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Il concetto di paradigma familiare La metafisica del modello Con l'uso di questa frase appropriata, lo psicologo Paul Dell ha di recen- te richiamato l'attenzione sulla profonda differenza tra il metodo di ricerca transazionale sulla famiglia degli schizofrenici e quello eziologico. Studi che tentano di stabilire un'eziologia diversa da quella tradizionale, incen- trata sull'individuo, hanno supposto un nesso causale tra struttura familiare e comportamento psicotico. Ma dire che una particolare condizione è con- tingente in un tipo determinato di organizzazione familiare oppure pensa- re che ci sia un legame diretto significa commettere l'errore del pensiero li- neare. Secondo Dell, il punto di vista transazionale non si interessa dell'eziologia, ma equivale ad una ridefinizione di che cosa è la schizofre- nia. I ricercatori transazionali affermano che i comportamenti etichettati comejchizofrenici sono gartelnt^ran^^djencrschema relazlònale^ellà fa- miglia nella quale sono inseriti, edie la famiglia nél'm3ivI3ùo sofferen- te possono essere individuati comè~Tù^c^~cléTllì?nrfBo7Tlome dìof Dell: I comportament^dei familiari che nel loro insieme costituiscono i vari aspetti del modello non sono recìprocamente legati da una causalità lineare, ma sono coevolutivi. Bateson (I960) e Wynne e Singer (19é5a) non parlano di causazione ma di come la famiglia nel suo insieme si combina. Così le costruzioni eziologiche della teoria familiare della schizofrenia (per esempio Fromm-Reichmann, Lidz), cosi come sono state incluse nella maggior parte della ricerca fino ad oggi, non centrano definiscono adeguatamente la posizione transazionale.' Dell colloca David Reiss nel gruppo dei transazionalisti. Nella sua opera Reiss è_chiaro circa la necessità di vedere un modello ad ampiezza familiare o sistemico7_un Jparadigma familiare', come una proprietà emergènte dèlTesperienza^ cleteframigfia. Esso non è riducibile alle percezioni o alle reazIòT5n3TcIàscun membro della famiglia. Secondo Reiss gli studi che col- legano troppo direttamente la struttura familiare ai disturbi degli indivi- dui, esemplificati da termini quali 'famiglie schizofreniche' e 'famiglie pluriproblematiche', tradiscono questo concetto. // concetto di paradigma familiare 89 landosi, oltre che su altri spunti, sugli esperimenti di Wynne e Singer, ha tentato di trovare una sua personale 'metafisica del modello'. In I prima fase del suo lavoro egli ovviamente tentò di mettere in relazione , itili di interazione familiare con i disturbi che ci si poteva aspettare di ! negli individui di questo tipo di famiglie. Nel suo pensiero successi - I egli sembra estendere il suo interesse per il modello fino a comprendere 'applicazione molto più variegata di variabili chiave che non rendono fidilo soltanto delle famiglie con membri portatori di sintomi, ma della ric- Cft gamma costituita da tutte le famiglie. Per di più Reiss sta cominciando a lUggcrire che questi disturbi possono avere a che fare con l'incapacità del paradigma familiare, per un qualunque motivo, di assimilare l'informazio- ne quando il campo esterno (o interno) cambia troppo radicalmente. A questo punto il paradigma può decadere con la conseguente possibilità di estinzione della famiglia, o, in un caso migliore, di un cambiamento para- digmatico che da alla famiglia nuove prospettive di vita. Partiamo dal lavoro di Reiss più orientatilo in senso clinico. In un saggio originale che ccjjggjy*Hj;tilijii interazion^Jarniliare ai processi di pensiero individuali, egli descrive un esperimento Aì~proMem solving condotto~sù tre popolazioni?ottoTamlgJIe coniigli diagnosticati come; 'schizofieSici'; otto famiglie I cui membri avevano 'disturbi caratteriali' (definiti più con- cretamente da Reiss come 'gravi forme delinquenziali inctivìdualir);"e òtto con figli che avevano disturbi non classificati.2 Nelle famiglie del campione erano presenti i genitori, il figlio portatore di sintomi e uno dei fratelli. II progetto di ricerca richiedeva che un soggetto classificasse un gruppo di 15 carte, ciascuna delle quali conteneva una serie di lettere disposte secondo un criterio oppure prive di senso (PVK, PMVK, PMSMSVK). L'esperimen- to si articolava in tre parti: per primo c'era un compito individuale in cui tutti i soggetti, seduti in cabine separate, venivano richiesti di classificare da soli il gruppo di carte; seguiva quindi un compito familiare, in cui ciascun componente della famiglia riceveva lo stesso gruppo di carte da mettere in ordine, e infine un compito individuale di classificazione delle carte. Nel corso del compito familiare ogni membro cominciava con due carte e, dopo averle classificate, avvisava, premendo un bottone, di aver terminato e rice- veva un'altra carta finché tutte e quindici erano classificate. I membri della famiglia potevano comunicare per citofono e venivano incoraggiati a scam- biarsi idee e informazioni. Comunicarsi idee o andare avanti da soli, adot- tare una strategia unica o usarne diverse, attendere un sufficiente numero di carte per immaginare uno schema complessivo o decidere per una se- quenza scelta sulla base delle prime, erano tutte decisioni che una famiglia o i suoi singoli membri potevano adottare a seconda delle regole di comuni- cazione familiare. L'esperimento era strutturato in modo che fosse più faci- le arrivare ad una corretta ipotesi di classificazione delle cane dopo che que-

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Il concetto di paradigma familiare

La metafisica del modello

Con l'uso di questa frase appropriata, lo psicologo Paul Dell ha di recen-te richiamato l'attenzione sulla profonda differenza tra il metodo di ricercatransazionale sulla famiglia degli schizofrenici e quello eziologico. Studiche tentano di stabilire un'eziologia diversa da quella tradizionale, incen-trata sull'individuo, hanno supposto un nesso causale tra struttura familiaree comportamento psicotico. Ma dire che una particolare condizione è con-tingente in un tipo determinato di organizzazione familiare oppure pensa-re che ci sia un legame diretto significa commettere l'errore del pensiero li-neare. Secondo Dell, il punto di vista transazionale non si interessadell'eziologia, ma equivale ad una ridefinizione di che cosa è la schizofre-nia. I ricercatori transazionali affermano che i comportamenti etichettaticomejchizofrenici sono gartelnt^ran^^djencrschema relazlònale^ellà fa-miglia nella quale sono inseriti, edie né la famiglia nél'm3ivI3ùo sofferen-te possono essere individuati comè~Tù^c^~cléTllì?nrfBo7Tlome dìof Dell:

I comportament^dei familiari che nel loro insieme costituiscono i vari aspetti del modello nonsono recìprocamente legati da una causalità lineare, ma sono coevolutivi. Bateson (I960) eWynne e Singer (19é5a) non parlano di causazione ma di come la famiglia nel suo insieme sicombina. Così le costruzioni eziologiche della teoria familiare della schizofrenia (per esempioFromm-Reichmann, Lidz), cosi come sono state incluse nella maggior parte della ricerca finoad oggi, non centrano né definiscono adeguatamente la posizione transazionale.'

Dell colloca David Reiss nel gruppo dei transazionalisti. Nella sua operaReiss è_chiaro circa la necessità di vedere un modello ad ampiezza familiareo sistemico7_un Jparadigma familiare', come una proprietà emergèntedèlTesperienza^ cleteframigfia. Esso non è riducibile alle percezioni o allereazIòT5n3TcIàscun membro della famiglia. Secondo Reiss gli studi che col-legano troppo direttamente la struttura familiare ai disturbi degli indivi-dui, esemplificati da termini quali 'famiglie schizofreniche' e 'famigliepluriproblematiche', tradiscono questo concetto.

// concetto di paradigma familiare 89

landosi, oltre che su altri spunti, sugli esperimenti di Wynne e Singer,ha tentato di trovare una sua personale 'metafisica del modello'. In

I prima fase del suo lavoro egli ovviamente tentò di mettere in relazione, itili di interazione familiare con i disturbi che ci si poteva aspettare di

! negli individui di questo tipo di famiglie. Nel suo pensiero successi -I egli sembra estendere il suo interesse per il modello fino a comprendere'applicazione molto più variegata di variabili chiave che non rendono

fidilo soltanto delle famiglie con membri portatori di sintomi, ma della ric-Cft gamma costituita da tutte le famiglie. Per di più Reiss sta cominciando alUggcrire che questi disturbi possono avere a che fare con l'incapacità delparadigma familiare, per un qualunque motivo, di assimilare l'informazio-ne quando il campo esterno (o interno) cambia troppo radicalmente. Aquesto punto il paradigma può decadere con la conseguente possibilità diestinzione della famiglia, o, in un caso migliore, di un cambiamento para-digmatico che da alla famiglia nuove prospettive di vita.

Partiamo dal lavoro di Reiss più orientatilo in senso clinico. In un saggiooriginale che ccjjggjy*Hj;tilijii interazion^Jarniliare ai processi di pensieroindividuali, egli descrive un esperimento Aì~proMem solving condotto~sùtre popolazioni?ottoTamlgJIe coniigli diagnosticati come; 'schizofieSici';otto famiglie I cui membri avevano 'disturbi caratteriali' (definiti più con-cretamente da Reiss come 'gravi forme delinquenziali inctivìdualir);"e òttocon figli che avevano disturbi non classificati.2 Nelle famiglie del campioneerano presenti i genitori, il figlio portatore di sintomi e uno dei fratelli.

II progetto di ricerca richiedeva che un soggetto classificasse un gruppo di15 carte, ciascuna delle quali conteneva una serie di lettere disposte secondoun criterio oppure prive di senso (PVK, PMVK, PMSMSVK). L'esperimen-to si articolava in tre parti: per primo c'era un compito individuale in cuitutti i soggetti, seduti in cabine separate, venivano richiesti di classificare dasoli il gruppo di carte; seguiva quindi un compito familiare, in cui ciascuncomponente della famiglia riceveva lo stesso gruppo di carte da mettere inordine, e infine un compito individuale di classificazione delle carte. Nelcorso del compito familiare ogni membro cominciava con due carte e, dopoaverle classificate, avvisava, premendo un bottone, di aver terminato e rice-veva un'altra carta finché tutte e quindici erano classificate. I membri dellafamiglia potevano comunicare per citofono e venivano incoraggiati a scam-biarsi idee e informazioni. Comunicarsi idee o andare avanti da soli, adot-tare una strategia unica o usarne diverse, attendere un sufficiente numerodi carte per immaginare uno schema complessivo o decidere per una se-quenza scelta sulla base delle prime, erano tutte decisioni che una famigliao i suoi singoli membri potevano adottare a seconda delle regole di comuni-cazione familiare. L'esperimento era strutturato in modo che fosse più faci-le arrivare ad una corretta ipotesi di classificazione delle cane dopo che que-

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ste erano state presentate tutte o quasi tutte, ma si poteva indovinaremetodo per ordinarle ed erano possibili tentativi per prova ed erroreche, in base alle carte successive, si poteva verificare che un precedente ima di classificazione era di fatto corretto.

Questo esperimentojiuggeriva l'esistenza di mini-universi familiarieratRTmolto "dìversrTuno aaTI' altro, e che erano strettamente "correlatiraggrup^amentrcfinici. Keiss chiamò queste categorie 'sensibriilTconsTOT^nsiBnranà~distanza ihterpersonale', 'sensibili ali 'ambiente^ termicBéTÓmsporicIorro' a famiglie 'schizofreniche', famiglie 'delinquenti' e T - *rmgfié rriorrrialì* . Il test evidenziava le variabili che differenziavano quéstefàmlglle~écl esse corrispondevano alle scoperte delle prime ricerche sulla fa»miglia, specialmente quelle di Wynne. Pertanto l'esperimento non ha sem-plicemente un interesse intrinseco, ma rappresenta uno sforzo di costruzio-ne di una teoria che ci riporta a svariati decenni prima.

Le tre principali caratteristiche che sembravano distinguere i gruppi di fa-mìglìè~èrano: primo, la capacità 3èTjnemT5rT~deIla fàmìgtÌà'?[!TjìEiliz||u:e

~spunti e sugJermìStiTècBròcaménte offerti"; secondo, la loro capacità diutilizìzarélipunti provenienti"daì laboratorio è, terzo, la loro capacità diTag^"glSg^^Ta'̂ SclusiònéTTI problèma era congegnato fri modo "da potéfésse^re rTsolt^coJrrnaggiSfe'*efficacia quando si erano raggiunte sufficienti infor-mazioni e quando queste informazioni venivano condivise. Era importanteche tutti i membri della famiglia coordinassero i loro sforzi separati per for-mulare ipotesi utili alla classificazione delle carte e per offrire nuovi sugge-rimenti o correzioni. Era anche necessario prestare attenzione alle informa-zioni che provenivano dall'ambiente, sotto forma delle carte che venivanocontinuamente somministrate. L'esperimento rivelò chiaramente due ordi-ni di connessioni: connessioni tra i membri della famiglia e connessioni tra imembri della famiglia e il mondo esterno.

I tre tipi di famiglie risrjondeyanoj.ljest jn modi dliversi e le famiglie conprobTèrnTclinici lo facevano neTmodò più scadente. T3^rsFóprTche~te~fa-miglie degli scJii£ofrej^i_aYejanò~uina TgjfancJe" coesione internai JpTTTpro"me"mE>rf, ma erano_anche separate v come 3a uìTalto rnurpt da ogni altra co_-s^TTàTMojensjibih'tl^pjerdò che era al loro interno non le aiutava nei con-frohti dertest7maTe~ostacolava. Sccondó~le parole di Reiss: "In questo tipodi tamigliajc^èjajensazionc diffusa che ran^si^Jb^ohjzlonè^èrprobìe-ma sono sénìpIJ£emcjnte.dei mezzi jaer mantenere perpetuamente uno stret-to ininterrotto accordol'.3

La spiegazione di Reiss, del bjsojn^dellajFamiglia 'sensibile al consenso'di^sere^lé7ripr¥inirtìrje^^^crorjk^fu che essà~scntiva l' ambiente minac-cioso e pericoloso . LàTsituazione sperimentale era una minaccia da cui gUàr-. e era una mnacca a cu g r -darsi; così i membri di queste famiglie desideravano raggiungere molto ra-pidamente una soluzione, prima che fosse disponibile buona parte dell 'in -

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,„„ ine, e si aggrappavano a questa soluzione anche quando fatti successivillfll soluzione migliore, introdotta da un altro familiare, la contraddicevano.

Conseguenza, molto spesso, potevano essere incapaci di trovare una soluzio-•deguata al problema, non tanto a causa di una comunicazione familiare in-

:iente, ma per una confusione prematura. Preferivano sbagliare piuttosto. combattere.Questasindrome mette in risalto \e, raratTerjgtjfJT^farniHari che Wynne ha

reciprocità' e 'muro di gomma'. Essa conterma ancEèlTtipo di 'inyi-~ichiamt. amento ' descritto da Minuchin e la tendenza. s5c^Qa^k-Bowen.allafti-|fonc~cmotiva e all'indifferenziazione. Questi ricercatori, in quanto clima, ten-devano TTÌmitare i loro modelli descrìttivi alle famiglie che presentavano pro-blemi. Reiss procede precisamente nella direzione della normalizzazione,estendendo le sue categorie fino ad includere famiglie che non presentano ne-cessariamente membri con problemi. Per esempio, come variante culturalenormativa della famiglia sensibile al consenso, egli cita gli studi sulle famigliepatriarcali dell'Italia meridionale, con il loro codice di solidarietà familiare e laloro percezione del mondo esterno come minaccioso e imprevedibile.

Diametralmente opposte alle famiglie con membri jchizQfiejijci erano le fa-mignéjcon^iantódiej^^avano^gavi delinquenze jolitarie'. -glie prestavano jna buona ̂ ^ attenzióne agfi spunti pro^

ueste

t^^liari. pùràmèTrT5tTrn^nTbìT3èTIa FamignàliTan^òrtswano^gme se accettareopinioni o ipotesi JàT loro plEroitl^^unl^oHTJembrava esserci un prepo-tente bìso^pìo~^3ìffigstrarFl:E^ ' am bientèjda soKrScfet -tando un punto di vista più generale, Reiss dice che questfin3ìvidul semBranocondividere "yna-sensazianejche l'ambiente fosse scisso in tante parti quantierano i membn_della famiglia; ciascun~^mUiarFl^«Va"à^èss^anr¥ùa]partepersonale e pertantonBa3ava àglilpliritT^mblèntaUjprowniattT^^parte"?

Ouèstefarniglie^ le famiglie 'sensibili alla distanza interpersonale' , sembra-vano sperimentare il laboratorio e il problema datcTHairesterno coriièlìrrmez-zó ̂ pef dimostrar eTe'capacità individ^wIÌ~P^cHè'iITohfine~txàirrnon3£^imembri della FàrrugTà^FnsTKiniIIa~d^

Ailità neUTsoIuzione di problemidelle famiglie sensibili aTconsènso. Sonoca-na 'realtà esterna' in quanto oppostajjlle

distorsióni provocate daUaTàmìglìa la cui tendenza principale è quella di rima-rie è

Stano volentieri a condividere collettivamente le ipotesi e possonofarlo in misura minima poiché ognuno persiste nel tentativo di risolvere da soloil problema, prolungando così il tempo del test, come se dovesse limitarsi allesue sole risorse.

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Non sono chiaramente riportati esempi normativi della famiglia sensibiialla distanza interpersonale. Reiss cita la famiglia 'disimpegnata' di Mchin come esempio tratto daHiìnTpópòIazìòhc ̂ drtamigKfcontìgircTqùentiy Yutfàvraegiriridividuà'deife caratteristiche che non SOTIO necessaria- jmemèTpatogene, in particolare il senso di isolamento e di distacco che i 'componenti di queste famiglie sembrano provare spesso. Egli arriva anche acitare l'esempio di una famiglia sensibile alla distanza interpersonale, ap-partenente alla media borghesia (i Littleton), descritta in Family Worlds deisociologi Robert Hess e Herbert Handel, che presenta uno stile di interazio-ne sconnesso, individualistico e tollera un alto grado di conflitto e dissonan-__ <iza.

La terza categoria^ la famiglia 'sensibile all'ambiente', rappresenta_ilgruppo relatiyarnente libero da problelhtrlTonipoTteTiti^TjuCSTelamiglieposseggono_inj3ttjnK) equilibrio entrambe le dori messeTir rilievo_dafReiss,

' mostrando _una capacità di utilizzare spunti provenienti dagli altri membriclella famiglia e al contempo di accettare e:" incorporare spunti offertidall'ambiente. I membri di queste famìgIIe^ssònò"forrriulà7èTpotèsTTndi-vidualmente o insieme, possono differire la conclusione fin quando nonsiano state esplorate alternative sufficienti a convalidare quella finalmenteraggiunta, e possono sottoporre a verifica e condividere nuove informazio-ni. A differenza della famiglia sensibile al consenso, essi non sono costrettida un bisogno di coesione a tutti i costi, né sono ostacolati dalla filosofia del'cavarsela da soli'. Questo gruppo possiede una membrana esterna, che èsalda abbastanza da fornire appoggio, ma non così impermeabile da lasciarfuori dati nuovi. La flessibilità su ambedue i fronti della connessione inter-na e della relazione con il mondo esterno sembra essere il tratto contraddi-stintivo della famiglia che funziona meglio, almeno nei compiti di soluzio-ne di problemi del saggio di Reiss.

Sembra strano andare in cerca di modelli culturali per le famiglie com-prese in questa categoria, che è normale già per definizione non essendopervenuta all'attenzione della comunità, ma Reiss cita studi sulla culturashtetl, deH'Euroj)a_orientale, chejgffre una visione dél~mondo"che~c5m-prendèUrTrorte senso denegami familiari, ma permette altrettantoTèsplo-razlone" è~lTcròmThio dell'ambiente!

RèTssTcón quèsta^dèscrizione dèTsistemi familiari, ha veramente tentatouna 'metafisica del modello', anche se questo riassunto della sua tipologia èstatico e ha sottolineato soltanto tre dimensioni: connessione interna, con-nessione esterna e chiusura. In una analisi del suo successivo pensiero sui si-stemi familiari, vedremo che egli abbandona questo modello per uno cheinclude variabili che presiedono ai modi in cui una famiglia cambia para-digma. Nel frattempo, osserviamo l'opera di un altro ricercatore, EleanorWertheim, che ha aggiunto a suo modo la variabile del cambiamento.

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Una grìglia per la tipologia familiare

Le variabili di Wertheim hanno a che fare con una tassonomia dinamica:il modo In cuFim sistema cambia o rimane uguale in un periodo di tèmpo.Nel su^rarticoloT^TajmiljriJniìrThérapy and thè Science ànd~Typotògy ofFamily System", Wertheim afferma che dobbiamo tener conto dei mecca-nismi di cam^iaméntò^dTlS^mlgTiarajlo^stesso modo che dei suòTeTè-menti strutturali.6 Se miaJ^amj^Ha^èun^entitàJimitata da norme, chela re-sistenza al cambiaménto, è Importante venflcare due dimensioni ."Una è co-stituita dalle tendenze mprfostariche (cristallizzanti o omeostatìcKe) dellafamiglia, TaTtfa dalle sue capaciti morfogenlcjije,j[dx_c^mbiamento dellenorme). Ne£ primo caso Wertheim distingue tra Morfostasi Consensuale(Me), che rappresenta un equilibrio tra obiettivi individuali e_obiej±iyi la-minari, e^^rl^siasiTprzata (Mf), che ritroviamo nelle famiglie i cui com-ponenti sonolinMMrS^liégóWtigide ma nascoste che operano nelTIhlteres-se della famiglia. Potremo pensare a una democrazia opposta ad una formadi governo più totalitaria, anche se la società totalitaria è diversa in questo,che le regole sono tutto tranne che nascoste.

Il secondo caso, le norme di cambiamento delle norme, incorpora ciò cheabbiamo chiamato~cambiamgnjpjii^^oiiq^ordìn^. WertEèim Jjensa chese una famiglia FàTun"altó~grado di morfostasi consensuale questo significaautomàuram^^"ch^Telue"n"pfme possono essere cambiate con flessibjlita,per andare incontro a circostanze mutate, e che cambiamenti morfogenici sitrasformano m capaciti di regolazione. Ancora una volta, comejnjioa.de:

rhocrazia, c'è da allestire_un apparatp_per una nuova elezione e da eleggereun nuovo partito con un programma potenziale migliore. Possiamo presu-

. . . - _-^—_ _-«__~«_»_«™_..->, T~U~.,< ££ "--•. . - . ^ . - - - — . ..-.r.-V? •••-. ,-- . _. - .„ fy~.«- ..-- .„« ..—..,-,

mere che una famiglia abbia questa capacita se si mostra flessibile o affrontacon fàcinta'càmBiamènti morfogenici, come un cavallo che sTmette con na-turalezza'^" salfàféT

Se una famiglia non riesce a trovare i mezzi per modificare le sue normequando c'è bisogno di un cambiamento, allora dovremmo cercare una ca-pacità di acccttazione di un cambiamento proveniente dall'esterno, gene-ralmente a opera di agenti del sistema al livello immediatamente superiore,ossia della collettività. Wertheim definisce questa porpeità Morfostasi In-dotta_(IM ) .Le famigliej:hc_p_ossQncrgioyarsi dj risorse della collettività, diamkirsacerdoti, mèdici^ terapeuti o persone più anziane appartenenti allaloro sTessa parentela per riuscire a negoziare un cambiaménto morfogenico,fannlTpartè^^^qTiestà'Tafègoria.

Wèrtheìrn aggiùnge alle sue variabili di cambiamento un gruppo di varia-bili strutturali che hanno a che fare con i limiti, sia interni che esterni. Cosìella considera sistemi che sono aperti sia verso l'interno che verso l'esterno, si-stemi parzialmente chiusi che sono aperti solo verso l'interno e sistemi

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Tavola 5,1Classificazione dei modelli familiari e risposta prevista alla terapia della famiglia

Morfogenesiindotta (IM)

Alta

Bassa

MorfostasiConsensuale

(MC)

Alta

(AJtT)

Bassa

!1 Alta

ii

i t

Bassa

Morfostasiforzata

(MF)

Bassa

Bassa

Alta

Bassa

Alta

Bassa

Alta

Tipo Integrazione

del sistema

Aperto

Parzialmenteaperto(verso

l'esterno)

Parzialmenteaperto(verso

l'interno)

Chiuso

1Integrato

^ 2 \n integrato )

3Non integrato

4Pseudo-integrato

5Integrato

6Ben integrato

7Disintegrato

8Pseudo-integrato

Risposta prevista alla terapiadella famiglia

Disponibilità

(Disponibile

Disponibile

Disponibile

Fa resi-stenza

Non moti-vato

Fa resi-stenza

Durata

) , ' Breve Ntermine.—

LungotermineBreve/lungo

termine

Breve/lungo

termine

Insuccesso

Lungotermine

Risultato

('Positivo^

Positivo

Positivo

Positivo

Negativo

Variabile

Da Wertheirn, E., "Family Unii Therapy and thè Science and Typology of Family System", Family Proceu 12 (1973Ì

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Tavola 5,2Tipologia della struttura familiare

t

13

3

tn

3rt

1

»

Omeostasi Omeostasi Morfogenesicoatta consensuale indotta

Famiglia sensibileall'ambiente A

(ben connessa sia versol'esterno che all'interno) N?M?4 .'•' B

Famiglia sensibile alladistanza interpersonale A

(ben connessa verso l'esterno,poco connessa all'interno) B

Famiglia sensibileal consenso A

(poco connessa verso l'esterno,ben connessa ali 'interno) B

1Alta

Bassa

Alta

Bassa

Alta

Bassa

Alta

Alta

Bassa

Bassa

Bassa

Bassa

Bassa

Bassa

Bassa

Bassa

Alta

Alta

Variabili dinamiche

questi gruppi non è necessariamente considerato pazzo perché condivide lesué~cfe3en2e~cpn"altfr Ma si può vedere cEe"Ìl consenso su fondamentalielementi d i fede dovrebbe essere ' ~ ~c r a p a c t u i g r ppò dilenere uniti i i comppnentì^3rcónfìHuare~lH esistere^ Si p^otfebbe"ctÌTepeffino^cfte~quanto "più mdimóstjfàbìlé '1o"lmproBaKIe"'Sr"p_à^onatoJallecredenze della sóoétJèlfernàTun sistema di fede , tantOjgm po^tTEeessèreeSìcacè~nel proteggere e separare dall'esterni) il jgrupgo. C'è un'utiììtaT, unavalidità in questo tipo dTilIùsione collettiva, che può rendere più facile ca-pire le ragioni che stanno dietro il comportamento sensibile al consenso nel-le famiglie con membri psicotici.

La jamiglia sensibile alla distanza interpersonale potrebbe avere un bassogrado di ambedue i tipi di ònìeostasrpoiché'^carsamente connessa e nonpossiecle~un alto grado di coesione. Ma là famiglia appartenente a questacategònaT, "che possedesse una capacità indotta di cambiamento della nor-rrjaTsaréB'Be per definizione più passibile di aiuto dall'esterno di una fami-glia senzaTquesta capacità^ come fa notare Wertheim^ I_a famiglia del tipo^Gsim'eglaK^jgH?, Costituire una struttura priva di vitalità e può essere irrè-

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pefabile. È diffìcile incontrare in una forma pura una famiglia sensibiledistanza interpersonale: forse non ne esiste nessuna, ma esistono solo

Itfani amalgami. Un amalgama di questo tipo, una famiglia con molte ca-tttteristiche del genere 'molecole in collisione' e tuttavia anche con qualche'goccia di colla', è la povera famiglia negra descritta nel quarto capitolo.Nelle videoregistrazioni di questa famiglia c'è una sequenza che sembra il-lustrare il principio della sensibilità alla distanza interpersonale del tipo"ogni uomo è un'isola".

Le tre figlie di 20, 19, 17 anni descrivevano i sentimenti di paura e insicu-rezza che provavano alla sera, dopo che la madre era uscita per andare al la-voro. Invece di fare dei turni di guardia all'appartamento, in modo chementre una stava in piedi le altre potessero dormire, rimanevano in pieditutte e tre. Era come se non si trattasse di una situazione collettiva ma di tresituazioni personali e individuali che non avevano nulla a che fare l'una conl'altra. Le figlie descrivevano la madre come una donna che non aveva pau-ra di nulla e le attribuivano qualsiasi potere e, una volta uscita, si sentivanoestremamente vulnerabili. I fratelli maggiori fornivano una versione diversadi questo comportamento sconnesso e troppo individualistico. Quando ilterapeuta domandò: ' 'I ragazzi possono prendersi cura di voi?", le ragazzesi lamentarono che i ragazzi (compreso uno di 24 anni che viveva in parte incasa, in parte fuori) non sembravano preoccuparsi o curarsi di loro. Se le ra-gazze tentavano di svegliarli nel corso della notte essi si rifiutavano di pren-dere sul serio le loro paure e tornavano a dormire.

La permeabilità dei confini intorno a questa famiglia era dimostrata dalfatto che la gente poteva entrare in casa con facilità, minacciandone la sicu-rezza. Vivevano in un circondario di case malamente chiuse, di strade scar-samente sorvegliate dalla polizia e in un territorio sempre pieno di minacce,ma la situazione trovava un corrispettivo nella fragilità dei confini familiarie nei deficit strutturali che li rendevano fragili. I figli non avevano capito inche modo formare gruppi protettivi, escogitare strategie, organizzarsi gerar-chicamente.

Quanto all'ultima categoria, la famiglia sensibile all'ambiente possede-rebbTun alto grado di Omeostasi consensuale e un basso grado di omeostàsiforzata e, come quelle appartenenti alle altre categorie, differirebbe soltan-to per il grado di acccttazióne di agenti esterni in funzione dì rinforzò per ilcambiaménto delle norme interne .^Wertheim suggerisce che la famiglia cheaccettaagenti esterni è'più ftnzioTTSÌFdelFIItf a roTììprèsaTirquesta^cafègò-rià, ìmplkando-yft sistema di valuii favoievureyteTCrapigr'frparirnentip'ossìbfle cHèTa"versioné^3eira famiglia sensibile^all'ambiente che rifiuta ilcambiamento indotto delle norme, sia migliore dell'altro tipo. Cambia-menti spontanei possono essere preferibili a cambiamenti imposti come,quando è possibile, la fatica spontanea è preferibile alla fatica imposta.

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98 II concetto di paradigma familiare

Wertheim usa il suo schema per prevedere il tipo di problemi che è pribabile si presentino in ciascuna delle sue categorie, ed ha dei profili psichiatrici per tutte e otto. Il numero ristretto di categorie rappresentate nella Tavola 5,2 si limita a distinguere tra le strutture possibili descritte da Reiss, e"vise ciascuna^ in due sottoversioni, usando le variabili di cambiamento dìWertheim. È probabilmente troppo presto per dare a questi raggruppa-menti valore di profili clinici: è già abbastanza avere una griglia da cui par-tire per condurre una ricerca più dettagliata su questi profili.

Modelli dinamici di organizzazione familiare

II problema delle griglie è che sono modelli di funzionamentojlella_fa-migli^àutosùlEcIeltìtrè^èls^n^ìàTn^^gjStici . NorTc^elnai un accenno alfnodo"Tn"cuìruiià farfugliai ^ pos"sà~passare ~3a una casella della griglia ad un'al-tra e nemmeno al fatto se questo sia possibile. Quando c'è allorajin 'indica-zione per il modo in cui le famiglie cambiano? Ci soTicrdei livelliUTòrga-nTzzazione attraverso 1 qualTIé famiglie, in caso di cambiamento, devonopassare, o possono muoversi ovunque dentro lo schema?

A queste domande ha_ finalmente dato risposta il 'modello dinamicojisezioni incrcHatiri5ÌT:feavers.7 Il modello di~

je estremamé7ité~caotiche eTconfuse, con fragili con-

che è estremamente autoritario, a unjiyello superiore che è flessibile eliclat-tìvo^né^ troppo sciolto né troppo rigido.

BeaverFcI3"~aTsuo modello la forma"cu""una A coricata sul fianco, con ledue basi che rappresentano rispettivamente le famiglie 'centripete' da unaparte e quelle 'centrifughe^dairaltra (vedi Figura 57l) II grupp6~centrifu-f*o produrrebbe comportamenti _jociopatici mentre il gruppo centripetoprodurrebbe disturbi psicopatici ."Ambedue "guasti gruppi scarsamente 'ÌOryzìónanti , sono caratterizzati da comunicazione confusa, confini poco chiarie ̂ vitamento_di_ manifestazioni di potere. KfelTa^ Azione centrale della A,dove i due stilijxiDiiiicIàiiQ-ad Incontrarsi, ci sonp_ disturbi comportamentalisul versante centrifugo e comportamenti nevrotici sulF altro /Tutta via il mo-3éjTn~am mette un c n n ^ ^ n m ^ ' t 'Q c i r i f E t m t -cia anche a manifestare chiari segni di gerarchla, anche~se~Tà~struttura è^it-tàtbrìale. Alla sommità della A, presumibTinTelnTèTTà~sti^rtura"¥mmétterunzionamènti anche uiigliuirda parte~cterc<3nipuueriti la famiglia!

.Questo mò7IeIlo~miFfica un pjSsàgèró'̂ srrtrtmre"rnen& fenzionanti astrutture più funzionanti^ BeaveKjpstienechéTFsblo un passo dalle torme

^aotiche a qupllf ^ ^ ^ Ù ì a S ' '' . f o ' ^comune e può essere terapeuticamente utile . Hajcy quFè~mblto vlano~a

Gravidisfunzioni

11 concetto di paradigma familiare 99

Livello medio Salute

Prole frequentementesociopatica

Frequenti disturbidel comportamento

2Adeguata I Ottimale

I

6Prolefrequentementeschizofrenica

Confinifragili

I Predominio-sottomissione,| dislivelli di potere evidenti

Differenziazioneindividuale,apertura e chiarezza

Comunicazioneconfusa

| Continuum neghentropico Ij (adattabilità) |

Continuum evolutivo' (autonomia)

: Figura),!Modello dinamico di Beavers a sezioni incrociate

(Da Beavers, R. , Psychotherapy and Growth, Brunner/Mazel, New York, 1977)

Beavers quando, nel suo recente libro II distacco dalla famiglia, sostiene un_approccio terapeutico basato sullo spmjjg!ejjgmtjori_deljg^^comportarsi come tiranni jjotenziali .8

Un altro "mg^ìÌo"dinamicò,~che si avvicina a quello delle famiglie nor-mali, è costituito claj^ti^^^M'delIe^sjdrutuiire aperte,

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100 II concetto di paradigma familiare

Kantor e LehL9 II modello è differente da quello di Beayers poiché nqìconcepisce aie le fàmTgfiè~dìé^reaTItano~o!Ìsfuh2;ioni appartengano a gru|pi o fivèffi "dfffèrènfìr mà~Te ritiene variazioni imperfette' drtipi normaKàfifdf eXèEf suppongono che le famiglie possano essere càtàlogàteTn Baalla scelta di differenti ideali omeostatici o di diversi modi per raggiunge!l'equilibrio e il cambiamento. La struttura familiare deriva dal tipo di accolmodamento omeostatico adottato e non è un elemento immutabile archilitettonico. Anche le forme imperfette derivano da quell'ideale e ne differi-1scono di conseguenza. j

Itre tipi Jarniliari di Kantor e Lehr fanno pensare agli ordinamenti politi-1ci della famiglia nei regùni autoritario^ anarchico e democratico. La fami- iglia cTuusaè fortemente strutturata, geràrchica e goverrlatad'a norme: l'in- 'dTvT3uo è subordinato al gruppo. Nella sua versione imperfetta essa diventa^un'gùscTò rigido e vuoto, e, se si sviluppa una 'fuga', questo guscio può in-frangersì, poiché i suoi componenti diventano ribelli o violenti, a volte con-tro, gli altri, a volte contro se stessi. La famiglia anarchica o 'casuale1" attri-buisce un grande valore all'individuazione personale, ir suo motto è "Fatevii fatti vostri", e ci sono poche regole e poca attenzione per i confini. Nellaversione imperfetta questa famiglia diventa totalmente caotica, turbolenta:capriccio e contraddizione si avvicendano. Tuttavia gli sforzi dei singolimembri per ristabilire un qualche tipo di controllo possono concludSsijnunj>assaggio a un sistema autoritario chiuso, altrimenti si verificherannoframmentazione, disperazione oppure interverranno autorità esterne .ITsP'stema democratico o apeno, che sembra un'aurea via di mezzo jxaj due sti-li^ylancìà l'ordine cornà^ès^iWitaTi 3uìtti cHrin3ìvTcTù<5 con quelli delgrupgo. Nella sua versione imperfetta questojigojSmiliare tencTe~allà~ctìvi-slone e~aT divofzio7Ta"sua ^difEcòTta più caratteristica deriva 3al ìegamè~cherisultà"dat"préndère elementi tanto dal sistema chiuso che da quello casualeche, quando non sono compatibili, possono portare a tensione e impasse.Kantor e Lehr non sostengono che questi tipi esistono in forma pura, ma so-no convinti che le famiglie tendono a raggnipparsi intorno a queste tre di-verse categorie.

Ciò che si sta sempre più affermando è una tipologia dinamica che, dan-do grande peso alla mobilità e al cambiamento, non si basa su categorie fis-se e non assegna alle famiglie caratteristiche negative come fanno le tipolo-gie funzionale-disfunzionale e quelle che si basano sui sintomi dei singolifamiliari.

Da questo punto di vista, è di particolare interesse il pensiero successivodi Reiss sui paradigmi familiari, che viene espresso in "The Working Fami-ly: A Researcher's View of Health in thè Household".10 Prima di tutto,Reiss continua ad esaminare gli universi familiari in un'ottica veramente si-stemica. Nella sua ricerca egli continua ad usare variabili come la capacità

// concetto, di paradigma familiare 101

Jlettiva dei membri della famiglia di percepire configurazioni complesseJtndo si confrontano con dati inusuali, la capacità di coordinare risposte(1 tentativo di dare un senso al materiale presentato e la capacità di differi-

,.J la conclusione fino al momento in cui non si abbia a disposizione una in-! formazione sufficiente e non la si condivida tra tutti per garantire la migliorfilposta possibile. Naturalmente, i suoi esperimenti verificano le reazionifiuniliari ad un ambiente non familiare, cosicché si potrebbe sostenere chequest'ultimo, quando sembra molto differente, non incontra il paradigmaUmiliare nel suo terreno. Ma ovviamente Reiss sostiene che la funzione spe-cìfica di questo paradigma è precisamente quella di aiutare i membri dellafamiglia a far fronte a ciò che è diverso e strano.

In secondo luogo, egli si allontana da una classificazione delle famiglielungo una scala che va dal funzionale al disfunzionale, preferendo vedere ladisfunzione in relazione al paradigma idiosincratico di ogni famiglia piut-tosto che giudicarlo alla luce di idee preconcette di salute e malattia.

In terzo luogo e forse più importante ancora è l'attenta indagine di Reisssu ciò che avviene quando un paradigma si infrange. Egli non crede chequesta sia di per sé una cosa cattiva, anche se è conscio delle sue conseguen-ze distruttive. Un problema fondamentale per lui è rappresentato dal modoin cui un disturbo e un crollo familiare possano fornire una opportunità alsuo potenziale di autoguarigione. Come egli dice:

Più specificamente, io proporrei (riconoscendo che in questa proposta c'è qualche cosa che fapensare sia alla teologia che a Pollyanna) che la crisi familiare assolve una funzione positivanella vita di ogni familiare. Per quanto densa di rischi, essa in ultima analisi apre la famiglia anuove esperienze, alterando il senso di sé e del mondo esterno nei suoi componenti e quinditrasformando un paradigma che può averli guidati per anni e perfino per generazioni."

Ciò equivale ad assumere una posizione evolutiva sul cambiamento deiparadigmi.

La mia personale posizione evolutiva suggerisce un modello in qualchemodo fantastico, che ho battezzato 'dischi a spirale dell'organizzazione fa-miliare'. Devo l'idea di questo modello ad una conversazione che ho avutonel 1978 ad Atlanta con Paul Dell. Fu lui che per primo mi spiegò il pensie-ro che conduceva a un modello evolutivo piuttosto che a uno omeostatico,influenzando quindi profondamente l'evoluzione del mio pensiero.

/ dischi a spirale dell'organizzazione familiare

Per lungo tempo l'idea di una tipologia familiare che andasse dalle fami-glie eccessivamente intrecciate a quelle insufficientemente intrecciate, riè!

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102 II concetto di paradigma familiare

senso^AshbY, è stata affascinante JPossiamo supporre che non potrebbe (srere_una^amiglia situata all'uno o airdtro^cleglji_estrerni di una_tigologi_me questa. Se la famigfia'iossè ; troppo Dettamente intrecciata nonjjermeirèTJFéTrcamHàmén^^siónèTTarmaggìoTparte delle famiglie si trova nella zona genjtrale,,della_clafìcazionè~è sonò "pòchi girèsè'rnipì allo stato puro delle due categorie. Tutte Jj^famiglie devono avere una qualche struttura, non importa quanto primitiva;'e tutte devono essere capaci ai sperimentare il cambiamento.

Il modo migliore per valutare una famiglia che sembri funzionare bene,qualunque sia la sua categoria di appartenenza, sta nel vedere se può ap-prossimarsi a uno dei due estremi in funzione di ciò che richiedono le circo-stanze. La struttura 'invischiata', che è obbligatoria durante il pranzo dellaFesta del Ringraziamento, può essere totalmente inadatta il giorno dopo,quando un figlio adolescente chiede se può andare a pranzo a casa di unamico. Le fasi della vita vanno attentamente considerate in quantosono_fasidello sviTùppo'dr un Individuo . Il terapeuta djjlaJàrnigliV Cad^WhitakeiTìaparlato di 'rotazione dei capro espiatorio ̂ per descrìvere come tutti ijìgli,arrivati all'adolescenza, possono diventare a turno il problema dejpjLfami-glTà.Tìgirfà~nòTafe che, finché i vari componenti si avvicendano e ogni sin-gola]perspninìc'n~ e inchiodata a qu^o_njoloJLguesta non_è necessariamenteuna cosj^cattìva ma"sempllcemente indica che per la famiglia in questionePunico modio di far crescere i figli" è" ch"é"cjuesti diventino momentancamen-tejmj^sIKIO^ìJria~mogliè iTcuTmarito sostenga gli esami di legge o fac-cia_rinternatq medico, un esempio ~3Ì sviluppo individuale consisterebbenell 'affrontare la solitudine eja_dep_ressione facendosi venire delle emicra-nie, myecejii esprimere apertamente l^suFfruSràzìpm^ chejìp-trebFe mettere in pericolo un matrimonio agli esordi.

Ma il problema principale dei continuum o delle griglie sta nel fatto chenon spiegano in alcun modo perché una famiglia o una persona subiscanoun cambiamento improvviso. Capita spesso che una^ famiglia o un gruppola cui frammentazione li ponga^nutT^^jno~HcIjontI^imi^ajiojjpotiz-zato produca individui che poss6no_rincHiuclersi all'improvviso in un ambi-to^estremamente'Tnvischiato , caratterizzato Ha fàhtasieTotlèttiveV^fèazIorllpàranoìche ITdefirT di grlricTézzaT~Bastrsoftànto p«is^è~àllò stfanò'salfo"cherdopo il collasso •economtccTFsociale della Repubblica di Weimar, lanazione tedesca (o un sottogruppo al suo interno) spiccò nella più grandefolie à-societé della storia, il Terzo Reich. Vengono anche alla mente i ra-gazzi che al giorno d'oggi, provenendo da famiglie apparentemente per-missive, si trasformano in 'figli della moda'. Un altro esempio forse un po'diverso è quello della tendenza che hanno i ragazzi delle famiglie povereestremamente frammentate di formare bande altamente autoritarie e strut-turate.

Il concetto di paradigma familiare 103

Casi come questi mostrano chiaramente che ciò di cui la maggior partedelle tipologie mancava era la descrizione del movimento. Il modello dina-mico di Beavers almeno implicava un passaggio verso strutture più (o me-no) evoIùtFèltàWlrog^alìa^ tèm-ppr^lHii soìfénuicòjffi^^^[eI^CT^ayo|rèr la descrizione déisistèìnTfa-miliari e Rèiss~m, un recente saggio., ha vigorosamente appoggiato questoconcetto.""Queste idee differenti facevano venire in mente una serie di dischi in ca-

duta a spirale. Possiamo pensare alle famiglie come a dei gruppi con carat-tcristiche_contrastanti o mescolate, Ciascuno Hei quali si "costituisca ad~undifferente livello di 'evoluzione' (vedi Figura 5,2). Si^gotrebbè •sostenéreche il gruppo' Irj^jHIatp-'dis'impcgnato (o centripeto-cénmìugq]rsla''collb-caio air^tjsaniUnjS2pLéJLut^£ala3 \i adattamento. Le famiglie che rappresentano un caso éstfémo HiamBe-;

due le categòné~3ovrebbero diminuire o estinguersi, oppureji loro compp-;nenti_dOTreb^rojejid£rje_ajfallire ojtjnorire. Strimenti, comc~àbEiamo :notato , una_ j|£rjsojja_^rovejnjente_da_ una Tamiglia centrifuga potrèTìEeTm- 1prowisamente virare verso il lato ̂ autoritang^cT liyéIIoTmmFdiatà.mènte_su- iperiore. Andando verso la direzione opposta, una jamigjìa 3aTle_ caratteri-stiche^£^j^««»£^trejbb^^ro_durre individui le cui^ramlglle_compaiano:al livejlo^jmne^mamenttjniferiore come fusé~o invischiate ._Per di pìù, a;ciascun livello c'è la possibilità dì muoversi dafl'"uno~air altro stile: alcunefamiglie oscillano tra quello centripeto e q^ìèTIo~centnFugo , asseconda cteBécircostanze e delle necessità, Tpcunè rappresentano un caso ffiisto7lrrcui{ali 'IntéTn^^aJaìmj^ rigido "e ufi tltf O :molto aperto_.Le^ varianti, sono innumerevoli. ~ ~~

II lettore noterà che in questo modello è ìnsito un concetto affascinante, \o del^cambìamento discontinuo. Naturalmente lo sviluppo può consi- i

stere ih urilrwvur^nto^EmriIrtoalT' altro sullo stesso livello. Ma, passare ida un disco a un altro, implica una riorganizzazione così completa da costi- ;mire una discontinuità. i

Un altro concetto imrjorta,nte_è^implicito nella spirale^ II movimento non ;^ ma' veramente circolarejggichéjiella lamigliajperfinoj cjdroJeganzFpjù'stalticTnonlorffi^TriàT^rpunto di partenza. La_p_arola. 'spirale' allude a_unmOTÌmejit^oj^TIn^iriz^a^^ll^a^ una iamiglia è in-vi«:jWatainjm^sdi£majtropjgo ristretto del tipo centripeto, ci può essere siaun camEamentcT^sojLino _statojmistp sulìg stesso disco che un salto vèrso" *

ihn3nTortam3ojgpja_elic a .Srortunatarnente questa TàYfigurazione ha un jnconvenientc intrinseco.

Huvijlijriostrare che la natura segue un cammino ineluttabile verso fjpjrjag

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104 11 concetto di paradigma familiare

Autocratica

Centripeta

Democri

AnarchicaAutoritaria

Centrifuga

Figura 5,2Dischi a spirale dell'organizzazione familiare

| sempre più alte. In psicoterapia troviamo la stessa idea in teorie che esalta-i ììo~f viaggi dell'àmmà~verso mete finali quali l'autonomia e la realizzazione

dTse. Non è assolutamente il caso di creare una tipologia della famiglia ba-sata su questo modello di progresso all'infinito.'"[Pjuftosto, mi piacerebbe vedere i miei dischi uniti insieme in un anellocosmico con famiglie o persone che, situate sui dischi più alti, siano capacicTTsaTtaFé "magari temporaneamente - su posizioni che si trovano sui dischi

^alRvèlIoTnferiore, nella supposizione che troppa perfezione sfoci nel ridico-lo eJEKè, a volte, si debba ritornare al caos originario, che i greci credevano

II concetto di paradigma familiare 105

Itesseprima dell'inizio deljnondo. C'è un elemento di speranza nellelunisticEé~idee"HéTìisico svizzero Roland Fivaz, che è d'accordo con re-

ttorie che sostengono che i sistemi viventi - a prezzo di consumareinergia e produrre desolazione - tendono a riorganizzarsi a livelli ancor piùlofisticati di complessità, di fatto verso una sempre maggiore neghentro-pla.12 Ma egli ci offre l'idea consolante che, quanto più alto è il livello dicomplessità raggiunto, tanto maggiore è l'ammontare di entropia (chiasso,disordine, inquinamento) che questo produrrà. Oltre un certo puntoTévo-luzione di un sistema vivente (o ecosistema) può trovare un limite perchéesso sarà sommerso dai suoi stessi rifiuti. Allora l'intero processo avrà unapossibilità di ricominciare da capo.

Una considera^ione_finale riguarda il fatto che quando formuliamo unatipologia di qualunque genere, rechiamo offesa alla ricchezza di combina-zione offerta dalla natura. Questi schemi sono prodotti dall'uomoj_cgme,leidee dì Piatone, che sono più utili ncH'ImmàgmazIòné che nella realtà.^.impOssit)fle~provare che una Famiglia appartenga a" quésta o a quella catego-ria, anche se~stàmo del parére clic queste categorìe esistono, e le possibilitàsono cheQualunque famiglia data fluttui da una categoria.ali'.altra o abbiatrovato la sua precipua combinazione.

Dopo queste ammissioni guardiamo le cose da un altro punto di vista ediciamo che questi schemi, in fondo, si basano, integrandola, su una ricercapiuttosto zoppicante, condotta in gran parte da non scienziati nel corsodell'ultimo quarto di secolo. Viene da tirare un sospiro pensoso di fronte al-la grossolanità di certe costruzioni, sperando che le ipotesi su cui queste sibasano vengano un giorno sottoposte a verifiche più rigorose.

In particolare dobbiamo guardarci dal formulare categorie per descrivereorganizzazioni ottimali. Quello di 'famiglia sensibile all'ambiente' è unconcetto che, poiché presume la normalità, implica che, una volta che unafamiglia sia stata così definita, 'possegga' una qualità che si chiama norma-lità. Questo è un grave errore e dobbiamo ringraziare Bateson perché conti-nuamente ci ricorda di stare attenti a errori come questo. Le_carajtteristichedi una famiglia cambiano a seconda del momento (nel ciclo della vita fami-liare, "per esempio} o del luogo (l'ambiente o la situazione particolare) incui la osserviamo.,Che in una famiglia ci siano problemi visibili o problemiinvisibili jpuò riflettere semplicemente il punto in cui attualmente la fami-glia sìT:rova sull'asse combinatone della nostra griglia o nelle spirali saltel-lanti della nostra danza.

Dòpo aver soddisfatto la necessità di uno schema di classificazione dellefamiglie, possiamo adesso cominciare a esaminare le idee dei ricercatori che,si sono ̂ interessati a uri tipo di famiglia': la famiglia che abbiamo chiamato'sensibile al conserisò',"tcèntripeta' o 'invischiata'. La grande massa di ricer-che su questàTàtegorfà" riflètte "non^óIo~ìntws5éTn^nclie ac^essjbilitàj.110

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106 // concetto di paradigma familiare

studio di queste famiglie poiché esse formano una popolazionezata. Iprossiml capitoli daranno rilievo a un'analisi accurata delle strutturi

"è delie sequenze di queste famiglie e tenteranno di collegare gli aspetti for-«mali dell'organizzazione familiare ai sintomi e ai disturbi.

La triade patologica

Dalla comunicazione alla struttura

Nel I960 John Weakland, uno dei ricercatori del gruppo originale di Ba-teson, propose ,una versione formale dell'ipotesi del doppio legame, cheprendeva in considerazione l'interazione di tre elementi. Come matrice disintomatologia in luogo della comunicazione questo fu un cambiamentomolto importante e preannunciò una crescita di interesse per la struttura fa-miliare. Nel suo articolo '^FiBojesideJLjJQorjio legame' sulla schizofrenianelTinterazione a tre" .^eakland osservò che, secondo la teoria originariadeFcicIppio Jegajne,Jlde^miat^w^eLdoppio legame riceveva messaggTcneoscuramenteTOfg_liera_concessg^di f ar£_commenti esenz a ch^jiemdojiareircamp^ìTpWeakland nmejn^Llrnuce che questa persona potvaricevere da^Iméno^Fpersóne, messaggi in oscuro""còn11iFtò7siir qualirronle era cò^cèss^ò^Hr^comlnentr e" sènza cKe nemméno potesse abbiarfcttsrTa-rejl i carnpoT^Qùesto sarebbe il caso di"ùn "grdvahe scRIzofTfèltlicO'é" ctersatiigenitori. Dice Weakland:

È evidente che i genitori possono, su un dato argomento, trasmettere a un figlio dei messaggiin conflitto fra loro. È altrettanto evidente che per il bambino, che è in senso globale o com-plessivo più dipendente da entrambi i genitori che da uno solo, è importante affrontare le in-fluenze contrastanti di comportamento che derivano dal trovarsi a far fronte all'incocrenza diquesti messaggi. Tuttavia, è ugualmente evidente che uno o entrambi i genitori possono anchetrasmettere messaggi che dissimulano, negano o inibiscono l'esplorazione dell'incocrenza....2

Questa traccia permise a Weakland di collegare la teoria del doppio lega-roe.lIlLÌfórTÌridttÌ2£l'7ì^ schizofrenica, princi-palmente quello di Wynne e Singer, che si applicava alla negazione,airambìguìtaTalla squalifica e all'incocrenza del rnessaggTeìnessi da tutti!membri della famiglia di uno schizofrenico/3 WeakTang^cIta anche "Ià"dé"scrizione di Xidz "HelTa 'deylazy^e^omugjJe^Tcon la qude ,due_g,enl|on