Il fatto. Più soli, più violenti - salesianipiemonte.info · «sub-umani»; i secoli del...

2
Quotidiano di ispirazione cattolica www.avvenire.it Quotidiano di ispirazione cattolica www.avvenire.it IL FUTURO OGNI GIORNO 1968-2018 5 ANNO LI n° 13 1,50 Martedì 16 gennaio 2018 Beato Giuseppe Antonio Tovini laico Opportunità di acquisto in edicola: Avvenire + Luoghi dell’Infinito 4,20 hi è l’adulto credibile? L’individuo che ha compiuto una scelta nella sua vita. Non è rimasto al palo dell’eterna giovinezza spirituale, pronto ad esser questo o quest’altro, ma ha deciso di prender parte alla grande avventura assumendosi il rischio dell’esposizione. Prima ancora dei rami secchi, ha tagliato dentro di sé quelli fioriti, ciò che sarebbe potuto diventare. Ha bruciato le navi. Dalla vera azione non si torna più indietro perché la vera azione cambia il nostro essere, lo modifica in modo indelebile: dopo averla compiuta, non saremo più come prima. Su questo Dietrich Bonhoeffer, nella reclusione berlinese di Tegel, sotto le bombe dell’aviazione alleata, scrisse in Resistenza e resa alcune pagine indimenticabili: «L’adolescente non è mai totalmente là dove si trova; ciò fa parte della sua natura, diversamente egli sarebbe privo d’immaginazione; l’uomo invece è sempre un tutto e non sottrae nulla al presente. La sua nostalgia, che resta nascosta agli altri, è una nostalgia in qualche modo già sempre superata; e quanto più grande è il superamento che deve compiere, per essere totalmente presente, tanto più misterioso e affidabile egli diventa, nel fondo del suo essere, per il prossimo, e in particolare per i giovani che stanno ancora camminando sulla strada da lui già percorsa.» © RIPRODUZIONE RISERVATA C Eraldo Affinati FARE UNA SCELTA Il fatto. Aumentano gli episodi di microcriminalità e di vandalismo commessi da minori. I deficit educativi di famiglie, scuola e istituzioni Più soli, più violenti È emergenza «baby gang» a Napoli e non solo Vertice con Minniti. Sepe: ora una nuova alleanza EDITORIALE IL PESO DEI CONCETTI E DELLE SCELTE MA CHE RAZZA DI POLITICA GIUSEPPE ANZANI a che razza di uomo è un uomo che parla di razza quando parla di uomini? Già nel mio di- re "razza" su lui e sulle sue parole (ma che razza di parole) nel senso di tipo, sento il brivido d’una pa- rola sconcia e insanguinata dalla storia se riferita a una diversità biologica o an- tropologica fra esseri umani. Per gli a- lunni di anni lontani, c’erano carte geo- grafiche della terra con i colori delle va- rie razze, bianca nera gialla rossa viola, prima che la Costituzione cacciasse quella parola dai confini dell’egua- glianza nei diritti umani. Appena più tardi l’Unesco affermava l’appartenen- za di ogni essere umano all’unica spe- cie (1950), e nel 1978 collegando la ca- tastrofe della guerra mondiale anche «al dogma dell’ineguaglianza delle razze e degli uomini» condannava il razzismo come «contrario ai princìpi morali ed etici dell’umanità». Oggi non c’è più nessuno che sul piano scientifico accetti la teoria delle razze. Sul piano dell’analisi genetica non ha fondamento. Le differenze che caratte- rizzano popoli ed etnie sono costrutti so- cioculturali; e anziché ostacolare l’unità della specie umana sono esse stesse e- spressione di diritti umani («diritto alla differenza»). In realtà, la teoria delle razze è servita nella storia a separare, dominare, ster- minare. Scorrono sullo sfondo in pochi attimi i secoli dello schiavismo codifica- to e accettato senza sussulti etici sopra la vita torturata di milioni di esseri «sub-umani»; i secoli del colonialismo sfruttatore dei «selvaggi» e massacra- tore dei popoli autoctoni; gli anni cen- trali dell’ultimo secolo di sangue, con la fornace della Shoah a tener pura la razza ariana. Un filo rosso lega tutte le tragedie, ed è il concetto di razza su- periore e di razza inferiore, di con- fronto identitario che cancella la qua- lità umana di chi è reputato appunto sub-umano, selvaggio, impuro. Finché perdura questa concezione di va- lore e di dominio, che espelle gli inferio- ri o i barbari o i "musi colorati" dalla cer- chia della famiglia umana, non basterà aver bandito dai discorsi la parola razza, sostituendola con etnia. Perché l’inimi- cizia fra le etnie, che pure reciproca- mente si includono nella famiglia uma- na, è identicamente capace di paura e di odio, a rischio di tragedia, come avve- nuto nei decenni trascorsi. Io non penso nemmeno per un attimo che la gente lombarda abbia di questi pensieri. Anzi è la più accogliente d’Ita- lia, ospitando 1,3 milioni di stranieri. Pro- venienti da un arcobaleno di decine di Paesi diversi. Lavorano, pagano le tasse, mandano i figli a scuola. Alle università di Lombardia sono iscritti quasi un quar- to di tutti gli universitari stranieri in Ita- lia. Apprendono la cultura "nostra". E poi non credo neppure che il candidato presidente lombardo Fontana abbia in- teso di proposito di seminare odio o di- sprezzo. No. Paura sì, però, paura caval- cata elettoralmente con fantasmi di «e- stinzione dell’etnia». Ma qui, appunto, con l’identità minacciata si insinua la dottrina della purezza etnica e della con- taminazione. E non si capisce che la so- luzione non è il rifiuto, ma l’integrazio- ne. Farli nostri è il loro divenire nostri. Noi e loro, e ci richiamiamo "noi". Lo slo- gan che «non possiamo prenderli tutti» non sbianca le parole sbagliate. Lo sap- piamo tutti che "tutti non possiamo prenderli" (e del resto, gran parte chie- de di migrare altrove). Ma quelli che pos- siamo prendere prendiamoli con noi. Di una cosa siamo totalmente sicuri, che sono della nostra stessa razza. Umana. © RIPRODUZIONE RISERVATA M Nuove aggressioni ai mino- renni a Napoli, mentre la città si mobilita contro il fe- nomeno delle baby gang. Il cardinale Sepe: «In man- canza della legge della fa- miglia, vince la legge della strada. Ora individuiamo percorsi di prevenzione». Il maestro di strada Rossi Do- ria: «Attenti alle nuove bom- be sociali, serve una grande alleanza civile». Nel 2017, sono aumentate aggressio- ni e rapine a opera di mino- renni anche a Roma, Mila- no, Torino. Oggi vertice nel capoluogo campano con il ministro Minniti. «POSSIBILE UN INCIDENTE». L’ARRIVO IN CILE Il Papa ritorna a denunciare il rischio nucleare ANDREA GALLI Francesco ha iniziato ieri il suo viaggio apostolico «non semplice ma dav- vero appassionante» – come lo ha definito il cardinale Pietro Parolin, segre- tario di Stato – in Cile e Perù. L’aereo, un B777 dell’Alitalia, è decollato dal- l’aeroporto di Fiumicino alle 8.55. L’arrivo in Cile, sua prima tappa, nella notte italiana. Ai settanta operatori dei media che lo seguono, Francesco ha fatto distribuire una fotografia scattata a Nagasaki dopo l’esplosione della bomba atomica del 1945 con, sul retro, la sua firma e la scritta: «Il frutto della guerra» (nella foto, il Papa mostra l’immagine). A Bergoglio è stato chiesto se veramente teme una guerra nucleare. «Sì, ne ho veramente paura» è stata la risposta, «siamo al limite», un solo incidente può «innescare una guerra». Di questo passo tutto «rischia di precipitare». La soluzione è il disarmo nucleare. CAPUZZI, CARDINALE E FASSINI ALLE PAGINE 4 E 5 «Dobbiamo concentrarci sulle modalità con cui stiamo con i ra- gazzi: lo slogan “non conta la quantità ma la qualità”, con cui noi adulti ci siamo scaricati la co- scienza sul poco tempo a dispo- sizione per stare coi figli, non fun- ziona più». Lo spiega don Do- menico Ricca, cappellano del carcere minorile torinese Aporti. Si infiamma la campagna elet- torale per le regionali in Lom- bardia, dove sotto il tiro incro- ciato delle critiche è finito il can- didato del centrodestra, il leghi- sta Attilio Fontana. Il tutto dopo che a Radio Padania Libera l’e- sponente del centrodestra, nel- lo spiegare le sue idee sull’"im- migrazione", ha parlato di «realtà etnica…» e di «nostra razza bian- ca» da difendere prima che sia cancellata. Travolto dalle criti- che, Fontana ha poi fatto marcia indietro, riferendosi a un lapsus. PRIMOPIANO ALLE PAGINE 6 E 7 LOMUNNO A PAGINA 7 FOLENA E RE A PAGINA 9 Il cappellano Don Ricca: serve presenza quotidiana degli adulti Politica. Coro di condanne. Lui si difende: un lapsus Fontana scivola: dobbiamo tutelare i bianchi Il piano europeo Investimenti esterni: la buona impresa coopera allo sviluppo NINO SERGI La cooperazione internazionale, per es- sere efficace, portare valori e produrre valore, rafforzare le potenzialità di co- struire veri partenariati, legami dura- turi, rapporti tra comunità, imprese, territori, Stati a beneficio reciproco, for- tificare i processi di pace e la sicurezza, richiede un’azione di sistema. A PAGINA 2 Biotestamento/1 La relazione di cura tra medico e paziente vale più di un comma FELICE ACHILLI Viviamo in un tempo difficile e affascinan- te insieme, soprattutto in medicina. Lo svi- luppo straordinario della conoscenza e del- la tecnologia ha consentito di raggiungere risultati assolutamente positivi, inimma- ginabili solo alcuni decenni fa. Nello stes- so tempo ci scontriamo quotidianamente con una disponibilità di risorse... A PAGINA 3 Biotestamento/2 Il dovere ultimo di affrontare la realtà sul fine vita FRANCESCO D’AGOSTINO Assuntina Morresi è convinta che la leg- ge sul consenso informato e sulle Dat, ap- provata lo scorso 14 dicembre, «cambi ra- dicalmente alcuni paradigmi fondamen- tali della nostra società». Gian Luigi Gigli sostiene che «non è rispettosa della libertà dei medici, come delle istituzioni sanita- rie ispirate da idealità che porterebbero... A PAGINA 3 I NOSTRI TEMI Idee L’islamista Fanjul smonta il “mito” della convivenza pacifica nella Spagna medioevale PALIAGA A PAGINA 22 Inedito L’allarme che lanciò Ricoeur «Fenomeno migrazioni, l’Europa ha scarsa memoria» IL TESTO A PAGINA 23 Spettacoli “The Post”, nuovo film denuncia di Spielberg. Musica: morta Dolores, la voce dei Cranberries DE LUCA E CALVINI A PAGINA 25 arà questo il Paradiso? La denuncia di Bankitalia Mafie pervasive nell’azzardo Riciclaggio con le scommesse MIRA E POGGIO A PAGINA 11 Le nuove missioni militari Pinotti: più soldati in Libia e Niger Assalto all’aeroporto di Tripoli ALFIERI A PAGINA 15 PER IL BENE DEI BAMBINI TRA GENITORI E PROF SERVE COLLABORAZIONE

Transcript of Il fatto. Più soli, più violenti - salesianipiemonte.info · «sub-umani»; i secoli del...

Page 1: Il fatto. Più soli, più violenti - salesianipiemonte.info · «sub-umani»; i secoli del colonialismo sfruttatore dei «selvaggi» e massacra-tore dei popoli autoctoni; gli anni

Quot id iano d i isp i raz ione catto l ica www.avvenire . i tQuot id iano d i isp i raz ione catto l ica www.avvenire . i t

IL FUTUROOGNI GIORNO

1968-20185ANNO LI n° 131,50 €

Martedì 16 gennaio2018

Beato Giuseppe Antonio Tovinilaico

Opportunità di acquistoin edicola:Avvenire+ Luoghi dell’Infinito4,20 €

hi è l’adulto credibile?L’individuo che ha compiutouna scelta nella sua vita. Non è

rimasto al palo dell’eterna giovinezzaspirituale, pronto ad esser questo oquest’altro, ma ha deciso di prenderparte alla grande avventuraassumendosi il rischiodell’esposizione. Prima ancora deirami secchi, ha tagliato dentro di séquelli fioriti, ciò che sarebbe potutodiventare. Ha bruciato le navi. Dallavera azione non si torna più indietroperché la vera azione cambia il nostroessere, lo modifica in modo indelebile:dopo averla compiuta, non saremopiù come prima. Su questo DietrichBonhoeffer, nella reclusione berlinesedi Tegel, sotto le bombe dell’aviazione

alleata, scrisse in Resistenza e resaalcune pagine indimenticabili:«L’adolescente non è mai totalmentelà dove si trova; ciò fa parte della suanatura, diversamente egli sarebbeprivo d’immaginazione; l’uomoinvece è sempre un tutto e non sottraenulla al presente. La sua nostalgia,che resta nascosta agli altri, è unanostalgia in qualche modo già sempresuperata; e quanto più grande è ilsuperamento che deve compiere, peressere totalmente presente, tanto piùmisterioso e affidabile egli diventa, nelfondo del suo essere, per il prossimo, ein particolare per i giovani che stannoancora camminando sulla strada dalui già percorsa.»

© RIPRODUZIONE RISERVATA

CEraldo AffinatiFARE UNA SCELTA

Il fatto. Aumentano gli episodi di microcriminalità e di vandalismocommessi da minori. I deficit educativi di famiglie, scuola e istituzioni

Più soli, più violentiÈ emergenza «baby gang» a Napoli e non soloVertice con Minniti. Sepe: ora una nuova alleanza

E D I T O R I A L E

IL PESO DEI CONCETTI E DELLE SCELTE

MA CHE RAZZADI POLITICA

GIUSEPPE ANZANI

a che razza di uomo èun uomo che parla dirazza quando parla diuomini? Già nel mio di-re "razza" su lui e sulle

sue parole (ma che razza di parole) nelsenso di tipo, sento il brivido d’una pa-rola sconcia e insanguinata dalla storiase riferita a una diversità biologica o an-tropologica fra esseri umani. Per gli a-lunni di anni lontani, c’erano carte geo-grafiche della terra con i colori delle va-rie razze, bianca nera gialla rossa viola,prima che la Costituzione cacciassequella parola dai confini dell’egua-glianza nei diritti umani. Appena piùtardi l’Unesco affermava l’appartenen-za di ogni essere umano all’unica spe-cie (1950), e nel 1978 collegando la ca-tastrofe della guerra mondiale anche «aldogma dell’ineguaglianza delle razze edegli uomini» condannava il razzismocome «contrario ai princìpi morali edetici dell’umanità».Oggi non c’è più nessuno che sul pianoscientifico accetti la teoria delle razze.Sul piano dell’analisi genetica non hafondamento. Le differenze che caratte-rizzano popoli ed etnie sono costrutti so-cioculturali; e anziché ostacolare l’unitàdella specie umana sono esse stesse e-spressione di diritti umani («diritto alladifferenza»). In realtà, la teoria delle razze è servitanella storia a separare, dominare, ster-minare. Scorrono sullo sfondo in pochiattimi i secoli dello schiavismo codifica-to e accettato senza sussulti etici soprala vita torturata di milioni di esseri«sub-umani»; i secoli del colonialismosfruttatore dei «selvaggi» e massacra-tore dei popoli autoctoni; gli anni cen-trali dell’ultimo secolo di sangue, conla fornace della Shoah a tener pura larazza ariana. Un filo rosso lega tutte letragedie, ed è il concetto di razza su-periore e di razza inferiore, di con-fronto identitario che cancella la qua-lità umana di chi è reputato appuntosub-umano, selvaggio, impuro.Finché perdura questa concezione di va-lore e di dominio, che espelle gli inferio-ri o i barbari o i "musi colorati" dalla cer-chia della famiglia umana, non basteràaver bandito dai discorsi la parola razza,sostituendola con etnia. Perché l’inimi-cizia fra le etnie, che pure reciproca-mente si includono nella famiglia uma-na, è identicamente capace di paura e diodio, a rischio di tragedia, come avve-nuto nei decenni trascorsi. Io non penso nemmeno per un attimoche la gente lombarda abbia di questipensieri. Anzi è la più accogliente d’Ita-lia, ospitando 1,3 milioni di stranieri. Pro-venienti da un arcobaleno di decine diPaesi diversi. Lavorano, pagano le tasse,mandano i figli a scuola. Alle universitàdi Lombardia sono iscritti quasi un quar-to di tutti gli universitari stranieri in Ita-lia. Apprendono la cultura "nostra". Epoi non credo neppure che il candidatopresidente lombardo Fontana abbia in-teso di proposito di seminare odio o di-sprezzo. No. Paura sì, però, paura caval-cata elettoralmente con fantasmi di «e-stinzione dell’etnia». Ma qui, appunto,con l’identità minacciata si insinua ladottrina della purezza etnica e della con-taminazione. E non si capisce che la so-luzione non è il rifiuto, ma l’integrazio-ne. Farli nostri è il loro divenire nostri.Noi e loro, e ci richiamiamo "noi". Lo slo-gan che «non possiamo prenderli tutti»non sbianca le parole sbagliate. Lo sap-piamo tutti che "tutti non possiamoprenderli" (e del resto, gran parte chie-de di migrare altrove). Ma quelli che pos-siamo prendere prendiamoli con noi. Diuna cosa siamo totalmente sicuri, chesono della nostra stessa razza. Umana.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

MNuove aggressioni ai mino-renni a Napoli, mentre lacittà si mobilita contro il fe-nomeno delle baby gang. Ilcardinale Sepe: «In man-canza della legge della fa-miglia, vince la legge dellastrada. Ora individuiamopercorsi di prevenzione». Ilmaestro di strada Rossi Do-ria: «Attenti alle nuove bom-be sociali, serve una grandealleanza civile». Nel 2017,sono aumentate aggressio-ni e rapine a opera di mino-renni anche a Roma, Mila-no, Torino. Oggi vertice nelcapoluogo campano con ilministro Minniti.

«POSSIBILE UN INCIDENTE». L’ARRIVO IN CILE

Il Papa ritornaa denunciareil rischio nucleare

ANDREA GALLI

Francesco ha iniziato ieri il suo viaggio apostolico «non semplice ma dav-vero appassionante» – come lo ha definito il cardinale Pietro Parolin, segre-tario di Stato – in Cile e Perù. L’aereo, un B777 dell’Alitalia, è decollato dal-l’aeroporto di Fiumicino alle 8.55. L’arrivo in Cile, sua prima tappa, nellanotte italiana. Ai settanta operatori dei media che lo seguono, Francesco ha fatto distribuireuna fotografia scattata a Nagasaki dopo l’esplosione della bomba atomicadel 1945 con, sul retro, la sua firma e la scritta: «Il frutto della guerra» (nellafoto, il Papa mostra l’immagine). A Bergoglio è stato chiesto se veramenteteme una guerra nucleare. «Sì, ne ho veramente paura» è stata la risposta,«siamo al limite», un solo incidente può «innescare una guerra». Di questopasso tutto «rischia di precipitare». La soluzione è il disarmo nucleare.

CAPUZZI, CARDINALE E FASSINI ALLE PAGINE 4 E 5

«Dobbiamo concentrarci sullemodalità con cui stiamo con i ra-gazzi: lo slogan “non conta laquantità ma la qualità”, con cuinoi adulti ci siamo scaricati la co-scienza sul poco tempo a dispo-sizione per stare coi figli, non fun-ziona più». Lo spiega don Do-menico Ricca, cappellano delcarcere minorile torinese Aporti.

Si infiamma la campagna elet-torale per le regionali in Lom-bardia, dove sotto il tiro incro-ciato delle critiche è finito il can-didato del centrodestra, il leghi-sta Attilio Fontana. Il tutto dopoche a Radio Padania Libera l’e-sponente del centrodestra, nel-lo spiegare le sue idee sull’"im-migrazione", ha parlato di «realtàetnica…» e di «nostra razza bian-ca» da difendere prima che siacancellata. Travolto dalle criti-che, Fontana ha poi fatto marciaindietro, riferendosi a un lapsus.

PRIMOPIANO ALLE PAGINE 6 E 7 LOMUNNO A PAGINA 7

FOLENA E RE A PAGINA 9

Il cappellano

Don Ricca:serve presenzaquotidianadegli adulti

Politica. Coro di condanne. Lui si difende: un lapsus

Fontana scivola:dobbiamotutelare i bianchi

Il piano europeoInvestimenti esterni:la buona impresacoopera allo sviluppo

NINO SERGI

La cooperazione internazionale, per es-sere efficace, portare valori e produrrevalore, rafforzare le potenzialità di co-struire veri partenariati, legami dura-turi, rapporti tra comunità, imprese,territori, Stati a beneficio reciproco, for-tificare i processi di pace e la sicurezza,richiede un’azione di sistema.

A PAGINA 2

Biotestamento/1La relazione di curatra medico e pazientevale più di un comma

FELICE ACHILLI

Viviamo in un tempo difficile e affascinan-te insieme, soprattutto in medicina. Lo svi-luppo straordinario della conoscenza e del-la tecnologia ha consentito di raggiungererisultati assolutamente positivi, inimma-ginabili solo alcuni decenni fa. Nello stes-so tempo ci scontriamo quotidianamentecon una disponibilità di risorse...

A PAGINA 3

Biotestamento/2Il dovere ultimodi affrontare la realtàsul fine vita

FRANCESCO D’AGOSTINO

Assuntina Morresi è convinta che la leg-ge sul consenso informato e sulle Dat, ap-provata lo scorso 14 dicembre, «cambi ra-dicalmente alcuni paradigmi fondamen-tali della nostra società». Gian Luigi Giglisostiene che «non è rispettosa della libertàdei medici, come delle istituzioni sanita-rie ispirate da idealità che porterebbero...

A PAGINA 3

I NOSTRI TEMI

IdeeL’islamista Fanjul smontail “mito” della convivenza pacificanella Spagna medioevale

PALIAGA A PAGINA 22

IneditoL’allarme che lanciò Ricoeur«Fenomeno migrazioni, l’Europa ha scarsa memoria»

IL TESTO A PAGINA 23

Spettacoli“The Post”, nuovo film denunciadi Spielberg. Musica: mortaDolores, la voce dei Cranberries

DE LUCA E CALVINI A PAGINA 25

arà questo il Paradiso?

La denuncia di BankitaliaMafie pervasive nell’azzardoRiciclaggio con le scommesse

MIRA E POGGIO A PAGINA 11

Le nuove missioni militariPinotti: più soldati in Libia e NigerAssalto all’aeroporto di Tripoli

ALFIERI A PAGINA 15

PER IL BENE DEI BAMBINITRA GENITORI E PROFSERVE COLLABORAZIONE

TECNAVIA [CROPPDFINORIG] crop = -45 -30 -45 -30
Page 2: Il fatto. Più soli, più violenti - salesianipiemonte.info · «sub-umani»; i secoli del colonialismo sfruttatore dei «selvaggi» e massacra-tore dei popoli autoctoni; gli anni

7Martedì16 Gennaio 2018 P R I M O P I A N O

LA VIOLENZAE I MINORENNI

L’allarmeLa città e le periferie regnodei giovani violenti. DonPalmese, presidente diPolis: «Pervasi dal senso diimmunità». Mobilitazionedegli studenti: domani ilcorteo con partenza daScampia: «Adesso basta».Anche le madri in piazza

Nuove aggressioni a minorenniNapoli ostaggio delle baby gangAltri tre ragazzini picchiati. Oggi il vertice con Minniti

VALERIA CHIANESENAPOLI

uova aggressione a Napoli da parte diun branco a un minorenne. Insulti e poiun pugno in faccia domenica sera, ver-

so le 21.30, davanti alla stazione della metro-politana Policlinico, ai danni di un sedicenne.Il ragazzo ha riferito di essere stato avvicinatoda una baby gang, di età compresa tra i 16 e i 18anni, che non conosceva. Prima hanno inizia-to ad insultarlo, poi lo hanno colpito al voltocon un pugno rompendogli il naso. Rientrato acasa, i genitori lo hanno accompagnato all’o-spedale Vecchio Pellegrini dove gli è stata re-fertata una prognosi di 30 giorni. Il ragazzino harifiutato il ricovero. La Polizia di Stato, che nonè intervenuta sul posto ma è stata allertata in o-spedale, sta accertando i fatti.È uno dei numerosi episodi di violenza controminorenni. E non solo a Napoli. Sabato sera,nella Villa Comunale di Pomigliano d’Arco, ungruppo armato di catene ha aggredito due ra-gazzi italo-marocchini, Marwan e Abdu, di 14e 15 anni, cercando di togliergli lo smartphone.Le vittime hanno identificato due dei presuntiaggressori, un 15enne e un 13enne. I carabi-nieri, avvisati dai familiari dei due ragazzi, lihanno individuati e uno è stato arrestato e tra-sferito in prigione.Don Peppino Gambardella, parroco di San Fe-lice in Pincis a Pomigliano d’Arco e ideatore del-l’associazione "Legami di Solidarietà" con Li-bera osserva: «Sono ragazzi figli di quest’epo-ca: un tempo di individualismo, di chiusura, divirtuale. È entrato negli animi dei ragazzi unmondo, quello di internet, che isola i ragazzidalla vita reale e gli fa creare una aggregazione

virtuale per cuinon sono più ca-paci di creare rela-zioni umane vere».Oggi nel pomerig-gio è in program-ma un vertice aNapoli in prefettu-ra. Sarà presenteanche il ministrodell’Interno MarcoMinniti. Don Toni-no Palmese, presi-dente di Polis, ri-

flette su quello che sta accadendo: «Noi, se-guendo le vittime innocenti di criminalità or-ganizzata e comune, ci rendiamo conto del bi-sogno di intercettare anche il colpevole o peg-gio ancora il carnefice e ci siamo resi conto chenell’incontro tra la vittima e il colpevole, il col-pevole quasi sempre non aveva la percezionereale dell’altro: i nostri ragazzi, soprattutto i piùgiovani, credono che quello che hanno di fron-te sia il frutto di una finzione che passerà. Perdue motivi: perché non credono nell’esistenzadell’altro, perché c’è una immunità così scrittabene da parte della legge che nessuno ci potràcadere».Annota Maria de Luzenberger, procuratore del-la Repubblica per i minorenni di Napoli: «Pur-troppo c’è una condizione dei giovani che vi-vono nell’hinterland molto grave, in taluni quar-tieri sono abbandonati, ci sono pochi servizisociali. La città di Napoli ha una sua organiz-zazione dei servizi sociali, pur nelle gravi ca-renze che registra, ma la periferia e i comuni li-mitrofi sono in situazione ancora più grave».Proseguono intanto le indagini sul pestaggio diGaetano, il ragazzo 15enne aggredito il 12 gen-naio scorso a pugni e a calci nella metro diChiaiano, nord di Napoli, e ricoverato nell’o-

N

spedale di Giugliano in Campania per una mil-za spappolata. La Polizia ha individuato i 10 ra-gazzi del branco dalle immagini delle teleca-mere di sorveglianza della stazione, quattro diquesti, tra i 14 e i 16 anni, sono stati interroga-ti e denunciati per lesioni gravissime. Un cor-teo di studenti è stato indetto per domani mat-tina, con partenza dalla stazione della metro-politana di Scampìa, per manifestare vicinan-za a Gaetano. "Basta violenze! Gaetano siamocon te" è il messaggio della manifestazione po-stato su Facebook: «Non possiamo restare fer-mi mentre ci sono dei ragazzi che sono stati pic-chiati brutalmente, non possiamo restare fer-

mi mentre questi ragazzi hanno rischiato la vi-ta, non possiamo restare indifferenti a una si-tuazione del genere». È il momento di scende-re in piazza, continua il messaggio, «di partireda Scampia, di partecipare a un grande corteoche coinvolga studenti, docenti, persone delquartiere e non e le comunità impegnate gior-no per giorno nei nostri territori per un futuromigliore. È il momento che l’Area Nord di Na-poli si muova in una marcia di solidarietà neiconfronti di Gaetano e di tutte le vittime di vio-lenze e per combattere l’omertà». E gli studen-ti hanno indetto un’assemblea il 19 gennaio inpiazza Miracoli, davanti allo scientifico fre-

quentato da Arturo, il 17enne accoltellato al-la gola e al polmone in via Foria a Napoli il 18dicembre, e che ieri è tornato a scuola. Accol-to da uno striscione di benvenuto Arturo, e-mozionato, ha abbracciato i compagni, la pre-side, i docenti. «Penso di essere solo uno di u-na lunga serie – ha dichiarato – e purtroppo cene saranno altri ancora. A quelli che vengonoaggrediti dico di cercare di dimenticare. Io cisono riuscito». La mamma, Maria Luisa Iava-rone, lancia un movimento civico di “madriferite” e propone un appello a quelle degli ag-gressori per aiutare i ragazzi.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Aggrediti, picchiati e rapinati da unadozzina di giovanissimi in pieno centro aTorino, a due passi dalla Mole. L’episodio èavvenuto nella notte tra sabato e domenicanell’area delle piste da skate board inpiazzale Valdo Fusi, ritrovo della movida nelcapoluogo piemontese; vittimedell’aggressione quattro torinesi che sonostati derubati di tutto, soldi, cellulari,catenine e persino giacche a vento:«Parlavano italiano ma sembravanomarocchini. Erano tutti ben vestiti, hannoagito velocemente e con lucidità» colpendocon calci e pugni, hanno denunciato igiovani rapinati. Gli investigatori dellaQuestura sono al lavoro per tentare diidentificare il branco anche attraverso leimmagini delle telecamere di sicurezza; dueminori sarebbero già stati identificati. Labanda – che subito dopo l’aggressione si èallontanata nelle vie che circondano lapiazza – potrebbe essere la stessa a cuiappartiene il diciassettenne che venerdìscorso ha puntato una pistola giocattolocontro la polizia che l’aveva fermato dopouna razzia di vestiti da un negozio delcentro commerciale del Lingotto. È deigiorni scorsi anche la notizia della babygang che agiva al centro commerciale LeGru e che è stata smantellata dai carabinieridopo la denuncia di 4 giovani perl’aggressione a una madre che lirimproverava di bestemmiare ad alta voce.Un’altra baby gang, composta da 5 italiani euna marocchina tra i 15 e i 20 anni, era statafermata invece la notte di Santo Stefanomentre tentava di estorcere denaro prima aun egiziano trentenne e poi a una passanteitaliana nel quartiere di San Salvario.

TORINO

Attacco alla piazza della movida

L’emergenza. Assalti in aumento nelle metropoliNel 2017 casi a Torino, Milano e Roma. A Napoli 11 episodi da novembre

VINCENZO R. SPAGNOLO

ndici gravi aggressioni fra novembre e gen-naio, in media una ogni 5 giorni. Per Napo-li, pestaggi e ferimenti di minorenni ad opera

di brutalibaby gang, composte da altri giovanissimi,sono diventati motivo di preoccupazione, tanto darichiedere la presenza oggi in città del ministro del-l’Interno Marco Minniti.Casi in tutta Italia.Ma non c’è solo Napoli. In diversecittà, i casi di aggressione di minori da parte di altriragazzi paiono più frequenti. Per tutta la giornata diieri, Avvenire ha fatto richiesta al Viminale dei datiper il 2017 e per il 2016: «Li stiamo elaborando», è sta-ta la risposta. In attesa delle conferme istituzionali,i tanti campanelli d’allarme locali fanno ipotizzareun aumento a livello nazionale di reati di questo ge-nere. A Torino, Polizia e Carabinieri hanno apertoindagini su almeno due bande di giovanissimi re-sponsabili di recenti rapine in danno di altri ragaz-zi. A Roma, il 19 novembre, una ventina di mino-renni ha fatto vivere un pomeriggio di terrore ai ra-gazzi che affollavano la terrazza del Pincio, finché i

Ucarabinieri sono riusciti ad arrestarne 6 (4 mino-renni, un 18enne e un 19enne, tutti di origini ma-rocchine), con le accuse di «rapina in concorso, ten-tata violenza sessuale, tentata estorsione e porto dioggetti atti a offendere». A Milano, sempre a no-vembre, altri 7 sono stati indagati dalla polizia peraver compiuto, fra maggio e ottobre, almeno 19 ra-pine a coetanei, per «comprarsi abiti firmati». Un18enne è finito in carcere, altri due in comunità direcupero.Il branco che accerchia. Dai verbali di vittime e te-stimoni, emergono modalità ricorrenti. Uno sciamedi 10-12 ragazzi, con uno o due capetti, accerchiaqualche coetanei. Dagli sguardi torvi si passa a in-sulti e spintoni, quindi alle botte e alle coltellate. Al-cune gang sono "specializzate" in rapine (orologi, de-naro, smartphone di ultima generazione), altre mo-lestano le ragazze o prendono a pugni qualche mal-capitato.L’appello del magistrato.A Napoli, il fenomeno si in-nesta in un tessuto sociale già dilaniato da camor-ra, spaccio e altri reati. E al centro delle scorrerie nonci sono solo le zone borghesi del Vomero e Chiaia,

ma periferie come Chiaiano o Pomigliano d’Arco.«Aiutateci!! Perché da soli non ce la facciamo. Napolicosì si spegne», scrive in una drammatica lettera a-perta Antonio Ardituro, consigliere del Csm e già pmanticamorra. In altre città, quando accadono cose si-mili, «lo Stato interviene. Qui no», lamenta il magi-strato. «Si passa dai 200 morti l’anno per le guerre dicamorra alle faide che bruciano interi quartieri; da-gli scempi ecologici alle paranze dei bambini». Ora,ci sono «le baby gang, con ragazzini assaliti, accol-tellati, riempiti di botte da altri ragazzini che nonsanno spiegare perché». Per il magistrato, la repres-sione non basta: «Abbiamo bisogno di tutto: scuoleaperte di pomeriggio, parrocchie accoglienti, corsidi educazione civica per gli adulti, strutture sporti-ve». Accanto al rigore e alla «sicurezza urbana», ser-ve a quei ragazzi «qualche speranza di sviluppo e-conomico e di lavoro». Perciò, conclude Ardituro,«da soli non ce la facciamo. Napoli diventi un’emer-genza nazionale. Aiutateci. Per favore». Un appelloaccorato, e non il solo, di cui il ministro Minniti e ilgoverno non possono non tener conto.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Il cappellano. «Serve quotidianità educativa. Torniamo a seminare»MARINA LOMUNNOTORINO

i fronte agli ultimi fatti diviolenza di Napoli e di Tori-no la mia prima reazione è

di sgomento e impotenza perché mi do-mando come prete e come educatore ache cosa serve tutto il nostro impegnoaccanto ai ragazzi più in difficoltà». So-no parole di don Domenico Ricca, pertutti don Mecu, salesiano, da 38 annicappellano del carcere minorile torine-se Ferrante Aporti. A cui abbiamo chie-sto di riflettere sugli ultimi gravi episodidi cronaca che hanno come protagoni-sti preadolescenti.Don Ricca, l’abbassamento dell’età incui i minori commettono reati e atti dibullismo si sta abbassando anche a 10e 11 anni. Come cappellano di un car-cere minorile come legge questi fatti?

Passato il comprensibile sgomento, co-me educatori non dobbiamo farci pren-dere dal panico ma riflettere su una co-sa che non è più ovvia in un’epoca in cuitutti ci aspettiamo risultati immediati:l’educazione ha bisogno di tempi lunghie non dobbiamo smettere di seminare.Detto questo, dobbiamo concentrarcisulle modalità con cui stiamo con i ra-gazzi: lo slogan “non conta la quantitàma la qualità”, con cui noi adulti ci sia-mo riempiti la bocca per scaricarci la co-scienza sul poco tempo che abbiamo adisposizione per stare con i nostri figli,non funziona più. I ragazzini non rie-scono a valutare quanto sia più impor-tante il benessere che viene assicuratoloro da genitori assenti ma che percepi-scono un buon stipendio: i ragazzi han-no bisogno di quotidianità educativa, dipiccoli gesti di vicinanza non di predi-che del tipo “non capisci che mi am-

mazzo di lavoro per comprarti questo oquello?” . Hanno bisogno di essere se-guiti sui loro piccoli impegni quotidia-ni, sui compiti, sullo studio. Se i genito-ri non ci sono mai i ragazzi come pos-sono essere “marcati a vista” sui loro pic-coli doveri? Come possono sentire unapresenza educativa che li sostenga e aiu-ti a non disperdersi?Lei è salesiano e don Bosco diceva chein ogni ragazzo, anche il più discolo, c’èun punto di bene su cui far leva: l’e-mergenza educativa è una delle prioritàdel nostro Paese. Su che cosa si deve farleva?Innanzi tutto – e mi appello anche aimass media – abbassiamo i toni, smet-tiamo di utilizzare parole abusate come“baby gang” che evocano disprezzo neiconfronti di alcune categorie di giovanie spingono all’emulazione. I ragazzi nonleggono più i giornali o non guardano la

tv ma questi messaggi arrivano suglismartphone di cui tutti loro sono dota-ti e con cui comunicano. Inoltre il nostromondo adulto è intriso di violenza. So-no violenti i toni della politica dove quo-tidianamente ci si insulta, si lanciano a-natemi contro gli immigrati, spesso leriunioni in Palamento finiscono in ris-sa. Questo clima rancoroso i nostri gio-vani lo respirano e lo emulano. Anche laparola “emergenza educativa” ormai èabusata: cosa abbiamo fatto per affron-tarla quando l’alleanza famiglia-scuola,priorità assoluta iniziare prendere di pet-to il problema, si sta rompendo defini-tivamente? Di fronte a fatti di bullismoche coinvolgono pre-adolescenti vieneda pensare che la famiglia e la scuola sia-no assenti: chiediamoci che cosa non hafunzionato nel nostro Paese se in Euro-pa ha il primato dei neet, i giovani dai 15ai 24 anni che non lavorano né studia-

no che, secondo le ultime statistiche so-no 1 su 5, oltre 2 milioni, pari al 16% del-la popolazione giovanile…Da cosa ricominciare allora?In questi giorni in carcere mi capita diparlare con i più giovani di questi fattiperché alcuni di loro sono “dentro” perepisodi simili. E quando li fai rifletteresulla loro vita, sui gesti che hanno com-piuto, quando cerchi di stargli vicino pri-ma o poi ti dicono: «Don Mecu, sono sta-to uno stupido». Ecco perché dico che iragazzi – tutti, quelli che incontro in car-cere ma anche quelli fuori – hanno bi-sogno di “quotidianità educativa”, han-no bisogno di genitori, educatori, inse-gnanti che li ascoltino, li mettano allaprova e che non abbiano fretta di otte-nere dei risultati. Per i nostri ragazzi con-ta di più un piccolo gesto quotidiano divicinanza che un’ omelia.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Don Domenico Ricca, da 38anni accanto ai piccoli bulli di

Torino: «Ecco i risultatidell’assenza degli adulti»

L’analisi

In queste ore il Viminale «staelaborando i dati» a livellonazionale delle aggressioni

e di altri reati compiuti da minori.L’appello alle istituzioni dell’ex pmanticamorra Ardituro: «Napoli non

può farcela da sola. Aiutateci»

Intanto proseguonole indagini

sul pestaggiodi Gaetano: 10i ragazzi del

branco identificati

TECNAVIA [CROPPDFINORIG] crop = -45 -30 -45 -30