IL GARUM - TERRA IBLEA · 2020. 2. 26. · IL GARUM 2 In età romana la necessità di conservare le...

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Fabbrica di garum a Baelo Claudia, un'antica città romana, situata a 22 km da Tarifa, in prossimità del villaggio di Bolonia, nella provincia di Cadice, nel sud della Spagna. A destra mappa della città con la zona industriale a sud IL GARUM Autore: Giacomo Giampiccolo 26/02/2020

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  • Fabbrica di garum a Baelo Claudia,

    un'antica città romana, situata a 22 km

    da Tarifa, in prossimità del villaggio di

    Bolonia, nella provincia di Cadice, nel sud

    della Spagna.

    A destra mappa della città con la zona

    industriale a sud

    IL GARUM

    Autore: Giacomo Giampiccolo

    26/02/2020

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    La mancanza di mezzi per la refrigerazione spinse gli uomini, già in età antica, alla

    ricerca di metodi per la conservazione del pesce e la tecnica più diffusa fu la

    salagione.

    Il pesce veniva eviscerato e lavato con acqua, quindi si strofinavano le branchie, la

    bocca e le squame con sale grosso.

    Il pesce salato, disposto a strati e disposti su stuoie asciutte, ogni tre quattro giorni

    veniva capovolto e nuovamente lasciato a macerare. Questo procedimento aveva lo

    scopo di realizzare sia il drenaggio dei liquidi corporei, sia la penetrazione del sale nei

    tessuti e infine il rassodamento delle carni.

    Non si sa per quanto tempo il pesce si conservasse con tale procedimento, ma il fatto

    che gli antichi egizi esportassero fino in Siria il pesce secco indica che i metodi usati

    funzionavano piuttosto bene.

    CHE COSA ERA IL GARUM E A COSA SERVIVA

    Il “garum” era una salsa ottenuta dalla fermentazione delle interiora di pesce e

    pesce salato. Questa salsa prelibata, molto apprezzata, mescolata a volte con acqua,

    vino, olio, aceto veniva usata per insaporire i cibi durante i banchetti.

    Veniva utilizzata anche in medicina: era un buon digestivo; presentava qualità

    disinfettanti, paragonabili alla tintura di iodio e a blandi antinfiammatori; veniva usato

    contro la scabbia degli ovini; per le ustioni recenti; per i morsi dei cani e del

    coccodrillo; per guarire le ulcere; per la dissenteria e per i malanni delle orecchie e

    infine per preparare cosmetici.

    SULLE ORIGINI DEL GARUM

    La questione dell'origine del “garum” è ancora molto dibattuta ed aperta. Si presume

    che questa pregiata salsa fosse prodotta già nei secoli VII e VI a. C., lungo le coste

    del Ponto, (vasche circolari sono state rinvenute in alcuni stabilimenti individuati sul

    Mar Nero) e fosse stata introdotta in Spagna dai coloni ionici per essere, poi,

    recepita dai Fenici, colà

    stanziati, che ne

    avrebbero fatto oggetto,

    sotto i Barcidi (i

    componenti della famiglia

    di Amilcare tra le più in

    vista dell'aristocrazia

    dell'antica Cartagine) di

    lucrosi commerci.

    Fig. 1 – L’area di Tartesso nella

    Spagna meridionale.

    https://it.wikipedia.org/wiki/Famigliahttps://it.wikipedia.org/wiki/Aristocraziahttps://it.wikipedia.org/wiki/Cartagine

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    In età romana la necessità di conservare le eccedenze del pescato favorì lo sviluppo

    di una fiorente industria di salagione del pesce, con stabilimenti sia sulle coste del

    Mediterraneo che su quelle dell’Atlantico. Veniva salato soprattutto il tonno e

    numerosi altri pesci di minori dimensioni, ma l’attività più importante delle industrie

    conserviere fu quella della produzione del “garum”.

    QUALI PESCI SI UTILIZZAVANO.

    Il garum era prodotto

    dalle interiora di sgombri

    o tonni mescolati a

    piccoli pesci interi. Il

    migliore era ritenuto

    quello prodotto con

    viscere e sangue di tonno,

    ma ugualmente

    apprezzato era il garum

    nero di sgombro

    spagnolo. I pesci che si

    utilizzavano per preparare

    il garum erano: sgombri,

    alici e sardine, tonno,

    tagliati a pezzi, intestini

    di sgombro e tonno

    sistemati tra strati di

    sale.

    Fig. 2 – Tipi di pesci utilizzati (murene, triglie, scorfani, alici….)

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    LE “CETARIAE”

    La produzione del garum era preceduta da un attento esame delle risorse marine

    (luoghi di pesca, tempi di pesca, conoscenza delle migrazioni ittiche, tipi di pesci da

    pescare) e delle tecniche di pesca (quali esche, ami, reti, uncini e imbarcazioni

    utilizzare). Il pescato veniva portato quindi in stabilimenti specializzati detti

    “cetariae, (dal nome delle caratteristiche vasche rotonde dove veniva lavorato il

    pesce) dove si producevano due tipi di prodotti:

    Le “salsamenta” cioè conserve di pesce di ogni tipo e che potremmo

    paragonare ai baccalà o alle sardine sotto sale dei giorni nostri. Il pesce veniva

    tagliato in pezzi rettangolari o quadrati e depositato poi in vasche alternati a strati di

    sale. La proporzione tra pesce e sale doveva essere molto precisa per evitare che il

    pesce si salasse troppo. Il pesce veniva pestato per farne penetrare meglio il

    conservante.

    Il secondo prodotto era costituito dalle salse, la più popolare delle

    quali era il garum. In questo caso si sviluppava un processo di fermentazione

    durante il quale gli enzimi delle interiora dei pesci, insieme all’azione del sale,

    impedivano che prendesse avvio il processo di putrefazione.

    Queste fabbriche erano costruite a livello del suolo, di solito in malta; ma se ne

    potevano trovare anche scavate nella roccia e rivestite con materiale impermeabile.

    Sorgevano possibilmente vicino a delle saline, e lontano dai centri abitati a causa del

    cattivo odore che emanavano.

    COME SI PREPARAVA IL GARUM

    L’immagine sotto riproduce la fabbrica di garum di Cotta, presso Tangeri in Marocco,

    considerata una delle più complete del Mediterraneo. Si presenta come un vasto

    recinto quadrangolare con al centro l'impianto di salagione vero e proprio con

    numerose vasche rivestite in cocciopesto, dagli angoli smussati per facilitarne la

    pulizia. In prossimità sono l'impianto di riscaldamento, i magazzini per la lavorazione

    del pesce e la conservazione delle anfore e, in un angolo dello stabilimento, una torre,

    forse per l'avvistamento dei tonni, alla quale fu aggiunto un frantoio per l'olio.

    (Tuttora, in Marocco, il settore produttivo legato alla pesca del tonno rosso costituisce una voce di profitto importante e il paese rappresenta, dopo la Spagna, uno dei maggiori produttori di tonno,

    destinato soprattutto all’esportazione.)

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    Fig. 3 – Esempio di “cetaria”

    .

    Per la preparazione del garum si distinguevano cinque fasi.

    1. PREPARAZIONE: in un’ampia sala , vari operai spezzettavano il pesce, e lo

    mescolavano con un terzo di interiora di pesci. Il tutto prendeva il nome di

    “liquamen”.

    2. MACERAZIONE: nella parte centrale dello stabilimento erano presenti

    diverse vasche rettangolari allineate, con gli angoli smussati per agevolarne la

    pulizia, in cui veniva versata la miscela preparata. In ogni vasca si preparava una

    base con erbe aromatiche come aneto, coriandolo, finocchio, sedano, menta, pepe,

    zafferano, origano, si deponeva sopra il miscuglio di pesci e interiora e si copriva il

    tutto con del sale, si proseguiva in questo modo sino a colmare la vasca

    contenitrice. Il tutto si lasciava a macerare per una settimana senza toccare nulla.

    Dopo di che giornalmente si mescolava il tutto per alcuni mesi.

    3. CONFEZIONAMENTO: dopo la fermentazione il tutto veniva portato in un’altra

    sala e inserito in cesti fittamente intrecciati attraverso i quali si filtrava il

    liquido (cioè il garum), in questo modo si separava la parte liquida da quella solida.

    La parte liquida (salsa di garum) veniva poi imbottigliata in particolari anfore

    adatte a contenere il prodotto, che erano diverse da quelle utilizzate per il

    trasporto di olio o di vino. I recipienti, una volta riempiti del proprio contenuto,

    venivano chiusi in svariati modi.

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    4. Fig. 4 – Anfore utilizzate per il trasporto del garum

    Si usavano

    dischi di

    terracotta,

    modellati o

    tagliati dalle

    pareti di

    anfore rotte

    ricoperti da

    uno strato di calce; oppure incastrando un piccolo vaso pieno, detto “anforisco”,

    all’interno del collo, grazie a delle scanalature e ulteriormente sigillato con

    pozzolana.

    In genere queste anfore presentavano delle iscrizioni dipinte che, poste

    generalmente sul collo e sulla pancia, indicavano la merce trasportata, la

    provenienza, il peso, il numero d’ordine nella stiva della nave e l’eventuale

    destinatario. Queste iscrizioni si chiamavano “tituli picti”.

    5. IMMAGAZZINAGGIO: una volta riempite di garum, le anfore venivano impilate

    in grande sale adibite allo stoccaggio fino al momento dell’esportazione.

    Fig. 5 – Anfore impilate

    nel magazzino

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    6. ESPORTAZIONE: le anfore di garum venivano imbarcate su grandi navi per

    essere trasportate e messe in commercio in tutto il bacino del Mediterraneo.

    Fig. 6 – Anfore impilate e stivate nelle navi

    TIPI DI GARUM

    La parte liquida del garum era molto preziosa, era considerata il fiore del condimento,

    quindi l’eccellenza. La migliore salsa di garum poteva arrivare a costare cifre

    astronomiche. Talvolta veniva mescolato con pepe “garum piperatum”, con vino

    “oenogarum”, olio “oleogarum”, o acqua “hidrogarum”.

    La parte meno ambita, o meglio destinata ai meno abbienti, era il residuo solido

    chiamato Allec (simile alla pasta di acciughe), utilizzato maggiormente non come

    condimento ma come vera e propria pietanza, era il garum dei poveri e dei soldati.

    Esisteva un Garum ordinario e uno di qualità, a seconda dell’utilizzo di residui di pesci

    di vario tipo o piccoli pezzi di pesce scelto. Il Garum migliore era il gari flos, il fiore

    del Garum, il più puro, il primo liquido filtrato; il Garum nigrum godeva di grande

    reputazione e si vendeva in vasetti. Le migliori salse erano così denominate:

    Garum Excellens ottenuto con alici e ventresche di tonno;

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    Garum Flos Floris (tipo extra) ottenuto con diverse qualità di pesci (sgombri, alici,

    tonni, ecc.); Garum Flos Murae ottenuto dalle murene.

    DOVE ERANO DISLOCATI GLI IMPIANTI DI LAVORAZIONE

    Tracce di questi stabilimenti esistono ancora oggi in tutto il Mediterraneo e perfino in

    Atlantico, lungo la costa portoghese ed africana, confermando le indicazioni delle

    fonti che ne mostrano una maggiore concentrazione in Bitinia (situata nella parte nord-

    occidentale dell'Asia Minore, delimitata dalla Propontide, il Bosforo Tracio e il Ponto Eusino), Asia

    Minore, Nabatea (confine fra la Siria e l'Arabia), Egitto, Tripolitania, Mauretania (una regione del Nordafrica, che fu un regno e quindi una provincia romana, divisa tra Mauretania Tingitana e

    Mauretania Cesariense), Spagna, Gallia, Italia, Istria, Dalmazia, Epiro e Macedonia.

    Fig. 7 – Ubicazione di

    alcuni antichi

    stabilimenti per la

    lavorazione del pesce

    nel Mediterraneo e

    localizzazione di alcuni

    relitti che, in base al

    tipo di anfore

    imbarcate,

    potrebbero aver

    trasportato prodotti a

    base di pesce.

    Famose per il

    garum erano anche

    le città di

    Clazomene (sul

    golfo di Smirne in

    Turchia), Leptis

    Magma (città della

    Libia, fiorita prima

    sotto i Cartaginesi

    e poi sotto i

    Romani), Antibes

    (sulla Costa

    Azzurra) ed in

    altri pochi centri

    del Mediterraneo. In epoca tardo imperiale iniziarono a mettersi in luce gli

    https://it.wikipedia.org/wiki/Siriahttps://it.wikipedia.org/wiki/Nordafricahttps://it.wikipedia.org/wiki/Regno_di_Mauretaniahttps://it.wikipedia.org/wiki/Mauretania_(provincia_romana)https://it.wikipedia.org/wiki/Mauretania_Tingitanahttps://it.wikipedia.org/wiki/Mauretania_Cesariensehttps://it.wikipedia.org/wiki/Smirnehttps://it.wikipedia.org/wiki/Turchiahttps://it.wikipedia.org/wiki/Libiahttps://it.wikipedia.org/wiki/Cartaginehttps://it.wikipedia.org/wiki/Impero_romano

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    stabilimenti dell’odierna Bretagna francese, da cui uscivano prodotti di qualità

    inferiore e pertanto meno costosi, destinati alle classi più basse e all’esercito.

    LO STRETTO DI GIBILTERRA.

    Lo stretto di Gibilterra era un punto privilegiato per il rifornimento in quanto zona di

    passaggio della rotta migratoria dei tonni. Recentemente con tecniche satellitari, è

    stato possibile

    determinare le

    aree di

    nutrimento e

    visualizzare gli

    spostamenti

    mensili degli

    esemplari di

    Thunnus thynnus.

    Questi pesci nel

    periodo estivo

    (da luglio a

    settembre)

    stazionano sulle

    coste

    statunitensi del

    Golfo del

    Messico, per poi

    migrare nel

    versante

    orientale

    dell’Atlantico ed

    entrare nel

    Mediterraneo in

    direzione delle

    coste marocchine

    e algerine nel

    periodo invernale

    (da gennaio a

    marzo).

    Fig. 8 – Area di nutrimento stagionali del Thunnus thynnus.

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    Non per niente la costa andalusa fino al Portogallo e la foce del Tago erano le zone con

    la maggiore concentrazione di stabilimenti della Penisola, ma anche in Galizia e a Gijon

    ne sono venuti alla luce diversi.

    I FENICI

    La grande tradizione dell’industria conserviera del pescato che questo popolo conservò

    fino all’età romana imperiale (dal 27 a.C. al 476 d.C.) fu esportata nelle colonie

    iberiche già dall'8° secolo a.C., ma presenze sporadiche sono state registrate anche a

    partire dal 9° secolo a.C.

    Nella loro espansione, i Fenici fondarono fabbriche, in luoghi di facile difesa e dove

    erano riusciti a creare un buon rapporto con le popolazioni indigene.

    Fig. 9 – la tonnara di Cadice e le

    operazioni per la lavorazione del pesce

    in un’antica stampa cinquecentesca.

    Durante il periodo punico era molto famoso il “garum gaditanum”, prodotto a Cadice e

    nel suo circondario con pesce azzurro, soprattutto sgombro, e tanto importante

    nell’economia della città da essere addirittura effigiato sulle sue monete.

    I ROMANI.

    Secondo Plinio, il garum più pregiato e costoso era quello prodotto a Cartagine

    Spartaria, l’odierna Cartagena in Spagna, dove si produceva il “garum sociorum”

    soprattutto con lo sgombro.

    Un’anfora di sei litri di garum proveniente da Cartagena poteva costare anche mille

    sesterzi (circa mille euro attuali). Ottimi e più economici erano i garum prodotti a

    Pompei,

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    GLI STABILIMENTI IN SICILIA.

    I primi impianti rinvenuti in Sicilia sono quelli di San Vito lo Capo (TP) e Cala Minnola

    (Levanzo) a questi si aggiunsero presto le strutture di Isola delle Femmine (PA), Punta

    Molinazzo (Punta Rais-PA), tonnara del Cofano (TP), San Nicola (Favignana), tutti

    ubicati nella Sicilia occidentale. Nei pressi della tonnara del Secco di S. Vito Lo Capo è

    ubicato il primo degli antichi stabilimenti per la lavorazione del pesce ritrovato in

    Sicilia.

    Fig. 10 - La Tonnara del Secco di S. Vito Lo

    Capo

    Fig. 11 – Gli stabilimenti nella Sicilia Occidentale

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    Nella Sicilia orientale, sono stati rinvenuti altri stabilimenti tra cui quelli di Capo

    Ognina, Marzamemi, Portopalo, Capo Passero e Lampedusa.

    Fig. 12 – Gli stabilimenti nella Sicilia orientale son concentrati intorno a Capo Passero

    La tonnara di

    Marzamemi era la più

    rilevante della Sicilia

    orientale, come rilevano

    gli studiosi Fabio

    Salerno e Salvo

    Sorbello, che hanno

    riportato nei loro libri i

    dati relativi al pescato

    delle 17 tonnare che

    erano attive lungo la

    costa orientale della

    Sicilia.agli inizi del 1900

    questa tonnara pescava

    mediamente circa 2000 tonni all’anno, con delle punte di 2.655, 4.372, 2.735 e 3.233

    rispettivamente negli anni 1902, 1904, 1905 e 1911, a iniziare dal 1922 cominciò ad

    avere una lenta, ma inesorabile diminuzione di pesca, tanto che nel 1926 fu deciso di

    chiudere lo stabilimento conserviero.

    Fig. 13 – La tonnara di Marzamemi

    https://it.wikipedia.org/wiki/Sicilia_orientalehttps://it.wikipedia.org/wiki/Sicilia_orientalehttps://it.wikipedia.org/wiki/Tonnarahttps://it.wikipedia.org/wiki/Sicilia

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    BIBLIOGRAFIA

    Piero Bartoloni – Michele Guirguis “I Fenici del mare e le vie dei tonni”

    Edes Editrice Sassari 2017

    Autori Vari “I Fenici” Bompiani edizione 1988

    SITOGRAFIA

    http://best5.it/post/garum-la-salsa-preferita-dei-romani/

    https://sergiomariateutonico.it/garo-garum-il-genitore-della-colatura-di-alici/

    http://www.ilportaledelsud.org/garum.htm

    http://www1.unipa.it/dipstdir/pub/purpura/pesca_sanvito/foto.htm

    http://best5.it/post/garum-la-salsa-preferita-dei-romani/https://sergiomariateutonico.it/garo-garum-il-genitore-della-colatura-di-alici/http://www.ilportaledelsud.org/garum.htmhttp://www1.unipa.it/dipstdir/pub/purpura/pesca_sanvito/foto.htm