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Il Duomo di Palermo dedicato alla Santa Vergine Maria Assunta in Cielo A Cura dell’Arch. Antonuccio Carmelo Antonino

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Il Duomo di Palermo dedicato alla Santa Vergine

Maria Assunta in Cielo

A Cura dell’Arch. Antonuccio Carmelo Antonino

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Palermo : Palazzo dei Normanni ed il suo centro storico

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La cattedrale ed il suo centro storico

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Il Culto dell’Assunta e di S. Rosalia La Cattedrale metropolitana di Palermo è dedicata alla Santa Vergine Maria

Assunta in Cielo, la Patrona della città è Santa Rosalia cui è dedicata la Cappella meridionale posta nell'abside minore del transetto destro.

Importantissimo è il culto che Palermo e la Sicilia tributano alla Vergine Maria che trova fondamento sul rapporto epistolare tra l'Ambasceria del Senato

Messinese e Maria Madre di Gesù Cristo, Madre di Dio, Madre della Chiesa secondo il dogma Theotókos formulato dal Concilio di Efeso riaffermando

alcuni principii del Concilio di Nicea. Legame rafforzato dall'opera evangelizzatrice degli Apostoli, San Paolo in prima persona. In tutte le

accezioni, Patrona delle principali città dell'isola, Patrona Principale del Regno delle Due Sicilie ed attuale Patrona della Sicilia, a lei sono dedicate la maggior

parte delle Cattedrali. Nel 1128 nasce Rosalia Sinibaldi, il cui nome è contrazione latina di "Rosa

Lilia", figlia del duca Sinibaldo dei Sinibal­di vassallo del re normanno Ruggero II dei feudi di Quisquina e del Monte delle Rose, discendente di Carlo Magno

alla dodicesima generazione. La madre Donna Maria Viscardi, nipote di Ruggero II nobildonna normanna. Per estrazione, educazione, cortesia, regalità, bellezza, diviene damigella d'onore della regina Margherita di

Navarra e di Sicilia, fi­glia del Re García IV Ramírez di Navarra e moglie di Guglielmo I di Sicilia figlio di Ruggero II.

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La giovane Rosalia si forma e matura presso la corte reale, nella splendida cor­nice del Palazzo dei Normanni, a pochi passi dalla Cattedrale dove è in corso la grande ricostruzione Gualtieriana, divenendo spettatrice di ele­ganti e sontuosi eventi mondani. Sposa promessa al Principe Baldovino, cavaliere distintosi per aver salvato dalle fauci di un leone re Ruggero II, Rosalia preferisce la vita monastica e la solitaria contemplazione dapprima nell‘ Eremo di Santa Rosalia alla Quisquilia, in seguito nell‘Eremo di Santa Rosalia situato sul Monte Pellegrino. Il 7 giugno 1624 propagazione della peste dovuta allo sbarco di una nave proveniente da Tunisi via Trapani. Il 15 luglio 1624 ritrovamento del corpo coincidente con l'affievolimento dei focolai di peste. Il 27 luglio del 1624 proclamazione a Patrona della città e affermazione del primato sulle compatrone dei quattro mandamenti storici Santa Cristina, Santa Oliva, Santa Ninfa e Sant'Agata e su San Rocco fervidamente invocato durante l'epidemia del 1575. Il 15 luglio 1625 si svolge il 1° Festino in onore di Santa Rosalia. Il 26 gennaio 1630, Papa Urbano VIII, con lo "Scriptam in Coelesti" inserisce Santa Rosalia nel Martirologio Romano, fissando l'origine palermitana, di stirpe reale facendola risalire a Carlo Magno con la paternità di Sinibaldo e la maternità di Maria Viscardi nipote di Re Ruggero II.

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La cattedrale metropolitana della Santa Vergine Maria Assunta è il principale luogo di culto cattolico della città di Palermo e sede vescovile dell'omonima arcidiocesi metropolitana

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La prima Chiesa è costruita nell'attuale area a poche centinaia di metri dal primitivo insediamento Fenicio - Punico dove adesso sorge il Palazzo dei Normanni, lo stesso luogo deputato durante il I, II e III secolo al sacrificio dei primi martiri palermitani oggetto di persecuzioni cristiane. Del luogo di culto edificato intorno al IV secolo e in seguito distrutto dai Vandali, non sono pervenute testimonianze. Un secondo tempio in epoca bizantina dedicato alla Vergine Maria Assunta è riedificato sulle rovine del precedente nel 604 del quale è pervenuto, la cripta, la pianta basilicale a forma quadrata. Con l'invasione dell'isola da parte dei Saraceni, nel lungo contesto della dominazione araba che a Palermo spazia dall'anno 831 al 1072, la Basilica è trasformata in Moschea. Il ritorno alla sovranità di matrice cristiana e cattolica avviene con l'avvento dei Normanni grazie al contributo congiunto del Gran Conte Ruggero e di Roberto il Guiscardo. Per celebrare la riconquista territoriale dell'isola, la casata degli Altavilla, promuove e favorisce la costruzione di splendide e monumentali Cattedrali Normanne in tutte le località teatro delle battaglie più cruente, riservando a Palermo la costruzione più laboriosa ma, altrettanto fastosa.

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Nel 1184 - 1185 è completata la ricostruzione della nuova cattedrale, voluta dall'Arcivescovo Gualtiero Offamilio. La chiesa fu modificata ancora più volte, ma lo sviluppo in pianta della nuova cattedrale risentì sempre dei forti influssi religioso-architettonici precedenti. Ripetutamente rimaneggiata e riedificata per svariati eventi, un solo intervento è documentato cronologicamente dovuto a fenomeni sismici, nel 1726 un terremoto distrugge la parte superiore della torre campanaria. La chiesa, felice espressione di molteplici stili, ha subito nel corso dei secoli vari rimaneggiamenti, a volte discutibili. L'ultimo più poderoso è stato alla fine del Settecento, quando, in occasione del consolidamento strutturale, si rifece radicalmente l'interno su progetto di Ferdinando Fuga. Nel 1767 infatti, l'arcivescovo Serafino Filangieri aveva commissionato a Ferdinando Fuga un restauro conservativo dell'edificio, teso solamente a consolidarne la struttura. I lavori ebbero inizio solo dal 1781, eseguiti non dal Fuga ma dal palermitano Carlo Chenchi con l'assistenza di Giuseppe Venanzio Marvuglia e durarono fino al XIX secolo inoltrato. I rifacimenti furono in realtà molto più invasivi e radicali dei progetti dell'architetto fiorentino, che pensava invece di conservare, almeno in parte, il complesso longitudinale delle navate e l'originario soffitto ligneo.

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Il restauro intervenne a cambiare l'aspetto originario del complesso, dotando la chiesa della caratteristica ma discordante cupola, eseguita secondo i disegni del Fuga. Fu in quest'occasione che si distrusse la preziosa tribuna che Antonello Gagini aveva innalzato all'inizio del XVI secolo e che era ornata di statue, fregi e rilievi. Anche le pittoresche cupolette maiolicate destinate alla copertura delle navate laterali risalgono al rifacimento del 1781. In questa cattedrale, sintesi di storia e di arte dell'ultimo millennio in Sicilia, oltre ai sovrani normanni, svevi, catalani, sono stati incoronati Vittorio Amedeo II di Savoia e Carlo III di Borbone. Contrariamente alla maggior parte degli edifici di culto come monumento a se stante, la Cattedrale offre oltre alla facciata principale, altri tre interessanti e variegati prospetti:

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Prospetto laterale della Cattedrale di Palermo

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Prospetto principale o occidentale o di via Matteo Bonello. La via prende nome dal signore di Caccamo dapprima fedele ambasciatore e in seguito cospiratore contro Guglielmo I di Sicilia. La facciata si presenta molto articolata dal punto di vista prospettico, anche nello spazio, per la presenza di due poderosi archi a sesto acuto ispirati che raccordano la Cattedrale all'adiacente Palazzo Arcivescovile oggi all‘architettura islamica anche sede del Museo diocesano (Palermo). Una cancellata e una balaustra a colonnine, in sostituzione dell'antica recinzione costruita da Vincenzo Gagini nel 1575, protegge lo spazio antistante alla facciata, sui pilastri che delimitano i varchi sono poste le statue di San Giuseppe, San Pietro, San Paolo e San Francesco di Paola opere di Giovan Battista Ragusa del 1724 - 1725. Un'intricata, quanto spettacolare selva di torri campanarie neogotiche realizzate nel torrione medievale dell'Arcivescovado su progetto dell'architetto Emmanuele Palazzotto dal 1826 al 1835 si fronteggia con i due torrioni occidentali che delimitano lateralmente la facciata della Cattedrale. Il complesso presenta decorazioni opera di maestri lapicidi trecenteschi e quattrocenteschi. Il portale strombato centrale in stile gotico è del 1353 ed è sormontato da un'edicola contenente un bassorilievo di “Maria con il Bambino”. La porta centrale è del palermitano Filippo Sgarlata del XX secolo. In simmetria e speculari all’asse dell’ingresso sono poste quattro iscrizioni lapidee sovrastate da altrettante nicchie. Il portale è arricchito in alto da una bellissima bifora posta in prossimità della navata centrale all’interno di una cornice mistilinea. I due portali laterali sono sormontati da targhe marmoree e grandiose monofore strombate cieche con più ordini di colonnine e ghiere prospettiche. Tutte le pareti sono coronate dalla caratteristica merlatura.

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Portico meridionale, lato destro

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Affresco nel catino dell'abside, dove sono rappresentati Roberto il Guiscardo e il conte Ruggero

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L'interno, che ha subito profonde trasformazioni tra la fine del Settecento e i primi dell’Ottocento, è a croce latina con tre navate divise da pilastri (gruppi tetrastili con 4 colonne incastonate ) con statue di santi che facevano parte della decorazione della tribuna del Gagini. Nella navata destra, la prima e la seconda cappella, comunicanti fra di loro, custodiscono le tombe imperiali e reali dei normanni, intorno alle quali ruota una storia romanzesca e ricca d'interesse. Ruggero II, re dal 1130, aveva stabilito già nel 1145 che il Duomo di Cefalù da lui fondato diventasse il mausoleo della famiglia reale. In tal senso aveva predisposto la sistemazione di due sarcofagi in porfido, un granito molto prezioso e di notevole durezza, originario dell'Egitto, dal colore rosso cupo che, nell'antichità, era usato esclusivamente per le commissioni imperiali. Alla sua morte nel 1154, però, egli venne sepolto nella cattedrale di Palermo in un avello di porfido dalla forma molto più semplice. Nel 1215 Federico II fece trasportare i due sarcofagi da Cefalù alla cattedrale di Palermo destinandoli a sé e al padre Enrico VI. Il sarcofago di Federico II è sormontato da un baldacchino con colonne in porfido e l'urna è sorretta da due coppie di leoni; insieme a quelli di Federico II sono stati conservati anche i resti di Pietro II d’Aragona. Le altre tombe sono quelle di Costanza d'Aragona (1183-1222), sorella del re d'Aragona e moglie di Federico II, di Guglielmo, duca d'Atene figlio di Federico III d'Aragona, e dell’imperatrice Costanza d'Altavilla, figlia di Ruggero II e madre di Federico II.

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Parete transetto sinistro: Cappella dedicata al SS. Crocifisso. La sopraelevazione dell'altare una croce in agata del '700 sostiene un "Crocifisso" scultura policroma di epoca medioevale in legno di tiglio, donato alla Cattedrale nel 1311 da Manfredi Chiaramonte. Alla base del Crocefisso le sculture della "Madonna" e della "Maddalena" di Gaspare Serpotta eseguite nel 1664. La statua di San Giovanni è opera di Gaspare Guercio. Sormonta il tutto in alto nella lunetta uno stucco di Filippo Quattrocchi del XVIII secolo riproducente "Dio Padre tra gli Angeli".

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Sul pavimento della navata centrale è stata realizzata, durante i rifacimenti moderni, una meridiana in marmo con tarsie colorate che rappresentano i segni zodiacali, (opera di Giuseppe Piazzi astronomo qui collocata nell'anno 1801). Il ricco altare del Sacramento, in bronzo, lapislazzulo e marmi colorati, è stato realizzata su disegno di Cosimo Fanzago(XVII secolo). Nel presbiterio si dispone il bellissimo coro ligneo tardo-quattrocentesco in stile gotico-catalano e il trono episcopale, ricomposto in parte con frammenti d'antichi mosaici del XII secolo. Durante la fase dei restauri della fine del XVIII secolo, fu incaricato il pittore di Sciacca Mariano Rossi di decorare la cattedrale. Gli affreschi, secondo il disegno originale, dovevano ricoprire il catino dell'abside, la volta del coro, la cupola e la navata centrale, e dovevano rappresentare idealmente il ristabilimento della religione cristiana in Sicilia ad opera dei Normanni. Mariano Rossi iniziò nel 1802 e non terminò tutto il lavoro, ma ancora oggi si possono ammirare gli affreschi nel catino dell'abside, dove sono rappresentati Roberto il Guiscardo e il conte Ruggero che restituiscono la chiesa al vescovo Nicodemo e nella volta del coro, dove è dipinta l'Assunzione di Maria Vergine.

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A destra del presbiterio si trova la cappella di Santa Rosalia, patrona di Palermo, con le reliquie e l'urna d'argento, opera seicentesca di Matteo Lo Castro, Francesco Ruvolo e Giancola Viviano, portata in processione durante la festa patronale il 15 luglio. I due altorilievi di Valerio Villareale, rappresentano: Santa Rosalia invoca Cristo per la liberazione della peste e l'Ingresso delle gloriose reliquie di Santa Rosalia a Palermo. Oltre al coro ligneo in stile gotico-catalano del 1466 e ai resti marmorei della tribuna gaginiana riadattati, di alto interesse artistico sono la statua marmorea della Madonna con Bambino di Francesco Laurana, eseguita insieme ad altri aiuti nel 1469, la pregiata acquasantiera (posta al quarto pilastro) opera incerta di Domenico Gagini e la Madonna della Scala eseguita nel 1503 da Antonello Gagini e posta sull'altare della sacrestia nuova.

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Nella Seconda campata,troviamo la Cappella delle Tombe Reali: monumento funebre di Federico II del 1222, Pietro II d'Aragona e una donna, sarcofago in porfido rosso, sorretto da quattro leoni e baldacchino con sei colonne. Sugli spioventi del coperchio del sarcofago tre tondi scolpiti in ambo i lati, quello centrale dello spiovente destro raffigura Cristo Pantocratore, a sinistra la Vergine con il Bambino. I tondi esterni raffigurano i simboli dei quattro Evangelisti. A ridosso della parete esterna monumento funebre di Ruggero II del 1154, sarcofago in porfido rosso, sorretto da quattro telamoni e baldacchino con sei colonne mosaicato. Nella parete di sinistra la tomba di Guglielmo d'Aragona del 1338 raffigurato in abiti domenicani tra stemmi della Corona d'Aragona. I due impianti di porfido rosso si ritiene provengano dal Duomo di Cefalù per volontà di Federico II.

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Prospetto settentrionale

Prospetto settentrionale o di via Incoronazione. Sul fianco sinistro della Cattedrale si trova integrato l’edificio dell’antica cappella dal quale si affaccia la cosiddetta “Loggia

dell’Incoronazione”. Secondo la tradizione dopo l'incoronazione nella Cattedrale, i Re e Sovrani di Sicilia si mostravano ai sudditi affacciandosi dallo spazio sopraelevato

presentandosi per la prima volta al popolo. Il Pronao e l'attigua Cappella coeva della Cattedrale erano collegati al grande tempio normanno tramite un portico che grazie

alla copertura assicurava a reali, cortigiani e clero di spostarsi da un luogo all'altro anche con condizioni climatiche avverse, a distanza dalla folla per motivi di sicurezza.

Appunti d'illustri viaggiatori, cronisti e storiografi, quali Ibn Jubayr , Ugo Falcando, Tommaso Fazello, Giovan Francesco Pugnatore, Vincenzo Di Giovanni, Michele Amari,

riconducono alla "Via Coperta", che identifica il corridoio che attraverso l'Arcivescovado Vecchio collegava la Torre Pisana del Palazzo Reale con la Cattedrale. Gli elementi architettonici che decorano l'ingresso alla navata destra sono recuperati dal portico realizzato su questo lato della Cattedrale da Fazio e Vincenzo Gagini nel

1563 - 1567, discutibilmente rimodulati durante i lavori del grande intervento di restauro della fine del XVIII secolo. Il monumentale ingresso è contraddistinto da

quattro gruppi di colonne binate in conci di pietra reggenti un complesso architrave spezzato dall'articolata modanatura. Le coppie centrali delimitano l'apertura vera e

propria, i vani simmetrici laterali, rientrati e ciechi, ospitano altrettante coppie di colonne ornate da capitelli corinzi. Il portale costituito da colonne marmoree con

timpano ad arco spezzato reca al centro una stele a sua volta sovrastata da timpano e aquila imperiale.

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Il prospetto della cattedrale su via Bonello

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Prospetto orientale o di Piazza dei Sette Angeli o via Simone Beccadelli di Bologna Arcivescovo di Palermo e promotore della costruzione del Palazzo Arcivescovile oggi

anche sede del Museo diocesano. Le statue della balaustra della via sono: San Mamiliano di Giovanni Travaglia, Sant'Eustorgio e di Antonio Anello; San Golbudeo di

Giovanni Travaglia realizzate nel 1673. La parte absidale stretta fra le torricelle è quella più originale del XII secolo. Il prospetto orientale, visibile dalla Piazza Sette Angeli, è delimitato dalle torri angolari orientali poste sud e nord che racchiudono il maestoso vano corrispondente al vasto presbiterio, dalle pareti esterne sono visibili i due catini

absidali laterali aperti e ricollegabili all'antico tempio gualteriano incastonati fra le torri di raccordo dalle quali si protende la mole cilindrica dell'abside principale che

presenta nel complesso, solo il primo ordine decorato con archi ciechi con più ordini di rilievi. Questo prospetto della Cattedrale è un mirabile esempio di decorazione a tarsia

lavica, ovvero di figure geometriche e floreali in pietra lavica alloggiate fra conci di tufo, l'intero secondo ordine è caratterizzato dall'intreccio di doppi rilievi d'archi a tutto sesto che sottintendono monofore o oculi. Una serie di alte monofore cieche

sottese da archi segnati da doppia ghiera, decorata a bugne e conci a guanciale, contiene un doppio ordine di strette finestre. Un terzo ordine comprende due grandi

archi, il quarto ordine dieci altissime monofore cieche con più ordini di rilievi con inscritte finestre, piccole monofore e oculi ciechi. Le estremità superiori sono ornate

da merlatura sinusoidale comune ai vani orientali.

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Tarsie laviche campanile di nord est

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Campanili del prospetto nord ovest

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Prospetto meridionale o di Via Vittorio Emanuele o anticamente strada del Cassaro, parola di derivazione araba indicante la "fortificazione". Il fianco destro della

costruzione, con le caratteristiche torrette avanzate e l'ampio portico in stile gotico catalano eretto intorno al 1465, si affaccia sulla "planum Ecclesiae" a sua volta

recintata da una balaustra di marmo sui cui pilastri sono poste statue di santi, piazza ridisegnata dall'Architetto Vincenzo Gorgone nell'anno 2000. Sulla destra San Gregorio

e Sant'Agostino realizzate da Giovanni Travaglia nel 1673, San Girolamo e Sant'Ambrogio realizzate da Antonio Anello. Le statue che si affacciano sul Corso Vittorio Emanuele partendo da sinistra: Sant'Agatone, Santa Cristina, Santa Silvia

realizzate da Carlo D'Aprile ; Santa Rosalia, Sant'Oliva, Santa Ninfa di Gaspare Guercio; San Sergio di Carlo D'Aprile realizzate nel biennio 1655 - 1656. Al centro della piazza si trova la statua di Santa Rosalia di Vincenzo Vitaliano del 1744 collocata al posto della

"Fontana dei tre vecchioni" che già nel 1664 aveva subito un primo intervento di restauro. Il portale d'ingresso è opera di Antonino Gambara, eseguito nel 1426 per

l'incoronazione di Alfonso il Magnanimo, i cui battenti lignei sono di Francesco Castellamare del 1432, occupa la porzione di spazio anteriore compresa tra la seconda cupoletta maiolicata con lanternino e la sesta, corrispondenti alle rispettive campate

interne della navata destra. Il portico dalla conformazione a capanna, presenta l'accesso costituito da tre arcate ogivali corrispondenti a tre volte a crociera

nell'interno, sorrette da capitelli fioriti e sostenuti da colonne provenienti dalla moschea, la prima colonna a sinistra reca scolpita un'iscrizione tratta dal Corano.

L'arco centrale più ampio e più elevato presenta come i due laterali, una ricca decorazione tortile.

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La trave di sostegno del timpano del portico è decorata da un arabesco nelle cui intercapedini è raffigurata una teoria di Sante Vergini, Profeti, Apostoli,

Dottori della Chiesa, Evangelisti, alternata in corrispondenza dei vertici ogivali degli archi, dagli stemmi del Regno di Sicilia, del Senato Palermitano e da

quello della Cattedrale. Il timpano è caratterizzato dalla figura di "Dio Padre" al centro della scena dell'"Annunciazione" inserito in una trina scolpita raffigurante girali e fiori stilizzati dalla forte e complessa connotazione geometrica di matrice araba. Il portico è delimitato da piloni, ognuno contraddistinto da tre ordini decorati con monofore appaiate cieche e

strombate. All'interno un portale di Antonino Gambara del 1426 ricco di figure floreali e immagini antropomorfe, chiuso in alto da un'edicola

contenente un mosaico riproducente la Madonna del XIII secolo; i due monumenti alle pareti commemorano l'incoronazione di Carlo III di Borbone

del 1735 a destra quella di Vittorio Amedeo II di Savoia del 1713 a sinistra realizzata da Giovan Battista Ragusa del 1714. Ai lati del mausoleo sono poste

le statue provenienti dalla Tribuna di Antonello Gagini: San Giovanni, San Matteo, San Marco e San Luca assieme a numerose targhe, epigrafi e steli marmoree. Il secondo ordine del prospetto meridionale corrisponde alle

pareti della navata

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centrale, risale al periodo normanno ed è caratterizzato da una sequenza di monofore che si alternano aperte e cieche e dalle cupolette che danno luce alla navata laterale.

La mole del transetto interseca il lungo parallelepipedo della navata centrale è sovrastato dal tamburo e dalla cupola di Ferdinando Fuga che domina il prospetto

meridionale, opera realizzata durante il grande restauro del 1781 - 1801. A sinistra i volumi degradanti dei locali adibiti a Museo, sagrestia dei canonici, con la tipica

decorazione a colonnine pensili, dominati dalla mole del corpo sovrastante il "Titulo e Antitulo", dalla torre dell'orologio di Vincenzo Gagini e l'iscrizione "OPERIBVS

CREDITE" di sud - est e dal muraglione di raccordo con il corpo centrale. Tutte le pareti sono ingentilite dalla presenza di cornici e decorazioni dovute alla realizzazione di serie contigue di monofore aperte o cieche; ad arco, a ogiva con cuspide acuta, ad

arco ribassato; lobate o strombate con più ordini di rilievi, per culminare nelle pareti absidali, con la presenza di monofore sovrapposte inscritte in monofore allungate,

rispettando sempre criteri di raffinata simmetria.

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La Cupola della Cattedrale di Palermo

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Monumento e statua a Santa Rosalia

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Fine