Il Comitato dei Ministri per la Difesa del Suolo (ex lege · Il Progetto IFFI - Inventario Fenomeni...

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1 Introduzione Il Comitato dei Ministri per la Difesa del Suolo (ex lege 183/89) ha promosso la realizzazione di un inventario dei fenomeni franosi in Italia con l'obiettivo di accrescere la conoscenza in tale ambito sull'intero territorio nazionale. Tale iniziativa riveste un ruolo fondamentale in quanto contribuisce a rendere omo- genee le basi dati pregresse sullo stato del dissesto, permettendo inoltre un corretto utilizzo delle risorse disponibili per una migliore valutazione delle situazioni di rischio. Il Progetto IFFI - Inventario Fenomeni Franosi in Italia è stato definito, nelle sue linee di intervento, da un gruppo di lavoro costituito da membri delle Re- gioni, delle Province Autonome, delle Autorità di Bacino, delle Amministrazioni Nazionali, del CNR e del Servizio Geologico Nazionale (ora componente dell’Agenzia nazionale per la Protezione dell’Ambiente e Servizi Tecnici – APAT) che ha rivestito anche il ruolo di centro gestionale e di coordinamento. Per il territorio piemontese il progetto è stato realizzato dall'Arpa Piemonte che ne ha curato anche il coordinamento a livello regionale; tale iniziativa ha favorito, oltre la completa revisione dell’area tematica frane del proprio Siste- ma Informativo Geologico, l'attuazione di strategie di coinvolgimento operativo e scambio di informazioni, sia all’interno sia verso l’esterno con altri Enti. Infatti al progetto hanno partecipato vari soggetti istituzionali che a diverso tito- lo hanno contribuito alla sua realizzazione: le Province (nell'ambito della colla- borazione per la realizzazione del Sistema Informativo Geologico integrato tra Regione e Province), il CNR – Istituto di Geoscienze e Georisorse di Torino e i Dipartimenti di Scienze della Terra delle Università di Torino, Milano e Pisa (coinvolti nel progetto nazionale CARG). Considerata l'esperienza positiva emersa nel corso del progetto IFFI, è inten- zione dell'Arpa Piemonte favorire le collaborazioni tra Enti al fine di ottimizzare le risorse e per consentire una migliore condivisione delle conoscenze (alcuni strumenti, quali direttive tecniche, banca dati geologica, rete Rupar, sono in parte già stati avviati).

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Introduzione

Il Comitato dei Ministri per la Difesa del Suolo (ex lege 183/89) ha promosso la realizzazione di un inventario dei fenomeni franosi in Italia con l'obiettivo di accrescere la conoscenza in tale ambito sull'intero territorio nazionale. Tale iniziativa riveste un ruolo fondamentale in quanto contribuisce a rendere omo-genee le basi dati pregresse sullo stato del dissesto, permettendo inoltre un corretto utilizzo delle risorse disponibili per una migliore valutazione delle situazioni di rischio.

Il Progetto IFFI - Inventario Fenomeni Franosi in Italia è stato definito, nelle sue linee di intervento, da un gruppo di lavoro costituito da membri delle Re-gioni, delle Province Autonome, delle Autorità di Bacino, delle Amministrazioni Nazionali, del CNR e del Servizio Geologico Nazionale (ora componente dell’Agenzia nazionale per la Protezione dell’Ambiente e Servizi Tecnici –APAT) che ha rivestito anche il ruolo di centro gestionale e di coordinamento.

Per il territorio piemontese il progetto è stato realizzato dall'Arpa Piemonte che ne ha curato anche il coordinamento a livello regionale; tale iniziativa ha favorito, oltre la completa revisione dell’area tematica frane del proprio Siste-ma Informativo Geologico, l'attuazione di strategie di coinvolgimento operativo e scambio di informazioni, sia all’interno sia verso l’esterno con altri Enti. Infatti al progetto hanno partecipato vari soggetti istituzionali che a diverso tito-lo hanno contribuito alla sua realizzazione: le Province (nell'ambito della colla-borazione per la realizzazione del Sistema Informativo Geologico integrato tra Regione e Province), il CNR – Istituto di Geoscienze e Georisorse di Torino e i Dipartimenti di Scienze della Terra delle Università di Torino, Milano e Pisa (coinvolti nel progetto nazionale CARG).

Considerata l'esperienza positiva emersa nel corso del progetto IFFI, è inten-zione dell'Arpa Piemonte favorire le collaborazioni tra Enti al fine di ottimizzare le risorse e per consentire una migliore condivisione delle conoscenze (alcuni strumenti, quali direttive tecniche, banca dati geologica, rete Rupar, sono in parte già stati avviati).

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Struttura organizzativa Per la realizzazione del progetto è stata predisposta una struttura organizza-tiva coordinata dal Settore Studi e Ricerche Geologiche – Sistema Informativo Prevenzione Rischi dell’Arpa Piemonte, nell'ambito della quale sono stati indi-viduati staff tecnico-operativi con il compito di:

• raccogliere ed organizzare i dati esistenti, analizzando documenti e studi specifici ed integrandoli secondo specifiche ed obiettivi del pro-getto;

• rilevare direttamente i fenomeni franosi utilizzando la metodologia definita a livello nazionale, con una prevalente attività di fotointerpre-tazione seguita da verifiche e controlli di terreno.

• gestire la parte relativa alla normalizzazione e informatizzazione dei dati, alla risoluzione delle problematiche nella gestione degli applicativi, all’organizzazione e validazione dei dati forniti ad APAT. Tale attività è stata curata con il supporto del CSI-Piemonte.

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Metodologia di lavoro Al fine di ottenere risultati omogenei e confrontabili, indipendentemente dalle preesistenti modalità di raccolta, trattamento e localizzazione delle informazio-ni, è stata definita una metodologia di analisi dei fenomeni gravitativi che utiliz-za i tre approcci più comuni in letteratura:

• raccolta ed analisi dei dati storici e d’archivio • analisi del territorio tramite fotointerpretazione • rilevamento, controlli e verifiche sul terreno Raccolta ed analisi dei dati storici e d’archivio Questa fase di lavoro ha avuto come finalità quella di raccogliere, omogeneiz-

zare e valorizzare le informazioni esistenti. Sono stati consultati tutti i dati contenuti negli archivi dell'ARPA Piemonte (Banca Dati Geologica, Carta delle frane alla sca-la 1:100.000, Allegati geologico–tecnici ai PRGC redatti secondo le indicazioni della Circolare Regionale 7/LAP, relazioni di sopralluogo, banca dati monitoraggio geo-tecnico, ecc.), le segnalazioni di fenomeni franosi contenute in atti ufficiali in adem-pimento ad obblighi di legge quali ad esempio le perimetrazioni di aree a rischio (ex lege 267/98) e le pubblicazioni tecnico – scientifiche che trattano l’argomento fra-ne (Progetto SCAI, Progetto AVI, mono-grafie, ecc.).

Analisi del territorio tramite fotointerpretazione La fotointerpretazione costituisce lo strumento di lavoro più utile e completo per eseguire sistematiche indagini di tipo geomorfologico su vaste aree di terri-torio. I vantaggi maggiori derivano da una visione di insieme globale ed omo-genea di quegli elementi fisici territoriali (caratteristiche morfologiche e geolo-giche) difficilmente apprezzabili nelle attività di rilevamento a terra; questo si traduce in un approccio poco costoso e in tempi di investigazione relativamen-te rapidi. L’analisi fotointerpretativa consente inoltre una buona definizione del-la geometria e della tipologia dei fenomeni, ma lascia un certo margine di in-certezza per quanto riguarda la definizione dello stato di attività, specialmente in mancanza di riprese aeree multitemporali delle medesime aree.

Fonte: Archivio CNR-IRPI Torino

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Volo aereo Anno Scala Volo G.A.I. 1954 1:33.000

Alluvione 1968 1968 1:20.000 I.G.M. 1970 1:20.000 C.G.R. 1978 1:13.500

Alluvione 1987 1987 1:14.000 Regione Piemonte 1991 1:37.500

Alluvione 1994 1994 1:20.000 Alluvione 2000 2000 1:15.000 Voli provinciali variabile variabile

Un altro limite di questo approccio consiste nella difficoltà di riconoscimento dei fenomeni franosi localizzati in zone boscate o densamente antropizzate e di quelli di minori dimensioni.

Nella prima fase dell’indagine fotointerpretativa è stato utilizzato un volo di alta quota (volo 1991) che ha permesso di inquadrare i fenomeni gravitativi, soprattutto quelli di grandi dimensioni, nel contesto geologico e morfologico della zona indagata. Per necessità di maggior dettaglio si è fatto particolare riferimento al volo Alluvione 2000 ed a seconda delle disponibilità ad altri voli riferiti a particolari ambiti territoriali o ad eventi alluvionali locali.

Rilevamento, controlli e verifiche sul terreno Le attività di verifica sul terreno costituiscono un indispensabile completamen-to dei due precedenti approcci; in particolare servono a tarare i risultati dell’analisi fotointerpretativa, arricchiscono le informazioni derivanti da semplici osservazioni ricavabili da segnalazioni o richieste di intervento, completano e aggiornano i dati d’archivio.

Rappresentazione cartografica La base topografica utilizzata per la rappresentazione e la digitalizzazione dei fenomeni franosi è la Carta Tecnica Regionale in scala 1:10.000. I dissesti sono stati simboleggiati nel seguente modo:

a) con un punto i fenomeni non cartografabili alla scala del rilevamento che per convenzione sono quelli con dimensione inferiore ad un ettaro;

b) con una linea i fenomeni di forma allungata, in cui la larghezza non è rappresentabile alla scala del rilevamento;

c) con una linea ed un’area i fe-nomeni simili ai precedenti, ma che presentano alla fine dell'a-rea di transito una zona di espansione cartografabile;

d) con un’area i fenomeni franosi cartografabili alla scala del rile-vamento.

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Ad ogni geometria sono statiassociati un punto identifica-tivo della frana (PIFF) coinci-dente con la quota più alta delcoronamento e una direzionedi movimento. Tali informa-zioni, richieste dalle specifichetecniche del progetto, permet-tono una più agevole rappre-sentazione dei fenomeni a pic-cola scala ed elaborazioni sta-tistiche su tutto il territorio.

Ad ogni fenomeno franoso cartografato, sia esso puntuale, lineare o areale, è stato assegnato un codice alfanumerico univoco (codice identificativo della frana) che permette il collegamento con la rispettiva scheda frana. Il codice identificativo permette inoltre, tramite un subindice, di raggruppare tra loro quei fenomeni che rappresentano attivazioni parziali di un fenomeno di dimen-sioni maggiori, a cui sono geneticamente legati.

La Scheda frana Contemporaneamente alla rappresentazione cartografica è stata curata l’archiviazione della parte alfanumerica dei dati; si è quindi proceduto alla compilazione della scheda frana, strutturata in tre livelli di approfondimento. La scheda di 1° livello (compilata obbligatoriamente per tutti i fenomeni carto-grafati) è stata pensata per poter inventariare in modo semplice e rapido frane con informazioni provenienti, oltre che da rilevamenti di terreno, anche da in-dagini speditive di tipo fotointerpretativo e/o da documenti storico-archivistici. Le schede di 2° e 3° livello raccolgono numerosi elementi relativi ai fenomeni franosi, che ne permettono una più approfondita ed esauriente descrizione. Tali livelli sono stati compilati prioritariamente per i fenomeni franosi che risultano dalla perimetrazione delle aree a rischio e dai piani di intervento straordinario (ex lege 267/98 e s.m.i.), nonché per quelli derivanti dal Progetto SCAI del CNR e per quelli ritenuti più significativi sulla base della documentazione disponibile.

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Tipologie di movimento Al 1° livello è stata utilizzata una classificazione semplificata delle tipologie di movimento, accorpando tra loro quelle con caratteristiche simili (crol-li/ribaltamenti, scivolamenti rotazionali/traslativi). Sono state inoltre introdotte le "Aree soggette a..." (per le tipologie crolli/ribaltamenti, sprofondamenti e frane superficiali) che permettono di raggruppare singoli fenomeni, general-mente di limitate dimensioni, caratterizzati da elevata densità areale e frequen-te coalescenza, velocizzando così i tempi di archiviazione. Nelle aree interessate dai Fogli Geologici scala 1:50.000 - Dego, Fossano ed Alba è stata sviluppata una procedura che ha permesso di generare in modo automatizzato le aree di inviluppo per un elevato numero di frane superficiali, rilevate nell'ambito del "Progetto Speciale CARG - Eventi Alluvionali". Tale procedura, basata su elaborazioni per classi di densità e su un successivo overlay spaziale con dati derivati dal modello digitale del terreno a maglia 10m, ha permesso di raggruppare i circa 30.000 dissesti iniziali (di tipo puntua-le) in poco più di 4.000 poligoni. Le aree così ottenute sono state indicate come "aree soggette a frane superficiali diffuse". Le aree di alta montagna, caratterizzate dalla presenza di pareti verticali o subverticali, dove si ripetono fenomeni di crollo anche di singoli elementi lapi-dei, sono state perimetrate come aree soggette a crolli/ribaltamenti diffusi.

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Stato di attività Lo stato di attività di un fenomeno gravitativo contiene le informazioni sul tempo in cui si è verificato il movimento. La determinazione di questo pa-rametro risente profondamente dell’approccio metodologico utilizzato ed è più facilmente definibile quando si conosce la storia della frana e/o si hanno dati di monitoraggio aggiornati. Nella maggior parte dei casi, però, queste informazioni sono lacunose o as-senti; per queste situazioni, nella realizzazione del Progetto IFFI in Piemonte, si è deciso di fornire indicazioni sullo stato di attività attraverso il rilevamento geomorfologico (di terreno, fotointerpretativo, disponibile nella documenta-zione tecnica preesistente) volto essenzialmente all’analisi degli effetti indotti dalla dinamica gravitativa sulle forme del rilievo. Al fine di applicare l’approccio geomorfologico in modo omogeneo, riducendo la soggettività del rilevatore, è stata predisposta una metodologia per la de-terminazione dello stato di attività che tiene conto di:

• Distinzione tipologica dei fenomeni gravitativi. Sono state effettuate consi-derazioni distinte per le frane istantanee ad evoluzione rapida (che si in-nescano ed esauriscono nel corso dell’evento che le ha attivate) e le frane permanenti ad evoluzione più lenta (caratterizzate da cicli di attività ed inattività, con spostamenti che interessano tutta la massa o parte di questa).

• Ambiente in cui evolvono i fenomeni. Il riconoscimento delle forme associa-te alla dinamica gravitativa è legato a numerosi fattori, molti dei quali dipendono dall’ambiente geologico-geomorfologico in cui si sviluppano. La valutazione dello stato di attività tiene conto di questi aspetti ed in modo particolare considera l’azione del rimodellamento (naturale ed antropico) che tende a mascherare nel tempo l’evidenza delle forme con velocità ed intensità differenti nei diversi ambienti.

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• Data di osservazione. L’informazione sullo stato di attività della frana è rife-rita al momento in cui è stata effettuata l’osservazione, attribuendola al pe-riodo più recente possibile (data del rilevamento di terreno, delle foto ae-ree o della documentazione tecnica). Tale criterio comporta una distribu-zione eterogenea a livello regionale dei riferimenti temporali della informa-zione.

Informatizzazione e validazione dei dati Tutte le informazioni rilevate sono state raccolte all'interno di una banca dati, appositamente sviluppata dall'APAT, che permette di organizzare i dati in modo uniforme ed omogeneo a livello nazionale. La banca dati è composta da un applicativo per l'archiviazione delle informazioni relative alla scheda frane, collegato attraverso un codice alfanumerico con la parte geografica, realizzata in ambiente GIS. L'elevato numero di enti e di rilevatori coinvolti e la notevole mole di dati pro-dotti hanno richiesto l’implementazione di una procedura di validazione realiz-zata utilizzano degli specifici applicativi sviluppati dall'Arpa Piemonte. Tale attività ha permesso di ridurre al massimo i potenziali errori di natura informa-tica, nonché di verificare la coerenza logica e la completezza delle informazio-ni della base dati. Tutti le informazioni così raccolte sono confluite infine nel Sistema Informativo Geologico dell'Arpa Piemonte.

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Sintesi del risultati del progetto IFFI Nell'ambito dei due anni di attività del progetto (2002-2003) sono stati rile-vati circa 34.000 fenomeni franosi. Per 300 di questi si è raggiunto un gra-do di approfondimento delle conoscenze che ha permesso di compilare le

schede di rilevamento al 2° o al 3° livello. Per tutti gli altri fenomeni sono state raccolte le principali informazioni relative al 1° livello, quale tipologia di movimento, sta-to di attività, metodo di rilevamen-to, fonti ed eventuali danni.

Ciò ha prodotto un notevole ampliamento delle informazioni relative al dissesto rispetto alle conoscenze pregresse. Ad esem-pio confrontando questi risultati con la cartografia delle frane della Banca Dati Geologica, realizzata dal CNR-IRPI Torino con la Regione Piemonte negli anni '80-‘90, si è riscon-trato un incremento di circa il 200% del numero dei fenomeni franosi rilevati.

Suddivisione delle frane per stato di attività

Suddivisione delle frane per tipologia

Confronto tra la cartografia della Banca Dati Geologica e il quadro del dissesto di versante emerso dal Progetto IFFI

BDG 1:100.000 (anni 1980-90)

IFFI (2004)

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Carta inventario dei fenomeni franosi - quadro riassuntivo

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http://www.arpa.piemonte.it

Considerazioni conclusive L’evoluzione talvolta catastrofica dei processi naturali evidenzia lo stretto le-game tra l’evoluzione naturale del paesaggio ed il sistema socio-economico,

legame che comporta ele-vate perdite economiche e di vite umane. È ormai con-solidato che l’analisi dei processi naturali è la base di partenza fondamentale per indirizzare correttamente le scelte di programmazione e finanziamento per la ge-stione del territorio e per l’incolumità delle persone. Il Progetto IFFI si inserisce tra le molteplici attività svolte

dal Settore Studi e Ricerche Geologiche dell’ARPA Piemonte, finalizzate ad accrescere e dettagliare la conoscenza sullo stato attuale e pregresso del co-siddetto “dissesto idrogeologico”.

In questa ottica, i risultati dell’IFFI costituiscono una base dati omogenea da cui è possibile trarre alcune considerazioni a livello regionale su pericolosità e rischio legate ai fenomeni gravitativi. Tali risultati contribuiscono inoltre ad un importante arricchimento del Sistema Informativo Geologico (SIGeo) che risulta in costante aggiornamento ed approfondimento. Il SIGeo, strumento che permette la gestione ed elaborazione di grandi quantità di dati, è utile sia nella gestione di emergenze sia in fase di pianificazione a medio-lungo termi-ne e, grazie alle sue potenzialità, permette la diffusione delle informazioni in modo rapido e capillare. A questo proposito si sottoli-nea l’impegno di Arpa Pie-monte nel processo di diffu-sione di dati geo-tematici (IFFI, eventi alluvionali, ge-otecnica, sismicità, ecc.); impegno che si è concretiz-zato nel potenziamento del-l'impiego delle tecnologie WebGis, finalizzate a ren-dere fruibili i dati attraverso funzionalità intuitive e di facile utilizzo.

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Progetto e coordinamento generale Arpa Piemonte, Settore Studi e Ricerche Geologiche Sistema Informativo Prevenzione Rischi Redazione Luca Lanteri, Luca Paro, Giacomo Re Fiorentin, Mauro Tararbra Fotografia in copertina Scivolamento planare presso Monastero Bormida (At) – gennaio 1994 Progettazione grafica copertina: Chroma Stampa: Spiders – Milano ISBN 88-7479-087-2 Finito di stampare nel mese di maggio 2004 Stampato su carta riciclata al 100%