Il comportamento sismico delle strutture in muratura Il metodo PBD (Performance Based ... gli...

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Il comportamento sismico delle strutture in muratura Ogni programma di calcolo strutturale è basato su di una teoria da cui prendono spunto gli algoritmi per lo sviluppo dell'analisi. Il software 3Muri è ad oggi il software più avanzato per il calcolo delle strutture in muratura in quanto prende in conto il maggior numero di parametri che condizionano il calcolo sismico di queste strutture. Prima quindi di entrare nel dettaglio delle varie opzioni che 3Muri mette a disposizione dei progettisti, è utile esaminare in via sintetica quali sono le principali variabili che costituiscono gli elementi indispensabili per un'accurata analisi strutturale. La concezione strutturale del "sistema scatolare" Le strutture in muratura hanno dimostrato di resistere bene al terremoto grazie alla capacità di resistenza fornita dal cosiddetto comportamento scatolare. Le pareti in muratura offrono infatti una resistenza alle forze orizzontali nel loro piano medio (2) decisamente superiore a quella offerta per carichi ortogonali al piano (1) al punto che questa componente può essere trascurata. Se le pareti ed i solai sono solidalmente collegati tra loro la resistenza globale è rilevante. Per comprendere bene questo concetto è sufficiente esaminare una semplice scatola realizzata in carta: 1) ogni parete, cioè ogni foglio esaminato singolarmente, offre scarsa resistenza alle sollecitazioni; 2) collegando le pareti tra loro si ottiene un considerevole aumento di resistenza; 3) la presenza di un elemento orizzontale (coperchio) aumenta ancora la resistenza globale; 4) la ragione di questa capacità offerta dal comportamento scatolare è comprensibile considerando che ogni forza può essere scomposta in due componenti parallele ai piani delle pareti sfruttando in questo modo la massima capacità di resistenza di ogni singola parete.

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Il comportamento sismico delle strutture in muratura

Ogni programma di calcolo strutturale è basato su di una teoria

da cui prendono spunto gli algoritmi per lo sviluppo dell'analisi.

Il software 3Muri è ad oggi il software più avanzato per il calcolo

delle strutture in muratura in quanto prende in conto il maggior

numero di parametri che condizionano il calcolo sismico di

queste strutture.

Prima quindi di entrare nel dettaglio delle varie opzioni che 3Muri

mette a disposizione dei progettisti, è utile esaminare in via

sintetica quali sono le principali variabili che costituiscono gli

elementi indispensabili per un'accurata analisi strutturale.

La concezione strutturale del "sistema scatolare"

Le strutture in muratura hanno dimostrato di resistere bene al

terremoto grazie alla capacità di resistenza fornita dal cosiddetto

comportamento scatolare.

Le pareti in muratura offrono infatti una resistenza alle forze

orizzontali nel loro piano medio (2) decisamente superiore a

quella offerta per carichi ortogonali al piano (1) al punto che

questa componente può essere trascurata.

Se le pareti ed i solai sono solidalmente collegati tra loro la

resistenza globale è rilevante.

Per comprendere bene questo concetto è sufficiente esaminare

una semplice scatola realizzata in carta:

1) ogni parete, cioè ogni foglio esaminato singolarmente, offre

scarsa resistenza alle sollecitazioni;

2) collegando le pareti tra loro si ottiene un considerevole

aumento di resistenza;

3) la presenza di un elemento orizzontale (coperchio) aumenta

ancora la resistenza globale;

4) la ragione di questa capacità offerta dal comportamento

scatolare è comprensibile considerando che ogni forza può

essere scomposta in due componenti parallele ai piani delle

pareti sfruttando in questo modo la massima capacità di

resistenza di ogni singola parete.

Perché questo si realizzi è però necessario che le pareti siano

ben collegate tra loro.

Anche in questo esempio si vede chiaramente come

l'inserimento di una terza parete verticale irrigidisce

immediatamente la struttura fornendo capacità di sopportare

spinte orizzontali.

A seconda della direzione del terremoto,sono efficaci solo le

pareti disposte parallelamente alla direzione del sisma in

quanto sollecitate nel piano. Le altre non offrono resistenza ai

carichi in quanto sollecitate fuori dal loro piano.

In una costruzione in muratura è possibile identificare molteplici

strutture resistenti a seconda della condizione di carico

considerata. Tuttavia possono essere identificati come elementi

resistenti le pareti verticali e gli orizzontamenti (intendendo con

tale termine la categoria più ampia di solai, volte, coperture) sia

pure con un diverso comportamento a seconda della

sollecitazione considerata.

La necessità di ammorsamento tra le pareti e con i solai

consente inoltre la migliore distribuzione dei carichi verticali

trasmessi non solo nella zona di incidenza ma anche in zone

limitrofe.

I meccanismi di danno

Il primo requisito indispensabile per la sicurezza delle strutture in

muratura è che sia garantita l’integrità della tessitura.

Murature costituite da materiale incoerente possono raggiungere

il collasso prima che si manifesti qualsiasi meccanismo in grado

di offrire una resistenza apprezzabile.

Verificate questa caratteristica, l'osservazione dei danni causati

da eventi sismici evidenzia altri due possibili meccanismi di

danno.

Il primo comprende il collasso delle pareti fuori dal piano medio

per forze agenti perpendicolarmente ad esso, il secondo prende

in esame il comportamento della parete nel piano medio.

Generalmente il primo tipo di meccanismo produce danni locali

con espulsione di parte o della intera parete, quindi l'analisi è

localizzata e limitata alle zone potenzialmente critiche,

trattandosi quindi dello studio di cinematismi locali.

Il secondo tipo di meccanismo coinvolge l'intera struttura ed è

quindi un'analisi di tipo globale.

In figura si vedano esempi reali di danneggiamenti di strutture

muratura per meccanismi di danno di modo I.

L'effetto del danno è spesso limitato ad una zona relativamente

modesta con il collasso e l'espulsione della zona interessata.

Nel caso del meccanismo di modo II, il danneggiamento è più

diffuso e interessa ampie superfici.

Come verrà descritto in seguito, dall'esame di queste immagini è

possibile individuare uno schema a telaio costituito dalle parti

resistenti in muratura.

La vulnerabilità degli edifici in muratura

In figura si riporta un elenco degli elementi che concorrono ad

aumentare la vulnerabilità sismica delle strutture in muratura e

che sono oggetto di attenta analisi in fase conoscitiva.

Al contrario questo elenco consente di ridurre la vulnerabilità

attraverso meccanismi che in ultima analisi incidono sulla

capacità di duttilità della struttura.

Il comportamento non lineare dei materiali e delle strutture

Una delle principali novità delle Norme Tecniche per le

Costruzioni è la presa in conto del comportamento non lineare

dei materiali e delle strutture altrimenti detto "Performance

based design".

"Performance-based design" significa “Progettazione basata sulla

richiesta di prestazioni strutturali”, indicando come fine ultimo il

rispetto di standard prestazionali predefiniti in funzione del tipo

di terremoto e del rischio sismico di riferimento.

L’ottica è centrata sul reale comportamento strutturale,

esaminando l’evoluzione oltre la fase elastica.

Per comprendere meglio questa metodologia è necessario porre

alcune premesse che implicano dirette conseguenze di carattere

operativo (e normativo).

Al crescere dell’intensità dell’azione sismica, corrisponde un

diverso degrado strutturale, come indicato nella figura a fianco,

attraverso i diversi stati limite: Operatività, Danno, salvaguardia

della Vita, Collasso

Come si può vedere, prendendo come parametro lo spostamento

laterale ed il taglio alla base, ad un aumento dello spostamento,

si ottiene inizialmente un livello di taglio crescente e la struttura

è ancora in fase elastica.

Aumentando lo spostamento si ha il superamento della fase

elastica e l’inizio del danneggiamento.

Da questo momento in avanti l’operatività si riduce,

mantenendosi ancora la possibilità di riparare la struttura a

causa dei danni subiti (stato limite di danno).

In seguito si raggiunge il limite di riparabilità, cioè il limite di

convenienza economica al recupero della struttura.

Da notare il limite di salvaguardia della vita umana, una

situazione in cui la struttura, seppur danneggiata, possiede

ancora ancora una buona capacità portante ai carichi verticali.

Ovviamente si tratta di una situazione molto critica, ma occorre

anche ricordare che la durata dell’evento sismico varia da pochi

secondi a 20-30 secondi, e che quindi tutta la sua prestazione è

concentrata in questo breve lasso di tempo.

In ultimo ci si avvicina allo stato limite di collasso.

Obiettivo primario indicato dalla normativa tecnica è sempre la

salvaguardia della vita umana, soprattutto in caso di eventi

eccezionali, e solo in seguito la prevenzione dei danni materiali

in modo da ridurre gli eventuali costi di ripristino.

Ad eventi sismici di intensità maggiore corrisponde una

probabilità minore di accadimento, occorre quindi fissare i livelli

di probabilità della prestazione che saranno diversi in funzione

del diverso livello di protezione sismica richiesta. In pratica una

bassa intensità sismica ha una maggiore probabilità di

accadimento: sarà quindi più facile che la struttura sia

impegnata nel garantire la prestazione di riparabilità.

Diventa accettabile invece, proprio per la bassa probabilità di

accadimento di un sisma di elevata intensità, che si possa

raggiungere il livello limite di salvaguardia della vita umana.

Per questo le prestazioni considerate devono tener in conto non

solo fattori di tipo tecnico ma considerare anche livelli

prestazionali di tipo socio-economico. Si tratta di armonizzare

istanze di tipo etico, tecnico ed economico.

Il metodo PBD (Performance Based Design), inverte il processo di

progettazione: gli spostamenti sono il parametro primario di

controllo per gli edifici in base ai valori attesi dal sisma, in

funzione della sua intensità.

Si tratta quindi di uno strumento più aderente alla realtà, in

grado di cogliere aspetti significativi del comportamento

strutturale, in particolar modo per la situazione sismica che

presenta caratteristiche peculiari.

Per questo è necessario analizzare l’effettivo comportamento

superata la fase elastica, tenendo in conto le caratteristiche

delle strutture in muratura e la presenza di elementi in c.a.,

acciaio, legno.

Lo studio del comportamento non lineare delle strutture avviene

prendendo in conto le caratteristiche di duttilità dei materiali cioè

la capacita di offrire resistenza anche al superamento della fase

elastica come riportato nell'immagine a destra.

L’immagine a sinistra riporta invece il tipico andamento di una

struttura fragile, che raggiunge il collasso al termine della fase

elastica.

In generale i materiali sono caratterizzati da tre parametri: dalla

rigidezza espressa come inclinazione del tratto in cui il

comportamento è elastico (modulo elastico), dalla resistenza

caratterizzata allo snervamento e dallo spostamento ultimo del

materiale prima della rottura.

Il materiale muratura

La muratura è un materiale composto naturale (pietrame) o

artificiale (laterizi) e presenta in genere buona resistenza a

compressione mentre è scarsa la resistenza a trazione (circa

1/30 dei valori di compressione) e quindi trascurabile.

Per questo il comportamento delle strutture in muratura è

intrinsecamente non lineare in quanto all'inversione delle forze

corrisponde un diverso comportamento della struttura.

La valutazione delle caratteristiche meccaniche del materiale

viene effettuata sperimentalmente e la normativa indica le

modalità operative per eseguire le prove.

La scarsa duttilità e la rottura fragile sono compensate dalla

massività del materiale che solitamente costituisce la quasi

totalità della struttura resistente.

Le murature offrono ottima resistenza ai carichi verticali (peso

proprio, carichi variabili) con effetti di compressione.

I carichi sismici si manifestano con azioni orizzontali e possono

indurre stati di sollecitazione (trazioni) incompatibili con la

capacità di resistenza del materiale.

Il contributo delle pareti

Le pareti costituiscono l'elemento portante principale per la

resistenza alle azioni sismiche.

L'osservazione del danneggiamento nel piano delle pareti in

muratura, a seguito di eventi sismici, ha permesso di classificare

alcuni comportamenti tipici.

Si possono individuare tre tipologie di danneggiamento che

variano in funzione della geometria, delle caratteristiche dei

materiali, delle condizioni di vincolo e del rapporto tra carichi

verticali e orizzontali:

rottura per pressoflessione e schiacciamento negli spigoli;

rottura per scorrimento;

rottura per taglio.

Inoltre le rotture avvengono in zone ben definite, cioè su porzioni

di muratura delimitate dalle aperture.

Da questa osservazione scaturisce l'ipotesi che il

comportamento delle pareti è rappresentabile con

"macroelementi", cioè da porzioni di muratura ben individuate

geometricamente.

Le pareti si possono suddividere in componenti elementari:

maschi, fasce ed elementi rigidi.

In particolare gli elementi "maschio" sono disposti a fianco delle

aperture, gli elementi "fascia" sono disposti sopra e sotto le

aperture.

La muratura restante che non confina con aperture e che risulta

quindi contenuta, si può considerare infinitamente rigida rispetto

agli altri elementi e viene modellata con elementi di rigidezza

infinita.

.

La ricerca teorica e sperimentale ha confermato che il

comportamento di maschi e fasce, pur coinvolgendo elementi di

superficie, può essere reso equivalente ad un elemento lineare

realizzando in questo modo un telaio piano sovrapponibile alla

parete in grado di simulare il comportamento della parete

stessa.

Il contributo dei cordoli

Un primo contributo dei cordoli si manifesta attraverso

l'interazione di questi con i solai e le pareti.

Nella figura sono illustrate alcune ipotesi che saranno riprese in

modo più esaustivo nel capitolo dedicato ai meccanismi locali.

Nel caso le pareti siano realizzate con materiali diversi e con

eventuali discontinuità i cordoli hanno la funzione di ridistribuire

le azioni orizzontali creando un sistema iperstatico attraverso la

loro rigidezza flessionale nel piano della parete.

Esaminando la risposta delle pareti muratura dotate di apertura

per azioni nel piano si possono individuare due modelli estremi.

Il modello a) schematizza la parete con semplici mensole

collegate da cordoli che si suppongono di scarsa rigidezza

flessionale e quindi non in grado di influenzare il comportamento

complessivo. In questo caso la distribuzione delle sollecitazioni

flettenti sono rappresentate in figura.

All'altro estremo, modello b), si ipotizza la presenza di cordoli e

fasce di grande rigidezza, tipica del modello POR, e in questo

caso i momenti flettenti risultanti sono tipici di un telaio che offre

principalmente rigidezza a taglio.

In realtà la situazione più comune è intermedia tra le due,

rappresentata in figura c) dove l'interazione tra mensole e cordoli

deve essere valutato confrontando le rispettive rigidezze. Anche

il risultato delle sollecitazioni flettenti è intermedio tra l'ipotesi a)

e b).

Il contributo delle catene

La presenza di catene consente la trasformazione di meccanismi

di collasso dal modo I al modo II.

In questo caso si ottiene un sensibile aumento della resistenza

globale della struttura in quanto l'energia necessaria perché si

verifichi il danneggiamento è decisamente superiore con la

presenza delle catene.

Un altro meccanismo che si attiva con la presenza delle catene è

illustrato in figura.

In assenza di catene si ha un meccanismo di rottura delle fasce

in quanto non sono in grado di sopportare sollecitazioni di

trazione; con le catene si attiva un effetto biella-puntone che

aumenta sensibilmente la resistenza della parete.

Il contributo dei solai e delle volte

Il modello 3D della struttura realizzato con 3Muri è costituto da

pareti e solai con l'ipotesi di collegamento tra loro.

In generale, il primo compito dei solai è riportare i carichi verticali

alle pareti producendo sollecitazioni di flessione e taglio nel

solaio; per la verifica di questa condizione si procede con l'analisi

statica.

In presenza di sisma i solai collegano le pareti trasferendo a loro

le forze sismiche orizzontali.

E' importante sottolineare che la rigidezza nel piano del solaio

relazionata alla rigidezza delle pareti condiziona il

comportamento della struttura nel suo insieme.

Nel caso di solaio flessibile, il setto centrale riceve una

componente verticale pari al 50% del carico totale e si genera

una forza sismica doppia rispetto alle forze che agiscono sui setti

laterali. A causa della flessibilità del solaio ogni parete lavora in

modo indipendente e il collasso di una parete provoca il collasso

di tutta la struttura.

Nel caso di solaio rigido, il setto centrale, pur interessato da un

carico verticale doppio rispetto ai setti laterali, riceve una quota

sismica pari a circa 1/3 del carico totale orizzontale, le azioni si

distribuiscono uniformemente su tutti i setti grazie alla rigidezza

del solaio evidenziando l'influenza di questo componente

strutturale

Questa caratteristica risulta ancora più importante al

superamento della fase elastica. Nel caso di solaio rigido le

pareti laterali sono chiamate a collaborare anche nel caso di un

cedimento localizzato.

Per questa ragione spesso si riporta nei manuali tecnici la

richiesta di solai infinitamente rigidi nel loro piano e ben collegati

alle murature.

Questo è certamente utile, ma non sempre è necessario,

soprattutto se per realizzare tale condizione si deve intervenire

pesantemente sulle strutture esistenti.

Infatti, in caso di interventi di recupero o di adeguamento

sismico, la sostituzione di solai in legno o simili con solai in c.a.

comporta l'aumento della massa con incremento delle azioni

sismiche. Inoltre le operazioni di smontaggio e getto delle nuove

strutture può richiedere massicci interventi demolitivi e

danneggiare le pareti indebolendole in corrispondenza dei

collegamenti dei solai.

Il solaio infinitamente rigido non deve quindi essere

necessariamente prescritto, anche se risulta utile; ciò che è

invece necessario è valutare correttamente il comportamento

della struttura tenendo conto dell'effettiva rigidezza dei solai e il

comportamento d'insieme.

In figura si riportano le deformate in pianta di due modelli

ottenuti con l'ipotesi a) di solaio infinitamente rigido e l'ipotesi b)

di solaio flessibile ottenendo risultati sensibilmente diversi.

Nel primo caso la struttura deformata ha subito semplicemente

un roto-traslazione mantenendo la forma iniziale.

Nel secondo caso si vede chiaramente come la flessibilità del

solaio induce spostamenti e rotazioni relative tra i vari blocchi; in

particolare si nota come la parete di sinistra non sia più

allineata.

Anche se si evidenziano queste deformazioni non è detto che la

struttura b) non sia verificata; se la struttura è verificata anche

con l'ipotesi di solaio flessibile è inutile procedere

all'irrigidimento del solaio, ancorché auspicabile.

Ciò che è importante è la necessità di tenere conto della reale

flessibilità del solaio al fine di simulare correttamente la struttura

in esame.

I meccanismi locali

Il comportamento globale della struttura all’azione sismica è

fortemente influenzato, ancor prima che dalle caratteristiche

intrinseche dei singoli elementi strutturali, dal grado di

connessione presente tra essi.

Le carenze nel collegamento tra le pareti ortogonali e tra pareti

ed orizzontamenti, comportano che la struttura non sia in grado

di sviluppare, durante il terremoto, una risposta globale che

chiama a collaborare fra loro le diverse pareti ed a ripartire tra

esse le sollecitazioni indotte: le singole pareti mostreranno,

quindi, una risposta indipendente tra loro. In questo caso la

risposta che la parete tende ad esibire è dominata dal

comportamento fuori piano.

La presenza di un buon ammorsamento tra le pareti o di

connessioni anche puntuali, ottenibili ad esempio tramite

l’inserimento di catene metalliche, innesca la collaborazione

nella risposta tra le varie componenti dell’organismo funzionale.

La probabilità d’insorgenza di meccanismi di ribaltamento fuori

piano è decisamente diminuita dalle condizioni di vincolo in cui si

viene a trovare la parete e può ridursi ulteriormente grazie al

collegamento fornito dagli orizzontamenti.

La rigidezza dei solai nel proprio piano assume un ruolo

fondamentale, in particolare nei riguardi dell’azione sismica.

Solai rigidi ripartiscono le azioni fra le pareti in base alla loro

rigidezza ed alla posizione in pianta, favorendo, inoltre,

l’instaurarsi di meccanismi di collasso nel piano. Di contro, nel

caso di solai molto flessibili, la ripartizione delle azioni sulle varie

pareti resistenti avviene in funzione della loro area d’influenza

dei carichi verticali, accentuandone il comportamento

indipendente.

I casi seguenti schematizzano il diverso comportamento

strutturale in funzione del diverso grado di collegamento tra le

pareti e della differente rigidezza dei solai.

Caso a)

Condizioni di vincolo

Il solaio è collegato solo con la parete perpendicolare alla

direzione del sisma, mentre non esiste ammorsamento tra le

pareti e tra il solaio e la parete parallela alla direzione del sisma.

Meccanismo di collasso

Lo schema mette in luce il collasso dovuto a collegamenti

insufficienti. In questo caso di ottiene lo scorrimento del solaio

rispetto alle pareti, scaricando le forze sismiche di piano solo

sulle pareti tipo B, perpendicolari all’azione sismica che

reagendo fuori dal loro piano tendono a danneggiarsi

rapidamente in quanto lo schema statico è a mensola, con

sezione reagente pari allo spessore del muro. Le pareti tipo A,

parallele al carico sismico sono caricate dalle forze sismiche

proprie, sempre con schema a mensola, ma con spessore pari a

tutta la lunghezza.

Queste strutture necessitano interventi di consolidamento per

ridurre l’instaurarsi del meccanismo che, determinando

facilmente il collasso della struttura, rende superflua l’analisi

globale.

Caso b)

Condizioni di vincolo

Il solaio è collegato solo con la parete A parallela alla direzione

del sisma e non esiste ammorsamento con le pareti B.

Meccanismo di collasso

Questa condizione è migliore rispetto alla precedente in quanto il

carico sismico di piano è correttamente sopportato dalle pareti

tipo A che reagendo nel piano sono in grado di manifestare il

massimo della loro resistenza.

Restano comunque agenti sulle pareti tipo B i carichi sismici

propri, che possono comunque essere fonte di crisi.

Gli schemi statici sono simili alla situazione precedente.

Anche queste strutture necessitano di interventi di

consolidamento per ridurre l’instaurarsi del meccanismo di

collasso precoce. In caso di impossibilità di ripristinare il

collegamento, prima di effettuare l’analisi globale è necessario

verificare, con lo schema statico proposto, la stabilità delle pareti

di tipo B.

Caso c)

Condizioni di vincolo

Il solaio è collegato con tutte le pareti, ammorsate tra di loro;

inoltre il solaio è particolarmente flessibile nel suo piano. Questa

situazione è facilmente riscontrabile nel caso di solai in legno.

Meccanismo di collasso

Si ottiene quindi un’elevata deformazione del solaio che scarica

l’azione sismica nel centro delle pareti perpendicolari alla

direzione del sisma (pareti tipo B) invece di convogliarla

correttamente verso le pareti tipo A

Lo schema statico tipo A è sempre a mensola, mentre le pareti B,

se il rapporto tra lunghezza del muro e altezza non è troppo

elevato, assumono lo schema a piastra incastrata su tre lati.

Anche in questo caso si ottiene la condizione della parete B

caricata fuori dal piano, quindi da verificare prima dell’analisi

globale.

È necessario irrobustire il solaio per evitare il fenomeno di

danneggiamento precoce.

Caso d)

Condizioni di vincolo

Il solaio, sufficientemente rigido, è collegato con tutte le pareti,

ma queste non sono ammorsate tra di loro.

Meccanismo di collasso

Lo schema statico per le pareti A risulta sempre di mensola

incastrata sollecitata dalle forze sismiche di piano, e reagente su

tutta la lunghezza del muro, mentre per le pareti B si può

adottare lo schema a trave semplicemente appoggiata.

Anche in questo caso si ottiene la condizione della parete B

caricata fuori dal piano, quindi da verificare prima dell’analisi

globale per il carico sismico dovuto al solo peso proprio della

parete.

Caso e)

Condizioni di vincolo

Il solaio, sufficientemente rigido, è collegato con tutte le pareti, e

queste sono ammorsate tra di loro.

Meccanismo di collasso

Si tratta della condizione migliore, in quanto i vincoli relativi

ottimizzano la risposta della struttura.

Lo schema statico vede ancora una volta la parete A incastrata

alla base e caricata dal carico di piano e le pareti B simulate da

piastre, incastrate su tutti i lati sollecitate solo dal carico sismico

dovuto al peso proprio.

Con opportuni interventi di adeguamento, anche puntuali, è

possibile limitare l’insorgere di meccanismi fuori piano,

trasferendo, ad esempio, la risposta fuori piano della facciata

alle pareti di spina.

Per evitare i meccanismi sopra descritti, è necessario che i

collegamenti siano efficaci con l’impiego di cordolature,

incatenamenti ed un buon ammorsamento della tessitura di

elementi murari.

Compito del progettista, che si appresta a verificare la possibilità

di meccanismi locali, è individuare un numero limitato di

meccanismi che potrebbero interessare la struttura.

Data la complessità del panorama architettonico degli edifici in

muratura esistente, il numero di meccanismi teoricamente

possibili è talmente elevato da rendere poco praticabile la

verifica di tutti quelli possibili.

Molti di questi sono spesso poco significativi o fisicamente

improbabili, ad esempio per una parete con cordolo in sommità,

difficilmente la muratura potrà ribaltarsi fuori dal suo piano

poichè l'effetto cerchiatura del cordolo costituisce un vincolo che

impedisce tale movimento.

Attraverso l'analisi del quadro fessurativo, è necessario

procedere all'individuazione di porzioni rigide che potrebbero

ragionevolmente essere interessate da un movimento reciproco.

Il sistema di corpi rigidi, connessi tra di loro in modo da

individuare un sistema labile, prende il nome di catena

cinematica.

La catena cinematica così individuata, è interessata dalle forze

peso dei singoli blocchi di muratura e dai carichi provenienti da

altri elementi strutturali ad essi collegati e incidenti come i solai,

le volte ed eventuali catene.

Poichè lo scopo ultimo di questo tipo di analisi è individuare

l'entità dell'accelerazione che attiva il meccanismo, assumiamo

che le forze sismiche agenti siano una funzione lineare dei

carichi .

FS=α Fv

assumendo:

FS= forze sismiche

Fv = forze statiche verticali (solai, volte, carichi di elementi

superiori).

Sarà quindi necessario individuare il moltiplicatore di attivazione

α=α0 che attiva il meccanismo, trasfomando la condizione di

equilibrio stabile in una condizione cinematica (equilibrio

instabile).

L'individuazione di questo moltiplicatore avviene attraverso

l'applicazione del principio dei lavori virtuali.

Individuato il moltiplicatore di attivazione, noti i carichi totali

applicati al sistema e la massa equivalente, si individua

facilmente il valore dell'accelerazione di attivazione del

meccanismo.

L'accelerazione di attivazione del meccanismo così individuata,

costituisce l'offerta di accelerazione della struttura che, per

garantire il superamento della verifica, dovrà essere superiore

alla domanda di accelerazione ricavata direttamente dallo

spettro sismico.

A seconda delle condizioni di vincolo (a terra o in quota), la

normativa fornisce le formule che permettono di ricavare

l'accelerazione di domanda in base alla forma dello spettro

sismico.

Come precedentemente anticipato, questo metodo di calcolo

presenta risultati attendibili a fronte di una accurata ed estesa

analisi preliminare dei piani fessurativi e del livello di

immorsamento degli elementi.

Le immagini sulla destra, mostrano un caso di ribaltamento di

una parete i cui muri di spina presentano un buon livello di

cucitura negli angolari individuando i punti deboli nelle fessure

già presenti sulle murature di spina.

La presenza di efficienti cuciture d'angolo, permettono di

contemplare nel sistema cinematico la presenza di cunei murari

con funzione stabilizzante (l'accelerazione che attiva il

meccanismo è molto più elevata in caso di presenza di cuneo).

L'esame delle fessure, permette di individuare il meccanismo più

significativo, valutando ad esempio quanti piani della struttura

possono interessare il meccanismo (vedi figura).

Altra tipologia di meccanismo, può nascere dall'effetto di

"martellamento" di un solaio intermedio sulla muratura

perimetrale, creando una rottura del paramento murario per

flessione verticale.

La figura mostra lo schema di rottura per flessione e come si

presenta una struttura danneggiata da un meccanismo di questo

tipo.

Il mancato bilanciamento delle forze spingenti provenienti da

volte e coperture in corrispondenza degli angoli può generare

l'espulsione del cantonale.

Questo tipo di rottura, suggerisce al progettista di riservare

particolare attenzione a meccanismi che possono nascere da

elementi sismicamente secondari; questi, data la loro

disposizione, possono dare origine a azioni di fuori piano

particolarmente pericolose.

Il programma 3Muri

3Muri è il programma per il calcolo sismico delle strutture in

muratura aggiornato al DM 14-1-2008 "Norme Tecniche per le

Costruzioni".

3Muri esamina grandi e piccole strutture in muratura semplice e

armata, anche con elementi in c.a., acciaio, legno come travi,

pilastri, setti

3Muri consente la verifica di nuove strutture e di edifici esistenti.

Punto di forza di 3Muri è il metodo di calcolo innovativo, (FME -

Frame by Macro Element) che schematizza la struttura

attraverso un telaio equivalente costituito da un particolare tipo

di elemento finito, detto macroelemento.

Il macroelemento consente di cogliere al meglio il

comportamento sismico delle strutture in muratura e fornire

tutte le informazioni necessarie al progettista per un esame

accurato della struttura stessa.

Dall'esame del reale comportamento della struttura è possibile

quindi prevedere interventi di adeguamento sismico mediante il

rinforzo delle murature esistenti, l'inserimento di nuovi elementi

in muratura, muratura armata, FRP o elementi lineari in c.a.,

acciaio e legno.

Il programma dispone di un modulo grafico per l’introduzione

della struttura con comandi intuitivi, di un solutore per la

creazione del modello di calcolo e la relativa soluzione, di un

post-processore per la presentazione immediata dei risultati e la

creazione della relazione di calcolo.

3Muri nasce dall'obiettivo di S.T.A. DATA, da sempre rivolta alle

soluzioni innovative, di sviluppare un nuovo potente prodotto per

l’analisi sismica delle strutture in muratura.

Per questo motivo è stato scelto, come solutore, il motore di

calcolo dotato della migliore capacità di simulazione del

comportamento non lineare degli edifici in muratura, sviluppato

in ambito di ricerca da un’equipe di specialisti guidata dal prof.

Sergio Lagomarsino (Ordinario di Tecnica delle Costruzioni

presso l'Università di Genova), l'ing. Andrea Penna, l'ing.

Alessandro Galasco, l'ing. Serena Cattari.

Dalla fruttuosa collaborazione tra S.T.A. DATA e gli autori del

motore di calcolo è nato e continua a rinnovarsi 3Muri, uno

strumento efficiente, affidabile e sempre aggiornato per la

pratica professionale.

Il metodo FME

Il metodo FME (frame by macro elements) è la sintesi di anni di

ricerca e studi nel campo del comportamento sismico delle

strutture in sola muratura o con la presenza di travi, setti e

pilastri in c.a., quindi in grado di calcolare tutte le strutture che si

presentano nel variegato panorama edilizio italiano.

3Muri è il software che ha ha implementato da anni per primo

questo metodo ed è il più utilizzato dai progettisti italiani e non

solo.

Grazie alla sua diffusione presso i principali centri di ricerca

universitari europei e internazionali, sempre di più si sta

diffondendo come standard "de facto" per questo tipo di analisi.

Il telaio equivalente

La ricerca teorica e sperimentale ha confermato che il

comportamento di maschi e fasce, pur coinvolgendo elementi di

superficie, può essere reso equivalente ad un elemento lineare.

Collegando quindi questi elementi si ottiene uno schema a

telaio, detto appunto telaio equivalente.

Il telaio equivalente consente di ben rappresentare il

comportamento delle strutture in muratura; inoltre semplifica

l'analisi, in quanto riduce i gradi di libertà rispetto ad altri schemi,

come per esempio gli elementi finiti di superficie velocizzando i

tempi di calcolo.

3Muri crea automaticamente la "mesh", cioè la divisione in

maschi, fasce ed elementi rigidi, anche per pareti complesse ed

esegue l'analisi non lineare al fine di determinare lo

spostamento massimo e quindi valutare la vulnerabilità della

struttura.

Il macroelemento

La costruzione di un macroelemento, rappresentativo di un

intero pannello murario, deve permettere la formulazione di

equazioni d’equilibrio che coinvolgano un numero limitato

d’incognite e deve poter rappresentare un modello cinematico

capace di cogliere i meccanismi elementari di deformazione,

danneggiamento e dissipazione delle strutture murarie.

Si consideri un pannello di larghezza b e spessore s costituito di

tre parti: la deformabilità assiale sia concentrata nei due

elementi di estremità • e ƒ di spessore infinitesimo D,

infinitamente rigidi ad azioni taglianti, e la deformabilità

tangenziale sia situata nel corpo centrale ‚ di altezza h che,

viceversa, è indeformabile assialmente e flessionalmente.

Il modello cinematico completo per il macroelemento deve,

quindi, contemplare i tre gradi di libertà dei nodi i e j e quelli dei

nodi di interfaccia • e ‚.

Le ipotesi di rigidità introdotte consentono di semplificare la

cinematica del macroelemento imponendo opportune condizioni

di congruenza all’interno delle singole sottostrutture •, ‚ e ƒ.

Avendo indicato con w gli spostamenti assiali, con u quelli

trasversali e con j le rotazioni, si può affermare che u1 = ui ; u2 =

uj (infatti i corpi • e ƒ hanno rigidezza tagliante infinita e

spessore D tendente a zero) e w1 = w2 = d; j1 = j2 = f (il corpo

centrale è assialmente e flessionalmente rigido e d, f

rappresentano rispettivamente lo spostamento assiale e la

rotazione).

Dal punto di vista cinematico il modello è quindi descritto da otto

gradi di libertà: le sei componenti di spostamento dei nodi di

estremità (ui, wi, ji, uj, wj, jj) e le due componenti del

macroelemento (d e f).

Il meccanismo di ribaltamento del pannello, favorito dall’assenza

di una significativa resistenza a trazione del materiale, viene

rappresentato ipotizzando un contatto elastico monolatero nelle

interfacce • e ƒ, mentre il meccanismo di rottura a taglio è

schematizzato, considerando uno stato di tensione uniforme nel

modulo centrale ‚ ( si assume Ti = Tj), attraverso un legame tra le

componenti cinematiche ui, uj, f, lo stato tensionale e le variabili

descrittive del comportamento plastico (il grado di

danneggiamento a e lo scorrimento plastico gp). Il

danneggiamento per fessurazione sulle fasce diagonali, dove si

verificano meccanismi di taglio-scorrimento, è, infatti,

rappresentabile mediante la componente anelastica di

spostamento gp che si attiva quando viene superata una

condizione limite per attrito alla Coulomb. Il legame

Gambarotta-Lagomarsino consente di descrivere, attraverso le

variabili a e gp, l’evoluzione ciclica del degrado di rigidezza e del

deterioramento della resistenza associato al progressivo

danneggiamento a taglio (Gambarotta et al., 1996; Galasco,

2001).

Nelle due estremità dell’elemento è concentrato il

comportamento a flessione: le relazioni che legano la normale di

compressione N ed il momento M alle componenti di

spostamento w e j derivano direttamente dalle equazioni

elastiche di legame. Fintanto che il centro di pressione risulta

interno al nocciolo centrale d’inerzia non si verifica la

parzializzazione della sezione di estremità del pannello.

In figura si riporta la matrice di rigidezza del macroelemento.

Il modello cinematico completo per il macroelemento contempla

quindi i tre gradi di libertà dei nodi i e j e quelli dei nodi di

interfaccia.

Il legame precedentemente descritto viene completato

dall’inserimento di un meccanismo di collasso: coerentemente

con le diverse normative sono definite deformazioni massime

(drift) accettabili per il pannello, dovuti ai meccanismi di taglio e

pressoflessione.

Se questi valori vengono superati, il pannello non è più

considerato in grado di sopportare azioni orizzontali e quindi

viene ridotto o annullata la sua capacità resistente.

L'elemento è sostituito da una biella, in grado di trasmettere

ancora forze normali, ma senza alcuna resistenza per le azioni

sismiche.

Il modello complessivo è costituito dall'unione delle singole

pareti a formare una struttura tridimensionale in cui si

individuano i macro elementi sopra descritti.

L'ambiente grafico

L'ambiente grafico è suddiviso in quattro aree principali:

Definizione Pareti

Le caratteristiche geometriche della struttura, la disposizione in

pianta delle pareti e le altezze dei piani costituiscono un

supporto di base per l’inserimento degli “oggetti strutturali” .

Le pareti, sono introdotte in modo grafico direttamente o

lucidando un file in formato DXF o DWG.

Caratteristiche Struttura

La struttura è costituita da oggetti strutturali che costituiscono gli

elementi resistenti.

Gli oggetti previsti sono principalmente pannelli di muratura

verticali con eventuali rinforzi (catene, cordoli, pilastri), solai per

la ripartizione delle azioni orizzontali, elementi lineari (travi,

pilastri) nelle varie tipologie di materiali (c.a., acciaio, legno).

Nella barra verticale di sinistra, sono presenti diversi comandi

che permettono di inserire entità grafiche utilizzabili come linee

guida per la creazione del modello. Il suo utilizzo permette al

progettista di avere a disposizione linee guida con cui procedere

alla creazione del modello. Un disegno in formato DXF o DWG

importato è disponibile come grafica di supporto.

Oltre a questi comandi di input grafico, sono disponibili svariati

altri comandi di aiuto alla fase di input, qui di seguito

riportiamone alcuni:

Zoom

Questi comandi gestiscono lo zoom sul disegno del progetto. Lo

zoom può essere anche gestito mediante la rotella del mouse.

Ridisegna

Questo comando permette di rigenerare il disegno in caso di

errori di visualizzazione.

Strumenti di misura

Questi comandi gestiscono la misura degli elementi del disegno.

Esaminiamo con maggiore dettaglio i comandi dei due ambienti

principali di input (pareti e struttura).

Pareti

Per parete si intende un tratto continuo di muratura, setti, travi,

catene (costituito anche da più segmenti che giacciono sulla

stessa retta).

Le pareti costituiscono uno scheletro per la struttura su cui si

potrà andare a definire degli elementi strutturali.

Struttura

L'ambiente struttura è divisibile in due macro categorie, la

definizione del materiale e l'asegnazione degli oggetti strutturali.

Le proprietà dei materiali, sono reperibili direttamente dalle

librerie disponibili all'interno del programma oppure definibili

come nuove direttamente da parte del progettista.

Gli oggetti strutturali inseribili sono: travi e pilastri c.a., acciaio,

legno, catene, setti c.a. e pannelli murari.

I pannelli murari, possono essere combinati con elementi trave

per inserire cordoli sopra le murature.

A input terminato, la generazione della mesh costruisce il "telaio

equivalente" riportato in dettaglio nel prospetto per ciascuna

delle pareti presenti nel modello.

Il generatore di mesh automatico, mostra le sue potenzialità

anche nei confronti di strutture irregolari sia in pianta che in

elevazione.

E' comunque possibile vedere la mesh e, se lo si ritiene

opportuno, apportare delle modifiche.

Durante la fase di input è possibile che si realizzino errori di

modellazione; per questo 3Muri dispone di un sistema

automatico di controllo e diagnostica che aiuta il progettista a

validare il modello evidenziando anomalie e disfunzioni.

E' così possibile intervenire ed apportare le correzioni necessarie

al fine di garantire la bontà dei risultati.

La costruzione del modello

La figura riporta la sequenza di calcolo in cui sono evidenziate le

tre fasi principali in cui si sviluppa il programma, costituite dalla

introduzione del modello (input), dalla fase di analisi a sua volta

suddivisa in due blocchi (definizione del telaio equivalente e

analisi push-over) e dalla fase di verifica finale in cui si

controllano gli spostamenti richiesti dalla normativa e quelli

offerti dalla struttura evidenziati nelle analisi precedenti.

Se gli spostamenti offerti (A) sono maggiori degli spostamenti

richiesti (B) la struttura è verificata, in caso contrario è possibile

intervenire attraverso modifiche alle caratteristiche della

struttura e procedere con altri tentativi per il controllo del

raggiungimento delle verifiche richieste.

È importante sottolineare che il passaggio precedente implica la

verifica globale e complessiva della struttura e non sono più

necessarie verifiche dei singoli elementi come invece succede

nei metodi più semplificati come l'analisi dinamica modale

La costruzione del modello viene eseguita in modo interattivo,

introducendo graficamente la struttura e controllando in ogni

momento i dati ed i risultati.

La prima fase prevede l’input completamente grafico della

struttura attraverso “oggetti strutturali”: pannelli di muratura,

travi e pilastri in c.a., acciaio, legno, muratura, catene, cordoli.

Per facilitare la definizione della geometria è possibile avvalersi

di file in formato DXF che vanno a costituire uno sfondo da

lucidare.

3Muri calcola automaticamente i parametri fondamentali per

l’analisi “push-over” come la flessibilità dei solai prendendo in

conto le diverse tipologie (solai in legno, in acciaio e laterizio, in

c.a. semplici o incrociati, volte, ecc.).

Il modello viene completato con i carichi introdotti direttamente

sui solai, i vincoli, le caratteristiche del terreno.

Le diverse opzioni di calcolo consentono di modellare qualsiasi

struttura, anche la più complessa, con semplicità e sicurezza.

Il modello complessivo è costituito dalla unione delle diverse

pareti e inserendo i solai. I punti indicati in rosso in figura sono

nodi che costituiscono collegamenti tra pareti e solai.

Oltre alle pareti ed ai solai è possibile introdurre elementi lineari

come travi, pilastri e catene costituiti da diversi materiali

(acciaio, cemento armato, legno).

La definizione delle pareti avviene graficamente inserendo

segmenti che rappresentano il piano medio delle pareti stesse.

Tali segmenti devono essere collegati tra loro al fine di garantire

la continuità strutturale; questi collegamenti rappresentano i

nodi del telaio equivalente.

In figura è indicato il tracciamento del primo segmento.

L'ambiente grafico di cui 3Muri dispone consente di collegarsi

automaticamente (snap agli oggetti, ai nodi, alle linee) alle

riferimento grafico di base potendo così operare rapidamente e

con sicurezza.

Per pareti si intende un elemento in muratura che si può

ricondurre ad un segmento.

Nel caso fossero presenti diverse tipologie di materiali all'interno

della stessa parete, è possibile suddividere la parete e definire

ogni tratto con le sue caratteristiche specifiche.

Questo modo di procedere si è verificato come il più pratico ed

affidabile, per quanto riguarda la velocità di introduzione ed

anche, e soprattutto, in quanto rappresenta bene la logica del

calcolo strutturale in relazione al comportamento scatolare delle

strutture in muratura.

Continuando l'operazione di introduzione delle pareti si definisce

la geometria di base a cui seguirà l'attribuzione dei parametri e

delle caratteristiche meccaniche dei materiali.

L'inserimento di nuove pareti ortogonali o comunque inclinate

rispetto alle precedenti genera automaticamente i nodi di

intersezione necessari per la definizione del telaio e dei gradi di

libertà relativi.

In figura sono riportate le due tipologie di noti generati

automaticamente in fase di introduzione delle pareti e

ulteriormente incrementati durante la fase di costruzione della

mesh.

Il metodo FME prevede due tipologie di nodi: 2D e 3D.

I nodi 2D sono posizionati sulle singole pareti e sono

caratterizzati da 3 gradi di libertà: spostamento verticale

spostamento orizzontale secondo l'asse della parete e rotazione

nel piano della parete. Essendo la parete non attiva fuori dal

piano viene esclusa la rotazione secondo questa direzione.

I nodi 3D sono posizionati in corrispondenza del collegamento

tra pareti e tra pareti e solai.

Sono caratterizzati da cinque gradi di libertà: spostamento

secondo X, spostamento secondo Y, spostamento secondo Z,

rotazioni secondo i piani medi delle pareti.

Come si vedrà meglio in seguito, il telaio spaziale è generato

automaticamente con possibilità di modifica da parte dell'utente.

La prima operazione da eseguire esaminando il rilievo strutturale

è la selezione degli elementi che sono effettivamente significativi

e che partecipano alla resistenza globale della struttura.

Questa fase è estremamente importante in quanto un modello

realizzato con un numero eccessivo di dettagli invece di affinare

le analisi può creare problemi di labilità locale in realtà

inesistenti.

La figura sopra riporta il rilievo di tutte le pareti, mentre la figura

a fianco riporta le pareti che che sono state definite per il

modello strutturale; gli elementi non in rosso sono stati trascurati

in quanto ritenuti ininfluenti per la costruzione del modello

globale

Il modello è realizzato attraverso la costruzione di un piano per

volta denominati livelli, con possibilità di duplicare integralmente

un piano procedendo quindi ad introdurre le differenze.

In questo modo è possibile introdurre agilmente strutture anche

molto complesse e articolate come quelle riportate nelle figure

seguenti.

Pannelli murari, pilastri, travi e catene

Dopo aver definito la disposizione in pianta delle pareti è

necessario attribuire la tipologia e le caratteristiche geometriche

e dei materiali che costituiscono la parete stessa.

3Muri mette a disposizione dei veri e propri oggetti strutturali

che semplificano questa fase di introduzione dei dati a partire

dalle tipologie illustrate nelle figure seguenti.

Il primo tipo di parete è il pannello semplice in cui le variabili

sono spessore e materiale.

Nel caso siano presenti aperture come finestre è possibile

definire lo spessore e il materiale per le zone sopra e sotto le

aperture.

Nel caso si debbano realizzare nuove aperture o semplicemente

rinforzare quelle esistenti è possibile definire telai di cerchiatura

che saranno inseriti nel modello partecipando attivamente alla

resistenza globale offerta dalla struttura.

Oltre ai pannelli di muratura sono previsti anche elementi isolati

(colonne e travi) in cemento armato, acciaio, legno.

Anche questi elementi partecipano alla resistenza globale della

struttura attraverso il comportamento non lineare tipico di ogni

elemento.

In seguito sono forniti maggiori dettagli in relazione ai modelli

costitutivi di questi elementi

In figura sono riportate combinazioni degli elementi precedenti,

ad esempio un pannello murario dotato di apertura con presenza

di cordoli in cemento armato e acciaio.

Altri elementi complessi si possono realizzare combinando

pannelli con la presenza di cordoli in legno o di catene metalliche

che, rispetto ai cordoli precedenti, non offrono resistenza

flessionale.

La figura rappresenta un balcone di cui verrà tenuto conto il

contributo in termini di massa e quindi di spinta sismica.

Altri elementi complessi sono costituiti da pannelli con pilastri e

cordoli in diversi materiali.

Una parete può essere suddivisa al fine di definire con esattezza

la tipologia di materiale di ogni singolo tratto.

La figura riporta la parete precedente in cui il tratto centrale,

evidentemente di scarsa qualità, è stato sostituito con materiale

nuovo.

Tra le diverse tipologie di rinforzo è previsto anche l'inserimento

di setti in cemento armato tra pareti esistenti o di nuova

realizzazione.

Pur essendo sconsigliabile questo tipo di interventi a causa delle

forti differenze di rigidezza tra i vari elementi, è comunque

possibile realizzare un modello con setti in cemento armato in

quanto 3Muri prende in conto i modelli costitutivi e i

comportamenti non lineari di queste strutture.

Lo stesso per quanto riguarda strutture miste con la presenza di

elementi in acciaio.

Oltre a interventi puntuali, come travi e pilastri, sono previsti

interventi di rinforzo diffusi sulle superfici, come la presenza di

muratura armata o la realizzazione di intonaci armati ed

eventuali armature di rinforzo localizzate ai lati delle aperture.

Lo stesso tipo di rinforzo diffuso può essere realizzato con fibre,

disposte come in figura.

Anche in questo caso 3Muri è in grado di valutare correttamente

l'apporto di questi interventi.

La figura riporta sinteticamente un modello con tutte le diverse

tipologie di elementi costituenti.

3Muri è uno strumento di grande potenza e affidabilità che

consente di modellare nel miglior modo possibile le strutture

nelle diverse tipologie presenti nella realtà.

Solai e volte

Solai e volte interagiscono con le pareti trasferendo i carichi

sismici generati su di esse grazie alla loro rigidezza nel piano e

tangenziale.

Questi elementi sono modellati come elementi finiti di tipo

"membrana ortotropa" di forma triangolare o quadrangolare che

incidono nei nodi 3D del telaio spaziale .

La definizione della membrana di solaio avviene attraverso la

definizione dei parametri:

Ex modulo elastico nella direzione X;

Ey modulo elastico nella direzione Y;

G rigidezza tangenziale;

modulo di Poisson;

s spessore.

E' necessario quindi individuare le caratteristiche della

membrana equivalente al solaio reale; il concetto di

"equivalenza" risiede nel valutare rigidezza assiale e tagliante.

Importanza del tutto trascurabile ha la rigidezza flessionale che

si manifesta per carichi verticali, lo scopo primario per cui

vengono inseriti i solai nel modello di calcolo è la possibilità di

trasferire le azioni sismiche alle murature portanti, e la rigidezza

flessionale non influisce nell'ambito delle piccole deformazioni.

La possibilità di definire distintamente i due moduli elastici Ex

ed Ey permette di tenere in conto la differenza di rigidezza che

un solaio manifesta nella direzione principale di orditura rispetto

alla direzione secondaria

Per esempio nel caso di solai a travetti in c.a. la rigidezza è

funzione dello spessore di cls, diverso nelle due direzioni.

3Muri consente di calcolare agevolmente queste caratteristiche

considerando le tipologie più comuni di orizzontamenti.

Sarà pertanto sufficiente inserire i parametri geometrico

meccanici di ogni tipologia per calcolare automaticamente i

parametri di rigidezza.

Le tipologie di solai presenti sono:

Legno con travetti affiancati e tavolato singolo

Legno con travetti affiancati e tavolato doppio

Legno con travetti affiancati e soletta di completamento

Putrelle e tavelloni

Putrelle e voltini

Latero cemento

Resta possibile inserire elementi di cui è già nota la rigidezza

attraverso l'introduzione diretta dei parametri sopra elencati.

La figura presenta due piante identiche sulle quali il medesimo

solaio è stato definito con un unico inserimento oppure con due

inserimenti distinti.

Il caricamento delle tre pareti interessate dal solaio

(perpendicolari all'orditura; solai (a), (b), (c)), avviene in ugual

misura in entrambi i casi poiché anche per i solai definiti con una

unica poligonale vengono individuate automaticamente le

intersezioni con le murature.

E' necessario definire impalcati mediante campi singoli solo a

fronte del cambio della direzione di orditura del solaio, della

tipologia o della quota dello stesso.

In figura si riportano le formule per la determinazione della

rigidezza equivalente per diverse tipologie di solai.

Anche per le strutture voltate è previsto il calcolo automatico;

oltre ad analizzare l'equivalenza di rigidezza di piano 3Muri

procede al calcolo del carico permanente dovuto al materiale di

riempimento della volta ridotto a carico uniforme.

Tale valore è sufficiente ai fini dell'analisi sismica.

Le tipologie di volte disponibili sono:

Volta a vela

volta a botte

volta a crociera

volta a padiglione

volta a botte con testa di padiglione

Il calcolo della rigidezza equivalente delle volte è un'operazione

particolarmente complessa, e per questo sono stati condotti

studi mediante solutori agli elementi finiti su volte in cui si sono

variate le caratteristiche geometriche studiando le deformazioni

che interessavano quelle strutture su precise condizioni di

vincolo e carico.

Le condizioni di vincolo e carico prescelte, sono quelle atte a

mettere in luce il comportamento assiale e tangenziale della

volta.

I valori di rigidezza così ottenuti sono diagrammabili in modo

adimensionale (es. freccia/luce), in modo da poter tracciare dei

"fusi" di valori dai quali sono estrapolabili i parametri di rigidezza

richiesti.

Porte e finestre

Le porte e le finestre sono introdotte nel modello attraverso la

definizione della loro geometria e il posizionamento su di ogni

singola parete o tratto di parete.

Questa operazione avviene semplicemente utilizzando i

collegamenti (snap) al disegno base.

Nel caso sia stato previsto un pannello di parete con materiale

diverso per le zone sopra e sotto le aperture, il programma

provvederà a costruire un telaio equivalente che tenga conto di

queste caratteristiche.

Una delle caratteristiche più importanti di 3Muri è la completa

libertà circa il posizionamento delle aperture non

necessariamente allineate e disposte regolarmente.

Si riporta in figura un esempio di una parete particolarmente

complessa comunque risolta in automatico dal modulo per la

determinazione del telaio equivalente.

Fondazioni

Nel modello che 3Muri è in grado di elaborare possono essere

previsti piano di fondazione e piano di campagna a quote diverse

in modo che l'azione sismica sia applicata correttamente.

Una apposita finestra per l'introduzione dei dati consente di

definire le caratteristiche delle fondazioni al di sotto delle pareti

in muratura.

La modellazione delle fondazioni è simulata con vincoli elastici di

tipo puntuale, con la possibilità del progettista di definire i

coefficienti elastici relativi ai gradi di libertà disponibili.

Per quanto riguarda la verifica sul terreno e il progetto di

fondazioni complesse (platee, graticci di travi, fondazioni

profonde come pali e setti) è disponibile il collegamento

automatico con il software di calcolo agli elementi finiti Axis VM

che consente di effettuare tutte le analisi e le verifiche

desiderate.

Balconi

Attraverso questa finestra è possibile introdurre lo sviluppo

superficiale e soprattutto i carichi relativi a balconi aggettanti.

Tali elementi non forniscono contributo alla resistenza della

struttura ma sono in grado di apportare un contributo in termini

di massa.

I balconi introdotti sono rappresentati nel modello in modo

realistico.

L'analisi della struttura

Tabella in figura riassume le metodologie di analisi sismica delle

strutture esistenti, in particolare per quanto riguarda le murature

esistenti.

Anche se la normativa prevede ancora analisi di tipo lineare,

classicamente usate per le strutture nuove, è ribadito

chiaramente che la complessità intrinseca del materiale

muratura e la varietà di tipologie possibili poco si presta ad

un'analisi corretta attraverso calcoli di tipo lineare ma è

necessario tenere in conto il comportamento non lineare che più

si avvicina alla realtà

Quanto sopra è ancora più vero in condizioni sismiche dove è

necessario determinare con esattezza l'effettivo comportamento

nell'ipotesi di sollecitazioni di elevata intensità.

L'alternativa, attraverso l'analisi di tipo lineare, è sottostare a

criteri di eccessiva prudenza a causa di modelli poco

rappresentativi e non in grado di cogliere aspetti che solo

l'analisi non lineare è in grado di schematizzare correttamente.

Occorre sottolineare che alcuni limiti posti dalle NTC per il calcolo

di strutture in muratura relativamente all'applicazione dell'analisi

non lineare sono superati dalla Circolare, come indicato in figura.

Tale metodo è quindi applicabile in modo generalizzato per tutte

le strutture nuove ed esistenti in muratura.

L'unica alternativa possibile alla analisi push-over è la analisi

dinamica non lineare, improponibile per le applicazioni

professionali a causa della sua estrema complessità.

Dopo aver completato la costruzione del modello ed inserito le

caratteristiche degli elementi, dei materiali, dei vincoli e i carichi

è possibile procedere con la fase dedicata all'analisi.

Questa fase prevede due passaggi: il primo è relativo alla

definizione del telaio equivalente, il secondo alla analisi

push-over vera e propria.

La costruzione del telaio equivalente

Come già visto le pareti resistenti in muratura si possono

suddividere in tre componenti elementari: maschi, fasce ed

elementi rigidi.

In particolare gli elementi "maschio" sono disposti a fianco delle

aperture, gli elementi "fascia" sono disposti sopra e sotto le

aperture.

La muratura restante che non confina con aperture e che risulta

quindi contenuta, si può considerare infinitamente rigida rispetto

agli altri elementi e viene modellata con elementi di rigidezza

infinita.

La ricerca teorica e sperimentale ha confermato che il

comportamento di maschi e fasce, pur coinvolgendo elementi di

superficie, può essere reso equivalente ad un elemento lineare.

Collegando quindi questi elementi si ottiene lo schema a telaio

su cui applicare l'analisi push-over.

Il telaio equivalente consente di ben rappresentare il

comportamento delle strutture in muratura; inoltre semplifica i

termini dell'analisi, riducendo i gradi di libertà rispetto ad altri

schemi, come per esempio gli elementi finiti di superficie,

velocizzando i tempi di calcolo senza perdita di precisione.

3Muri crea automaticamente la "mesh", cioè la divisione in

maschi, fasce ed elementi rigidi, anche per pareti complesse ed

esegue l'analisi non lineare su tale modello.

Definire il telaio equivalente significa determinare tutte le sue

caratteristiche: gli elementi lineari, equivalenti appunto a

maschi, fasce, elementi rigidi, i nodi terminali di connessione, le

caratteristiche di ogni asta espresse attraverso la matrice di

rigidezza, i vincoli esterni.

Passo cruciale per la creazione del telaio equivalente è

rappresentata dalla identificazione della geometria delle porzioni

schematizzabili come rigide e di quelle in cui concentrare la non

linearità (maschi e fasce).

Il programma di calcolo 3Muri propone un algoritmo di

generazione automatica della mesh (definito a partire da una

serie di regole empiriche basate sul riscontro con il danno

osservato a seguito di eventi sismici) che tuttavia può essere poi

modificato arbitrariamente dall’utente quando quest’ultimo

ritenga più appropriata l’adozione di criteri alternativi.

Ad esempio è possibile modellare quadri fessurativi esistenti

sulla struttura in esame..

Le figure illustrano un esempio dell’idealizzazione della parete

in telaio equivalente nel caso di disposizione di aperture regolari

ed irregolari rispettivamente in accordo ai principi utilizzati per la

generazione automatica della mesh.

Nella figura si riportano alcuni criteri adottati per la creazione

automatica della mesh.

La schematizzazione a telaio nel caso siano presenti aperture, è

in grado di cogliere il comportamento locale di variazione degli

sforzi principali attraverso la disposizione di nodi e aste in grado

di cogliere queste particolarità.

La modifica del telaio equivalente

In alcuni casi può essere necessario intervenire manualmente

modificando il telaio generato automaticamente da 3Muri.

In figura sono riportati i comandi messi a disposizione per agire

sui nodi e sugli elementi con le funzioni aggiungi, elimina,

modifica.

La figura illustra un caso in cui il telaio equivalente è stato

modificato manualmente, si tratta comunque di casi molto

particolari.

L'analisi push-over

L'analisi statica non lineare, comunemente denominata

push-over, prevede l'applicazione statica dei carichi, cioè questi

sono fatti incrementati in modo lineare senza tener conto della

loro variazione temporale.

La non linearità deriva dalla presa in conto delle leggi costitutive

dei materiali che sono intrinsecamente di tipo non lineare, cioè

la resistenza varia in funzione del livello di carico a causa del

degrado subito.

La normativa indica i criteri di resistenza delle murature cioè le

condizioni il cui superamento significa l'incapacità di sopportare

ulteriori carichi.

Tali criteri sono espressi in termini di spostamento diviso

l'altezza dell'elemento stesso (drift ultimo).

In figura sono riportati i limiti per quanto riguarda le sollecitazioni

di taglio e pressoflessione.

In figura sono riportate le formule per la definizione dei domini di

resistenza delle murature per le condizioni di pressoflessione,

taglio scorrimento, taglio trazione con fessurazione diagonale.

Gli elementi non in muratura sono schematizzati anch'essi come

elementi lineari.

Anche per gli altri materiali, come il cemento armato, è

necessario stabilire le leggi costitutive e i relativi domini di

resistenza per presso flessione e taglio.

Il modello strutturale precedentemente definito viene soggetto a

carichi crescenti in modo progressivo ed il controllo della

reazione della struttura è effettuato attraverso la misura dello

spostamento di un noto particolare, detto nodo di controllo in

genere posto in sommità della struttura.

Si tratta di una sorta di collaudo a cui la struttura è sottoposta

per valutare il suo comportamento.

Aumentando i carichi alcuni elementi manifestano fessurazioni e

decadimenti localizzati, come si riporta in figura.

Aumentando ancora i carichi alcune parti della struttura

superano la loro capacità di resistenza alle azioni orizzontali e

quindi devono essere escluse.

Questi elementi sono automaticamente sostituiti con bielle che

rappresentano ancora la capacità di sopportare i carichi verticali

senza offrire nessun contributo alle forze orizzontali.

Aumentando ulteriormente i carichi sismici si ottiene un

progressivo decadimento della resistenza della struttura con la

sostituzione di altri elementi portanti con altrettante bielle.

In ultimo si otterrà il collasso della intera struttura dopo che si

sono state esaurite tutte le capacità resistenti offerte.

Nella figura si riporta la sintesi dell'analisi push-over indicando

sotto ad ogni livello di degrado raggiunto dalla strutture in

muratura il relativo diagramma taglio alla base-spostamento.

Come si può notare i primi due livelli indicano un comportamento

pressoché lineare ma dal terzo in poi la perdita di capacità della

struttura si evidenzia con dei bruschi cambiamenti di pendenza

sino all'inversione della pendenza stessa prima del collasso

come evidenziato nel livello 6.

La verifica della intera struttura si riduce quindi al confronto tra i

due spostamenti (offerto dalla struttura e richiesto dalla

normativa).

Lo spostamento offerto è una caratteristica intrinseca della

struttura in quanto durante l'analisi push-over non sono state

fatte ipotesi di localizzazione sismica, ma si studia la risposta

della struttura all'aumento del carico.

Lo spostamento richiesto è funzione invece delle condizioni

sismiche locali che tengono conto di tutte le caratteristiche del

terreno attraverso la sua qualificazione geotecnica e sismica,

dell'uso della struttura (normale, strategico o rilevante) e di

conseguenza della vita utile.

La curva taglio al base-spostamento del nodo di controllo

ricavata dalla analisi push-over può essere interpretata come

curva inviluppo ottenuta congiungendo i valori massimi delle

curve di isteresi che si ottengono attraverso l'analisi dinamica

non lineare.

La normativa indica la metodologia di calcolo per determinare lo

spostamento ultimo offerto dalla struttura attraverso una

elaborazione numerica della curva taglio alla base-spostamento.

La struttura viene dichiarata fuori uso quando si ha una

riduzione del 20% del taglio rispetto al picco massimo

determinando in questo modo il valore dello spostamento

massimo du.

Regole analoghe si applicano per la determinazione dello

spostamento elastico che individua la curva bi-lineare

equivalente ad un solo grado di libertà. In questo modo,

attraverso lo spettro di progetto sismico utilizzabile per un

sistema ad un di libertà, è possibile ricavare lo spostamento

richiesto dalla normativa.

Il metodo di calcolo non lineare può essere applicato

controllando l'aumento dei carichi o imponendo degli

spostamenti da cui si ricavano le forze equivalenti da applicare

alla struttura.

3Muri usa questo secondo metodo che, rispetto al primo, è in

grado di cogliere il il tratto della curva calante oltre il picco

massimo, impossibile da realizzare in controllo di forza in

quanto risulterebbe indeterminata la forza da applicare

raggiunto il valore massimo.

La figura riporta l'evidenza del danneggiamento progressivo sui

singoli elementi strutturali che risultano dalle analisi push-over.

Questa informazione è importante nel caso di esito negativo

della verifica in quanto si individuano le zone di maggiori criticità

per eventuali interventi di rinforzo.

I dati per l'analisi push-over

L'analisi push-over consente di valutare la risposta strutturale

secondo una direzione di applicazione del carico ma, in

conseguenza della non linearità della risposta, non è applicabile

il principio di sovrapposizione degli effetti, quindi per valutare la

risposta secondo il verso opposto dello stesso asse è necessario

ripetere l'analisi con i carichi orientati correttamente.

Altre analisi dovranno essere realizzate per conoscere il

comportamento strutturale in tutte le direzioni.

La normativa richiede una doppia distribuzione dei carichi, la

prima proporzionale alle masse poste ai piani, la seconda

proporzionale al primo modo di vibrare.

Tale richiesta è giustificata dal fatto che la struttura presenta

una risposta dinamica diversa secondo il livello di fessurazioni

raggiunto in quanto le inerzie degli elementi si riducono

sensibilmente all'aumentare della fessurazione.

Inizialmente quando la struttura è ancora in fase elastica, le

forze sismiche sono distribuite secondo il primo modo di vibrare,

man mano che la struttura si degrada le azioni sismiche saranno

sempre più proporzionali alla distribuzione delle masse di piano.

Come riportato in figura, effettuando le diverse analisi push-over

con le due distribuzione di carichi, si comprendono tutte le

situazioni intermedie.

La normativa richiede l'applicazione di una eccentricità

accidentale del tutto convenzionale tra centro di massa e centro

di rigidezza per tener conto delle imprecisioni e alla disposizione

dei carichi non sempre uniformemente distribuiti sui piani.

Combinando tutte queste richieste si verifica la necessità di

calcolare la struttura in 24 modalità diverse, ottenendo quindi

24 risultati diversi.

Il minore di questi valori rappresenta il dato da confrontare con

lo spostamento richiesto dalla normativa.

Con un comando di 3Muri è possibile riportare in un unico

grafico i risultati delle 24 analisi effettuate.

In orizzontale sono riportati i risultati secondo l'asse X, in

verticale i risultati secondo l'asse Y.

La zona centrale di colore scuro indica il limite al di sotto del

quale la struttura non sarebbe verificata, ed in questo caso tutte

le analisi sono verificate ma si evidenzia chiaramente una

maggiore labilità nella direzione X rispetto alla direzione Y.

Il nodo di controllo

Il nodo di controllo fornisce gli spostamenti in relazione al taglio

alla base.

E' importante la scelta del nodo al fine di evitare falsi risultati.

Per esempio scegliendo un nodo che manifesta scarso

spostamento rispetto agli altri, la struttura potrebbe risultare

erroneamente non verificata.

3Muri offre diverse opzioni riportate in figura che, di volta in

volta, potranno essere scelte dal progettista.

La soluzione degli spostamenti medi pesati in generale è la più

adatta.

Resta comunque la possibilità al progettista di effettuare diversi

tentativi con diversi modi di controllo e scegliere il risultato che

più si adatta al problema in esame.

Le normative e i linguaggi disponibili

3Muri implementa le principali normative tecniche italiane ed

internazionali ed altre ancora sono in fase di implementazione.

La finestra di scelta consente di scegliere il tipo di struttura da

esaminare, se nuova o esistente e la normativa desiderata.

3Muri e disponibile nelle seguenti lingue:

italiano

tedesco

inglese

francese

I comandi e la relazione di calcolo si adattano automaticamente

in funzione della lingua scelta.

Attraverso un'apposita finestra è possibile definire le unità di

misura che si desiderano utilizzare per geometrie materiali

carichi e risultati.

Le finestre per l'introduzione dei dati, la presentazione dei

risultati e la relazione di calcolo saranno coerenti con le unità di

misura scelte.

La presentazione dei risultati

Completato il modello ed eseguito il calcolo, il programma

fornisce in output la curva di capacità (pushover) della struttura;

questa curva dipende esclusivamente dalla struttura ed è

totalmente indipendente dallo spettro sismico.

Dalla curva di capacità è direttamente individuabile l'offerta di

spostamento della struttura, i parametri sismici portano invece a

definire la domanda di spostamento.

Se l'offerta di spostamento risulta maggiore delle domanda di

spostamento la struttura risulta verificata.

La presentazione dei risultati è suddivisa in quattro finestre.

Zona 1) Deformazione nel piano della singola parete illustrata

con una gamma di colori per ogni singolo elemento che, in base

ad una legenda, permettono di individuare il livello di

danneggiamento (taglio o pressoflessione). Ad esempio in rosso

sono indicati gli elementi che hanno raggiunto la rottura.

Zona 2) Visualizzazione della curva di capacità con

presentazione del valore limite della domanda e dell'offerta dello

spostamento. Attraverso questa immagine è possibile

individuare immediatamente se la struttura che verificata o

meno.

Zona 3) Visualizzazione della pianta deformata. Attraverso

questa presentazione è visualizzato l'andamento globale del

piano evidenziando, ad esempio, l'influenza della rigidezza o

cedevolezza dei solai e l'insorgere di eventuali problemi

torsionali.

Zona 4) La tabella presenta i dati numerici dei singoli

elementi/nodi in termini di sollecitazioni e spostamenti nodali.

Tutti i valori qui presentati sono mostrati per ogni singolo passo

della pushover e sono selezionabili ed esportabili ad altri

software.

Siccome il calcolo pushover è una verifica globale di edificio,

controllare il livello di danneggiamento della struttura parete per

parete è spesso poco significativo in termini di visione d'insieme.

Una vista assonometrica, in cui in ogni singolo elemento è

mappato il livello di danno, aiuta il progettista a localizzare i

possibili punti della struttura in cui intervenire a fronte della

necessita di decidere gli interventi di

miglioramento/adeguamento più idonei per eliminare le criticità.

Nella medesima visualizzazione, per edifici di dimensioni

importanti, può essere utile mostrare esclusivamente gli

elementi rotti omettendo tutte le porzioni murarie che hanno un

livello di danneggiamento intermedio (integro o plastico).

Mentre che per la verifica allo stato limite di vita (SLV), l'offerta di

spostamento corrisponde alla perdita di resistenza del 20% dal

suo valore massimo, il criterio da utilizzare per lo stato limite di

danno (SLD) si presenta più complesso.

Il valore dello spostamento limite di danno è dato dal minor

valore tra lo spostamento corrispondente al valore massimo del

taglio e quello che genera in un punto della struttura il

superamento del drift limite di interpiano (drift=spostamento

interpiano/H piano).

In una finestra dedicata sono visualizzati i dettagli delle analisi e

delle verifiche richieste.

Nella parte alta, vengono mostrate le verifiche in termini di

confronto tra spostamento di domanda e di offerta per ciascuno

dei tre stati limite esaminati.

La tabella per la valutazione della "Vulnerabilità Sismica"

riporta i parametri α , calcolati come descritto nel seguito,

per ciascuno degli stati limite:

αPGA=PGAC/PGAD ; αTR=TRC/TRD

PGAC: Accelerazione di capacità limite per ciascuno degli

stati limite (indipendente dallo spettro sismico).

PGAD: Accelerazione spettrale per ciascuno degli stati

limite (dipendente dallo spettro sismico).

TRC: Periodo di ritorno dell'azione sismica di capacità

limite per ciascuno degli stati limite.

TRD: Periodo di ritorno spettrale per ciascuno degli stati

limite.

Entrambe le accelerazioni (PGA) sono valutate, per

convenzione, su suolo rigido tipo A.

Alcune schede tecniche richiedono il calcolo delle suddette

accellerazioni sul suolo di riferimento, in tal caso sarà

necessario moltiplicare il valore calcolato dal programma

per il fattore "S" (S=SS*ST), definito nei parametri dello

spettro.

La relazione di calcolo

Al termine delle diverse analisi è possibile stampare la relazione

di calcolo che contiene i dati del modello ed i risultati del calcolo

sismico.

Sono previsti due formati: uno esteso con il dettaglio completo

ed uno ridotto con la sintesi delle analisi svolte.

Ancora è possibile ottenere la stampa della verifica statica e dei

meccanismi locali.

La relazione così ottenuta può essere ancora integrata con altri

documenti attraverso il programma Piano Report.

L'analisi statica

3Muri esegue la verifica statica utilizzando lo stesso modello

realizzato per l'analisi sismica, senza introdurre altri dati.

La presentazione dei risultati è analoga a quella vista per i

risultati sismici, in figura è illustrata la presentazione della

verifica per carichi verticali eccentrici.

La figura riporta la presentazione dei risultati per quanto

riguarda la verifica di snellezza.

Anche in questo caso è prevista una rappresentazione

tridimensionale con l'evidenza degli elementi non verificati.

L'analisi modale

L'analisi modale consente di visualizzare il numero selezionato di

modi di vibrare evidenziando la massa partecipante e la

frequenza.

La zona 1 riporta la deformata per ogni parete, la zona 2 i valori

degli spostamenti modali, la zona 3 la deformata modale in

pianta per ogni piano, e la zona 4 i parametri di ogni forma

modale (periodo, massa e massa % secondo gli assi X, Y e Z.

L'analisi dei meccanismi locali

La definizione dei meccanismi locali è realizzata partendo dal

modello globale definito ai fini del calcolo push-over, da cui si

ricabvano direttamente le caratteristiche geometriche della

struttura e i carichi delle murature e dei solai.

L'ambiente di lavoro è diviso in tre aree grafiche:

Prospetto di parete

In questo ambiente è possibile l'input del meccanismo mediante

l'inserimento dei blocchi rigidi e dei vincoli tra i singoli elementi

ed il resto della struttura.

Pianta della parete

Evidenziando in pianta le porzioni interessate dal meccanismo è

subito individuabile nel complesso strutturale.

Sezione deformata

Nella vista di sezione è verificabile il corretto input attraverso

l'individuazione della posizione dei vincoli e della configurazione

deformata.

La deformazione della parete permette di verificare visivamente

che l'input del meccanismo sia stato eseguito correttamente.

Normalmente un edificio può essere interessato da differenti

meccanismi ritenuti significativi la cui scelta non può che essere

definita dall'operatore sulla base della sua sensibilità.

Per agevolarne l'input e la presentazione dei risultati, ai singoli

meccanismi è possibile assegnare un nome identificativo che ne

facilita la selezione e la memorizzazione.

I blocchi rigidi che definiscono il meccanismo, sono inseribili

tracciando una poligonale chiusa di forma generica.

La genericità della forma, permette di seguire in modo più

aderente il quadro fessurativo rilevato in base alle indagini

eseguite in sito.

In questo modo è possibile inserire meccanismi dotati di

qualsiasi forma e genericità.

La genericità della forma dei blocchi cinematici, può interessare

pareti differenti in modo da seguire il più possibile la complessità

della struttura.

Se si desidera esaminare un caso di ribaltamento di una

porzione di muratura come quella rappresentata nella figura a

lato , il caso da esaminare sarà quello di un blocco che ruota

intorno all'asse X-X.

In corrispondenza di tal punto si dovrà inserire un vincolo tra un

blocco cinematico e una porzione di muratura che resta ferma.

In tal caso si dovrà inserire un vincolo di tipo "Cerniera Esterna".

In caso di flessione verticale, il blocco inferiore è

direttamente appoggiato su una porzione non deformata

della muratura.

In posizione E-E si inserirà la "Cerniera Esterna"

In posizione I-I confluiscono due blocchi, si inserirà la

"Cerniera Interna".

In posizione A-A il meccanismo deformativo non

permetterà alcun spostamento di fuoripiano. I punti di tale

parete potranno spostarsi solo verticalmente nel piano

della parete, si inserirà un "Appoggio".

I risultati di questo calcolo prevedono sia la verifica a stato

limite di vita (SLV) che a stato limite di danno (SLD),

anche se la norma prevede soltanto la prima analisi.

a*0 >a*

0-min

a*0-min = ag S / q

a*0-min = Se(T1) ψ(Z) γ/ q

a*0 : accelerazione sismica spettrale di attivazione del

meccanismo

ag : è funzione della probabilità di superamento dello stato

limite scelto e della vita di riferimento come definiti al §

3.2 delle NTC;

S : definito al § 3.2.3.2.1 delle NTC ;

q : fattore di struttura, assunto uguale a 2.0

Se(T1) : spettro elastico definito nel § 3.2.3.2.1

delle NTC, funzione della probabilità di

superamento dello stato limite scelto (in questo caso 63%)

e del periodo di riferimento VR come definiti al § 3.2. delle

NTC, calcolato per il periodo T1;

ψ(Z) : primo modo di vibrazione nella direzione considerata,

normalizzato ad uno in sommità all’edificio; in assenza

di valutazioni più accurate può essere assunto ψ

(Z)=Z/H, dove H è l’altezza della struttura rispetto alla

fondazione;

γ : coefficiente di partecipazione modale (in assenza di

valutazioni più accurate può essere assunto γ =3N/(2N+1),

con N numero di piani dell’edificio).

Sollecitazioni in fondazione e tensioni sul terreno

Un apposito comando consente di visualizzare le sollecitazioni

dei nodi di fondazione per ogni passo di carico della push-over.

Un altro comando visualizza una tabella che riporta la lista dei

segmenti di parete.

Per ciascuno segmento, viene mostrata la tensione a contatto

con il suolo (terreno-fondazione) al passo corrente ed il valore

massimo tra il primo passo e quello corrispondente al valore di

spostamento pari a Dmax.

La verifica del metodo FME

In figura si riportano i dati sperimentali ricavati da una ricerca

effettuata su di una struttura al vero in muratura.

Gli stessi dati ricavati con 3Muri evidenziano una notevole

sovrapposizione rispetto ai dati sperimentali.

Il municipio del comune di Castelnuovo Belbo in provincia di Asti

è stato soggetto ad un sisma di bassa intensità che ha

comunque procurato alcune leggere lesioni.

Il confronto delle lesioni rilevate sulla struttura reale e le

previsioni realizzate con 3Muri sono riportati in figura e in buona

approssimazione sono del tutto coincidenti.

Il confronto con altre analisi

Confronto metodo FME con metodo POR

Il primo metodo esaminato è il cosiddetto metodo POR,

sviluppato negli anni 80, cioè in un periodo di ancora scarsa

diffusione dei computer.

Uno degli obiettivi di questo metodo era infatti rendere possibile,

nonostante le difficoltà connesse all’analisi incrementale a

collasso, l’applicazione anche attraverso procedimenti di calcolo

manuale.

Per questo schematizza la struttura in modo molto semplificato,

tenendo conto del contributo resistente dei soli elementi murari

disposti verticalmente senza prendere in esame la rigidezza

reale delle fasce orizzontali di muratura.

La scelta di considerare il solaio a rigidezza infinita, come

sistema di collegamento tra le diverse pareti murarie in

sostituzione dell’effettiva rigidezza del sistema solaio più fascia,

equivale ad utilizzare un modello di calcolo in cui gli elementi

murari verticali sono da considerarsi a rotazioni impedite

all’estremità.

In figura sono riportate le principali caratteristiche del metodo

POR, superate dal metodo FME.

Confronto metodo FME con metodo elementi finiti

Un edificio in muratura può essere analizzato discretizzando le

pareti mediante elementi finiti di superficie con programmi FEM

convenzionali.

L'analisi è tanto più significativa quanto maggiore è il grado di

dettaglio della mesh, quindi risulta “mesh dependent” e

fortemente condizionata dalle operazioni di definizione del

modello, quindi questa tipologia di analisi risulta decisamente

più onerosa in termini computazionali.

Nel caso in cui venga considerata una legge costitutiva non

lineare del materiale, il metodo può prendere in esame il corretto

degrado della muratura, riducendo la resistenza degli elementi

danneggiati.

La definizione dei parametri richiede una accurata conoscenza

del materiale murario ad un livello di dettaglio non

esplicitamente contemplato nelle normative la cui valutazione si

può ricavare solo attraverso accurate analisi sperimentali.

La mancanza di questi parametri o la non corretta valutazione,

equivale ad ottenere, come risultato di un’analisi statica non

lineare, una curva “pushover” che non prende in esame il tratto

discendente che si forma a causa del danneggiamento

strutturale.

I risultati di analisi di questo tipo forniscono mappe come quelle

indicate in figura che mettono in luce il livello tensionale

localizzato della muratura.

Il valore puntuale di tensione superiore al valore limite non

rappresenta la rottura del pannello murario.

I criteri di resistenza per gli elementi murari dipendono infatti da

valori delle caratteristiche di sollecitazione che non hanno una

corrispondenza diretta con lo stato tensionale, considerando

quindi non gli effetti puntuali delle tensioni, ma anche possibili

ridistribuzioni dovute al comportamento non lineare ed al

degrado.

Per eseguire una analisi corretta e coerente, è quindi necessario

rielaborare i risultati della modellazione, tramite operazioni di

media ed integrazione non sempre del tutto affidabili.

Il collegamento con Axis VM

Un apposito comando consente il passaggio dei dati dal modello

realizzato con 3Muri verso il software di calcolo di elementi

finitiAxis VM.

Il modello così ottenuto può essere successivamente elaborato

inserendo ulteriori elementi come elementi di copertura e di

fondazione, sfruttando tutte le potenzialità di calcolo offerte da

Axis VM.

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