Il Gattopardo

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Periodico di informazione del Comune di Gavardo N. 8/GIUGNO 2008 Comune di Gavardo NUOVA SCUOLA PRIMARIA L’esproprio inevitabile POLIZIA LOCALE La sicurezza nei fatti MOSTRE Istanti al Vecchio Mulino SPECIALE AMBIENTE Microcosmi nelle acque di casa nostra PROGRAMMI DELL’ESTATE Metti una sera a... Gavardo

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periodico di informazione del Comune di Gavardo

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Page 1: Il Gattopardo

Periodico di informazione del Comune di Gavardo N.8/giugNo2008

Comunedi Gavardo

NuoVASCuoLAPRiMARiAL’esproprio inevitabile

PoLiZiALoCALELa sicurezza nei fatti

MoStREIstanti al Vecchio Mulino

SPECiALEAMBiENtEMicrocosmi nelle acque di casa nostra

PRogRAMMiDELL’EStAtE Metti una sera a... Gavardo

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Periodico del Comune di Gavardo N. 8 / Giugno 2008

In copertinaLa ricreazione, da un abbecedario del 1912

Aut. Trib. di Brescia n° 34/1999 del 17 Novembre 1999

EditoreComune di Gavardo

Direttore ResponsabileGian Battista Tonni

Capo RedattoreMaurizio Abastanotti

RedazioneSonia Braga, Luca Cortini, Francesca Goffi, Elisa Napoli, Laura Prandini, Diego Ortolani, Clara Simoni, Andrea Venturelli, Alberto Zanetti.

FotografieA. Maruelli, G. Lani, S. Veneziani, M. Piccoli, A. Micheli, B. Meloni, A. Nolli.

Progetto grafico, impaginazione, raccolta pubblicitariaEridania Editrice Srl Via Degani, 1 42100 Reggio EmiliaTel. 0522 232092 - 926424Fax 0522 [email protected]

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SOMMARIOEDITORIALE

3 NuovaScuolaPrimaria:l’esproprioinevitabile

ISTITUZIONI E ASSOCIAZIONI

4 ProgettoSahrawi:dopotantasabbia…

5 AMeheba

6 L’allarmedegliapicoltori

7 TappaadElAlamein

AMMINISTRAZIONE COMUNALE

8 Polizialocale:lasicurezzaneifatti

9 GlialberidiviaMazzini

10 Politichegiovanili

10 Ilpianosocio-assistenziale

11 Santelleventenni

12 AsiloNido

13 Larotondaabbandonata

13 Lavoriincorso

TRACCE DI MEMORIA

14 EugenioBertuetti:ilgiornalista,ilcriticod’arte, masoprattuttoilraffinatoscrittore

15 Unpopolosenzaanagrafe

MOSTRE

16 IstantialVecchioMulino

SPECIALE AMBIENTE

17 Microcosmi:vitaquasisegreta nelleacquedicasanostra

18 Laranapirata

CONTRIBUTI ALLA DISCUSSIONE

19 Ilbenecomune,ilcoraggioelapaura

20 GRUPPI CONSILIARI

PROGRAMMI DELL’ESTATE

22 Mettiunaseraa…Gavardo

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ILGATTOPARDO �

EDITORIALE

NuovascuolaprimariaL’esproprioinevitabileIl 13 giugno scorso l’Amministrazione Comunale di Gavardo ha dato esecuzio-ne al decreto di esproprio relativo all’area dove sorgerà la nuova scuola elementa-re. Non è stato un passaggio facile per-ché non è nella nostra cultura entrare in casa d’altri alla presenza dei funzionari dell’Ufficio Tecnico, della Polizia Locale e del fabbro che apre le serrature, ma tutti a Gavardo siamo coscienti della neces-sità della realizzazione del nuovo edifi-cio della scuola primaria. Ripercorrendo sommariamente la storia “recente” di questo progetto ci si può rendere conto della fatica politica e amministrativa che serve per realizzare un’opera pubblica. Storia di un progetto: gli ostacoli e le fatiche• Il 23 dicembre 2002 viene approvato il progetto preliminare• Il 9 giugno 2004 viene approvato il pro-getto definitivo, viene dichiarata la pubbli-ca utilità e l’urgenza dell’opera pubblica, viene deciso di dare corso al procedimento espropriativo dei terreni e degli immobili posti in via Dossolo n° 35 di proprietà dei sigg. Cavagnini Pierina, Prandini Leonella e Prandini Ulisse e che da diversi anni sono vincolati alla realizzazione della scuola nei vari Piani Regolatori di Gavardo• Il 20 agosto 2004 viene notificato l’av-vio del procedimento per la determinazio-ne dell’indennità di espropriazione, distin-tamente ad ognuno dei comproprietari a mezzo dell’Ufficiale Giudiziario presso il Tribunale di Brescia, Sezione di Salò• Il 24 novembre 2004 il terremoto mette in evidenza, se ce ne fosse ancora bisogno, la estrema necessità di una nuova scuola.• Il 30 agosto 2005 è stata notificato il provvedimento di determinazione in via provvisoria della misura dell’indennità di espropriazione degli immobili, con l’al-legata perizia di stima, che ai sensi della norma in vigore, era di Euro 239.000.• Il 4 novembre 2005, decorsi inutil-mente tutti i termini per trovare even-tuali accordi sul valore degli immobili, la somma di Euro 239.000 viene depo-sitata dall’Amministrazione Comunale presso la direzione provinciale del Mini-stero del Tesoro affinché venga messa a disposizione degli espropriandiDurante tutto questo tempo vengo-no comunque mantenute aperte tutte le strade possibili per giungere ad una definizione concordata della trattativa,

visto che a questo punto era possibile emettere il decreto di esproprio.• Il 4 maggio 2006, viene rinnovata da parte del Comune di Gavardo nei con-fronti della proprietà l’offerta per defini-re bonariamente l’acquisizione dei beni immobili occorrenti per la costruzione della nuova Scuola Elementare • Il 10 maggio 2006, finalmente, i sigg.ri Cavagnini Pierina, Prandini Leo-nella, Prandini Ulisse, con lettera assun-ta al protocollo generale dell’Ente al n. 0006829, comunicano il loro assenso alla cessione degli immobili a determina-te condizioni indicate nella medesima • Il 15 febbraio viene firmato l’accordo bonario, ad interruzione della procedura espropriativa, fra i sigg.ri Cavagnini Pie-rina, Prandini Leonella, Prandini Ulisse ed il Comune di Gavardo, che prevede, sostanzialmente, quanto segue : - a fronte dell’acquisizione degli immo-bili occorrenti per la costruzione della nuova Scuola Primaria, 1° lotto funzio-nale, il Comune di Gavardo provvederà a cedere in permuta ai sigg.ri Cavagnini Pierina, Prandini Leonella, Prandini Ulisse, la piena proprietà di un’area edificabile urbanizzata situata in via N. Baronchelli di mq 1422 acquisita nel frattempo ed a riconoscere agli stessi, quale conguaglio, la somma di Euro 50.000,00; - verrà mantenuto a favore della sig.ra Cavagnini Pierina il diritto di usufrutto vitalizio sulla porzione di fabbricato in cui la stessa attualmente abita in quanto di esso ne è prevista la demolizione in una fase successiva; - la lite pendente avanti al Tribunale Am-ministrativo Regionale della Lombardia - Sezione di Brescia - promossa dai men-zionati comproprietari avverso la delibe-razione della Giunta Comunale n. 153 del 23 dicembre 2002, di approvazione del progetto preliminare per la realizza-zione della nuova scuola elementare di Gavardo, ed avverso la deliberazione del-la Giunta Comunale n. 97 del 9 giugno 2004, di approvazione del progetto defi-nitivo di tale scuola - 1° lotto funzionale -, e di ogni altro atto e/o provvedimento ad essa presupposto, connesso e conse-quenziale, rubricata al n. 490/2003, verrà abbandonata a spese compensate; • Il 25 giugno 2007 il Consiglio Comu-nale approva l’accordo bonario.A questo punto chi legge penserà: ma allora

perché siete dovuti ricorrere ancora all’espro-prio? Perché la storia è ancora lunga!Un momento delicatoInfatti gli accordi dovevano essere for-malizzati davanti ad un notaio. Purtrop-po la vita ha presentato i suoi conti e la moglie del sig. Ulisse Prandini prima, e la sig.ra. Pierina poi, venivano a mancare. Non erano questi i momenti per preoc-cuparsi di questioni notarili.Nel febbraio 2008 il Comune chiede la disponibilità a concludere dal notaio gli atti necessari. Vengono effettuati più incontri per definire i dettagli ma al momento di firmare solo il sig. Ulisse si presenta. A quel punto,e siamo a fine marzo 2008, l’amministrazione Comu-nale è costretta a riavviare la procedura di esproprio. Il resto è cronaca.Cosa resta da farePer poter consegnare alla comunità ga-vardese la scuola ci sono ancora molte difficoltà da superare e problemi che possono sorgere durante i lavori: la gara di appalto, la serietà della ditta che si aggiudicherà i lavori, le questioni legate alla sicurezza del cantiere, i disagi che il cantiere stesso arrecherà. Ma non ci fer-miamo. Abbiamo cercato a tutti i costi soluzioni che permettessero alla ultrano-vantenne sig.ra Pierina di rimanere nella sua casa e le abbiamo trovate. Abbiamo cercato a tutti i costi di trovare soluzioni che compensassero adeguatamente e se-condo giustizia i proprietari e le abbiamo trovate. Purtroppo abbiamo dovuto fare comunque l’azione di forza per prosegui-re con questa iniziativa importante.Chi collabora e chi ingarbugliaDi una sola cosa mi rammarico: mentre la maggioranza è sempre stata compat-ta sulla linea da seguire, una parte del-l’opposizione ha contribuito non poco a ingarbugliare la già intricata matassa ed a rendere difficile il percorso e il tempo perso non si recupera più.Altri tempiQuesta non è solo una vicenda politico-amministrativa: è soprattutto una vicenda di parole date e di accordi presi con strette di mano più di venti anni fa e non mante-nuti. Non posso ovviamente dimostrarlo, ma alcune voci mi dicono che quelle aree erano già state oggetto di accordi…Altri tempi si dirà! Già, altri tempi.

Guido Lani - Assessore

Terreno dove sorgeranno le nuove scuole

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� ILGATTOPARDO

In occasione del 30° anniversario di fon-dazione il Gruppo Scout Gavardo 1 ha deciso di aderire alla proposta di ospita-re a Gavardo un gruppo di bambini del popolo Saharawi, in collaborazione con l’Associazione Rio de Oro.In questo modo la ricorrenza del trente-simo assumerà un significato ancor più intenso. L’educazione alla mondialità, il valore della fratellanza, l’attenzione al più debole sono principi essenziali dello scoutismo che troveranno modo di con-cretizzarsi ancor di più proprio nei primi dieci giorni di agosto.

Ma chi sono i Saharawi?Si calcola che siano 250 mila i Saharawi (gente del deserto) residenti in campi profughi nell’estremo Sud-Ovest dell’Al-geria. Di loro si parla poco, come di tutti i popoli “dimenticati.”30 anni di vita nella zona considerata tra le più invivibili del nostro pianeta.Il territorio che ospita i campi profughi è di circa 100 kmq, ed è completamen-

te desertico, piatto, ricoperto di sassi e sabbia (Hammada). Il clima è, ovviamen-te, di tipo desertico con piovosità quasi assente. La temperatura varia nelle due stagioni: estate ed inverno, raggiungen-do i 45°-50° in estate e i 5° sotto zero nelle notti d’inverno.La vegetazione è assente eccetto raris-simi alberi a spine ed una oasi naturale di poche vecchissime palme. L’acqua è, reperibile a breve profondità, ma ha una elevata salinità fino a renderla non pota-bile. La vita nei campi scorre lenta, tur-bata solo dal rumore continuo dei pochi generatori, che garantiscono l’energia elettrica agli ospedali e ai centri di ac-coglienza.

I colori delle donne il sorriso dei bambiniNelle tende, per i più fortunati, la luce è garantita dai pannelli solari, per altri non resta che la luce fievole del gas.Nella monotonia del paesaggio spiccano i colori delle donne saharawi, che avvol-

te dai loro mantelli trasparenti dai colori vivacissimi si occupano dell’amministra-zione dei campi, e il sorriso dei bambini che giocano con pietre e sabbia.Le tendopoli Saharawi, non sono certo un paradiso dove trascorrere le vacanze. E’ duro nascere e vivere in un ambiente al limite della sopravvivenza, dove man-ca il bene più prezioso: l’acqua. Cisterne dell’ONU riforniscono ogni 15 giorni i cubi scatole di metallo chiusi da rudi-mentali sportelli dove, soffiata dal ven-to, inclemente la sabbia entra a inquina-re quell’acqua leggermente salata e resa potabile dall’aggiunta di cloro.Acqua che travasata in una varietà di reci-pienti deve bastare per tutto e per tutta la famiglia, centellinata e recuperata goccia dopo goccia. In queste condizioni i bam-bini crescono consapevoli di tutti i disagi e di tutte le esigenze della famiglia e fieri di appartenere al popolo della sabbia.

Una drammatica situazioneNon è intenzione del Gruppo Scout occu-parsi (informarsi e tentare di capire però certamente sì!) della complessa situazione politico-diplomatica internazionale che è all’origine di questa drammatica situa-zione: l’intento e la finalità sono di natura umanitaria e l’accoglienza di una decina di bambini (alcuni portatori di handicap) provenienti da quelle terre risponde all’esi-genza di far vivere loro un periodo di sere-nità e, nel limite del possibile, permettere dei piccoli interventi sanitari.

Volontari cercasiPer realizzare questo importante Proget-to gli scout cercano naturalmente volon-tari che possano offrire un contributo in termini di animazione, lavoro (prepara-zione dei pasti, lavaggio biancheria…) e, perché no, se arrivasse qualche offerta per coprire i costi non sarebbe male.L’Amministrazione Comunale, naturalmente, darà il proprio sostegno logistico all’iniziativa.Il 19 luglio dalle 19.00 al Brolo M. Baronchel-li, il Gruppo Scout invita tutta la cittadinan-za ad una serata di festa e musica proprio in vista dell’arrivo dei bambini Saharawi.

Il gruppo Scout Gavardo 1

ISTITUZIONI ED ASSOCIAZIONI

DopotantasabbiaBambinichevivononeldesertodelSaharaalgerinoospitidegliScoutaGavardo

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A Meheba, un campo profughi nel Nord-ovest dello Zambia, l’associazione Movi-mento per la lotta contro la fame nel mon-do (Mlfm), ha avviato, sotto la guida del gavardese Andra Nolli e di Sara Veneziani, un interessante esperimento di sviluppo dell’apicoltura. Il progetto è destinato a promuovere una fonte di reddito per la popolazione del campo e quella locale che vive nelle zone limitrofe, offrendo inoltre un prodotto molto richiesto per l’alimen-tazione di bambini, spesso denutriti.

Tante opportunitàIl progetto è partito poco più di un anno

fa, dopo che, Andrea e Sara, apicoltori esperti, hanno voluto verificare la possibi-lità di sviluppare nel campo un’apicoltura razionale e più redditizia che superasse quella locale, con metodi arcaici e una bassa qualità del prodotto. L’esperimen-to, in collaborazione con la cooperativa locale Dutabarane, ha già dato i suoi pri-mi positivi frutti coinvolgendo nuovi aspi-ranti apicoltori tra la popolazione. Oltre all’insegnamento della tecnica apistica, si propone anche di promuovere la va-lorizzazione commerciale di altri prodotti dell’alveare come la cera naturale, utiliz-zata per la preparazione di cosmetici e

Gli apicoltori al lavoro

candele, creando così nuove opportunità di lavoro per gli artigiani locali.

Risorse locali e rispetto dell’ambienteL’esperimento è partito a gennaio 2006 e ha già dato i primi positivi frutti, con il concreto coinvolgimento della popola-zione locale. Si calcola che complessivamente ne po-tranno beneficiare direttamente i 300 profughi della zona G del campo e i 600 abitanti della popolazione autoctona dei Kaone. Un aspetto particolarmente positi-vo è che l’apicoltura ha il grande vantag-gio di sfruttare esclusivamente le risorse locali, nel rispetto assoluto dell’ambiente.Il progetto prevede una durata iniziale di due anni, con un costo di 93.000 euro.

Il Movimento Il Movimento per la Lotta contro la Fame nel Mondo (M.L.F.M.), riconosciuto dal Ministero Affari Esteri italiano come Organizzazione Non Governativa nel 1983, è un’associazione di cooperazio-ne internazionale costituitasi nel 1979 per realizzare interventi di aiuto allo svi-luppo nei paesi del Sud del Mondo. Per maggiori informazioni www.mlfm.it

Francesca Goffi

ISTITUZIONI ED ASSOCIAZIONI

ApicoltoridaGavardoalloZambia

Inizia la costruzione dell'arnia e dei telaietti

Ora armiamo i guerrieri

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� ILGATTOPARDO

Ma pochi si preoccupanoLe api stanno morendo anche in Italia, televisione e giornali hanno reso di pub-blico dominio l’allarme che aveva già in-teressato in modo massiccio numerose zone del mondo.Le cause di questo fenomeno sono nu-merose e spesso complementari tra loro: clima, veleni e parassiti sono le principali.Una specifica classe di insetticidi, i ni-cotinoidi, tuttavia, è ritenuta la prima responsabile di questa moria; questi insetticidi, usati per il trattamento del-le coltivazioni di mais, sono talmente potenti da proteggere la pianta molto a lungo e il loro principio attivo, una volta assorbito dalla pianta, è trasferito sui germogli. L’effetto tossico è simile a quello della nicotina e si rivela partico-larmente letale per le api, che perdono l’olfatto, il senso dell’orientamento e, impossibilitate così a fare ritorno all’al-veare, muoiono. L’uso di queste sostan-ze altamente nocive per gli insetti è sta-to vietato in paesi come la Francia, ad esempio, mentre in Italia non esiste una moratoria a riguardo.

Non solo la chimicaUn analogo effetto di perdita dell’orien-tamento nelle api e, quindi, di mancato ritorno all’alveare, può essere causato anche dalle onde elettromagnetiche dei telefonini.Un altro problema che gli apicoltori sono spesso chiamati ad affrontare è la pre-senza negli alveari della Varroa; si trat-ta di un acaro parassita che, una volta entrato nell’alveare, depone le proprie

ISTITUZIONI ED ASSOCIAZIONI

Gliapicoltorilancianol’allarmeuova nelle celle di covata dove sono contenute le uova deposte dell’ape regina, e, infet-tandole, provoca la nascita di api deformi, l’indebolimento generale della famiglia, la diffusione di virus e batteri, fino alla distruzione totale dell’alveare. Gli apicoltori riescono a debellare l’in-fezione con mirati interventi coordinati con le Asl locali al termine del periodo di covata; il riscaldamento globale e l’attuale innalzamento delle tempera-ture nel periodo invernale rispetto agli anni passati, tuttavia, può prolungare il periodo di covata e rendere inutili gli interventi di pulizia dell’alveare, ancora fornito dell’opercolo a protezione del-la covata. Questa particolare situazio-ne permette alla varroa di riprodursi in modo esponenziale e di continuare a infettare l’alveare.

La situazione a GavardoLa situazione a Gavardo non sembra problematica: la lontananza da colture di grande estensione di mais e quindi dall’uso massiccio di pesticidi sopra citati evita la moria delle nostre api, anche se esistono piccoli appezzamenti di terreno trattati con questo tipo di prodotti.I fattori di maggior impatto per lo spo-polamento delle api sono l’infezione della varroa e i cambiamenti climatici. Non sono mancati tuttavia fatti miste-riosi e preoccupanti. Alcuni apicoltori hanno trovato le proprie arnie vuote da un giorno all’altro, nessuna ape né

viva né morta; quale sia stata la sorte di quelle api è inspiegabile e si può solo ipotizzare che queste scomparse siano attribuibili a una perdita dell’orienta-mento da parte delle api, dovuta a pesticidi oppure a onde elettromagne-tiche. Inoltre, il verificarsi di una scia-matura eccessiva, che si protrae oltre il periodo primaverile, conduce a un in-debolimento e a un calo di produttività delle famiglie di api.

Le api e il destino dell’umanitàLe api sono eccezionali bioindicatori e la loro morte è un segnale d’allarme per l’alto inquinamento del pianeta; dalle api e dal loro servizio di impollinazione dipendono gran parte delle colture del settore agricolo e del foraggio per il bestiame d’allevamento. Dipende l’esi-stenza dell’uomo; è scritto anche in una frase attribuita con qualche dubbio ad Albert Einstein. “Se un giorno le api dovessero scomparire, all’uomo reste-rebbero soltanto quattro anni di vita”. Chiunque l’abbia detta e su qualsiasi cosa sia basata l’intuizione, fa riflettere e non ci resta che sperare di non poter mai constatarne la verità.

Andrea Venturelli

Gli apicoltori al lavoro

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ISTITUZIONI ED ASSOCIAZIONI

ElAlameinUnsacrarioItaliano,interrastraniera,chefinalmentediventeràterraitaliana.Come hanno pubblicato alcuni quoti-diani, pochi per la verità, il 10.05.2008 l’allora Presidente del Consiglio dei Mi-nistri On. Romano Prodi, in quei giorni in missione economica in Egitto, ha ot-tenuto dal Presidente dell’Egitto Muba-rak l’assicurazione che il terreno su cui sorge il Sacrario dei nostri caduti ad El Alamein, inclusa quota 33, sarà donato agli italiani.In quel Sacrario riposano 4.814 soldati italiani, morti in una delle due più gran-di battaglie del 1942, che ci riguardano, oltre a quella di Stalingrado.

Notizia inosservataLa notizia, forse perché si era in campa-gna elettorale, non ha trovato grande risalto sui media nazionali, ma resta co-munque una notizia importante anche per noi gavardesi perché in quella batta-glia perse la vita, anche se ufficialmente venne dichiarato disperso, dal giorno 28.10.1942, un nostro concittadino, il Bersagliere Battista Guatta in memoria del quale la sorella Lucia ha donato agli Alpini la sede del Monticello. In effetti, gli italiani in Egitto combatte-rono a fianco dell’Afrika Korp coman-data dal Feldmaresciallo Rommel, sulla direttrice della città di Alessandria che dista circa 120 Km. ad est di El Alamein, i soldati italiani giunsero al Km. 111

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come testimoniò un cip-po ritrovato in seguito sul quale un anonimo soldato scrisse “ mancò la fortuna non il valore” ed è proprio su quel ter-reno di scontro, su quel semideserto, che oggi si trova il Sacrario degli italiani, a poche centi-naia di metri di distanza dal Sacrario dei soldati Tedeschi e dei soldati Inglesi.

Il SacrarioUn Sacrario, quello italiano, progettato da Paolo Caccia Dominioni, Comandan-te del 31° Reggimento Guastatori del Genio, che partecipò alla battaglia di El Alamein, e che successivamente or-ganizzò e partecipò attivamente a ben 355 ricognizioni nel deserto ancora dis-seminato di mine, per recuperare i pove-ri resti di quei valorosi soldati. Ricerche che causarono 7 vittime tra gli stessi ri-cercatori ( Andrea Fontana- Il giorno del 10.04.2008 ).In quel sacrario, ben tenuto e decoroso, oggi riposano, onorati, Soldati, Sottuf-ficiali, Ufficiali, delle Divisioni “Trieste”, “Pavia”, “Bologna”, “Trento”, “Bre-scia” e “Littorio” oltre che della Divi-

sione corazzata Ariete ed i paracadutisti della ”Folgore”.Recentemente, sia per motivi personali sia come gavardese e componente la Giunta Municipale ho voluto rendere personalmente omaggio a quei caduti e nell’ occasione ho chiesto ed ottenu-to, dal Sindaco e dal Capo gruppo de-gli Alpini di Gavardo, l’autorizzazione a portare con me, per essere, in seguito depositata sull’altare di quel Sacrario, una riproduzione, in piccolo, del nostro Gonfalone Comunale unitamente al Gagliardetto degli Alpini di Gavardo, in rappresentanza di tutte le sezioni d’ar-ma presenti nel nostro comune.

Il valore della paceUn gesto semplice che idealmente, ho voluto, attraverso questi due simboli, ricordare ed onorare anche a nome di tutta la nostra comunità. Ho sentito di rappresentare, quei caduti sul campo di battaglia di El Alamein unendoli ideal-mente a Gavardo in un grande abbrac-cio.Un ricordo, una preghiera, per loro e per noi, in modo particolare per le giovani generazioni.Un’ occasione in più, per riflettere davanti ai tanti caduti per la Patria ad El Alamein, come sui diversi campi di battaglia, e spe-rare che in futuro nessuno mai dimenti-chi, l’immenso valore della pace.

Battista Grumi

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AMMINISTRAZIONE COMUNALE

PoliziaLocaleLa sicurezza nei fattiPer quanto spesso affrontato in modo strumentale (e quindi pericoloso), il tema della sicurezza rimane comunque al ver-tice dei dibattiti d’attualità. Ricorrente in questo senso la questione legata alle competenze della Polizia locale: la politi-ca auspica quasi in coro un aumento dei poteri, gli agenti fanno i conti con i costi (tecnici e finanziari) che questo compor-terebbe. E qui la palla torna a chi governa: se dalle parole si vuole veramente passare ai fatti, è necessario tenere presente tutte le conseguenze che ciò comporta, in ter-mini di bilanci e non solo. D’altra parte la modernizzazione dei “vecchi” vigili urba-ni sembra andare in questa direzione, e il resoconto delle attività svolte nel 2007 dal corpo di Gavardo, competente anche sul territorio di Muscoline dopo la nascita dell’Unione dei comuni del Medio Chie-se, ne è la prova.

La squadraNel complesso stiamo parlando di 9 agenti, delegati a coprire un servizio giornaliero di 12 ore dal lunedì al sabato e di 6 la dome-nica: 78 ore settimanali, a cui si aggiungo-no le 4 di presenza serale e notturna, per un totale di 82. Tempo impiegato in diver-si settori, a partire da quello della viabilità, che nel 2007 conta ad esempio 207 posti di controllo istituiti, 2.691 soggetti fermati e un aumento degli incidenti stradali rela-tivo, dato che in questo campo, per volere del Ministero degli Interni, sono cresciute le responsabilità della Polizia locale e che il territorio sottoposto a tutela, con l’ag-giunta di Muscoline, si è ampliato.

Centro storicoPassiamo al centro storico: mantenu-ta l’attività quotidiana di almeno un «agente di prossimità», sono state ese-guite quattro operazioni di controllo del territorio coordinate dai carabinieri, che hanno portato sei segnalazioni per irre-golarità con il permesso di soggiorno e un arresto per mancata osservanza del provvedimento di espulsione. Sono stati invece 997 gli stranieri sottoposti a veri-fica nel corso dell’anno e 49 le persone (italiane e non) indagate per vari reati, fra cui alcune risse (una con esiti mortali).

Nelle scuoleVanno poi sottolineate le 50 ore di edu-cazione stradale nelle scuole, che fanno il paio con le 36 spese nei corsi per il “patentino” dei ciclomotori, a cui hanno preso parte 75 ragazzi. Da non dimenti-care la formazione degli agenti, la rispo-sta alle chiamate generiche dei cittadi-ni in supplenza degli organismi tecnici competenti (fughe di gas o cani randagi ad esempio) e i 112 servizi di assisten-za alle manifestazioni pubbliche. Infine, quella che può essere considerata come la nota dolente: la parte ad impostazio-ne burocratica, che consta ad esempio di 717 verifiche anagrafiche (erano 479 nel 2006), 174 pareri e accertamenti su richiesta di altri uffici comunali, 82 so-pralluoghi per l’idoneità degli alloggi.

La burocraziaNota dolente perché, dopo la partenza dell’unica impiegata amministrativa, to-glie tempo e uomini alle normali attività

sul territorio. «Sono in continuo aumen-to le nostre competenze nel campo della sicurezza urbana -spiega il comandante Enrico Masi-, che non va confusa con la tutela dell’ordine pubblico spettante alle altre forze dell’ordine, più improntata sulla repressione, ma che richiede una maggiore attenzione alla prevenzione, quindi una presenza costante e capillare fra la popolazione. Per noi è difficile se-guire tutto, ci vorrebbe più personale».

Le risorse che non ci sonoE siamo di nuovo al problema delle risor-se, che genera a volte anche dei parados-si. Un esempio? Il fatto che, in base alla legge, le sanzioni comminate possano essere inserite nel bilancio preventivo del Comune come fonte di copertura finan-ziaria delle uscite ordinarie. In parole po-vere: da un lato si auspica la diffusione della legalità, dall’altro ci si trova in un certo senso costretti a sperare che gli il-leciti continuino, perché sono redditizi. Soprattutto in tempi di riduzione dei tra-sferimenti agli enti locali, o di populisti-che abolizioni dell’Ici, che per tutte le am-ministrazioni comunali rappresenta una delle maggiori voci di entrata, necessaria per reggere la spesa corrente, cioè quella destinata ad alimentare il funzionamento della macchina municipale (con tutti i ser-vizi al cittadino annessi).

Luca Cortini

� ILGATTOPARDO

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ILGATTOPARDO �

AMMINISTRAZIONE COMUNALE

GlialberidiViaMazziniE’ stata inviata una lettera persona-le a ciascuno dei 25 ragazzi frequen-tanti la classe terza media nell’anno scolastico 2004/2005 per spiegare loro perchè saranno tagliati gli albe-ri di V.le Mazzini:Quello a seguire è il testo della lettera.Dopo la lettera, la descrizione del la-voro e della pubblicazione di allora.

Cari ragazzi e ragazze, ex alunni della terza media di Gavardo nell’anno 2005,a tre anni dalla sua pubblicazione, il pregevole lavoro di censimento degli alberi storici gavardesi che avete svol-to in collaborazione con l’ Assessorato all’ Ambiente del Comune di Gavardo e sotto l’ attenta guida della prof.ssa Nicoli, risulta a tutt’oggi uno strumen-to validissimo di conoscenza del terri-torio e di conservazione della memo-ria storica e naturalistica del paese.Ognuna delle schede compilate è molto più di una semplice descrizione di un al-bero, in quanto ogni rilevazione tiene conto del contesto urbanistico e storico dell’esemplare, o degli esemplari pre-si in esame; sfogliando le pagine dell’ opuscolo si riconoscono e si ritrovano scorci di una Gavardo che forse si crede-va persa nella memoria, ma che invece esiste ancora e che è bene continuare a ricordare e conservare gelosamente.In questi anni, l’ Amministrazione Co-munale è intervenuta con lavori con-servativi e di manutenzione straordi-naria su molti degli esemplari da voi descritti: sul mandorlo e sul noce ( “gli alberi del mobiliere”) in p.zza A.Moro con interventi annuali di controllo dei parassiti e delle fitopatie; sul cipresso del sagrato con potature di conte-nimento; sui tigli dell’Ospedale con potature di contenimento; sul salice bianco del mulino con un intervento di potatura rinvigorente eseguita in tree climbing che ha impedito che i grandi rami aggettanti creassero instabilità all’ albero; sulle rimanenti piante del parco del mulino (in special modo sui pioppi e sui platani) con interventi di potatura e di pulizia delle parti di ve-getazione secca; sulla magnolia dell’ ex Brolo Bardelloni, con l’ annuale pu-lizia delle parti di vegetazione secca, eccetera.

Tuttavia, i tigli del filare di Via Mazzi-ni, nonostante gli annuali interventi di potatura, sono gravemente malati, e la diagnosi per ciascun albero affer-ma che “esistono gravi difetti, come un insufficiente spessore di legno sano residuo, una situazione fisiologi-ca compromessa ma sopratutto una stabilità altrettanto compromessa”, cioè sono a rischio di caduta.Negli anni passati, il Comune ave-va commissionato una “valutazione dello stato fitosanitario e della sta-bilità con metodo VTA (Visual Tree Assessment) dei soggetti arborei costituenti l’arredo urbano di Viale Mazzini a Gavardo” ad un professio-nista Dr. Agronomo e Forestale.Il responso è proprio quello che vi ho appena descritto, cioè con 25 dei 32 tigli esistenti classificati in classe di rischio “D” cioè “soggetti forte-mente compromessi che richiedono abbattimento e sostituzione” ed i rimanenti 7 in classe di rischio “C” “D” “soggetti fortemente compro-messi nei confronti dei quali è op-portuno pianificare una sostituzione e che vanno assoggettati a serrate campagne di rilevamento del rischio meccanico”.Negli ultimi anni, infatti, al fine di evitare che la lunghezza dei rami co-stituisse un effetto “vela” e li facesse cadere, gli alberi sono stati comple-tamente capitozzati, cioè si sono ta-gliati i rami a filo del tronco. Ora, purtroppo, non è più possibile rinviare l’intervento di taglio di tutto il filare di alberi, e voi, che li avete ri-levati, censiti e descritti, siete i primi ad esserne informati.Essi, saranno ovviamente sostitui-ti da un analogo numero di nuove piante, di diversa specie e di minor grandezza, più adatte ad un viale urbano di quella dimensione che, in-sieme al completo rifacimento della pavimentazione dei marciapiedi e della via, trasformeranno lo storico Viale Mazzini in un ulteriore angolo rinnovato di Gavardo.

Un caro saluto,

Aldo Micheli - Assessore Ambiente , Ecologia ed Igiene del Suolo

“Adottiamo un albero per scoprire le nostre radici” è il titolo di un origina-le progetto di educazione ambientale, realizzato dalla classe 2 D della Scuola Media di Gavardo nell’anno scolastico 2003-2004 e che, nel maggio 2006 è stato presentato in forma di mostra e di libro-guida per quattro itinerari tra gli al-beri storici del paese di Gavardo.Il lavoro, che ha impegnato 25 alun-ni coordinati dall’insegnante di lettere, non si è limitato ad una semplice catalo-gazione e analisi botanica degli alberi.Oggetto di studio sono stati 98 esem-plari, di undici diverse specie arboree, che contano da oltre mezzo secolo a più secoli di vita e che crescono collegati a importanti e significativi momenti della storia locale.Basti citare il cipresso che cresce sul sagrato della chiesa parrocchiale, nel luogo in cui si trovava l’antico cimitero soppresso da Napoleone, oppure il ti-glio che cresce maestoso all’ingresso del municipio, dopo aver assistito indenne al bombardamento del 1945, o i masto-dontici gelsi testimoni della bachicoltura e dell’industria serica.Per proporre una piacevole lettura della storia locale attraverso gli alberi e per of-frire uno strumento di conoscenza col-lettiva è stata anche elaborata una map-pa del paese con l’indicazione di quattro percorsi lungo i quali è possibile scoprire i monumenti naturali di Gavardo.Considerata la validità, non solo didatti-ca, del risultato di questo lavoro, il Co-mune di Gavardo, con la collaborazione dell’Assessorato all’ Ambiente ed Ecolo-gia, il contributo della Comunità Monta-na di Valle Sabbia e dell’Avis di Gavardo aveva promosso la pubblicazione delle schede elaborate dai ragazzi, quale gui-da ai monumenti arborei che, in quanto essere viventi, hanno caratterizzato la storia, il clima, il paesaggio e la qualità della vita di questo paese.

a.m.

Via Mazzini

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L’entrata della fiera

AMMINISTRAZIONE COMUNALE

PolitichegiovaniliOltre al settore dell’assistenza pubblica al cittadino, anche quello riservato alla tutela e alla valorizzazione della gioven-tù ha da poco ricevuto ufficialmente le linee guida per il 2008, con l’approva-zione in Consiglio comunale del Piano per le politiche giovanili.

La filosofia del progetto«Intendiamo continuare a mettere in atto interventi finalizzati a sollecitare il coinvolgimento e la partecipazione dei giovani alla vita della comunità -ha spie-gato l’assessore Marco Piccoli-. È oppor-tuno evidenziare come uno dei compiti principali che ci si pone consista non tanto nell’inventare dei servizi nuovi da erogare, quanto piuttosto nell’alimen-tare una domanda da parte della popo-lazione giovanile, proponendosi come un’opportunità utile e attraente. In que-sta prospettiva, si manifesta la convin-zione di volersi occupare dei giovani, anziché volersene preoccupare.

Risorse, non problemiOccuparsi dei giovani significa sfuggire alle logiche di interventi pensati e pro-

gettati in modo autoreferenziale, senza la partecipazione attiva e primaria dei giovani stessi: significa considerare i gio-vani come risorsa, scommettere sul loro fattivo protagonismo. Di conseguenza, la metodologia d’intervento sarà carat-terizzata da un agire che parte dai bi-sogni della persona, non dai problemi. Un agire fondato sulla relazione intesa come strumento quotidiano di lavoro per sollecitare ad essere protagonisti, creando così nuovi e più saldi legami so-ciali. In altri termini, si tratta di puntare su un lavoro educativo di lungo periodo, articolato e complesso, che veda svilup-parsi luoghi dignitosi di incontro dove i giovani possano ritrovarsi ed elaborare progetti, dove vi sia un clima accoglien-te, tale da incoraggiare l’emersione della creatività, dell’espressività, dei linguag-gi, delle opportunità». Un esempio con-creto di questa filosofia?

Formazione, informa-zione, animazioneIl centro giovani «Plateatrono», pun-to d’incontro di persone, idee e stimoli

differenti, sede di tipologie diverse di supporto alla gioventù attraverso le sue tre finalità conclamate: formazione, in-formazione e animazione, non solo ne-gli spazi ormai tradizionali di piazza De’ Medici, ma anche sul territorio. Il tutto in modo integrato, con un sistema reti-colare che coinvolga con spirito collabo-rativo anche le altre realtà, istituzionali e non, che a Gavardo si occupano di ra-gazzi e ragazze (oratorio, scuole, asso-ciazioni etc.). Per essere messo in pratica il piano necessita di 46.000 euro, desti-nati a supportare attività coerenti con quelle degli ultimi anni.

Una novità importanteC’è però una novità di rilievo: un pro-getto che riguarda la creazione di un’«impresa sociale di comunità», ente economico privato senza scopo di lucro, destinato a produrre servizi alla popola-zione, a creare posti di lavoro e soprat-tutto a rendere protagonisti della vita comunitaria i giovani che decideranno di tentare questa avventura, che il Co-mune intende favorire e supportare, ma che, per prendere vita, ha bisogno comunque dell’impegno dei più volon-terosi. Un segno importante, che non è bastato però per strappare un parere favorevole alle minoranze.

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AMMINISTRAZIONE COMUNALE

IlnuovopianosocioassistenzialeAnche per il 2008 l’Amministrazione Ci-vica ha costruito ed approvato il Piano socio-assistenziale, principale strumento utilizzato dal Comune per fornire i ser-vizi richiesti dal cittadino. «Si tratta di un piano che, in larga parte, conferma il precedente -ha spiegato l’assessore Bat-tista Grumi al Consiglio comunale nella sua relazione introduttiva-, con alcune innovazioni che lo arricchiscono ulterior-mente in qualità, quantità e complessità dei servizi erogati, anche se soggetto a continui adeguamenti e migliorie.

Un valore aggiuntoUna continuità di fondo certamente non fine a se stessa, ma da considerarsi, come già indicato nel piano preceden-te, quale valore aggiunto, nella consa-pevolezza che, in questo particolare e delicato settore, per ottenere i risultati attesi non c’è spazio per l’improvvisazio-ne, ma servono continuità progettuale

e impegno quotidiano». La situazione complessiva è stata giudicata già posi-tiva, perciò era logico attendersi un’im-postazione che tendesse a completare, non a modificare.

Le novitàLe novità in effetti sono poche: i vaucer assistenziali pronti ad entrare in attività (si attende che la Comunità Montana emetta il bando collegato), l’intenzione di far pagare agli utenti provenienti da fuori Gavardo l’importo massimo per i servizi utilizzati, così come la volontà di calibrare al meglio l’erogazione dei contributi, alla ricerca di un’equità che passa anche per la verifica attenta degli indicatori Isee, quelli attraverso cui ven-gono comunemente distribuite le varie agevolazioni disponibili. Per il resto si tratta solo di perfezionare quanto già realizzato durante il mandato dell’attua-le amministrazione.

Anche le minoranze approvanoPer farlo saranno necessari in totale 662.700 euro, così ripartiti: 94.700 per i contributi di carattere generico, 265.800 per l’area minori (da cui rimane escluso l’asilo nido, affidato da un paio d’anni al-l’Unione dei Comuni del Medio Chiese), 105.000 per i diversamente abili, 177.500 per gli anziani, 4.500 al volontariato e 3.200 per l’integrazione degli stranieri. Il capitolo entrate è invece costituito in to-tale da 232.200 euro, quindi al Comune resteranno da pagare 430.500 euro. «Se uniamo questi numeri a quelli delle usci-te per le politiche giovanili e l’istruzione, raggiungiamo circa il 25% della spesa cor-rente 2008 -aggiunge Grumi-: in questo modo restituiamo ai più bisognosi buona parte di ciò che prendiamo con le tasse». Scelte apprezzate anche dalle minoranze, che hanno dato un giudizio positivo.

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LeSantelleVentenniRicorre quest’anno il ventesimo anniver-sario dell’inaugurazione della Via Crucis del Monticello, che è ormai parte del panorama gavardese, nonché pregevole collezione ‘a cielo aperto’ di diverse ope-re pittoriche di numerosi artisti bresciani contemporanei.

L’ideaLa Via Crucis del Monticello nasce da un’idea di Egidio Moreni, cittadino di Gavardo, che pensò di coinvolgere alcu-ni artisti per dipingere delle ‘santelle’ da porsi sul percorso che da Via Monte sale al Monticello per poi ridiscendere fino a Via Degli Alpini.

La realizzazioneL’iniziativa si concretizzo’ grazie all’ap-poggio di Don Francesco Ziglioli, allora parroco del nostro paese, dell’Ing. Luigi Avanzi, che curò la parte progettuale, e dei signori Giuseppe Comini ed Arturo Amadei, che materialmente costruiro-no le piccole cappelle. I proprietari degli appezzamenti dove avrebbero dovuto situarsi le ‘santelle’ collaborarono do-nando il terreno, mentre gli artisti in-terpellati accettarono con entusiasmo, consegnando per tempo le opere. Si giunse così all’inaugurazione del 20 No-vembre 1988, alla presenza del Vescovo di Brescia Mons. Bruno Foresti.

La struttura dell’operaLa struttura della Via Crucis del Monti-cello risulta alquanto diversa da quel-la tradizionalmente prevista, che vede generalmente come ultima stazione la

‘Risurrezione di Gesù’; in questo caso tale stazione è situata sulla sommità del Monticello, nelle vicinanze della Casa degli Alpini, mentre sui due versanti del colle (che è possibile salire da Via Monte o da Via Degli Alpini) si trovano le altre cappelle, per un numero totale di quindici. Questo tipo di disposizione, come detto piuttosto atipico, deriva soprattutto dall’esigenza di adattare l’opera artistica al territorio. Tra gli arti-sti bresciani che al tempo parteciparono è importante ricordare i gavardesi Silvio Venturelli, Albino Ranesi e Domenico Giustacchini.

Restauri e manutenzioniUn altro noto artista gavardese, Oliva, interverrà poi in anni recenti per rifare il dipinto di una delle cappelle, usurato-si per il tempo e gli agenti atmosferici. Qualche anno dopo l’inaugurazione, inoltre, si rese necessario rifare il dipin-to della stazione centrale, dedicata alla Risurrezione: un atto vandalico detur-po’ infatti l’originale opera di Luigi Sal-vetti, che si decise pertanto di sostituire con l’intervento di Natale Doneschi, conosciuto artista di Virle Treponti. A distanza di due decenni, quindi, la Via Crucis del Monticello resta a rappresen-tare una notevole ed inconsueta opera d’arte ‘corale’; testimonia però anche il notevole impegno e la dedizione di quanti si sono prodigati per la sua rea-lizzazione e per il successivo manteni-mento negli anni.

Diego Ortolani

L’Assessore alle Attività Culturali precisa...Nei giorni scorsi mi sono pervenute non poche richieste di chiarimento circa l’assenza del Comune di Gavardo tra i sostenitori - patrocinatori dell’ iniziativa a ricordo del ventennale delle cappelle della Via Crucis al Monticello.Per chiarezza, intendo evidenziare, non senza rincrescimento e sconcerto, come gli organizzatori (Assessorato alla Cultu-ra della Comunità Montana di Valle Sab-bia e Pro Loco del Chiese) non abbiano in alcun modo (formale o informale) coinvolto l’Amministrazione Gavar-dese che ha saputo dell’evento sol-tanto dalle locandine pubblicitarie.Davvero un peccato che ragioni di schie-ramento prevalgano anche in simili importanti occasioni preziose per ricor-dare chi generosamente ha servito la Comunità come, appunto, coloro i quali hanno contribuito a realizzare la nostra stupenda Via Crucis.

Marco PiccoliAssessore alle Attività Culturali

LE SANTELLE DELLA VIA CRUCIS

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Giocarenell’acquaeconl’acquaI bambini del Nido in piscinaDurante la prima settimana di maggio è iniziata per i bambini dell’Asilo Nido “IL GIROTONDO”, un’esperienza nuova ed importante.Nei giorni di Martedì e giovedì, alle nove in punto, arriva davanti al cancello del nido un coloratissimo pulmino giallo o blu. I bambini sono già pronti per un breve viaggio che li trasferisce alla vicina piscina “Cosmo”.Proprio di questo si tratta: un corso di acquaticità. Otto appuntamenti settima-nali di puro divertimento per prendere confidenza con l’elemento “acqua”.

La paura dell’acquaArrivati in piscina i bambini vengono affidati agli istruttori che li seguono per circa un’ora.

L’incontro con persone nuove, l’utilizzo dei materiali (cuffia, costume, braccioli, ciabattine…) è stato spiegato e provato numerose volte al nido durante il gioco del travestimento. Le educatrici hanno raccontato ai bam-bini storie di personaggi che vincono, poco alla volta perché aiutati, la “pau-ra” dell’acqua e riescono a tuffarsi senza alcune timore ed in breve tempo. Na-turalmente l’obiettivo e lo svolgimento di questa proposta sono stati illustrati in assemblea ai genitori.

Un’esperienza importanteFornire al bambino piccolo, una stimola-zione come “l’acquaticita’”, rappresen-ta la possibilità di vivere un’esperienza unica nel suo genere, ricca di significato, stimolo a crescere e a svilupparsi sia dal punto di vista motorio (movimento e re-spirazione), sia emotivo-relazionale.

Infatti, familiarizzare ed interagire con l’ac-qua significa provare un tipo di sensazione non esprimibile sulla terraferma e acquisi-re benefici anche sotto l’aspetto della coo-perazione e della socializzazione.

Voci di allegriaTutti i bambini, anche quelli inizialmen-te più titubanti, si stanno dimostrando oggi più disinvolti e partecipativi. Per noi educatrici e per le persone che frequen-tano la piscina contemporaneamente al gruppetto dei nostri piccoli, è piacevolis-simo assistere alle loro evoluzioni e sen-tire le loro voci.Grazie a loro, l’ambiente diventa più alle-gro e abbiamo la presunzione di credere che regalino una ventata di serenità a tutti coloro che hanno l’occasione di vederli.

La Coordinatrice Rosa Leni

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LavoriincorsoAsfaltatureIl 16 giugno scadrà il termine per la pre-sentazione delle offerte relative al primo stralcio di asfaltature che prevede l’ese-cuzione dei lavori su tratti delle seguenti strade:Via Vecchino, via dei Ridelli, Via S. Biagio, Via Campei, Via Bariaga, Via Colomba-ro, Via Tormini e Via Fornaci. Dopo i la-vori di sostituzione del tubo dell’acque-dotto che alimenta le frazioni di Limone e Rampeniga verrà riasfaltata via XXV Aprile dall’incrocio con via Schiave all’in-crocio con via Conter.Entro luglio una ditta incaricata da A2A, ex ASM, provvederà finalmente a siste-mare le buche dovute agli scavi per al-lacciamenti, attraversamenti e riparazio-ni della rete dell’acquedotto.

Principali opere in corsoLa ditta Sole Immomec spa si è aggiudi-cata i lavori per la realizzazione del pon-te ciclopedonale fra via G.Quarena e via della Ferrovia, parallelo al Ponte Franchi. L’inizio dei lavori è previsto per luglio.Proseguono i lavori di sistemazione del percorso ciclopedonale in via A.Gosa, dalla rotonda del Ponte dei Marinai al Bostone.E’ stato approvato il progetto esecutivo per 5 nuovi attraversamenti pedonali rialzati che verranno realizzati in via For-naci, via Bertolotti, via Tormini, via Roma e via Terni. L’inizio dei lavori è previsto per metà luglio.

ILGATTOPARDO 1�

Il Comune di Gavardo, negli ultimi anni, ha denunciato più volte il pericolo costituito dal grave stato di manutenzione della rotonda su Via Gosa, al Ponte dei Marinai.Alla Provincia, proprietaria e competente della manutenzione della strada SP116 sono stati chiesti interventi di manutenzione o di restauro, con almeno la realizzazione di una corona circolare pavimentata; la risposta è sempre stata che sì, è nei programmi di intervento (ma di quale anno!?).Stanchi di non veder so-luzione, non solo l’Am-ministrazione Comunale ha nuovamente solleci-tato un intervento, ma si è proposta di interve-nire direttamente con proprie risorse visto che sono in corso di realiz-zazione interventi sulla stessa via in prossimità della rotatatoria….. at-tendiamo risposta. Cer-to non è un bel biglietto da visita

LA ROTONDA ABBANDONATA

In seguito all’accordo sull’acquisi-zione delle aree è stato approvato il progetto esecutivo e quindi si posso-no iniziare le procedure per la gara di

appalto della rotonda all’intersezione fra via G.Quarena e il Ponte Franchi. L’inizio dei lavori è ipotizzabile per settembre.

La rotonda di Ponte Franchi

Via Terni - Sopraponte

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1� ILGATTOPARDO

Eugenio Bertuetti nasce nel luglio del 1895 a Gavardo, trascorre la sua infan-zia a Sopraponte nella casa del padre, Paolo Bertuetti, mugnaio che possedeva il mulino affacciato sul Vrenda.Bertuetti perde la madre quando è anco-ra un bambino e questo evento, che lo segnerà profondamente, è riportato con estrema dolcezza nel racconto “Santa Lucia”.A pochi mesi dalla morte della madre verrà messo in collegio a Brescia e vi usci-rà solo diciannovenne con un diploma in Fisica e Matematica: il padre avrebbe vo-luto per lui un futuro da ingegnere, per potergli affidare il suo mulino e magari apportarvi migliorie.

Al PolitecnicoIl figlio, nel tentativo di assecondarlo, parte nel 1914 per Torino dove si iscrive al Politecnico. Ben presto si renderà con-to di avere tutt’altre attitudini.Siamo alla vigilia della prima Guerra Mondiale, Torino è una grande città, la situazione si fa incandescente. L’Italia si è appena dichiarata neutrale rispetto al conflitto, ma c’è chi preme per l’entrata in guerra: sono i nazionalisti, tra i quali si potevano annoverare molti scrittori e intellettuali dell’epoca, anche Bertuetti.Durante quel periodo inizia a lavorare per alcuni giornali: prima l’esperienza al “Maglio”, settimanale fascista, poi la prima vera esperienza al “Regno”, dove inizierà la sua brillante carriera di critico teatrale. Questo è il periodo delle grandi conoscenze nel mondo letterario e non solo: Pirandello, del quale fu uno dei pri-mi estimatori, Bontempelli, con il quale condivide il fascino e la magia delle cose semplici, Pugliese, che sarà poi un pre-zioso collaboratore per la stesura delle commedie successive (alcune rappresen-tate nel teatro di Sopraponte).Nel 1925 la stagione al quotidiano “Il Regno” si conclude, ma Bertuetti, che ormai è entrato nel “giro” professiona-le, forse anche grazie all’attività politica, viene chiamato a lavorare alla “Gazzetta del popolo”, giornale prestigioso, vicino all’aristocrazia torinese, filomonarchico.

Inviato specialeQui Bertuetti prosegue la sua attività di critico drammati-co, che lo accompagnerà per quasi tutta la vita. Il giornali-sta si fa subito apprezzare per le sue doti, a tal punto che il direttore lo propone come inviato speciale al seguito di Umberto di Savoia in Grecia, Siria, Egitto e Turchia. Dopo alcuni anni Bertuetti diventa di-rettore della “Gazzetta del Popolo”, ini-ziando un opera di ammodernamento del giornale, nel solco già tracciato dal precedente direttore. Il giornale diviene a poco a poco la voce laica del regime, ma è in questo periodo che ascende alla posizione di secondo giornale nazionale per numero di copie vendute.Questa travolgente ripresa verrà stron-cata nel 1943; precisamente il 25 lu-glio di quell’anno, quando Mussolini annuncia le sue dimissioni e viene so-stituito da Badoglio: in quel momento avviene una rapida inversione di mar-cia per Bertuetti, così come per tutte le personalità simpatizzanti del fascismo, e lo scrittore fa ritorno nella sua casa a Sopraponte. Interessante un aneddoto che riguarda proprio questo periodo: lo scrittore, da sempre sostenitore del fa-scismo, ospitava nella propria casa un ufficiale della Repubblica Sociale, dal quale carpiva i movimenti segreti dei fascisti comunicandoli a Don Antonio, il quale a sua volta informava i partigiani della zona, che così potevano metter-si in salvo dai rastrellamenti. Questo a riprova che un uomo, al di là della pro-pria fede politica, può rimanere prima di tutto un galantuomo, legato ai valori intramontabili.

Il ritorno a casaIl ritorno a Sopraponte coincide con il periodo più ispirato dal punto di vista letterario. Scrive numerosi brevi racconti, incentrati sulla bellezza della natura, riguardanti sto-rie del paese e personaggi realmente esi-

stiti, magari camuffati dietro una masche-ra, inoltre alcuni racconti autobiografici.Tutti i suoi racconti sono riuniti in al-cune raccolte: “Questa gente”, “Miele amaro”, “Lettere dal Roccolo”, “Quel-le voci”, “Andante mosso”. A queste si può aggiungere “Ritratti quasi veri”, in-sieme di ritratti di attori e scrittori, alcuni conosciuti personalmente, assemblati appositamente per una trasmissione ra-diofonica da lui condotta; i nomi sono di grande rilievo: Marta Abba, musa ispi-ratrice di Pirandello, i fratelli De Filippo, Ettore Petrolini, Emma Gramatica, inter-prete prediletta da D’Annunzio e tanti altri. Leggerezza, nostalgia ed intensità: queste le parole che meglio riescono ad incorni-ciare l’intera opera di Eugenio Bertuetti.

Rivalutazioni postumeNegli ultimi anni le sue opere, soprattut-to in quanto scrittore, sono state riva-lutate da molti critici letterari. All’inizio erano considerate marginali, uno stile che poteva ricordare quello del Pascoli, attento alle piccole cose, quotidiane, ma niente di più.Oggi invece i critici hanno capito che la sua poesia nasconde qualcosa di magi-co, di inquieto, che è molto più profon-da di come possa apparire ad una prima lettura.Tutti i suoi racconti sono dei piccoli ca-polavori di poesia, sono come degli scri-gni, che aperti, fanno rivivere dei tempi perduti, di cui Bertuetti ha saputo farsi attento testimone.

Laura Prandini

TRACCE DI MEMORIA

EugenioBertuetti:ilgiornalista,ilcriticoteatrale,masoprattuttoilraffinatoscrittore

Sopraponte

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TRACCE DI MEMORIA

IntervistaaPadreAmosBertuettiCi è parso poter essere interessante sentire qualche “briciola” di un nostro compaesano vissuto per più di cinquant’anni in Brasile. Amos Bertuetti è un padre barnabita par-tito per la Missione in Sud America nel 1955 e tornato, suo malgrado, 3 anni fa, a causa di gravi motivi di salute. Scriviamo qui di seguito pochi accenni di ciò che vide durante il suo soggiorno in Amazzonia. Per chi volesse saperne di più, Padre Amos è sempre disponibile al terzo piano di Casa S. Giuseppe, dove alloggia momentaneamente.

1. Qual è stata una delle sue prime impressioni una volta sbarcato in una terra tanto lontana e diversa dalla nostra?Le Parrocchie che venivano affidate ai Missionari erano composte, general-mente, da un agglomerato di persone senza anagrafe. Da noi sembrerebbe impossibile, ma in terra di missione era la realtà che si constatava giorno per giorno. Le uniche annotazioni venivano compiute presso un notaio a pagamen-to. Le prime registrazioni anagrafiche le iniziarono i Missionari, che tenevano nota di battesimi, matrimoni e morti.Se si sfogliava l’annuario della statistica civile si poteva notare che molte località non avevano indicazione sul numero de-gli abitanti, perché sconosciuto, oppure ne possedevano una cifra approssimati-va, calcolata non si sa in che modo.Dopotutto, chi poteva contare e regi-strare tutti gli indigeni sparsi per le ca-panne, nascoste nella folta vegetazione priva di strade e collegate esclusivamen-te da sentieri (che soltanto chi era molto pratico riusciva a scovare)?2. Non è possibile farsene un’idea, magari facendo un computo delle sepolture?Molti bambini nascevano e morivano nelle capanne. Erano pochi i cimiteri o le necropoli. I morti, piccoli o grandi, venivano sepolti in un luogo qualsiasi, segnalati da una piccola croce o da un fiore. Regolarmente, poi, avveniva che la foresta vergine ricoprisse tutto e che di chi era morto non rimanesse alcuna memoria, se non nel cuore dei familiari.Data la lontananza, difficilmente il Missio-nario prendeva parte alla cerimonia di se-poltura: amministrati gli ultimi sacramenti

all’ammalato, lasciava l’assistenza degli estremi momenti e la recitazione delle pre-ghiere per i defunti al catechista, qualora ci fosse, o a qualche altra pia persona.Lo Stato non sapeva, se non approssimativa-mente, quanti cittadini contasse; era quindi tragicamente logico che ancora più appros-simativamente si interessasse di loro.3. Come vivevano le famiglie, lonta-ne le une dalle altre? Al centro del proprio podere, regolato da leggi ereditarie piuttosto complicate, il capo famiglia costruiva la sua capan-na. Attorno a questa si potevano trovare altre piccole capanne per i figli, o adibite a magazzino per i frutti della terra e per i poveri attrezzi. Dato il clima, per gli ani-mali (bovini, capre e pollame), non esi-stevano ricoveri: questi vivevano sempre all’aperto e durante la notte venivano legati ad un albero con una fune.Il piccolo spiazzo, in terra battuta, fra le capanne fungeva da aia per essiccare miglio, riso, fagioli, tabacco e stoppa.I figli, una volta cresciuti, dovevano an-dare in cerca di altra terra, oppure divi-devano il podere paterno e vi costruivano un’altra capanna con lo stesso schema.E’ facile comprendere come, con un si-stema così organizzato, i territori di una Parrocchia si dilatassero enormemente.I ragazzi, per andare a scuola, dovevano fare miglia e miglia a piedi, oppure, se i genitori ne avevano i mezzi, venivano accolti da una buona famiglia al centro di una cittadina.4. In base a quali criteri nasceva una Missione?La Missione sorgeva sempre al centro di una vasta zona, con una chiesa abbastan-za capace. Per facilitarne la frequenza, si stabilivano in diversi punti delle “stazio-ni”, costituite da una piccola cappella di fango che serviva anche da scuola e da aula per il catechismo. Essendo mol-to numerose, il Missionario passava per queste stazioni due o tre volte l’anno; per arrivarci era necessaria una buona gior-nata: si procedeva, fin che era possibile, su una jeep (che doveva essere dotata di balestre a prova di bomba), poi, con un altare portatile e tutto l’occorrente ci si incamminava a piedi o su di un mulo verso la cappella di fango, “la cattedrale della foresta” (come era spesso chiamata allegramente dai Missionari).

Un cerchione arrugginito di auto, un pezzo qualsiasi di ferro o un tamburo fungevano da campana per richiamare la gente nel silenzio della notte.Il Padre teneva un po’ di catechismo agli adulti, mentre la Suora o il catechista si occupavano dei bambini; in seguito ascoltava le confessioni e celebrava la Messa. Se il pubblico era numeroso, l’al-tarino veniva collocato all’aperto, sotto la maestosa cupola del cielo.5. In che modo veniva garantita l’as-sistenza sanitaria?Per i malati non vi era alcuna possibilità di assistenza, sia per mancanza di medici (i pochi presenti erano occupati negli ospe-dali e nei dispensari), sia per le difficoltà nel trasportarli attraverso la foresta; era-no inoltre assenti ospedali veri e propri, presenti solo nelle grandi città e assoluta-mente insufficienti ai reali bisogni. Di not-te poi, nonostante il diffondersi delle pile elettriche, era impossibile avventurarsi nel-la foresta in cerca delle capanne in cui vi-veva un ammalato. Questo, generalmente sdraiato in un’amaca o su di un letto co-struito con dei grossi bastoni, alloggiava in una capanna vecchia e malandata, con un tetto di paglia esposto a tutte le intem-perie. I familiari o i vicini lo assistevano e aspettavano la sua morte con la rassegna-zione propria di questi popoli. Il cuore si stringeva dinnanzi a tante sofferenze.Di tanto in tanto, mentre camminavamo faticosamente nella foresta, sulle nostre teste passavano gli aerei, diretti in ogni parte del mondo: due realtà che si incon-travano senza conoscersi e senza amarsi. Lassù, sugli aerei, uomini d’affari, turisti, politici che vivevano nel pieno del benes-sere; là sotto esseri umani senza nome, che nascevano, vivevano e morivano in uno stato di assoluta povertà.I Missionari facevano ogni sforzo per accor-ciare queste immense distanze, ma erano pochi e i mezzi erano scarsi. Gli uomini del-la “civiltà” degli aerei si interessavano trop-po poco di questi loro fratelli, sparsi come formiche in una foresta immensa e ostile. Al massimo destinavano loro, quando il Missionario bussava alla loro porta, qual-che briciola insignificante del loro troppo star bene. Ma questo, evidentemente, non è Cristianesimo né tanto meno civiltà.

C.S.

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Nella seconda metà di giugno è stata allestita, presso l’Antico Mulino di Ga-vardo, la mostra fotografica “Istanti”, realizzata da Roberto Cavagnini e Gio-vanni Taraborelli. La mostra, patrocinata dal Comune di Gavardo, vede la colla-borazione Nadir Landi che ha dato una propria personale interpretazione ad ogni fotografia, e di John Comini che ha accostato ad ogni immagine un testo tratto dalle canzoni di De André.Abbiamo intervistato i due autori.Quando avete cominciato a fare fo-tografie?Giovanni - Ho cominciato con mio papà, che mi ha trasmesso la passione per la fotografia e insegnato le basi tecniche di scatto, sviluppo e inquadrature.Roberto - Ho iniziato con un amico una decina di anni fa e da autodidatta ho studiato il mondo della fotografia, impa-rando e mettendo sul campo le nozioni “rubate” ai libri ed ai manuali.Quando avete cominciato a lavorare insieme?Giovanni - Roberto aveva già allestito tre mostre fotografiche, a Salò (alla Cascina San Zago), a Gavardo (preso la Biblioteca Comunale) e a Serle. La nostra amicizia è stata consolidata dalla medesima pas-sione per il mondo della fotografia. Da tre anni a questa parte, ci troviamo ogni settimana a guardare ognuno gli scatti dell’altro, o semplicemente a discutere di mostre e foto di altri e aggiornarci sul-l’evoluzione delle macchine fotografiche (obiettivi, digitale…). Roberto - Oppure scegliamo di fare delle “uscite” insieme sul territorio, alla ricer-ca di nuove immagini e di nuove speri-mentazioni.

MOSTRE

IstantialvecchiomulinoGiovanifotografiallaribalta

Avete iniziato subito con le macchi-ne digitali?Giovanni - Inizialmente usavamo le mac-chine a pellicola, grazie alla quali abbia-mo imparato anche lo sviluppo. Ora, con l’avvento del digitale, che ha rivolu-zionato il mondo della fotografia, puoi scattare un numero illimitato di foto a costi molto contenuti, avere la possibili-tà di ridefinire personalmente l’immagi-ne prima della stampa. Avete avuto altre occasioni per lavo-rare insieme?Roberto - Abbiamo iniziato la nostra collaborazione quando amici ci hanno richiesto l’album di un matrimonio. La cosa ha avuto successo, tanto è vero che abbiamo avuto altre richieste e siamo a disposizione per ulteriori servizi. Giovanni - Anche la creazione di un al-bum di matrimonio rappresenta lo sti-molo per realizzare immagini che ci dia-no una particolare emozione. Quando avete pensato questa mostra?Roberto - Circa un anno fa abbiamo de-ciso di preparare un’esposizione delle foto che pensavamo potessero rappre-sentare meglio il nostro modo di vedere la fotografia.Giovanni - Approfittiamo di questo spa-zio per ringraziare tutte le persone che hanno creduto in noi e ci hanno dato una mano, dal Comune di Gavardo agli sponsor, dagli amici ai familiari che ci hanno sostenuto in questa esperienza.

Istanti…Istanti da fissare nella memoria Istanti per trovare tracce di sé e del pro-prio viaggioattimi in cui segnare il passaggio di sé e degli altri su questa piccola terrasegnali per fermare i tempoper ricordare una persona, un animale, una sensazione, una cosaimmagini per ricordare e, in fondo, es-sere ricordati.Perché fermarsi ad osservare un parti-colare, perché soffermarsi ad inquadra-re un dettaglio, perché cercare nel già detto, nel già visto, il mistero che vi è nascosto?Perché è necessario. Perché non si può fare a meno. Perché i nostri due autori hanno scelto, o meglio, hanno scelto di ricercare.Ecco allora che dai mille cassetti della memoria ognuno seleziona un volto di bambino, uno sguardo di donna, l’espressione strana di un gatto, le sottili venature di una foglia, la fresca rugiada nell’erba o un cielo plumbeo carico di pioggia…Una luce che scende in un certo modo, un’ombra che si proietta in una certa direzione sopra un certo muro, i chia-roscuri di una visione che è difficile da inquadrare…Alla fine devi scegliere, fermare l’istante… alla fine dietro ogni fotografia c’è una storia da raccontare, c’è un’emozione da conquistare, c’è un sentimento da gridare, in silenzio…Allora ogni immagine diventa un piccolo atto d’amore, una lenta ma determinata attenzione alle piccole cose, ai partico-lari che sembrano insignificanti dinanzi allo sguardo di uno svagato viandante.Permettetemi di aprire una parentesi. In questi giorni ho assistito all’allestimen-to della mostra… Roberto e Giovanni hanno coinvolto un sacco di amici, tut-ti hanno dato la loro disponibilità, tutti hanno dato una mano nel rendere la mostra più luminosa e più accogliente. Era bello vedere tanta gente lavorare intorno al progetto: tanti hanno dato il proprio contributo, chi allacciando i fili, chi esprimendo un proprio suggerimen-to. I due fotografi hanno ascoltato tutti, e giustamente hanno fatto le loro scelte, hanno preso le loro decisioni. Tutto ciò a me è parso un vero esempio di operazio-ne culturale….Anche nelle solite cose c’è qualcosa da salvare, anche nei materiali di scarto c’è la luce di un tesoro nascosto. Sta a noi saperla cercare e, se siamo fortunati, tro-vare. Basta saper vedere le cose, anche le più piccole, con gli occhi del cuore…

DALLA PRESENTAZIONE DI JOhN COMINI

Inaugurazione

I fotografi

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L’interesse per la cultura locale coinvol-ge anche gli aspetti naturali del proprio ambiente, che sono davvero tantissimi nel nostro territorio, tra le due massic-ce presenze del Monte Magno e dei Tre Cornelli, lo scorrere del fiume Chiese e del torrente Vrenda.E proprio nelle acque si possono celare affascinanti aspetti biologici che dai più vengono snobbati più o meno consape-volmente. Nel mondo delle acque, dopo questo strascico d’inverno, la vita con tutte le sue molteplici espressioni sta esplodendo. Al di sotto della limacciosa e torbida superficie di questi stagni, una miriade di microscopici organismi sia vegetali che animali, sospesi nell’acqua (zooplancton e fitoplancton) o striscianti sul fango del fondo (benthos) danno il segno di quanto multiforme è la vita. La temperatura in questi giorni in queste raccolte d’acqua è ancora bassa. Nello stagno del Tesio, che sta ancora emer-gendo dal gelo invernale (alt. 668,5 slm) la temperatura giunge a 7°-8°C nel pomeriggio, ed il sole, che sta ormai filtrando tra gli alberi che circondano la radura, va innescando la nascita di alghe microscopiche e dei loro predatori.

In SelvapianaCosì è anche nei limacciosi abbeveratoi (Losér) della Selvapiana posti a più di 800 m di altitudine. Minuscoli predatori (lun-ghi 1 mm) di colore rossiccio invadono letteralmente le basse acque argillose con i loro ritmici movimenti danzanti che dan-no loro il nome di pulci d’acqua (Daphnia di varie specie) appartenenti a Crostacei Cladòceri. Eh sì, i crostacei non sono solo dell’ordine di grandezza dei gamberi e dei granchi, ma la maggior parte delle specie è microscopica. Altri microscopici anima-letti appartenenti ai Crostacei Copèpodi formano i primi gradini della catena ali-mentare degli stagni. Mentre nei Losér della Selvapiana e del Tesio sono rappre-sentanti più comuni i Copèpodi Ciclòpidi, nella pozza di Rampenaga di Sopraponte possiamo trovare invece i Diaptomus, più rari e presenti in alcuni laghi subalpini (Copèpodi Calànidi).

Lo scrigno di RampenagaProprio partendo da queste rilevazio-ni, chi scrive, insieme ad altre persone,

sta attuando una catalogazione dei possibili endemismi anche attraverso la competente collaborazione di ricercato-ri universitari. È di particolare rilievo la scoperta di larve di Corethrina chaborus (Ditteri Corètridi), che risale a 25 anni fa, a fare dello stagno di Rampenaga una raccolta d’acqua da tutelare. Oltre alla presenza macroscopica di Anfibi Urodeli del genere Triturus è interessante in que-sto stagno la presenza di Emìtteri acqua-tici ormai rari come le Ranatra sp. o la Nepa cinerea. Ma il primo gradino della vita nello stagno è costituito da micror-ganismi vegetali come le Alghe che pos-sono sintetizzare con aiuto dell’energia solare attraverso il processo fotosinteti-co, materiale vivente partendo dall’ani-dride carbonica disciolta nell’acqua. Se raccogliamo una goccia d’acqua e la os-serviamo al microscopio ci accorgiamo di quanto è complessa la catalogazione degli esseri ivi contenuti.

Organismi danzantiÈ un’affascinante groviglio di organismi danzanti, alcuni velocissimi che sfreccia-no attraverso il campo visibile, altri che ondeggiano lentamente, altri che indu-giano, quasi fermi in una miriade di for-me. Oltre ai Protozoi muniti di ciglia, o di flagelli, che navigano come minusco-le barchette, possiamo trovare anche Protozoi che cambiano continuamente di forma (Amebe) e inglobano particelle nutritive; altri come le Tecamoebe che hanno un guscio solido dal quale esco-no gli pseudopodi alla ricerca di cibo. Ad un gradino più alto abbiamo le Idre, minuscoli Celenterati che rappresenta-no le rarissime forme d’acqua dolce di questi generi. E che dire dei mostruosi Rotiferi che, come dice il nome, possie-dono un paio di ruote che convogliano l’acqua con le particelle nutritive al loro apparato digestivo (Mastax sp.). Questi organismi presentano forme diverse quando nuotano o quando si fissano al substrato, assumendo la forma di vermi con un buffo peduncolo. Strani animaletti dall’aspetto di fantasma in miniatura, vermi piatti dell’ordine dei Turbellari, vagano strisciando sul tondo o sotto i sassi. Alcuni di essi sono neri, altri grigiastri, ed infine bianchi e lun-ghi anche 3 cm come il Dendrocoelum

lacteum reperibile nei Losér della Selva-piana. Vengono anche chiamati Plana-rie e si trovano pure nel Chiese, nelle anse di acque calme.

Zanzare e zanzaroniAlcuni Crostacei come i Fillòpodi si rin-vengono negli stagni di Cariadeghe ed è difficile trovarli altrove; sono, come dice il nome greco, muniti di appendici a forma di foglia, che muovono come remi. Sul tondo di questi stagni stanno risvegliandosi pure piccoli Anèllidi che ondeggiano fissati con un’estremità al substrato. Ma chi la fa da grande, nel mondo dei microinvertebrati sono gli in-setti acquatici e soprattutto il loro stato larvale, che in certi fasi iniziali fa parte dello zooplancton. È risaputo che le ac-que stagnanti possono essere malsane, e questo è soprattutto imputabile ai Dìt-teri, ai quali appartengono svariate for-me di zanzare, pappataci, tafani ed estri che vivono nei pressi delle acque. Le loro larve proliferano letteralmente, alcune in superficie dove respirano l’aria atmosfe-rica attraverso i sifoni come la Culex (le comuni zanzare), Anopheles (la zanzara veicolo della malaria), Aedes (la zanza-ra tigre, veicolo di febbre gialla). Nelle acque stagnanti mancano le larve dei Tabànidi (i tafani) e delle Tìpule (i comu-ni zanzaroni) che necessitano di acque ossigenate. Altre larve di Dìtteri come la Stegornia vivono sul fondo quasi privo di ossigeno, e altre larve come quelle della Corethrina chaborus veleggiano sostenute da bolle d’aria contenute nel loro corpo, migrano di notte in superfi-cie, e si trovano forse solo nello stagno di Rampenaga. Avete visto ancora quei caratteristici animaletti simili ad elicotte-ri che planano sopra le raccolte d’acqua, chiamati in dialetto caaocc (libellula)? Ebbene, le loro larve acquatiche si sono svegliate dal torpore invernale ed inizia-no a predare altri animaletti presenti nel-lo stagno con una particolare maschera raptatoria.

ColeotteriAi Coleotteri acquatici appartengono animaletti simili a minuscoli maggiolini scuri che ruotano veloci sulla superficie dell’acqua come i Girìnidi, o che vagano in cerca di prede da paralizzare con un

SPECIALE AMBIENTE

MicrocosmiVitaquasisegretanelleacquedicasanostra

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pungiglione boccale, come il Ditisco, che si ritrova in raccolte d’acqua più ampie. La larva di questo Ditisco, che nasce nel-l’acqua, è munita di mandibole a tena-glia con le quali inocula il veleno a girini, pesciolini o altri insetti acquatici; è un vero mostro in miniatura! Attaccati alle foglie delle piante acquatiche strani ani-maletti trascinano letteralmente la loro esistenza racchiusi in astucci di pietruzze e brandelli di foglie. Dopo un periodo di svariati mesi, sfarfallano le mosche d’ac-qua (Friganee). Ondeggiano nelle acque, pure le larve delle Effìmere che dopo anni di vita acquatica diventano adulte, si accoppiano, non si nutrono, e dopo due giorni muoiono: da qui il nome.

Emitteri acquaticiNon abbiamo ancora parlato della gran-de famiglia degli Emìtteri acquatici. Ad essi appartengono Notonèttidi e Nau-còridi, molto simili tra di loro, dalla for-ma di barchetta capovolta, che presen-tano un pungiglione che paralizza e che serve da apparato succhiatore dei liquidi organici della vittima.Si riconoscono immediatamente poiché si presentano alla superficie dell’acqua con l’estremità posteriore rivolta verso

l’alto, a respirare l’aria atmosferica, ed al minimo allarme si rifugiano verso il fondo remando furiosamente con il paio mediano di zampe più lunghe. Molto si-mili a questi Emìtteri ma stazionanti nel fango o sul fondo sono le Ranatre o la Nepa cinerea, chiamate anche Scorpioni d’acqua, per la presenza di arti raptatori anteriori. Presentano sifoni caudali con i quali riescono a respirare l’aria atmosfe-rica stando anche ad alcuni centimetri al di sotto della superficie dell’acqua. Tutti questi Emìtteri, ai quali appartengono anche quelle caratteristiche creature come le ldròmetre ed i Gèrridi, che pat-tinano sulla superficie dell’acqua, non hanno larve acquatiche diverse dagli adulti ma ninfe che escono dalle uova attaccate alle piante acquatiche. Questi Emìtteri ora sono quasi estinti, rispetto alle ricerche effettuate alcuni decenni orsono. Non vi sono negli stagni del Te-sio e di Selvapiana insetti dell’ordine dei Plecòtteri, perchè necessitano di acque ossigenate come quelle dei ruscelli. Va detto, quindi, che molte forme larvali di insetti acquatici viventi negli stagni de-vono trovare necessarie strategie per ri-cavare l’ossigeno in acque notoriamente povere di questo gas.

Gasteropodi ed altre raritàNon abbiamo ancora parlato dei mollu-schi acquatici, relegati per la verità nei nostri stagni al solo ordine dei Gaste-ropodi Polmonati come le Limnee del genere Ancylus. Vanno pure citati gli Idràcnidi, minuscoli àcari acquatici. Non bisogna dimenticare gli Anèllidi rappre-sentati da poche varietà di Oligocheti e da Irudìnei (le sanguisughe). Per questio-ni di spazio abbiamo trattato solo i ge-neri più rappresentativi, rimandando ad una trattazione più specifica la descrizio-ne di phyla meno conosciuti. Per finire ci è parso di capire, attraverso una serie di ricerche e di comparazioni con altre rac-colte d’acqua dei comuni limitrofi, che gli stagni del territorio gavardese pre-sentano alcune biologiche peculiarità, meritorie di ulteriore e più approfondita indagine. Se ne parlerà in future occa-sioni, quando si articolerà un discorso organico sugli elementi biologici, questa volta delle acque correnti, come il fiume Chiese, il torrente Vrenda, e di alcuni aspetti del reticolo idrico minore.

Franco Liloni

Combinava ogni sorta di guaio tra le foglie galleggianti dello stagno o nelle aiuole del giardino, lasciando dietro di sé una scia di disastri.Non sopportava quel piccolo stagno e il suo mondo chiuso: i pettegolezzi, le cattiverie, le regole che valevano solo per alcuni, i più deboli. Non accettava l’idea che l’universo fosse racchiuso tra le siepi e il prato. Ma lì era nata e lì avrebbe dovuto rimanere.La voglia di ribellarsi, di distruggere tutto intorno a sé era, a tratti, incontenibile. Anche quella notte rientrò nel suo na-scondiglio sicura di non essere vista, ma il riccio spione, che da tanto tempo la seguiva, rovinò il suo segreto. Tutti gli abitanti del giardino vennero in-formati, in poche ore, della vita segreta

della “rana pirata” e della sua vera iden-tità. Seppero chi di notte saltellava in-torno alle rose e che, al mattino, lasciava petali rossi e gialli disseminati su tutto il terreno. “Pensate: è riuscita a far sfiori-re perfino le ninfee, scatenandosi in fu-ribonde sarabande con le peggiori rane della zona”, dicevano le rane per bene. Si mise alla ricerca di un nuovo nascondiglio tra le bordure di lavanda e i boschetti di salvia e timo, tra i sassi del giardino roc-cioso e la tinozza dell’acqua piovana.Tutti erano contro di lei. Non aveva più amici perché i ranocchi che, nei raduni serali, bisbigliavano tra loro raccontandosi le imprese della Rana Pirata e invidiandola per il suo coraggio, si erano ben guardati dal difenderla davanti alla regina. Il riccio, tuttavia, che si era pentito per le conseguenze delle sue chiacchiere e aveva capito l’incapacità della Rana Pi-rata di adattarsi in quel piccola pozza decise, infine, di aiutarla. Le guardie, “le raganelle della Regina”, stavano, intanto, rastrellando il giardino e presto l’avrebbero privata della sua libertà.Il riccio la chiamò forte, lei lo sentiva, ma era talmente impaurita che il fiato non le arrivava più alla gola e gracchiare era diventata l’impresa più difficile del mon-

do. Lui annusò infine la sua presenza tra le tife, sotto i rami del sambuco.Le suggerì di fuggire, di cercare altrove uno stagno più grande, più adatto al suo temperamento. L’avrebbe condotta lui stesso oltre il bosco dei castagni, oltre le ombrose felci, nel luogo adatto.La rana pirata pensò e ripensò alla sua si-tuazione e decise di provare: avrebbe si-curamente ricominciato la sua vita di scor-ribande notturne appena lontano da quel noioso, piccolo stagno in cui era nata. Dopo due ore di salti dietro il riccio, dentro un nuovo mondo misterioso di boschetti e ruscelli, tra colori e profumi diversi ed inebrianti di fiori e funghi sco-nosciuti, si ritrovò sulla sponda di un bel-lissimo stagno con ninfee gigantesche.“Quanta strada abbiamo fatto, ”pensò,” e quante cose interessanti ho visto lungo il cammino!” Ringraziò il suo nuovo ami-co, che riprese la strada del ritorno.“Chissà quanto tempo passerà prima che le Raganelle mi trovino!”,disse fra sé, “Quel giorno, però, io sarò già altro-ve, lontano. Non voglio più essere pira-ta. D’ora in poi sarò la Rana Vagabonda. E’ troppo bello cambiare!”

Beatrice Meloni

Laranapirata

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Quanto è profondo il solco che separa il cittadino dai suoi rappresesentanti? Lo stare assieme per darsi delle rego-le, con l’obiettivo di rispettarle e farle rispettare, nell’interesse comune, met-tersi insomma in uno stato di “servizio” dovrebbe essere il senso della politica. Se da un lato la politica è inevitabilmen-te esercizio di potere, di scelta, di sinte-si, dall’altro non può eludere il principio per il quale essa deve essere esercitata nella consapevolezza, e nell’umiltà, di adempiere ad un mandato che è stato ricevuto dagli elettori e non strappato alla concorrenza.È difficile riconoscere valori comuni sen-za che questi, giorno per giorno, siano incarnati nel difficile atto dell’ammini-strare. Sarebbe rischioso considerare come eternamente acquisiti princìpi che sono da riconquistare in ogni atto politico, al fine di renderli vivi ed efficaci.

La piramide rovesciataIl passaggio tra l’enunciazione di alte mo-tivazioni e la loro attuazione pratica rischia di far perdere lungo il cammino quello che dovrebbe essere un punto cardine del-l’occuparsi della cosa pubblica: una volta ottenuto il consenso, il dovere delle scelte non può essere eluso escludendo il bene comune che, se non può essere di tutti, almeno deve essere dei più.Quante volte un amministratore ricorda di essere il vertice di una piramide rove-sciata?

Troppo spesso, mi pare, che la sommità si compiaccia di stare più vicina al cielo potendo disporre di un’egemonia che appartiene più ad un concetto feudale del potere piuttosto che ad un senso ci-vico davvero interiorizzato.Se, invece, il vertice della piramide si ponesse in basso, sarebbe ben più evi-dente come le responsabilità di sostene-re “l’edificio città” non possano essere sacrificate a scapito di un’egocentrica convinzione d’essere “cittadini diversi, un po’ speciali”.

Un solco da colmareCerto, il solco tra portatori di voto ed at-trattori di voto non può essere colmato che dai cittadini stessi, nella consapevo-lezza che il fare politica non si riduce alla conquista di cariche ed incarichi. Non è immaginabile una società di presidenti che eleggono un cittadino; non è ipotizzabile un’assemblea costi-tuita dall’intera popolazione che essa stessa dovrebbe rappresentare; non è accettabile un’autoreferenzialità fatta di compiacimento e non di spirito di servizio.Risulterebbe del tutto stucchevole la di-stinzione di diversi orientamenti, se non fosse comune l’idea che la scelta non è il prevalere delle idee in una battaglia all’ultimo sangue, bensì la sintesi di ciò che di positivo ogni essere pensante, do-tato di senso civico, sa portare al bene comune.

Compromesso e trasformismoTroppo spesso si confonde l’alto signifi-cato del compromesso con il bieco eser-cizio del trasformismo.Il compromesso, la sintesi, presuppon-gono un dialogo comune e paritario, in cui il personalismo non ha cittadinanza; il trasformismo sacrifica l’interesse pub-blico ai piccoli cabotaggi di uno solo (o di pochi), lasciando dimenticare che sono le idee a viaggiare e non il loro fautori (ce lo ricorda bene un antico proverbio cinese: “Quando il dito indica la meta, lo sciocco guarda il dito”).La competizione non è guerra ed an-nientare le proposte altrui non significa che le proprie siano migliori (soprattutto quando non ci sono).

La paura è un bene da proteggere?Abbandonare l’interesse personale, e concederne una parte alla comunità, non è un atto d’ingenua bontà, ma un investimento sull’abitazione comune in cui, volenti o nolenti, dovremo vivere.Qualcuno disse che un giorno la paura bussò alla porta del coraggio, il coraggio si alzò ad aprire e non trovò nessuno!Perché non avere il coraggio di investire sul tesoro dello stare insieme piuttosto che alimentare la paura proteggendola con recinti come fosse essa stessa un valore?

Flavio Hemer

CONTRIBUTI ALLA DISCUSSIONE

Ilbenecomune,ilcoraggio,lapauraealtreparoleinlibertàsullapolitica

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gRuPPiCoNSiLiARi“Il Cielo d’Irlanda...”Anche il popolo Irlandese ha bocciato il trattato di Lisbona, versione rivista e alleggerita della Costituzione Europea del 2004, già bocciata dal popolo francese e olandese. La Lega ha festeggiato e subito le solite anime belle della sinistra hanno gridato scandalizzate alla rottura nel Governo. Non c’entra nulla il Go-verno di questo o di quel Paese: anzi, sarebbe proprio il caso di chiedersi se l’Europa che vogliamo debba essere proprio quella dei Governi o piuttosto quella dei popoli, perché quella dei Governi, cioè l’Europa che non vuole misurarsi con il consenso diretto dei cittadini ha già fallito più volte. Anche su questo tema ho tanto l’impressione che sia proprio la Lega a cogliere, meglio di altri, i sentimenti dei cittadini, che se chia-mati ad un referendum, difficilmente approverebbero questa idea di Europa. La nostra Costituzione non consente referendum sui trattati internazionali, ma se un referendum fosse possibile, non solo non sarebbe uno scandalo richiederlo: sarebbe auspicabile che si svolgesse. Il Ministro Tremonti nel suo libro “La paura e la speranza” ha evidenziato come, tra le altre cose, il timore di tutte le classi sociali verso i meccanismi della globalizzazione conducano a cercare nella identità e nella tradizione un riferimento rassicurante, mentre Bruxelles appare un mondo lontano, burocratico e molto laicamente anticristiano. Quel che però colpisce è una sorta di irritazione nei confronti del voto popolare, cioè della manifestazione più diretta e cristallina della volontà di chi solo è detentore della sovranità nelle democrazie: il popolo, appunto. Ma qual è il posto del popolo sovrano nella costruzione dell’Europa? Dove sono i meccanismi attraverso i quali i governanti sono efficacemente fatti responsabili innanzitutto verso i governati? Il “no” degli irlandesi al Trattato di Lisbona non è certo la fine dell’Europa, ma un brutto colpo alle attese dei Governi. Il rimedio non è, “cambiare i meccanismi di ratifica”, ma farne la terra di speranza di 27 paesi dove i cardini della civiltà Occidentale siano enunciati chiaramente: 1) un immagine di uomo che trascende ogni manipolazio-ne della scienza e della tecnica; 2) il matrimonio come rapporto stabile tra un uomo e una donna e quindi la famiglia come mattone fondamentale dell’edificio sociale; 3) il rispetto nei confronti della dimensione religiosa e spirituale dei popoli e dei singoli. Invece: “Nel cammino di unità europea, il mancato riconosci-mento delle proprie radici e della propria storia ha manifestato uno strano odio di sé dell’Occidente: quel Occidente che tenta sì in maniera lodevole di aprirsi, pieno di comprensione, ai valori esterni, ma non ama più se stesso. Della sua propria storia vede oramai soltanto ciò che è deprecabile e distruttivo, mentre non è più in grado di percepire ciò che è grande e puro. L’Europa, per sopravvivere, ha bisogno dunque di una nuova accettazione di se stessa, mentre la multiculturalità che viene continuamente e con passione inco-raggiata e favorita, è talvolta soprattutto abbandono e rinnegamento di ciò che è proprio, fuga dalle cose proprie(J.Ratzinger, Europa, Milano, Edizioni San Paolo, 2004).

Emanuele Vezzola per il Gruppo Civica [email protected]

Le mezze verità del Centro-SinistraÈ doveroso precisare ai nostri concittadini alcune verità che emergono dagli atti amministrativi.In primo luogo leggiamo che l’Amministrazione nell’ultimo Gattopardo dichiarava di aver adeguato dopo decenni gli oneri di urbanizzazione comparandoli a quelli dei Comuni vicini. Per onore di verità e per una migliore comprensione, mostriamo uno schema comparativo:

Comparazione Oneri di Urbanizzazione Primaria e Secondaria tra Comuni limitrofiPer la sola zona residenziale di completamento del P.R.G. (B)

Comune: GAVARDO SALO’ MUSCOLINE VILLANUOVA S/CUrbanizzazione Primaria Euro 11,25 Euro 3,99 Euro 2,79 Euro 2,40

Urbanizzazione Secondaria Euro 17,17 Euro 12,27 Euro 5,78 Euro 3,84

Totale Primaria + Secondaria Euro 28,42 Euro 16,26 Euro 8,57 Euro 6,24

Come si può notare i nostri oneri sono di gran lunga superiori rispetto a quelli dei nostri vicini.Nel n. 3 del Gattopardo, nelle considerazioni relative al Bilancio 2007, l’Amministrazione a giustificazione dell’aumento ICI previsto sulle 2° case e altri fabbricati, dichiarava che l’aumento era finalizzato a finanziare le spese di investimento (vedi scuole elementari). In realtà dal Consuntivo che proprio in questi giorni stiamo analizzando, il maggior gettito ICI constatiamo che è servito invece per pagare la spesa corrente (ovvero per il funzionamento della macchina comunale), peccato che non sia servito nemmeno per coprire le buche delle strade.Infine è proprio di questi giorni il volantino del PD (Partito che rappresenta l’attuale Amministrazione) che a firma del suo Portavoce, ancora una volta dichiara una falsità rispetto alla quale non possiamo tacere. Quanto ai risultati elettorali informiamo il Portavoce che i candidati Sindaco della Lega Nord alle precedenti elezioni hanno ottenuto i seguenti voti:• anno 1999 – 1524• anno 2004 – 1589

LiStACiViCAgAVARDESE

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Risultati superiori al voto Politico, certo è che siamo andati orgogliosamente da soli, a differenza dell’attuale maggioranza, che per eleggere il Sindaco ha dovuto unire l’armata Brancaleone, costituita dai Partiti Margherita, Ds, Verdi e satelliti vari, per cui invitiamo il Portavoce a leggere i risultati in casa propria ed a farsi un bagno di umiltà.Di fatto come è noto alla prova del voto gli elettori inequivocabilmente e tristemente (con nostra grande soddisfazione politica) vi hanno rispedito al mittente.E per finire, rispetto al programma di mandato dell’attuale Amministrazione, per loro il bicchiere è pieno a tre quarti, per altri a metà e per la maggioranza dei gavardesi è vuoto.

Fabrizia Turrini - Per il Gruppo Lega Nord

Nulla è scontatoL’esito delle elezioni politiche 2008 consegna anche a Gavardo un quadro che necessita di qualche considerazione.I cinque partiti principali, quelli per inteso rappresentati anche in Parlamento, raccolgono (Camera dei Deputati) 6313 voti su un totale di 6882 validi. Buon segno, anche Gavardo, come il resto della Nazione, ha accolto “l’invito” alla semplificazione del quadro partitico; i cinque principali partiti sono riconosciuti come i rappresentativi dell’interezza delle questioni in campo.Il PD, che possiamo associare alla lista Ulivo del 2006, mantiene la posizione, il PDL, nel 2006 Forza Italia e Alleanza Nazionale, perde circa 500 voti, la Lega Nord ne guadagna circa 900. Qualcosa perde l’UDC, qualcosa guadagna l’Italia dei Valori, vengono quasi annullati i partiti dell’estrema sinistra.Quattro sono le considerazioni che ne derivano:1) la Lega Nord è certamente trascinata dall’esito favorevole avuto in tutto il Nord Italia; non si può però negare che hanno valenza anche l’azione locale e le personalità che vi si esprimono: va riconosciuto, almeno per quanto riguarda il gruppo consiliare, una linea politica certo aspra e determinata nell’opposizione, ma onesta, corretta, incentrata sul rispetto del territorio e del cittadino. I cavalli di battaglia, più facili da urlare che da attuare, come il recupero del centro storico, la sicurezza e la lotta allo straniero sono per lo più strumenti di propaganda2) escludendo che l’elettore leghista gavardese sia estremista, la tendenza politica locale è da considerarsi mediamente moderata. Se è chiaro che chi ha un orientamento prevalente di centro-destra quest’anno ha affidato il suo voto più alla Lega (che ha toni più caratterizzati ma che, ribadisco, non considero estremista) che all’asse FI-AN, vuoi per lanciare un segnale di cambiamento, vuoi per la credibilità locale, è altrettanto chiaro che c’è comunque uno zoccolo elettorale ascrivibile al “centro politico” quantificabile in almeno 5000 voti;3) la realtà di Uniti per Gavardo si inserisce in questo “centro politico”: esperienza di centro-sinistra, la tradizione di sinistra gavardese che si unisce a quella cattolico-democratica non è certamente estremista, come qualcuno vorrebbe far credere. Vedo, quindi, con soddisfazione il fatto che i voti ascrivibili al centro-sinistra espressi lo scorso aprile siano sostanzialmente inalterati rispetto alle politiche di due anni fa ed alle amministrative del 2004: l’esperienza di Uniti per Gavardo, in qualunque forma si ripresenti il prossimo anno, è in grado di essere rappresentativa e di dialogare con le sensibilità moderate di cui dicevo;4) proprio l’esito elettorale evidenzia che quanto fatto da Uniti per Gavardo, che conduce da 4 anni l’Amministrazione, raccoglie gradimento e lo dico, in particolare, per l’orgoglio e la determinazione con la quale portiamo avanti politiche sociali, culturali e ambientali che fanno meno clamore delle opere pubbliche, se vogliamo, ma che sono vitali per una comunità e che definiscono un’identità molto più di mille parole (ogni riferimento alle sbandierate radici cristiane è puramente voluto).

Manuel Antonini - Per il gruppo Uniti per Gavardo

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Impossibile sottolineare con la dovuta attenzione tutti gli eventi riportati nel calendario.Tra quelli elencati, senza nulla togliere agli altri, desideriamo tuttavia segnalar-ne alcuni in particolare.

LUGLIO

2 mercoledìCampionati Regionali “Master in pista Libertas”ore 20.00 - Centro Sportivo Karol Woi-tyla. A cura dell’Atletica Gavardo 90

3 giovedìConcerto “Hoy como ayer”ore 21.00 - Chiostro di Santa Maria con Franca Masu (voce), Oscar del Barba (pianoforte), Fausto Beccalossi (accordeon). Un emozionante viaggio nella musicalità argentina (e non solo!) con la stupenda voce della cantante Algherese e due grandi musicisti. L’ini-ziativa è inserita nel calendario Acque e Terre Festival 2008 (ingresso unico Euro 5,00)

4 venerdìInaugurazione della mo-stra “La storia allo stadio”ore 19.00 - Spazio Mostre Vecchio Mulino (l’esposizione rimarrà aperta fino al 13 luglio nei seguenti orari: 19 – 22.30). A cura del gruppo culturale Remedios

PROGRAMMI DELL’ESTATE

Mettiunasera...d’estate...aGavardo“Comunic-Azioni Vª Edizione” della Festa per i giovanidalle ore 20.00 - Brolo M° Baronchelli. Musica, arte, divertimento, punto risto-ro… (in caso di pioggia la festa è po-sticipata a venerdì 11 luglio) a cura del Centro Giovani Plateatrono.

Film “Quel treno per Yuma” ore 21.30 - Piazza San Lorenzo a So-praponte (Western di J. Mangold con Christian Bale e Russell Crowe). (ingres-so unico Euro 2,00 con consumazione presso punto ristoro)

5 sabatoNuovo Spettacolo del Teatro Poetico Gavardo “La domanda di matrimonio”ore 21.00 - Brolo M° Baronchelli - trat-to dal testo di Anton Cechov. Regia di John Comini. A cura del centro sociale “incontro” (ingresso intero Euro 4,00 – ridotto Euro 2,00 – omaggio per ragazzi fino ai 6 anni)

6 domenicaNote al Museoore 21.00 - Cortiletto del Museo Civico Archeologico della Valle Sabbia “Live in Boston(e)” concerto del duo acustico “Paolo Cavagnini e Alberto Forino” (chi-tarra e pianoforte). A seguire, possibilità di visitare gratuitamente il Museo.

Gita alla Cima Pratofiorito(m 2900 - tempo di salita 5.45 ore – di-slivello m 1100 – difficoltà EEA) da Mal-ga Molina con il CAI Gavardo

10 giovedìSpettacolo di musica e poesiaore 21.00 - località Monticello “Ti amo di due amori” (flauto, violoncello, piano-forte e voce recitante) con la Corte degli Artisti. Percorso letterario musicale con liriche di autori arabi e indiani d’Ame-rica. Arie d’opera, operetta e canzoni d’amore…

12 sabatoRivisitazione del Musical “Forza Venite Gente”ore 21.00 - Cortile Centro Sociale a cura della Compagnia teatrale de “I Bravi” - Oratorio di Leno

13 domenicaNote al Museoore 21.00 - Cortiletto Museo Civico Ar-cheologico della Valle Sabbia Concerto “Trio Barocco” con Valentina Manto-vani (flauto), Tania Bosetti (oboe), Luigi Muscio (fagotto). Brani di Vivaldi, Han-del, Lotti, Telemann. A seguire, possibili-tà di visitare gratuitamente il Museo.

18 venerdìConcerto “La Banda in piazza”ore 20.45 - Soprazoccopiazza Don E. Guerra. A cura del Corpo Musicale Viribus Unitis

Film “Gli spietati”ore 21.30 - Piazza San Lorenzo a Sopra-ponte (Thriller / Western di C. Eastwood con Clint Eastwood, Gene Hackman e Morgan Freeman). (ingresso unico Euro 2,00 con consumazione presso punto ristoro)

19 sabatoConcerto “Canti, incanti, suoni e colori del popolo SUD” con il gruppo Sciacuddhuzziore 21.00 - Brolo M° Baronchelli. Sei formidabili musicisti in un coinvolgente concerto di “Pizzica Salentina” e suoni della tradizione popolare del sud.

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Riassumiamo qui la proposta di ani-mazione socio-culturale per i mesi di Luglio, agosto e Settembre.Giugno è passato e con questo mol-ti eventi che hanno raccolto entusia-smo ed interesse.Musica per tutti i gusti, teatro, ci-nema, mostre, eventi sportivi, gite ed escursioni… insomma, un ricco calendario che ci consentirà ancora di vivere insieme molte occasioni di svago e non solo.Il Parco “M° Baronchelli”, il Museo, l’Auditorium “Cecilia Zane”, il Cen-tro Giovani “Plateatrono”, l’Orato-rio, il Centro Sociale “incontro”, il Mulino, la Piazza SanLorenzo a Sopraponte, il Centro Sportivo a Gavardo e a Soprazocco, il Monticello, la Piazzetta del Qua-drel, il Chiostro di Santa Maria, la Piazza di Limone sono alcune delle sedi che hanno ospitato e ospiteran-no gli oltre cinquanta appuntamen-ti previsti tra la fine di maggio e la metà di settembre.Dai più piccini ai meno giovani, siamo certi che ciascuno troverà iniziative di proprio interesse e sa-prà vivere i mesi estivi anche come opportunità per rinsaldare relazioni personali e legami sociali oltre che per riposarsi e divertirsi.Il calendario della stagione estiva 2008 è stato strutturato grazie alla fattiva ed insostituibile collabora-zione di molti gruppi, associazioni e singoli cittadini, senza la cui opera sarebbe impossibile, in questa come in altre circostanze, organizzare tut-to quello che si è programmato.A loro va il nostro sincero ringrazia-mento che estendiamo all’Ufficio Servizi Socio-Culturali per il com-plesso lavoro svolto.Un caro saluto e un augurio since-ro per un sereno proseguimento di estate!

Il SindacoGian Battista Tonni

L’Assessore alle Attività Culturali e Politiche Giovanili

Marco Piccoli

20 domenicaConcerto “Le duemila bolle blu” i favolosi anni 50 e 60ore 21.00 - Brolo M° Baronchelli. Can-tati e raccontati dal Gruppo Caronte con Piergiorgio Pardo (voce), Giorgio Tonelli(clarinetto), Massimiliano Pezzotti (flau-to), Gabriele Miglioli (violoncello), Sa-chiko Yanagibashi (pianoforte). (ingres-so intero Euro 4,00 – ridotto Euro 2,00 – omaggio per ragazzi fino ai 6 anni)

25 venerdìFilm “Mezzogiorno di fuoco”ore 21.30 - piazza San Lorenzo a So-praponte (Western di F. Zinnermann con Gary Cooper e Grace Kelly). (ingres-so unico Euro 2,00 con consumazione presso punto ristoro)

27 domenicaNote al Museoore 21.00 - Cortiletto Museo Civico Ar-cheologico della Valle Sabbia Concerto “Fingerstyle jazz” - l’Associazione Cul-turale Zonacustica presenta musiche di chitarra con Giovanni Ferro e Dario For-nara.

AGOSTO

30 Sabato (fuori programma)

Spettacolo teatrale Brigantidi e con Gianfranco Berardi ore 20.30 - in luogo da definirsiCon il supporto di una sedia che si fa sostegno, rifugio e compagna, l’attore saltella da un palo ad una frasca, da una rima ad una canzone trasmettendo una verità che investe il pubblico. Nel buio lo spettacolo nasce ed evoca tutti i perso-naggi che alla luce di una semplice lam-padina si rivelano e prendono vita. Be-rardi con trepidazione restituisce dignità a chi è costretto, per conquistare quella libertà che legittimamente gli appartie-ne, a darsi alla macchia, a sopravvivere nell’ombra, a piombare sui peccati del nemico, a chiedere e farsi giustizia in un mondo ipocrita che non ne garantisce.

L’energia profusa nel corso dello spet-tacolo trova il suo naturale sbocco nel-l’autoinvestitura dell’attore che chiede all’uomo di avere il coraggio di non fare finta di niente, di prendersi cura del pro-prio coraggio, di reagire, di alzare la te-sta e ricominciare a lottare. L’evento è in programma per Acque e Terre Festival.

SETTEMBRE

7 domenicaUn libro, uno spettacoloore 20.45 - piazza San Lorenzo a Sopra-ponte. Presentazione del libro di Mau-rizio Abastanotti “A chi dimanda di me”, introduce Marcello Zane a seguire “La Guerra negli occhi”, (in dialetto) con Andrea Giustacchini - scritto e diret-to da John Comini

13 sabatoGrande evento teatraleore 20.45 - Piazza di Limone “Non ho imparato nulla” con Maria Paiato. Le fatiche, il dolore e le difficoltà della vita raccontate attraverso la comicità di una delle più grandi interpreti del teatro ita-liano. Tratto dal racconto Scottature di Dolores Prato. L’iniziativa è inserita nel calendario Acque e Terre Festival 2008. (ingresso unico Euro 8,00)

20 sabatoUn libro, uno spettacoloore 20.30 - Sala Oratorio a Soprazocco Presentazione del libro di Maurizio Abastanotti “A chi dimanda di me”, introduce Marcello Zane a seguire “La Guerra negli occhi”, (in dialetto) con Andrea Giustacchini - scritto e diretto da John Comini

26 - 27 - 28 venendì, sabato e domenicaFesta di San Luigicon spiedo, giochi e danzeOratorio di Gavardo

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