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Il colore delle paroleAnnagiulia Angelone

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I QUADERNI DELLA BIBLIOTECA NAZIONALE DI NAPOLISerie IX - n. 10

Ministero per i Beni e le Attività CulturaliDirezione Generale per i Beni Librari, gli Istituti Culturali e il Diritto d’Autore

Biblioteca Nazionale Vittorio Emanuele III - Napoli

Il colore delle paroleAnnagiulia Angelone

Sala LeopardiBiblioteca Nazionale

I QUADERNIDELLA

BIBLIOTECANAZIONALEDI NAPOLI IX, 10

A mia figlia Matilde

Una parola è mortaquando è detta.C’è chi dice così.Io dico invecech’essa comincia a vivere proprio quel giorno.

Emily Dickinson

Il colore delle paroleAnnagiulia Angelone

Sala LeopardiBiblioteca Nazionale di Napoli

Catalogo a cura diMauro Giancaspro

Progetto editorialeMariano Grieco

Realizzazione editoriale e graficaAltrastampa Edizioni

FotografieFabio Donato

RedazioneErsilia Ambrosino

Altrastampa Edizioni [email protected] 7133797 - 333 3619996

Coordinamento organizzativoAlma Serena Lucianelli

SegreteriaRosaria Bimonte

Anna Cardillo TremarelloMaria CalascibettaAnna Maria Fiore

Laura Sacco

Ufficio stampaLidia Tarsitano

Sito webGennaro Alifuoco

Staff tecnicoVincenzo Avallone

Pasquale AgrilloMarco De Rosa

Eduardo MarinoAniello Tozzi

Luigi Vallefuoco

Sommario

INTERVENTI

9 Mauro GiancasproIl disegno dei versi

Fogli d’album di Annagiulia Angelone

11 Pasquale SabbatinoPittura e letteratura

15 Omaggio a Raffaello Causa

17 Annagiulia AngeloneIl colore delle parole

Per una lettura del percorso pittorico

23 Opere

47 Nota biobibliografica

Interventi

... Scende il silenzio ...,tecnica mista su carta, cm 35x50.

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Traspare nelle ultime opere diAnnagiulia Angelone, in mostra allaSala Leopardi della Biblioteca Nazionaledi Napoli, la straordinaria e quasi timi-da leggerezza di chi entra in punta dipiedi nel magma delle emozioni dellalettura, quasi col timore di restarviintrappolato e travolto, ma pure con ilvivo e palpitante desiderio di trasmet-tere ad altri i contenuti più densi difascino, traducendoli con altrettantalevità in linee, in forme e in colore.Come un’illustratrice d’altri tempi,quasi preziosa miniaturista, l’autricerifugge dal clamore roboante che la vitadi oggidì ci impone e che spinge lamaggior parte degli artisti a far la vocegrossa attraverso formati giganteschidai quali spesso lo spettatore è quasisoggiogato e inebetito. Predilige, piut-tosto, spazi e misure più consone allapagina di un libro, a un commento figu-rato di cui si può godere con la ravvici-nata intimità, spesso mitemente dome-stica, che ci accosta a una poesia.A chi oggi afferma il bisogno e il piace-re di far ascoltare prosa e versi ricor-rendo alla “lettura ad alta voce”, dopoaver guardato queste trasposizioni pit-toriche sorge spontaneo di suggerireche sì, è bene far ascoltare ma che lalettura si può fare anche, e probabil-mente più efficacemente, “a bassavoce”, … sussurrando.I quadri di questa mostra sono, infatti,fogli d’album ricchi di sonorità cromati-che sorgenti da brandelli di versi tra-scritti all’interno del campo visivo deldipinto, spesso in calce al foglio, condisarmante semplicità: a penna o a

matita in un corsivo istintivo e naturalecome quello della lettera inviata all’a-mante, del prezioso appunto di studio odella segreta pagina di un diario.La pittrice, insomma, quasi a fare unaconfidenza a ciascuno degli spettatori,sfoglia l’una dopo l’altra le pagine delsuo diario intimo nel quale ha raccolto iversi che le sono più cari, trascrivendoimpressioni, sogni, fantasie evocate daquei versi sotto forma di segni, forme ecolori.Per allestire la mostra non ha dovutofar altro che squadernare il suo taccui-no di viaggio poetico lungo il percorsodi una sala espositiva. Sarà poi il visita-tore a scegliere le pagine per lui evoca-tive e vibranti da imprimere, in unasequenza personalissima, unica e irri-petibile, nella propria memoria. Chi ha già seguito gli itinerari artistici diAnnagiulia Angelone e n’è rimasto affa-scinato avrà, forse, la piacevole sensa-zione di ritrovare, ancor vivacissime efresche, quelle caratteristiche che in unpassato anche non troppo recentehanno suscitato l’interesse di quanti,imbattutisi nella sua poetica grafica, nehanno scritto diffusamente. Chi giàconosce la sua pittura avvertirà ancoraquella stupefacente corrispondenza trale sue poesie (chissà se ne scrive anco-ra) e i suoi dipinti, messa in luce tantotempo fa da Raffaello Causa e, proba-bilmente, troverà naturale che la pittri-ce abbia stabilito una nuova complicitàcon il verso, non contentandosi più diquello sgorgato dalla sua fantasia, maritornando ai grandi poeti per allacciareuna nuova intesa verso scritto-verso

pittorico. E rivedrà, questo affezionatoammiratore della Angelone, quel “poin-tillisme” aereo e astratto che tanto affa-scinò Michele Prisco o il fiabesco mondoonirico che piacque a Bruno Lucrezi o,ancora, il minuzioso e gracile surreali-smo di certa pittura orientale che viriconobbe Mario Pomilio.“Una tremante memoria / penetra l’im-macolato silenzio”: con un disticoAnnagiulia Angelone rende visibile a chioggi per la prima volta contempla i suoifogli d’album lo spirito che fa trasmi-grare in pittura i versi che le sono piùcari. In questi nuovi dipinti, infatti,viene forse inconsapevolmente condivi-sa l’intuizione di Kandinskij che, asse-gnando all’arte la funzione prevalentedi trasmettere una vibrazione interiore,scopriva la simbiotica corrispondenzatra colore e suono, tra colore e statod’animo, tra colore e verso. Così i colori s’incupiscono e s’illumina-no, si vaporizzano in rarefatte e laconi-che atmosfere, si corrugano in conglo-merati floreali e astrali dominati da unvero e proprio horror vacui, si assotti-gliano in fragili trasparenze o si ispessi-scono in corposi volumi.Diventano, così, fogli di musica neiquali di volta in volta si susseguono,come nei movimenti di una sinfonia o diuna sonata, le più diverse strumenta-zioni, dall’unico solista che canta “ilgirasole impazzito di luce” di Montaleall’intera compagine orchestrale checelebra le liriche di Keats.Nella sequenza dei fogli si giustappon-gono solarità meridiane, accecanti erutilanti, a notturni bisbigliati da colori

Il disegno dei versi. Fogli d’album di Annagiulia Angelone

Mauro Giancaspro

Io non vedo che fiori ..., (part.),tecnica mista su cartoncino, cm 50x35.

caldi e tenui, che assecondano il racco-glimento dell’oscurità. Così il trattodella pittrice si fa, di volta in volta, ner-vosamente scheletrico o morbidamentepastoso, impalpabilmente sottile e tra-sparente o corposamente opaco e tatti-le. Sembrano quasi episodi e momentidi una raccolta musicale, tali da richia-mare alla memoria le Romanze senzaparole di Mendelssohn, le Bagattelle diBeethoven, se volete gli Improvvisi diSchubert, tanti piccoli pezzi, incatenatitra loro dalla passione per la lettura, sulfilo rosso di una sensibilità vibratile. Fiabesche fantasie astratte, iridescentigiochi di luce, complessi ricami orienta-leggianti, motivi floreali tratti dall’hu-mus della fantasia, tormenti o giochi dicreature arboree, impossibili motiastrali in firmamenti dai colori fuori d’o-gni terrena realtà, s’inseguono in con-sonanza, in dissonanza, in contrappun-to. L’occhio dello spettatore trasmigracosì dagli improvvisi e baluginanti lam-peggiamenti notturni alla luce ambiguadi un imbrunire non più illuminato dalsole e non ancora rischiarato dalle stel-le, tanto somigliante a quella, altrettan-

to indefinita, che accompagna la notte,non ancora del tutto conclusa, al matti-no non ancora sorto. Sono fogli d’album nei quali per ognispettatore è lecito individuare ascen-denti illustri: forse Emil Nolde, forseJackson Pollock, forse Paul Klee, forse,più vicino a noi nel tempo, il CyTwombly delle grandi rose… Alla fine del percorso espositivo lo spet-tatore resterà abbacinato da tanta fan-tasia, da tanta rarefatta levità, da tantoelegante calligrafismo. Si stupirà, que-sto spettatore, nel prendere atto dellapotenza evocativa e creatrice dei versiprescelti dalla pittrice, forse con unsospetto: che il dipinto preceda ilverso; che è stato, cioè, il dipinto asuscitare, una volta completato, il ricor-do di un verso; che siano state le linee,i colori, le forme raccordate sulla tela aridestare l’eco dei versi di Baudelaire edi Leopardi, di Pascoli e di Neruda, aindurre a posteriori l’artista a trascri-verne le liriche. Processo, forse, allafine possibile e che nulla toglie al fasci-no di questa mostra.Anzi! Dimostrerebbe che i percorsi che

fondono insieme scrittura e pittura nonpossono quasi mai essere separati,uniti come sono da una sorta di forzataelettrolisi critica; che verso e tratto pit-torico vivono in una stretta simbiosi,dalla quale possono essere divincolati eanaliticamente separati solo in forza diun’ormai invecchiata esegesi catalogra-fica, utile e necessaria alla manualisticama inutile, e forse ingombrante, per ilgodimento dell’arte.I dipinti non hanno titolo; hanno, comeaccadeva ai libri antichi - manoscritti eincunaboli - un incipit, ovvero i primiversi della lirica cui si ispirano.Saranno forse i visitatori a dare un tito-lo a ciascun dipinto nel momento in cui,dopo aver visitato la mostra, rientratinell’intimità domestica, si riavvicineran-no al verso.La lettura di Leopardi e Pascoli, diEsenin e Majakovskij, di Dickinson eAchmàtova, di Keats e Baudelaire faràemergere il ricordo visivo di questi foglid’album ed essi scopriranno, comesembra suggerirci Annagiulia Angelone,che anche le letture possono avere uncolore.

La pittura di Annagiulia Angeloneintreccia un rapporto molto stretto conla letteratura. I primi indizi sono rin-tracciabili nel suo profilo, caratterizzatosia dal costante interesse per la pittura,in particolare di Gauguin, Van Gogh,Matisse, Chagall, Munch, sia dallo stu-dio e dalla pratica della letteratura.Infatti da una parte ha tenuto variemostre sin dagli anni Settanta e i cata-loghi esibiscono i lusinghieri giudizidegli scrittori Michele Prisco e MarioPomilio, entrambi interpreti acuti dellearti, dall’altra ha esordito con una rac-colta di versi (Ancora un giorno,Rebellato, Padova, 1973), ha pubblica-to un interessante saggio sulla fortunadi Virgilio nella letteratura italiana (Ilrichiamo di Virgilio nella poesia italiana:momenti significativi, presentazione diFrancesco Sbordone, Edizioni Scien-tifiche Italiane, Napoli, 1981) e hacurato il prezioso carteggio tra Papini eAleramo (Lettere Papini-Aleramo e altriinediti. 1912-1943, Edizioni ScientificheItaliane, Napoli, 1988). Inoltre ha col-laborato negli anni Ottanta con l’illustreitalianista e dantista Aldo Vallone, pres-

so il Dipartimento di Filologia Moderna(Università degli Studi di NapoliFederico II). Furono quelli gli anni dellanostra prima frequentazione.L’intreccio tra pittura e letteratura èl’elemento caratterizzante delle opereesposte in questa mostra. Per coglierela specificità dell’intreccio può essereutile fermare l’attenzione su alcuneopere. Innanzitutto Angelone raccontacon i colori sensazioni, emozioni, parti-colari del mondo interiore e del mondoesteriore e poi in un angolo dell’operarappresenta con le parole il centro delracconto, citando, tra gli altri, autoridella letteratura italiana, comeLeopardi, Pascoli, D’Annunzio, Gozzano,Campana, Cardarelli, Montale, Turoldo,e autori stranieri, come Hölderlin,Keats, Baudelaire, Dickinson, Maja-kovskij, Neruda, Coelho.I versi di Neruda, che recitano “Il solem’accarezza i capelli / come una manomaterna:/ apro la porta del ricordo / eil pensiero mi si perde”, offrono la chia-ve di lettura di una pittura-poesia che siaddentra nel labirinto dei ricordi, dove ilpensiero si muove e avanza, fino a

perdere il punto di entrata che è ancheil punto di uscita. A stimolare i ricordicontribuiscono anche i luoghi, comesottolinea Dino Campana (“Il tramonto[...] avvolgeva del suo oro il luogo com-mosso dai ricordi”), oppure i rintocchidelle campane, come scrive Baudelaire(“Com’è amaro e dolce […] / […]ascoltare / i ricordi lontani elevarsilentamente / al rintocco di campane”).E ancora dal caleidoscopio dei sogni edalle sue infinite immagini attinge nonsolo l’anima dell’artista (Coelho: “Ilsogno è il nutrimento dell’anima”), maanche la sua pittura, che insegue leoniriche metamorfosi delle colorateforme.Il motivo del viaggio è onnipresentenella pittura-poesia di Angelone, ma èun viaggio senza meta e senza pro-grammazione, senza inizio e senza fine,senza sentieri e senza strade, dentrol’impervio territorio dell’ignoto. I versidi Majakovskij danno voce a questa pit-tura: “La poesia /- tutta -/ è un viaggionell’ignoto”. Lungo il viaggio si possonocogliere solo istanti di ciò che è mentrepassa, di ciò che è vivo mentre muore,

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1Pittura e letteratura

Pasquale Sabbatino

del bello mentre inevitabilmentediviene brutto, per cui Angelone puòrappresentare “l’effimera configu-razione delle cose” (Muriel Barbery).Tra i particolari maggiormente presentiin questa mostra ci sono i fiori, i quali“sono così seducenti” al punto datemere che “siano peccati” (E.Dickinson). Tre fiori, in un campoverde, sono accompagnati dai versi diPascoli (“E s’aprono i fiori notturni, /nell’ora che penso ai miei cari […] / Pertutta la notte s’esala / l’odore che passacol vento”), che coinvolgono nell’ora delricordo, insieme alla dimensione visiva,anche quella olfattiva e uditiva. Ancoratre fiori, ma su fondo bianco, simbolodell’inverno, ritornano in un’altra opera,dove Angelone rimpiange con Hölderlinciò che non c’è: “Ahimè, quando vienel’inverno, / dove trovo i fiori e dove / illume del sole / e l’ombra della terra? /Muti e gelidi stanno / i muri, al vento /stridono le banderuole”.

Lo stesso motivo dell’assenza di sole eluce e fiori troviamo anche in altreopere e la ripetizione diviene cifra del-l’ossessione. Il desiderio di ritorno dellaprimavera, invece, porta a un’esplo-sione di colori che brillano “nell’aria” edesultano nei “campi” (Leopardi, Ilpassero solitario). Il fiore preferito, dapiantare nel “terreno bruciato” dell’e-sistenza, è il girasole, “impazzito diluce” e con il suo “volto giallino”, comescrive Montale e come raffiguraAngelone con una esplosione del suocolore e delle sue diverse gradazioni.Angelone scruta il mistero dell’universoe della vita, rappresentati da punti eforme variamente colorati su fondonero, con scrupoloso silenzio (D. M.Turoldo: “solo il silenzio conviene almistero”), e leopardianamente anneganell’infinità (Leopardi, L’infinito). Siinterroga sulla vita e sulla morte e sin-tetizza con una frase di Majakovskij,nell’angolo destro di un paesaggio

montuoso con cielo oscuro e qualcheraro colore, le sue conclusioni: “In que-sta vita / non è difficile morire. / Vivere/ è di gran lunga più difficile”.Angelone è molto attenta anche adalcuni temi sociali, come quello dellapace. Mani variamente colorate si leva-no in alto, dalla terra verso il cielo, etendono ad incontrarsi. Pace tra l’uomoe Dio, dunque, e pace tra gli uomini e ipopoli, ma anche pace interiore, pro-prio come si recita nelle lodi mattutine:“Pace fra cielo e terra, / pace fra tutti ipopoli, / pace nei nostri cuori”.Il poeta che l’artista Angelone frequen-ta di più è Montale. Lo sente come uncompagno di viaggio e un interlocutoreprivilegiato mentre si muovono tra “lestrade che riescono agli erbosi / fossi”,tra “le viuzze”, dove “più chiaro si ascol-ta il susurro / dei rami amici nell’ariache quasi non si muove, / e i sensi diquest’odore / [...] e piove in petto unadolcezza inquieta” (Montale, I limoni).

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So che là non fioriscono boscaglie ...,tecnica mista su cartoncino, cm 33x24.

Una volta, qualche tempo fa, per quegliincontri casuali che possono accadere achi vive in contatto con i libri, i libri inquanto tali, ancor prima di valutarli perqualificazioni o per materia, l’occhiocadde sulle pagine di uno smilzo fasci-colo di versi - la copertina di un azzur-ro scuro, raffinata la veste editoriale -un nome nuovo e sconosciuto:Annagiulia Angelone Dello Vicario. Nonmi occupo di poesia, e nulla potrei diredi quei brevi, sussultanti carmi, neiquali alcune immagini si facevano rapi-damente brucianti per l’immediatorichiamo ad una sensibilità che dovevaaver rapporto con le immagini visive,delle fantasie affidate al segno e aicolori. Ecco, cito a caso, dall’una o dal-l’altra delle poesie dell’Angelone(Rebellato Editore): “la tua luce colmadi ambiguo sorriso, mattino,” - oppure:“anche il sole / inquieto / vive stamanedi labili abbagli”, - oppure, infine, ché lasilloge si farebbe troppo lunga: “pren-detemi per mano / stradine luccicanti /d’un tempo / dolci fantasmi / vagantinella memoria”.Solo più tardi mi imbattei nella pitturadella Signora Angelone, tutta unamostra, una mostra di proporzioni e dicarattere rigorosamente professionali,organizzata al Goethe Institut diNapoli; e potei innanzi tutto rendermi

conto del perché primi esegèti della pit-trice fossero stati due letterati illustri,di chiarissima fama, Mario Pomilio eMichele Prisco, che da scrittori, daromanzieri, seguendo il triste andazzodei tempi, ma questa volta ben a ragio-ne (e ne abbiamo prima detto il per-ché), si erano dati vestire di parole laserie delle immagini che l’Angeloneaveva fissato sulla tela o sulla carta.Quelle poesie, il fascicoletto si intitolaAncora un giorno, rappresentavano erappresentano la più immediata chiavedi interpretazione di questa pittura chemerita, senza i consueti giri di parole,l’intervento specifico del critico dimestiere. Perché, in un momento diestrema incertezza di interventi sulpiano operativo come su quello dellalettura critica, questa pittura si presen-ta invece con un suo piglio fermo edeciso, così da porsi entro i termini diun momento di gusto e di cultura estre-mamente determinato. Una posizionechiara ed una storia precisa, tutte riper-corribili, nella loro rigorosa coerenza,attraverso poche tappe basilari; l’avviosecondo le consuete cadenze postim-pressionistiche di chi ancora non sa diessere tra gli unti del Signore sul cam-mino difficile dell’arte, questo tenten-nare cieco, ché la via è difficile quantoscarno e generico è l’ambiente di serra

entro il quale il germoglio deve svilup-parsi, e poi la prepotente forza dell’i-stinto che si fa luce attraverso unasorta di cadenza reiterata: la vibrazioneintima (“il sole inquieto”) che marca unsegno a preferenza dell’altro, e lo scar-nifica e lentamente l’erode (“l’ambiguosorriso”) fino a che scatta, per un pro-cesso di magica assenza, l’immaginepurificata: “dolci fantasmi vaganti nellamemoria”. Ogni verisimiglianza, ogniriconoscibilità, ogni diretto richiamo colmondo del reale si è interiorizzato sinoad annullarsi, ed è la nuova realtà -astratta, per usare l’abusato terminevolgare -, che si brucia nel primo scat-to d’una tensione d’alto voltaggio.Inizia così la danza delle immagini per-dute nella memoria, irriconoscibili,eppure tutte vere, “liricamente” vere,perché l’istanza della Angelone restasostanzialmente e sempre lirica.Ecco, qui è la forza assoluta, l’indivi-dualità inequivocabile di tanta intensapittura: raggiungere per forza di sem-plificazione il disfacimento dell’immagi-ne, ma ritrovare intatta attraverso lasegnalazione del brivido più intimo, l’i-narrestabile carica di vitalità poetica.Una personalità d’artista, questadell’Angelone, dalla quale c’è da atten-dersi sortite ancora più imprevedibili edeterminanti.

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5La prepotente forza dell’istinto che si fa luce

Raffaello Causa

Presentazione per una mostra personale programmata presso l’Istituto Italiano di Cultura di Vienna peril 1976. Il furto del mezzo che avrebbe dovuto trasportare nella suddetta città i quadri, selezionati diret-tamente dal grande studioso d’arte, impedì, con la perdita degli stessi, la realizzazione della mostra;ma la presentazione del soprintendente, scritta per l’occasione, rimasta inedita, diviene un punto fermodi riferimento, e, per senso di gratitudine, in sua memoria, viene collocata in questo lavoro.

Una mattina d’inverno, qualche anno èormai trascorso da allora, incontroMauro Giancaspro con l’intento di poterorganizzare una mostra antologica rias-suntiva della mia attività pittorica neltempo. Preparo per l’occasione questepoche pagine. Ma l’imprevedibile genia-le Direttore mi guarda per un po’ e poimi lancia una sfida: bando al passato,niente antologica, ma l’impegno peruna mostra personale da realizzare conlavori inediti e, pertanto, tutti daapprontare.Grande l’iniziale smarrimento con latentazione di rifiutare la proposta e dinon farne niente. Oggi, a distanza ditempo, ringrazio Mauro Giancaspro diaver dato uno scossone alla mia apatia,seguita a un momento per me difficile,e di avermi consentito di riprovare tuttequelle emozioni che solo l’atto creativopuò donare.Ecco qui di seguito le note a suo tempoapprontate che, ritengo, possano aiuta-re nella lettura di un percorso pittorico.

1. Ascoltare il tremore dell’anima.Ricordo, ero poco più che una bambina,frequentavo la scuola media, e il mioprofessore di disegno, durante le ore diattività, di tanto in tanto si avvicinavaal mio banco e guardava con insistenzaquello che io venivo disegnando; uncenno di assenso mi riempiva di orgo-glio, così poco propenso come egli era aesprimere giudizi positivi.Mio fratello, più piccolo di me, un gior-no sottrasse dalla mia cartella un fogliocon la rappresentazione di un paesag-gio e prese parte ad un concorso didisegno. Vinse il primo premio. Solo acose fatte mi fu riferito che aveva usatoun mio pastello.Più tardi, per motivi di famiglia, fuiobbligata a conseguire un titolo di stu-dio compiuto e cominciare a lavorareprima del raggiungimento della laurea.Non conoscevo affatto il disegno geo-metrico e fui rimandata in tale discipli-na. Impadronitami della tecnica, ripor-tai nove agli esami di riparazione.

Questo, tra le memorie di un passatoremoto.Poi, più nulla.

All’età di trentadue anni, con una bam-bina ormai grandicella, iniziai a dipinge-re. Volevo colmare il vuoto dell’assenzasempre più lunga di mio marito impe-gnato in una carriera carica di respon-sabilità e lasciare più spazio ai giochipomeridiani di mia figlia. Uno sboccoper superare il grigiore, la passività delmio tempo libero e sopportare meglio lasolitudine.E qui invece inizia la mia splendidaavventura. La scoperta di un mondofiabesco, suggestivo, carico di magia edi inquietudine. La vita si accende di ardore. Il mondocomincia ad apparirmi con volto diver-so. Avverto il flusso dell’esistente, il suopalpitare. Come Salomone, chiedo aDio il dono di un “cuore che ascolti” perrivisitare le cose, riscoprire la loro inno-cenza, il loro mistero e comprenderne il

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7Il colore delle parole. Per una lettura del percorso pittorico

Annagiulia Angelone

Più non s’incanteranno i miei occhi nei tuoi,più non s’addolcirà vicino a te il mio dolore.Pablo Neruda

Da tempo avevo presentito questogiorno radioso e la casa vuota.

Anna Achmàtova

recondito linguaggio. Tutte le cose chevedo, mentre mi reco al lavoro, a faredelle compere o altrove, sono lì, carichedi tensione, a dire la loro storia, a sve-lare la loro segreta poesia: ogni ramo,ogni fascio di luce, la villa di fronteaffacciata sul mare, il balconcino fioritoo disadorno, la grande finestra cheriflette la luce invernale sui mobili dellastanza, il più piccolo raggio di sole, glialberi in fiore, le foglie ingiallite e caldedell’autunno o quelle verdeggianti etrasparenti della primavera, il cielo lim-pido e azzurro o cupo e tempestoso, lepersiane chiuse o spalancate, il sorrisoo il pianto di un bimbo, il volto malinco-nico o lieto dei miei alunni, la frutta e laverdura del supermercato, le vetrinedei negozi. E poi, le vibrazioni dellaluce, le albe, i tramonti, le strade, ilmare. Per non parlare dei giardini sfog-gianti rose, gerani, fresie, una festa dicolori splendenti nei loro contrasti: tuttiquei fiori osservati, giorno dopo giorno,dal fulgore del primo nascere alla finecaduca, belli nei loro mutamenti, tene-ri, delicati, come protesi verso l’alto, l’i-gnoto, quasi a scrutare nella loro meta-morfosi il senso del mondo, la fugacitàdella bellezza, mi toccano dentro. Ilsolo guardare allevia il dolore. Ognioggetto, anche minimo, pare manife-stare la propria anima e, nel comune

destino, sembra piangere o gioire; rive-la lo sviluppo illimitato delle propriepossibilità di essere, di divenire, la ten-sione che anima la materia. Ed io tendol’orecchio a coglierne il movimento, lapotenzialità. Riscopro una catena infini-ta di relazioni, di influenze. La terra, ilvento, le nubi, il firmamento, la notteche avanza, il giorno che nasce o chedeclina. La visione diviene alimentodella mente, l’osservazione fonte diidee, di intuizioni, di fantasie, ricaricaemozionale. Avverto il brusìo inarresta-bile dell’attimo fuggente. Negli occhi enel cuore è tutto il gioco delle immagi-ni, lo spettacolo della vita, delle cose: losento agitarsi dentro, vivere in me. Ilritmo del mondo s’arresta, per un atti-mo sembra vibrare dell’eterno.L’anima è come in uno stato di sospen-sione dinanzi all’onda di colori che lainvadono, all’altalenarsi di verdi, diazzurri, di rossi, di viola, di ocra, dirosa, pronti a cantare la loro musica, asvelare il gioco dei loro toni, della loroluce.Ogni altra attività sembra passare insecondo piano; perfino la stessa profes-sione; qualcosa d’altro prende tutto ilmio essere, mentre vado annotando imiei turbamenti. Gli impegni domestici,così gravosi per una donna, divengonosopportabili ed io comincio a prefigurar-

mi mondi ineffabili, travalicanti il miovissuto. Le cose del vivere quotidianonon mi procurano più né gioia né pena.Non mi creano ansia e non mi dannosoddisfazione. L’affannarsi di amiche ocolleghe dietro i problemi dell’abbiglia-mento, della pettinatura, del vitto, del-l’arredamento, sembra non riguardarmio, per meglio dire, mi lascia indifferen-te. Comprare gioielli o abiti alla moda,tutto così fugace. Mi sento come liberadal peso della banale realtà. E intanto, davanti a me, il passato,tutto il passato, il patrimonio dell’uma-nità provocatoriamente sembrariproiettare idee, si ripresenta allacoscienza, mi tocca per lampi brevi econtratti, con forti suggestioni, consquarci di bellezza. Avverto il respirodel tempo. I colori e i disegni di Giotto.I volti di Leonardo carichi d’infinito, disublimità. La maestà di Michelangelo;la potenza di Caravaggio. E poi lemasse cromatiche di Matisse con gliazzurri, i rossi, i gialli; i campi di granoebbri di luce di Van Gogh; i giochi diforme e di colori di Pollock; l’incantofantasmagorico di Kandinskij; il mondostupefatto di magica ironia di Chagall:suscitano non solo emozioni, rapimenti,ma sembrano condizionare azioni ecomportamenti. La ricerca di una realtàlontana ma non assente, una realtà

balenante nelle opere d’arte per miste-ri da interpretare, una verità carica dienigmi, tutta da rivisitare e introiettare,non mi dà tregua. Sono come chi è infuga. Il mio essere, scheggia di un pas-sato fermo, sublime, e di un presenteprecario quanto un soffio, avverte comeun presentimento di futuro. Immagini eimmagini passano dinanzi al pensiero.S’innestano nel mio vissuto. Memoria,coinvolgimento, perturbazione. Iltempo come possibilità, sviluppo dipossibilità, illimitato.

2. In bilico fra tempo e forma.Tutto in bilico fra passato, presente epotenzialità di futuro, fra tempo eforma. Nella solitudine di una ricerca, ilsenso della poièsis di Platone(Simposio, 205 c), il suo presuppostopositivo, “la possibilità d’essere di tuttociò che è in quanto è”, la condizione percui qualcosa passa dal non essereall’essere, divenendo produzione, bale-na alla mia mente. La possibilità d’es-sere ha già in sé il divenire, il movi-mento (presupposto sine qua non), macome imprigionato. “Fare-avvenire”,dalla non presenza avanzare nella pre-senza, nella pro-duzione, lasciar proce-dere nell’avvento, rendere presente ciòche è contenuto in potenza. E, certa-mente, questa possibilità d’essere tutto

pervade, tutto muove, è la cosa e il suomutamento, luce ed ombra, è ciò cheesprime e insieme ciò che sottende, laverità e la non-verità. Carattere inquie-tante della poièsis, comune alla poesia,alla pittura, alla musica, il suo orizzon-te palese e non palese, illuminato edoscuro. L’armonia di attimi attende lasua forma, il suo manifestarsi in mododuraturo. Sorpresa, meraviglia, e nelcontempo tensione, travaglio, solitudi-ne. Sentimento di vuoto e d’infinitoinsieme. D’eternità e di morte.Desiderio di vita e nostalgia del nullaeterno. Vertigine.Devo dipingere. Attraversare oggetti,voci, silenzi, ombre. Cantare nei colorie nelle forme il dolore che palpita nellecose, la morte che vive in esse, il fugitinreparabile tempus, il respiro del fluiredella vita, coglierne le allusioni, i fram-mentari bagliori. Far intravedere l’inde-terminatezza della verità. Riflettere lospazio del profondo. Questa forse lamia sorte nel mondo, il mio fardello e lamia gioia. Una sorta di energia interio-re è come in attesa di esplodere in unacondizione più alta. Interpretare quellaverità balenante per enigmi, il silenziodelle cose, il loro senso e il loro nonsenso, la loro finitezza; portare allaluce, manifestare. Dare misura alla miapassione, al mio rovello. Lasciare appa-

rire quella “essenza del tempo”, perdirla con Socrate (Cratilo). Riprodurnele qualità “essenziali”. Far emergereattraverso le forme, le differenze, lasemplicità delle cose stesse. Porreinsieme, comprenderne la potenzialità.Lasciar essere l’ombra della veritàappena percepita dallo scorrere delleimmagini nella memoria. Dar voce alcanto puro dei colori. Alle vibrazionidella luce. Ai violetta, ai porpora, agliazzurri, ai rosa, ai gialli, ai bruni, aineri.

3. Tradurre in segni le emozioni.La mano si muove e delinea superficigrafiche e cromatiche, traduce le emo-zioni, i trasalimenti in segni, scintillii,macchie di colori, spazi, linee, in equili-brio fra progettazione e immediatezza,casualità e messaggio culturale. Edecco la giovane sorella missionaria cir-condata dai suoi negretti rubare al cieloquel tono di blu cobalto riflesso sull’abi-to candido, come a placamento dellemiserie della terra; il volto vezzosodelle due nipotine, mentre giocano sullaterrazza della casa paterna risuonantedi echi festosi di un lontano magicopassato, ma ahimè privo dei volti cariperduti, far vibrare il rosa in tutto il suocalore, e il verde nelle varie sfumaturesotto il tiepido sole autunnale. Ed anco-

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ra gli alberi carichi di rami aggrovigliatisui robusti tronchi, di foglie ondeggian-ti e intrecciate, dare smalto agli accordidi luci ed ombre, alla vasta gamma dicolori, mentre il sole trafigge le coseintorno, come a ricordare il bagliorevano del mondo, la “luce del giorno chebrilla altrove”; l’aurora con l’alito delsuo respiro vitale, la sua luce dorata,con i suoi tremori far splendere in pienoil giallo come a vincere la malinconiadelle ineluttabili ombre della sera; l’im-magine dolce vagante nella memoriacaricare di sogno e di silenzio l’atmo-sfera rarefatta che avvolge la fanciulla;i tulipani variegati, teneri, avvolti nellefoglie d’un verde fine (un omaggio dellemie alunne), conferire ai lilla e ai verdiinsieme quella carica di soavità lieve,ariosa, e fermare per sempre unmomento di commozione e d’angosciainsieme.Sogno e contemplazione si fondono: ilvento che spazza via le nuvole, il fiumeluminoso, i bagliori del cielo stellato chediffondono una luce siderea sulla seraincombente. I colori, nella loro unicità,nel loro ritmo, nella loro dynamis sem-brano trarre dal profondo, dall’oscurità,l’essenza delle cose, per portarle allaluce, seguono il ritmo delle emozioni.Nella tensione che l’anima, la materiacerca le proprie immagini. L’attimo fug-gente viene imprigionato nel segno.È il destino dell’opera nello spazio. Essa

è lì a guardare se stessa. Imperfettama tesa alla perfezione. Inquietudinedel finito che tende all’infinito. Unemblema sull’orizzonte dell’umanitàche attende di vivere e di dilatarsi inuno spazio metafisico, in un temposenza limite, carico di interrogativi. Iltutto attraverso l’osservazione, il pen-siero, la complicità, il sentimento di chila interpreta e la guarda dall’esterno,come in attesa, quasi obliando se stes-so. E certamente l’opera trova un sensosotto lo sguardo del primo suo spetta-tore, di colui che tenta di penetrarnel’abisso e, nel proprio coinvolgimento,la porta in vita. Esiste nel tempo etico-estetico di chi la produce ed è respon-sabile della sua forma, trova consisten-za nella gioia e nella pena di chi vive ilsuo disvelarsi, la sua visibilità, il suoemergere nella forma, nell’immagine,nella sua individualità.In tanto tormento vedo la felicità sfio-rarmi, trapassarmi. Una sorta di catar-si. Un attimo di pace assoluta, di annul-lamento. Un evento sconvolgente, dafar perdere i sensi, l’orientamento;qualcosa che richiama i cieli azzurri del-l’infanzia: riporta alla fanciulla che pas-seggia con la mano nella mano dellasorella prediletta; corre in bicicletta sulviale dei platani; vola sui pattini sull’a-sfalto illuminato dal sole; porta in cam-pagna a brucar erba l’agnellino avuto indono dal padre; si dondola sull’altalena

di casa, mentre il vento solleva i capel-li e le gonne, inebriando l’animo di unagioia senza fine; interroga le stellecadenti nelle sere d’estate; canta asquarciagola sul treno che corre versola campagna degli zii per la sagra dellanuova frutta.

4. Come in estasi.Dipingere diviene la cosa più bella estraziante che mi potesse capitare. Unatensione mozzafiato. È l’abbandono alfluire dei moti più intimi dell’animo chevaga nello spazio e nel tempo. È sbi-gottimento. Sospensione. Pena, male divivere. Felicità. Qualcosa di magico,una sorta di divina indifferenza allarealtà. È come vivere una fiaba, un’av-ventura, ma viverla nel senso di patirla,di esserne modificato. Sentire il fluire delle ore, del tempo. E ilsentimento del tempo crea un susse-guirsi di reazioni emotive: piaceresenza fine, intensità di vita, nostalgia dimorte, quasi in estasi. L’ékstasis, ildominio dell’occhio contemplante divie-ne, in senso greco, acutezza dellamente, ed è fuori delle cose. La capaci-tà, la potenza dell’occhio. Il pensierocome estasi. L’impulso creativo. L’es-senza dell’essere. Un finito carico diinfinito prova a dar voce alle emozionicome partecipe di un processo. Il tempo, vita-morte, “desiderio diforma” non scorre invano. Se ne avver-

tono le vibrazioni. L’ebrezza. L’incande-scenza. Ma anche la precarietà. Ilvuoto. Le ossessioni. Ci appartiene. Èpossibilità. Promessa. È come sospeso.Un tempo estetico per percepire ilbello; un tempo etico per fare, operare;un tempo amoroso per guardare.Qualcosa ci tocca, e, pur nella totalelibertà, eticamente, ci fa sentire inobbligo di forme. Gli spazi “interminati”,la voce del silenzio, del nulla.L’inesauribile spettacolo di una naturasempre diversa, interprete silenziosadell’irrazionalità della vita: il cielo tene-ro e cristallino di un’alba di primavera;il battito dell’orizzonte; l’inquieto volodei gabbiani in cerca di pace; la collinacosparsa di case variopinte; il fogliamedi pini, abeti, cipressi, mimose; le pic-cole palme in attesa di cantare le loromille canzoni; il prato verde percorso disuoni di bambini sotto la volta celeste;il giardino incantato; la bianca chiesacon la ieratica madonnina protesa, alta,sui tetti delle case; il mare con le suemusiche e i suoi splendori. Ogni cosasembra sfidare i colori dell’arcobalenoper prendere forma sulla tela; accendela vasta gamma dei bianchi, degliazzurri, dei rosa, per rendere la tensio-ne dell’essere sospeso tra cielo e terra,tra precarietà e infinito, a dire dellanotte che s’intravede nel giorno e delgiorno che va a concludersi nella notte,per cantare la pena di vivere, il dolore

delle cose. Tradurre in forma il tremore dell’animo.In segni le vibrazioni della natura: ilmonte Faito con le sue casupole, cheguarda, tenero, le stradine antistanti;gli inenarrabili riflessi dell’acqua colorsmeraldo, verde-viola, giallo pallido,rosso; le povere case dei pescatori diProcida, come assorte in preghiera, chesi schiudono nei rosa e nei lilla, nei vio-letti e negli azzurri, in accordi insospet-tati, ovattate superfici; il sole doratoche si leva dal Vesuvio verso il cielocangiante, chiaro, di un rosa-giallo-viola, riflesso nell’onda tenue di colorisul mare tra Napoli e la costiera sorren-tina nel magico momento del risveglio;le vele che increspano la superficie efanno splendere di un tenero grigio-azzurro le onde; la trasparenza deglialberi e della collina.Lo sguardo si apre all’infinito, agli spazicarichi di silenzi. Reminiscenze. Con-templazione. Risonanze. Cose piene dianima, come inafferrabili, generatrici disuggestioni, ma anche di atavichepaure, di nostalgie del passato, di mortestagioni, di naufragi del tempo, portanolo sguardo verso un brandello di veritàda afferrare, annotare frettolosamente,rendere manifesto nel complesso cam-mino dell’uomo dinanzi alla sua storia,al suo destino: cantare il dolore delmondo che vive di morte con l’onda deicolori, mediante il messaggio muto del-

l’arte. Non sono io a scegliere questa oquella immagine, questa o quella cosa,ma le cose in cui mi muovo ed opero adobbligarmi con la loro potenza intrinse-ca a trasporle, coglierle e fissarle, adanimarsi e vivere. Attendono di esseredefinite, di cominciare a muoversi nelloro rapporto, di trovare realtà, spesso-re, mediante il colore, la luce e la tene-rezza d’un trepido sguardo. Le cose,nella loro fugace bellezza, traboccanti dimalinconie, di silenzi, di abbandonihanno in sé il movimento iniziale,potenza d’essere, l’aristotelica énèrgeia,la possibilità di rendere presente il pro-prio poter-essere.Sbocciano come fiori nel prato colori ecolori a cogliere le forme della natura, afissare l’istante che fugge. E montecielo mare aria collina alberi, ogni cosaacquista un valore emblematico, cantaun concerto di colori intimi; tutto vive diun magico respiro in una simbiosi con isentieri invisibili dell’animo, in spaziinteriorizzati, tutto alla ricerca di unalito di vita meno precaria.Natura e cuore, realtà e fantasia vivonoin sintonia: il mondo intorno e le emo-zioni del momento, le istanze del pas-sato e il dettato della cultura contem-poranea, tempo e forma, in una linea dicontinuità sono come in attesa di ela-borazione ideale, alla ricerca di un dia-logo che, in una sorta di presagio delfuturo, li trasformi in arte.

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OpereIo vado ora, come tutte le mattine,a fare la mia preghiera, con la matita in mano,davanti a un melograno coperto di fiorinei diversi gradi della loro fioritura e spio la loro trasformazione,facendo questo non con spirito scientifico,ma compenetrato di ammirazione per l’opera divina.Non è questo un modo di pregare?In quel momento è Dio a condurre la mia mano nel disegno.

Henri Matisse

... e mi sovvien l’eterno …,tecnica mista su cartoncino, cm 33x24.

Il giorno fu pieno di lampi ...,tecnica mista su cartoncino, cm 33x24.

Taci, anima stanca ..., tecnica mista su cartoncino,, cm 33x24.

Gli uni non ci son più ...,tecnica mista su cartoncino, cm 29x21.

Non cercar di comprendere ...,tecnica mista su cartoncino, cm 21x29.

Mi nascondo nel mio fiore ...,tecnica mista su cartoncino, cm 70x50.

Nessun giorno è uguale all’altro ...,tecnica mista su cartoncino, cm 70x50.

... La notte, la gioia più quieta della notte ...,tecnica mista su cartoncino, cm 33x24.

Penetriamo nel cuore ...,tecnica mista su cartoncino, cm 21x29.

... la vita è così ...,tecnica mista

su cartoncino,cm 35x50.

Noi ci svegliammo piangendo ...,tecnica mista su cartoncino, cm 33x24.

Primavera d’intorno ...,tecnica mista su cartoncino, cm 33x24.

... La poesia - tutta - è un viaggio ...,tecnica mista su cartoncino, cm 33x24.

Com’è amaro e dolce ...,tecnica mista su cartoncino, cm 21x29.

Tu sei l’incanto ...,tecnica mista su cartoncino, cm 33x24.

... sono stupito se guardo il giardino ...,tecnica mista su cartoncino, cm 33x24.

Il sole m’accarezza ...,tecnica mista su cartoncino, cm 33x24.

Ahimè, dove potrò trovare i fiori nell’inverno ...,tecnica mista su cartoncino, cm 33x24.

A primavera si sente il fruscio dei sogni ...,tecnica mista su cartoncino, cm 29x21.

... la sera si veste di velluto ...,tecnica mista su cartoncino, cm 33x24.

... Il tramonto ... avvolgeva del suo oro ...,tecnica mista su cartoncino, cm 33x24.

... Arriverà la notte ...,tecnica mista su cartoncino, cm 50x35.

La mia culla era a fianco alla biblioteca ...,tecnica mista su cartoncino, cm 70x50.

Canto perché l’attesa si consumi ...,tecnica mista su cartoncino, cm 70x50.

Dio - da dove hai tratto ...,tecnica mista su cartoncino, cm 50x35.

... Il bello è ciò che cogliamo ...,tecnica mista su carta, cm 33x24.

In questa vita non è difficile morire ...,tecnica mista su cartoncino, cm 33x24.

Portami il girasole ...,tecnica mista su cartoncino, cm 33x24.

Ma il ricordo dei fiori ...,tecnica mista su cartoncino, cm 70x50.

Amarsi è donarsi ...,tecnica mista su cartoncino, cm 33x24.

I fiori sono così seducenti ...,tecnica mista su cartoncino, cm 70x50.

Meglio se le gazzarre ...,tecnica mista su cartoncino, cm 24x33.

... solo il silenzio ...,tecnica mista su cartoncino, cm 24x33.

Forse essere vivi ...,tecnica mista

su cartoncino,cm 33x24.

Ahimè, quando viene l’inverno ...,tecnica mista su cartoncino, cm 33x24.

E s’aprono i fiori notturni ...,tecnica mista su cartoncino, cm 33x24.

Fresche le mie parole ...,tecnica mista su cartoncino, cm 24x33.

Oggi non ho altro da portare ...,tecnica mista su cartoncino, cm 24x33.

Portami il girasole ...,tecnica mista su cartoncino, cm 32x47.

Presentimento ...,tecnica mista su cartoncino, cm 35x50.

Dal cielo lacerato ...,tecnica mista su cartoncino, cm 32x47.

Il sogno è il nutrimento dell’anima ...,tecnica mista su cartoncino, cm 33x24.

Annagiulia Angelone Dello Vicario, Ispettore tecnico del Ministero della PubblicaIstruzione, Direzione Generale Classica a.r., vive tra Roma e Napoli. Ha svoltoattività di ricerca presso le Facoltà di Lettere dell’Università degli Studi FedericoII e dell’Istituto Universitario Orientale di Napoli.Già nota nell’ambiente culturale come docente e scrittrice, sensibile alle novitàestetiche, si rivela quale apprezzata pittrice dopo la partecipazione, per caso, aduna mostra del miniformato (1971), ma soprattutto dopo la mostra-omaggio di50 opere al poeta Juan Ramón Jiménez presso l’Istituto Culturale Spagnolo diNapoli nel 1974. Successivamente, l’esposizione personale, su invito delDirettore, presso il Goethe Institut della medesima città, in occasione, nel 1975,dell’Anno Internazionale della Donna, rivela l’artista al pubblico e alla critica. I critici d’arte, per le occasioni, pongono in luce l’originalità e la vigile eleganzadella resa pittorica di chi aveva fino a quel momento lavorato per mero dilettonel campo figurativo, la scoperta di naturali istinti primari, ma anche la presen-za di ascendenze culturali lontane e vicine, di memorie di adolescenziali illumi-nazioni, con l’animo aperto alle relazioni fra la coscienza individuale e il miste-ro che l’avvolge, al presentimento del tempo, del futuro.La Angelone si muove in una vasta gamma di linguaggi espressivi, tra poesia egrafica, pittura e letteratura, che trovano nelle emozioni culturali, nel mondodella memoria, il loro fulcro. Periodi di riflessione e di introspezione si alterna-no all’attività pittorica. Ad alimentare i suoi interessi è, accanto all’attività let-teraria e agli studi pedagogici, anche la ricerca della padronanza dell’arte figu-rativa. Legge molto di arte e di pittura; cerca di penetrare aspetti tecnici e qua-lità stilistiche dei grandi pittori, di artisti non solo italiani. Divide il suo tempotra insegnamento e attività di ricerca, pittura e scrittura.Frequenta tra gli altri studi, a Napoli, quelli di Francesco Galante, un pittore chesi muove nel solco di Giacinto Gigante, con un canto misurato e disteso; diEmilio Notte, non lontano dalle suggestioni e dall’influsso di Picasso.A Roma partecipa a incontri e dibattiti non solo in studi privati.Lavora intensamente e nell’attività professionale e nel campo letterario e pitto-rico. Scrive, dopo la raccolta di liriche Ancora un giorno (Rebellato, Padova),diversi saggi di letteratura comparata, tra i quali, in occasione del bimillenariovirgiliano, per i tipi della ESI, il bel testo Il richiamo di Virgilio nella poesia ita-liana: momenti significativi. Per le Pubblicazioni dell’Istituto per gli Studi diLetteratura Contemporanea di Roma (nella collana diretta da Mario Petrucciani)cura il volume Lettere Papini-Aleramo e altri inediti. 1912-1943 (dopo aver con-quistato alla causa gli eredi Papini, in precedenza sempre restii ad autorizzarnela stampa). Interessanti inoltre i saggi apparsi sugli “Annali” dell’IstitutoUniversitario Orientale; tra gli altri, da ricordare, Leopardi e Montale tra nega-

zione e sentimento dell’eterno (comunicazione presentata al XVI CongressoAISLLI, Metamorfosi del testo e testualità della critica, University of Californiaat Los Angeles, USA, ottobre 1997) e Giacomo Zanella: un virgiliano di fineOttocento. Altro omaggio al grande mantovano il saggio Vincenzo Monti e la”memoria” di Virgilio, pubblicato in “Otto/Novecento”. Per l’EnciclopediaVirgiliana cura, tra le altre, le voci: Monti Vincenzo, Tansillo Luigi, TassoniAlessandro, Zanella Giacomo.Collabora con articoli vari a riviste e periodici, oltre che di letteratura, di arte,anche di pedagogia (notevoli i saggi apparsi su “Cultura e scuola”, fra i quali,fondamentali gli studi sulla lettura, i testi Lettura e letteratura; Lettura e comu-nicazione letteraria; i vari contributi su Letteratura e promozione della coscien-za europea, pubblicati in “Nuova Paideia”).Premio di cultura della Presidenza del Consiglio, tiene personali, tra le altre città,a Napoli, a Firenze, a Parma, a Ferrara, al Palazzo Ducale di Pesaro; partecipaa mostre nazionali e internazionali di pittura e di poesia, a congressi, anche fuoridell’Italia, su arte e letteratura e sui loro rapporti.Una sua personale programmata presso l’Istituto Italiano di Cultura di Vienna,presentata in catalogo da Raffaello Causa, resta irrealizzata, come riferito, acausa di un furto del mezzo che trasportava i quadri che avrebbero dovuto esse-re colà esposti. L’evento causa alla pittrice un grande dolore: la perdita di que-sti suoi lavori realizzati nel tempo, selezionati ad uno ad uno da un grande stu-dioso d’arte come l’indimenticabile Raffaello Causa, coadiuvato dall’ottima suacollega e consorte, la soprintendente Marina Causa Picone, comporta alla pittri-ce uno vero shock, che blocca a lungo la sua attività artistica.

Hanno scritto, tra gli altri, del suo lavoro: Raffaello Causa, Mario Pomilio,Michele Prisco, Felice De Filippis, Bruno Lucrezi, Gino Grassi, Vittorio Como,Gianni Cavazzini, Alfredo Schettini, Domenico Rea, Vittoria Corti, CorradoMarsan, Luciano Marziano, Renzo Frattarolo, Pietro Mazzamuto, AntonioPiromalli, Tommaso Pisanti, Carmine Di Biase, Michele Dell’Aquila, PasqualeSabbatino.Si sono interessati della sua attività quotidiani e riviste, tra i quali: “ll Mattino”,“La Nazione”, “Roma”, “Il Resto del Carlino”, “Avvenire”, “Napoli notte”, “Corrieredi Napoli”, “Gazzetta di Parma”, “Uomini e Libri”, “ll Ragguaglio librario”, “LeArti”, “Libri e riviste d’Italia”, “Accademie e Biblioteche d’Italia”, “Esperienze let-terarie”, “Critica letteraria”, “Historica”, “Riscontri”, “Misure critiche”; è, inoltre,citata in testi, tra gli altri, come l’“Annnuario Comanducci”, il “Catalogo Bolaffi”,il “Dizionario biografico dei meridionali”, “Pittori e pittura contemporanea”.

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Pace fra cielo e terra ..., tecnica mista su cartoncino, cm 33x24.

Nota biobibliografica

finito di stamparenel mese di giugno 2009

per conto di Altrastampa Edizioni