Il CUORE DELLA · Lord Arunachala Siva e Sat Guru Ramana stabilito nel Suo samadhi presso lo Sri...

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  • Il CUORE DELLA

    RIBBHU GITA

    Traduzione Centro Studi Salvatore Paladino

    Dall’edizione inglese di

    Prof. N. R. Krishnamoorthi Aiyer

  • Il costo del presente libro ha coperto le spese di

    Carta, stampa, copertina e commissione al distributore.

    La traduzione del presente libro è stata stampata

    Per fini divulgativi e senza scopi commerciali.

    Copyright © Sri Ramanasramam Tiruvannamalai

    Traduzione indipendente Centro Studi Salvatore Paladino

    ISBN: 9781728911656

  • RINGRAZIAMENTI

    Lo Sri Ramanasramam è felice di pubblicare questa perfetta sintesi di quella che è peraltro un'opera monumentale a cui Bhagavan Ramana si riferiva spesso nei suoi discorsi. Si noterà che il traduttore ha incluso in questa selezione i passaggi resi familiari da Sri Bhagavan. Bhagavan Ramana incoraggiò il traduttore stesso a studiare la Ribhu Gita come suo sadhana. Essendo uno studente devoto del testo classico, e attraverso la grazia del suo Maestro, egli è ritenuto pienamente competente a compiere la traduzione. Siamo quindi fortunati ad avere questa traduzione rara e preziosa con noi. Il professor N.R. Krishnamoorthi Aiyer era il capo del dipartimento di fisica nell'American College, Madurai. Immerso nell'obiettività della scienza moderna, ebbe stretti contatti con un ampio numero di studiosi e professori americani. È stato un fisico apprezzato per rigore scientifico e precisione. Poiché è stato anche un adepto spirituale avanzato, fu in grado di raggiungere un notevole equilibrio tra scienza e spiritualità, non solo teoricamente, ma anche in pratica. Gli aspiranti sinceri dovranno mostrare un profondo senso di gratitudine nei suoi confronti, sia per la grande precisione che per l'intuizione spirituale con cui egli è stato in grado di catturare l'essenza del testo originale. Ramanasramam, 15 agosto 1984. V. GANESAN, Managing Editor, 'The Mountain Path' .

  • Adattamento in lingua italiana a cura del

    Centro Studi Salvatore Paladino

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    PREFAZIONE

    La Ribhu Gita costituisce la sesta sezione dell'opera sanscrita conosciuta come Siva Rahasya. Si tratta degli insegnamenti di Sri Siva nel Monte Kailas al Suo devoto Ribhu, da cui deriva la Gita. La Ribhu Gita fu tradotta in versi tamil da uno studioso vedico di alto valore bramino, di nome Bikshu Sastrigal che era anche un abile studioso in Tamil. Tradusse l'opera sotto il nome di Ulaganatha Swamigal, e grazie ai suoi sforzi raggiunse una riconosciuta fama tra i devoti tamil di Siva. La versione tamil è una traduzione libera del testo sanscrito originale, consistente in 1.924 versi di tale scintillante brillantezza che Bhagavan Sri Ramana Maharshi raccomandò la sua recita come forte sostegno per la sadhana spirituale. Era solito dire che la recita stessa porta all'abbandono spontaneo nel Sé. Il libro qui presentato è composto da 122 versi tratti dell'opera originale in tamil, in una traduzione libera in prosa inglese, che trasmette l'essenza dell'originale, al posto di una mera traduzione letterale. La lettura di questo testo inglese da sola non sarà completa a meno che non sia sostenuta da una vigorosa sadhana con l'aiuto di un insegnante realizzato, che ha ottenuto una salda permanenza nel Siva-Sé e attraverso una vita di devozione a Siva. Questo aspetto è sottolineato in alcuni dei versetti selezionati. È sincera speranza e preghiera del traduttore che dopo aver letto questo testo inglese, i devoti di tutto il mondo si rechino in pellegrinaggio a Tiruvannamalai e completino la loro sadhana alla presenza immediata di Lord Arunachala Siva e Sat Guru Ramana stabilito nel Suo samadhi presso lo Sri Ramanasramam. Prof. N. R. Krishnamoorthi Aiyer. .

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    IL CUORE DELLA RIBBHU GITA

    Versi Benedetti

    A Siva

    1. Saluti al Signore Supremo Siva, la pura Consapevolezza Celeste e coscienza nel Cuore, meditando sul quale, Ganesa, Guha, Madre-Sakti – incarnazione della Grazia di Siva – e miriadi di Devas, santi e devoti, hanno raggiunto i loro obiettivi preziosi. (Capitolo 1, Versetto 1).

    A Nataraja

    2. Dalla celeste coscienza del Cuore scaturisce il danzante Nataraja con la sua beata consorte Freedom, per la delizia dei suoi devoti che sono così liberati per sempre. A questo Ananda Natesa rendiamo i nostri più devoti saluti. (Ch.1, v.2)

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    A Ardhanareeswara

    3. A quella Forma, la cui metà sinistra è la Madre di tutte le manifestazioni e la metà destra è il Padre delle stesse, il tintinnio delle gemme racchiuso nella cavità d'oro e nel piede che è la fonte di tutte le Scritture, e in cui i tre occhi (Fuoco, Sole e Luna) sono luce dell'universo, a questa forma siano rivolti i nostri più devoti saluti. Possa questa forma divina essere sempre a nostra protezione. (Ch.1, v.3)

    A Siva, Sakti, Vinayaka e Shanmukha

    4. Saluti a Siva, il Signore dell'universo di infinito potere, a Sat-Chit-Ananda-Sakti, la Madre dell'universo, a Vinayaka che cancella tutti gli impedimenti alla libertà, e a Shanmukha il Sat-Guru, che dispensa ai suoi degni devoti la saggezza divina di Siva-Sé che conduce alla salvezza. (Ch.1, v.4)

    I seguent i vers i cos t i tu is cono g l i insegnament i d i Shiva a Ribhu, che a sua vo l ta l i t rasmet t erà a l suo d is cepo lo Nidhaga Rishi . I l t ra t ta to va so t to i l nome Ribhu Gita .

    5. L'universo non è mai nato, non permane, né si dissolve; questa è la pura verità. Lo schermo proprio fatto di Essere-Consapevolezza-Permanenza è privo in realtà di tutte le immagini in movimento, delle ombre, dei nomi e delle forme dell'universo, che in esso vi compaiono, perché è l'unica, eterna Esistenza. (Ch.2, V.33)

    6. Alcuni potrebbero obiettare che questo universo duale (fatto di multiple esistenze) sia a tutti gli effetti una seconda realtà, chiaramente visibile dai sensi gestiti dalla mente. Ma in verità, cosa sono i sensi se non parte della mente? Possono funzionare senza l'aiuto della mente in cui sono coinvolti? Che cosa è questa mente, se non un insieme di pensieri? Cosa sono i pensieri se non semplici increspature evanescenti nell’oceano sconfinato del

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    puro Essere-Consapevolezza-Sé, che è l'unica vera Esistenza senza nulla di più? (Ch. 2, V.34)

    7. La visione illusoria dell’argento che appare sulla madreperla non è realtà, la sola realtà è la madreperla, la realtà fondante. L'illusione dell'universo nasce dalla mente, che è anch’essa un'illusione, mentre sotto giace l’Essere-Consapevolezza-Sé (Ch.2, V.35)

    8. Nell’unitaria, indifferenziata oceanica Esistenza-Consapevolezza-Sé, il corpo, i sensi, la mente, l'intelletto e jiva (anime incarnate) non sono altro che onde che vanno e vengono, come mere parti dell’unico Sé. (Ch.4, v.6)

    9. L'universo dei nomi e delle forme, le creature incarnate e il loro creatore, la mente, il desiderio, il Karma (azione), la miseria e tutto ciò che è diverso dal Sé, sono semplicemente pensieri formatisi e proiettati dal potere del Sé sul suo stesso schermo – il Sè. (Ch.5, V.25)

    10. Lo stato di dimorare immobili in quella condizione libera da pensieri Consapevolezza-Sé, costituisce la perfezione, lo yoga, la saggezza, Moksha, il Sahaja Samadhi, lo stato di Siva e lo stato di Atman-Sé, che le scritture proclamano con il titolo del Brahman. (Ch.5, V.26)

    11. Non c'è mai stata una mente né alcuna delle sue innumerevoli forme, come mondo, jiva, ecc. Non c'è il minimo dubbio che tutte queste sono apparizioni dell’eternamente indifferenziato Brahman Supremo Sé. Questa è la verità. Colui che coltiva questo grande segreto con diligenza e capisce tutto, permarrà come Brahman-Sé (Ch.5, v.28)

    Grandezza di Mukta Videha

    12. Quando tutta la conoscenza oggettiva è bandita, senza alcuna traccia di pensiero o di ignoranza, con tutti e tre gli stati di veglia, sogno e sonno spazzati via, con tutto il pensiero della morte e della nascita aboliti, e

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    permanendo stabilmente nello stato di beata spontaneità di Brahman-Sè, lo stato di Videha Mukta non può essere nemmeno concepito, o espresso a parole. (Ch.5, V.39)

    13. La continua ripetizione di 'Io sono il Sè-Brahman' costituisce l'unico mantra-japa che conduce a Mukti (Liberazione). Tutti gli altri mantra-japa collegati ai diversi dei devono essere fermamente evitati, in quanto mirano a obiettivi diversi da quelli essenziali del Sé. Tutti gli altri mantra-japa aggrovigliano ancora di più e indissolubilmente alla schiavitù dei piaceri mondani. (Ch.6, V.37)

    Sat-Chit-Ananda-Sé Shiva ed il suo culto

    14. Nello schermo eterno e infinito dell’Essere-Consapevolezza-Beatitudine-Sé Shiva, per virtù propria, Sakti è proiettata come quell’ombra che manifesta l’universo in movimento ma che nello schermo compare e scompare.

    Tutte le fonti di luce come il sole, la luna, il fuoco, le stelle e i fulmini traggono la loro luminosità come dono e per grazia di Sakti (energia Divina personificata, n.d.t.) che appare per mezzo del Sé-Siva. Anche se luminose, esse non fanno che oscurare e non rivelare lo Schermo-Siva.

    Per paura di Siva, loro creatore, Deva e Asura (dei e demoni) stanno sempre all'erta impegnati nei loro compiti ordinari.

    Si deve meditare su Shiva essere nient’altro che il Sé, e la mente diventerà da errabonda a quieta e vigile dopo che ciò è stato adeguatamente raggiunto, e di deve continuare ad impedire assiduamente il perseguimento degli oggetti dei sensi, vale a dire, le ombre che formano immagini sullo schermo del Sé. Quando tutte le immagini formatesi da queste ombre sono rimosse, ciò che rimane è la consapevolezza pura, lo schermo perfettamente splendente. Così, Shiva, si rivela spontaneamente come

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    unico eterno Essere Consapevolezza-Beatitudine-Sé, l'essenza naturale del discepolo. (Ch.7, V.35)

    Il Jivan Mukta

    15. Il Jivan Mukta è una persona liberata durante la sua vita, ma che continua ad avere coscienza del corpo e del mondo (come Brahman) insieme al suo dimorare fermo nel Siva-Sé. Egli dimora ininterrottamente nella pace beata di Sat-Chit-Ananda. Egli è la roccia ferma nella convinzione di non essere il corpo, e che il suo Essere è l'unica esistenza, l'unica vigile-consapevolezza della beatitudine del Siva-Sé Supremo. (Ch.8, v.1)

    16. Lo Jivan Mukta ha la sua coscienza completamente disciolta e irriconoscibile nel suo Brahman-Sé. Eternamente e solo immerso nel suo Sè, stabilmente perduto nel godimento della beatitudine del suo Brahman-Sé. (Ch.8, V.25).

    Il Videha Mukta

    17. La Videha Mukta* è esente dalla minima traccia di pensiero; egli dimora, indipendente da tutto, nella pura Consapevolezza del Sé con intensa felicità ininterrotta, del tutto ignaro di forme limitate, in uno stato di Maha-mounam (immobilità del corpo, della parola e della mente). (Ch.9, v.1)

    * Il termine significa letteralmente la 'persona disincarnata-liberata'. Egli è il discepolo maturo, che al momento della morte, rimane come il puro Sat Chit-Ananda-Sé. In senso figurato il termine significa essere maturo e liberato che, pur ancora in vita, rimane come il puro Sat-Chit-Ananda-Sé senza alcuna consapevolezza del corpo e del mondo intorno a lui.

    18. Egli è l'incarnazione pura di Sat-Chit-Ananda, onnipervadente come l'etere, infinito come il cielo, permanente nella Consapevolezza,

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    spontaneamente imperturbabile come il perfetto Brahman-Sé in stato di stabile, ininterrotta, pacifica beatitudine. (Ch.9, V.15)

    19. Non esiste atomo che sia distaccato dal Sé, che è la perfezione indifferenziata integrale di tutto l'Essere. Anima, Mondo e Creatore sono inseparabili dal Sé. La realtà di questi è la realtà del Sé e basta. (Ch.10, V.34)

    20. Tutta l'ignoranza e l'illusione, tutti gli oggetti inerti e viventi, tutti gli esseri e non-esseri, tutti i cinque elementi, tutti i diversi mondi, tutti i corpi e le vite che si presentano, non essendo altro da Brahman-Sé, sono Brahman-Sè e basta. Tutto ciò che esiste, esiste sempre e solo come Brahman Sé. (Ch.12, v.2)

    21. Tutta la conoscenza oggettiva, tutte le forme di pensiero, tutti gli oggetti visibili, tutte le cose udite, tutte le domande e le risposte, tutto il cibo consumato e tutte le altre illusioni, non potendo prescindere dal Sé, devono essere considerata solo Brahman-Sé. (Ch.13, v.2)

    22. Pertanto si dovrebbe praticare l'abitudine di considerare tutto come solo Brahman-Sé; fino a quando tutto il pensiero di altre cose che non sia Sé, viene perduto. Questa condizione, una volta raggiunta, richiede che non si debba più dare spazio a nessun pensiero e ci si dovrebbe sempre attenere a Maha-mounam (la pace e quiete totale). (Ch.14, V.38)

    23. Se visto come nient’altro che Brahman stesso, nulla è in grado di provocare paura e difficoltà. Pertanto, è doveroso rimanere nell’atteggiamento che tutto il percepito è Brahman-Sé. A tempo debito anche questo un pensiero deve essere abbandonato, al fine di rimanere fermamente nella stato di beatitudine indisturbata e libera del Brahman-Sé. (Ch.15, v.5)

    24. Il rigetto totale della mente è una vittoria, realizzazione, beatitudine, yoga, saggezza e liberazione. Il sacrificio della mente è, infatti, la totalità di tutti i sacrifici sacri. (Ch.15, V.7)

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    25. La negazione ferma dell'esistenza della mente e la ferma convinzione nell'esistenza del Brahman-Sé, è il modo sicuro per la conquista della mente, che porta l'esperienza dell’unico Sé splendente. (Ch.15, v.11)

    26. Se uno dà il minimo consenso al fatto che esiste la mente, la stessa pura Consapevolezza sarà instabile, come la mente altalenante, responsaile di tutti i guai e le illusioni. Pertanto, si dovrebbe sempre dimorare nella convinzione che non v'è nessuna mente, e che la pura consapevolezza-Sé è l'unica esistenza. Questo è il modo più semplice per conquistare la mente con tutti i suoi capricci. (Ch.15, v.12)

    27. Non esiste una cosa come la mente irrequieta, nessun mondo di nomi e forme, e neppure un minimo di ego. Tutti questi non sono altro che il perfetto Brahman-Sé, Io sono. Questa convinzione si dovrebbe rispettare con fermezza, fino a quando si raggiunga lo stato di sonno-senza sonno che è vigile pace eterna. (Ch.16, V.7)

    Il vero Samadhi

    28. Per mantenere la convinzione nata dall’auto-indagine ovvero “Io sono senza dubbio lo schermo Brahman-Sé”, il relativo mondo apparente, evanescente, è senza dubbio “Io non Sono che il Sé'”, e il rimanere in questa convinzione di beatitudine è l'apice di tutte le sadhana, ovvero del culto divino, dei doni caritatevoli, delle austerità spirituali, di tutti i mantra-japa e samadhi. (Ch.16, V.41)

    29. Il Sé da solo è spontanea consapevolezza splendente; sola beatitudine eterna; sola Esistenza eterna; che da sola è ciò che tutto abbraccia, la sola perfezione, l'unico Dio senza rivali e la sola sostanza primordiale dell'Universo. Nella convinzione nata da questa esperienza, si dovrebbe sempre dimorare, come l'unico IO SONO, il Sé Supremo. (Ch.17, V.29)

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    Sahaja Samadhi

    30. Rimanendo sempre consapevole e senza forme di pensiero, privi di concetti di differenziazione tra ciò che è Sé e non-Sé, anche pur essendo impegnati nelle attività della vita mondana ci si trova nello stato di Sahaja Nirvikalpa Samadhi (lo stato naturale di dimorare nel Sè quando tutte le differenziazioni sono cessate). Questo si chiama Akhandakara vritti, quell’ 'Io' che è perfezione infinita, in contrasto con l’'Io sono il corpo', convinzione di coloro che non hanno realizzato il Sé. (Ch.18, V.40)

    Raggiungimento del Sahaja Samadhi

    31. Dimorare in Sahaja Samadhi è il segno distintivo di un Jivan Mukta. Con lo sviluppo progressivo verso questo stato, un'intensità di pace beata è raggiunta e ciò conduce alle quattro fasi successive di perfezione del samadhi. A dir poco questo Sahaja Samadhi sarà di profitto nel distruggere il ciclo terribile di nascite e morti. (Ch.18, V.41)

    32. La persona realizzata che rimane come Brahman-Sé e ha perso tutti i sentimenti di differenziazione tra ciò che è Sè e ciò che non è Sè, è Jnani o Mukta Purusha. Tale Jnani è raro da trovare anche cercando tra milioni di persone. Se uno ha la fortunata possibilità di ottenere il suo darshan (incontro di persona e stabilire un contatto) raggiungerà la purificazione da tutti i peccati, e l'ego verrà liquidato in una sola volta. (Ch.19, v.10)

    33. Un Darshan con lo Jnani costituisce l'acme della purificazione dei bagni in acque sacre, del culto divino, dei mantra-japa, delle austerità spirituali, degli atti di carità e di culto devozionale del Signore Shiva stesso. Trovare e ottenere l'accesso alla sacra presenza di una tale Jnani è la più grande opportunità che si possa mai ottenere in questo mondo. (Ch.19, v.11)

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    34. Il servizio Venerabile reso ad un Jnani-Sat Guru accelera la propria saggezza spirituale nel raggiungimento della beatitudine di jivan mukti. Se mantenuto con perseveranza, conferisce al discepolo anche lo status di videha Mukti. Pertanto, se uno è veramente interessato ad essere liberato dalla schiavitù e anela alla libertà di mukti, il mezzo infallibile per raggiungere tale obiettivo è il servizio d'amore e di adorazione dello Jnani-Sat-Guru. (Ch.19, V.13)

    35. Fermamente stabilito nel Sé, indisturbato dal minimo sorgere di pensieri, immobile come un idolo di pietra o legno, sciolta completamente nel Brahman-Sé, come acqua nel latte, con la consapevolezza priva di tutte le impurità di pensiero e sonnolenza, chiara come il cielo puro, la grandezza del Nishta Jnani (ferma posizione nel Sé) sfida pensiero ed espressione. (Ch.19, V.21)

    La condizione s ine qua non delle Grazia di Mukti Siva

    36. Ciò da cui tutto l'universo è nato e in cui esso viene assorbito quando si dissolve, è il Siva-Sé. La devozione del discepolo e la meditazione su Siva-Sé della pura Coscienza è sufficiente ad attirare questa grazia di Siva, indispensabile per la liberazione. (Ch.19, V.60)

    37. Tutti coloro che, impegnati nella ricerca della conoscenza del Brahman-Sé, dovessero venire coinvolti nei piaceri mondani del sesso, dovrebbero considerare tali piaceri come ombre vacue della beatitudine del Sé. Non dovrebbero mai nemmeno sognare di piaceri mondani. (Ch.20, V.45)

    38. Poiché il Sé è Sat, il contatto meditativo con il Sé è la vera Sat Sanga (associazione col sadhu che dimora nel Sé). Siccome Brahman-Sé è il più elevato, l'associazione con il Sé è Mahat Sanga (la comunione più elevata possibile). (Ch.21, v.28)

    39. Nella pratica meditativa sadhaka sul Sé, si deve sempre pensare fermamente che tutte le diversità di anima, mondo e creatore sono

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    l'indifferenziato e solo Brahman-Sé. In questa pratica quindi, la coscienza è libera dai pensieri, dopo di che si dovrà rinunciare anche al pensiero di cui sopra e dimorare solo nello stato libero da qualsiasi pensiero sul Sé (Ch.21, V.39)

    40. Dimorare nello stato di Consapevolezza libera dal pensiero, è lo stato di Mukti oltre pensiero e espressione. L’emergere del pensiero è la schiavitù portatrice di indicibili sofferenze. Dimorare nel Sé è il vero samadhi non-duale, che da solo conduce alla beatitudine eterna di Mukti. (Ch.21, V.41)

    41. Le grandi illusioni: Maya (associata al Dio Iswara), Avidya (associata alle singole anime), la mente e jivas (anime), il mondo e il suo creatore, tutti i nomi e le forme, e tutte le concezioni mentali non sono altro che il Sé. Ci si dovrebbe sempre attenere a questa convinzione. (Ch.22, V.23)

    42. Tutti i mondi e creature sono semplicemente e solo forme di pensiero. Essi non sono altro che la mente, che è un insieme di pensieri, che ancora una volta non sono altro che increspature nell'oceano della Consapevolezza del Sé, e nient’altro che questo. Pertanto, si dovrebbe dimorare nella ferma convinzione che tutti gli oggetti sono solo “Io Sono Brahman, il Sé”. (Ch.22, v.24)

    43. Non esistono cose come obiettivi raggiunti e gli sforzi per raggiungerli, lo stare con i saggi o con gli ignoranti, gli sforzi di apprendimento e tutte le conoscenze acquisite, gli atti di indagine e la pratica, lo studente o il sapiente, o la realizzazione. Ciò che esiste è solo Brahman, la splendente Consapevolezza del Sé. (Ch.23, v.10)

    44. Si dovrebbe essere fermi nella convinzione che non ci sono atti di carità, acque sacre e kshetras (centri di pellegrinaggio), nessuna perdita o guadagno e nessun perdente o realizzato, karma, bhakti, saggezza, e nessun conoscitore o conosciuto. Tutte queste forme-pensiero sono destinate ad essere disciolte e dissolversi nel Brahman-Sé, che è l'unica esistenza. (Ch.23, v.11)

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    45. Il bhavana * 'Io-sono-Brahman-Sé' porterà velocemente verso Mukti. Così come la continua lettura dei testi che hanno portato al Bhavana, porterà il devoto infallibilmente alla meta; egli dovrebbe meditare in continuazione sugli scritti che si occupano del Brahman Sé. (CH.24, V.27)

    * Nei versetti da 45 a 50 la parola 'Bhavana' (letteralmente: sentimento) significa la fede basata sulla parola del maestro e le Scritture e l’osservanza incessante nella convinzione su di esse.

    46. L'illusione che uno sia il corpo e che il mondo sia la realtà di base si è talmente impregnata nel corso di un lunghissimo tempo, che non è possibile sbarazzarsene per mezzo di una lettura casuale o la con semplice comprensione della verità. L'illusione di base può essere cancellata solo da una lunga e incessante pratica della bhavana ovvero che tutto è 'Io-sono-Brahman-Sé'. (CH.24, v.28)

    47. Tutto il resto è solo una perdita di tempo, spazio ed energia. Tutto il resto è il discorso trito e ritrito di persone che non amano sforzarsi nella disciplina spirituale che li porta al Sé. Questa considerazione si basa sulla loro densa ignoranza riguardo il Sé. Solo con la pratica persistente e l'esperienza nel sadhana, si può arrivare alla verità che tutti i concetti sulle anime, sul mondo, sulla causa sono solo ombre evanescenti sullo schermo di Shiva-Self-Brahman. (CH.24, V.31)

    48. Non è mai esistita una cosa come la concezione di nomi e forme, non esiste qualcosa come la mente creatrice, non esiste qualcosa come una persona sconfitta dal samsara, e cose come il mondo e il suo creatore. Tutto ciò che si vede esistere si deve realizzare non essere altro che sola e pura Coscienza-Essere-Brahman-Sé. (Ch.25, v.8)

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    Tutto è solo Sat-Chit-Ananda-Sé

    49. L’unica cosa che sia stata effettivamente accertata è solo Sat (Esistenza). Tutto ciò che è desiderabile è Ananda (Beatitudine). Uno dovrebbe mai dimorare nella Bhavana del della Sat-Chit-Ananda. Mai si dovrebbe cadere, neppure involontariamente, nella Bhavana disastrosa di essere il corpo e che il mondo sia reale. (Ch.25, v.12)

    50. Uno dovrebbe sempre dimorare nella solida Bhavana che 'tutto è e solo Brahman-Sé e io non sono che il Brahman-Sé'. Con questa bhavana ogni manifestazione di pensiero e di ignoranza scompariranno, con conseguente dimorare eterno e totale nel Sat-Chit-Ananda-Sé. (Ch.25, V.14)

    51. Per dimorare nel Sé, la mente errante va ridotta a perfetta quiete dopo essere stata liberata da ogni ignoranza e dal pensiero abituale. Essa si perde nel Sat-Chit-Ananda-Sé nello stesso modo in cui l'acqua si perde se mescolata con il latte. Questo stato unitario di dimorare nel Sé è chiamato Atma Nishta dai saggi che hanno raggiunto la perfezione. (Ch.26, v.2)

    'Sahaja Nishta' o Lo stato naturale

    52. Dopo aver capito che l’immagine del mondo che appare sullo schermo del Sé è evanescente ed essenzialmente inesistente, si dovrebbe rimanere immobili e beati nella ferma convinzione di essere l'unico unico Brahman-Sé. Questa convinzione deve essere mantenuta anche durante la normale attività personale nel mondo fatto di nomi e forme. Questo compiuto stato di dimorare nel Sé è chiamato Sahaja Nishta (lo stato naturale). (Ch.26, v.3)

    53. In quello stato beato del Sé in cui non c'è azione del corpo, della parola e della mente, neppure karma virtuoso o peccatore (l’azione) né i loro frutti, si dovrebbe rimanere stabili, evitando la pur minima parvenza di pensiero. (Ch.26, V.7)

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    54. In quel Sé in cui non c'è né ideatore né concezione del mondo fatto di nomi e forme, si dovrebbe rimanere beatamente stabili, evitando la minima traccia di pensiero. (Ch.26, v.8)

    55. In quel Sé in cui il desiderio, la rabbia, l'avidità, la confusione, il fanatismo e l'invidia sono tutti assenti; in quel Sé in cui non c'è pensiero di schiavitù o di liberazione, si dovrebbe dimorare beatamente sempre, evitando la minima increspatura del pensiero. (Ch.26, V.13)

    56. Nel dimorare saldamente nel Sé si acquisisce la totalità di tutte le conoscenze e si raggiunge il completamento di tutti gli sforzi e doveri. In questo stato si dovrebbe dimoarre beatamente e sempre, evitando la minima increspatura del pensiero. (Ch.26, V.25)

    57. Quando la mente si è fusa completamente nel Sé, si diventa signori senza rivali immersi nella beatitudine incomparabile. E’ in questo stato che si dovrebbe dimorare sempre, liberi dalla minima traccia di pensiero. (Ch.26, v.28)

    58. Io Sono quel Sé che è esistenza, vera consapevolezza-beatitudine, l'unico Brahman-Sé. Fermi nella convinzione nata da questa esperienza, si dovrebbe dimorare sempre, liberi dalla minima traccia di pensiero. (Ch.26, V.29)

    59. Nella convinzione 'Io sono il Sé' in cui nessun pensiero, ego, desiderio, mente o confusione può esistere, uno dovrebbe dimorare sempre, privo di qualsiasi traccia di pensiero. (Ch.26, V.31)

    60. La fede ferma di essere il Sé è a tutti gli effetti sufficiente a dissipare qualsiasi pensiero e adatta per stabilirsi come Brahman-Sé. A tempo debito di questa pratica, anche il pensiero stesso di ciò svanirà, portando allo splendore spontaneo del Sé. Se una persona dà ascolto a questo insegnamento e pratica con fede, anche se è un grande peccatore, verrà pulito da tutti i suoi peccati e si stabilirà nel Brahman-Sé. (Ch.26, V.42)

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    61. Non v'è, questo è certo, una cosa come la mente, con i suoi costituenti di pensiero e di pensiero collegato a forme di oggetti. In questa convinzione si dovrebbe rimanere fermi e in pace, nello stato permanente e senza pensieri della Consapevolezza del Sè, che rimarrà dopo che tutti i sadhana e le sue regole si saranno esaurite nel Brahman Sé. (Ch.27, V.29)

    62. Dopo aver acquisito l'esperienza che non c'è creatore, no maya, né dualità, e assolutamente nessun oggetto, e che solo la pura Consapevolezza del Sé esiste, si dovrebbe dimorare fermi e pacificmente in questo stato del Sé. (Ch.27, V.34)

    63. Se una persona dà retta a questi insegnamenti egli otterrà certamente la grazia di Siva e raggiungerà lo stato del Sé, anche se immerso nella fitta oscurità di quell’ignoranza che non avrebbe potuto essere bandita nemmeno dal bagliore di un milione di soli. (Ch.27, V.43)

    64. Sono ancora necessari tutti gli altri concetti inutili? Questa è la verità in poche parole. Solo coloro che hanno guadagnato la grazia del nostro Signore Siva tramite un lungo culto devozionale, avranno la rara opportunità di leggere questo testo che conduce alla beatitudine della pace eterna nel Brahman-Sé. (Ch.27, V.44)

    65. Solo lo Jnani che insegna “Tu sei il senza pensiero, stabilmente consapevole, assolutamente immobile, eternamente felice, intensamente sereno, senza riserve Brahman-Sé”, è il vero Satguru, nessun altro. (Ch.28, v.28)

    66. Dimorare senza interruzione nello stato di consapevolezza costante, scevra da pensieri, è la realizzazione del Sé. Questo è allo stesso tempo il mukti jivan senza macchia e il magnifico mukti videha. Questo stato è facilmente raggiungibile solo per coloro che si sono guadagnati la divina grazia di Siva tramite una profonda devozione verso di Esso, e per nient’altro. Ciò che si afferma qui è l’insegnamento, in poche parole, del messaggio di quell’affascinante gioiello che sono i Veda, conosciuti anche come le Upanishad. (Ch.29, V.37)

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    67. Tutti coloro che daranno ascolto a questo messaggio e si adegueranno ad esso, saranno immediatamente in grado di raggiungere Mukti (liberazione). Essi non soffriranno più neppure in una particella del proprio essere; e potranno godere di una beatitudine di gran lunga superiore alla beatitudine raggiungibile in questo e in tutti gli altri mondi; essi e ciò che circonda loro, saranno riempiti dalla pienezza di eventi favorevoli. Completamente liberi da ogni traccia di paura, non potranno mai più entrare nel ciclo di nascita e morte. Essi diventeranno l'immutabile Brahman Sé. Noi gararantiamo tutto questo essere la verità, fuor di alcun dubbio. Per il nostro Signore Siva, per sempre giureremo che questa è la verità fondamentale. (Ch.29, V.40)

    68. Tale stato di immobile, puro, splendente consapevolezza è Moksha, lo stato incomparabile. Coloro che possono mantenere un dimorare ininterrotto in questo stato supremo non saranno mai più toccati da sofferenze o interferenze, e saranno assolti da tutti i doveri. Tali doveri, se dovuti, saranno completati senza sforzo alcuno da parte loro. Poiché essi non faranno che dimorare eternamente nel Sé. (Ch.30, V.31)

    69. Con la persistente e continua bhavana di 'Io sono il Brahman-Sé' tutti i pensieri e i sentimenti di differenziazione tra Sé e non-Sé saranno annullati e la dimora permanente nel Brahman-Sè sarà raggiunta. Questo bhavana è possibile solo per chi ha una mente totalmente devota all’indagine sul Sé e non per coloro che rimarrannoo indifferenti circa la conoscenza del Sé. (Ch.32, v.18)

    70. L'ignoranza e l'indifferenza per quanto riguarda l'indagine della verità riguardo se stessi è l’anticamera dell’ignoranza e dei problemi, bloccherà la vista del Sé, e svilupperà in una frazione di secondo tutti i tipi di illusioni e vessazioni date dalla preoccupazione mentale. La non-indagine rende impossibile questa bhavana. (Ch.32, v.19)

    71. In breve, il rifiuto dell’indagine porterà ripidamente e per sempre nell'oceano del samsara (terrena sofferenza). Non c'è peggior nemico

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    possibile della non-indagine. Pertanto, quest’abitudine deve essere assolutamente superata al fine di fissare la mente nella bhavana che porta a dimorare nel Sé. (Ch.32, v.20)

    72. L’indagine deve essere condotta in questo modo: Con il benevolo aiuto del Sat Guru ci si dovrebbe domandare 'Chi sono io? Che cosa è questo mondo? Qual è la realtà dietro tutto questo?' (Ch.32, V.21)

    73. Stare in compagnia di un sadhu (chi è impegnato nella ricerca e godimento della beatitudine del Sat-Sé) e con rispetto rivolgendosi al Sat-Guru-jnani, uno dovrebbe prima di tutto chiedere sinceramente l'obiettivo che vuole ottenere. Questo è un aspetto importante della ricerca. Dopo, reso chiaro c l'obiettivo, si dovrà fermamente attenersi a tale obiettivo dell’unico Brahman-Sé fino a quando il Sé è inconfondibilmente sperimentato. (Ch.32, V.22)

    74. La concentrazione introspettiva consapevole dell’auto-indagine ('Chi sono io'?) Uccide tutti i pensieri e distrugge la fitta oscurità dell'ignoranza; cancella ogni preoccupazione; illumina l'intelletto con la radianza di pura consapevolezza; spazza via tutte le confusioni concettuali; stabilisce in Siva-Sé; trasforma una serie di prossime calamità in eventi di buon auspicio; e infine, distrugge l'Io-sono-la-mente completamente, con tutte le sue afflizioni. (Ch.32, v.24).

    In tutti i tredici versetti del capitolo trentadue, il termine Bhavana è da intendersi come la fede o convinzione nella 'Aham Brahman' (Io sono il Sé).

    75. Solo per quelle persone che seriamente e con volontà praticheranno l’auto-indagine, la mente turbolenta sarà controllata e fissata nella pratica di bhavana. A tempo debito tutti i pensieri e l’ignoranza scompariranno, cedendo il posto alla fulgida consapevolezza Sé nel mukti. (Ch.32, V.26)

    76. Si dovrebbe perseguire inesorabilmente l’auto-indagine fino a quando tutte le forme concettuali di creature, mondo e creatore si fondono e scompaiono nel puro libero pensiero, sempre vigile di Consapevolezza del

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    Sé, che consente di dimorare in quella Bhavana 'Io sono il Brahman-Sé'. (Ch.32, V.27)

    77. E' solo nella mente che appaiono cose come il mondo e la schiavitù; non esiste un mondo diverso da quello della mente. Se indagata, questa mente si rivela essere nient'altro che un gruppo d’increspature (pensieri) nell'oceano di pura Consapevolezza-Siva-Sé. IO SONO Shiva-Sé e non c'è nulla a parte questo “io”, uno dovrebbe dimorare totalmente nella convinzione nata da questa esperienza. (Ch.32, V.33)

    78. Non v'è alcun mondo a parte la mente. Ciò che appare come mondo è solo la mente. Se questa mente è indagata, si scopre essere nient'altro che un fascio di pensieri tutta sorgente dal pensiero primario di 'Io sono il corpo' ovvero l'ego. Se questo ego-Io è indagato e la sua identità ricercata, esso sarà inghiottito senza lasciare traccia nella pura Consapevolezza-Essere-Siva-Sé. Si dovrebbe mantenere questa bhavana 'IO SONO Sè-Siva' fino a quando questo stato di essere il Siva-Sé diventerà esperienza spontanea e libera dallo sforzo stesso del bhavana. (Ch.32, V.34)

    79. In me, che sono pura Consapevolezza del Sé, l'universo nasce, viene mantenuto e sciolto quale mente. Pertanto, non esistono la mente e pensiero di forme-oggetti a parte me, il Sé. In questa esperienza si dovrebbe sempre dimorare. (Ch.32, V.35)

    80. Uno dovrebbe sempre dimorare come puro Siva-Sé attraverso la stabile esperienza che non ci sono forme-pensiero, esseri, mondo e creatore a parte la mente, che non è altro che una serie di increspature in me nell'oceano di pura Consapevolezza del Sé e di conseguenza io sono l'unico Essere, unico Shiva-Sé. (Ch.32, V.36)

    81. Così come il mondo, visto nel mio sogno, non è fuori di me, ma solo una mia creazione, il mondo dello stato di veglia è solo una creazione fatta da me e vista da me nel mezzo della mia pura Consapevolezza del Se. In questa sentire si dovrebbe dimorare con fermezza. (Ch.32, V.37)

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    82. La solida convinzione di 'Io è il Sé' è il segno sicuro del dimorare stabilmente nel Sé. Dimorare in questa convinzione in tutte le situazioni è, vero culto divino, meditazione su Dio, recitazione di mantra, pratica della retta condotta di vita, contemplazione, yoga integrale, saggezza del Sé e Moksha al tempo stesso. (Ch.33, V.16)

    83. Qualunque cosa appare come maya, creatore, creatura, mente, mondo, nomi e forme è il puro Brahman Sé e nient’altro a parte questo. (Ch.34, V.15)

    84. Il dimorare costante nella convinzione solidissima nata dall'esperienza di 'Io sono il Sé', è il più grande yoga, la dissoluzione totale della mente, la vera rinuncia, la vera saggezza, e jivan mukti nello stesso tempo. (Ch.34, V.46)

    85. Qualunque siano i nomi e le forme, essi sono visti da me nel mio sogno, non sono niente senza di me. Anche così, questo mondo, visto da me nel mio stato di veglia non è nulla senza di me, la Consapevolezza del Sé che io sono. Il saggio deve rinunciare a qualsiasi differenziazione tra Sé e non-Sé, e dimorare solo nel puro Sé. (Ch.35, V.23)

    86. Se questo mondo dello stato di veglia non dovesse essere evanescente per sua natura, tutto ciò che si vede in questo stato dovrebbe essere visto anche durante il sonno. Poiché Io, come puro Sé esiste sempre e comunque, non c'è spazio per il pensiero di un mondo dove il Sé è assente. Io-il Sé-Brahman è l'unica esistenza. (Ch.35, v.24)

    87. Nessun mondo esiste durante l'assenza della mente, e non v'è nessuna mente a parte la mia consapevolezza. Così, la mente e il mondo non sono nulla a parte il Sé, e sono in assoluto pura Esistenza-Consapevolezza-Brahman-Sé. Il saggio dovrebbe abolire ogni pensiero di differenziazione tra Sé e non-Sé. (Ch.35, V.25)

    88. Non vedo né mente, né mondo durante il sonno senza sogni. Nello stato di sogno c'è la mente con le sue creazioni, il mondo dei sogni. Il

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    mondo dei sogni è smascherato nel mio stato di veglia. Ma Io-il Sé esiste sempre. Riflettendo in tal modo, si deve rinunciare a tutta la differenziazione tra sé e non-Sé, e sempre dimorare con fermezza e vigilmente nella Consapevolezza-Sé-Brahman senza pensiero. (Ch.35, V.26)

    89. Tutte le diversità del mondo, la mente, maya (confondendo il potere del Brahman), lo stato di veglia, sogno, sonno, parlare di voi o di me sono evanescenti, e mai prescindono dal Sé. Così il saggio deve rinunciare a tutto il pensare di cosa sia il Sé e cosa non lo è ma dimorare sempre solo come Sé. (Ch.35, V.27)

    90. Nella scarsità di luce appare l'illusione di un serpente al posto della corda, e questo serpente non è nient’altro che la corda. Nello stesso modo ogni illusione del non-Sé esiste solo nel Sé. Così il saggio deve rinunciare a tutto il pensiero sul Sé e non-Sé e sempre dimorare fermamente nella pace del Sé. (Ch.35, v.28)

    91. Nell’esperienza saggia e completa, Io non sono duale, ma trascendente, immobile, pacifico, libero da schiavitù, libero da concetti, solo coscienza pura come il cielo. Attraverso questa esperienza si dovrebbero respingere tutte le differenziazioni tra Sé e non-Sé e sempre dimorare fermamente nella pace del Brahman Sé. (Ch.35, V.33)

    92. Si dovrebbe rinunciare a tutte le pratiche di hatha yoga, come il controllo del respiro, a tutti i dogma religiosi e le loro diverse sadhana ed essere soddisfatti attraverso la semplice osservanza del solo Sé. (Ch.35, V.38)

    93. Solo coloro che contemplano il Siva-Sé, lo schermo immacolato che è la base di tutte le manifestazioni, acquisiranno l'esperienza pura del sahaja nirvikalpa samadhi. A parte questa devozione a Siva (Pura-Vigile-Consapevolezza del Sé) non ci sono altri mezzi che portano alla liberazione. (Ch.35, V.44)

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    94. La non-dualità esistente nel sonno profondo fa emergere l’apparizione del mondo nello stato di sogno. Nello stesso modo, il mondo delle ombre che emerge nello stato di veglia è opera del potere, insito nel proprio Brahman-Sé. Dimorare saldamente in un'esperienza di puro Brahman-Sé, permette di scoprire che la mente e tutti i suoi conciliaboli andranno persi per sempre. (Ch.36, V.25)

    95. Si deve rimanere stabilmente nella convinzione 'Io sono il Sé' e respingere tutti i pensieri come 'Io sono questo corpo' e 'Questo mondo è reale'. Se si mantiene quest’abitudine incessantemente, questa falsa credenza scivolerà via come un fiore dalla mano quando si cade nel sonno profondo. (Ch.37, V.33)

    96. Ciascuno è l'unico responsabile per la propria liberazione o schiavitù, poiché la scelta di distruggere la mente inquieta o permettendo a essa di vagare dappertutto spetta solo a ciascuno. Pertanto, si deve conquistare la mente inquieta per poter dimorare costantemente nel puro e libero pensiero di Vigile-Consapevolezza del Sé. Questo dimorare costante è Moksha. (Ch.38, V.7)

    97. Tu sei l'unico Signore Supremo, il Sé. Non c'è nulla a parte te. Questo, va dichiarata essere la verità ultima, dopo un'analisi completa di tutte le scritture. Per i santi piedi di Siva, giuriamo che questa sia la verità di là di ogni dubbio. Peri i piedi del Sat Guru, noi giuriamo ancora una volta che questa è la verità dichiarata nelle Upanishad. (Ch.38, V.9)

    98. Tutti i doni di beneficenza, tutti i pellegrinaggi ai luoghi sacri, ogni sorta di mantra-japa e il culto di diversi dei devono essere fermamente abbandonati a favore della pratica costante degli insegnamenti presenti in questo libro. (Ch.38, v.24)

    99. Tutte le pratiche yogiche, tutte le attività filosofiche, tutti gli esercizi devozionali, e tutte le fedi e credenze dovrebbero essere abbandonate. Uno dovrebbe limitarsi alla pratica degli insegnamenti di questo libro e basta. (Ch.38, V.25)

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    100. Con la sola pratica degli insegnamenti di questo libro, ogni confusione e ignoranza saranno distrutti, dimorare fermamente nel Sé sarà il risultato. Con la fusione di saggezza e beatitudine pacifica nel Sé, sarà raggiunta Mukta. (Ch.38, V.29)

    101. Solo quando tutti i peccati sono portati via dalla pratica delle virtù attraverso molte vite, si avrà la rara opportunità di fare proprio questo trattato e praticare i suoi principi. Per i piedi di Siva va dichiarato che solo quelli il cui ciclo di nascite e morti è giunto al termine con questa vita, potrà mai ricevere questo trattato nelle proprie mani e mettere in pratica i suoi insegnamenti. (Ch.38, V.40)

    Versi da 102 a 121. Questi ultimi venti versi del presente libro contengono le dichiarazioni del discepolo Nidaga dinanzi al suo insegnante Ribhu, dove sono espresse le conquiste spirituali garantite a lui per la grazia del suo maestro, e le espressioni di gratitudine per il maestro stesso, Ribhu.

    102. O Mio Signore Sat Guru! Per mezzo della tua grazia ho in una frazione di secondo abbandonato ogni senso di differenziazione tra Sé e non-Sé; ho raggiunto la certezza che tutto è Brahman e che Io non sono altro che il Brahman-Sé; sono ora dimorante nella beatitudine eterna del Brahman-Sé. (Ch.39, V.7)

    103. Io sono in verità il Sat-Chit-Ananda-Brahman-Sé. Io sono la pace indisturbata eterna priva di nome e forma. Io sono il tutto senza difetti nella completa esistenza. Saldamente Io sono stabilito nel mio unico Brahman-Sé. (Ch.40, v.10)

    104. Oh! Sono diventato Brahma, Vishnu, Rudra, Mahesa, Sadasiva, Parameswara e sua moglie Parvati, Vinayaka, Subrahmanya, e tutte le altre schiere (Siva Ganas) e devoti di Siva, tutti questi insieme! (Ch.41, V.-15)

    105. Io stesso sono tutti i deva (esseri celesti) e gli asura (abitanti degli inferi), Indra il capo dei deva, il Signore delle otto direzioni cardinali, la

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    comunità dei saggi, la moltitudine di Rakshasas (demoni), e ancora, gli abitanti di questo e di tutti gli altri mondi. (Ch.41, V.16)

    106. Sono diventato i cinque elementi, i mondi innumerevoli sparsi nei cieli, tutte le cose esistenti e il loro svolgimento, tutti i Veda, e tutte le diversità di nomi e forme. (Ch.41, V.17)

    107. A un tratto sono diventato i corpi, i sensi, e le anime che li possiedono, la mente, l'intelletto, intuizione, l'ego, l'ignoranza primordiale e la commozione inquieta dello spirito, insomma tutto ciò che è visto e conosciuto. (Ch.41, v.19)

    108. Quella persona misericordiosa che dà questi insegnamenti è senza dubbio l'incarnazione del Signore Parameswara, il suo Devi Parvati, Vinayaka e Dio Shanmukha tutto in uno. (Ch.4, v.5)

    109. E' ancora una volta, Nandikeswara, Dattatreya, Dakshinamurti, e, in breve, il Supremo Siva stesso (Ch.42, v.6)

    110. Dopo essere stato regolarmente avviato in questi insegnamenti da parte del Sat Guru, il discepolo deve, finché la vita permane in lui, sostenere il suo maestro generosamente con denaro, cibo, vestiti e riparo e amorevole devozione. Questa è la condizione sine qua non per la Mukti del discepolo. (Ch.43, v.11)

    111. Inoltre, egli dovrebbe adornare la fronte e il corpo con la vibhuti (cenere sacra) secondo le norme previste, l’uso della sola vibhuti avrà diritto alla grazia di Siva che rimuove tutti gli impedimenti alla salvezza. (Ch.43 v.12)

    112. Il cospargersi abituale del corpo con la vibuthi si chiama pasupatha Vratham (l'austerità nella devozione a Shiva). Questa pratica accelera il raggiungimento della conoscenza del Sé. O Signore, Sat Guru! Con questa pratica ho guadagnato il merito per arrivare ai tuoi santi piedi che mi hanno portato alla salvezza. (Ch.43, V.13)

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    113. Io sono sempre l'eterno, puro, onnisciente, libero, incrollabile, non duale, Sé onnipervadente. Questa è la ferma convinzione dell'esperienza del jivan nel Sé. (Ch.43, v.28)

    114. Il Jnani consapevole che si è perso nel mounam maha (immobilità totale) della pura splendente Consapevolezza-Brahman-Sé, privo della minima traccia d’ignoranza, totalmente privo di tutta la coscienza del corpo e dei suoi tre stati di veglia, sogno e il sonno, privo di tutte le distinzioni di nome e forma e privo di qualsiasi pensiero di schiavitù o libertà, è mukta videha. (Ch.43, V.29)

    115. Tu hai, o Signore Sat Guru, condotto me attraverso l'oceano sconfinato del samsara nella barca della conoscenza del Sé. A me, che mi dibattevo miseramente della convinzione 'Io sono il corpo' tu hai insegnato che 'Io sono il Brahman-Sé' e mi hai accordato quella felicità che tutto abbraccia, Essere-Consapevolezza. A te, io rendo questi saluti devoti. (Ch.44, V.16)

    116. Saluti a te, mio signore Sat Guru! Tu hai distrutto la mia illusione che io sia il corpo e che il mondo stia fuori di me e che sia vero. Tu mi hai dato l'esperienza del mio Brahman-Sé. Tu hai distrutto la mia convinzione sbagliata che il karma (l’azione) è la strada per la salvezza, o che la conoscenza da sola possa rendere liberi. Tu hai dato la mia salvezza nel Sé (Ch.44, V.17)

    117. A tal divina Grazia-incarnata, a quell’Onnipresenza senza uguali, a questo Siva-Sé Sat Guru, io rendo il mio saluto devoto. (Ch.44, v.18)

    118. A tal Sat Guru che è il cuore del mio Sé, che ha distrutto la mia ignoranza con il dono della Consapevolezza del Sé, a quell’incarnazione della conoscenza del Sé, offro ora i miei saluti. (Ch.44, v.19)

    119. Omaggi al Sat guru che è l'incarnazione della pace indisturbata, senza attributi, l’eterna purezza, onnipervasivo, il cielo infinito della coscienza e perfezione completa. (Ch.44, v.20)

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    Nota: I seguenti versetti 120 e 121 contengono l'esortazione di Ribhu a Nidaga.

    120. In risposta alle parole di Nidaga, Ribhu risponde così: O mio figlio! Siamo ora senza dubbio saldamente stabiliti nella beatitudine del Brahman-Sé, poichè liberati da ogni illusione e ignoranza. Nello stesso tempo, come precauzione e sicurezza , fino all’ottenimento del videha Mukti è necessario praticare assiduamente l’unione con il Sé. (Ch.44, V.22)

    121. Gli aspiranti alla conoscenza del Sé troveranno successo più velocemente attraverso il culto del corpo di Shiva. Dovrebbero vivere presso un kshetra Siva (presso un Tempio dedicato a Siva) e offrire devozione a Shiva Lingam Maha, indossando la vibhuti sacra e la rudraksha (ghirlanda prescritta di perline), e ripetere il nome di Siva con devozione amorosa. (Ch.44, V.39)

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    122. Versi benedetti da offrire a Siva-Sé.

    Lode a Sat-Chit-Ananda-Siva-Sé!

    Lode alla pace indisturbata, il Sé!

    Lode alla perfezione assoluta, il Sé!

    Lode allo Splendore-Consapevolezza, il Sé!

    Lode a quel Sé senza macchia, senza qualità!

    Lode all’indivisibile Unità, il Sé!

    Lode al puro cielo della coscienza, il Sé!

    Lode all’Esistenza assoluta e suprema, il Sé!

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    Finito di stampare

    ottobre 2018