«Il futuro del pianeta passa dall’Amazzonia»

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L’intervista. L’eco di un monito che scuote l’America Latina, dove le risorse naturali sono oggetto di sfruttamento selvaggio e la deforestazione minaccia il suo polmone verde «La fame irrazionale e irrespon- sabile di risorse sta devastando la Terra». E gli effetti più brutali, ag- giunge, ricadono «sui più poveri, i lontani, gli esclusi». Laudato si’ , dunque, «come ha detto papa Francesco – sottolinea Barreto – sarà anche il contributo della Chiesa al vertice Onu sul cam- biamento climatico di Parigi». Un momento cruciale per la futura politica ambientale. E gli equili- bri del pianeta. L’Amazzonia, da cui dipende il 20 per cento dell’ossigeno mondia- le, racchiude nei suoi sette milio- ni di chilometri quadrati di e- stensione la complessità della po- sta in gioco. Francesco, dando im- pulso – con il sostegno del Ponti- ficio Consiglio di giustizia e pace – alla Repam ha già anticipato le prerogative della Laudato sì’ . E si- gnifica che «la Chiesa non sta in Amazzonia con le valigie pronte, come quelli che vengono a sfrut- tarla e vanno via». L’enciclica, al- la cui presentazione Barreto è mancato per un soffio, dopo aver ricordato l’importanza di quei «polmoni colmi di biodiversità» come l’Amazzonia, ne denuncia – in accordo con il Documento di Aparecida – le proposte di inter- nazionalizzazione «che servono solo agli interessi economici del- le multinazionali» spiega il pre- sule. Interessi multimilionari e i- dolatria del denaro. Chi si oppo- ne allo sfruttamento selvaggio ri- schia, spesso, la vita. Nel solo 2014 sono stati assassinati 116 am- bientalisti, in media due alla set- timana. La foresta, che abbraccia nove nazioni latinoamericane è però «fonte di vita nel cuore del- la Chiesa», sottolinea l’arcivesco- vo di Huancayo. E spiega: «Se la sua ricchezza naturale, data la concentrazione di biodiversità, è incommensurabile, ancora mag- giore è la ricchezza culturale del- l’Amazzonia, dove vivono, da tempo immemorabile, 35 milio- ni di persone, tra cui tre milioni di indigeni. La Chiesa con la Repam vuole ascoltare il loro grido e ac- compagnarne le speranze, met- tendo in pratica gli orientamenti della Laudato si’». © RIPRODUZIONE RISERVATA Un tronco d’albero: ciò che resta di un pezzo di foresta amazzonica dopo il disboscamento operato da un’azienda di legname a Trairão, nello Stato brasiliano di Pará Quella copia donata al patricarca Bartolomeo I «Al Patriarca Bartolomeo, fratello, con gratitudine, Francesco». Sono queste le parole con le quali il Papa ha firmato la copia personale della “Laudato si’” destinata al patriarca ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo I. L’enciclica è stata consegnata venerdì scorso da Francesco al metropolita di Pergamo, Ioannis Zizioulas, che è intervenuto nella conferenza stampa di presentazione in Vaticano in rappresentanza del patriarcato di Costantinopoli. Al termine dell’evento il metropolita Zizioulas ha incontrato il Pontefice a Casa Santa Marta. Nel corso del fraterno colloquio si è fatto riferimento alla “Laudato si’” come «importante dimensione ecumenica, perché porta insieme i cristiani divisi davanti ad un compito comune che devono affrontare insieme» e come «un appello all’unità, unità nella preghiera per l’ambiente, nello stesso Vangelo della creazione, nella conversione dei nostri cuori e dei nostri stili di vita per rispettare e amare tutti e tutto ciò che ci è dato da Dio». Nel suo intervento Zizioulas aveva infatti parlato di come la tutela dell’ambiente può diventare un punto fondamentale nell’«ecumenismo esistenziale», «l’impegno cioè di affrontare insieme i più profondi problemi esistenziali che preoccupano l’umanità nel suo insieme, non solo luoghi o gruppi di persone particolari». E ricordando che il 1° settembre è il giorno ora dedicato dagli ortodossi alla preghiera per l’ambiente, ha proposto di stabilire questa data come momento di preghiera comune per tutti i cristiani: «Ciò marcherebbe un passo avanti per una maggiore vicinanza tra noi». Nella coscienza «che ciò che unisce le nostre due Chiese è molto di più di quello che ci divide e che entrambe dobbiamo tenere presente questo aspetto e impegnarci per l’unità», il Papa ha accolto con piena soddisfazione la proposta del teologo ortodosso. Stefania Falasca LA DEDICA DI FRANCESCO fusa e molteplice presenza della Chiesa in Amazzonia – spiega Barreto ad Avvenire –. La Rete ha assunto la missione di sensibiliz- zare l’America e il mondo sul- l’importanza dell’Amazzonia per l’umanità». E di organizzare una pastorale che, nel rispetto delle specificità locali, favorisca un mo- dello di sviluppo al servizio del bene comune, in cui si privilegi- no i poveri. Il 3 marzo scorso, Barreto e il cardinale Claudio Hummes hanno presentato la Re- pam a Francesco. «L’ab- biamo definita uno spa- zio di formazione, ri- flessione e azione pa- storale alla luce della nuova lettera enciclica sul- l’ambiente», afferma l’arcivescovo di Huancayo. LUCIA CAPUZZI E STEFANIA FALASCA enciclica ecologica e sociale di papa Francesco avrà cer- tamente un forte impatto in A- merica Latina dove le risorse na- turali sono oggetto di sfrutta- mento selvaggio e il dramma del- la distruzione dell’Amazzonia pe- sa gravemente sul destino del- l’intera umanità». Il gesuita Pe- dro Barreto Jimeno, arcivescovo di Huancayo in Perù, è stato ap- pena nominato referente della Conferenza episcopale latinoa- mericana (Celam) presso la Re- pam, la Rete ecclesiale pan- amazzonica, la cui creazione è stata sollecitata dallo stesso pa- pa Francesco. La stampa l’ha ri- battezzato “il guardiano dell’A- mazzonia”. Ma «tutti – afferma – dobbiamo essere guardiani della creazione». Da anni in prima li- nea nella denuncia della defore- stazione prodotta dalle multina- zionali minerarie e dall’espan- sione delle monocolture, il ge- suita è stato il referente di Bergo- glio per la parte del Documento di Aparecida sulla cura del crea- to. La critica a un modello di svi- luppo predatorio, l’ambiente co- me “casa comune”, la difesa del- la biodiversità, l’attenzione ai po- polazioni, l’allarme per il cam- biamento climatico sono i temi della Laudato si’ che erano già tutti presenti nel testo di Apa- recida, del quale Bergoglio è stato coordinatore. La Repam risponde alla «ne- cessità urgente di proteg- gere la vita in armonia con la natura a partire dalla dif- L « «Il futuro del pianeta passa dall’Amazzonia» Barreto Jimeno: è qui la partita cruciale I LIBRI Un messaggio in tutte le versioni: dal formato tascabile all’ebook È uscita immediatamente nelle librerie e in diverse versioni la “Laudato si’” (comprese versioni elettroniche per lettori di ebook). Tra queste, oltre a quella della Libreria Editrice Vaticana, quella della Piemme, fornita di un accompagnamento alla lettura di Cristina Simonelli, presidente del Coordinamento delle teologhe italiane. Le Edizioni San Paolo ne presentano invece una con un’introduzione firmata da Carlin Petrini, gastronomo e scrittore, fondatore dell’associazione “Slow Food”. Enzo Bianchi, priore della comunità monastica di Bose firma la presentazione dell’enciclica per le edizioni Elledici. Le Edizioni Paoline propongono un’edizione in formato sobrio, così come le Edizioni Dehoniane Bologna, mentre l’Ancora ne ha messa sul mercato una tascabile. Teologi, economisti e missionari Guide a una lettura ragionata Sull’enciclica sono già disponibili due commenti articolati. La Emi (Editrice missionaria italiana) propone Curare madre terra (pagine 64, euro 3,90) con brevi riflessioni del teologo brasiliano Leonardo Boff, del missionario comboniano Alex Zanotelli, del gesuita ed economista francese Gaël Giraud, dei sociologi Chiara Giaccardi e Mauro Magatti, del gesuita Giacomo Costa, direttore di Aggiornamenti sociali. L’Editrice La Scuola pubblica un testo commentato della Laudato si’ (Pagine 192, euro 9,90) con un’introduzione dell’arcivescovo Bruno Forte. Le riflessioni sono affidate a Piero Stefani (“Maternità della Terra: la radice biblica”), Roberto Rusconi (“Da frate Francesco a papa Francesco”), Salvatore Natoli (“Laudatio come beatitudine”), Dario Antiseri (“Economia francescana”), Fulvio De Giorgi (“Per una ecologia integrale”), Giovanni Santambrogio (“Ambiente e natura nel magistero degli ultimi Papi”), Piero Gibellini (“Il Cantico di Francesco”). Chi è Gesuita in difesa della «casa comune» Pedro Ricardo Barreto Jimeno, gesui- ta, è arcivescovo di Huancayo, in Perù, dal 2004. Entrato nella Compagnia nel 1961, a 17 anni, è stato ordinato sa- cerdote nel 1971. Da allora ha svolto vari incarichi come direttore spirituale del Colegio Cristo Rey di Tacna, supe- riore di varie comunità di gesuiti e coor- dinatore della rete apostolica gesuita di Tacna e Moquegua. Nel 2001 è stato nominato vescovo vicario apostolico di Jaén. Nel 2005 l’arcivescovado di Huancayo ha lanciato l’iniziativa di un tavolo di dialogo per «una soluzione in- tegrale e sostenibile alla questione am- bientale». Da allora la custodia della “casa comune”, nell’ambito di una di- fesa a 360 gradi degli ultimi, è stata tra le priorità della pastorale di monsignor Barreto. Come responsabile dell’Azio- ne sociale della Conferenza episcopa- le latinoamericana, nel 2007, ha parte- cipato alla Conferenza di Aparecida. L’arcivescovo di Huancayo in Perù, a capo della nuova Rete ecclesiale pan- amazzonica: «Chi si oppone allo sfruttamento selvaggio rischia la vita. Nel 2014 uccisi 116 ambientalisti» Copy Reduced to 67% from original to fit l DA Mur hwitz subito dopo la Liberazione, nel gennaio 1945 pi si potranno salv Copy Reduced to 56% from e millecinquecento fedeli egnati per tutta la giornata in ghiera, adorazione e nell’ascolto loro presidente nazionale vatore Martinez, intervenuto anche tavola rotonda sul tema sericordia e verità contreranno, giustizia e pace si eranno (Sal 85)», insieme l’uom annu prob aggiu fra il nece ques rispo alle r

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L’intervista. L’eco di un monito che scuote l’America Latina, dove le risorse naturalisono oggetto di sfruttamento selvaggio e la deforestazione minaccia il suo polmone verde

«La fame irrazionale e irrespon-sabile di risorse sta devastando laTerra». E gli effetti più brutali, ag-giunge, ricadono «sui più poveri,i lontani, gli esclusi». Laudato si’,dunque, «come ha detto papaFrancesco – sottolinea Barreto –sarà anche il contributo dellaChiesa al vertice Onu sul cam-biamento climatico di Parigi». Unmomento cruciale per la futurapolitica ambientale. E gli equili-bri del pianeta.L’Amazzonia, da cui dipende il 20

per cento dell’ossigeno mondia-le, racchiude nei suoi sette milio-ni di chilometri quadrati di e-stensione la complessità della po-sta in gioco. Francesco, dando im-pulso – con il sostegno del Ponti-ficio Consiglio di giustizia e pace– alla Repam ha già anticipato leprerogative della Laudato sì’. E si-gnifica che «la Chiesa non sta inAmazzonia con le valigie pronte,come quelli che vengono a sfrut-tarla e vanno via». L’enciclica, al-la cui presentazione Barreto èmancato per un soffio, dopo averricordato l’importanza di quei«polmoni colmi di biodiversità»come l’Amazzonia, ne denuncia– in accordo con il Documento diAparecida – le proposte di inter-nazionalizzazione «che servonosolo agli interessi economici del-le multinazionali» spiega il pre-sule. Interessi multimilionari e i-dolatria del denaro. Chi si oppo-ne allo sfruttamento selvaggio ri-schia, spesso, la vita. Nel solo 2014sono stati assassinati 116 am-bientalisti, in media due alla set-timana. La foresta, che abbraccianove nazioni latinoamericane èperò «fonte di vita nel cuore del-la Chiesa», sottolinea l’arcivesco-vo di Huancayo. E spiega: «Se lasua ricchezza naturale, data laconcentrazione di biodiversità, èincommensurabile, ancora mag-giore è la ricchezza culturale del-l’Amazzonia, dove vivono, datempo immemorabile, 35 milio-ni di persone, tra cui tre milioni diindigeni. La Chiesa con la Repamvuole ascoltare il loro grido e ac-compagnarne le speranze, met-tendo in pratica gli orientamentidella Laudato si’».

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Un tronco d’albero: ciò che resta di un pezzo di foresta amazzonica dopo il disboscamento operato da un’azienda di legname a Trairão, nello Stato brasiliano di Pará

Quella copia donataal patricarca Bartolomeo I«Al Patriarca Bartolomeo, fratello, con gratitudine,Francesco». Sono queste le parole con le quali il Papa hafirmato la copia personale della “Laudato si’” destinata alpatriarca ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo I.L’enciclica è stata consegnata venerdì scorso da Francesco almetropolita di Pergamo, Ioannis Zizioulas, che è intervenutonella conferenza stampa di presentazione in Vaticano inrappresentanza del patriarcato di Costantinopoli. Al terminedell’evento il metropolita Zizioulas ha incontrato il Pontefice aCasa Santa Marta. Nel corso del fraterno colloquio si è fattoriferimento alla “Laudato si’” come «importante dimensioneecumenica, perché porta insieme i cristiani divisi davanti adun compito comune che devono affrontare insieme» e come«un appello all’unità, unità nella preghiera per l’ambiente, nellostesso Vangelo della creazione, nella conversione dei nostricuori e dei nostri stili di vita per rispettare e amare tutti e tuttociò che ci è dato da Dio». Nel suo intervento Zizioulas avevainfatti parlato di come la tutela dell’ambiente può diventare unpunto fondamentale nell’«ecumenismo esistenziale»,«l’impegno cioè di affrontare insieme i più profondi problemiesistenziali che preoccupano l’umanità nel suo insieme, nonsolo luoghi o gruppi di persone particolari». E ricordando cheil 1° settembre è il giorno ora dedicato dagli ortodossi allapreghiera per l’ambiente, ha proposto di stabilire questa datacome momento di preghiera comune per tutti i cristiani: «Ciòmarcherebbe un passo avanti per una maggiore vicinanza tranoi». Nella coscienza «che ciò che unisce le nostre dueChiese è molto di più di quello che ci divide e che entrambedobbiamo tenere presente questo aspetto e impegnarci perl’unità», il Papa ha accolto con piena soddisfazione laproposta del teologo ortodosso.

Stefania Falasca

LA DEDICA DI FRANCESCO

fusa e molteplice presenza dellaChiesa in Amazzonia – spiegaBarreto ad Avvenire –. La Rete haassunto la missione di sensibiliz-zare l’America e il mondo sul-l’importanza dell’Amazzonia perl’umanità». E di organizzare unapastorale che, nel rispetto dellespecificità locali, favorisca un mo-dello di sviluppo al servizio delbene comune, in cui si privilegi-no i poveri.Il 3 marzo scorso, Barreto e ilcardinale Claudio Hummeshanno presentato la Re-pam a Francesco. «L’ab-biamo definita uno spa-zio di formazione, ri-flessione e azione pa-storale alla luce dellanuova lettera enciclica sul-l’ambiente», affermal’arcivescovo diHuancayo.

LUCIA CAPUZZIE STEFANIA FALASCA

enciclica ecologicae sociale di papaFrancesco avrà cer-

tamente un forte impatto in A-merica Latina dove le risorse na-turali sono oggetto di sfrutta-mento selvaggio e il dramma del-la distruzione dell’Amazzonia pe-sa gravemente sul destino del-l’intera umanità». Il gesuita Pe-dro Barreto Jimeno, arcivescovodi Huancayo in Perù, è stato ap-pena nominato referente dellaConferenza episcopale latinoa-mericana (Celam) presso la Re-pam, la Rete ecclesiale pan-amazzonica, la cui creazione èstata sollecitata dallo stesso pa-pa Francesco. La stampa l’ha ri-battezzato “il guardiano dell’A-mazzonia”. Ma «tutti – afferma –dobbiamo essere guardiani dellacreazione». Da anni in prima li-nea nella denuncia della defore-stazione prodotta dalle multina-zionali minerarie e dall’espan-sione delle monocolture, il ge-suita è stato il referente di Bergo-glio per la parte del Documentodi Aparecida sulla cura del crea-to. La critica a un modello di svi-luppo predatorio, l’ambiente co-me “casa comune”, la difesa del-la biodiversità, l’attenzione ai po-polazioni, l’allarme per il cam-biamento climatico sono i temidella Laudato si’ che erano giàtutti presenti nel testo di Apa-recida, del quale Bergoglio èstato coordinatore. La Repam risponde alla «ne-cessità urgente di proteg-gere la vita in armonia conla natura a partire dalla dif-

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«Il futuro del pianeta passa dall’Amazzonia»Barreto Jimeno: è qui la partita cruciale

I LIBRI

Un messaggio in tutte le versioni:dal formato tascabile all’ebookÈ uscita immediatamente nelle librerie e in diverse versionila “Laudato si’” (comprese versioni elettroniche per lettoridi ebook). Tra queste, oltre a quella della Libreria EditriceVaticana, quella della Piemme, fornita di unaccompagnamento alla lettura di Cristina Simonelli,presidente del Coordinamento delle teologhe italiane. LeEdizioni San Paolo ne presentano invece una conun’introduzione firmata da Carlin Petrini, gastronomo escrittore, fondatore dell’associazione “Slow Food”. EnzoBianchi, priore della comunità monastica di Bose firma lapresentazione dell’enciclica per le edizioni Elledici. LeEdizioni Paoline propongono un’edizione in formatosobrio, così come le Edizioni Dehoniane Bologna,mentre l’Ancora ne ha messa sul mercato una tascabile.

Teologi, economisti e missionariGuide a una lettura ragionataSull’enciclica sono già disponibili due commenti articolati.La Emi (Editrice missionaria italiana) propone Curare madreterra (pagine 64, euro 3,90) con brevi riflessioni del teologobrasiliano Leonardo Boff, del missionario comboniano AlexZanotelli, del gesuita ed economista francese Gaël Giraud,dei sociologi Chiara Giaccardi e Mauro Magatti, del gesuitaGiacomo Costa, direttore di Aggiornamenti sociali.L’Editrice La Scuola pubblica un testo commentato dellaLaudato si’ (Pagine 192, euro 9,90) con un’introduzionedell’arcivescovo Bruno Forte. Le riflessioni sono affidate aPiero Stefani (“Maternità della Terra: la radice biblica”),Roberto Rusconi (“Da frate Francesco a papa Francesco”),Salvatore Natoli (“Laudatio come beatitudine”), DarioAntiseri (“Economia francescana”), Fulvio De Giorgi (“Peruna ecologia integrale”), Giovanni Santambrogio(“Ambiente e natura nel magistero degli ultimi Papi”), PieroGibellini (“Il Cantico di Francesco”).

Chi èGesuita in difesadella «casa comune»Pedro Ricardo Barreto Jimeno, gesui-ta, è arcivescovo di Huancayo, in Perù,dal 2004. Entrato nella Compagnia nel1961, a 17 anni, è stato ordinato sa-cerdote nel 1971. Da allora ha svoltovari incarichi come direttore spiritualedel Colegio Cristo Rey di Tacna, supe-riore di varie comunità di gesuiti e coor-dinatore della rete apostolica gesuita diTacna e Moquegua. Nel 2001 è statonominato vescovo vicario apostolicodi Jaén. Nel 2005 l’arcivescovado diHuancayo ha lanciato l’iniziativa di untavolo di dialogo per «una soluzione in-tegrale e sostenibile alla questione am-bientale». Da allora la custodia della“casa comune”, nell’ambito di una di-fesa a 360 gradi degli ultimi, è stata trale priorità della pastorale di monsignorBarreto. Come responsabile dell’Azio-ne sociale della Conferenza episcopa-le latinoamericana, nel 2007, ha parte-cipato alla Conferenza di Aparecida.

L’arcivescovo di Huancayoin Perù, a capo della nuova

Rete ecclesiale pan-amazzonica: «Chi si opponeallo sfruttamento selvaggio

rischia la vita. Nel 2014uccisi 116 ambientalisti»

Avvenire 01/07/2012 Page : A27

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DI ANNA FOA

ubblicato negli Stati Uniti nel 2011e subito tradotto da Marsilio, que-sto libro (in uscita il 10 gennaio)

appartiene al genere delle memorie: me-morie della Shoah, dei campi ma anchedel ghetto di Lodz, dove l’autrice adole-scente fu rinchiusa a lungo prima delladeportazione. Memorie scritte a ses-santacinque anni dagli eventi, dopoun’intera vita passata negli Stati Uniti,dove ha insegnato in varie università.Poi, la scrittura dell’esperienza dellaShoah, con due altri libri che hanno pre-ceduto questo, nessuno dei quali tra-dotto in italiano, Dalle ceneri alla vita: imiei ricordi dell’Olocausto e Rumkovskie gli orfani di Lodz, un vibrante atto d’ac-cusa contro il presidente del Consiglio e-braico di Lodz, Mordechai Rumkovski. Lucille Eichengreen, all’epoca CeciliaLandau, è nata nel 1925 ad Amburgo dagenitori polacchi rifugiatisi in Germaniaall’inizio degli anni Venti per sfuggire aipogrom che imperversavano in Polonia.Con il 1933 e la presa del potere da par-te di Hitler cominciarono le persecuzio-ni anche per loro. Suo padre fu ucciso aDachau nel 1941 e lei, la madre e la so-rellina Karin furono deportate nel ghet-to di Lodz. Qui sua madre morì di sten-ti, mentre Karin fu deportata a Chelm-no e gassata. Deportata a sua volta adAuschwitz, poi a Newengamme e a Ber-gen Belsen, Cecilia fu invece fra i so-pravvissuti.Il libro è tutto al femminile: memorie didonne nel ghetto e nei campi, donne e-bree detenute ma anche kapò e fin don-ne delle Ss. Storie di dolore assoluto e disperanza e rinascita, di bambini assas-sinati, di vecchie avviate alla camera agas, ma anche di emozioni, atti di com-passione, coraggio. Sono brevi bozzetti,quasi ritratti, che descrivono personag-gi della vita di Amburgo, di Lodz, e poidi Auschwitz, Newengamme, BergenBelsen. C’è l’ultima conversazione conla madre morente, le amicizie con altreragazze, gli amori e il sesso imposto perottenere favori, per aiutare a sopravvi-vere.C’è la dottoressa Gisa, un’ebrea unghe-rese mandata a lavorare con Mengele. Esiccome i bambini non possono nasce-re nei campi, perché ogni donna sco-perta incinta dai nazisti viene uccisa im-mediatamente con il suo bambino - ecosì succede a quelle che riescono, na-scondendo la gravidanza, ad arrivare alparto - la dottoressa Gisa fa abortire dinascosto le donne incinte, per salvarealmeno la loro vita. Una storia terribile,che succedeva frequentemente nei cam-pi. Dopo la guerra, Gisa farà l’ostetrica aNew York: «Faccio nascere i bambini.Sento che, dopo Auschwitz, Dio mi de-ve queste vite; dei bambini sani; deibambini vivi». C’è Elisabeth Robert, unaSs, che compie gesti delicati di compas-

sione verso le detenute. C’è Dori, ragaz-za vivace ed esuberante che sopravviveal campo ma finisce chiusa in casa a NewYork, moglie di un ebreo ortodosso mol-to più vecchio di lei a cui era stata spo-sata per procura prima della guerra. Il linguaggio è piano, immediato, asso-lutamente spontaneo. Le sue riflessioni,l’autrice le affida diretta-mente ai suoi personaggi,quasi i loro ritratti conte-nessero in sé tutto quelloche c’è da dire. È come unalbum di fotografie, in cuisi legge attraverso l’im-magine, un’ immaginepresa direttamente dalvero, senza mediazioni osfumature. Anche l’autri-ce sembra mimetizzarsitra i suoi personaggi, lesue emozioni non hanno un rilievo par-ticolare, è un raccontarsi senza scavarenelle percezioni, nell’autobiografia. L’au-trice, in quanto donna che ha vissuto laShoah, è un personaggio come gli altriche affollano le sue pagine, e la sua ra-gione di scrivere è quella, non il deside-rio di rivelarsi nella scrittura. Lo stile sec-co ed essenziale ben corrisponde a que-sta mancanza di soggettività.Un libro che parla di donne nella Shoah,dunque un modo femminile di vedere enarrare la Shoah? Si può parlare di unmodo diverso di vivere l’orrore e la mor-te fra uomini e donne nell’esperienzadel campo di sterminio? O non è, que-st’esperienza di morte, la più egualitariadi tutte? È un problema su cui gli storicie soprattutto le storiche dibattono findagli anni Ottanta, con esiti contrastan-

ti. Ma non è vero, come spesso si dice,che le donne abbiano scritto poco dellaloro esperienza nei campi. Ad esempio,dei ventotto libri di memorie scritti da e-brei italiani negli anni Quaranta, cinqueerano di donne, che pubblicarono le lo-ro memorie del campo tra il 1946 e il1947: Liana Millu, Giuliana Tedeschi, Lu-

ciana Nissim, Frida Mi-sul e Alba Valech. Testistraordinari, in cui l’ele-mento che ne caratteriz-za al femminile la scrit-tura è l’attenzione al cor-po, al dolore del corpofemminile straziato e de-turpato, alla scomparsadel ciclo, alla perdita deicapelli, della bellezza, al-l’annullamento della lo-ro natura di donne, alla

maternità. Il testo della Eichengreen ha molti pun-ti di contatto con queste caratteristiche:la sessualità, la gravidanza, il rapportotra madre e figlia, l’amicizia e la solida-rietà fra donne, sono tutti temi che ri-troviamo in questo libro. Anche se nonè, il suo, un libro che nasca dalle feritedel corpo, bensì un libro che racconta ledonne e la loro esistenza nell’inferno deilager. Quasi a dire che, anche nella scrit-tura al femminile del lager, non esiste unmodo solo di scrivere e di raccontarsi.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Lucille EichengreenLE DONNE E LA SHOAH

Ricordi dall’inferno dei LagerMarsilio. Pagine 154. Euro 14,00

P

storiaE gli italiani vinti tornarono in nave dall’Etiopia

DI ANTONIO AIRÒ

na storia minore, quasi del tutto sconosciuta, rispetto aquella maggiore e drammatica della guerra mondiale.Inizia nel maggio 1941 con la sconfitta delle nostre

truppe in Etiopia e l’occupazione inglese di Addis Abeba segui-ta dall’ordine di evacuazione di tutti gli italiani dalla città. «Era-vamo alla fine dell’anno. Il mondo era in guerra e noi chiusidentro i recinti di filo spinato di un campo di concentramen-to», ricorda l’allora quindicenne Massimo Zamorani, poi gior-nalista con alle spalle una corposa carriera di inviato soprattut-to in Africa. Ma «l’ex bambino di allora», come si definisce, è iltestimone di una singolare e forse unica vicenda - mentre laguerra era in corso - : il trasferimento concordato tra il governoinglese e quello italiano ( «ma il nostro non intendeva dare ri-salto all’operazione») per il rimpatrio della popolazione civile -anziani, invalidi, donne, bambini e ragazzi non oltre 15 anni -«mediante un convoglio navale che avrebbe compiuto addirit-tura tre viaggi» circumnavigando l’Africa e compiendo ognivolta, tra andata e ritorno, 23 miglia marine con a bordo 2500profughi e 500 uomini di equipaggio. Quattro le navi "bianche" utilizzate, Saturnia, Vulcania, GiulioCesare e Caio Duilio, in una massiccia e delicata operazione

nella quale furono coinvolte laCroce Rossa Internazionale e l’Or-dine di Malta, partita il 24 maggiodal porto somalo di Berbera e du-rata oltre un anno e mezzo. «Nonera mai successo che siano anda-te per mare navi con un carico dioltre 1000 bambini ciascuna»,scrive ora Zamorani rievocando adistanza di settant’anni «il mestoritorno degli italiani dal perdutoimpero coloniale». Se si eccettuaun libro degli anni ’60, ben prestodimenticato, la storia «che sem-bra una favola» di questi nostriconnazionali era rimasta presso-ché ignorata. Eppure tra i 30.000civili tirati fuori dai campi di con-centramento c’erano tra gli altriLuciano Violante, che non avevaancora un anno, Fabio RoversiMonaco, che sarebbe poi stato alungo rettore dell’università diBologna, e un compagno di scuo-la di Massimo («anzi il peggiore ditutta la scuola»): si chiamava UgoPrat e come Hugo Pratt sarebbedivenuto uno dei maggiori dise-gnatori di fumetti del mondo.Questi come tutti gli altri 15enninon avrebbero potuto imbarcarsi

se le madri non fossero arrivate a falsificare in qualche modo ledate di nascita dei figli trasformandoli in "children". Nel lasciare l’Impero per rientrare in Italia il viaggio in nave diquesti ragazzi cresciuti negli anni del consenso del regime, pre-vale in loro non il rimpianto ma la voglia di ritornare con un’I-talia vittoriosa. «Ho l’impressione che l’Africa sia mia. Mi sentoin colpa. Partendo mi sembra di disertare». Con questo senti-mento, gran parte di questi "ex bambini" avrebbero guardanoalla caduta del fascismo e all’8 settembre come a un momentodi "disfacimento folle" della nazione e la gran parte, a comin-ciare da Zamorani, si sarebbe arruolata nelle forze amate dellaRepubblica Sociale Italiana. «Hanno indossato l’uniforme inge-nuamente, convinti che il loro contributo sarebbe stato deter-minante ai fini della vittoria finale e qualcuno non è tornatomai più a casa.».

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Massimo Zamorani DALLE NAVI BIANCHE ALLA LINEA GOTICA

1941-1944

Mursia. Pagine 220. Euro 16,00

U

Hugo Pratt

Lucille Eichengreen

APPUNTAMENTI

CERONETTI A PRATO◆ A Prato è protagonista GuidoCeronetti con il suo «Teatro deiSensibili». L’appuntamento è peroggi alle 18 al Teatro Metastasiocon lo spettacolo «Ricariche dipoesia». Gli attori Luca Mauderi(Barùk), Elèni Molos (Dianira),Elena Ubertalli (Kundalini)porteranno in scena testi e canzonidel XX secolo e le «ballate» diCeronetti per teatranti di strada.

FOUAD ALLAM A CORTINA◆ Oggi per «Una montagna dilibri», la rassegna di incontri conl’autore di Cortina d’Ampezzoviene presentato il libro di KhaledFouad Allam, «L’islam spiegato aileghisti» (Piemme). PartecipanoPaolo Branca e Walter Mariotti.Alle 18, alla Sala della cultura delPalazzo delle poste di Cortina.

LIBRI

l titolo del libro è Creature. È unpo’ sciupato, ha perduto la co-pertina e non si legge quasi più il

nome dell’autore, ma sul primo fo-glio c’è una dedica a penna: «Per ituoi undici anni, ora che incomincia guardare la natura. Il papà». Chis-sà se una ragazzina di undici annidel 2012 amerebbe una simile lettu-ra ora che il computer occupa granparte delle sue ore libere. Da poco cisi è accorti che si può diventare di-pendenti da questo nostro compa-gno giornaliero, alla stessa manieradi un tossico o di un alcolista. Il li-bro era raccomandato allora comeuna buona lettura nelle scuole e og-gi mi sono divertita a ritrovare lesottolineature che a quella età avevofatto su molte pagine. La prima è lalode di San Francesco «laudatu si,mi Signore, cum tucte le tue creatu-re...» che immagino mio padre mi a-vesse fatto capire. Nella prima parte del volume dovesi descrivono le stelle, poi il sole, ilvento, la luna trovo un segno bendeciso sotto queste parole: «...le stel-le come occhi aperti sulla terra; inesse trema l’anima del cielo». Fu co-sì che guardando le notti chiare inmontagna vedevo anch’io la via lat-tea come il risultato di un grandefuoco che si era diviso in stelle pic-colissime mentre prendevano lacorsa nello spazio ad esse assegna-to. Avete mai visto nascere la lunaattraverso un bosco? Quelle paginemi raccontarono che saliva tuttarossa come presa dalla vergognaperché era in ritardo, ma poi impal-lidita spiava gli uomini dietro i ramidegli alberi. Il capitolo che raccontala vita del sole non ha nessun segno,non mi aveva impressionato, invecemolte righe a matita segnano la viadel vento. Quando scivola basso sul-l’erba o si alza d’improvviso ad a-sciugare i panni stesi, quando sca-valca le siepi e ride distruggendo itralci di rovo lungo lo stagno dove lerane lo salutano con un silenzio im-provviso. Ma c’è un altro vento,quello che gonfia le ali ai gabbiani,che alza le onde del mare e arrivacorrendo tra le case degli uomini e lìsi accorge di essere stanco e lasciache la pioggia, tenuta fino alloralontana, abbia la sua vittoria. Nella pagina 42 c’è la descrizionedelle nuvole. Ricordo con nostalgiale nuvole infuocate dei trionfali tra-monti di Roma quando le vedevoscendere la sera dietro la cupola diSan Pietro. La mia finestra dava sul-la vista meravigliosa di questa operasenza tempo dove i cirri a voltesembravano correre, accapigliarsi,fare torri e alzarsi come vulcani per-ché il vento di scirocco correva velo-ce per vincere la sua battaglia. Sot-tolineavo le righe, le pagine che rac-contavano la vita dei piccoli semidella frutta, dei fiori o il volo degliinsetti attorno ad una lampada ac-cesa dove anche i moscerini e lezanzare avevano una storia da rac-contare. Come il gamberetto e la suavita in fondo al mare o la notte deipiccoli uccelli che all’arrivo del buionascondevano la testa sotto l’ala, ein tal modo chiuse le finestre, si ad-dormentavano. Piccole cose di ungrande mondo da rispettare dove lasorpresa, la paura, la scoperta, l’at-tenzione, il silenzio e la luce dannoa chi vuole ascoltarli, la sicurezza dinon essere soli davanti alla vita, maaccompagnati dalle sorprese dell’u-niverso.

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I

religione

DI MAURIZIO SCHOEPFLIN

critto in greco, assai probabilmente daun ebreo osservante e assai colto diAlessandria d’Egitto, tra la fine del I

secolo a.C. e l’inizio del I secolo d.C., ilbiblico libro dellaSapienza si presentacome un’operadestinata a quei Giudeiche avevanodimenticato le antichee venerabili tradizionietiche e religiose deiloro padri per darsi auna vita moralmenterilassata. L’autore sirivolge a loro conl’intento di ricondurlisulla retta via checomporta il recuperodella fede autentica, l’abbandonodell’idolatria e dell’immoralità el’ammirazione per la gloriosa e luminosa

storia del popolo eletto. La prima parte dellibro, incentrata sul confronto tra la vitadell’uomo giusto e quella dell’empio, èdensa di riflessioni, di incitamenti, diesortazioni e di ammonimenti sui quali sisono soffermati attentamente Renzo

Lavatori e Luciano Sole,due sacerdoti docenti indiverse istituzioniaccademiche, ben notiper la loro ampiaproduzione libraria chetestimonia un vivointeresse per la lettura el’interpretazione dellaSacra Scrittura. I monitidell’autore sacro sonoindirizzati innanzituttoa coloro che hannoresponsabilitàpubbliche e governano i

popoli, ma riguardano chiunque vogliavivere un’esistenza illuminata dallasaggezza autentica che proviene da Dio.

Per questo, le parole contenute nel librodella Sapienza suonano particolarmenteaderenti anche alla situazione dell’uomo dioggi, desideroso di comprendere il sensodella propria vita, ma, spesso, abbagliatoda promesse ingannevoli. Lavatori e Sole,commentando con chiarezza e lucidità iltesto biblico, offrono al lettore la possibilitàdi cogliere la ricchezza degli insegnamentiin esso contenuti, che riguardanol’incompatibilità fra sapienza ed empietà,l’erroneo e mortifero modo di ragionaredell’empio, la tribolazione e la beatitudinedegli uomini giusti, il rapporto tra sterilità efecondità alla luce della pratica delle virtù,la morte precoce messa in relazione con lavera saggezza e con il progetto divino, lafelicità caduca e quella perenne, il giudiziodi Dio e lo splendore della sua sapienza. I protagonisti del testo sapienziale -affermano Lavatori e Sole - sono l’uomo eDio: il primo «colto nella concretezza dellasua realtà e verità, scoperto nella suacattiveria o nella sua bontà, vagliato nel suo

comportamentosciocco e iniquoo veritiero evaloroso»; ilsecondo presentecon la suasapienza e con ilsuo Spirito, conla sua giustizia econ il suo amore.Ma - avvertonogli autori - v’è anche un terzo protagonista,Gesù Cristo, al quale alcuni brani«rimandano quasi letteralmente»: sarà Luil’uomo perfettamente retto e sapiente, cheil Padre coronerà della gloria eterna.

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Renzo Lavatori e Luciano SoleEMPI E GIUSTI: QUALE SORTE?

Edizioni Dehoniane BolognaPagine 172. Euro 16,00

S

Nel 1941 gli inglesi conquistarono Addis Abeba e 2500 nostri concittadini, fra cui 1000 bambini, furono rimpatriati: fra loro c’erano Hugo Pratt e un piccolissimo Luciano Violante

Donne nelle baracche di Auschwitz subito dopo la Liberazione, nel gennaio 1945

27 SABATO7 GENNAIO 2012

Un libro di Renzo Lavatori e Luciano Sole esamina il libro biblico della Sapienza cogliendo la ricchezza e l’attualità del suo insegnamento: dall’esercizio delle virtù alla sofferenza dell’uomo giusto

di Maria Romana De Gasperi

Ieri &domani

Rileggere il Canticodelle creatureguardando la Via lattea

Shoah, tragediaal femminile

saggisticaUno studio di LucilleEichengreen,sopravvissuta ai lager di Auschwitz e Bergen-Belsen,racconta gli orroridell’Olocausto dal punto di vistadelle donne

Lettori (e scrittori) in altalena:e l’editoria religiosa sa parlare a tutti?

e statistiche ci presentano due sguardi rivoltia mondi opposti, quello del calo della lettura equello, contrario, della crescita della lettura (o

almeno dell’acquisto, perché alla lettura si potreb-be non arrivare) di libri "religiosi". La notizia ha il sa-pore di un qualcosa che si sta sgretolando una ge-nerazione via l’altra, tenendo bene innanzi che se u-na generazione parla attraverso i propri scrittori (ededitori), è anche vero che lo fa tramite i lettori. Che dialogo hanno oggi gli scrittori "religiosi" con iloro lettori? Non possono soddisfarci, come editori,le fortune dei classici e dei titoli di catalogo, oppurel’idea che "tutto sia contemporaneo" perché guar-dato con gli occhi dell’oggi, mentre invece occorre-rebbe ogni tanto domandarsi per quali lettori idea-li si pensano i libri, se solo per spiriti fini o per un

pubblico più ampio, per nicchie nascoste o avven-tori occasionali. Gli indici di lettura nascondono tra le righe i "non-lettori", che appaiono sempre più una legione connumeri preoccupanti. Anche il romanzo, forse il ge-nere più amato, perde lettori. Siamo dunque a un bi-vio: parlare ai contemporanei e ai "non-lettori", sot-to una spinta editoriale in altalena tra cauti procla-mi ("va tutto bene") e umiltà sospette ("potrebbeandare meglio, ma non ci lamentiamo")."Chi sei lettore?" è una vecchia domanda di CesareGarboli, sempre attuale (critico e domanda), che cipermette di entrare nei cataloghi degli editori reli-giosi, dove troviamo collane molti simili tra loro e traeditori, quasi si fosse stabilito, per convenzione, cheil lettore sia uno solo, con quelle caratteristiche ben

definite. Il passaggio è importante, perché tra chiscrive, chi legge e chi pubblica sembra che talvoltavi sia una interruzione. Manca, in sostanza, la sag-gistica "polemica", il "libro da dibattito", per cuispesso troviamo titoli nati per un lettore specialista(operazione corretta), oppure fiacco, poco incline aentrare in quella che si definiva, tempo fa, "la circo-lazione delle idee". Forse l’editoria religiosa dovrebbe operare - in mi-sura maggiore rispetto ad oggi - qualche apertura dicredito nei confronti di argomenti legati al dibatti-to contemporaneo, per avvicinarsi a un pubblicoche non legge solo teologia, ma politica, storia, scien-ze, letteratura. Sarà possibile?

Andrea Menetti© RIPRODUZIONE RISERVATA

La cura di RebeccalibriI bestseller della fede

«Gesù discendeagli inferi e salva le anime dei giustidell’Anticotestamento»,icona in San Salvatorein Chora(Istanbul).

Ma anche gli empi si potranno salvare?

Avvenire 11/18/2011 Page : A23

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Quando la fede riaccendei percorsi della speranzaDI STEFANIA CAREDDU

ue mani: una per tenere l’al-bero che cade e una per fa-vorire la crescita della fore-

sta che germoglia. Usa un’immagi-ne suggestiva fratel Enzo Biemmi,docente all’Istituto superiore discienze religiose di Verona e presi-dente dell’equipe europea dei ca-techeti, nel descrivere la sfida per laChiesa di oggi. Se da una parte oc-corre portare avanti la catechesi tra-dizionale, dall’altra è arrivato il mo-mento di impegnarsi nel «secondoannuncio». In quella cioè che vieneormai definita la «pastorale dei ri-comincianti», un tema su cui si erasoffermato anche il cardinale An-gelo Bagnasco, arcivescovo di Ge-nova e presidente della Cei: «NellaChiesa – aveva detto il porporatonella prolusione all’ultima Assem-blea generale – rami un tempo ri-gogliosi possono rinsecchire, ma,spunta una gemma, si affaccia unuomo il cui volto esprime unaprofonda fede in Dio, la storia siriaccende, i suoi cardini si smuovo-no, e tutto ricomincia».Sono moltissimi infatti i giovani esoprattutto gli adulti che, dopo averricevuto un’educazione cristiana edessersi allontanati dalla fede, sen-tono il bisogno di riavvicinarsi equando incrociano la comunità ec-clesiale manifestano la disponibi-lità a credere. In particolare se si tro-vano ad affrontare situazioni deli-cate. «L’esperienza dell’innamora-mento, la nascita di un figlio, unproblema di salute, un lutto: ci so-no snodi antropologici che fannoriaprire il "dossier della fede"», spie-ga Biemmi sottolineando che «peralcuni questo avviene nei passaggitradizionali dei Sacramenti, so-prattutto quelli richiesti per i figli,per altri nell’incontro e nel dialogoinformale perché sempre più spes-so cercatori e le cercatrici di Dio sitrovano al di fuori della parrocchia». Secondo il religioso, «per la stra-

Dgrande maggioranza degli italiani ilsecondo annuncio è una declina-zione del primo annuncio». «Colo-ro che ci troviamo dinanzi – osser-va – non sono una tabula rasa, an-zi hanno delle conoscenze, spessone sanno fin troppo e male, hannodelle resistenze riguardo a discorsisulla Chiesa». È necessario dunque«aiutarli a disimparare, a liberare ilcampo dalle conoscenze prece-denti» impostando una «pastoralepiù leggera, meno organizzata, sen-za schemi prestabiliti». Anche per-ché non si può pensare «di metteretra parentesi il vissuto delle perso-ne, ma accettare che ricomincinoproprio a partire dalla loro storia».Il tutto in questo preciso contestoculturale e sociale. «Lungi da lettu-re catastrofiche né ingenue, l’indif-

ferenza alla fede, il vivere senza Dio– rileva Biemmi – non rappresenta-no una perdita di terreno, ma unanuova opportunità per la comunitàecclesiale: solo se ci si appoggia al-la cultura odierna la si può salvare».Ovviamente «il secondo annuncio»ai ricomincianti implica un «se-condo ascolto» da parte della Chie-sa che deve «rivedere se stessa, lasua capacità di essere comunità enon azienda». «Al di là degli sloganche rimbalzano, la pastorale – af-ferma il religioso – si sviluppa ba-sandosi sulla comunità credente,nel senso che tutto è teso a distri-buire servizi religiosi per personeche si suppone siano credenti,mentre la reale conversione mis-sionaria della parrocchia non è an-cora stata avviata». Per Biemmi però Un incontro di catechismo per adulti (foto Siciliani)

invece complessa perchési è spinti a purificare tutta“l’impalcatura” connessaalla odiernasacramentalizzazione,andando incontro forse auna diminuzione dipersone che vengono achiedere i Sacramenti».Come si possono«agganciare» quellepersone che siallontanano dalla Chiesa?Il verbo «agganciare» puòtrarre in inganno se lo siintende nel senso diattirare, avere tanta gente,le chiese piene. Con lapastorale deiricomincianti si puntasulla qualità più che sullaquantità e si punta sugliadulti. Anche il cosiddettocristianesimo popolare

può trarre in inganno. Unabuona occasione è quelladi creare all’interno delladiocesi un luogo dove ilsacerdote si mette inascolto delle persone, peresempio attraverso laconfessione o il semplicedialogo sulla propria vita.Si parte da questo dialogo,nel quale vengono portatea galla le sofferenze, idisagi, le ferite, oppure lesuperficiali motivazioniche hanno spinto lapersona a ricevere laprima Comunione o laCresima senzaconsapevolezza.E poi?A partire da questodialogo, che non siesaurisce in una sola volta,si può intraprendere il

cammino in prospettivacatecumenale, cioè diriappropriazione convintadella fede in quel Diocristiano che hacontinuato ad essere inrispettosa attesadell’accoglienza libera econsapevole da parte dellapersona. L’agganciamentoprosegue in un itinerarioscandito dal Vangelo: ci silascia accompagnare dalVangelo per far maturarela libertà della persona cheè chiamata a camminare, adecidersi; il ricominciantenon è lì per caso, pertradizione, ma è lì perchési sente toccato,scombussolato ed èorientato a mettersi incammino; il ricominciantenon è alla stregua dei

cristiani della domenica.Se non scatta ilcoinvolgimento dellapersona alla luce dellaParola di Dio, si costruiscesulla sabbia. E questocammino è proiettatoverso l’Eucaristia, verticedella vita cristiana. È ovvioche questa opera di«ricostruzione» dovrebbecoinvolgere un’équipe dipersone preparate, non èsufficiente il solosacerdote.Rapportarsi airicomincianti significarinnovare il modello diparrocchia?Sì, anzi si tratta dirichiamare alla parrocchiala sua genuina missione:annunciare il Vangelo esuscitare la libera rispostadell’interlocutore. Laparrocchia si rinnova se sirinnova l’azione pastorale!La pastorale deiricomincianti ha bisognodi un luogo, di una realtàfuori della parrocchia, mache si affianchi a essa omeglio ancora allecomunità di una zona o diuna diocesi. Il primoannuncio non sempre èfacile nelle ordinarieoccasioni che sipresentano in parrocchiaperché la gente viene persoddisfare le proprieesigenze (la parrocchiaalle volte è ridotta astazione di servizio) equella gente è certamentenella situazione tipica deiricomincianti, ma perricominciare occorre volerricominciare. È questo«volere» che in parrocchiasi fa fatica a far scattare.

Stefania Careddu© RIPRODUZIONE RISERVATA

Così il Vangelo torna a parlare alla vita

l’intervistaDon Vergano: «Chi si riavvicina manifesta la volontà di credere: una vera sfida perle nostre parrocchie. Puntare sulla qualità»

Il «secondo annuncio» narrato dai protagonistii piace moltissimo l’idea di un Diodiffuso nella vita; è molto diversa dal-l’immagine di Dio lontano e giudice

con cui sono stata educata: ad un Dio così mi pos-so anche affidare». È il messaggio che Maria Teresadi Padova si è vista recapitare via mail dalla sua a-mica «in ricerca», come lei impegnata in un percor-so di scrittura autobiografica. «Per riavviare alla fe-de persone che hanno preso distanza da esse pervarie ragioni, sento importante coltivare la compe-tenza della vita e della relazione: che sa esprimersicon il calore di un ascolto affettuoso, di un dialogovero, senza paura di comunicare i limiti e la ricchezzadi un’avventura che ci accomuna e che ha trovatonella fede senso, orientamento e speranza», rac-conta Maria Teresa che con la sua testimonianza harisvegliato nell’amica la voglia di ricominciare a cre-dere. Un’esperienza – raccolta da Enzo Biemmi nellibro «Il secondo annuncio» pubblicato dalle Edi-zioni Dehoniane (112 pagine, 9 euro) – che rappre-senta un esempio di «quello che succede e spesso

non si vede». E cioè che la pratica del «secondo an-nuncio» comincia a permeare il terreno dell’evan-gelizzazione, in modo informale o più tradizionale.All’interno, attorno e addirittura lontano dalle par-rocchie. L’incontro e la narrazione di sé, così come la pasto-rale battesimale con la proposta di un cammino suc-cessivo per genitori e figli dalla nascita ai sei anni ola lettura dei Salmi e l’adorazione eucaristica not-turna possono essere occasioni per far risuonare ilVangelo. A volte con il silenzio, altre fondendo mu-sica e preghiera. Come avviene un sabato al mese alcentro di Bologna nella parrocchia dove don Stefa-no ha pensato di offrire un’alternativa ai tanti gio-vani che frequentano i locali lì vicino, aprendo leporte della Chiesa dalle undici all’una di notte. «L’o-biettivo – spiega – è quello di offrire un tempo e u-no spazio di ascolto e di riflessione, senza chiederenulla in cambio, con l’unico desiderio che nell’es-senziale ogni giovane possa incontrare Cristo Si-gnore e lasciarsi affascinare da lui». E chi, incuriosi-

to da quell’atmosfera «surreale» decide di entrare,rivela: «Accidenti, non me la ricordavo così bella laChiesa di San Bartolomeo... pochi ragazzi, immobi-li, seduti ai primi banchi; un trombettista nella can-toria dell’organo, piuttosto lontano dal prototipo dicatechista che avevo salvato nella mia memoria».Cecilia e Giuliana invece sono due catechiste delladiocesi di Verona dove è stato avviato un progettopastorale battesimale per le giovani coppie e i lorobimbi proprio per «dare priorità ai genitori, aiutan-doli a rivisitare la loro fede, a riattivarsi nel testimo-niarla in famiglia e a viverla con partecipazione nel-la comunità cristiana». «Per noi catechisti accom-pagnatori è stimolante ascoltare le domande dei ge-nitori: questi dubbi ci obbligano alla ricerca e ani-mano il lavoro di équipe», dice Cecilia. Un’altra con-seguenza positiva, aggiunge Giuliana, è che «la par-rocchia si sente stimolata a cercare nuove forme dipastorale per accogliere e accompagnare le famiglieche chiedono il battesimo». (S.Car.)

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Una veglia notturna (Siciliani)

emplice e allo stessotempo complessa,problematica. Don

Gian Carlo Vergano,teologo e parroco diBreme (provincia di Paviae diocesi di Vigevano),definisce così la pastoraledei ricomincianti, un temache ritiene centralenell’ottica della nuovaevangelizzazione. «Èsemplice – spiega – perchépone come pietra angolaredi tutta la pastorale ilprimo annuncio, cioèl’evangelizzazione toutcourt. Ed è sempliceperché si tratta diannunciare il Vangelo: daquesto annuncio lapersona può voler iniziare,in quanto il suo cuore silascia toccare da esso. È

S

Le esperienze di quantirimangono «sorpresi»dal nuovo incontro con Dio

Don Gian Carlo Vergano

ontinuare edapprofondire il dialogo

sui temi comuni e lacollaborazione concretanella promozione e nelladifesa dei valori cristiani inEuropa: sono i temi toccatinella visita compiuta inBielorussia dal 13 al 15novembre dal cardinaleKurt Koch, presidente delPontificio Consiglio perl’unità dei cristiani. Ilviaggio è avvenuto suinvito di Filaret,metropolita di Minsk eSlutsk e capo della Chiesaortodossa di Bielorussia,dipendente dal Patriarcatodi Mosca, per parteciparealla conferenzainternazionale sul tema

«Dialogo cattolico-ortodosso: valori eticicristiani come contributoper la vita sociale inEuropa». Il cardinale Kochha incontrato i vescovicattolici con cui haaffrontato la situazione deldialogo ecumenico ed hapresieduta l’Eucaristiadomenica scorsa nellaCattedrale di Minsk.Positivi anche i colloquiinsieme al metropolitaFilaret con il presidentedella Repubblica, AleksandrLukashenko, che haespresso la suasoddisfazione per i buonirapporti tra le dueconfessioni nel paese, invista di relazioni sempre

migliori. Il cardinale ha poivisitato l’Istituto diteologia dei santi Metodioe Cirillo che, pur facendoparte dell’Universitàstatale, è guidato dalmetropolita Filaret e chevede, tra i docenti e glistudenti, la presenza dientrambe le confessioni. Lapartecipazione al convegnoe la relazione del cardinaleKoch sulla situazione inEuropa, rileva il PontificioConsiglio per l’unità deicristiani, sottolinea il climapositivo dei rapporti tracattolici ed ortodossi, abeneficio dell’interapopolazione.

Fabrizio Mastrofini© RIPRODUZIONE RISERVATA

C TRIESTE. «Avete ricevuto il piùgrande dei talenti, quello della fede,non nascondetelo ma investitelo,diffondetelo, fatelo fruttare». Così si èespresso l’arcivescovo GiampaoloCrepaldi, vescovo di Trieste,commentando il passo del Vangelosulla parabola dei talenti, allaconclusione del XXX convegnoregionale di Rinnovamento nelloSpirito Santo tenutosi nel capoluogofriulano. L’accorato appellodell’arcivescovo è stato rivolto aglioltre millecinquecento fedeliimpegnati per tutta la giornata inpreghiera, adorazione e nell’ascoltodel loro presidente nazionaleSalvatore Martinez, intervenuto anchealla tavola rotonda sul tema«Misericordia e veritàs’incontreranno, giustizia e pace sibaceranno (Sal 85)», insieme

all’arcivescovo Crepaldi e alsegretario nazionale della Cisl,Raffaele Bonanni. Nel corsodell’incontro si è riflettuto sulla veritàche «deve partire dalla terra – haprecisato Martinez –, da ciò chesiamo, riscoprendo però i veri valorievangelici: l’amore, la vita, la sete digiustizia divina». Un concetto ripresoanche dall’arcivescovo Crepaldi: «Dionon può restare confinato nei recintiprivati ma va riportato al centro dellacollettività perché c’è il rischio chel’uomo annullando Dio finisca perannullare se stesso». «Uno deiproblemi che oggi viviamo – haaggiunto poi, Bonanni – è il distaccofra il politico ed il cittadino, per cuinecessita l’urgenza di rivitalizzarequesto rapporto per dare unarisposta più completa e soddisfacentealle reali esigenze della società».

MOLFETTA. Domani,vigilia della Solennità diCristo Re dell’Universo,alle 18.30 nella Cattedraledi Molfetta il vescovo diMolfetta-Ruvo-Giovinazzo-Terlizzi, Luigi Martellaordinerà presbiteroGianluca D’Amato. Ventiseianni il prossimo 25novembre, D’Amatoproviene dalla parrocchiaImmacolata di Terlizzi. Si èpreparato al ministero presbiterale prima nellacomunità del Seminario vescovile di Molfetta e poi alPontificio Seminario regionale di Molfetta. Ha svolto ilministero diaconale nella parrocchia San Giuseppe diGiovinazzo e, attualmente, nella Cattedrale e nelDuomo di Molfetta. Il novello sacerdote presiederà lasua prima Messa domani, alle 12 in Cattedrale e alle18.30 nella parrocchia Immacolata di Terlizzi.

Molfetta: domaniMartella ordina un nuovo prete

Pastorale dei ricomincianti: la riscoperta delle radici

le storie

VENERDÌ18 NOVEMBRE 2011 23

Trieste, il convegno RnS con Crepaldi Portare la Parola, il più grande talento

Bielorussia, il cardinale Koch da Filaretper il dialogo cattolico-ortodosso

«c’è una presa di coscienza e, no-nostante le resistenze, la direzionee è nitida». Forse manca una reale«traduzione nella pratica», ma «cisono germi, piccole esperienze chenon sono conosciute e pertanto po-co valorizzate». «Non dobbiamo farleva sul fatto che le persone cerchi-no o no, ciò che è determinante è ri-scoprire la preziosità di ciò che ab-biamo da offrire, un dono che è ca-pace di spiazzare», evidenzia il re-ligioso per il quale, prima delle esi-genze morali e delle nozioni che latradizione ha elaborato, «è tempodi seminare la buona notizia», ditornare ad annunciare l’«amore gra-tuito di Dio» e che «il Vangelo è fon-te di salvezza per la vita delle per-sone».

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Casella di testo
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Sabato 20 giugno 2015