Il colpo della Sfinge - ALP CUB · 2013-07-04 · marketing.UniamoilPd...

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ANNO XLIII . N. 157 . GIOVEDÌ 4 LUGLIO 2013 EURO 1,50 CON IL QUOTIDIANO DEL MURETTO + EURO 9,90 CON LE MONDE DIPLOMATIQUE + EURO 1,50 Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) art. 1, comma 1, Aut. GIPA/C/RM/23/2013 RAPPRESENTANZA SINDACALE La Consulta dà ragione alla Fiom. Fiat accusa L a sentenza della Corte costituzionale boccia l’articolo 19 (o meglio, una par- te di esso) dello Statuto dei lavoratori: quell’articolo, applicato alla lettera dalla Fiat, che aveva escluso la Fiom dalla rappre- sentanza aziendale, è illegittimo. Esultano le tute blu della Cgil. «È il riconoscimento della libertà dei lavoratori a scegliere il proprio sin- dacato. Ora il Lingotto volti pagina, basta di- scriminazioni», commenta Maurizio Landi- ni. Male, malissimo l’ha presa l’ad del Lingot- to, Sergio Marchionne, che adesso chiede una legge per operare con certezza sulla rap- presentanza. SCIOTTO |PAGINA 5 CINEMA Il sogno di Violeta Parra una voce rivoluzionaria SILVANA SILVESTRI l PAGINA 12 Morsi agli arresti domiciliari insieme alla leadership dei Fratelli musulmani. Festeggiamenti delle opposizioni al Cairo. Carri armati in strada. Accolte le richieste dei giovani ribelli di Tamarrod. Baradei, l’imam di Al Azhar e il papa Tawadros scriveranno la nuova roadmap che porterà alle elezioni e a una nuova Costituzione. Ma si attende la reazione dei sostenitori di Morsi. Cento stupri in piazza PAGINE 2, 3 Il colpo della Sfinge ROBERT CASTEL Sfuggire al liberismo con un reddito di base BENEDETTO VECCHI l PAGINA 10 I fattori che hanno promosso e portato a termine il cambio di regime in Egitto sono stati la piazza, l’esercito e la Fratellanza musulmana, che ha vinto le elezio- ni e ha governato dopo la caduta di Mubarak sotto l’urto delle mani- festazioni e dopo l’interludio del governo di una giunta militare in attesa del compimento del proces- so elettorale. I tre fattori sono ritor- nati in campo in questi giorni di scontri con un risultato diverso. L’esercito non ha mediato co- me allora fra la piazza e il potere assicurando in fondo la legalità della transizione. Ha risolto il con- flitto deponendo il presidente elet- to appena un anno fa in una con- sultazione decisa sul filo di lana a favore di Mohammed Morsi ma che nessuno allora contestò. Ci sa- ranno pure dei codicilli giuridici su cui discutere, e c’è la massa d’urto della Piazza Tahrir edizione 2013, ma intanto le forze armate hanno cancellato la transizione che esse stesse avevano consenti- to, reso possibile e avallato. Ci sarebbe un quarto fattore ma esso non ha la stessa evidenza dei primi tre: le influenze esterne, che possono essere attive, dirette, ma che possono essere anche di sem- plice non intervento per favorire una soluzione voluta. Influenze esterne ci furono nel 2011 (l’abdi- cazione di Mubarak fu imposta, suggerita o autorizzata da Washin- gton) e nel 2012 (i finanziamenti del Qatar e di varie fondazioni ai partiti islamisti durante la campa- gna elettorale e gli appoggi, senza molto successo, di componenti va- rie del mondo occidentale ai parti- ti dell’area laico-liberale). Su co- me hanno agito le influenze ester- ne in questa congiuntura sono possibili allo stato attuale solo illa- zioni. Di sicuro, Qatar e Arabia Saudita non hanno difeso Morsi e gli Stati Uniti non hanno impedi- to il colpo di stato dell’esercito. La coalizione impropria eserci- to-piazza si è sostanzialmente ri- prodotta. Non è detto però che la composizione e gli obiettivi degli oppositori che hanno sfidato il po- tere nel giugno-luglio di quest’an- no siano gli stessi del 2011. Quan- to alla convergenza fra gli america- ni e gli insostituibili alleati del Gol- fo, il futuro prossimo dirà se essi si trovino più in sintonia oggi rispet- to a quando gli uni e gli altri aveva- no concesso la loro fiducia (in pro- va?) alla Fratellanza. CONTINUA |PAGINA 2 MODERNITÀ COLONIALE Gian Paolo Calchi Novati DIFESA | PAGINA 7 F35, l’ordine arriva dal Colle Il parlamento non ponga veti alle spese per gli armamenti NOMINE | PAGINA 7 Come Diaz comanda Finmeccanica a De Gennaro CONGRESSO PD, PARLA FASSINA| PAGINA 6 «Renzi? Fa la vittima per marketing. Uniamo il Pd oltre la ’famiglia’ di sinistra» L a notizia è di quelle che, co- me si dice, cambiano comple- tamente lo scenario: la Corte Costituzionale ha accolto l’eccezio- ne di incostituzionalità parziale del- l’articolo 19 dello Statuto dei Lavo- ratori proposta dalla Fiom e giudi- cata non infondata da alcuni tribu- nali. E ha modificato il testo di quel- l’articolo in un modo poco eviden- te ma importantissimo: la Fiom può rientrare a pieno titolo in tutte le fabbriche Fiat, e con la Fiom in quelle fabbriche rientrano la Costi- tuzione e la dialettica democratica. CONTINUA |PAGINA 15 BIANI È grave che i «saggi» stiano lavorando sulla Costituzione in totale segretezza. L’appello per la trasparenza è giusto, ma è chiaro che al governo non conviene INTERVENTO Massimo Villone a pagina 6 CAIRO, L’ESERCITO OCCUPA IL PALAZZO PRESIDENZIALE /FOTO REUTERS IN FABBRICA Bentornata Costituzione Piergiovanni Alleva

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Page 1: Il colpo della Sfinge - ALP CUB · 2013-07-04 · marketing.UniamoilPd oltrela’famiglia’disinistra» La notizia è di quelle che, co-me si dice, cambiano comple-tamente lo scenario:

ANNO XLIII . N. 157 . GIOVEDÌ 4 LUGLIO 2013 EURO 1,50

CON IL QUOTIDIANO DEL MURETTO + EURO 9,90CON LE MONDE DIPLOMATIQUE + EURO 1,50

Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamentopostale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004n.46) art. 1, comma 1, Aut. GIPA/C/RM/23/2013

RAPPRESENTANZA SINDACALE

La Consulta dà ragionealla Fiom. Fiat accusaL a sentenza della Corte costituzionale

boccia l’articolo 19 (o meglio, una par-te di esso) dello Statuto dei lavoratori:

quell’articolo, applicato alla lettera dallaFiat, che aveva escluso la Fiom dalla rappre-sentanza aziendale, è illegittimo. Esultano letute blu della Cgil. «È il riconoscimento dellalibertà dei lavoratori a scegliere il proprio sin-dacato. Ora il Lingotto volti pagina, basta di-scriminazioni», commenta Maurizio Landi-ni. Male, malissimo l’ha presa l’ad del Lingot-to, Sergio Marchionne, che adesso chiedeuna legge per operare con certezza sulla rap-presentanza. SCIOTTO |PAGINA 5

CINEMA

Il sogno di Violeta Parrauna voce rivoluzionaria

SILVANA SILVESTRI l PAGINA 12

Morsi agli arresti domiciliari insieme allaleadership dei Fratelli musulmani. Festeggiamentidelle opposizioni al Cairo. Carri armati in strada.Accolte le richieste dei giovani ribelli di Tamarrod.Baradei, l’imamdi Al Azhar e il papa Tawadrosscriveranno la nuova roadmap che porteràalle elezioni e a una nuova Costituzione.Ma si attende la reazione dei sostenitori diMorsi.Cento stupri in piazza PAGINE 2, 3

Il colpodella Sfinge

ROBERT CASTEL

Sfuggire al liberismocon un reddito di base

BENEDETTO VECCHI l PAGINA 10

I fattori che hanno promosso eportato a termine il cambio diregime in Egitto sono stati la

piazza, l’esercito e la Fratellanzamusulmana, che ha vinto le elezio-ni e ha governato dopo la cadutadi Mubarak sotto l’urto delle mani-festazioni e dopo l’interludio delgoverno di una giunta militare inattesa del compimento del proces-so elettorale. I tre fattori sono ritor-nati in campo in questi giorni discontri con un risultato diverso.

L’esercito non ha mediato co-me allora fra la piazza e il potereassicurando in fondo la legalitàdella transizione. Ha risolto il con-flitto deponendo il presidente elet-to appena un anno fa in una con-sultazione decisa sul filo di lana afavore di Mohammed Morsi mache nessuno allora contestò. Ci sa-ranno pure dei codicilli giuridicisu cui discutere, e c’è la massad’urto della Piazza Tahrir edizione2013, ma intanto le forze armatehanno cancellato la transizioneche esse stesse avevano consenti-to, reso possibile e avallato.

Ci sarebbe un quarto fattore maesso non ha la stessa evidenza deiprimi tre: le influenze esterne, chepossono essere attive, dirette, mache possono essere anche di sem-plice non intervento per favorireuna soluzione voluta. Influenzeesterne ci furono nel 2011 (l’abdi-cazione di Mubarak fu imposta,suggerita o autorizzata da Washin-gton) e nel 2012 (i finanziamentidel Qatar e di varie fondazioni aipartiti islamisti durante la campa-gna elettorale e gli appoggi, senzamolto successo, di componenti va-rie del mondo occidentale ai parti-ti dell’area laico-liberale). Su co-me hanno agito le influenze ester-ne in questa congiuntura sonopossibili allo stato attuale solo illa-zioni. Di sicuro, Qatar e ArabiaSaudita non hanno difeso Morsi egli Stati Uniti non hanno impedi-to il colpo di stato dell’esercito.

La coalizione impropria eserci-to-piazza si è sostanzialmente ri-prodotta. Non è detto però che lacomposizione e gli obiettivi deglioppositori che hanno sfidato il po-tere nel giugno-luglio di quest’an-no siano gli stessi del 2011. Quan-to alla convergenza fra gli america-ni e gli insostituibili alleati del Gol-fo, il futuro prossimo dirà se essi sitrovino più in sintonia oggi rispet-to a quando gli uni e gli altri aveva-no concesso la loro fiducia (in pro-va?) alla Fratellanza. CONTINUA |PAGINA 2

MODERNITÀCOLONIALE

Gian Paolo Calchi Novati

DIFESA | PAGINA 7

F35, l’ordine arriva dal ColleIl parlamento non ponga vetialle spese per gli armamenti

NOMINE | PAGINA 7

ComeDiaz comandaFinmeccanica a De Gennaro

CONGRESSO PD, PARLA FASSINA| PAGINA 6

«Renzi? Fa la vittima permarketing. Uniamo il Pdoltre la ’famiglia’ di sinistra»

L a notizia è di quelle che, co-me si dice, cambiano comple-tamente lo scenario: la Corte

Costituzionale ha accolto l’eccezio-ne di incostituzionalità parziale del-l’articolo 19 dello Statuto dei Lavo-ratori proposta dalla Fiom e giudi-cata non infondata da alcuni tribu-nali. E ha modificato il testo di quel-l’articolo in un modo poco eviden-te ma importantissimo: la Fiompuò rientrare a pieno titolo in tuttele fabbriche Fiat, e con la Fiom inquelle fabbriche rientrano la Costi-tuzione e la dialettica democratica.

CONTINUA |PAGINA 15

BIANI

Ègraveche i «saggi»

stiano lavorandosulla Costituzione

in totalesegretezza.L’appello

per la trasparenzaè giusto,

maè chiarocheal governonon conviene

INTERVENTOMassimo Villone

a pagina 6

CAIRO, L’ESERCITOOCCUPA IL PALAZZO

PRESIDENZIALE /FOTO

REUTERS

IN FABBRICA

BentornataCostituzione

Piergiovanni Alleva

Page 2: Il colpo della Sfinge - ALP CUB · 2013-07-04 · marketing.UniamoilPd oltrela’famiglia’disinistra» La notizia è di quelle che, co-me si dice, cambiano comple-tamente lo scenario:

pagina 2 il manifesto GIOVEDÌ 4 LUGLIO 2013

Giuseppe Acconcia

E la piazza esplode di nuovo. Se al-l'annuncio dell'ultimatum dei mi-litari due giorni fa si era sentito un

boato dappertutto. Ieri ponti, piazze, vi-coli, moschee sono state circondate dauna folla che festeggiava la fine della pre-sidenza Morsi. Non si vedevano scene si-mili dall'11 febbraio 2011, giorno in cuiMubarak è stato costretto alle dimissio-ni.

Sulle sorti di Morsi si farà chiarezzanelle prossime ore. Sarebbe agli arrestidomiciliari e gli è stato imposto il divietodi espatrio. Il palazzo dove opera il presi-dente, a Qasr El-Kobba al Cairo, è statoisolato e circondato con barriere e filospinato. I militari avrebbero anche bloc-cato l'accesso alla zona della capitale do-ve era in corso un raduno dei sostenitoridel presidente. Resta aperta l’incognitadella reazione dei sostenitori degli isla-misti a questo colpo di mano.

Ma uomini del suo entourage diconodi non avere notizie sul luogo dove si tro-va. Tutti i maggiori leader del partito Li-bertà e Giustizia sarebbero agli arresti.Insieme alla guida spirituale della Fratel-lanza Mohamed Badie e importanti lea-der della Fratellanza come Khairat El-Shater, Essam Sultan e Mohamded El-Beltagui. Secondo il braccio destro diMorsi, Gehad El-Haddad, poche ore pri-ma i dirigenti del movimento avrebberorifiutato un incontro con i leader dei par-titi di opposizione. All'annuncio dell'ar-resto del presidente, erano in corso fitticolloqui con i leader delle opposizioni ele massime figure religiose organizzatedal ministro della Difesa.

Le autorità americane si sono mostra-te caute sulle dinamiche del colpo milita-re e tendono a smorzare i toni e invitareal dialogo. «Pensiamo che tutte le partidebbano impegnarsi le une verso le altree debbano ascoltare le voci del popoloegiziano che protesta pacificamente»,ha detto la portavoce del dipartimentodi stato Jen Psaki. Martedì, alla vigilia del-l'annunciato golpe, il segretario alla Dife-sa americano, Chuck Hagel, aveva chia-mato il ministro della Difesa e capo delleForze armate egiziane Abdel Fattah El-Si-si.

I primi sentori che questo sarebbe sta-to l'epilogo della richiesta di dimissioniavanzate dalle opposizioni e avallata daigenerali si erano avuti ieri pomeriggio,quando vari carri armati erano apparsi

all'ingresso della televisione di Stato sul-la Corniche e in piazza Tahrir. Centinaiadi militari egiziani, scortati da alcuni vei-coli blindati, sono stati schierati nei pres-si del palazzo presidenziale e molti altrihanno preso posizione nelle piazze dellacittà.

A questo punto, incaricati di disegna-re i tempi di una roadmap per uscire dal-la nuova crisi sarebbero il gran imam dial Azhar, Ahmed El-Tayeb, il papa cop-to, Tawadros II, e il portavoce delle oppo-sizioni Mohamed El-Baradei, in presen-za di giovani del movimento Tamarrod(Ribelli). Secondo indiscrezioni dovreb-bero essere ribaltate le logiche della pre-cedente fase di transizione in cui le ele-zioni parlamentari e presidenziali si era-no tenute in assenza di una Costituzio-ne. La roadmap concordata dalle forzelaiche con i militari, dalle opposizioni edai leader religiosi prevederebbe un peri-odo di transizione, la sospensione dellaCostituzione vigente, poteri presidenzia-li al presidente della Corte costituziona-le e formazione di un governo tecnico.

A questo punto è spianata la stradaper Mohammed El-Baradei che dopo nu-merosi tentativi falliti potrebbe trovare ilgiusto sostegno per guidare la nuova fa-

se di transizione.Resta l'amaro in bocca per un movi-

mento con un’ampia base elettorale trale classi più disagiate che è stato costret-to con la forza a lasciare il potere. Si trat-ta di leader politici che hanno passatoanni in prigione e non hanno avuto ab-bastanza tempo per riformare il movi-mento e il paese o non lo avrebbero maifatto perché provenienti da una genera-zione abituata al clientelismo e alla cor-ruzione. Fatto sta che a questo punto imilitari, e Washington, hanno un'ultimaoccasione per evitare di deviare le richie-ste rivoluzionarie. Nonostante ciò, con li-bere elezioni e l'esclusione delle frangesalafite radicali, i Fratelli musulmani po-trebbero vincere di nuovo e con maggio-re esperienza politica.

D a 80 anni i Fratelli musulmani aspet-tavano di arrivare al potere. Con lavittoria di Morsi, il movimento se-

mi-clandestino, represso duramente dal re-gime di Mubarak, ha ottenuto un risultatostorico. Ma non è durato molto, appena unanno. Un periodo costellato di errori politi-ci. Negli ultimi decenni, la Fratellanza si èsempre scontrata con il potere politico cheha manipolato il movimento con concessio-ni e repressioni continue. Ha quindi agitocome opposizione politica venendo coopta-ta all'interno del parlamento e nei sindaca-ti, trasformandosi in un movimento tollera-to ma non riconosciuto e in ogni caso con-nivente con il regime di Mubarak.

La vittoria alle elezioni parlamentari delnovembre 2011 con oltre il 60% dei voti ave-va galvanizzato il movimento. A quel puntola Fratellanza è stata manipolata dall'eserci-to che le ha permesso di estendere il suocontrollo sulle istituzioni pubbliche fino al-la conquista del parlamento. Alle presiden-ziali e al referendum costituzionale il parti-to dei Fratelli musulmani, Libertà e giusti-zia, ha iniziato a perdere consensi, mante-nendo però saldamente la maggioranza deivoti. Negli ultimi mesi, gli islamisti avevanoanche iniziato a perdere le elezioni sindaca-li e hanno affrontato un costante declinonei consensi. Sono stati percepiti dal gran-de pubblico come incompetenti, nel miglio-re dei casi come intenzionati a imporre unasorta di dittatura della maggioranza.

I Fratelli musulmani si sono dimostrati in-capaci di proporre una leadership politicacredibile. Mohammed Morsi, Khairat Al-

Shater, Mohammed el-Beltagui e Essam El-Arian si sono proposti come leader, prove-nienti dalle zone rurali del paese, senzaesperienza politica ma con evidenti interes-si economici da difendere, incapaci di dialo-gare e accordarsi con le opposizioni laichee secolari, interessati ad imporre linee diparte nella stesura della Costituzione. Conil referendum sulla dichiarazione costituzio-nale del marzo 2011 sono emersi i contra-sti, da una parte, tra nuova e vecchia genera-zione di islamisti, dall'altra con l'ala riforma-trice del movimento confluita nei partitiWasat (centro) e Tyar Masry (corrente), gui-dato da Abou El-Fotuh.

A questo si è aggiunta una certa incompe-tenza nell'approvazione di vari provvedi-menti legislativi, prima fra tutti la legge sul-le ong. Mentre i Fratelli musulmani sono fi-nalmente diventati un movimento legale euna organizzazione non governativa, d'al-tra parte, venivano imposti controlli strin-genti sui finanziamenti su qualsiasi altromovimento organizzato della società civile.Ma a pagare le conseguenze di quest'annodi Morsi è stato soprattutto il patrimoniopubblico con la legge sull'emissione di so-kuk, obbligazioni islamiche che, secondomolti, permetterebbe la svendita di ingentiquantità di beni. A subire intimidazioni, infi-ne, sono stati anche i giudizi egiziani chehanno deciso di boicottare la ratifica dellaCostituzione, approvata da una maggioran-za di islamisti. E così, questo controversoanno al potere non può non trasformare ra-dicalmente il più importante movimentopolitico egiziano. (giu. acc.)

IL COLPO DELLA SFINGE

Morsi •Ultimo giorno da presidente. L’uomo che era stato in prigione come membrodi un movimento clandestino torna agli arresti, con tutta la leadership islamista

Così dando l’impressione chenelle condizioni d’emergenzain cui si trovava il Nord Africa

il "modello islamico" – qualunque co-sa significhi oggi questa locuzione –fosse ritenuto l’esito più consono aidesideri e agli interessi di chi della "ri-voluzione", non sembri un parados-so, apprezza soprattutto la difesa del-lo status quo.

I partiti islamisti in Egitto (più anco-ra che in Tunisia, dove hanno forma-to un governo di coalizione) hannoavuto di colpo troppe responsabilitàin una situazione difficilissima perchiunque e resa più impervia dallesciagurate "condizionalità" del Fondomonetario internazionale per allevia-re la crisi economica. Morsi ha delusoanche chi lo aveva sostenuto: per col-pa dei suoi limiti personali ma anchedell’opposizione senza quartiere diforze che, nettamente sconfitte nelle

elezioni, hanno avuto come unico fi-ne il fallimento del governo non fer-mandosi neanche davanti al baratro.L’Egitto non aveva gli anticorpi di Tur-chia e Brasile per resistere in qualchemodo agli effetti deleteri della "cultu-ra della protesta", come la definisceOlivier Roy. La tragedia è che la "debo-lezza" di Morsi e dell’Egitto non fa checonfermare che certe gerarchie di po-tere non sono cambiate e non posso-no essere cambiate. Le belle paroleche si spendono sui diritti dei popoliscadono a pura retorica. Il mondo su-balterno – paesi e classi sociali – èschiacciato sotto il peso obbligato diciò che Nicholas B. Dirks, storico del-l’India, chiama "modernità colonia-le": un misto di capitalismo, state-buil-ding e parlamentarismo dentro la giu-risdizione imperiale. L’aggravante èche la rappresentatività delle istituzio-ni resta sub judice. Fatte le debite di-stinzioni, è così nell’Egitto di Morsi co-me è avvenuto nell’Algeria vent’annifa e nel Cile in quell’altro 11 settem-bre da non dimenticare.

Morsi e iFratelliagliarresti

DALLA PRIMAGian Paolo Calchi Novati

Al via il golpe militare. Il presidenteMorsi agli arresti domiciliari. Carriarmati dell’esercito schierati nellepiazze. Scene di giubilo al Cairo

Fratelli musulmani/ ERRORI E SORPRESE

Si infrange il sogno islamistatra divisioni e incompetenza

IL CAIRO, BLINDATI DELL’ESERCITO PER LE STRADE. A SINISTRA, SFILANO I FRATELLI MUSULMANI/REUTERS

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GIOVEDÌ 4 LUGLIO 2013 il manifesto pagina 3

Michele Giorgio

GAZA

S trade semideserte, poche le autoche girano. Tutta Gaza è davanti allatv. Stavolta non per ascoltare un can-

tante di talento o per la penuria di carbu-rante che ha svuotato i serbatoi degli auto-veicoli lasciando a piedi tante famiglie.Ma per seguire gli sviluppi dal Cairo, checerto avranno ripercussioni su Gaza e lasua gente, oltre che per i leader di Hamas.«La sorte del presidente egiziano Morsi edei Fratelli Musulmani tengono incollatial video il premier Haniyeh e gli altri diri-genti di Hamas», spiega S.K., un giornali-sta di Gaza che, per ragioni di sicurezza,preferisce tenere nascosta la sua identità.«In gioco – aggiunge S.K. - ci sono i rap-porti strettissimi che il movimento islami-co aveva stabilito con il Cairo negli ultimidue anni, specie dopo l’elezione di Morsiun anno fa.

Relazioni che hanno aperto al resto delmondo Gaza che invece l’ex raìs Mubarakteneva chiusa in una morsa assieme aIsraele». Morsi, conclude il giornalista,«ha protetto e aiutato Hamas in ogni mo-do, il suo successore potrebbe decidereuna linea molto diversa, anche perchè dif-ficilmente sarà un esponente dei FratelliMusulmani».

La notizia del colpo di stato messo in at-to dalle Forze Armate e dei provvedimen-ti restrittivi adottati contro il presidenteegiziano Morsi e gli altri leader dei Fratellimusulmani, sono stati accolti con sgo-

mento dalla popolazione e da Haniyeh.Per motivi molto diversi. L’instabilità poli-tica e sociale in Egitto vuol dire la probabi-le chiusura del valico di Rafah per diversigiorni e forse la revoca dei visti d’ingressoconcessi finora ai palestinesi per cure me-diche, ma anche per motivi di studio e dilavoro. «Ho saputo che oggi hanno blocca-to a Rafah i pellegrini diretti alla Meccaper l’Omra islamica, temo che domaninon faranno passare neanche me. Sonoiscritto all’università del Cairo e mi atten-dono gli esami di questo semestre», dicepreoccupato Ahmed Abu Samadana, unostudente. Samia, una insegnate, invece siprepara con il marito e i figli ad andare ael Arish per qualche giorno di vacanza abasso costo: «L’Egitto era l’unico Paese

dove finora potevamoentrare e provare perqualche giorno ad avereun’esistenza normale,se chiude la frontiera diRafah, faremo un saltoindietro di alcuni anni».

Con motivazioni di-verse guardano al golpemilitare in Egitto i diri-genti di Hamas. Grazieanche all’appoggio rice-vuto da Morsi, il movi-mento islamico palesti-nese figlio di quello deiFratelli Musulmani egi-ziani, ha potuto ottene-re importanti riconosci-menti nel mondo ara-

bo-islamico, impensabili durante l’eradel «faraone» Mubarak. Attraverso il terri-torio egiziano sono passate decine e deci-ne di delegazioni ufficiali di molti Paesi di-rette a Gaza, inclusa quelle dell’ex emirodel Qatar e del famoso predicatore islami-co Yusef Qaradawi.

La frontiera di Gaza è stata il transito dipersone ma anche di donazioni in contan-ti per milioni di dollari destinati alla Stri-scia e al governo di Hamas. Attraversol’Egitto dovrebbe passare anche il conte-stato premier islamista turco Erdoganche a breve intende visitare Gaza. «Non èdetto che questo cessi del tutto – avvertel’analista Mukhemr Abu Saada – i tempidi Mubarak sono finiti e le autorità egizia-ne, qualunque esse siano non si compor-

teranno mai come l’ex raìs». Tuttavia, pro-segue Abu Saada, «la luna di miele tra Ga-za e il Cairo è terminata».

Morsi era stato abile nel contenere glieffetti delle accuse che da tempo l’Eserci-to egiziano rivolge ad Hamas e a certe or-ganizzazioni militanti palestinesi che da-rebbero appoggio ai gruppi salafiti cheagiscono nel Sinai.

Le uccisioni lo scorso agosto e poi il re-cente sequestro di guardie di frontiera egi-ziane nel Siria, sono state attribuite dai co-mandi militari del Cairo anche a salafitipalestinesi e alla mancanza di misure disicurezza lungo la frontiera da parte delgoverno di Hamas». La mancanza di Mor-si si sentirà anche in diplomazia, dicel’analista. «Il presidente egiziano lo scor-so novembre si era fatto garante del cessa-te il fuoco tra Israele e Hamas, non solo,aveva dato libero passaggio alle delegazio-ni islamiche dirette a Gaza a sostegno delmovimento islamico palestinese e dellapopolazione civile. Dubito che i militari ogovernanti laici egiziani saranno altrettan-to generosi».

Hamas deve anche fare i conti con ungiudizio negativo che raccoglie da qual-che tempo a questa parte tra la popolazio-ne egiziana che, senza alcun motivo vero,accusa il movimento islamico e Gaza dicontribuire ai problemi economici e poli-tici del Paese.

Ne sa qualcosa il leader di Hamas, Kha-led Mashaal, che il mese scorso è statocontestato al Cairo. «Per lavoro sono statofino a qualche giorno fa in Egitto dove hoaffrontato l’ostilità crescente verso i pale-stinesi di Gaza – dice il giornalista S.K. –pensate, molti egiziani credono che la pe-nuria di gasolio che si registra nel loro Pae-se sia il risultato di presunti ‘regali’ deiFratelli musulmani alla Striscia di Gaza ead Hamas. Gli errori di Morsi perciò ri-schiamo di pagarli anche noi palestinesi».

IL COLPO DELLA SFINGE

La piazza •Una rivincita per i giovani rivoluzionari estromessi dai centri di

potere. Ma sono centinaia i casi di stupro tra i milioni di manifestanti

«Q uesto è il momento del-la verità. Siamo in attesache torni la calma. Ma

vediamo passare in strada schieredi poliziotti in assetto anti-som-mossa, questo fa presagire che ci sa-ranno nuovi scontri», sono le paro-le al Manifesto di Stefano Rebora,responsabile della ong genoveseMusic for peace, bloccata da undicigiorni in Egitto.

«Abbiamo preso parte ad alcunemanifestazioni ad Alessandriad'Egitto. Non ci sono solo giovanilaici e di sinistra, ma tanti islamicimoderati. Uno degli incidenti piùgravi si è registrato a nei pressi delgiardino del re Farouk. È proprio lìche si raccolgono gli islamici più ra-dicali», prosegue Stefano.

La vicissitudine che colpisce ilgruppo genovese sembra non ave-re fine. È la quinta volta che tenta-no di raggiungere Gaza, la terza do-po l’operazione Piombo fuso. Nel-l’ultima occasione sono stati bloc-cati 31 giorni tra Rafah e al-Arishnel Sinai, nel 2010, prima che le ri-volte avessero luogo. Hanno spes-so lavorato con Vittorio Arrigoniche li ha assistiti nelle consegne aGaza.

In questo viaggio trasportano 15mila tonnellate di materiale. «Ave-vamo ottenuto tutti i permessi dalMukabarat (Servizi segreti), ma almomento in cui dovevano lasciarciandar via hanno detto che l'auto-vettura, un furgoncino Mercedes,non era registrata. Questo non cor-risponde a verità», ha accusato Re-bora.

A quel punto, i cinque giovani ita-liani che compongono il gruppo,hanno preferito attendere il via libe-ra delle autorità egiziana piuttostoche lasciare la vettura ad Alessan-dria e proseguire il viaggio. «Permancanza di poliziotti da far parti-re insieme a noi (uno per convo-glio), non ci hanno lasciato andarvia. Ma abbiamo l'intenzione diaspettare». La ong trasporta un va-lore pari a 200mila euro in medici-nali, un generatore elettrogeno da300 Kw/h, un'apparecchiatura perradiografie, sedie a rotelle e stam-pelle. Il gruppo lavora in partner-ship con quattro ospedali e 10 asso-ciazioni dislocate a Gaza.

«Siamo scesi in strada in occasio-ne dell’anniversario dell’elezionedi Morsi il 30 giugno scorso. C’era-no tre milioni di persone in strada,un’atmosfera indescrivibile. Vede-vamo elicotteri da combattimentosorvolare sulle nostre teste all’altez-za del terzo piano degli edifici.Qualche giorno prima abbiamo as-sistito agli scontri più accesi e a in-cendi nella sede della Fratellanza».A Music for Peace a questo puntonon resta che attendere, ma prestoil convoglio potrebbe riprendere ilsuo viaggio verso Gaza. (giu. acc.)

Giu. Acc.

«È una grandissima vit-toria per la nostra im-provvisata campa-

gna di raccolta firme», spiega alManifesto Mahmoud Badr, unodei leader del movimento Ta-marrod che aveva chiesto unmese fa le dimissioni di Morsi.Sono in qualche modo i grandivincitori della giornata di oggi.«La rivoluzione doveva essereconfinata in uno spazio limita-to, ogni manifestazione dovevaconcludersi con scontri e finirelì. Noi siamo voluti andare oltrequesta logica», continua l'attivi-sta.

«Abbiamo tentato di spostarele manifestazioni su ponti, stra-de e marciapiedi e ci siamo riu-sciti evitando la violenza», prose-gue il giovane. I ribelli hanno fat-to ricorso ad internet e sono sta-ti immediatamente sorpresi dal-la quantità di persone che haaderito all'iniziativa. Mahmoudera certo che questo avrebbecomportato la fine del presiden-te eletto. «I Fratelli musulmanidi fronte alla scelta tra presiden-za e movimento sacrificherannola prima per continuare con il se-condo», prosegue con luciditàBadr. Anche i metodi usati dai ri-belli sono semplici e innovativi.«Fare una campagna senza sit-in, scioperi e disobbedienza civi-le non avrebbe senso. Per que-sto abbiamo usato semplice-mente fischietti e striscioni»,

conclude.Alla caduta di Mubarak si era

guardato alle nuove generazioniper favorire l'ascesa di una nuo-va leadership politica. Wael Gho-nim era considerato uno dei fa-voriti tra gli attivisti del movi-mento informale che si era crea-to in piazza Tahrir. Ma l'ingegne-re, non interessato a fare politi-ca, dopo aver spinto milioni dipersone in piazza con la sua pa-gina Facebook, aveva subito de-clinato l'invito.

Lo scontro tra vecchia e nuo-va generazione non ha segnatosoltanto i movimenti secolari. Igiovani della Fratellanza, quan-do il movimento islamista ha la-

sciato la piazza per raccoglierela schiacciante vittoria alle ele-zioni parlamentari del novem-bre 2011, hanno dato vita allaformazione Tyar el-Masri (cor-rente). Questi giovani islamistihanno individuato in Abou el-Fotuh, medico sessantenne, il lo-ro candidato ideale per le presi-denziali. D’altra parte, giovani li-berali e cristiani hanno rivolto illoro sguardo verso MohammedEl Baradei, Amr Moussa e Na-guib Sawiris. Molti giovani cri-stiani hanno anche appoggiatol’altro escluso che potrebbe tor-nare in auge in queste ore, Ah-med Shafiq. Uomo di regime,amministratore delegato delle

Linee aeree egiziane, Shafiq haraccolto grande seguito tra i gio-vani militari e i nostalgici di Mu-barak.

Ma alla vigilia delle presiden-ziali, era il giuslavorista KhaledAli a raccogliere il voto giovani-le, confluito nel cartello elettora-le Thaura Mustamarra «Rivolu-zione continua». Mentre ha con-quistato folle di giovani il sinda-calista Hamdin Sabbahi, ex lea-der del partito nasserista Kara-ma «Dignità». I giovani rivoluzio-nari, insieme agli ultras dellaprincipale squadra di calcio egi-ziana, Al-Ahly, hanno denuncia-to per mesi il veto opposto aimovimenti laici dalla giunta mili-tare insieme alla Fratellanza. Ecosì i movimenti hanno manife-stato contro il referendum costi-tuzionale del 19 marzo 2011. Igiovani dei movimenti hannodeciso, quindi, di non formarepartiti politici, di boicottare leelezioni parlamentari, di oppor-si duramente ai continui arrestidi blogger e alle perquisizioni diong, disposte dall’esercito.

Con la vittoria di Morsi i movi-menti giovanili si sono espressiper il boicottaggio politico e so-no stati stigmatizzati dall'éliteislamista al potere e esclusi daogni sede decisionale. I più atti-vi tra di loro si sono allora dedi-cati ad azioni di resistenza creati-va: disegnando graffiti e incitan-do all’antipolitica. Ma ora po-trebbe iniziare una nuova pagi-na per i giovani egiziani.

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CENTO STUPRI Quando la folla cresce e tutti spingono, si sentono le urla delledonne stuprate in piazza Tahrir. «I numeri crescono a dismisura, tutto questo succedenella più totale assenza di polizia», spiega Heba Morayef di Human Rights Watch.«Hanno formato un cerchio intorno a me, hanno iniziato a muovere le mani. In quelmomento potevo solo urlare, neppure parlare», racconta terrorizzata Hania Maheeb,una delle donne violentate in piazza nei giorni scorsi. Secondo le associazioni per ladifesa dei diritti della donna, Nazra, e il Gruppo egiziano contro le molestie, sono statiquasi cento i casi di donne molestate tra il 30 giugno e il 3 luglio. Per molti attivisti èun tentativo di demotivare le donne a scendere in piazza. «Si sono avvinghiati su di me

perché ho perso l’equilibrio e sono caduta», spiega Yasmine, una giovane studentessaviolentata in piazza Tahrir nei giorni scorsi. «Hanno messo le gambe sulla mia testa emi hanno violentato», prosegue la giovane. Le donne egiziane hanno subìto aggressionigravi da parte dell'esercito in varie occasioni, il 9 marzo del 2011 quando 17 donnesono state arrestate e accusate sommariamente di prostituzione, subendo test dellaverginità. Nel novembre dello stesso anno alcune ragazze sono state gravementecolpite dalle forze di polizia dopo le manifestazioni di via Mohammed Mahmoud,diventando il simbolo della resistenza femminile al regime militare. I diritti delle donnesono stati gravemente minacciati dai generici articoli della Costituzione.

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