IL FUOCO DI DIO BRUCIA ANCORA - · PDF fileMa in tutto questo Dio sta ancora facendo la stessa...

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Ciascuno viva secondo la grazia ricevuta, mettendola a servizio degli altri, come buoni amministratori di una multiforme grazia di Dio. 1Pt 4,10 Premessa : Partire dalle macerie o rovine. Esempio del diluvio universale. Genesi 6:13 Allora Dio disse a Noè: «È venuta per me la fine di ogni uomo, perché la terra, per causa loro, è piena di violenza; ecco, io li distruggerò insieme con la terra. Esempio di San Francesco : Va e ricostruisci la mia chiesa che va in rovina. Esempio delle rovine attuali . Ped. Dena. Correz. Ma il Santo Padre ha detto: Non cedete al pessimismo. Al diavolo che ogni giorno ci fa credere che tutto va in rovina. IL FUOCO DI DIO BRUCIA ANCORA Purtroppo gran parte del Corpo di Cristo oggi somiglia ad una moderna Valle delle Ossa Secche. Si tratta di un deserto cosparso di scheletri rinsecchiti di cristiani che hanno perso la fede, scoraggiati dalla pressione mediatica e culturale che continuamente lancia messaggi di guerre crisi morale ed economica etc.. Fratelli e sorelle che Come Geremia, si sono convinti: “Non lo menzionerò più (il Signore) e non parlero’ più nel suo nome” (Geremia 20:9).per paura di essere derisi e presi in giro. Ma in tutto questo Dio sta ancora facendo la stessa domanda che pose ad Ezechiele: “Possono rivivere ancora queste ossa secche? ”. Ezechiele 37:3 Mi disse: «Figlio dell'uomo, potranno queste ossa rivivere?». Io risposi: «Signore Dio, tu lo sai». Ezechiele 37:4 Egli mi replicò: «Profetizza su queste ossa e annunzia loro: Ossa inaridite, udite la parola del Signore. La risposta a questa domanda è un assoluto: “Sì!”. Ma come? Attraverso il rinnovamento della nostra fede nella Parola di Dio. La Parola di Dio è in se stessa un fuoco consumante. Infatti, è l’unica vera luce che abbiamo nelle notti buie della disperazione. È la nostra unica difesa contro le menzogne del nemico, quando ci sussurra: “E’ tutto finito. Hai perso il fuoco, e non lo ot terrai mai più!”. L’unica cosa che ci tira fuori dalle tenebre è la fede. E la fede viene dall’udire la Parola di Dio. Dobbiamo semplicemente afferrare la Parola che è stata piantata in noi. Il Signore ha promesso: “Non ti lascerò andare. Perciò non hai motivo di disperare. Non c’è motivo per lasciarti andare. Riposa nella mia Parola”. Forse pensi: “Ma questo momento buio è peggio di tutti quelli che ho affrontato in passato. Ho sentito un migliaio di catechesi sulla Parola di Dio, nessuna sembra essermi di aiuto in

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Page 1: IL FUOCO DI DIO BRUCIA ANCORA - · PDF fileMa in tutto questo Dio sta ancora facendo la stessa domanda che pose ad Ezechiele: ... Fatta questa premessa ritorniamo alla lettera di Pietro

Ciascuno viva secondo la grazia ricevuta, mettendola a servizio degli altri, come buoni

amministratori di una multiforme grazia di Dio.

1Pt 4,10

Premessa :

Partire dalle macerie o rovine.

Esempio del diluvio universale. Genesi 6:13 Allora Dio disse a Noè: «È venuta per me la fine di ogni

uomo, perché la terra, per causa loro, è piena di violenza; ecco, io li distruggerò insieme con la terra.

Esempio di San Francesco : Va e ricostruisci la mia chiesa che va in rovina.

Esempio delle rovine attuali . Ped. Dena. Correz.

Ma il Santo Padre ha detto: Non cedete al pessimismo. Al diavolo che ogni giorno ci fa credere che

tutto va in rovina.

IL FUOCO DI DIO BRUCIA ANCORA Purtroppo gran parte del Corpo di Cristo oggi somiglia ad una moderna Valle delle Ossa Secche. Si tratta di un deserto cosparso di scheletri rinsecchiti di cristiani che hanno perso la fede, scoraggiati dalla pressione mediatica e culturale che continuamente lancia messaggi di guerre crisi morale ed economica etc.. Fratelli e sorelle che Come Geremia, si sono convinti: “Non lo menzionerò più (il Signore) e non parlero’ più nel suo nome” (Geremia 20:9).per paura di essere derisi e presi in giro. Ma in tutto questo Dio sta ancora facendo la stessa domanda che pose ad Ezechiele: “Possono rivivere ancora queste ossa secche? ”. Ezechiele 37:3 Mi disse: «Figlio dell'uomo, potranno queste ossa rivivere?». Io risposi: «Signore Dio,

tu lo sai». Ezechiele 37:4 Egli mi replicò: «Profetizza su queste ossa e annunzia loro: Ossa inaridite,

udite la parola del Signore.

La risposta a questa domanda è un assoluto: “Sì!”. Ma come? Attraverso il rinnovamento della nostra fede nella Parola di Dio.

La Parola di Dio è in se stessa un fuoco consumante. Infatti, è l’unica vera luce che abbiamo nelle notti buie della disperazione. È la nostra unica difesa contro le menzogne del nemico, quando ci sussurra: “E’ tutto finito. Hai perso il fuoco, e non lo otterrai mai più!”.

L’unica cosa che ci tira fuori dalle tenebre è la fede. E la fede viene dall’udire la Parola di Dio. Dobbiamo semplicemente afferrare la Parola che è stata piantata in noi. Il Signore ha promesso: “Non ti lascerò andare. Perciò non hai motivo di disperare. Non c’è motivo per lasciarti andare. Riposa nella mia Parola”.

Forse pensi: “Ma questo momento buio è peggio di tutti quelli che ho affrontato in passato. Ho sentito un migliaio di catechesi sulla Parola di Dio, nessuna sembra essermi di aiuto in

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questo momento”. Non avere fretta, il fuoco di Dio brucia ancora in te, anche se non riesci a vederlo. E devi versarvi sopra il carburante della fede. Lo fai fidandoti del Signore. Quando lo fai, vedrai consumati tutti i tuoi dubbi e le tue concupiscenze.

Lo Spirito di Dio sta soffiando di nuovo la vita su ogni osso secco. Sta ricordando la Parola piantata in loro. E quelli che una volta erano morti ora stanno rivivendo. Gridano come Geremia: “Il fuoco di Dio in me è stato messo a tacere per troppo tempo. Semplicemente non posso tenerlo più a lungo. Posso sentire la potenza del Signore sorgere in me. Lui sta mettendo la vita dentro di me. E pronuncerò la Parola che mi ha dato. Proclamerò la sua misericordia e la sua potenza guaritrice”.

Fatta questa premessa ritorniamo alla lettera di Pietro.

Come vivere questa Parola?

Le prime comunità cristiane vivevano nell'attesa gioiosa del ritorno di Cristo che pensavano

imminente. E questa attesa dava forma al loro vivere la fede, non come una fuga dal presente e un

rifugiarsi in un futuro roseo e ovattato, bensì come un impegno che immergeva nel quotidiano

senza tuttavia che ci si lasciasse da esso incapsulare.

Moderazione e sobrietà non spegnevano la gioia e il gusto della vita, ma disponevano all'incontro

orante con Dio e fraterno con gli altri. Tutto era posto sotto il segno della carità, cioè dell'amore-

dono, alla cui luce venivano riscoperti e valorizzati i doni di ognuno.

Come Amministratori abbiamo il compito di amministrare in maniera oserei dire

impeccabile il dono dei doni la Carità.

. Questo ci mette sulla strada per scoprire come mai S. Paolo chiama la carità 1a via migliore", il

carisma dei carismi. Anche qui ci facciamo guidare da S. Agostino. Dopo aver ricordato i vari

carismi elencati dall'Apostolo in 1 Cor 12,8-10, S. Agostino dice: "Forse, tu non hai nessuno di

questi doni elencati; ma se ami, quello che Possiedi non è poco. Se infatti ami l'unità, tutto ciò che

in essa è Posseduto da qualcuno, lo possiedi anche tu! Bandisci l'invidia e sarà tuo ciò che è mio,

e se io bandisco l'invidia, è mio ciò che Possiedi tu. L'invidia separa, la carità unisce. Soltanto

l'occhio, nel corpo, ha la facoltà di vedere; ma è forse soltanto per se stesso che l'occhio vede?

No, egli vede per la mano, per il piede e per tutte le altre membra; se infatti il piede sta per urtare

in qualche ostacolo, l'occhio non si volge certo altrove, evitando di Prevenirlo. Soltanto la mano

agisce nel corpo; ma forse che essa agisce soltanto per se stessa? No, agisce anche per l'occhio;

infatti se sta per arrivare qualche colpo che ha di mira, non la Mano, ma soltanto il volto, forse che

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la mano dice: 'Non mi muovo, perché il colpo non è diretto a me". Così il piede, camminando,

serve tutte le membra;

Abbi dunque la carità e avrai tutto, perché qualsiasi altra cosa tu possa avere, senza di essa, a

nulla potrà giovarti" (S. Agostino, In Iohannem, 32,8).

Ecco svelato il segreto perché la carità è "la via migliore": essa mi fa amare l'unità (cioè la Chiesa

e, concretamente, la comunità in cui vivo), e nell'unità, tutti i carismi, non solo alcuni, divengono

"miei". Anzi c'è di più. Se tu ami veramente l'unità, il carisma che io possiedo è più tuo che mio.

Esempio del canto che piace solo a chi suona.

Ogni dono, ci dice Pietro, è un appello a mettersi a servizio della comunità: lo hai ricevuto non

perché te ne pavoneggiassi, ma come un bene affidatoti perché lo amministrassi con saggezza.

Non appartiene a te, ma a Dio che te lo ha concesso perché tu possa contribuire all'incremento

dell'intero corpo ecclesiale, comunitario, familiare. Un dono, quindi, da accogliere con

riconoscenza e con trepidazione, e da gestire con umiltà certo, ma anche con responsabilità.

Grazie, Signore, per il dono che hai posto nelle mie mani. Aiutami a incrementarlo in modo da

poterlo mettere a servizio degli altri nel segno della comunione fraterna.

. L’Autore della Lettera è convinto che ciascuno, nella Chiesa, abbia la propria grazia, il proprio carisma. Quindi tutti, come singoli e come comunità, possono contribuire alla ricchezza della Chiesa: nessuno è inutile, ma ognuno ha la sua importanza e dignità. La comunità ha bisogno del singolo, ma anche il singolo ha bisogno della comunità. Così, nella comunione, sono presenti insieme unità e molteplicità. Di solito non mancano, nei cristiani di oggi, l’impegno o la dedizione nelle varie forme di servizio nella Chiesa, nelle nostre realtà ecclesiali. E questo è senz’altro uno dei frutti più belli della Chiesa del Concilio. Ma spesso si tratta di dedizione limitata a questo o a quell’altro impegno prevedibile, misurato dalle cose che si fanno, mai tanto grave da impegnare la stessa persona, i suoi pensieri e sentimenti più rilevanti, la sua corresponsabilità, nel comprendere che ,il servizio che sta svolgendo è frutto di un dono che il Signore gli ha fatto. Infatti se andate al versetto 11 Pietro indica chiaramente che l’esercitare il carisma è glorificare solo ed esclusivamente Dio. Chi parla, lo faccia come con parole di Dio; chi esercita un ufficio, lo compia con l'energia ricevuta da

Dio, perché in tutto venga glorificato Dio per mezzo di Gesù Cristo, al quale appartiene la gloria e la

potenza nei secoli dei secoli. Amen!

Il Concilio, quarant’anni fa, indicava tra i “segni dei tempi” dell’epoca contemporanea quello di una

diffusa esigenza di partecipazione, di corresponsabilità di tutti a tutto ciò su cui si decide o si può

decidere (cf. Gaudium et Spes 31.75). Spesso nei nostri gruppi , non è più avvertita come

un’esigenza fondamentale e certo i nostri fratelli risentono della generale disaffezione all’impegno,

della scarsa considerazione per lo studio approfondito, il disinteresse per la ricerca insieme delle

soluzioni ai problemi della vita dei gruppi, che spesso rasentano la mancanza di fede.

Ne sono un segno la stanchezza di diversi Consigli pastorali e la fatica a portare avanti alcune

iniziative nei gruppi, lo scarso interesse, avvolte per l’evangelizzazione.

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APOSTOLICAM ACTUOSITATEM.

. I laici derivano il dovere e il diritto all'apostolato dalla loro stessa unione con Cristo capo. Infatti,

inseriti nel corpo mistico di Cristo per mezzo del battesimo, fortificati dalla virtù dello Spirito Santo

per mezzo della cresima, sono deputati dal Signore stesso all'apostolato. Vengono consacrati per

formare un sacerdozio regale e una nazione santa (cfr. 1 Pt 2,4-10), onde offrire sacrifici spirituali

mediante ogni attività e testimoniare dappertutto il Cristo. Inoltre con i sacramenti, soprattutto con

quello dell'eucaristia, viene comunicata e alimentata quella carità che è come l'anima di tutto

A tutti i cristiani quindi è imposto il nobile impegno di lavorare affinché il divino messaggio della salvezza sia conosciuto e accettato da tutti gli uomini, su tutta la terra.

Per l'esercizio di tale apostolato lo Spirito Santo che già santifica il popolo di Dio per mezzo del ministero e dei sacramenti, elargisce ai fedeli anche dei doni particolari (1 Cor 12,7) «distribuendoli a ciascuno come vuole» (1 Cor 12,11), affinché mettendo « ciascuno a servizio degli altri il suo dono al fine per cui l'ha ricevuto, contribuiscano anch'essi come buoni dispensatori delle diverse

Lo scopo dei carismi è, dunque, la diakonía, il servizio, il ministero. Quest'ultimo termine,

ministero, è il più usato nelle nostre traduzioni della Bibbia;. Quello che la parola ministero significa nel Nuovo Testamento è semplicemente servizio (da ministrare, che significa servire).

S. Paolo esprime bene tutto questo quando afferma che i carismi devono essere

l'espressione di una vita "secondo lo Spirito"; i carismi infatti sono al sicuro solo in coloro che,

"mediante lo Spirito, fanno morire le opere della carne" (cfr. Rin 8,13). Questo ci spiega come

mai tante persone si siano fermate per la strada, dopo un inizio folgorante nel Rinnovamento o, addirittura, siano tornate indietro.

Avviene, del Rinnovamento, come quando si accende un fuoco in casa; dapprima si appicca il

fuoco a del materiale facilmente infiammabile, come carta, paglia, o arbusti secchi. Ma finita

quella prima fiammata, o il fuoco è riuscito ad accendere i pezzi di legno grandi, e allora durerà

fino al mattino dopo e riscalderà tutta la casa, o non vi è riuscito, e allora non succede proprio

nulla; si è trattato, appunto, di un "fuoco di paglia". Sul piano del rinnovamento spirituale, o la

fiamma iniziale si attacca al cuore e lo trasforma da cuore di pietra in cuore di carne, o non giunge al cuore, ma resta alla periferia e allora si consuma presto e non lascia traccia di sé.

Se, nei nostri gruppi, sono ancora così scarsi i "carboni accesi", cioè le vite realmente

penetrate dal fuoco dello Spirito che bruciano ormai per la Chiesa, la ragione risiede qui; è che

non si è permesso al fuoco di giungere al cuore. Non si è passati attraverso quella che S. Paolo

chiama "la circoncisione del cuore" (cfr. Rin 2,29).

Dobbiamo prendere più sul serio alcune regole basilari di santità che si osservano, appunto,

nella vita dei santi riconosciuti tali dalla Chiesa., sento dire che si deve proclamare la gioia

della risurrezione e che non si deve esagerare nel parlare di croce, di rinnegamento di sé, per

non tornare a una certa vecchia spiritualità troppo "afflittiva". Certo che noi dobbiamo spingere

la fede e la gioia della risurrezione fino all'estremo, ma l'equilibrio non sta nel dosare un po' di

risurrezione e un po' di croce. Questo è un modo di pensare tutto umano. L'equilibrio sta nel

portare all'estremo l'una e l'altra cosa; l'equilibrio sta nell'accettare fino in fondo la croce, per

Poter sperimentare fino in fondo la risurrezione.

Dunque non ci spaventi l’esercizio dei carismi nei nostri gruppi, che ben ritornino in noi con

tutto l’ardore e il desiderio di incendiare con il fuoco dello Spirito il mondo intero.

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1)Permetti al fuoco dello Spirito di raggiungere il tuo cuore.

2) Diventa un carbone ardente che costantemente riscalda il cuore di altre persone.

3)Non lasciarti prendere dal pessimismo.

4)Accetta fino in fondo la croce per sperimentare fino in fondo la gioia della risurrezione.