesa fin dalle origini.

Ricordiamo San Paolo che, trovandosi ad Atene fremeva nel suo spirito alvedere la città piena di idoli. Paolo sapeva di essere portatore di un messaggiodi salvezza per tutti gli uomini. Per questo lo rattristava vedere la città piena diidoli, che non possono salvare. E discuteva nella sinagoga con i Giudei e con ipagani credenti in Dio e ogni giorno sulla piazza principale (discuteva) conquelli che incontrava. Anche certi filosofi epicurei e stoici discutevano con luie alcuni dicevano: “Che cosa vorrà mai insegnare questo ciarlatano?”.

In mezzo a divinità “morte”, gli Ateniesi non vivono: passano semplice-mente il tempo ascoltando le ultime novità. Anche la nostra società si è fabbri-cata i suoi idoli, che danno una falsa sicurezza ed impediscono di aprirsi a Dio.

Come gli Ateniesi del tempo di Paolo, anche gli uomini del nostro tempohanno bisogno di “inciampare in un cristiano vero”, che annunci loro il dio-amore, il quale ha creato tutte le cose e si preoccupa dell’uomo, aspettando lasua conversione. Nell’intraprendere il cammino del dialogo con individui eculture dobbiamo però mettere sempre al primo posto la nostra identità di cri-stiani. Non possiamo impegnarci in un vero dialogo, se non siamo consapevolidella nostra identità. E, d’altra parte, non può esserci dialogo autentico, senon siamo capaci di aprire la mente e il cuore, con empatia e sincera acco-

glienza verso coloro ai quali parliamo. Il dialogo va coltivato. È uno strumen-to che abbiamo a disposizione quotidianamente, ma, come per un giardino, ènecessario prestargli la giusta cura, per raccoglierne i frutti e veder sbocciare ifiori.

Parlando ai fedeli nella Messa celebrata nella Cappella di Santa Marta, indata 24 febbraio 2014, Papa Francesco diceva: il dialogo nasce e si sviluppanell’umiltà, anche a prezzo di “ingoiare rospi”, pur di non permettere che nelnostro spirito crescano “i muri” dell’ invidia e dell’odio, muri che ci isolanonel brodo amaro del nostro risentimento.

Per fare un esempio: guardiamo come è cambiato l’ecumenismo dalla stagio-ne delle condanne d’ inizio secolo, alla Unitatis redintegratio del Vaticano II: siè passati dall’ecumenismo del “ritorno” all’ecumenismo del progresso.

Sino a Paolo VI si è parlato di “ritorno” ed evidentemente questa parolasuonava – oltre che ostile – incomprensibile ad un anglicano e ad un luterano,che non potevano pensare alla loro fede in termini di ritorno…

È con Paolo VI che l’evoluzione, iniziata già col suo predecessore, si ècompiuta: l’ecumenismo è diventato un aiutarsi a vicenda per incontrare Cri-sto, ed allora è molto bello che le diverse Chiese possano criticarsi e possanoaccogliersi, ma sempre in vista dell’incontro con Cristo. C’è un atteggiamentoopposto fra il movimento ecumenico, che vuole riportare le Chiese all’unità, eil “dialogo interreligioso” che vuole invece lo scambio di valori e di conoscen-ze. Dialogare è un’arte: da imparare pian piano nell’umiltà.

INTENZIONE UNIVERSALE DI NOVEMBRE

L’offerta quotidiana santifica la tua giornata. Cuore divino di Gesù, io ti offro, per mezzo del Cuore Immacolato di Maria, madre della Chiesa, in unione al Sacrificio eucaristico, le preghiere e le azioni,

le gioie e le sofferenze di questo giorno: in riparazione dei peccati, per la salvezza di tutti gli uomini, nellagrazia dello Spirito Santo, a gloria del divin Padre. In particolare, per le intenzioni affidate all’AdP dal Papa:

� “Perché SAPPIAMO APRIRCI ALL’INCONTRO PERSONALE E AL DIALOGO CON TUTTI, anche con chi ha convinzioni diverse dalle nostre”.

Incontro e dialogo con tutti

APoSTolATo dellA PreGHIerA - noVeMBre 2015

IN PARTICOLARE, PER LE INTENZIONI DEL PAPA E DEI VESCOVI

Dal 9 al 13 novembre 2015 avrà luogo a Firenze il 5° Convegno ecclesia-le nazionale, sul tema: “In Gesù Cristo il nuovo umanesimo”. Il cammi-

no di preparazione è stato assai lungo (oltre due anni) ed ha avuto come princi-pale obiettivo quello di suscitare l’attenzione e la partecipazione delle comunitàcristiane, proprio per evitare che il Convegno si riduca ad accademia o al ritro-varsi dei “soliti noti”. Il coinvolgimento sinora espresso dalle varie realtà ec-clesiali e dalle diocesi, dice che Firenze non sarà un evento “di carte e di vo-ci”, ma sarà un evento di “passione e di progetti”, che segnerà il cammino del-le nostre comunità nella linea della Evangelii gaudium.

“Nuovo umanesimo” è un’espressione apparentemente difficile o teorica,ma serve per dire con San Paolo: “Chi è in Cristo, è una creatura nuova!”. IlConvegno di Firenze vuole offrire l’occasione di un approfondimento di ciòche significa essere cattolici oggi, e della possibilità di realizzazione pienadell’essere umano. Si parla di “nuovo umanesimo”: per la verità l’umanesimocristiano è ben radicato nella tradizione, ma “nuovo” è il modo in cui bisognarilanciare il suo messaggio in dialogo con ogni uomo e ogni donna di buonavolontà. In queste ultime settimane occorre intensificare la preghiera, l’infor-mazione, la preparazione, soprattutto da parte del laicato e dei presbiteri.

INTENZIONE DEI VESCOVI

� “Perché il Convegno Ecclesiale Nazionale di Firenze sia l’occasione per ripensare l’umanesimo nell’epoca della scienza, dellatecnica e della comunicazione”.

Ripensare l’Umanesimo

Papa Francesco, che ad ogni occasione che gli si presenti approfitta per chie-dere di pregare per lui, in questo mese ci chiede di pregare per i vescovi.

C’è un antico detto proverbiale per indicare il criterio di scelta di chi dovrà di-ventare vescovo: “Si sanctus est, oret pro nobis; si doctus est, doceat nos; siprudens est, regat nos: se egli è santo, preghi per noi; se è un erudito, ci am-maestri; se egli è prudente, ci governi”.

Nella delicata mansione di condurre l’inchiesta in vista di una nomina epi-scopale, Papa Francesco ha chiesto di mettere al primo posto il criterio della vi-cinanza alla gente da parte del candidato. Se è un grande teologo, lo si lascipure a lavorare nelle università, dove farà un mondo di bene. Ma per governarela Chiesa, Papa Francesco chiede dei pastori, dei bravi pastori.

“Noi abbiamo bisogno di bravi pastori! Che siano dei padri e dei fratelli;che siano dolci, pazienti e misericordiosi; che amino la povertà, quella interio-re come libertà davanti al Signore, ma anche quella esteriore come segno disemplicità e di austerità di vita; che non si lascino andare al modo governaresecondo lo stile di chi comanda nella società civile”. Questa intenzione di pre-ghiera non ci viene proposta perché ci divertiamo a fare le nostre valutazioni

critiche sui vescovi che la Provvidenza ci ha fatto incontrare, ma ci viene pro-posta per stimolare il nostro contributo al governo della Chiesa attraverso l’in-vocazione dei doni dello Spirito Santo su coloro che hanno ricevuto l’incarico– sempre difficile e pesante – di essere guida della comunità.

Ricordava Papa Francesco, nel discorso ai rappresentanti pontifici, che lastagione degli aspiranti all’episcopato in cerca di un piedistallo per emergere,è finita già da tempo, da quando Giovanni Paolo II, dando suggerimenti al car-dinale-prefetto della congregazione per i vescovi, diceva perentoriamente: “Pri-mo criterio nella scelta sia: ‘volentes nolumus’. Non vogliamo gli spasimantiper l’episcopato”. Ed aggiungeva: “Vogliamo vescovi che siano gli sposi diuna Chiesa, senza essere alla ricerca continua di un’altra. Che siano capaci disorvegliare il gregge loro affidato, cioè di prendersene cura, di vegliare su diesso, di fare attenzione ai pericoli che lo minacciano, ma soprattutto che sianocapaci di vegliare per il gregge, di montare la guardia, di nutrire la speranzache brilla come un sole nel cuore di tanti, di sostenere con amore e pazienza ildisegno che Dio realizza nel suo popolo”. Per aiutare i vescovi a realizzare laloro missione, occorre la nostra preghiera.

PER L’EVANGELIZZAZIONE

� “Perché I PASTORI DELLA CHIESA, amando profondamente il proprio gregge, possano accompagnarne il cammino e tenere viva la speranza”.

I pastori nella Chiesa

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16MONTEFELTRO UFFICIO CATECHISTICO

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È IL RISULTATO CHE EMERGE DALLA LETTURA DEI QUESTIONARI PROPOSTI A TUTTI I CATECHISTI DELLA DIOCESI

La nostra Diocesi ha inteso, al termine del-lo scorso anno pastorale fotografare la realtàdei catechisti diocesani, uomini e donne diogni età, che svolgono nelle varie parrocchieil proprio mandato per annunciare la sapienzadella fede. Un’indagine di questa portata nonsi era mai proposta ai catechisti della diocesi.La novità del tutto porta a camminare, in co-munione con il Vescovo, per la ricerca dinuovi strumenti e nuove modalità di Evange-lizzare, seguendo così gli orientamenti perl’annuncio e la catechesi in Italia redatti dallaConferenza Episcopale Italiana.Come ogni indagine non soddisfa il “sape-

re tutto”, le percentuali, a volte, distorcono larealtà delle cose e non danno “il vivere quoti-diano” che ogni giorno vediamo. Sicuramen-te, tuttavia, si avrà un quadro chiaro delle esi-genze comuni che, nel corso degli anni, po-tranno essere spunto di riflessione e studio permigliorarsi tutti e ciascuno.I catechisti presenti in Diocesi ammontano

a 439, secondo i dati in possesso dell’UfficioCatechistico. I questionari elaborati sono stati297. L’indagine ha tenuto presente questo da-to che si ritiene, con il 67,65% dei questiona-ri restituiti ed elaborati dai catechisti, signifi-cativo per rilevamenti di questo genere.Il questionario, composto da 38 domande a

schema fisso è suddiviso in:• Caratteristiche anagrafiche e socio-reli-

giose• Scolarità, formazione e preparazione• Modalità, metodologie e contenuti del la-

voro svolto dai catechisti• Motivazioni, problemi, atteseQui di seguito vengono proposti alcuni da-

ti salienti.

La classe di età di appartenenza diventa unparametro rilevante in funzione sia alla scola-rizzazione che allo stato di vita del catechista.In coerenza con l’età degli intervistati si

vede come la maggior parte dei catechisti co-stituisce una famiglia con figli.In sintesi, la ricerca ha messo in luce que-

sti risultati:• I catechisti sono in stragrande maggioran-

za “donne”.• Sono in maggioranza adulti e presentano

un’età media abbastanza alta (pochi i giovanicon meno di 18 anni).• Sono per lo più sposati e genitori.• Ben oltre il 50% dei nostri catechisti ha

un titolo di scuola superiore.• 18 maschi su 45 e 25 femmine su 252 so-

no studenti: si vede come se per il maschiodiventa rilevante l’essere catechista/studenteper la femmina questo dato è molto basso ediventa invece rilevante il fatto di essere cate-chista/casalinga (50/252).Quest’ultima considerazione trova signifi-

cato nel fatto che la maggior parte delle rispo-ste ricevute da catechiste donne riguardaun’età compresa dai 40 anni in su (174/252)mentre le risposte ricevute dai catechisti uomini riguarda una prevalenza di età inferio-re ai 30 anni (26/45). Adulti maschi sopra i

La suddivisione dei catechisti per sesso ri-leva un 85% di femmine ed un 25% di ma-schi. L’età preponderante dei catechisti ri-guarda la fascia dai 30 ai 50 anni per una per-centuale pari al 42%, nei due grafici la ripar-tizione di genere e la divisione per classi dietà elaborata.

40 anni che fanno catechismo ricoprono undato molto basso (13/45) che in valore assolu-to risulta pari al 28,89% rispetto al 69,04% diadulte femmine (174/252).Come per la maggior parte delle Diocesi

italiane anche in quella Sammarinese-Feretra-na i catechisti sono impegnati prevalentemen-te nella fascia “dell’obbligo scolastico” conalcune iniziative rivolte a studenti delle scuo-le superiori. È preponderante l’attività di catechesi per

preparare i giovanissimi ai sacramenti dell’i-niziazione cristiana (prima Confessione, pri-ma Comunione, Cresima).Si continua a svolgere un tipo di catechesi

dove si cerca di coinvolgere le famiglie ma

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17MONTEFELTRO UFFICIO CATECHISTICO

con scarsi risultati. Non vi è una catechesi de-gli adulti significativa. Forse una sfida da in-traprendere nel futuro della nostra Diocesi.Per proporre un’educazione seria alla fede

vengono di volta in volta interpellati i genito-ri, a stimolo e costrutto di una “Chiesa Dome-stica” che vive le nostre parrocchie.L’intervento dei genitori, tuttavia, non ap-

pare così significativo. Al di là di un 41% di“buona partecipazione” il restante 59% è tra“scarsa”, “inesistente” ed “altro”.I genitori, partecipano soprattutto con l’av-

vicinarsi del “giorno di festa” della celebra-zione del Sacramento. Altri coinvolgimentinon danno il risultato sperato dai catechisti.

Il 65% dei genitori partecipa agli incontriper la preparazione immediata ai Sacramentidei propri figli e per questioni organizzativedegli eventi. Solamente un 7% dei genitoripartecipa ad incontri di catechesi svolti in pa-rallelo all’educazione dei figli. L’8% non par-tecipa ad alcun momento di riflessione o dia-logo strutturato riguardo alla catechesi.Strutturare nelle varie parrocchie incontri

di catechesi per gli adulti, condivisi a livellodiocesano e simili in tutti i vicariati potrebbeessere una sfida del prossimo futuro. La fami-glia al centro del percorso di annuncio edevangelizzazione!Una parte dell’indagine ha riguardato i

“malumori” che i catechisti hanno nel loroservizio. Fra questi “malumori” si nota unascarsa risposta da parte delle famiglie ed unascarsa accoglienza del messaggio cristiano daparte dei bambini/ragazzi che vengono loroaffidati. Un 10% riconosce un mancato “tem-po” per preparare adeguatamente l’incontroed un 5% un mancato appoggio della propriaattività da parte del sacerdote.Un 7% è deluso per la mancanza di risulta-

ti ed un 5% vive una incoerenza fra la propriavita e la Fede.

Dal grafico qui sopra riportato si notanole percentuali di risposta che il questionarioproponeva. Si ricorda che ciascun catechistapoteva segnalare 3 problematiche che riscon-trava. Si hanno avute, infatti, in valore assolu-to, ben 570 risposte nei 297 questionari elabo-rati. Le problematiche riscontrate, saranno,per buono conto, da tenere in considerazionedell’Ufficio Catechistico Diocesano, per dareun contributo di salvaguardia/aiuto a quantoemerso ed incentivare così la “gioia della te-stimonianza”.Già oggi i catechisti compiono e maturano

il proprio cammino di fede come riportato nelgrafico sottostante.Cammino che, sicuramente, deve essere

ampliato con nuovi incontri di carattere Dio-cesano da predisporre ed attuare durante l’an-

no pastorale. Essi chiedono, infatti, all’UfficioCatechistico:

Rilevante diventa la formazione di base eprogetti riguardo a sussidi pratici (rispettiva-mente 29% e 20%) e incontri per scambio diesperienze.Il 19% poi ritiene di avere proposte di rin-

novamento da parte dell’Ufficio.Questa analisi, come detto inizialmente,

non esaustiva, è però un buon punto di par-tenza per il lavoro dell’Ufficio CatechisticoDiocesano che già dall’inizio dell’anno pasto-rale ha iniziato il proprio lavoro e porterà, nelbreve, risposte concrete in ogni realtà dioce-sana.

luca Foscoli(segreteria Ufficio Catechistico Diocesano)

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18MONTEFELTRO UN NUOVO PRESBITERO

Sabato 3 ottobre la Chiesa sammarinese-feretranaha vissuto una nuova giornata di grande gioia e dirinnovata fiducia nelle sue forze e nella fede cheanima questo popolo, radicata nei secoli, tramandatacon l’esempio e con la fedeltà ai propri Pastori, vivacome la fiamma che la simboleggia. La Diocesi ha unnuovo Presbitero che se non ha origine nella terra diSan Marino e di Montefeltro qui è giunto tre anni facompletando i suoi studi, integrandosi con i fedeli,vivendo fra i giovani e fra gli ammalati. Don Pier Luigi si aggiunge ai sacerdoti e ai religiosi,purtroppo pochi e insufficienti, che celebrano e animano

con generosità e spirito di sacrificio, sotto la guidadel Vescovo Andrea che li sprona e li aiuta, li amae, ricambiato, sa di poter contare in questo momentodi difficoltà per la Chiesa tutta e per la nostra particolare, sulla loro abnegazione e fedeltà in Cristo. Don Pier Luigi ha voluto chiudere il libretto sul qualei fedeli hanno seguito la celebrazione con una frasedel Santo Curato d’Ars: “Il sacerdote non è sacerdoteper lui stesso. Egli non si dà l’assoluzione, non siamministra i sacramenti. Egli non è per lui stesso, èper voi”.

ORDINAZIONE PRESBITERALE DI DON PIER LUIGI BONDIONI

1. «Certo, se vi sono delle buonepecore vi saranno anche buoni pa-stori, perché dalle pecore si forma-no i buoni pastori». Sant’Agostinoci riporta al cuore della questionevocazionale. Signore, come possia-mo essere buone pecore? Cosa tiattendi da noi? Ce lo chiediamocon schiettezza: qual è il punto cri-tico nel rapporto della nostra comu-nità, e di ciascuno di noi, con laproposta cristiana? Il nodo centraleè la fede: incontro, adesione, con-segna di sé alla persona di GesùCristo; conoscenza del suo misteroe slancio nella sequela: da chi an-dremo Signore, tu solo hai paroledi vita eterna. Facciamo abbastan-za per conoscerlo e farlo conosce-re? Una comunità di cuori credentiha grande considerazione per le co-se di Dio, anzi per l’unica cosanecessaria  (ricordate Gesù a Mar-ta…). Un gregge così tiene in gran-de stima il prete, l’uomo che simette a servizio del Vangelo, gioca la sua vita per essere stru-mento della grazia e si mette a disposizione come animatore eguida dei suoi fratelli. E noi, coltiviamo il germe della fede? Ra-gioniamo col pensiero di Cristo? Cerchiamo le cose di lassù? Daun gregge che si dà questi criteri di vita vengono buoni pastori.La messe è grande, ormai biondeggia. Il Signore chiama operai.Preghiamo perché vi siano risposte generose: per la nostra Chie-sa e per il mondo. Si lavora per la pace ed è necessario, ci si im-pegna nel volontariato ed è bello, ci si interessa di cittadinanzaed è doveroso, ma chi pensa alla salvezza delle anime?

2. «Ma tutti i buoni pastori – continua Sant’Agostino – si iden-tificano con la persona di uno solo, sono una sola cosa. In es-si che pascolano è Cristo che pascola». Tra poco don Pier Lui-gi sarà pastore, ma alla maniera di Cristo. Permettete una bre-ve meditazione sul sacerdozio di Cristo, sacerdote nuovo.Nell’Antico Testamento c’è un popolo scelto fra tutti i popoli,particolare proprietà del Signore, separato per una destinazione

Omelia di S.E. Mons. Andrea TurazziCATTEDRALE DI PENNABILLI - 3 OTTOBRE 2015

sacerdotale. Dalle dodici tribù diIsraele viene separata la tribù diLevi, incaricata del culto del Si-gnore. Dalla tribù di Levi vienepresa una famiglia per il Santua-rio: una volta all’anno il sommosacerdote vi immola l’agnello(non può il sommo sacerdote can-didare se stesso per l’offerta), el’agnello, mediante la consuma-zione col fuoco, viene sacrificato.Dall’altare sale una tenue nube trai profumi dell’incenso. Notatequesto procedere per successiveseparazioni e distacchi; una strut-tura liturgica piramidale che sislancia verso l’alto arrivando adoffrire nient’altro che la propriainadeguatezza. Dio rimane oltre,al di là nella sua trascendenza: laliturgia dell’Antico Testamentocelebra questo. Il sacerdozio anti-co rimane rituale, formale, esterio-re. Confrontiamolo col sacerdoziodi Gesù. È su una linea opposta,

discendente, inclusiva; procede dall’alto verso il basso per suc-cessivi abbracci verso una unità sempre più forte. Il Verbo siincarna: nell’unica persona di Gesù Cristo, natura divina e na-tura umana sono inseparabilmente unite. Gesù, Verbo incarna-to, vive la vicenda umana fino in fondo nella quotidianità diNazaret condividendo con noi lavoro, fatiche, incontri, amici-zie… Poi viene il tempo del suo cammino verso Gerusalemmefino a fare suo il dolore innocente, assumendo la sofferenza eciò che c’è di più umano, il peccato. Sulla croce sembra tocca-re il vertice del suo sacerdozio; nel totale svuotamento di sé enella radicale obbedienza al disegno del Padre si fa dono perl’umanità. «Tutto è compiuto»: sacerdote, altare e vittima; unaliturgia in spirito e verità, esistenziale, personale.

3. La risurrezione stessa è un abbraccio. Un abbraccio totale.Nell’Uomo Gesù è iniziata la divinizzazione di tutta la realtàmediante l’effusione dello Spirito. Cose da capogiro, eppurecosì vicine, cose grandi, ma fatte proprio per noi. Nell’Eucari-

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19MONTEFELTRO UN NUOVO PRESBITERO

stia egli continua a donarsi e farsi uno con noi: un pugno di fa-rina impastata nell’acqua, una coppa di vino, diventano suapresenza: «Prendimi, mangiami, bevimi». C’è dichiarazioned’amore che può spingersi oltre? Ma non siamo ancora al ca-polinea. Al fondo di questo abbassamento del Figlio di Dio perunire a sé il mondo ed offrirlo al Padre c’è un ultimo passo: ilSignore Gesù dona il suo stesso donarsi.Caro don Pier Luigi, si colloca qui il tuo sacerdozio, il Signo-re ti prende perché tu sii una sua presenza, ti cede la sua vo-lontà di donarsi, consegna il suo “io” alle tue labbra. Potrai di-re “io ti assolvo…”, “questo è il mio corpo”… Credilo ognivolta che sali sull’altare, vivilo nel quotidiano dono di te. Vitache si fa liturgia. Prestagli le tue mani, i tuoi piedi, il tuo cuo-re, la tua intelligenza, la tua umanità. Altissima dignità, ma il prete è sempre un uomo. Un angelonon può essere sacerdote. Azzardo: è stato forse limitato il mi-nistero di Gesù per il fatto che era uomo? Il prete è della stes-sa creta di cui è fatta l’umanità. Anche dopo la sacra ordina-zione continuerai, come tutti, a sentirti fragile, inadeguato,peccatore. Dio non ha orrore degli uomini, al contrario, fa pas-sare la sua grazia attraverso loro. Il prete balbetta appena; ep-pure Dio gli ordina di parlare. Rimane sempre un apprendista.Il prete è la persona più potente sulla terra perché pronuncia

Sabato 21 novembre, alle ore 17,00, nella Cattedraledi Pennabilli il vescovo Andrea

nel corso di una solenne celebrazione, accoglierà

la candidatura al Diaconato permanente presentata da

SAVERIO TANI e GIANFRANCOSABBATINI, mentre MASSIMO

CERVELLINI riceverà il Ministero dell’Accolitato.

LE CANDIDATURE AL DIACONATO E ACCOLITATO

AVVICENDAMENTI E NUOVE NOMINE

IN DIOCESIDON ALESSANDRO SANTINI da Parrocchia diSerravalle a MercataleDON EMILIO CONTRERAS da Parrocchia diMercatale a Ponte MessaDON PIER LUIGI BONDIONI a Parrocchia diSerravalleP. GIUSEPPE PETRISOR a Sant’Agata coa-diuvante di P. Eugenio AvarvareiDON MARCO SCANDELLI è stato nominatonuovo direttore dell’Ufficio Catechistico Dio-cesano

parole creatrici: “Io ti battezzo”; “Io ti assolvo”; “Questo è ilmio corpo”… Eppure è l’uomo più povero perché queste nonsono parole sue. È Gesù il buon pastore: guardalo don PierLuigi. Considera lo Spirito Santo che effonde su di te consa-crandoti con l’unzione e abilitandoti a compiere le opere delMessia e a proclamare l’anno di misericordia.

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20MONTEFELTRO PASTORALE SOCIALE E DEL LAVORO

L’immagine e il desiderio di PapaFrancesco di una Chiesa in “uscita” sonoun richiamo alla sua radice missionariache ritroviamo costantemente nel magi-stero e nelle parole dei pontefici fin dalsecolo scorso. Per quanto riguarda laChiesa in uscita verso il mondo del lavo-ro, ci pare significativo proporre una sin-tesi del decalogo indirizzato da Paolo VIai sacerdoti incaricati della pastorale dellavoro nel 1971, come possibile linea gui-da per una pastorale d’ambiente nella no-stra realtà diocesana. 1) Prima di tutto bisogna avvicinare i

lavoratori, mettersi in cammino per anda-re a cercarli e incontrarli nelle fabbriche enegli uffici, come pellegrini in cerca dellapecorella non smarrita, ma lontana.2) Per questo è necessario lo sforzo di

comprendere, è indispensabile lo studiodel mondo del lavoro per essere informa-ti e per non cedere all’empirismo e allaimprovvisazione. 3) Bisogna anche essere coscienti che

l’incontro con il mondo del lavoro puònon essere facile per tanti motivi: per le

ideologie, gli atteggiamenti e i problemida cui è attraversato. Però questo incontroci mette di fronte a una realtà che altri-menti non potrebbe essere capita fino infondo senza l’esperienza di un contattodiretto.4) Nell’incontro con il mondo del lavo-

ro abbiamo una certezza: siamo portatoridi un messaggio che non dobbiamo mu-tuare da altri e che senza di noi potrebbenon arrivare: è il Vangelo, capace di esse-re parola che libera e aiuta chi lavora. 5) Il motore dell’incontro con i lavora-

tori non è un interesse personale mal’amore, per far loro sentire che hannoqualcuno, che non sono più soli, che c’èqualcuno che li ascolta, che si mette al lo-ro fianco per condividere.6) E poi c’è il senso vero del lavoro,

che non è solo fatica ma soprattutto unaesplicazione dell’uomo e della sua perso-nalità nella interazione con il creato. Il la-voro è l’esecuzione e la prosecuzione diun disegno di Dio.7) C’è l’esigenza di richiamare la co-

scienza morale: nel lavoro non esiste sol-

tanto il diritto di ave-re ma anche quellodi fare. Chi lavora è responsabile di fron-te a Dio, responsabile per ridare il sensodel bene e del male, misurato col metroche va dalla terra al cielo.18) Accanto alla coscienza morale c’è

la coscienza sociale: intorno a chi lavoraci sono una società e una comunità. Sitratta di far sperimentare che c’è qualcu-no a cui appoggiarsi, un aiuto e una ami-cizia possibile in una comunità in cui ci sisente amici e fratelli. 19) E poi l’azione: bisogna non soltan-

to conoscere, guardare, rendersi conto,formarsi una mentalità ma bisogna agire,trasmettendo l’ottimismo e la fiducianell’agire, nell’agire bene, nell’agire in-sieme, nell’agire conclusivo. 10) E da ultimo, ma sopra tutto, c’è

Cristo: se il Signore mette la sua parola, ilsuo nome sulle nostre labbra, agirà attra-verso di noi e sarà con noi.

* Responsabile Ufficio per la Pastorale Sociale e del Lavoro

IL DECALOGO

PER UNA PASTORALE DEL MONDO DEL LAVOROdi Gian Luigi Giorgetti*

PASTORALE D’AMBIENTE

Gli incontri nei luoghi di lavoroLA VISITA DI MONS. VESCOVO A DUE IMPORTANTI REALTÀ INDUSTRIALI DEL MONTEFELTRO

In continuità con l’espe-rienza avviata primadell’estate, tra finesettembre e inizio otto-bre il nostro Vescovo,accompagnato dal re-sponsabile dell’Ufficiodiocesano per la Pasto-rale Sociale e del Lavo-ro, ha visitato due im-portanti realtà produt-tive del Montefeltro: il 22 settembre la Pa-scucci Torrefazione, si-tuata a Montecerigno-ne; il 2 ottobre la Indel B, a Sant’Agata Feltria.

Si tratta di due realtà che, pur operando in settori diversi, presentanoanalogie importanti: sono attività imprenditoriali di successo, nono-stante la crisi economica mondiale degli ultimi anni; sono aziende di ri-levanza nazionale e internazionale nei settori in cui operano; nono-stante l’internazionalizzazione delle vendite, hanno mantenuto la pro-duzione sul territorio di origine e costituiscono una fondamentale risor-

sa lavorativa per gliabitanti delle zone dellanostra diocesi in cui so-no situate.

Gli incontri sono statioccasioni preziose di in-contro e di conoscenzareciproca con gli im-prenditori e i loro colla-boratori, nei luoghi dilavoro, in un climainformale e molto cor-diale. Gli imprenditorihanno illustrato agli

ospiti l’attività svolta nelle loro imprese e hanno guidato la visita agliimpianti di produzione.

Gli incontri si sono conclusi con un breve momento di preghiera guida-to da Mons. Turazzi e con il proposito condiviso di celebrare nelle dueaziende una Santa Messa in prossimità delle prossime festività per ilSanto Natale.

Ufficio per la Pastorale Sociale e del Lavoro

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21MONTEFELTRO DALLE MISSIONI

Una testimonianza del seminarista diocesano Larry Jaramillo

MISSIONE GUATEMALA!INSIEME AD UN GRUPPO DI AMICI È STATO SCELTO DAI SUOI FORMATORI IN SEMINARIO PER ACCOMPAGNARE E VIVERE L’ESPERIENZA DI MISSIONE

IN ALCUNE ZONE DEL GUATEMALA

Carissimi amici e lettori,vorrei condividere con voi l’esperienza di missione che ho

avuto questa estate dal 28 di luglio fino al 18 agosto in Guate-mala insieme ad un gruppo di amici: Don Mario Fini (parroco aBologna e responsabile della missione), Fabrizio Fantini (un ra-gazzo disabile di Bologna) e Gianni Capelli (un seminarista diCesena). Sono stato scelto dai miei formatori in seminario per accom-

pagnare e vivere l’esperienza di missione in alcune zone delGuatemala dove Don Mario già da alcuni anni è presente du-rante l’estate insieme a Fabrizio, questo ragazzo disabile, spa-stico, che nonostante la sua malattia econ l’aiuto di altri può anche lui sen-tirsi persona e realizzare il suo sognodi viaggiare e anche lui da persona bi-sognosa, aiutare altri bisognosi. Ognu-no pur nella povertà può fare qualcosaper chi sta accanto o lontano, qualcu-no che ha bisogno di te, del tuo soste-gno, della tua presenza.In Guatemala siamo stati ospiti per

un po’ di giorni in una parrocchia del-la diocesi di San Marcos, vicino alconfine con il Messico. Abbiamo visi-tato le famiglie, gli ammalati e in mo-do particolare i disabili, abbiamo in-contrato bambini e giovani. Ogni vol-ta, ogni persona, unica nel mondo eunica davanti agli occhi di Dio perchéè stata creata da Lui, è rimasta im-pressa non solo nelle fotografie fattema anche nel cuore dove ogni espe-rienza di fatica e di condivisione conquesto popolo ha preso significato.Ognuno di loro con tante sofferenze e tante cose nel cuore macon tanta voglia di vivere la fede, di conoscere e amare un Dioche non si dimentica di loro perché è con loro. Dopo ci siamo trasferiti a Esquipulas, vicino al confine con

l’Honduras dove c’è anche il santuario con l’immagine del Cri-sto Negro, che viene da tradizione indigena, è molto significati-vo per i guatemaltechi. Qui abbiamo visitato un opera moltobella che si chiama “La Ciudad de la Felicidad” (La città dellafelicità) fondata da un laico di Forlì (Andrea Francia). Qui ospi-tano bambini e ragazzi orfani, abbandonati dai loro genitori, obambini che non possono stare a casa per diverse situazioni dif-ficili. Anche se eravamo solo di passaggio, abbiamo potuto sen-tire come questi bambini ti danno tutto il loro affetto e a noinon ci restava che donargli un poco del nostro: una carezza, unacoccola, un abbraccio, prenderli per mano mentre si girava perla “Ciudad”, dove i bambini assaggiano un po’ di felicità. Mi piacerebbe usare 3 parole conosciute sicuramente a tutti

noi. Parole che sentiamo spesso in chiesa o nei diversi incontriparrocchiali. Queste parole sono FEDE, SPERANZA E CA-RITÀ. Parole che mi hanno sostenuto in quei giorni di missio-

ne, parole che mi hanno incoraggiato a continuare il mio cam-mino come cristiano e verso il sacerdozio e parole con le qualiho cercato di vivere le giornate in quella terra sconosciuta, contanta povertà materiale ma con una ricchezza umana enormeche oggi come oggi non è scontata perche a volte badiamo piùalle cose che abbiamo e badiamo meno alla nostra umanità.La fede è credere con certezza e con il cuore che Qualcuno

c’è. Dio c’è in questi fratelli che abbiamo visto. Che bello! Cre-do sempre di più che Dio non ci lascia mai soli. Credere che lavita ha senso e che vale la pena viverla pur nelle sofferenze chequesta porta. La speranza ci aiuta a sperare. Come questi fratel-

li del Guatemala che sperano in Dio,che sanno che non sono da soli, chequalcuno c’è. Così dovremo sperareanche noi. La vita è una spera, una at-tesa. Si spera sempre che qualcosapossa andare meglio, che qualcuno tipossa tendere la mano. La carità èl’amore stesso di Dio ed è Dio stesso.È quella che muove tutta la nostra vi-ta, tutte le nostre opere buone e i no-stri sentimenti. Senza l’amore è tutto èvuoto. Anche nelle difficoltà bisognaamare. C’è uno più grande di noi checi ha amato fino a dare la vita per noie ci ama ancora e noi che seguiamoLui siamo chiamati a non tenerci tuttoquell’amore per noi ma a condividerlosenza paura. Qualsiasi occasione èbuona per amare e farsi amare. InGuatemala mi sono sentito amato per-ché Dio è presente nelle persone cheho incontrato, nei poveri, nei bisogno-si, in queste persone che Dio ama

quanto me. Non nascondo il fatto che ci sono stati momenti dif-ficili e duri. Non sempre è facile adattarsi a qualcosa alla qualenon sei abituato, mangiare cose diverse, dormire in un letto me-no comodo del tuo, girare a destra e a sinistra per strade nonasfaltate, sopportare il caldo, e a volte, nello stare sempre difianco e aiutare una persona disabile che ha bisogno di te equindi ti devi mettere in gioco, disporre con generosità e offrir-ti pazientemente: Ecco come comincia la missione! Ma non erolì perché lo avessi scelto io, bensì per obbedienza ad un servi-zio richiesto e dal quale oggi ringrazio perché ho imparato tan-to. Alla fine ti rendi conto che sei tu quello che ha bisogno dialtri perché sono loro che ti insegnano il valore della vita, ti in-segnano a vivere con fede, con speranza e con amore il donopiù grande che Dio ci ha donato: la vita! Che dire della missione in Guatemala: una bella esperienza

di periferia. Non so se ritornerò in quei posti e rivedrò quellepersone, ma chiedo solo al Signore che li benedica e li custodi-sca sempre.In Gesù e Maria,

larry Jaramillo, seminarista

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22MONTEFELTRO ISTITUZIONI

Giovedì 1 ottobre sono stati eletti i nuovi CapitaniReggenti che resteranno in carica fino all’1 aprile2016; alla suprema carica della Repubblica di SanMarino sono stati chiamati gli Eccellentissimi LorellaStefanelli e Nicola Renzi. A pronunciare l’Orazioneufficiale è stato Marin Mrcela, Presidente del grup-

po di Stati contro la Corruzione (Greco). Pubblichia-mo l’omelia che il vescovo Mons. Turazzi ha pronun-ciato durante la celebrazione liturgica in Basilica. Il nostro giornale si associa nel porgere agli Eccel-lentissimi Capitani Reggenti fervidi auguri di buonlavoro.

LITURGIA PER L’INVESTITURA DEI CAPITANI REGGENTI

Ne 8,1-4.5-6.7-12Sal 18Lc 10,1-12

Fratelli e sorelle,

un ringraziamento ed unaugurio: buon lavoro aiReggenti eletti; grazie aiReggenti che passano iltestimone.

Nei sei mesi nei quali so-no stati in carica hannovissuto, con tutti noi,momenti particolarmentesignificativi come l’inter-vento all’Onu del 26 set-tembre scorso, la visitaalla città di Arbe in Croazia a cui ci lega l’origine del nostrosanto patrono e tanti altri incontri istituzionali (al principatodi Monaco, all’Expo di Milano, ecc.). Ma non meno impor-tanti gli incontri con la gente, con i ragazzi, con i giovani,con le persone ammalate e disabili, come nello scorso luglioa Loreto.

La prima Lettura ci riferisce di una solenne liturgia di popo-lo. Si rinnova l’alleanza Dio-Israele. Neemia, il brillante go-vernatore, convoca in assemblea tutto il popolo e, insieme alsacerdote Esdra e ai leviti, dà lettura del Libro della Legge odel patto. E il popolo ascolta, partecipa e si commuove. Rin-nova il suo “sì”. Le mura, ricostruite dopo l’esilio, non solodifendono la città, ma fondono insieme gli abitanti di Gerusa-lemme e ne fanno una cosa sola: «La nostra carne è come lacarne dei nostri fratelli, i nostri figli sono come i loro figli»(Ne 5,5). Non è questa nostra assemblea simile a quella con-vocata da Neemia? Non siamo anche noi riuniti per una rin-novazione?

Mi prende questa mattina il desiderio di accompagnarvi, vir-tualmente, per le pendici del Titano. Poi vorrei sostassimo unattimo sui sagrati e nelle chiese sammarinesi che, come al-trettante stelle di una costellazione, trapuntano il nostro terri-torio. Balza con evidenza quanto la fede cristiana abbia se-gnato la nostra storia, il nostro popolo, le nostre istituzioni.Sullo sfondo del tempo che corre inesorabile, le chiese ri-mangono come secolari sorgenti ancora fresche e zampillantia cui tanti (adulti e giovani) attingono. Alcune chiese sonoparticolarmente vistose, altre umili e quasi nascoste nel gro-viglio urbanistico dell’antica Repubblica. In ognuna palpita il

Omelia di S.E. Mons. Andrea TurazziBASILICA DI SAN MARINO (RSM) - 1 OTTOBRE 2015

mistero che ci avvolge.Il cristiano vi ritrova isegni eloquenti dellasua fede. Chi è di altraconvinzione o culturapuò godervi il silenzio ela pace necessari comeil pane.

La fede cristiana, con lesue radici e la sua chio-ma ancor verde e caricadi frutti, si propone atutti come un dono diamicizia.

Dispiace quando unamalintesa laicità nonapprezza, o addirittura

contrasta. In ogni chiesa ci si sente avvolti da pareti che ab-bracciano come pareti domestiche. E, in questi giorni diffici-li, qui ci si ritrova nei sentieri della preghiera, alla ricercad’essere amati.

Ci sarà qualcuno che ci vuole bene? Con le braccia spalanca-te esprimiamo il desiderio di non restare soli e nel contemporivolgiamo l’invito ad ogni prossimo di sentirsi a casa sua incasa nostra. Perché figli dell’unico Padre. Si apre qui il gran-de tema dell’accoglienza che interpella coscienze e scuote lapolitica.

E c’è una casa più grande della quale siamo tutti inquilini, omeglio, nella quale siamo tutti fratelli, la creazione. PapaFrancesco ha indirizzato la sua ultima lettera “Laudato si’”per rilanciare un appello: «Cosa sta succedendo nella nostracasa comune?». «In quali condizioni la vogliamo lasciare ainostri figli?». Il Papa ci ricorda la centralità dell’uomo, la suaresponsabilità e la sua dignità e, con molta schiettezza, ci se-gnala come spesso tocchi ai poveri pagare il conto – e unconto salato – di un dissennato uso della natura.

Per chiudere condivido con voi due affermazioni dell’Encicli-ca che mi hanno colpito: «trasformare in sofferenza persona-le quello che sta accadendo al mondo» (LS 19) e che «la sfi-da urgente di proteggere la nostra casa comune comprende lapreoccupazione di unire tutta la famiglia umana nella ricercadi uno sviluppo sostenibile e integrale, poiché sappiamo chele cose possono cambiare» (LS 13).

Possono cambiare a partire dalla forza della preghiera. Pre-ghiamo.

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23MONTEFELTRO AVVENIMENTI

“Giovedì 15 ottobre, a S. Leo, si è incontrata una commissione mista, formata dairappresentanti del Comune di S. Leo, del Comune di Voghenza, e delle Diocesi di Fer-rara-Comacchio e San Marino-Montefeltro per programmare i festeggiamenti per ilmillenario della traslazione delle ossa di S. Leone da S. Leo a Voghenza dove si tro-vano attualmente. Di questo evento che vien fatto risalire agli anni 1014-1016 ci è tra-mandato che il Santo morì il primo agosto del 360 e fu sepolto nella pieve che lui stes-so aveva costruito. Per oltre seicento anni rimase nel suo sarcofago di pietra finché, nelfebbraio del 1014, l’imperatore germanico Enrico II, detto “il Pio” per la sua devozio-ne, con il consenso del papa Benedetto VII prelevò le spoglie del santo per portarle alsuo paese. Ma durante il viaggio, nei pressi di Ferrara, i cavalli si impennarono e nonvollero più proseguire, costringendo l’imperatore a lasciare il glorioso corpo in questofortunato luogo, che prese il nome “San Leo di Voghenza”.Dopo questo primo incontro la commissione si è distribuita i compiti ed è stata ag-

giornata ai primi di novembre per confrontarsi e dare così avvio all’iniziativa.Porteremo a conoscenza dei nostri lettori nei prossimi numeri del Montefeltro, le tap-

pe di preparazione di questo evento che dovrebbe svolgersi nel Febbraio 2016”.

Millenario della traslazione delle ossa di S. Leone

DA S. LEO A VOGhENzA

Master in “Valorizzazione dell’Arte sacraMaster in “Valorizzazione dell’Arte sacrae del Turismo religioso”e del Turismo religioso”

Comunicato stampa DALL’ISTITUTO SUPERIORE DI SCIENZE RELIGIOSE “A. MARTELLI”

Da tanto tempo continuiamo a ripete-re che la ricchezza del nostro paeseconsiste nell’arte e nel turismo, che ilnostro “granaio” è concentrato nellagrande bellezza, nei cospicui giacimentidi arte sacra diffusi in tutto il nostroPaese (pari ai 2/3 dell’intero patrimonionazionale), ineguagliabile per quantità equalità. Ciò nonostante assistiamo inertie indifferenti al progressivo degrado diquesti beni di incomparabile bellezza,all’assenza di ogni progetto di valoriz-zazione in ambito ecclesiale, politico edeconomico. A partire da questa ovviaconstatazione, passando dalla rassegna-zione (o dall’indignazione) alla costrut-tiva proposta, l’Istituto Superiore diScienze religiose “A. Marvelli” ha da-to avvio (già dallo scorso anno) al Ma-ster universitario di primo livello in“Valorizzazione dell’arte sacra e pro-mozione del turismo religioso”. Questo Master, unico nel panorama

accademico italiano, ha come finalitàquella della valorizzazione del patrimo-nio artistico ecclesiale come straordina-rio potenziale per uno sviluppo cultura-le, spirituale, economico e civile, esplo-rando quei legami profondi e vitali tra

fede e arte, tra cultura e sviluppo, tra ri-cerca, studio, tutela e innovazione. A partire dal nostro territorio, distret-

to strategico di eccellenza in ambito ar-tistico e turistico, grazie alla mirabilepresenza di arte sacra (dall’arte bizanti-na ravennate alle chiese romaniche delMontefeltro, dalla scuola pittorica rimi-nese del Trecento, allo splendore delTempio malatestiano e ai tanti percorsiculturali e artistici che da questo si di-ramano), l’obiettivo del Master è quellodi offrire concrete opportunità profes-sionali connesse al turismo religio-so e culturale, finora generalmente tra-scurato.A tal fine è necessario formare preci-

se competenze e figure professionali:guide in arte sacra, esperti di teologiasimbolica e di catechesi attraverso l’ar-te; responsabili di arte sacra e di beniculturali ecclesiali; responsabili dellatutela e valorizzazione dei beni artisticidel territorio, nonché dei beni paesaggi-stici nella formulazione dei Parchi cul-turali ecclesiali; consulenti di architettu-ra per il culto con specifiche competen-ze in ambito architettonico-liturgico;guide ed esperti di didattica museale e

di educazione all’immagine; animatoridi pellegrinaggi e di percorsi artisticiqualificati; operatori di turismo cultura-le e religioso; organizzatori di eventiculturali.

Il Master ha ottenuto rilevanti pa-trocini e si avvale di numerose colla-borazioni: Facoltà Teologica dell’Emi-lia-Romagna; Opera Pellegrinaggi dellaRomagna; Opera di Religione dellaDiocesi di Ravenna; Diocesi di S. Mari-no-Montefeltro; Alma Mater Studiorum- Università di Bologna; Ordine degliArchitetti della Provincia di Rimini;Fondazione Universitaria S. Pellegrino;Ufficio Nazionale della CEI per la Pa-storale del tempo libero, turismo esport; Ufficio Nazionale della CEI per iBeni culturali ecclesiastici; Fondo Am-biente Italiano FAI - Delegazione di Ri-mini; Società Italiana di Scienze del Tu-rismo (SISTUR); Centro di Studi Avan-zati sul Turismo (CAST).

Per informazioni: ISSR “A. Marvel-li”, via Covignano 265, 47923 Rimini.Tel. e fax 0541-751367, e-mail [email protected]; sito: www.issrmar-velli.it.

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24MONTEFELTRO CRONACA

IL 4 OTTOBRE FESTA DI S. FRANCESCO IL NOSTRO VESCOVO ANDREA IL 4 OTTOBRE FESTA DI S. FRANCESCO IL NOSTRO VESCOVO ANDREA ÈÈ VENUTOVENUTOALLA RIAPERTURA E L’HA BENEDETTA CELEBRANDO ANCHE L’EUCARESTIAALLA RIAPERTURA E L’HA BENEDETTA CELEBRANDO ANCHE L’EUCARESTIA

Ca’ Romano ha di nuovo la sua chiesaCa’ Romano ha di nuovo la sua chiesaScrive il parroco Don Orazio Paolucci: “Mi viene in mente la parabola della casa costruita sulla sabbia

e di quella sulla pietra. Questa era sulla sabbia; ha resistito per un po’ di tempo…”

Haec domus Dei et porta coeli: questaè la casa di Dio e porta che apre al cielo.Ogni chiesa è questo mistero: da San

Pietro al Duomo di Milano, da Orvieto aSanta Maria del Fiore, alla chiesa piùsperduta sulla montagna o accarezzatadalle onde del mare.Sulle nostre colline tante chiese: ogni

paese, ogni borgata, la sua Chiesa, bellaaccogliente anche se piccola. Il popoloera affezionato alla sua chiesetta e la cu-stodiva con premura.Nella mia minuscola parrocchia ho

quattro chiese. Quella Parrocchiale moltobella, antica fatta con la pietra di Mira-toio anno 1127, abitata un tempo dai mo-naci e che conserva un tesoro: la reliquiadel Beato Rigo eremita agostiniano.Ha un bellissimo portale, un bel cam-

panile: mi piace la domenica tirare lecorde delle due campane, non c’è nulladi elettronico, ma alla maniera di altritempi, è il parroco che chiama la suagente: dal suono della campana forse lagente riesce a capire l’umore del parrocoe viene ad incontrarlo e ad ascoltare laParola di Dio.C’è poi la chiesa di Valpiano dedicata

alla Madonna del Carmine, e quella nelbosco, antica 1754 costruita con grossepietre, chiamata Madonna della neve.Ultima la chiesa di Ca’ Romano, co-

struita appena 50 anni fa, ma da oltre unanno non più agibile. Mi viene in mentela parabola della casa costruita sulla sab-bia e di quella sulla pietra. Questa erasulla sabbia; ha resistito per un po’ ditempo poi ha cominciato a dare segnipreoccupanti: crepe che si aprivano, umi-dità che sprigionava odore sgradevole di

muffa. Che fare? Non si poteva conti-nuare a celebrare l’Eucarestia in un luo-go indecente per chiamarsi casa di Dio.D’accordo con la gente abbiamo co-

minciato l’impresa: consolidamento dellefondamenta, pavimento, impianto elettri-co, tinteggiatura.Dopo un anno la chiesetta era pronta,

bella lucida, profumata col bel crocifissoin legno e l’immagine della Madonna colbambino in braccio che ci sorrideva.Ci voleva qualcuno ad inaugurarla.

Così il 4 ottobre festa di S. Francesco èvenuto il nostro vescovo Andrea a bene-dirla e a celebrare L’Eucarestia. Tantagente, anche dalle parrocchie confinantia festeggiare.A Roma è in pieno svolgimento il si-

nodo della famiglia con tanti problemi darisolvere. Così il Vescovo ci ha parlato

della famiglia, cominciando dalla sua. Ledifficoltà incontrate negli anni, la sorelli-na perduta, il fratello in carrozzina a se-guito di un gravissimo incidente e dellecose belle vissute in casa. Della educa-zione ricevuta, dell’affetto dei genitori, iquali, ci diceva, nonostante i 50 anni diMatrimonio vedeva sempre parlare, con-fidarsi; cosa avranno da dirsi?Così anche le nostre famiglie vivano

insieme le gioie e le sofferenze della vi-ta, con fiducia, con amore con fede, neldialogo, senza chiusure. Ci ha poi ricor-dato che la vera chiesa è quella fatta dipersone, pietre vive nell’edificio da co-struire giorno per giorno, con fiducia,con gioia. Abbiamo portato i doni all’altare: un

bel crocifisso che ci ha fatto compagniaper un anno nel centro sociale trasforma-to in chiesetta. Opera dell’amico Bruno,l’abbiamo regalato con piacere al Vesco-vo che ha molto gradito. Dopo la Messaun momento di fraternità insieme. Sento il dovere di ringraziare ancora

tutti; ci siamo impegnati, è stata un’im-presa che sembrava impossibile, maquando ci si vuole bene è bello lavorareinsieme per una cosa importante, alloratutto diventa possibile e meno faticoso.Da bambino mi capitava spesso di an-

dare a prendere l’acqua alla fontana conun orcio di coccio per una vecchietta, laLoreta, arrivavo un po’ trafelato, lei midiceva in dialetto: “Di’ tla mert - Dio tirimeriti”. Così io dico a voi, cari amici,Dio vi rimeriti. Grazie a Dio, al Vescovoe a tutti voi.

Paolucci don orazioParroco

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25MONTEFELTRO SOLIDARIETÀ

SABATO 28 NOVEMBRE 2015SABATO 28 NOVEMBRE 2015

VIENI ANCHE TU?VIENI ANCHE TU?ANCHE QUEST’ANNO LA PROPOSTA DEL BANCO ALIMENTARE

cultura dell’incontro e della condivisione[...]. Condividere ciò che abbiamo con colo-ro che non hanno i mezzi per soddisfare unbisogno così primario ci educa a quella ca-rità che è un dono traboccante di passioneper la vita dei poveri».Nel presentare il “Banco Alimentare” al

Papa, il presidente nazionale, Andrea Gius-sani, ha ricordato i fondatori Danilo Fossati,“un grande imprenditore”, e don LuigiGiussani, “un illuminato educatore”.«Santo Padre – ha proseguito il presiden-

te – Le consegniamo il nostro tentativo,consapevoli della nostra inadeguatezza difronte alla povertà: oltre 4 milioni di perso-ne, di cui oltre il 10 con meno di 5 anni,non possono contare su un pasto sufficiente,in Italia […]. Questo popolo, qui davanti aLei, è accomunato dalla dimensione vitale eantropologica del “dono”. Insieme le offria-mo le nostre speranze e la volontà di conti-nuare l’impegno nella lotta alla povertà e al-lo spreco; facciamo nostro il richiamodell’imminente Giubileo a vivere, tra leopere di misericordia corporale, il “dar damangiare agli affamati”, come segno dellacarità di Cristo».

C. V.

L’ultimo sabato di Novembre so già dovesarò e cosa farò: è il giorno della CollettaAlimentare! La Fondazione Onlus BancoAlimentare promuove in questa giornata(quest’anno sabato 28 novembre) una gran-de raccolta di generi alimentari a lunga con-servazione presso tutti i supermercati d’Ita-lia che scelgono di appoggiare l’iniziativa. Iprodotti raccolti, divisi, inscatolati e pesativengono stoccati la notte stessa della collet-ta in un grande magazzino e sono subito di-sponibili per Caritas parrocchiali, associa-zioni ed enti caritativi che li ridistribuisconopoi gratuitamente a chi ne ha necessità.Tanti volontari, allora, si rendono disponibi-li, un solo giorno all’anno, per partecipare aquesta iniziativa e mettere a disposizione unpo’ del loro tempo (una, due o più ore!) perle attività di volantinaggio all’interno deisupermercati (per la promozione della rac-colta), di inscatolamento e stoccaggio deiprodotti donati. Donati… sì, perché si chie-de a chi va a fare la spesa di acquistare unpacco di pasta, un barattolo di pomodori pe-lati o un omogeneizzato in più e di lasciarloai volontari, terminata la propria spesa. So-no molti anni che partecipo a questa raccol-ta e mi viene chiesto di invitare altri ragazzie adulti a prendere parte all’iniziativa che èinsieme utile e divertente. È necessaria inmodo particolare alle nostre Caritas parroc-chiali che nel corso dell’anno mettono a di-sposizione di famiglie in difficoltà i generialimentari raccolti, in questa giornata e du-rante tutto l’anno, dalla Fondazione BancoAlimentare. Sabato 28 potete scegliere sediventare volontari (e lasciare il vostro no-minativo, numero di telefono e disponibilitàdi orario presso i referenti del Banco Ali-

mentare (cfr. piè pagina) o andare a fare laspesa (al limite entrambe le cose…!) perchénoi non possiamo raccogliere se qualcunonon dona! Non abbiate quindi timore… do-nate con la serenità e la fiducia di sapereche tutti i generi alimentari raccolti nei no-stri centri commerciali verranno certamenteridistribuiti a sostegno di tante famiglie. Lo scorso 3 ottobre papa Francesco ha

rivolto ai partecipanti all’incontro della “re-te Banco Alimentare” che si è tenuto a Ro-ma una parola di forte incoraggiamento.Può essere sintetizzata così: «Condividere ibisogni per condividere il senso della vita». «La fame oggi ha assunto le dimensioni

di un vero “scandalo” – dice il Santo Pa-dre – che minaccia la vita e la dignità ditante persone. Ogni giorno dobbiamo con-frontarci con questa ingiustizia, mi permet-to di più, con questo peccato [...]. Non pos-siamo compiere un miracolo come l’ha fat-to Gesù; tuttavia possiamo fare qualcosa, difronte all’emergenza della fame, qualcosadi umile, e che ha anche la forza di un mi-racolo. Prima di tutto possiamo educarciall’umanità, a riconoscere l’umanità presen-te in ogni persona, bisognosa di tutto. Con-tinuate con fiducia questa opera, attuando la

VICARIATO VAL FOGLIA E VAL CONCARosati Pier Augusto cell. 335 5772851 e-mail: [email protected]

VICARIATO SAN MARINOStacchini Gualtiero cell. 335 6755434 e-mail: [email protected]

VICARIATO VAL MARECCHIABartoli Franco cell. 329 3231847

COMUNCATO STAMPA “W L’AMORE”: UN PROGETTO “EDUCATIVO”? “W L’AMORE”: UN PROGETTO “EDUCATIVO”? Il Forum delle Associazioni Familiari dell’Emilia-Romagna, in accordo con le Associazioni di genitori facenti capo al For.A.G.S., ha accettato di parteci-pare a un tavolo di lavoro, promosso dall’Assessorato alla Sanità regionale, finalizzato alla revisione del progetto “W L’AMORE” prima della suanuova presentazione nelle scuole del territorio. Ad un primo incontro, che si è svolto il 27 luglio, ha partecipato anche l’Assessore Venturi, sottoli-neando alla fine l’importanza prioritaria del “consenso informato dei genitori”, così come richiesto in quella sede dal presidente del Forum. In un se-condo incontro, che ha avuto luogo il 22 settembre, i rappresentanti del Forum e di alcune delle associazioni di genitori hanno anticipato le proprie ri-serve sia sui contenuti – ritenuti in molti tratti poco “educativi” per un’utenza di giovani (scuola media) ancora in età preadolescenziale – che sullemodalità procedurali seguite nel proporre il progetto alle scuole, sottolineando l’inaccettabilità di un progetto solo “sanitario”, che si vuole portarenelle scuole senza coinvolgere in precedenza né l’Assessorato all’Istruzione né l’Ufficio Scolastico Regionale. Sempre a proposito dei contenuti, è sta-ta evidenziata un’impostazione fortemente connotata da premesse ideologiche, che tendono a banalizzare la conoscenza del proprio corpo ed i rap-porti sessuali, slegandoli da una valorizzazione dell’affettività e delle relazioni tra ragazzi e ragazze, facendo poi passare come normalità il ricorsoalle pratiche anticoncezionali, senza neppure analizzarne i rischi connessi e le conseguenze abortive. Un nuovo appuntamento è stato fissato per il 4 novembre e prima di tale data Forum e Associazioni di genitori concorderanno un proprio documento, con osservazioni puntuali sulle varie parti delprogetto. Indipendentemente dalle sorti future di questo tavolo di lavoro, il Forum ritiene comunque preferibile che siano portati avanti nelle scuole,con il supporto dell’Amministrazione regionale e dell’USR, diversi progetti di educazione all’affettività, tra i quali i Consigli di Istituto possano libe-ramente scegliere, senza il legame condizionante di fattori economici, ma esclusivamente in base a giudizi di effettiva qualità “educativa”.Bologna, 9 ottobre 2015

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26MONTEFELTRO FRONTINO IN FESTA

“INSIDE OUT”: la giostra dei sentimenti

Considerato uno tra i migliori filmd’animazione Pixar usciti negli ultimi an-ni, Inside out è nelle sale italiane dal 16 settembre 2015 e continua a riscuo-tere enorme successo a livello mondiale.

La storia narrata è quella di Riley, omeglio dei sentimenti di Riley, che sonoappunto i protagonisti di questa storia:Gioia, Tristezza, Rabbia, Paura e Disgu-sto. Riley è rappresentata, nei primi an-ni della sua vita, come una bambinache vive delle esperienze guidate unica-mente dalla gioia, mentre nella faseadolescenziale, più precisamente a 11anni, la famiglia di Riley decide di tra-sferirsi dal Minnesota a San Francisco.Da quel giorno la ragazzina inizia a

comprendere quanto in realtà il mondo non sia come fino a quelmomento se l’era immaginato. Intanto nel quartier generale del cer-vello di Riley i suoi sentimenti, così come quelli di una qualsiasi ado-lescente, iniziano a scontrarsi e Gioia cerca in ogni modo di impe-dire a Tristezza di influenzare negativamente i ricordi della ragazzariguardo al Minnesota. Durante questa discussione avviene un inci-

dente e Gioia e Tristezza si ritrovano in un’altra parte del cervellodi Riley, dove incontreranno Bing Bong, il vecchio amico immagina-rio di Riley, che spiegherà come in realtà funziona la mente dellabambina e i suoi ricordi. Mentre Gioia e Tristezza cercano di rien-trare nella sede principale per riprendere il controllo della situazio-ne, Riley deve fare i conti con una realtà nuova e diversa, guidatada Paura, Rabbia e Disgusto, che cercheranno in ogni modo di sal-vare la situazione.

Il film, diretto da Pete Docter e Ronnie del Carmen sembra unavera e propria emozionante ricostruzione della psicologia umana echiunque riesce a immedesimarsi all’interno delle scene; proprio perquesto è adatto ad un vastissimo pubblico, poiché i piccoli si vedo-no descritti nelle sensazioni e nelle esperienze che stanno vivendo,mentre gli adulti riescono a ricordare attraverso il film vecchie av-venture passate e riescono a spiegarsi tante emozioni al tempo vis-sute.

Inside out ci mostra inoltre i cambiamenti delle relazioni che si vi-vono a seconda delle età e a seconda della vita che conduciamo.Rimane sicuramente uno dei film Pixar più toccanti della storia, nonsolo perché riesce a mostrare in maniera esemplare il modo con-tradditorio attraverso cui vengono gestite le emozioni durante l’ado-lescenza, bensì perché è in grado di far rivivere momenti passaticon grande emozione ed intensità, commuovendoci e lasciandociversare qualche lacrima di gioia, malinconia a volte, ma anche perla divertente comicità che caratterizza la pellicola e i suoi buffi per-sonaggi.

Melissa Nanni

AL CINEMA AL CINEMA AL CINEMA AL CINEMA AL CINEMA

ELISA D’Angeli ha chiamato attorno asé i cittadini di Frontino tutti invitati a cele-brare l’anniversario dei suoi cento anni divita il 22 settembre 2015. La gioiosa ricor-renza ha ingenerato grande entusiasmo incoloro che si sono affacciati a CA’ LA TO-NIA. ELISA si è guadagnata il prestigioso ap-

pellativo di NONNINA DEI FRONTINESI.Anche il Vescovo, Mons. ANDREA TU-RAZZI ha voluto non far mancare la suapresenza, nonostante i suoi molteplici impe-gni. I figli hanno avuto momenti di preoc-cupazione perché la loro mamma si potesseparticolarmente emozionare di fronte allainaspettata presenza del Vescovo. Nulla ditutto questo, anzi ha retto e mantenuto undialogo vivace per tutto il tempo in cui ilVescovo le è rimasto vicino. I familiari, at-traverso la pagina di questo giornale, desi-derano rivolgere un pubblico ringraziamen-to a Mons. Andrea Turazzi per l’alto valorepastorale e umano che la Sua presenza hasignificato per la nonna in particolare, maanche per l’intera comunità presente.Il parroco Don Mario Ardila ha punti-

gliosamente programmato che l’anniversa-rio fosse celebrato all’insegna di un climaliturgico. Ha, infatti, celebrato la S. Messanel giardino e nei suoi vari interventi, hafatto riferimento ai sacrifici che la nonna hadovuto sopportare in quanto mamma di cin-que figli in tempi difficili sin dalla sua piùtenera età.

A FRONTINO IL 22 SETTEMBRE PRESENTE IL VESCOVO ANDREA

NONNA ELISA HA COMPIUTO CENTO ANNI NONNA ELISA HA COMPIUTO CENTO ANNI

Anche il sindaco Andrea Spagna ha vo-luto essere presente con un suo propriocommento: “Come la nonna abbia potutoraggiungere questa veneranda età, è da at-tribuire a tre fondamentali ragioni: la primaall’ambiente incontaminato in cui è vissuta;la seconda per essersi alimentata con pro-dotti genuini del suo orto che lei stessa haprovveduto a coltivare; la terza, perché nonle è venuta meno sicuramente la protezionedel buon Dio”. Nella protezione del BuonDio non è certamente mancata l’intercessio-ne del marito Angelo, con cui la nonna Eli-sa ha condiviso un lungo periodo della suavita in un clima di perfetta intesa e recipro-co rispetto. La nipote Nadia che ha rappresentato tut-

ta la famiglia, si è rivolta alla nonna: “Chetraguardo cara nonna Elisa! Nostro Signoreti ha fatto proprio un bel regalo!! Sono feli-ce e orgogliosa di te e di tutta la mia fami-glia che ti ha accudita e curata con amore,

pur nella fatica della quotidianità. Ho unvagone di ricordi, di sapori e di odori rac-chiusi nel mio animo... come quando mi haiinsegnato a ballare da bambina, con i mieipiedini sopra i tuoi, mentre la TV in biancoe nero, prima dei programmi, trasmettevavalzer e mazurka.Non scorderò mai il profumo appetitoso

della tua cucina mentre scendevo le scaleed entravo in casa tua. Sei stata una donnaforte, a volte anche dura, come diventa perforza chi affronta a testa alta tutte le avver-sità della vita: la guerra, la fame, la mise-ria… che mi tenevano incollata ad occhiaperti e orecchi spalancate, mentre ti ascol-tavo raccontarle nei tuoi ricordi vivi e veri.Sei e sarai sempre un esempio per tutti;

hai saputo tenerci uniti tutti quanti intorno ate; ci hai amati come solo una grande ma-dre sa fare. Spero di aver ereditato, almenoin parte, la tua grinta e il tuo coraggio. Og-gi per tutta la mia famiglia è una gioia infi-nita, da condividere con amici, parenti etutta la comunità. Un grazie speciale al nostro Don Mario

per l’impegno e la passione che ha dedicatoa realizzare insieme a noi questo giorno difesta.Cara nonna, sei la nonna di un intero

paese e tutto il paese ti augura ancora tantasalute, amore per la vita e serenità, che tiporteranno verso altri incredibili traguardi. Buon Compleanno centenaria nonna Eli-

sa!!!livio Spagna

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27MONTEFELTRO DALLE ISTITUZIONI

NOTIZIE FLASH DA SAN MARINONOTIZIE FLASH DA SAN MARINO

Incontri a New York del Segretario ValentiniA margine dei lavori del Vertice dei Capi

di Stato e di Governo per l’adozionedell’Agenda di Sviluppo post-2015, svoltosi aNew York il Segretario di Stato Pasquale Va-lentini ha incontrato il Ministro degli AffariEsteri della Grecia, Nikos Kotzias, il Ministrodegli Affari Esteri dell’Estonia, Marina Kalju-rand, e il Ministro degli Affari Esteri del Por-togallo, Rui Machete. Gli incontri sono statiun’occasione per sottolineare l’amicizia checaratterizza i rapporti tra i Paesi rispettivi eper esprimere un’ampia convergenza sui temiche caratterizzano attualmente la scena inter-nazionale. Il Segretario di Stato Valentini hainfine avuto un breve incontro con il Presi-dente del Consiglio dei Ministri italiano, Mat-teo Renzi, e il Ministro degli Affari Esteri,Paolo Gentiloni, nel corso del quale, per daremaggiore impulso alla nuova fase del rappor-to italo-sammarinese, sono stati espressi daentrambe le parti il desiderio e la necessità diun nuovo incontro bilaterale, da tenersi pros-simamente, per affrontare dettagliatamente eapprofonditamente i temi e le priorità di que-sta fase.

A San Marino il Viceministro degli Affari Esteri kazako

prire svariati ambiti: dai diritti umani, alla co-municazione, all’ambiente; un’ulteriore con-ferma del peso e dell’influenza che il Paesetranscontinentale sta assumendo, nella Regio-ne e a livello globale. Di seguito, il Viceministro Volkov è stato

ricevuto in Udienza dagli Ecc.mi CapitaniReggenti, Lorella Stefanelli e Nicola Renzi,che hanno colto l’occasione per ribadire le ot-time relazioni bilaterali fra San Marino e ilKazakistan e per formulare all’Ospite e al suoPaese pieno successo per l’Esposizione Uni-versale di Astana. All’Udienza era presente anche il Segreta-

rio di Stato all’Industria, Marco Arzilli, che siè poi intrattenuto a colloquio con il Vicemini-stro durante la colazione offerta in suo onore.

Giornata mondiale dell’alimentazione 2015Il 16 ottobre, la Rappresentanza Permanen-

te della Repubblica di San Marino presso laFAO (Organizzazione delle Nazioni Unite perl’alimentazione e l’agricoltura) ha partecipatoalla Giornata Mondiale dell’Alimentazione.L’iniziativa, organizzata dalla FAO congiun-tamente al Fondo Internazionale per lo svilup-po agricolo (IFAD) e al Programma Alimen-tare Mondiale (PAM), si è svolta presso il si-to di Milano Expo. La Giornata Mondialedell’Alimentazione è stata istituita dalla FAOnel 1979; ogni anno in oltre 150 paesi nume-rosi sono gli eventi e le raccolte di fondi or-ganizzate per celebrarla. L’evento di que-st’anno costituisce un’occasione per richiama-re l’attenzione della Comunità internazionalesul ruolo fondamentale della protezione socia-le nella lotta alla fame e alla povertà. Il temascelto per la Giornata Mondiale dell’Alimen-tazione 2015 è “Protezione sociale e agricol-tura per spezzare il ciclo della povertà rurale”.Per “protezione sociale” si intende una gam-ma di elementi intercorrelati (il lavoro, il ci-bo, il potere d’acquisto e i servizi) che possa-no operare a sostegno delle classi più vulnera-bili, fornendo loro mezzi e difese. Nell’occa-sione della cerimonia, al Segretario Generaledell’ONU è stata consegnata la Carta di Mila-no: un documento partecipato e condiviso cheintende richiamare ogni cittadino, associazio-ne, impresa o istituzione ad assumersi le pro-prie responsabilità per garantire alle genera-zioni future il diritto al cibo. Un ulteriore do-cumento che costituirà l’eredità di Expo 2015è il Milan Urban Policy Pact: è l’impegno as-sunto dai Sindaci di tutto il mondo in favoredi un sistema più equo e sostenibile della fi-liera alimentare nelle aree urbane.

A Expo 2015 la firma dell’accordo tra regioneLombardia e Repubblica di San MarinoSiglato a Expo Milano 2015 l’accordo di

collaborazione tra Regione Lombardia, nella

persona del suo Presidente Roberto Maroni ela Repubblica di San Marino rappresentata dalSegretario di Stato per il Turismo TeodoroLonfernini. L’Accordo intende promuovere esviluppare la reciproca collaborazione per fa-vorire le realtà economico-imprenditoriali,

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Il Viceministro degli Affari Esteri del Ka-zakistan, S.E. Alexei Volkov, ha visitato oggiufficialmente San Marino e si è incontrato, aPalazzo Begni, con il Segretario di Stato agliAffari Esteri, Pasquale Valentini. Nel corsodel lungo e cordiale colloquio le delegazionikazake e sammarinese hanno preso in esame iprincipali aspetti del rapporto bilaterale e del-le collaborazioni in campo internazionale,esprimendo piena soddisfazione per gli ottimirapporti intercorrenti fra i due Stati.Il Viceministro ha riferito la volontà del

suo Governo di intensificare le relazioni conSan Marino. Il Kazakistan, ha spiegato, è unPaese che ha raggiunto l’indipendenza in tem-pi piuttosto recenti ed è oggi fortemente im-pegnato sulla scena internazionale. Entro lafine dell’anno firmerà un accordo con l’Unio-ne Europea: sarà il primo Paese della Regioneasiatica a raggiungere un’intesa di ampia por-tata con i Paesi dell’Unione, che andrà a co-

commerciali e turistiche che operano sul terri-torio della Repubblica di San Marino e sul ter-ritorio della Regione Lombardia; si propone dimigliorare la reciproca conoscenza del patri-monio turistico e storico e di promuovere lacooperazione tra le Istituzioni e gli Enti com-petenti nel settore del turismo. La firma coro-na il percorso iniziato il 22 aprile scorso quan-do il Presidente Maroni è stato in visita a SanMarino in occasione della missione istituziona-le che si inseriva nel World Expo Tour, la ma-nifestazione voluta dal Governatore lombardoper promuovere nel mondo l’Esposizione Uni-versale di Milano ormai prossima alla sua con-clusione. Il Presidente Maroni ha espresso lasua soddisfazione per questo che ha definitoessere “uno dei risultati che Expo ha portato.Quella con la Repubblica di San Marino – haaffermato – è una collaborazione già da lungotempo avviata che si rafforza su temi specificiche ci riguardano e che ci interessano moltissi-mo. Sul settore del turismo vogliamo investire,è un asset strategico”. Il Segretario Lonferniniha dichiarato: “Nella figura del Presidente Ma-roni il nostro paese ha trovato un amico ma so-prattutto un interlocutore serio, attento e sensi-bile al desiderio di conoscenza reciproca dellerispettive realtà; sono certo San Marino tuttopotrà beneficiare della collaborazione di unimportantissimo partner istituzionale ed econo-mico come la grande Regione Lombardia”.

San Marino EXPO Milano 2015“Nutrire il Pianeta-Energia per la Vita”Il Segretario di Stato per il Turismo Teo-

doro Lonfernini incontra a Expo il Ministroper lo Sviluppo Economico sloveno. Si èsvolto venerdì 16 ottobre, presso il Padiglionedella Slovenia all’Esposizione Universale diMilano, l’incontro bilaterale tra il Segretariodi Stato per il Turismo Teodoro Lonfernini eil Ministro per lo Sviluppo Economico slove-

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no Zdravko Pocivalsek. I due ministri, che sisono conosciuti per la prima volta in questaoccasione, hanno entrambi convenuto e con-fermato l’importanza di paesi di piccole di-mensioni, quali quelli che rappresentano, astringere collaborazioni e sinergie in ambitoturistico. Il Ministro Pocivalsek ha espressogrande gradimento per l’incontro di oggi: “LaSlovenia e San Marino sono paesi piccoli macon un ruolo e un’esperienza grandi nel setto-re del turismo, che però – ha aggiunto – è so-lo un punto di partenza”. Il Segretario di Sta-to Lonfernini ha dichiarato: “L’incontro dioggi mi riempie di soddisfazione, anche per ilgrado di accoglienza e cordialità che il Mini-stro ci ha riservato. La Slovenia è un paeseemergente con cui è fondamentale dar seguitoa relazioni fattive e di cui, dal punto di vistaturistico, è interessante comprendere le dina-miche legate alle attività del benessere edell’intrattenimento. Questo appuntamentoacquista maggior valore e importanza – con-clude il Segretario – per il fatto di essere rien-trato nell’attività istituzionale che, la parteci-pazione di San Marino a Expo Milano 2015,ha generato in questi mesi”. Il Ministro slove-no, reduce da un recente incontro a Madridcon Taleb Rifai, attuale segretario Generaledell’Organizzazione Mondiale del Turismo,ha invitato San Marino, nel settembre 2016, alBled Strategic Forum, una piattaforma di altolivello di dialogo strategico su temi chiave alivello europeo tra leader del settore pubblicoe privato: “San Marino sarà un partner benve-nuto – ha dichiarato – il Forum sarà l’occa-sione per proseguire i discorsi iniziati oggi”.

I Capi di Stato in visita a Expo Milano 2015Gli Eccellentissimi Capitani Reggenti, Lo-

rella Stefanelli e Nicola Renzi, si sono recati,

giovedì 22 ottobre, in visita a Expo Milano2015 accompagnati dal Segretario di Stato peril Turismo Teodoro Lonfernini, dall’Amba-sciatore di San Marino in Italia, Daniela Ro-tondaro e dal Console di San Marino a Mila-no, Sergio Dompè. I Capi di Stato hanno rag-giunto il capoluogo lombardo mercoledì serae si sono recati presso il sito espositivo dove,al Padiglione Italia, sono stati ospiti a cena diDiana Bracco, Presidente di Expo 2015 SpA.Questa mattina al loro arrivo ufficiale in Expohanno visitato il padiglione di San Marino do-ve sono stati accolti dal Commissario Genera-le Mauro Maiani e da tutto lo staff; il Com-missario ha illustrato loro i contenuti del pa-diglione, descritto il concept e mostrato i vi-deo. Lasciato il nostro padiglione, le Loro Ec-cellenze si sono dirette a Palazzo Italia per lavisita guidata a loro riservata. Il pomeriggio èproseguito intensamente con una serie di visi-te ai padiglioni più visitati dell’EsposizioneUniversale: Giappone, Germania, Kazakistan,Emirati Arabi Uniti e Angola. In serata hannoassistito all’emozionante spettacolo dell’Albe-ro della Vita dalla meravigliosa terrazza delPadiglione dell’Unione Europea che affacciadirettamente sul cardo.

Segreteria di Stato LavoroAlta formazione all’Estero-Voucher FormativiLa Segreteria di Stato per il Lavoro nella

giornata di oggi lunedì 19 ottobre 2015 hapubblicato sul sito della Segreteria www.lavo-ro.sm il Bando di Selezione n. 7 - ALTAFORMAZIONE ALL’ESTERO - VOUCHERFORMATIVI, ai sensi del Decreto Delegato23 luglio 2013 n. 92. La domanda di assegna-zione dei voucher formativi deve essere pre-sentata entro e non oltre le ore 14,00 di ve-

Continua da pag. 23 nerdì 4 dicembre 2015 alla Segreteria di Statoper il Lavoro e deve essere formulata nei ter-mini e con le modalità previste dal Bando diSelezione esclusivamente sul modello scarica-to dal sito, corredata da tutti i documenti e al-legati richiesti. Il Bando e la modulistica sonoa disposizione degli interessati sul sito dellaSegreteria www.lavoro.sm (sezione modulisti-ca e/o sezione voucher formativi alta formazio-ne) Il Segretario di Stato Belluzzi ricorda cheil VOUCHER FORMATIVO è lo strumentomesso in campo per contribuire all’occupazio-ne sostenendo la qualificazione dell’attivitàd’impresa e favorire forme di auto impiego eche il finanziamento tiene conto delle risorseeconomiche disponibili per l’anno 2015. Ladomanda di Voucher Formativo può esserepresentata: da giovani disoccupati o inoccupatiin cerca di prima occupazione, che entro venti-quattro mesi dal termine del percorso formati-vo realizzino un progetto d’impresa o di lavo-ro autonomo – compreso chi ha fatto richiestadi incentivo per lavoro autonomo e auto im-prenditorialità; da impresa sammarinese in fa-vore di lavoratori con rapporto di lavoro a tem-po indeterminato; da impresa sammarinese infavore di lavoratori con rapporto di lavoro atempo determinato con impegno all’assunzioneda parte dell’impresa nei termini previsti daldecreto delegato; da impresa sammarinese infavore di giovani che si trovano nella condi-zione di disoccupati o inoccupati, anche a se-guito di procedura di licenziamento collettivo eanche durante il periodo di percepimento degliammortizzatori sociali con impegno all’assun-zione da parte dell’impresa nei termini previstidal decreto delegato. La Segreteria di Stato peril Lavoro è disponibile a fornire ogni informa-zione necessaria agli interessati.

DAL COMUNE DI PENNABILLI RICEVIAMODomenica 11 ottobre si è svolta a Pennabilliuna giornata dei gruppi di protezione civiledella Valle del Marecchia. Organizzata dalComune di Pennabilli e dall’Unione dei Comu-ni della Valmarecchia che ha la delega dai Co-muni della vallata per l’organizzazione e lagestione della Protezione civile, la giornataha visto la presenza di tutti i gruppi di vo-lontariato comunali dell’alta valle e l’associa-zione dei volontari dei comuni della bassavalle. In prima mattinata, dopo la partecipazione alla Santa Messa, vi è stato il saluto del Vescovo del-la Diocesi di San Marino-Montefeltro S.E. Mons. Andrea Turazzi. Il Vescovo, elogiando l’operato deivolontari, ha sottolineato come si debba “sapere” e “saper fare” per essere di aiuto per il prossimo.Ha poi impartito la benedizione solenne a tutti i presenti.I volontari presenti si sono successivamente trasferiti presso il Teatro della Vittoria, dove il sindaco diPennabilli Lorenzo Valenti, assessore delegato alla protezione civile dell’Unione dei Comuni Valmarec-chia, ha salutato i presenti, sottolineando l’impegno delle istituzioni in questo delicato settore. Il diri-gente Sergio Buoso ha poi elencato le iniziative ed i piani che sono stati redatti recentemente per latutela della popolazione nelle varie eventuali situazioni di criticità. Il relatore Carlo Zecchin responsabile dell’associazione volontari Valmarecchia, ha approfondito il ruo-lo dei volontari nelle varie emergenze ed il loro rapporto con la popolazione, alla quale presto an-dranno impartite le direttive ed i comportamenti da tenere di fronte ad ogni tipo di calamità naturale.Sono stati poi premiati i volontari di Pennabilli che hanno maturato più di dieci anni di servizio: Baldo-ni Franco, Maffei Palmiero, Bonvicini Giorgio, Nanni Alex, Magi Alberto, Antimi Valter, Grifoni Olivo,Bardeschi Alberto, Cerbara Pietro, Pula Antonio, Zerbini Loris, Piccari Fabrizio, Alessandrini Angelo,Guerrini Gabriele, ai quali è stata consegnata la benemerenza civica del Comune di Pennabilli per i ser-vizi resi. La giornata si è conclusa con un pranzo offerto ai volontari dal Comune di Pennabilli.