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IL FRONTONE DI TALAMONE SOPRINTENDENZA PER I BENI ARCHEOLOGICI DELLA TOSCANA Comune di Orbetello MUSEI DELLA MAREMMA Comune di Orbetello Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana Musei di Maremma La Polveriera Guzman, che già ospita dal 2004 una sezione del Museo Archeologico Comunale, apre quest’anno il piano terra per ampliare la conoscenza della storia del territorio. Nell’occasione torna l’altorilievo frontonale di Talamone, uno dei contesti più significativi del Museo Archeologico Nazionale di Firenze. Il Frontone, noto in tutto il mondo per la rappresentazione dell’assalto dei sette eroi alle mura di Tebe, quale momento finale della tragedia di Edipo, è di ritorno da importanti esposizioni di livello nazionale ed internazionale. L’Amministrazione Comunale POLVERIERA GUZMAN ORBETELLO coordinamento tecnico scientifico G. Carlotta Cianferoni, Gabriella Poggesi, Franco Cecchi (SBAT) coordinamento amministrativo Gabriella Scala (Comune di Orbetello) con la collaborazione di Solidea Roma- gnoli collaborazione generale Camilla Moretti progetto grafico, allestimento Carlo Bonazza fotografie Carlo Bonazza, Paolo Nannini, Archivio SBAT www.photoedizioni.com

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Comune diOrbetello

Musei dellaMareMMa

Comune di OrbetelloSoprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana

Musei di Maremma

La Polveriera Guzman, che già ospita dal 2004 una sezione del Museo Archeologico Comunale, apre quest’anno il piano terra per ampliare la conoscenza della storia del territorio.

Nell’occasione torna l’altorilievo frontonale di Talamone, uno dei contesti più significativi del Museo Archeologico Nazionale di Firenze.

Il Frontone, noto in tutto il mondo per la rappresentazione dell’assalto dei sette eroi alle mura di Tebe, quale momento finale della tragedia di Edipo, è di ritorno

da importanti esposizioni di livello nazionale ed internazionale.

L’Amministrazione Comunale

polveriera guzman orbetello coordinamento tecnico scientifico G. Carlotta Cianferoni, Gabriella Poggesi, Franco Cecchi (SBAT) coordinamento amministrativo Gabriella Scala (Comune di Orbetello) con la collaborazione di Solidea Roma-gnoli collaborazione generale Camilla Moretti progetto grafico, allestimento Carlo Bonazza fotografie Carlo Bonazza, Paolo Nannini, Archivio SBAT

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l restauro del Frontone

Dopo il rinvenimento del materiale fittile degli scavi alla fine dell’Ot-tocento, sotto la direzione prima di G. Sordini e poi di L. A. Milani, il restauratore Pietro Zei riuscì a ricomporre gran parte di un rilievo frontonale e di una porzione di fregio, che fu esposta a Firenze, nella sala del Museo Topografico dell’Etruria dedicata appunto ai Telamonenses, fino all’alluvione del 1966.Dopo lo smontaggio resosi necessario per i danni causati dall’al-luvione, si decise di sottoporre a verifica quella prima proposta di ricostruzione, che vedeva al centro del Frontone una figura alata sproporzionatamente grande, mentre la parte destra mo-strava il noto episodio dell’indovino Anfiarao, trascinato con la quadriga nelle viscere della terra, al quale si contrapponeva, nella parte sinistra, l’eroe Adrasto, anch’egli sul carro. Era stato inoltre ricomposto un “fregio” di tre lastre raffigurante Edipo cieco ed inginocchiato fra i figli morenti, che non trovava posto

nel Frontone. Il tutto era stato poi interpretato, al di là del chiaro contenuto mitologico, come un’allusione alla vittoria romana sui Galli nella battaglia di Talamone del 225 a.C.La nuova ricostruzione del rilievo, così come ci appare oggi, si basò su due osservazioni fondamentali: da un lato, la grande figura alata centrale (il cosiddetto “genio della morte”), soprattutto per le differenze di materiale e modellato, doveva essere esclusa dal Frontone; al contrario, il gruppo di Edipo con i figli, per le affinità stilistiche ed iconografiche con le altre figure frontonali, doveva essere collocato proprio nella parte centrale del timpano.In questa nuova ricostruzione, che venne ufficialmente presentata nel 1982, fu riproposto anche l’intero sistema ornamentale dei vari fregi che gli operatori del Centro di Restauro della Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana avevano potuto riprodurre sul-la base dei pochi frammenti originali recuperati, dal momento che lastre di rivestimento e antefisse venivano generalmente prodotte in serie, mediante matrici.

LA TRAGEDIA DI EDIPO

Nel Frontone di Talamone è rappresentato un momento del mito dei “Sette di Tebe”, già prediletto nell’arte greca del VI secolo a.C. e ben recepito in Etruria, dove gli eroi e le scene culminanti della saga tebana compaiono su sigilli, specchi e dipinti parietali delle tombe, oltre che su sarcofagi ed urne di età ellenistica.Tale mito era stato più volte trattato nella drammaturgia greca, ove Eschilo, Sofocle ed Euripide avevano rappresenta-to i diversi sviluppi di questa grande tragedia familiare.Ma è soprattutto nelle “Fenicie” di Euripide che si può ri-conoscere la scena rappresentata nel rilievo frontonale di Talamone, che ferma l’attimo del fatale compimento della maledizione di Edipo.Questi, dopo aver ucciso, senza peraltro rendersene conto, suo padre Laio e dopo aver risolto l’enigma della Sfinge, ottiene la mano della Regina di Tebe, ignaro di sposare sua madre Giocasta; da queste nozze nascono i fratelli Eteocle e Polinice e le sorelle Antigone ed Ismene.Essendo venuto a conoscenza di ciò che aveva fatto, Edipo, sconvolto dall’enormità dei suoi crimini, si toglie la vista e si ritira a vivere nel palazzo, maledicendo i figli che lo mal-trattano e predicendo loro lotte e sangue per ottenere la supremazia ed il potere sulla città di Tebe.

L MITO DEI SETTE CONTRO TEBE

I figli di Edipo - Eteocle e Polinice - per evitare la funesta pro-fezia paterna, cercano di accordarsi pacificamente, decidendo di regnare ciascuno ad anni alterni; mentre Eteocle inizia a gestire il potere in città, Polinice si ritira ad Argo, dove sposa la figlia del re Adrasto.Ma trascorso il primo anno di regno, Eteocle si rifiuta di cedere il trono al fratello, il quale, con l’aiuto del suocero Adrasto e di altri cinque eroi - Tideo, Capaneo, Anfiarao, Ippomedonte e Partenopeo - decide di armarsi contro Tebe.È questo il momento della tragedia rappresentato nel Fron-tone: Edipo, ormai cieco, in ginocchio e con le braccia di-speratamente alzate verso il cielo, compare al centro della composizione, fra i due figli già morenti, l’uno per mano dell’altro. A sinistra una donna - Antigone o piuttosto Gioca-sta - si volge verso Eteocle, mentre Polinice stramazza fra le braccia di un compagno.La maledizione che pesa su Edipo e sulla sua famiglia si avve-ra tragicamente, mentre anche gli altri eroi vedono compiersi il proprio destino: in alto, fra due guerrieri, Capaneo sta per precipitare dalla scala con cui tenta di dare l’assalto alle mura della città; a sinistra, Adrasto, affiancato da una figura femminile alata, si allontana rapidamente con il suo carro dal campo di battaglia; a destra, Anfiarao, in piedi e con la testa rivolta all’indietro, viene trascinato con il suo carro negli abissi infernali, da tre divinità femminili alate e da un demone emergente per metà dalle viscere della terra. La prima ipotesi di ricostruzione

Ma perché sgomentarsi, se in balìa della fortuna sono i casi umani, che l’uomo non potrà mai preconoscere? Sofocle, edipo re

Edipo tra Eteocle e Polinice

Non senza forze Polinice, ma con destrieri molti, ma con fremito d’innumerevoli armi a Tebe venne... Euripide, Le Fenicie

Anfiarao sul suo carro

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IL FRONTONE DI TALAMONE

Il rilievo frontonale, noto come “il Frontone di Talamone”, proviene dal colle di Talamonaccio, un promontorio alto 106 metri circa sul livello del mare, situato sulla costa tirrenica, in prossimità di Fonte-blanda, a delimitare ad Est la baia di Talamone.Sulla sommità del colle di Talamonaccio, che costituisce un natura-le, ottimo punto di riferimento e di controllo, a seguito dei lavori intrapresi negli anni 1888/1892 per la costruzione di un forte fina-lizzato alla sicurezza militare costiera, furono recuperate numerose terrecotte architettoniche e parte di uno straordinario rilievo fronto-nale, relativo ad un’area sacra sommariamente messa in luce.Dopo un lungo periodo, durante il quale la collina divenne inaccessi-bile in quanto zona militare, negli anni Sessanta furono finalmente condotte alcune brevi campagne di scavo, che permisero di mettere in completa luce le strutture del tempio, cui il Frontone poteva es-sere riferito, e dalle quali prese avvio un nuovo studio, volto alla corretta composizione e lettura della scena figurata ed alla conse-guente ricostruzione dell’ampiezza originaria.Si giunse così ad una nuova proposta espositiva che, completa dell’apparato decorativo fittile, fu oggetto di una importante mo-stra, tenutasi presso il museo Archeologico di Firenze nel 1982 ed illustrata nel volume Talamone, il mito dei Sette a Tebe, curato da Otto Wilhelm Von Vacano.Il Frontone, dagli anni Ottanta ad oggi, è stato per lunghi periodi esposto ad Orbetello, ma ha costituito anche uno dei reperti di maggior fascino in importanti esposizioni nazionali ed internazionali, da Venezia a Madrid a Dallas

IL COLLE DI TALAMONACCIO PRIMA DEL TEMPIO I frammenti ceramici più antichi, rinvenuti nell’area del tem-pio di Talamonaccio, documentano una frequentazione del luogo a partire dall’Eneolitico, mentre durante la Media Età del Bronzo - ed almeno fino alla fine dello stesso periodo - le testimonianze archeologiche sembrano indicare l’esistenza di un vero e proprio insediamento a vocazione marittima, come peraltro accade lungo tutto il tratto di costa compreso fra la baia di Talamone ed il promontorio di Ansedonia.Anche durante la successiva Età del Ferro, ben documentata in tutto il comprensorio di Talamone, sembra che il colle di Tala-monaccio abbia accolto un consistente insediamento, basato per lo più sull’utilizzazione agricola del retroterra, ma anche su attività commerciali e marittime, con probabilità legate alla produzione di sale ed allo sfruttamento delle risorse minerarie dell’interno.Verso la fine dell’VIII secolo, la frequentazione nel sito di Ta-lamonaccio e nelle sue immediate vicinanze sembra interrom-persi; riprenderà in età arcaica, nella vicina area di Bengodi, mentre la sommità del colle dovrà attendere la fondazione del santuario, intorno alla metà del IV secolo a.C..

IL TEMPIO E LA SuA DECORAZIONE

L’edificio sacro, su cui il Frontone era collocato, si innalzava sul-la pendice Sud-Est del colle di Talamonaccio, non lontano dalla sommità, costituendo un fondamentale punto di riferimento so-prattutto per chi viaggiava da Roma verso Nord.Il tempio, che si elevava su un basamento collocato sulla roccia accuratamente predisposta, era un tetrastylos sine postico di tipo etrusco-italico, caratterizzato pertanto da quattro colonne sulla fronte e lato posteriore chiuso, mentre all’interno si trovavano un’unica cella e due stretti ambulacri laterali, le alae. L’area an-tistante il tempio, lastricata a blocchi di tufo, doveva accogliere l’altare.Le indagini archeologiche hanno dimostrato che già nella secon-da metà del IV secolo a.C. fu costruito un edificio sacro, rivestito di elementi decorativi fittili, per lo più ravvivati da brillanti colori.La decorazione architettonica fittile, se da un lato era mossa dal desiderio di abbellire il tempio, dall’altro era indispensabile per proteggere la travatura lignea del tetto; era inoltre normale che, esposte continuamente alle intemperie, le terrecotte venissero spesso riparate e sostituite, talvolta mediante un vero e proprio intervento di ridecorazione completa. È così che alle antefisse conformate a busto di Sileno e di Mena-de, relative alla prima costruzione del tempio nella seconda metà del IV secolo a.C., subentrarono, fra il 300 e il 150 a.C., antefisse a busto di Ercole e Minerva e nuove tipologie di sime e lastre.Finalmente, negli anni intorno al 150 a.C., si giunse alla messa

in opera del rilievo frontonale con i “Sette a Tebe” e della sua cornice, con antefisse a busto di Bacco e Arianna ed un nuovo corredo ornamentale, che sembra omogeneamente prodotto in una stessa bottega.Cinquanta anni più tardi, il tempio fu raso al suolo da un incen-dio e mai più ricostruito.

Gabriella PoggesiS.B.A.T.