Il cicloturismo in Europa e in Italia: il caso Veneto Bike
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Corso di Laurea magistrale in Sviluppo Interculturale dei Sistemi Turistici
Tesi di Laurea
Il cicloturismo in Europa e in Italia: il caso "Veneto Bike"
Relatore
Ch. Prof. Jan Van Der Borg
Laureando
Serena Benetton
Matricola 839622
Anno Accademico
2012 / 2013
INDICE
!
INTRODUZIONE ……………………………………………………………......1
1. ANALISI DEL MERCATO CICLOTURISTICO…………………………..3
1.1 Per una definizione di cicloturismo 3
1.2 La domanda 6
1.2.1 Il profilo dei cicloturisti 8
1.2.2 I fattori motivazionali 11
1.2.3 La durata del viaggio 12
1.3. L’offerta 13
1.3.1 L’infrastruttura di base 14
1.3.2 Le strutture ricettive “bicycle friendly” 15
1.3.3 Gli strumenti di direzione 17
1.3.4 L’intermodalità 19
1.4. I vantaggi del prodotto cicloturistico 20
1.4.1 I benefici economici 20
1.4.2 I benefici ambientali 22
1.4.3 I benefici sociali 23
1.5 La normativa in materia di cicloturismo 24
2. ATTORI, INIZIATIVE E BEST PRACTICES NEL PANORAMA
INTERNAZIONALE…………………………………………………………….27
2.1 La European Cyclists’ Federation (ECF) e gli itinerari Eurovelo 27
2.2 La Germania e il piano nazionale ciclabile 30
2.3 L’Austria e la strada del Danubio 33
2.4 La Svizzera e il portale Veloland 36
2.5 L’Olanda e rete ciclabile nazionale 39
2.6 La Gran Bretagna e il National Cycle Network 41
2.7 La Spagna e le Vias Vertes 44
2.8 La Francia 47
2.9 Conclusioni 48
3. L’ITALIA TRA BUONE PRATICHE E MOBILITA’ IMMOBILE……...51
3.1 C’era una volta in Italia la bicicletta 52
3.2 L’Italia è un paese che pedala? 53
3.3 La FIAB Associazione Italiana Amici della Bicicletta 56
3.3.1 Verso la creazione di una grande rete nazionale 57
3.4 L’offerta cicloturistica italiana 61
3.5 L’esempio del Trentino – Alto Adige 68
3.5.1 Il Trentino 68
3.5.2 Bolzano “la città della bicicletta” 72
3.6 #salvaiciclisti: la critical mass digitale 73
4. IL CASO “VENETO BIKE”: LA RETE CICLOTURISTICA VENETO..77
4.1 Il percorso verso la costruzione di una rete cicloturistica 78
4.1.1 Il progetto interregionale cicloturismo e le azioni comuni 78
4.1.2 Il Piano di Valorizzazione del Cicloturismo Veneto e le azioni 81
autonome
4.2 I Percorsi 83
4.3 La promozione 86
4.4 L’immagine coordinata della rete 88
4.5 L’offerta in vendita presso i Tour Operator italiani specializzati 90
4.6 Criticità e spunti di riflessione 91
CONCLUSIONI………………………………………………………………….95
!
BIBLIOGRAFIA…………………………………………………………………97
!
SITOGRAFIA….……………………………………………………………….103
!
INDICE DELLE FIGURE……………………………………………………..105
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INTRODUZIONE
Pur non avendo mai pedalato lungo le famose ciclabili tedesche o del Nord Europa, mi
rendo conto del rapporto che l’individuo instaura con il territorio circostante quando
corre lentamente con il suo mezzo. È un legame profondo, che coinvolge tutti i sensi e
permette di percepire le sfumature e i dettagli del paesaggio che con un mezzo veloce
perderebbero di significato. A chi non è mai capitato di salire in sella e scrutare
elementi nuovi dello stesso ambiente familiare di cui prima ignorava l’esistenza?
Praticare il cicloturismo significa ripensare al valore del tempo e ridargli il suo giusto
peso. Proprio grazie a queste qualità, il turismo praticato in bicicletta ristora la mente e
si configura come una soluzione efficace per evadere dalla vita frenetica di tutti i giorni,
caratterizzata da ritmi stressanti e consumi veloci.
Sempre più persone scelgono di condurre una vacanza attiva ma lenta, capace di far
riscoprire i luoghi più caratteristici, genuini e tranquilli, lontani dal traffico motorizzato
e dal caos. Spesso, però, si è costretti a pedalare all’estero, perché oltre confine esistono
strutture e infrastrutture in grado di rispondere alla crescente domanda di turismo attivo.
Eppure nell’ottocento la bicicletta si afferma nel nostro Paese con la stessa intensità con
cui si diffonde nel resto d’Europa. È naturale chiedersi, a questo punto, quali siano state
le dinamiche, gli strumenti e le politiche che hanno determinato, da un lato, il suo
successo in paesi come Germania e Olanda, e dall’altro, il suo declino com’è avvenuto
in Italia. Da qui nasce anche il desiderio di approfondire l’argomento con lo scopo di
analizzare il settore del cicloturismo in Italia e in modo più specifico nel Veneto. A tal
proposito ho trovato interessante il progetto implementato dalla Regione, che mira
proprio alla creazione di una rete di itinerari ed escursioni ad uso cicloturistico. Con
questa strategia il Veneto vuole proporre prodotti diversi e innovativi in grado di
rendere tale destinazione attraente e quindi competitiva: ma la strategia che sta
implementando è quella giusta?
! #!
Per rispondere a questo quesito è necessario fare alcune considerazioni preliminari e
chiarire alcuni concetti di base.
Questo compito è affidato al primo capitolo che introduce il concetto di cicloturismo
come forma di turismo attiva, legata ad un interesse speciale, nella quale gioca un ruolo
fondamentale non tanto la meta da raggiungere ma il viaggio da compiere per
raggiungerla. Segue un’analisi della domanda che mira a studiare il profilo e il
comportamento di questa tipologia di viaggiatori: si parla al plurale in quanto all’interno
del pubblico dei cicloturisti sono presenti diverse sottocategorie che presentano qualità e
motivazioni molto diverse tra loro. Appare necessaria anche un’analisi dell’offerta, in
modo da capire quali sono le attuali tendenze del settore.
Partendo dal presupposto che, per poter ideare e pensare a strategie da adottare, bisogna
conoscere le maggiori realtà di successo, il secondo capitolo è pensato proprio a questo.
Vengono prese ad esame quelle destinazioni affermate nel campo del cicloturismo e
caratterizzate da una forte cultura della bicicletta, in modo da individuare le strategie e
gli strumenti adottati per favorire la crescita del turismo in bici.
Il terzo capitolo tenta di fotografare la situazione italiana delle due ruote. Non a caso
questo capitolo è stato collocato dopo quello delle migliori pratiche: in tal modo è
possibile sviluppare una lettura critica e comprendere fin da subito il divario esistente
tra la realtà italiana e quella europea. Tuttavia non bisogna dimenticare che anche nel
Bel Paese sono presenti delle realtà di successo e delle proposte che, se efficacemente
attuate, possono aiutare l’Italia a rimettersi in gioco e colmare lo storico ritardo nel
settore.
Infine l’ultimo capitolo è dedicato al caso specifico denominato “Veneto Bike”. In
questa sezione viene presentato il percorso intrapreso dalla Regione Veneto verso la
costruzione di una rete cicloturistica regionale e le strategie adottate per implementarla.
Il lavoro si conclude tentando di analizzare in maniera critica il progetto cicloturistico
veneto e presentando delle proposte al passo con l’offerta presente in Europa.
! $!
CAPITOLO PRIMO
ANALISI DEL MERCATO CICLOTURISTICO
Definire il cicloturismo come “quella forma di turismo praticata in bicicletta” appare
troppo riduttivo. Attorno a questa attività si innescano motivazioni e bisogni più intensi,
non solo di carattere funzionale ma anche volti ad arricchire e a dare un senso alla
propria vacanza. Si tratta di una forma di turismo attiva e altamente coinvolgente non
solo dal punto di vista fisico ma anche emotivo, poiché il turista stesso è in grado di
agire personalmente sulla sua performance. In tal senso il cicloturista è allo stesso
tempo consumatore e attore della sua esperienza, è protagonista delle scelte che compie.
Il cicloturismo, inoltre, si caratterizza per la dimensione lenta del viaggio, che permette
di catturare sfumature e particolarità del paesaggio che con altri mezzi e con una
velocità di consumo maggiore andrebbero persi. Proprio per questa particolarità, tale
forma di turismo offre l’opportunità di “rallentare” e prendere un po’ di tempo per
staccare dalla frenesia che grava sullo stile di vita della società moderna.
In questo capitolo si vuole analizzare il mercato cicloturistico dal lato della domanda e
da quello dell’offerta, ma per farlo bisogna prima delineare il significato di cicloturismo
e identificare gli attributi che lo contraddistinguono.
1.1. Per una definizione di cicloturismo
In letteratura si trovano diverse definizioni di cicloturismo, che, pur avendo numerosi
tratti in comune, spesso sono discordanti tra loro. In questo contesto, è essenziale
circoscrivere chiaramente il fenomeno in oggetto in modo da delimitare i confini della
ricerca ed esprimere concetti non ambigui. Inoltre la definizione precisa dell’oggetto
dell’indagine è fondamentale anche dal punto di vista metodico, nel momento in cui si
effettuano e si propongono statistiche sul cicloturismo.
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Lamont1, dopo aver presentano una rassegna critica delle esistenti definizioni di
“turismo in bicicletta”, identifica una serie di parametri comuni nel tentativo di spiegare
in modo univoco il concetto. Tali caratteristiche sono:
1. il luogo del viaggio
2. la durata (escursione o viaggio di più giorni)
3. la natura dell’attività ciclistica (agonistica o amatoriale)
4. lo scopo del viaggio
5. la partecipazione (attiva o passiva) del turista
6. leisure o recreation
Nell’andare a definire il primo parametro, l’autore afferma che l’esperienza turistica (in
bici) ha luogo fuori dalla regione di residenza di una persona. Tuttavia questa
definizione è ambigua poiché il concetto di lontananza è relativo e dipende dal contesto
nel quale viene utilizzato. Per ovviare al problema, l’autore propone di tenere conto
delle definizioni usate dalle statistiche sul turismo delle agenzie di quel determinato
Paese. Ad ogni modo, è chiaro che l’utilizzo della bici per scopi di utilità, ossia per
recarsi al lavoro, a scuola, presso negozi, ecc., non è considerata una forma di
cicloturismo.
Per quanto riguarda la durata del viaggio in bici, la letteratura è spaccata su questo
tema: ci si chiede se il turista che compie un viaggio in bici in giornata (per un arco di
tempo inferiore alle 24 ore) rientri o meno nella definizione di cicloturista. Tale
problema non è da sottovalutare, anzi rappresenta uno dei principali limiti per quanto
riguarda le stime del mercato e il confronto delle ricerche in questo ambito. Lamont
propone di inserire entrambe le tipologie, cioè sia gli “escursionisti” sia i “turisti in
senso proprio”, con l’accortezza di tenere i due dati separati in modo da ridurre
l’ambiguità d’interpretazione dei risultati.
La terza questione riguarda la natura del viaggio poiché chi intraprende un viaggio in
bici può farlo con il duplice scopo agonistico o amatoriale. Entrambe le tipologie
rientrano nella definizione di sport e quindi di turismo sportivo, perciò non sembra
errato riconoscere il target dei praticanti degli sport su bici (come bici di velocità,
mountain bike, triathlon) come potenziale segmento del mercato cicloturistico. Infatti,
afferma che riconoscere le forme di ciclismo agonistico permette di aumentare la
!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!1 LAMONT, D. Reinventing the Wheel: A Definitional Discussion of Bicycle Tourism, “Journal of Sport & Tourism”, 2009, 14(1), pp. 5 – 23.
! &!
visibilità del mercato cicloturistico, offrendo più possibilità ai gruppi che svolgono
azione di lobby per trovare fondi a favore delle infrastrutture ciclistiche.
In merito allo scopo del viaggio, diversi autori affermato che il cicloturismo è una forma
di “special interest tourism”, cioè tale turista è mosso da una motivazione molto
specifica e legata ai suoi interessi personali. Una ricerca neozelandese mostra che i
turisti in bici spendono in media 74.5% del loro tempo pedalando, e solo il 25,5% del
tempo in destinazioni intermedie. Ciò suggerisce che l’attività ciclistica ha una valenza
maggiore rispetto alle mete visitate, perciò la prima è da considerarsi lo scopo di un
viaggio cicloturistico. Secondo l’autore, chi compie una vacanza attiva di questo genere
verso una determinata destinazione, lo fa a prescindere dai fattori d’attrattiva di quel
luogo, ma è mosso dalla sua particolare passione per la bici.
La maggior parte delle ricerche in materia non tiene conto della partecipazione passiva
del turista. Solo una parte minore degli studi ha fatto rientrare lo spettatore degli eventi
ciclistici nella definizione di cicloturismo. Spesso queste definizioni così ampie hanno
lo scopo di misurare gli impatti economici di grandi eventi ciclistici (come il Tour de
France) in modo da attribuire un peso maggiore a questo mercato. Ciò può servire agli
attori del sistema per avere maggiore visibilità e può essere utile per sollecitare
sponsorizzazioni e aiuti economici.
Per quanto riguarda l’ultimo parametro, la definizione di cicloturismo dovrebbe
racchiudere sia il concetto di tempo libero (leisure) che quello di svago (recreation).
Infatti, quest’attività può essere un’esperienza vissuta durante il tempo avanzato, ma
può essere svolta anche per ristabilire l’equilibrio mentale e fisico.
In conclusione Lamont propone di tenere in considerazione questi sei parametri quando
si va a definire il tema oggetto di questa tesi, pur con la consapevolezza che diverse
definizioni si adattano a diversi contesti.
La definizione adottata in questa ricerca definisce il cicloturismo “as recreational visits,
either overnight or day visits away from home, which involve leisure cycling as a
fundamental and significant part of the visit”2. Innanzitutto comprende sia gli
escursionisti sia i viaggiatori che rimangono in vacanza più giorni. In secondo luogo si
tratta di persone che compiono il loro viaggio per motivi non agonistici, ma con scopi
ricreativi e di svago. Infine, essendo l’attività ciclistica una parte fondamentale di questa
esperienza, vengono implicitamente escluse le forme di partecipazione passiva. In
!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!2 SUSTRANS, Cycle Tourism, Information Pack TT21, Bristol, Sustrans,1999
! '!
questo caso il viaggio è tanto importante quanto la destinazione e in alcuni casi è la
destinazione stessa, tanto da essere definito da un autore “the travelling landscape”3.
Andando più nel dettaglio, si possono riconoscere tre tipologie di viaggio:
• “cycling holidays”: sono vacanze nelle quali l’attività in bici riveste un ruolo
fondamentale. Questi viaggi possono avere una durata breve di un fine settimana
come comprendere quattro o più notti;
• “holiday cycling”: si differenziano dalle prime in quanto, in questo caso,
l’attività cicloturistica ha luogo durante una vacanza, quindi è considerata come
una delle numerose attività che si possono effettuare durante un soggiorno
presso una destinazione;
• “cycling day visits”: consistono in escursioni in sella da casa verso un posto al di
fuori dal normale luogo di residenza per la durata di un giorno o di mezza
giornata4.
In questo lavoro sarò dato maggiore risalto alla prima categoria, ovvero ai cicloturisti
“in senso stretto”, in quanto lo scopo è quello di analizzare il mercato dei viaggi in
bicicletta in reti ciclabili a lunga percorrenza. Sebbene anche le altre due tipologie
offrano un notevole contributo al mercato cicloturistico, gli sarà dedicato meno spazio.
1.2. La domanda
Il cicloturismo sembra suscitare maggiore interesse tra gli abitanti di quei paesi
caratterizzati da una diffusa cultura della bicicletta, come Danimarca, Germania e
Olanda, che a loro volta rappresentano forti destinazioni cicloturistiche. Questi paesi,
infatti, hanno costruito la loro immagine attorno a tale prodotto, sostenendolo con azioni
di promozione e tramite un’offerta orientata alle esigenze dei cicloturisti. Proprio in
queste nazioni, caratterizzate da una forte propensione al cicloturismo, sono state
maggiormente condotte stime e ricerche di mercato con lo scopo di quantificarne la sua
grandezza e le sue caratteristiche. Tuttavia, tali stime, oltre ad essere generalmente
datate, spesso sono difficilmente comparabili a causa dell’utilizzo di metodi di calcolo
diversi. Inoltre, in letteratura si nota una maggiore attenzione verso la mobilità urbana,
!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!3 AA.VV. The European Cycle Route Network Eurovelo Study, Parlamento Europeo, 2012 4 Ivi, p. 1
! (!
che vede la bici come mezzo di trasporto di “utilità” (viaggi casa – lavoro/scuola),
mentre c’è minore attenzione verso il suo utilizzo per scopi turistici.
Il Parlamento Europeo ha recentemente pubblicato uno studio5 che offre una
panoramica del mercato attuale del cicloturismo in ambito europeo, concentrando
l’attenzione sulla rete Eurovelo (la rete di itinerari ciclistici che attraversa tutta
l’Europa) per studiarne l’impatto e analizzarne le possibili evoluzioni. Lo studio si basa
sulle ricerche disponibili condotte dai vari paesi in materia, perciò non ritiene di essere
esaustiva, ma permette di capire il peso del cicloturismo a livello internazionale.
Tale documento stima che ci sono 2.295 miliardi di vacanze condotte in bici ogni anno.
In totale l’impatto economico generato ammonterebbe a 44 miliardi di euro6.
L’Olanda sembra essere il paese più “ciclabile” al mondo e i trends suggeriscono che
questa pratica sia in aumento nel tempo. In particolare, più di un milione di olandesi ha
condotto una vacanza in sella nel 2010, ma si stima che il mercato potenziale nei
prossimi tre anni ammonterà a 1,7 milioni. Questo tipo di vacanza si posiziona al terzo
posto tra i temi più favoriti, dopo il turismo culturale e quello di montagna7. Anche la
Danimarca è una destinazione famosa per la pratica turistica della bicicletta, tanto che il
24% degli alloggi sono “bicyle friendly”, tuttavia solo il 4,8% della popolazione pratica
turismo sportivo8. In Francia, le ciclovacanze itineranti condotte dagli stranieri superano
quelle dei francesi stessi, che sono rispettivamente 720.000 e 385.000 milioni9. Il Regno
Unito, invece, ha ospitato 149 milioni di cicloescursioni a fronte di 1,23 milioni di
vacanze in bici (inclusa la pratica del mountain – biking)10. La famosa Ciclabile del
Danubio che corre da Passau a Vienna ha totalizzato nel 2012 un totale di 440.000
vacanzieri in soli 320 chilometri di percorso11.
Anche a livello nazionale non esistono statistiche ufficiali dedicate esclusivamente a
questo ambito, tuttavia il cicloturismo rientra spesso all’interno delle ricerche sul
turismo sportivo o ecosostenibile che qui di seguito riporto.
!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!5 Ivi 6 Ivi, p. 35 7 CBI MINISTRY OF FOREIGN AFFAIRS, Cycling Tourism in The Netherlands, 2011 8 CBI MINISTRY OF FOREIGN AFFAIRS, Cycling Tourism in Denmark, 2012!9 The economics clycling, Grand Angle Atout France – Special issue n. 6, 2009 !10 ZOVKO I, The Value of Cycling Tourism. Opportunities for the scottish economy, Transform Scotland, 2013 11 JENNERT R. FROITZHEIM T, ADFC – Radreiseanalyse. 14. Bundesweite Erhebung zum fahrradtouristischen Markt, Internationale Tourismus – Börse Berlin, ITB, ADFC, 2013
! )!
Secondo il decimo rapporto Ecotur12, il nostro Paese attrae ogni anno sempre più turisti
orientati verso le cosiddette “vacanze verdi”: nell’ambito del turismo natura si stimano
più di 100 milioni di presenze nel 2012, che hanno portato ad un fatturato di quasi 11
miliardi di Euro. Da un’analisi più approfondita, condotta da Active Sport Tours, tour
operator specializzato nell’organizzazione di vacanze in bicicletta, emerge un
considerabile aumento del segmento cicloturismo, tanto da essere in cima alle attività
sportive più praticate. Infatti, tra il 2012 e il 2013, il 21% dei turisti italiani che ha
condotto una vacanza verde in Italia si è dedicata al cicloturismo (31% contro il 23%
dell’anno precedente), seguito da escursionismo (21%), trekking (15%) e animal
watching (13%)13.
Questa panoramica generale sull’Europa sembra indicare che il cicloturismo sia ancora
un mercato piccolo, se non di nicchia in paesi come la Grecia e il Portogallo. Tuttavia
alcuni trend come lo sviluppo del mercato dell’”outdoors” in paesi come la Repubblica
Ceca, l’Austria e l’Ungheria14, la consapevolezza dell’importanza di uno stile di vita
sano, il bisogno di vivere la vita in maniera “lenta”, suggeriscono una sua futura
crescita.
1.2.1 Il profilo dei cicloturisti
In base ad un’analisi condotta su otto studi provenienti da cinque diversi paesi, si può
definire un profilo generalizzato del cicloturista tipo:
Figura n. 1 – Profilo del cicloturista tipo
Età media 45 – 55 anni
Sesso 60% uomini, 40% donne.
Si riscontrano percentuali più eque tra gli escursionisti
Livello di
educazione
Diploma d’istituto superiore, una minoranza significativa di
laureati
Composizione
del gruppo
20% da soli, 50% in coppia, 20% in piccoli gruppi di 3 – 5
persone
!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!12 X° Rapporto Ecotur sul Turismo Natura, 2013 in http://www.infiera-ecotur.it/index.htm 13 www.ansa.it/web/notizie/specializzati/inviaggio/2013/09/23/Vacanze-verdi-boom-cicloturismo_9344816.html 14 AA.VV. The European Cycle Route Network Eurovelo Study, cit., p. 31
! *!
Reddito Variabili (ma in un recente studio tedesco la media era 24.000
– 36.000 euro annui).
Fonte: AA.VV. The European Cycle Route Network Eurovelo Study, cit., p. 37
Questa generalizzazione, seppur utile a comprendere il cicloturista medio, dev’essere
presa come indicazione di base. Infatti, nella realtà, il prodotto cicloturistico non è
omogeneo al suo interno, ma presenta molteplici prodotti differenti che è bene
distinguere.
Una prima distinzione può essere effettuata in base alla tipologia di bici utilizzata dal
turista, che implica una diversa tipologia di percorso e di preparazione fisica:
1. Slow bike: come suggerisce il termine, la caratteristica principale di questa
categoria è la lentezza di spostamento, percepita come valore positivo e
ricreativo. Questo target si sposta soprattutto su percorsi ciclabili protetti, con
sfondo asfaltato o nello sterrato in buone condizioni. Rappresentano un pubblico
molto vasto, perciò richiedono una maggiore attenzione nella logistica: in tal
caso anche l’eventuale pacchetto vacanza deve comprendere numerosi servizi
(trasporto bagagli, noleggio bici, informazioni dettagliate). Nel caso
viaggiassero in completa autonomia, si attrezzano di borse da attaccare al
portapacchi per portare con sé i beni necessari.
2. Bici da corsa: questa categoria muove masse di persone appassionate di
ciclismo, perciò si muovono spesso anche per seguire le manifestazioni sportive.
Si tratta di una categoria molto più allenata a correre, perciò le lunghezze
percorse sono maggiori. Al contrario dei primi, questi turisti sfruttando la
viabilità ordinaria, le strade asfaltate e vanno incontro anche alle salite. Si tratta
di un pubblico soprattutto maschile, maggiorenne e anche maturo.
3. Mountain bike: al contrario della seconda categoria, questa è caratterizzata
soprattutto da giovani che si organizzano maggiormente da soli e prediligono le
zone montane o collinari. Si tratta spesso di dover condividere con gli utenti a
piedi i percorsi di trekking o in alternativa possono usare le aeree costruite ad
hoc per loro, ossia i bike park. Infine questo target è molto attento alle nuove
tecnologie, tanto che qui il GPS ha visto le prime applicazioni15.
!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!15 TUCCI G. (a cura di) Cicloturismo. Politiche, andamenti e prospettive, in Rapporto sul Turismo Italiano XVIII edizione , Edizione Franco Angelo, 2011-2012, p. 460
! "+!
Un’ulteriore classificazione può essere fatta in base all’organizzazione della vacanza,
distinguendo tra chi compra un pacchetto cicloturistico da coloro che prediligono il “fai
da te”. In base ad una ricerca condotta dall’ADFC16 i turisti che comprano un viaggio
organizzato all’interno del paese sono il 6%, mentre la percentuale è più elevata per i
viaggi effettuati al di fuori del paese di provenienza, che sale al 19%17. Ciò suggerisce
che i pacchetti cicloturistici sono maggiormente acquistati quando la destinazione è più
distante e probabilmente meno conosciuta, per questo il turista ha bisogno di maggiori
informazioni e di una logistica più curata.
È interessante notare che esiste anche un cicloturismo organizzato di alta nicchia
proveniente dal Nord – America che in Italia predilige determinati luoghi rinomati
(Chianti, ville venete, riviera ligure, lago di Como) ed è affascinato dalla cultura e
gastronomia del territorio. Tali cicloturisti prediligono l’asfalto e la bici da corsa e
lasciano i bagagli in un furgone che li scorta nelle varie mete, perciò possono percorrere
dai 100 ai 140 km in un giorno18. In generale, il viaggio organizzato sembra proporre
offerte piuttosto costose, perciò rivolte a fasce di popolazione con un livello di reddito
medio – alto. Questo è il caso, per esempio, di Velotours Touristik, tour operator
tedesco specializzato in viaggi in bici, che propone soluzioni ricettive di pregio,
alberghi rinomati e ristoranti stellati. “Il cicloturista tedesco, in particolare, è stato
descritto come una persona agiata (casse sociale medio/alta), esigente, che ricerca, dopo
avere trascorso molte ore in sella, comfort, qualità, nel pernottamento e nella
ristorazione, anche superiori rispetto ad altre tipologie di turisti”19.
I cicloturisti, infine, si possono distinguere secondo la tipologia di tracciati che
intendono seguire. Esistono percorsi itineranti che si caratterizzano per avere una meta
di giorno in giorno diversa, per cui il turista non dorme mai nello stesso posto ma si
sposta lungo un tracciato che si conclude in un luogo diverso rispetto a quello di
partenza. Ci sono anche percorsi ad anello o a margherita, che invece prevedono lo
stesso luogo di pernottamento per tutta la vacanza e il turista si sposta di giorno lungo
percorsi che portano alla medesima destinazione. La differenza tra le due alternative
consiste sostanzialmente in una diversa organizzazione della logistica, che risulta più
!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!16 “Allgemeiner Deutscher Fahrrad Club” è l’associazione di ciclisti e cicloturisti tedeschi 17 JENNERT R. FROITZHEIM T, Die ADFC – Radreiseanalyse 2011. 12. Bundesweite Erhebung zum fahrradtouristischen Markt, Internationale Tourismus – Börse Berlin,, ADFC, 2011 18 TUCCI G. op.cit., p. 460 19 FORMATO R.,Cicloturismo – Strategie di sviluppo e benefici per le destinazione turistiche, Napoli, Edizioni Scientifiche Italiane, 2009, p. 227!
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impegnativa nel primo caso. Proprio per questo la seconda tipologia di percorso può
essere preferita da un pubblico familiare, che non desidera percorre troppi chilometri.
1.2.2 I fattori motivazionali
Molti studi indicano che i fattori che spingono cicloturisti e cicloescursionisti a
condurre una vacanza in bici sono principalmente legati alla sfera sportiva e ricreativa.
Altre motivazioni “core” includono lo stare a stretto contatto con la natura, l’opportunità
di esplorare altri posti e vedere bei paesaggi. Uno studio tedesco ha indagato i fattori
che incoraggiano i cicloturisti ad usare i percorsi in bici. I primi posti sono occupati da
motivazioni che riguardano l’attività fisica, lo stare immersi nella natura, la flessibilità
che caratterizza questa tipologia di viaggio, ma anche i valori legati alla salute e alla
scoperta di altri posti.
Figura n. 2 – I fattori motivazionali
Fonte: Fonte: AA.VV. The European Cycle Route Network Eurovelo Study, cit., p. 38
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Al contrario, i fattori che non interessano sono gli eventi sportivi, lo stare da soli, la
mancanza di informazioni, il comfort e il budget ridotto. È interessante notare che
quest’ultima caratteristica rientra proprio tra le caratteristiche non primarie, al contrario
di quello che comunemente si potrebbe pensare riguardo a questo tipo di vacanza, ossia
che sia economica. Questo argomento verrà ampiamente trattato nel paragrafo relativo
ai benefici.
1.2.3 La durata del viaggio
La durata media del soggiorno di ciclovacanze sembra essere tra i 5 e gli 8 giorni, con
7.7 giorni il peso medio calcolato da 18 percorsi e reti diverse. Uno studio indica che il
30% dei cicloturisti tedeschi effettuano short breaks, ma la maggior parte, il 62%,
effettua soggiorni più lunghi di una o due settimane. Solo una minoranza compie
vacanze più lunghe di 15 giorni20.
Figura n. 3 – Durata del soggiorno dei cicloturisti tedeschi
Durata % di cicloturisti
2 – 4 giorni 30
5 – 7 giorni 30
8 – 14 giorni 32
15 + giorni 8
Totale 100
Fonte: AA.VV. The European Cycle Route Network Eurovelo Study, cit., p. 41
La lunghezza del percorso compiuto varia sicuramente in base allo scopo della vacanza
e all’allenamento del turista che la effettua. In particolare, si può affermare che i
cicloescursionisti rimangono in sella meno tempo dei cicloturisti. Infatti la maggior
parte dei primi pedala in media da 1 a 4 ore al giorno, mentre la maggior parte dei
secondi corre in media 7 ore. In termini di chilometri percorsi, alcuni studi dimostrano
!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!#+!Fonte: AA.VV. The European Cycle Route Network Eurovelo Study, cit.,!p. 41!
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la stessa differenza tra le due tipologie di turisti, che vede impegnati i cicloturisti per 60
km circa, mentre i cicloescursioni per 40 km21.
1.3. L’offerta
La cultura della bicicletta è particolarmente diffusa nei paesi del nord Europa e in quelli
tedeschi: basti pensare che la famosa “Donauradweg”, la pista ciclabile che segue il
corso dell’omonimo fiume, è nata nel 1983 e ha visto un rapido crescendo di domanda.
Il cicloturismo, per poter creare valore aggiunto in una destinazione, “deve promuovere
sistemi di offerta che rispettino determinate condizione, in primis l’organizzazione di
itinerari ciclabili interconnessi e dotati di una gamma di servizi dedicati,
dall’intermodalità alla segnaletica, dall’accoglienza all’informazione.”22
Dal punto di vista realizzativo, nelle prime esperienze veniva posta maggiore attenzione
alla realizzazione di piste ciclabili in sede propria. Sebbene questa politica ha consentito
di recuperare all’uso pubblico parti di territorio abbandonate e in disuso (come gli argini
dei fiumi, i tracciati delle ferrovie dismesse), allo stesso tempo è stata il deterrente per
lo sviluppo della ciclabilità. Infatti i costi e le logistiche relativi alla costruzione di una
ciclabile ex-novo sono maggiori. Negli ultimi anni si è affermato un approccio più
elastico, che vede amministrazioni e associazioni impegnate a costruire percorsi misti,
che rispettino comunque il requisito della sicurezza, con annessi servizi dedicati ai
cicloturisti. La situazione attuale è rappresentata nella figura n. 4 che mostra la
dotazione infrastrutturale dei principali paesi europei.
Dato il problema di inconsistenza delle fonti già trattato precedentemente, bisogna
premettere che alcuni dati, come quelli relativi all’Olanda, si riferiscono sia agli itinerari
ciclabili in sede propria che lungo strade motorizzate, mentre per quanto riguarda la
Spagna, per esempio, i percorsi riguardano le greenways destinate sia ai ciclisti che ad
altri tipi di utenti non motorizzati, come i pedoni.
!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!#"!Ivi, p. 42!22 FORMATO R., op.cit.,p. 39
! "%!
Figura n. 4 – Quadro dell’offerta di ciclabilità nei diversi paesi europei
PAESE SUP.KMQ ABITANTI
(MILIONI)
RETE
STRADALE KM
RETE CICLABILE
NAZIONALE KM
% CICLABILE/
STRADE
Austria 84.000 8 110.000 4.000 4%
Danimarca 43.000 6 71.000 4.200 6%
Germania 357.000 80 650.000 40.000 6%
Inghilterra 244.000 58 350.000 17.000 5%
Olanda 34.000 15 115.000 6.000 5%
Svizzera 41.000 7 71.000 3.300 5%
Italia 324.000 57 310.000 (17.000) * 5%
Fonte: FORMATO R., op.cit., p. 40
Per quanto riguarda il dato italiano, i 17.000 chilometri rappresentano l’obiettivo della
futura rete Bicitalia, di cui si parlerà nel secondo capitolo.
1.3.1 L’infrastruttura di base
Le destinazioni turistiche di successo nel campo del turismo su due ruote si sono mosse
per offrire ai turisti percorsi facili, sicuri e scorrevoli. Una ciclovia che s’interrompe
ripetutamente costringendo il cicloturista a proseguire il tragitto su una strada trafficata
priva di una corsia preferenziale, oltre a rappresentare un pericolo per la sicurezza, non
consente di vivere un’esperienza positiva. Questa è una questione di fondamentale
importanza, poiché una rete ciclabile solida getta le basi per la nascita di un sistema
virtuoso. In questa sede non ci si vuole addentrare nello specifico nel tema delle
infrastrutture dedicate, poiché si tratta un discorso complesso e specialistico e merita di
essere trattato da chi si occupa di urbanistica e pianificazione del territorio, perciò mi
limiterò a fare qualche breve riflessione in merito.
Scegliere il modo di migliore per regolare il traffico ciclistico non è un compito facile.
Prendendo come linee guida quelle dettate dal sistema Olandese, si può affermare che le
infrastrutture per i ciclisti dovrebbero essere:
• sicure: sia in caso di strade a traffico misto che in superfici speciali;
• dirette: portare i ciclisti a destinazione attraverso percorsi “slow” ma veloci;
• connesse: costruire una rete;
• comode: avere il minor numero di ostacoli;
! "&!
• attrattive: condurre i viaggiatori lungo luoghi remoti, vie principali, luoghi di
ristoro e di riposo23.
Per quanto riguarda il tema della sicurezza, è utile ricordare che non è necessario
realizzare itinerari ciclabili su sede propria (ossia le piste ciclabili vere e proprie,
separate dalla corsia riservata alle auto attraverso cordoli, marciapiedi o transenne), che
costituiscono una soluzione obbligatoria solo in alcuni casi, dove il traffico e la velocità
dei mezzi motorizzati risultano elevati. Certo questa soluzione sembra ottima quando le
piste sono facilmente recuperabili da aeree dismesse, marginali e ridondanti come le
alzaie dei fiumi o la superficie dei binari abbandonati. «Il costo delle piste ciclabili e le
difficoltà anche logistiche a realizzare degli itinerari completi possono inoltre costituire
paradossalmente un deterrente allo sviluppo del cicloturismo che invece, […], può
essere promosso anche attraverso soluzioni semplici ma focalizzate»24.
Non si deve però dimenticare che il turista in sella viaggia con un mezzo particolare,
perciò necessita di servizi e strutture adatte a tale tipologia di viaggio. Quindi, oltre agli
interventi infrastrutturali della rete ciclabile, i servizi “a misura del cicloturista”
costituiscono un’altra gamma di strumenti fondamentali utili allo sviluppo di un’offerta
integrata mirata ad accrescere questo mercato.
1.3.2 Le strutture ricettive “bicycle friendly”
Per realizzare un’offerta cicloturistica di qualità, è necessario proporre innanzitutto
strutture ricettive adeguate ai bisogni di questa tipologia di turisti. Già dalla seconda
metà degli anni ’90 si è assistito alla proliferazione di alloggi che si dichiaravano a
“misura di ciclista”. La Germania ha intuito subito le potenzialità di questo mercato
tanto da essere stata la prima nazione ad aver sviluppato questo sistema, quando a
partire dal 1995 ha creato e implementato una rete sotto il marchio “Bett&Bike”. Se il
progetto iniziale ha visto la partecipazione di sole 216 strutture, nel 2012 il progetto ne
contava più di 5.400 e il fenomeno sembra essere in continua crescita.
In gran parte dell’Europa sono nate associazioni simili, con lo scopo di certificare quei
servizi “cycle friendly” sia nel settore dell’alloggio che in quello della ristorazione.
Dato il forte impatto di questo fenomeno, l’associazione ECF ha recentemente condotto
!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!23 How to develop cycle tourism in http://www.bicy.it/docs/35/How_to_develop_cycle_tourism_ang.pdf 24 FORMATO R., op.cit., pag. 226
! "'!
uno studio sul tema25. Dalla ricerca emerge che i criteri di certificazione variano sia in
base alla tipologia alberghiera che da nazione a nazione, ma si possono riscontrare
alcuni parametri comuni:
• parcheggio e rimessa sicura per le bici
• facoltà di pernottamento nella struttura anche solo per una notte
• attrezzi di base per semplici riparazioni della bici
• luoghi adatti al lavaggio e all’asciugatura di vestiti ed attrezzatura
• informazioni sui servizi ciclabili nella regione.
Tale studio mira ad analizzare le caratteristiche dei vari enti, nell’ottica di una comune
certificazione europea basata sull’armonizzazione di tale criteri. Quasi tutti i paesi a cui
è stata sottoposta la questione sono favorevoli a questo approccio, così come sono
d’accordo con la creazione di una politica promozionale condivisa che prevedrebbe un
unico sito web con i link alle pagine nazionali, una stessa comunicazione e uno stesso
logo.
Sulla scia di quanto sta accadendo nel vecchio continente, in Italia si sta muovendo la
FIAB con il marchio Albergabici. L’idea, sviluppata già nel 2003, “ha l’obiettivo di
segnalare le strutture idonee ai ciclisti, con lo scopo di mettere in rete utili
informazioni, altrimenti difficilmente reperibili, per chi viaggi in bicicletta o
semplicemente intende effettuare alcune escursioni nei dintorni del suo luogo di
vacanza”26. Attualmente la rete conta più di 1.800 strutture ed è destinata a crescere.
L’aspetto interessante del progetto è che il portale è integrato a quello di Bicitalia27 il
quale permette di trovare le strutture più vicine alle principali ciclovie di tale progetto.
Inoltre, a discrezione degli albergatori, c’è la possibilità di indicare al viaggiatore le
strutture che incontrerà lungo il percorso in modo da prenotare per loro l’alloggio della
tappa successiva. Questa caratteristica, se implementata adeguatamente, può essere di
grande aiuto verso la creazione di un network dell’ospitalità, nel quale ciascun
albergatore sia disposto a lavorare in rete. Le strutture che rispettano determinati
standard progettati dalla FIAB possono ottenere l’attestato di “Albergo Amico della
Bicicletta” e la certificazione ha validità annuale.
Parallelamente al progetto della FIAB, sono nate altre iniziative che operano più che
altro in ambito regionale. A livello nazionale si può citare il consorzio “Italy Bike
!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!25 MOUREK D. BODOR A. Finding from a study on European Cycle Friendly Service Network Concept, ECF, p. 4 in www.eurovelo.org 26 www.albergabici.it 27 www.bicitalia.org (portale per la promozione di una rete di ciclopercorsi a lungo respiro)
! "(!
Hotels”, club di prodotto costituito nel 2000, che attualmente conta 45 imprese
alberghiere appartenenti a 11 regioni italiane. Si tratta di un’offerta assai diversa da
quella proposta da Albergabici. Innanzitutto sono pensati per le esigenze dei ciclisti
sportivi amatoriali perciò è presente anche l’assistenza medica e fisioterapica. Inoltre
mettono a disposizione numerosi servizi per gli eventuali accompagnatori, ossia sauna,
sala fitness, trattamenti benessere, corsi di cucina o bricolage ecc. Si tratta di una
filosofia completamente diversa, orientata verso un altro target con una capacità di
spesa più elevata.
-./012 n. 5 – Alcuni esempi di marchi “amici delle biciclette”
Fonte: MOUREK D. BODOR A. op.cit.
1.3.3 Gli strumenti di direzione
In base ad una ricerca condotta dalla tedesca ADFC sui mezzi utilizzati prima e durante
il viaggio per reperire informazioni sul percorso, è emerso che gli strumenti più
utilizzati nella fase precedente sono internet, mappe, guide e informazioni turistiche; in
itinere, invece, internet scende di posto per essere rimpiazzato dalle informazioni fornite
dalle persone del luogo28.
Questo breve profilo permette di capire l’importanza di alcuni strumenti che è
fondamentale offrire ai turisti.
!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!#)!JENNERT R. FROITZHEIM T, ADFC – Radreiseanalyse. 14. Bundesweite Erhebung zum fahrradtouristischen Markt, Internationale Tourismus – Börse Berlin, ITB, ADFC, 2013!
! ")!
Le guide turistiche e le mappe dovrebbero contenere tutte le informazioni utili sia alla
corretta riuscita del viaggio in termini logistici, sia alla valorizzazione dei luoghi
percorsi dalla ciclabile. In particolare devono offrire una descrizione dettagliata degli
itinerari, indicando con una legenda chiara la lunghezza del tragitto, la tipologia della
superficie e l’altimetria in modo da evitare spiacevoli sorprese. Affinché l’offerta risulti
integrata, mappe e guide cicloturistiche devono includere la posizione degli alloggi
“amici della bicicletta” e indicare l’ubicazione dei servizi utili che riguardano
l’intermodalità, i punti informativi ma anche i negozi e le officine per i ricambi.
Un discorso a parte merita la segnaletica. Attualmente in Italia si assiste ad una
proliferazione di iniziative attuate dalle varie amministrazioni, ma ciò comporta una
difformità di simboli, colori, legenda da pista a pista. Nel codice della strada non è
prevista una particolare normativa circa gli itinerari ciclabili e/o ciclopedonali, perciò la
FIAB si è mossa con una proposta di segnaletica uniforme da adottare in tutto il
territorio, che prevede determinate caratteristiche sotto l’aspetto della funzione, dei
colori, della forma, della dimensione, di simboli e caratteri. In particolare, per quanto
riguarda il contenuto dei segnali, dovrebbero sia indirizzare il ciclista, che offrire
informazioni aggiuntive quali eventuali bivi, svolte, località da raggiungere e la distanza
in km. Inoltre è utile identificare l’itinerario con la sua denominazione o sigla
alfanumerica. Ad ogni modo, non è da sottovalutare l’importanza di una segnaletica
uniforme in quanto, oltre ad essere utile dal punto di vista pratico, dona uniformità
all’immagine della rete di percorsi nazionali.
Tra le novità nel campo del web si possono citare il roadbook, le tracce GPS e il nuovo
servizio di googlemaps. Il roadbook è uno strumento facilmente reperibile in internet
che fotografa il percorso attraverso immagini accompagnate da un testo essenziale circa
le caratteristiche del percorso e delle attrattive principali del territorio circostante. Le
tracce GPS si possono scaricare dalla rete e usare con un cellulare di nuova generazione.
Sostanzialmente prendono il posto delle mappe cartacee e sono maggiormente usate tra
i mountain bikers in quanto il segnale satellitare è utile in caso di mancanza di
indicazioni, come può accadere più spesso in un percorso di montagna o tra i boschi.
Vale la pena citare anche il recente servizio creato da Google, il motore di ricerca più
famoso al mondo, che ha introdotto il calcolo dei percorsi per le biciclette su Google
Maps. Il servizio, nato nel 2010 e disponibile solo negli Stati Uniti e in Canada, è
! "*!
recentemente approdato anche in Europa, ma solo in una decina di paesi, Italia
esclusa29.
1.3.4 L’intermodalità
Il trasporto pubblico gioca un ruolo importante nel mercato cicloturistico. Infatti il
mezzo più utilizzato per arrivare al percorso ciclabile prescelto è rappresentato dal
treno. Inoltre il trasporto pubblico permette di rendere gli spostamenti più agevoli e
rapidi in caso di affaticamento nelle tappe troppo impegnative, così come può
rappresentare un luogo di riparo in caso di maltempo.
Sebbene sia sempre possibile caricare la bici in un aereo, non si può dire lo stesso per il
treno. In Europa, come regola generale, si può dire che tale servizio è garantito da treni
locali e regionali ad un modico prezzo o addirittura gratuitamente. Invece per quanto
riguarda i treni a lunga percorrenza, cioè quelli che attraversano i confini nazionali, la
situazione appare più critica: i posti bici, ove presenti, sono ridotti a pochi numeri. Ad
ogni modo è giusto segnalare le compagnie maggiormente “amiche della bicicletta” che
sono l’inglese GNER e la svizzera SBB. In particolare la Svizzera ha coinvolto le
società di trasporto pubblico in un sistema integrato di servizi alla rete cicloturistica
nazionale e ha presentato in una mappa i tratti raccomandati per il carico delle bici su
vari mezzi (ferrovia, autobus, battello, seggiovia, funivia, funicolare.
Molte compagnie ferroviarie ritengono quello della bici un problema e non
un’opportunità in quanto:
• implica costi per adattare i materiali ferroviari al trasporto della bici
• determina minori introiti a causa dei posti rubati ai passeggeri per depositare le
bici
• costituiscono un intralcio nei confronti degli altri passeggeri
• si accumulato maggiori ritardi a causa delle operazioni di carico e scarico delle
bici
• la domanda è stagionale
• i cicloturisti preferiscono i treni regionali30.
!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!29 Google Maps per le bici in altri 6 paesi europei, di Alessandro Micozzi in http://www.bikeitalia.it/2013/05/28/google-maps-per-le-bici-in-altri-6-paesi-europei/ 30 DANZI M. Bicycle carriage in Long – Distance Trains in the European Union, ECF, 2006
! #+!
Solo uno studio accurato può appurare se queste considerazioni sono reali o frutto di
percezioni errate. La ECF, in merito, sostiene che si tratti di un’opportunità: in seguito
alla liberalizzazione del mercato europeo dei trasporti e alla maggiore competizione che
ne deriva, attuare delle politiche mirate a questo mercato potrebbe aiutarle a mantenere
salda la quota di mercato delle compagnie.
L’Italia, sotto l’aspetto dell’intermodalità, presenta numerosi deficit. Coloro che
dispongono di una bici pieghevole devono inserirla in una sacca e possono agevolmente
salire a bordo in qualsiasi treno. La difficoltà maggiore è incontrata da chi ha una bici
tradizionale in quanto solo in determinate fasce orarie può caricare il proprio mezzo.
Dato il ridotto spazio a disposizione, i gruppi superiori a dieci persone devono fare
richiesta direttamente alla Direzione Regionale competente almeno sette giorni prima
della partenza. Per quanto riguarda i treni internazionali, non si posso trasportare a
bordo bici se non piegate e riposte in una sacca, con l’eccezione di una ventina di treni
provenienti o diretti in uno dei tre paesi tedeschi. Questo è il quadro nazionale, mentre a
livello regionale alcune amministrazioni si sono dimostrate più sensibili rispetto ai
bisogni dei cicloturisti31.
1.4. I vantaggi del prodotto cicloturistico
In questo paragrafo saranno presentati gli effetti che una vacanza in bici genera sul
territorio, che si possono classificare in impatto economico, ambientale e sociale. Va
precisato che, per ciascuna categoria, non si discuterà degli impatti negativi in quanto la
letteratura e la pratica non hanno riscontrato tali negatività. Talvolta, inoltre, le diverse
classi di benefici sono interconnessi, così che, per esempio, i benefici sociali possono
indurre a positività economiche e viceversa.
1.4.1 Benefici economici
Uno studio condotto dal Parlamento Europeo ha tentato di stimare il volume e il valore
del cicloturismo. Sebbene i dati siano generalizzati e in alcuni paesi la realtà sia
sottostimata, mentre in altri sia sopravvalutata, lo studio fornisce una visione di
massima a livello europeo. I risultati sono i seguenti:
!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!31 Guida “Treno + bici” – Trenitalia in http://www.trenitalia.com/cms-file/allegati/trenitalia/treni/Guida_Bicintreno.pdf
! #"!
• 2.300 milioni di escursioni giornaliere in sella l’anno
• 20 milioni di ciclovacanze l’anno
• 44 ! miliardi di ricavi l’anno, 9 ! miliardi dei quali arrivano dalle vacanze in
bici32.
Si tratta di una stima assai generale, data la scarsità delle statistiche elaborate. I casi
rinvenuti in letteratura mostrano cifre interessanti. A titolo esemplificativo, in
Danimarca, il 13% del fatturato del settore turistico deriva dal turismo in bici (questa
cifra però comprende anche le forme “soft”), in Germania rappresenta un mercato di
ben 3,9 miliardi di euro. Tali benefici economici si possono presentare anche in
destinazioni meno famose: nella regione del Münsterland, in Germania, il settore
cicloturistico ha provveduto al 30% del fatturato totale annuo del comparto turistico.
Bisogna premettere che, diversamente da quello che si pensa nell’immaginario comune,
il cicloturista non è un viaggiatore low – cost. Pur con la consapevolezza che la capacità
di spesa varia in base al paese d’origine (per esempio i Norvegesi spendono in media
90% in più degli Olandesi33), il consumo medio sembra attestarsi tra 50 e il 70 euro al
giorno34. La propensione alla spesa sale se si effettua un viaggio organizzato. Inoltre,
occorre tenere a mente che, coloro che viaggiano autonomamente, non possono portare
con sé un bagaglio eccessivo, perciò sono costretti a spendere durante gli itinerari
percorsi. Una ricerca inglese del 1997 ha approfondito questo tema e ha rilevato che “i
cicloturisti spendevano di più rispetto agli escursionisti in auto (25 sterline contro 7,3
procapite escluso pernottamento) perché essi non potevano fare a meno di spendere
localmente, soprattutto per la ristorazione, mentre gli escursionisti in auto provvedevano
generalmente attraverso colazione a sacco preparata a casa e limitando la spesa in loco
soprattutto al rifornimento di carburante”35.
Un altro fattore da tenere in considerazione quando si parla di benefici economici
riguarda la stagionalità. Infatti per i vacanzieri la stagione va principalmente da maggio
fino a fine agosto, ma per gli escursionisti questo periodo si allarga fino a comprendere
alcuni mesi primaverili e autunnali. Nei paesi più caldi la stagione può iniziare anche
prima, già da febbraio, che è il caso di Mallorca in Spagna. Nell’isola il cicloturismo è
un settore in crescita ed è considerato un fattore importante nella riduzione della
stagionalità.
!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!32 AA.VV. The European Cycle Route Network Eurovelo Study, cit., p. 117 33 Ivi p. 50 34 Ivi p. 48!35 FORMATO R. op.cit., p. 39.
! ##!
1.4.2 Benefici ambientali
Le ricadute positive sulle destinazioni che sfruttano questo segmento di domanda sono
anche di tipo ambientale e si sviluppano principalmente verso due direzioni.
Innanzitutto il cicloturismo è coerente con le politiche sempre più diffuse dalle
amministrazioni locali che prediligono forme di spostamento sostenibile. Inoltre, a
livello internazionale, tra i temi dell’agenda dell’Unione Europea, si fa spesso
riferimento a soluzioni e progetti volti a ridurre il riscaldamento globale e
all’incentivazione dell’uso di energie alternative. La bici è indubbiamente un mezzo di
trasporto eco sostenibile, in quanto il suo funzionamento esclude l’uso di fonti di
energia non rinnovabili e inquinanti. Oltre a ridurre l’inquinamento ambientale, ha
conseguenze positive anche sull’impatto acustico che risulta minore rispetto a quello
prodotto dai mezzi motorizzati. Bisogna tuttavia precisare che spesso il cicloturista non
sale in sella alla bici appena uscito di casa, ma deve recarsi nel luogo di partenza del
viaggio con mezzi motorizzati. Di solito questo spostamento avviene facendo uso dei
mezzi pubblici come treno o autobus che hanno delle ricadute negative sulla qualità
dell’aria, l’inquinamento e la congestione. Tuttavia, uno studio condotto dal Parlamento
Europeo ha dimostrato che anche in questo caso le vacanze in bici combinate con altri
mezzi pubblici producono molte meno emissioni rispetto ad altri tipi di vacanza.
Il secondo aspetto legato ai benefici ambientali è connesso alla riqualificazione
territoriale: la stessa FIAB, ma anche altre associazioni, si stanno muovendo per
recuperare i tracciati delle ferrovie dismesse (in Italia si contano più di 5.000 km
ferroviari dismessi36), argini dei fiumi, strade ed aree sottoutilizzate. In particolare, per
quanto riguarda le ferrovie inutilizzate, esse costituiscono una grande opportunità “in
quanto i sedimi sono già disponibili e le opere d’arte, i ponti, gallerie, muri di sostegno
e manufatti sono spesso ancora in buone condizioni, ma soprattutto in quanto, in zone
collinari montale, le ferrovie risalgono le valli con pendenze dolci e perfettamente
compatibili con la mobilità ciclistica”37.
La stessa valorizzazione può essere apportata a beni culturali e ambientali situati lungo
gli itinerari ciclabili che solitamente vengono recuperati e promossi poiché inclusi nei
piani di sviluppo del cicloturismo. In particolari casi, quando gli itinerari si sviluppando
all’interno di aree protette, è necessario che gli utenti non entrino in contatto con le
!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!36 CORTESI G. ROVALDI U (a cura di), Dalle rotaie alle bici - Indagine sulle ferrovie dismesse, recuperate all’uso ciclistico, FIAB_Centro Studi Gallimbeni, pag. 5 37 PASSIGATO M., PEDRONI C., DALLA VENEZIA A., DI BUSSOLO R., Reti ciclabili in area mediterranea – Vademecum della ciclabilità, FIAB, 2008
! #$!
esigenze di tutela della flora e della fauna, in modo da garantire l’integrità dell’ambiente
circostante.
1.4.3 Benefici sociali
Al contrario dalle altre tipologie di impatto, i benefici sociali sono complessi da
identificare e quindi di difficile quantificazione. Si può però affermare che al contrario
di altre forme di vacanza, come quelle praticate nelle ”enclaves turitistiche” (resorts e
villaggi turistici, navi da crociera) caratterizzate dall’assenza di interazione tra i turisti e
la comunità locale, il cicloturismo implica un rapporto molto profondo con il territorio
inteso nel suo complesso. Non si può negare che il rapporto tra popolazione residente e
viaggiatori possa essere anche conflittuale, tuttavia il cicloturismo solo in taluni casi
muove una massa numerosa. Ciò implica che è “uno di quei prodotti che impattano
dolcemente sul sistema socio-culturale locale, inducendo anzi diverse ricadute
positive”38.
La caratteristica interessante dello sviluppo di una rete ciclabile è che induce a vantaggi
di tipo sociale connessi alla sfera economica. Questo è il caso di destinazioni poco
conosciute e marginali rispetto alle attrazioni turistiche di massa. In tale contesto il
cicloturismo può rappresentare il volano per la nascita di piccole economie (ristoranti,
bed & breakfast, campeggi ecc.) in comunità locali tagliate fuori dalle politiche
turistiche. Il caso del Münsterland riportato precedentemente ne è un esempio, così
come si può citare il caso della ciclabile del Danubio in Serbia che ha portato ad un
considerevole aumento del settore alberghiero: 80 nuove imprese sono nate solo nel
2008.
Il ruolo del cicloturismo è quello di indurre i viaggiatori all’uso della bici per uso
turistico, in modo da trasferire i suoi valori anche nel vissuto quotidiano. Quindi, la
promozione del cicloturismo può essere un valido strumento per modificare i
comportamenti di spostamento in ambito urbano e diffondere uno stile di vita sano e
benefico. Sotto l’aspetto più pratico, si può affermare che un uso regolare della
bicicletta apporti notevoli benefici legali alla salute e alla forma fisica, che si traducono
in un notevole risparmio di denaro per la comunità. Infatti una popolazione sana e in
forma comporta una minore spesa di sanità pubblica.
!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!38 FORMATO R. op.cit., p. 229!
! #%!
1.5. La normativa in materia di mobilità ciclabile
La FIAB, che da anni svolge un’azione di lobbying e di sensibilizzazione in tema di
mobilità ciclistica, nel 1995 elabora una proposta di legge nella quale richiede un
intervento da parte dello Stato in materia. Tale proposta diventa legge tre anni dopo,
quando è emanata la legge n. 366 del 19 ottobre 1998 “Norme per il finanziamento dalla
mobilità ciclistica” 39 che disciplina e incentiva “l’uso urbano e turistico della bicicletta,
mezzo di trasporto eco-sostenibile” 40.
L’art 6 indica gli interventi che possono essere attuati per valorizzare e attuare lo
sviluppo della mobilità ciclistica:
a. «realizzazione di reti di piste ciclabili e ciclopedonali; di ponti e sottopassi
ciclabili; di dotazioni infrastrutturali utili alla sicurezza del traffico ciclistico
negli incroci con il traffico motorizzato;
b. costruzione e dotazione di parcheggi attrezzati, liberi e custoditi, e di centri di
noleggio riservati alle biciclette;
c. messa in opera di segnaletica luminosa, verticale e orizzontale, specializzata per
il traffico ciclistico;
d. predisposizione di strutture mobili e di infrastrutture atte a realizzare
l'intermodalità tra biciclette e mezzi di trasporto pubblico;
e. redazione di cartografia specializzata; posa in opera di cartelli segnaletici degli
itinerari ciclabili; attivazione presso gli enti preposti al turismo di servizi di
informazione per cicloturisti;
f. realizzazione di conferenze, attività culturali ed iniziative educative atte a
promuovere la conversione dal trasporto motorizzato a quello ciclistico;
g. progettazione e realizzazione di itinerari ciclabili turistici e delle infrastrutture
ad essi connesse; a tal fine i progetti possono essere inseriti nei programmi
elaborati ai sensi dei regolamenti (CEE) n. 2080/93, n. 2081/93, n. 2082/93, n.
2083/93, n. 2084/93 e n. 2085/93, del Consiglio, del 20 luglio 1993, al fine di
accedere al cofinanziamento dei fondi strutturali stanziati dall'Unione europea;
h. realizzazione di intese con le Ferrovie dello Stato SpA al fine di promuovere
l'intermodalità tra la bicicletta e il treno, in particolare con la dislocazione di
!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!39 PARLAMENTO ITALIANO, 19 Ottobre 1998, Legge n. 366 – Norme per il finanziamento della mobilità ciclistica 40 http://www.fiab-onlus.it/lex.htm
! #&!
parcheggi per biciclette nelle aree di pertinenza delle stazioni ferroviarie e la
promozione del trasporto della bicicletta al seguito;
i. realizzazione di intese con le aziende di trasporto pubblico o in concessione per
l'integrazione fra detto trasporto e l'uso della bicicletta, nonché predisposizione
di strutture per il trasporto delle biciclette sui mezzi pubblici;
j. ogni ulteriore intervento finalizzato allo sviluppo ed alla sicurezza del traffico
ciclistico».41
Gli interventi, quindi, riguardano diverse aree, dalla costruzione di infrastrutture
all’educazione nelle scuole, dalla promozione alla riqualificazione ambientale.
Tra le altre novità, i commi 2 – bis e 4 – bis dell’art. 10 introducono l’obbligo di
“costruzione di percorsi ciclabili adiacenti alle strade di nuova costruzione (ad
esclusione di autostrade e strade extraurbane principali) o in caso di manutenzione
straordinaria della sede stradale”.
Per quanto riguarda le fonti di finanziamento, si predispone un fondo presso il Ministero
dei Trasporti e della Navigazione, che ammonta a 5 miliardi di lire per il 1998 e 11
miliardi di lire per l’anno successivo. Tuttavia si tratta nel totale di un importo esiguo:
gli Enti Locali hanno presentato progetti per un totale di 1.000 miliardi di
investimenti42. Inoltre le amministrazioni devono impiegare una parte degli introiti
provenienti dalle multe a favore della mobilità ciclistica e per interventi per la sicurezza
stradale a tutela degli utenti deboli. Infine sono a disposizione anche i fondi strutturali
stanziati dall’Unione Europea.
Successivamente, come previsto dalla L.366/1998, con decreto ministeriale 30
Novembre 1999 n. 557, viene emanato il “regolamento recante norme per la definizione
delle caratteristiche tecniche delle piste ciclabili”43, che indica gli elementi di qualità e
gli standard da seguire a livello nazionale.
Tale legge, pur rappresentando un primo passo di intervento in un settore spesso
dimenticato dalla Politica e dalla cultura italiana, non sempre ha regalato dei risultati
concreti. Non tutte le amministrazioni si sono adeguate alla norma e la FIAB ha mosso
non poche critiche. Tale associazione lamenta che non in tutti i Comuni sono sorte
!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!41 Ivi 42 Comunicato stampa n.54 in http://www.fiab-onlus.it/new/cs54.htm 43 DECRETO MINISTERIALE 30 Novembre 1999 n. 57 – Regolamento recante norme per la definizione delle caratteristiche tecniche delle piste ciclabili, pubblicato sulla G.U. n. 225 del 26 settembre 2000, Serie Generale!
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ciclabili lungo le strade di nuova costruzione, e i proventi derivanti dalle multe spesso
sono stati destinati interamente ad altre opere stradali.
Inoltre la norma presenta dei difetti “di fondo” in quanto, incorporando i principi del
decentramento amministrativo, non contempla la realizzazione di un piano ciclistico
nazionale, contrariamente a quanto avviene negli altri paesi europei. Infatti, i Comuni e
le Province realizzano i progetti mentre le Regioni redigono i piani di riparto per i
finanziamenti.44
Si manifesta, quindi, la mancanza di una visione d’insieme: così molti percorsi ciclabili
si sviluppano solo entro i confini amministrativi del comune, della provincia o della
regione. Un’offerta così frammentata nuoce all’immagine e all’attrattività turistica di
questo Paese che risulta quindi essere ben poco competitiva a livello turistico
internazionale.
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!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!44 FORMATO R. op.cit., pag. 81.
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CAPITOLO SECONDO
ATTORI, INIZIATIVE E BEST PRACTICES NEL
PANORAMA INTERNAZIONALE
Se oggi etichettiamo alcuni paesi come l’Olanda, il Belgio o la Germania come la patria
delle biciclette, ciò non è sempre stato così. Il boom economico degli anni ’50 e ’60, che
ha fatto seguito alla ricostruzione del secondo dopo guerra, ha determinato un rapido
aumento della motorizzazione in molti paesi europei. In questi anni la bici viene messa
da parte e l’auto diventa il simbolo della libertà e dell’emancipazione in quanto
permette libertà di movimento e accorcia notevolmente le distanze.
È solo attraverso un cambio massiccio di politiche di pianificazione urbana rivolte alla
mobilità dolce, che alla fine degli anni ’70 in paesi come Germania, Olanda e
Danimarca la bici torna a rivivere i suoi successi del passato. Sebbene storia, cultura,
paesaggi, clima e topografia del territorio siano rilevanti, essi non determinano il
destino del cicloturismo. Quest’ultimo, per affermarsi, ha bisogno anche di altri fattori
ugualmente importanti, come l’appoggio del governo e politiche di promozione,
informazione e incentivazione all’uso della bici e contemporaneamente di
disincentivazione all’uso dell’auto.
Tutto ciò è racchiuso in questo capitolo, che vuole analizzare alcune realtà di successo
per evidenziare i fattori che hanno stimolato un maggiore utilizzo delle due ruote.
2.1. La European Cyclists’ Federation (ECF) e gli itinerari Eurovelo
A livello europeo riveste un ruolo importante la European Cyclists’ Federation45,
fondata nel 1983, il cui scopo è la promozione della mobilità ciclabile come mezzo di
trasporto e forma ricreativa sostenibile e sana. Opera a livello europeo, tuttavia si
!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!45 http://www.ecf.com/
! #)!
propone come attore a livello mondiale e ambisce ad esportare in tutto il mondo i suoi
membri.
In particolare, la federazione vuole promuovere i benefici della ciclabilità in tutto il
mondo e in tutti gli aspetti della società, dalla pianificazione urbana all’ambiente e alla
salute. Supporta i gruppi membri attraverso ricerche e lo scambio di informazioni tra
esperti in materia di mobilità ciclabile46.
La maggiore iniziativa a livello internazionale portata avanti da ECF assieme ad altri
partners nazionali, regionali e locali è rappresentata dalla rete di itinerari EuroVelo47,
progetto iniziato nel 1995 e co-finanziato dall’Unione Europea. Le finalità di EuroVelo
sono molteplici:
Figura n. 6 – Le finalità della rete di itinerari EuroVelo
1. Finalità economiche: crescita economica attraverso la creazione di posti di lavoro
migliori
• è stato stimato che la rete sarà in grado di generare 5 miliardi di euro di entrate
ogni anno una volta completata
• rafforza la posizione dell’immagine dell’Europa dal punto di vista turistico
• costruisce e mantiene strutture che necessitano di molto lavoro ma poco
materiale
2. Finalità ambientali: riduce l’impatto ambientale del turismo e del trasporto
• promuove la mobilità ciclabile come mezzo di trasporto sostenibile per lo svago
e gli spostamenti quotidiani
• incoraggia i ciclisti ad usare l’intermodalità (mezzi pubblici e bici)
• quando possibile utilizza le strutture già esistenti, mentre quelle nuove devono
prevedere il minor impatto ambientale possibile
• promuove la pianificazione urbana che investe più risorse per la mobilità
ciclabile
3. Sviluppo regionale e rurale
• connette destinazioni turistiche famose con quelle meno conosciute
• migliora il benessere delle comunità locali fornendo strutture per la ciclabilità
4. Coesione europea e comprensione reciproca
!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!46 http://www.ecf.com/about-us/manifesto/ 47 http://www.eurovelo.org/
! #*!
• recupero della memoria storica, culturale e istituzionale dell’Europa attraverso la
mobilità ciclistica
• stimola l’interazione faccia a faccia tra le persone
• incoraggia più donne e famiglie ad usare la bici
• fornisce l’opportunità ai disabili di usare i vari percorsi
5. Sanità pubblica: migliora la salute dei cittadini europei
• motiva la popolazione a svolgere attività motorie sana e di svago
6. scambio di esperienze: stimola la realizzazione di itinerari ciclabili di qualità
Fonte: EuroVelo the European cycle route network – Development Strategy 2012 – 2020 (www.
eurovelo.org)
Attualmente la rete è costituita da 45.000 km di percorsi ciclabili ma il piano finale
prevede la realizzazione di un totale di 70.000km da completare entro il 2020. Il
progetto si sviluppa su 14 itinerari che attraversano le nazioni dell’Unione Europea
(compresi i nuovi entranti o chi ambisce ad entrare), ciascuno dei quali è ispirato “a un
tema distintivo che lo caratterizza sotto il profilo geografico, ambientale, storico-
culturale o delle tradizioni enogastronomiche”48.
Ciascuna rotta è identificata da una numerazione diversa ed è definita in base a standard
qualitativi uniformi (che riguardano principalmente aspetti tecnici e qualitativi del
fondo stradale e dell’ambiente circostante, l’intermodalità, i servizi e le strutture di
supporto al cicloturista, il marketing e la promozione) che le permette di ottenere la
certificazione EuroVelo per cinque anni.
Tale iniziativa europea, non poco ambiziosa, richiede uno sforzo progettuale e
organizzativo arduo, soprattutto perché investe molti paesi, istituzioni e attori di diversa
natura e con un background eterogeneo.
Per quanto riguarda l’Italia, tre sono le rotte pianificate: la Route n. 2 “Mediterranean
Route” (Cadice – Atene), n. 5 “Via Francigena” (Londra – Roma e Brindisi) e n. 7
“Middle Europe Route” (Capo Nord – Malta).
!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!%)!FORMATO R. op.cit., pag. 42!
! $+!
Figura n. 7 – Gli itinerari della rete EuroVelo
Fonte: www.eurovelo.org
!
!
!
2.2. La Germania e il piano nazionale ciclabile
Tra le best practice di maggiore successo la Germania si piazza ai primi posti: non solo
questo mercato è uno dei più importanti a livello europeo, ma è anche un trend in forte
crescita. Tra la popolazione l’utilizzo della bicicletta non è solo un modo per godere di
una vacanza slow, ma è anche una mezzo di trasporto molto diffuso. La scelta di
muoversi in sella è frutto della forte sensibilità per l’ambiente della popolazione
! $"!
tedesca, ma è favorita soprattutto da un’offerta ampia e ben strutturata grazie al
coinvolgimento di numerosi stakeholders e all’appoggio dello Stato.
Il governo tedesco comincia a promuovere la mobilità ciclistica già a partire dai lontani
anni ’70 attraverso alcune iniziative mirate a rendere le città tedesche “cycle – friendly”.
Dal 2002 viene previsto un budget separato per la costruzione e il mantenimento
strutturale dei percorsi nelle strade statali e vengono impiegati un totale di 877 milioni
di euro investiti a livello nazionale. Lo stesso anno il governo promuove il piano
nazionale della mobilità ciclabile49 (2002 – 2012), successivamente rinnovato (2013 –
2020), mirato a promuovere la mobilità ciclistica come parte della moderna politica dei
trasporti. Anche grazie a questo piano la Germania si è caratterizzata per un
considerevole aumento di piste ciclabili in ottime condizioni, arricchite da servizi a
misura del ciclista e appetibili grazie ad un’efficace comunicazione. Inoltre, grazie a
questa azione, le associazioni “amici della bicicletta” godono di un esplicito appoggio
istituzionale. A sostegno di tale politica il ministero dei trasporti ha istituito un portale50
contenente documenti per la promozione della bicicletta, la costruzione di infrastrutture
e consigli pratici. Riporta anche esempi delle migliori pratiche adottate dalle
amministrazioni in Germania ed Europa: tra centinaia di casi solo uno è italiano:
Bolzano.
L’aspetto interessante del piano federale è che, tra le aree di azione previste, un capitolo
è dedicato alle politiche del cicloturismo. Negli ultimi anni la gamma di servizi offerti ai
cicloturisti è aumentata considerevolmente in Germania. Più di 200 percorsi turistici
(soprattutto regionali) attraversano in lungo e in largo il paese. Ma la particolarità
dell’offerta è racchiusa nelle dodici rotte che fanno parte della rete cicloturistica tedesca
denominata “D – Netz”51 che formano lo scheletro di base e sono state perfettamente
incorporate alla rete dei percorsi del programma Eurovelo. Sommando tutti i percorsi
ciclabili della nazione, la lunghezza totale è pari a 150.000 chilometri: tale somma
include i 50.000 chilometri pianificati dal network nazionale tedesco. Di esso fanno
parte alcuni celebri itinerari come la strada romantica e quella dei cento castelli.
La prima è caratterizzata da tracciato lungo quasi 400 km, che inizia dal fiume Meno
fino ad arrivare alle Alpi tedesche, percorre alcune città riconosciute “Patrimonio
Mondiale dell’Umanità” dall’Unesco. Il percorso, pensato già intorno agli anni ’50,
!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!49 “Nationalen Radverkehrsplan” (NRVP) 50 http:// www.nationaler-radverkehrsplan.de/ 51 http://www.radnetz-deutschland.de/
! $#!
nasce per riabilitare la Germania e offrirla alle persone come Paese turistico dopo il
terrore della grande guerra. Si possono intuire le tracce del suo successo dai cartelli di
direzione della Romantische Strasse che sono tradotti anche in Giapponese. Tra le
novità risulta interessante la guida interattiva del percorso per gli smartphone:
un’applicazione che permette di avere numerose informazioni utili come orari di
apertura, prezzi dei biglietti d’ingresso, accessi per disabili, una cartina integrata,
informazioni storiche sui paesi attraversati e molto altro; inoltre è possibile, tramite i
social media, condividere in tempo reale foto, pensieri e racconti sulla Strada
Romantica52.
La 100 Schlösser Route (la strada dei cento castelli) percorre, lungo 960 km, tutto il
territorio dello Münsterland, regione che prende il nome dalla città di Münster che si
proclama “capitale della bici”. Il tracciato corre lungo strade lontane dal traffico e tocca
i numerosi castelli della regione. Una delle tante particolarità della strada (e di tutta
questa regione) risiede nella cartellonistica: ad ogni cartello è appeso un adesivo con un
numero telefonico che ricopre una duplice funzione. È infatti possibile sia segnalare
eventuali difformità nella cartellonistica sia prenotare a costo zero l’alloggio (anche per
il giorno stesso), comprare pacchetti tutto compreso, ricevere informazioni sulla città o
mappe cicloturistiche53.
Per i cicloturisti tedeschi la ciclabile più amata è quella dell’Elba54, che segue il corso
dell’omonimo fiume lungo sette regioni, dal nord della Germania fino al confine con la
Repubblica Ceca, per poi continuare fino ad arrivare alla periferia della sua capitale.
Data l’estensione della ciclabile, che conta 1.260 km, gli scenari sono profondamente
diversi tra loro, ma comunque ricchi di storia, di cultura e di siti UNESCO.
Data la presenza di questa vasta offerta, in Germania è nata la necessità di classificare le
rotte cicloturistiche. A svolgere questo ruolo si è imposta fin dal 2008 l’ADFC, il più
grande promotore di viaggi su due ruote di tutta la Germania. Tale strumento garantisce
un determinato livello qualitativo fondato su standard vincolanti che permettono di
conferire omogeneità e valore al prodotto. In breve, i criteri di valutazione riguardano:
1. l’unicità del nome;
2. i percorsi lunghi almeno 100 km;
!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!52 Strada Romantica – Dal Meno alle Alpi in http://www.romantischestrasse.de/index.php?id=161&L=9 53 Bicycle Tours in and around Münster - Route of 100 Castles” in http://www.muenster.de/stadt/tourismus/en/bicycle-tours_100-castles.html &%!JENNERT R. FROITZHEIM T, ADFC – Radreiseanalyse. 14. Bundesweite Erhebung zum fahrradtouristischen Markt, Internationale Tourismus – Börse Berlin, ITB, ADFC, 2013!
! $$!
3. la percorribilità (assenza di ostacoli)
4. le caratteristiche della superficie della strada;
5. la presenza e le caratteristiche della segnaletica;
6. la sicurezza stradale
7. gli aspetti paesaggistico - ambientali;
8. la presenza di infrastrutture turistiche;
9. la possibilità di salire nei mezzi pubblici prima dopo e durante il viaggio;
10. le politiche di marketing adottate55.
In base al punteggio totale ottenuto, l’ADFC classifica il percorso attribuendogli da una
a cinque stelle. Dal 2008 ad oggi sono 45 le rotte che hanno ottenuto il logo da esporre e
la certificazione valida per tre anni. Anche in questo caso è possibile scaricare
un’applicazione per i cellulari di ultima generazione che offre informazioni dettagliate
circa i servizi e le caratteristiche del territorio attraversato dai percorsi certificati, ma
permette anche di ottenere in modo semplice qualsiasi contatto per prenotare l’alloggio
o il ristorante.
Un’altra iniziativa di grande rilievo, nata e portata avanti dalla stessa ADFC, è quella
dedicata ai B&B. In questo paese la sigla B&B non sta tanto per Bed and Breakfast, ma
si rifà alla formula Bett und Bike: letto e bicicletta. Tale iniziativa è stata la madre di
tutte le altre proposte portate avanti da molti paesi europei sulla scia del suo grande
successo. Infatti i numeri parlano chiaro: i gestori che hanno aderito si sono moltiplicati
velocemente nel tempo e sono passati da 216 nel 1995 a più di 5.400 nel 2012. Nel sito
internet dedicato56 è presente una banca dati per la ricerca delle strutture in base alla
località, alla regione o alla ciclabile, ma è possibile trovare tale informazioni anche su
supporto cartaceo, pubblicati dalla nota casa editrice Esterbauer.
2.3. L’Austria e la Strada del Danubio
In materia di cicloturismo, l’Austria si caratterizza per essere uno dei maggiori paesi
organizzati perciò costituisce un caso interessante. Proprio qui si trova la madre di tutte
le ciclabili, percorsa annualmente da centinaia di migliaia di cicloamatori: la ciclabile
del Danubio, che percorre l’omonimo fiume dalla capitale austriaca fino a quella
!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!55 ADFC – Qualitätsradrouten – Die zehn Kriterien für di Sternerouten in http://www.adfc.de/deutschland/adfc-qualitaetsradrouten/die-zehn-kriterien-fuer-die-sternerouten 56 http://www.bettundbike.de/
! $%!
ungherese. Questi 330 km hanno dimostrato come da un percorso ciclabile possa
nascere e consolidarsi una forma di turismo lento, ecologico e consapevole.
L’Autria, rispetto alla sorella tedesca, non presenta un piano nazionale ciclabile che
determini obiettivi, tempi e risorse per lo sviluppo dell’uso quotidiano delle due ruote.
Infatti la pianificazione in questo settore è di competenza delle singole regioni, proprio
come avviene in Italia. Tuttavia il paese, dal 2006, si è dotato del Masterplan
Radfahren57 per la promozione del traffico ciclabile in tutta la nazione. L’opera,
pubblicata dal ministero federale, propone come obiettivo quello di raddoppiare la quota
della mobilità ciclabile entro il 2015, ossia di portarla ad un valore pari al 10%. Per
raggiungere tale scopo sono state stabilite 17 azioni da intraprendere che si possono
concretizzare nella costruzione di ciclostazioni, punti di manutenzione self – service,
sistemi di noleggio bici, campagne di immagine ecc58. Gli interventi, sebbene siano
rivolti all’uso quotidiano della bici, possono portare benefici anche al cicloturismo.
Inoltre si può affermare che il Masterplan ha il merito di sottolineare l’attenzione del
governo verso questo settore, al contrario di quanto accade in altri paesi come l’Italia.
Per quanto riguarda in modo più specifico il cicloturismo, l’Austria presenta una rete
ciclabile molto articolata: sono 38 gli itinerari che percorrono il territorio per circa
5.000 km, di cui 2100 km sono rappresentati da 6 itinerari di primaria importanza, così
come stabilito dai criteri qualitativi della ADFC59. Tutta la rete è dotata di segnaletica e
di un ottimo rapporto con il sistema ferroviario, ma anche con altri mezzi pubblici come
i battelli che corrono lungo il Danubio. L’intero sistema è gestito dall’Ufficio Nazionale
Austriaco del Turismo in collaborazione con l’Ente Austriaco per il Turismo che si
occupa della cartografia e della promozione.
L’offerta austriaca, al pari di altri paesi come Olanda e Germania, ha radici remote: già
nei primi anni ottanta erano in commercio guide specializzate con itinerari consigliati. Il
settore si è man mano perfezionato e razionalizzato e si sono sviluppati altri segmenti
come quello della bici da strada o della mountain bike60. In effetti l’Austria presenta un
paesaggio prevalentemente montuoso, perciò è facile pensare ad un’offerta rivolta agli
amanti della bici su percorsi sterrati e di montagna. Non mancano tuttavia gli itinerari
!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!57 Masterplan Radfahren, Strategie zur Förderung des Radverkehrs in Österreich, 2006, Vienna in lebensministerium.at!58 SCHUHMANN R., Austria in bicicletta, Portogruaro, Edicicloeditore, 2011, pag. 11 59 Ivi, pag. 44 60 Ivi,pag. 8
! $&!
protetti, adatti a famiglie e bambini, che corrono lungo città storiche e mete
naturalistiche.
Sicuramente tra le strade più conosciute e più traffica d’Europa non si può non citare
quella del Danubio. Realizzata nel 1983, ha registrato un rapido crescendo di domanda,
tanto che la tratta più trafficata che va da Passau a Vienna ha ottenuto nel 2010 437 mila
presenze realizzando un fatturato che ammonta a 71,8 milioni di euro e tali cifre
testimoniano l’attrattività del percorso. Il successo della strada non è determinato solo
dalla bellezza dei paesaggi naturali e dal patrimonio storico – culturale delle città lungo
il percorso, ma concorrono anche i numerosi comfort e servizi che consentono ai tour
operator di “venderla” come la “madre di tutte le piste ciclabili”. Qui infatti si trovano
numerose possibilità di pernottamento (strutture di tutti i tipi, dall’ostello all’hotel di
lusso) e di ristorazione, per non dimenticare i servizi di noleggio bici e di assistenza
tecnica, il servizio di trasporto bagagli via terra o fiume, materiale cartaceo e un’attenta
segnaletica. Inoltre, da quest’anno è possibile acquistare la card del Danubio che
permette di ottenere sconti nella misura del 20% in numerosi esercizi e attrazioni che si
trovano nelle vicinanze della strada61.
Tra le novità, risulta interessante il progetto di prolungamento del percorso ad ovest e ad
est della Donauradweg: si tratta dell’itinerario Eurovelo n. 6 denominato “Atlantic –
Black Sea”62 che da vita ad un percorso che unisce tre importanti fiumi: la Loira, il
Reno e il Danubio fino al suo sbocco nel Mar Nero. Il tracciato unisce paesi del vecchio
continente come Francia, Germania, Austria con quelli che aderiscono o chiedono di
aderire all’Unione Europea, cioè Ungheria, Serbia, Croazia, Romania, Bulgaria.
Oltre alla tanto citata Donauradweg, l’Austria può contare su altrettanti affascinanti
itinerari che si sono sviluppati grazie all’impulso della famosa strada che si
caratterizzano attorno ad un tema chiave e sono stati pensati per allargare l’offerta e
attrarre altri segmenti di domanda. Si può citare la ciclabile del Salzkammergut che si
sviluppa nell’Alta Austria e si caratterizza per la sua forma di “8” e abbraccia alcuni dei
più grandi laghi della zona, ai piedi di cime che toccano quasi i 2.000 metri. Nei suoi
350 km di lunghezza, essa offre l’opportunità di alleggerire i tratti più impegnativi
grazie alla presenza dell’intermodalità e quindi all’uso di treni o traghetti. Di
connotazione lacustre risulta anche la Neusiedler See Radweg che segue l’omonimo
!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!61 Neu ab 2014: Donau – Card in http://www.danube.at 62 EuroVelo 6 Atlantique – Mer Noire in http://en.eurovelo6.org/
! $'!
lago lungo il suo perimetro ed ha ottenuto la certificazione di qualità da parte della
ADFC con ben cinque stelle su cinque63.
Lo stesso premio ha ottenuto la Tauernradweg Krimml ma con una stella in meno.
Questa ciclabile è particolarmente affascinante in quanto attraversa il parco nazionale
dei Tauri con splendidi paesaggi di montagna e si pedala lungo il fiume Salzach.
Costituisce il tracciato “alpino” per eccellenza e, seppur maggiormente pianeggiante, è
usato da “base” per usufruire di altri percorsi come quelli rivolti ai mountain bikers64.
2.4. La Svizzera e il portale Veloland
Il caso svizzero è degno di essere trattato in questa sede per numerosi motivi. Non solo
in questo Paese il cicloturismo è un settore molto forte tanto da non poter essere definito
di nicchia, ma il sistema d’offerta e le azioni di promozione sono all’avanguardia e
frutto di una forte cooperazione tra i vari attori.
“Nel 1995 fu creata la fondazione Veloland Schweiz, “La Svizzera in bicicletta”,
sostenuta da tutti i cantoni, dalle FFS, dall’Ente del turismo svizzero, dalla Swiss
Olympic Association, dall’ufficio di consulenza per la prevenzione degli infortuni, da
associazioni per il traffico e dal settore economico legato al cicloturismo”65. In questo
magma di attori, la suddivisione dei compiti sembra funzionare: i cantoni sono
responsabili delle segnalazioni e dei percorsi (i percorsi vengono monitorati due volte
all’anno) mentre l’Ente per il turismo assieme al Velobüro66 si preoccupano dell’aspetto
comunicativo, dei controlli e delle innovazioni infrastrutturali. Tale fondazione ha dato
vita, fin dal lontano 1998, alla nascita dei nove tracciati nazionali che si differenziano
sul piano dei tematismi. Pur essendo diversi per profilo altimetrico e scenografico, i
percorsi presentano degli standard comuni per quanto riguarda la segnaletica e il
sistema informativo.
!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!63 “ADFC – Qualitätsradrouten mit 5 Sternen” in http://www.adfc.de/deutschland/adfc-qualitaetsradrouten/adfc-qualitaetsradrouten-mit-5-sternen 64 Per maggiori informazioni riguardo l’offerta ciclabile austriaca consultare il portale di cicloturismo alla voce “Radrouten in Österreich” in http://www.radtouren.at/radtouren.html. Per conoscere gli itinerari austriaci e tedeschi premiati e classificati dalla ADFC visitare la pagina http://www.adfc.de/deutschland/adfc-qualitaetsradrouten/sternerouten-radfernwege-mit-guetesiegel 65 THALER U. MUTTER C., La Svizzera in bici è in gran forma in www.innolutions.ch. 66 Il Velobüro, letteralmente ufficio della bici, sviluppa e promuove progetti per il traffico non motorizzato (escursionismo, cicloturismo, pattini in linea, canoa) in Svizzera e in Europa. Per maggiori informazioni: www.velobuero.ch.!
! $(!
In Svizzera il turismo lento è pubblicizzato sotto un unico marchio “SchweizMobil”, che
racchiude cinque sottocategorie: l’escursionismo, il cicloturismo, la pratica del
mountain bike, del pattinaggio in linea e della canoa. Lo SchweizMobil è anche un
portale (www.schweizmobil.ch): è disponibile in lingua tedesca, italiana, francese e
inglese e contiene cinque sezioni diverse, una per ciascuna attività sportiva. Questo
aspetto è indubbiamente molto interessante, soprattutto tenendo conto che il contenuto
di ciascuna categoria è graficamente coerente con le altre: tutto ciò dona uniformità al
portale, lo rende facilmente navigabile e accessibile. Vorrei citare le parole di Giorgio
Roggero, giornalista e guida cicloturistica, ospite del Seminario Nazionale sul
Cicloturismo: «Possiamo affermare con orgoglio che non esiste paese in grado di
offrire una rete così capillare e intelligente di percorsi escursionistici ciclabili per
mountain bike, pattinaggio e canoa. I percorsi ciclabili escursionistici per mountain
bike esistevano già. Tuttavia si trattava perlopiù di percorsi isolati e segnalati solo a
livello locale. Ciò che Svizzera Mobile ha realizzato è l’unificazione di questi percorsi
in una rete compatta, capillare e segnalata in modo eccellente»67 e «Il progetto
promuove l’immagine della Svizzera come paese di viaggio e contribuisce a incentivare
la riscoperta delle nostre regioni su nuove strade. Vorrei ricordare che la Svizzera è il
primo paese al mondo a disporre di un’offerta qualitativa coordinata in diverse
discipline (escursionismo, ciclismo, mountain bike, pattinaggio e canottaggio). Tutte le
regioni turistiche sono convinte che la Svizzera Mobile aprirà agli ospiti nuove
possibilità dando così nuovo impulso al turismo»68. Si tratta indubbiamente di un
messaggio promozionale, ma è utile a far capire l’enfasi che si prova visitando il
portale.
La sezione dedicata al cicloturismo si chiama “Veloland Schweiz” e racchiude 9
percorsi nazionali, 54 regionali e 65 locali. Il tutto viene comunicato attraverso il già
citato portale dedicato al turismo lento e attivo. Ciò rappresenta un punto di forza
notevole: il turista che è interessato a condurre una vacanza di questo genere può
conoscere in anticipo i servizi disponibili in tutto il Paese, dal noleggio all’assistenza
bici, dall’alloggio ai punti informativi, selezionando in un sistema di filtri le
informazioni di cui necessita e può successivamente visualizzarle in una mappa da
stampare.
!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!67 ROGGERO G. in Pedalitalia! Idee e proposte per la promozione del Cicloturismo italiano, Terza edizione del Seminario Nazionale sul Cicloturismo, Atti del seminario, 15 Ottobre 2008, pag. 31 68 Ivi!
! $)!
Un ulteriore punto di forza è la riuscita cooperazione con le ferrovie ma anche con altri
mezzi pubblici, persino con le funivie svizzere. Dal portale si seleziona il mezzo che
s’intende utilizzare, la data e l’orario: si apre un link al sito ufficiale del servizio di
trasporto dal quale è possibile acquistare in anticipo il biglietto. Ma si possono anche
vedere le fermate e i collegamenti con i vari mezzi lungo la mappa di ogni ciclovia. Ed
ancora, da casa, prima della partenza, il turista è in grado di prenotare una bici a
noleggio e può, dopo averla usata, lasciarla presso un’altra stazione In poche parole, il
portale risulta altamente integrato e adatto al nuovo profilo di turista “fai da te”.
Figura n. 8 – Home page del portale svizzero www.schweizmobil.ch
Fonte: www.schweizmobil.ch
! $*!
L’aspetto positivo dei mezzi di trasporti non si realizza solo attraverso un ottimo
sistema di informazione, ma anche mediante la presenza di una stazione ferroviaria
all’inizio e alla fine di ciascun percorso. Ciò aiuta a promuovere l’uso combinato della
bici assieme al treno e questa politica è stata ritenuta parte fondamentale del successo
dell’iniziativa69.
È facile intuire il successo di una rete ciclabile quando questa è accompagnata da studi e
ricerche statistiche che dimostrano l’interesse verso tale forma di turismo attivo. Dal
1999 la rete svizzera è stata monitorata continuamente attraverso 18 stazioni di
rilevazione del traffico delle biciclette, i cui dati vengono inviati, tramite moderne
tecnologie, alla fondazione “Veloland Schweiz” che li elabora. I risultati dimostrano che
il cicloturismo è un settore forte in quanto il numero dei pernottamenti è più che
raddoppiato nell’arco di un decennio. Nel 2012 sono state registrate 4,7 milioni di
escursioni e 220.000 viaggi di più giorni che in totale hanno fatturato circa 140 milioni
di franchi svizzeri.
2.5. L’Olanda e la rete ciclabile nazionale
Nell’immaginario comune, quando si tratta di Olanda, tornano alla mente immagini di
campagna, di girasoli e mulini a vento e naturalmente si pensa anche ad una moltitudine
di persone che si sposta su due ruote. La bici in Olanda non è un accessorio o simbolo
di una moda temporanea, ma ormai è parte integrante dello stile di vita quotidiano, tanto
da caratterizzare questo stato che viene definito “il paese delle biciclette”.
Si può affermare che qui la cultura della bicicletta nasce come movimento sociale dal
basso, promosso e imposto dai cittadini stessi. Nel ‘900, già prima del boom
economico, gli olandesi possedevano più bici pro capite rispetto alla media europea,
tuttavia il periodo della ricostruzione coincide con una crescente motorizzazione della
società, sia in Olanda che nel resto dell’Europa. Difatti, in quegli anni, l’automobile
rappresenta il simbolo dell’emancipazione della classe operaia, che con essa può
viaggiare liberamente e per distanze prima impensabili70, ma ciò provoca anche
congestione del traffico e pericoli per pedoni e ciclisti. Nel 1971 si contano circa 3.000
morti sulle strade, di cui 450 bambini71. La società comincia a fare pressione per
!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!'*!FORMATO R. op.cit., pag. 64!70 PANI P., Salva i ciclisti, Milano, Chiarelettere Editore srl, 2012, pag. 22 71 Why is cycling so popular in the Netherlands? In http://www.bbc.co.uk/news/magazine-23587916
! %+!
ottenere maggiore sicurezza stradale per i ciclisti, specialmente per quelli più giovani:
l’unione dei ciclisti olandesi si mobilita per ottenere un piano nazionale della mobilità
ciclistica che separi il traffico motorizzato da quello leggero72; contemporaneamente nel
paese nasce una campagna intitolata “Stop de Kindermoord”73, letteralmente fermate
l’infanticidio. Un altro fatto contribuisce a scuotere il sistema motorizzato: si tratta della
crisi energetica del 1973 che causa lo stop delle esportazioni. Questa doppia pressione
persuade il governo olandese a prendere in seria considerazione il tema delle
infrastrutture ciclabili e gli ingegneri cominciano a progettare strade non più
“autocentriche” ma rivolte principalmente agli “utenti deboli”74. Da questa “Velorution”
nasce il successo dell’odierno sistema ciclabile olandese.
La rete olandese è costituita da 28 percorsi interurbani a lunga distanza su sede propria:
si tratta delle “Landelijke Fietroutes” (LF) che percorrono il paese per circa 4.500 km,
da sommare ai 7.000 km di corsie riservate su strade motorizzate. Ma in totale si
contano 80.000 km tra percorsi ciclabili e strade poco trafficate adatte a questo
mezzo75. Se si pensa che il tragitto si limiti ai soli tratti nazionali ci si sbaglia: le
ciclabili attraversano il confine e percorrono anche Belgio, Germania e Regno Unito.
Le strade a tema sono formate da più percorsi interurbani messi assieme: tra i più
interessanti si può citare la North – Sea coast che percorre la costa e attraversa dune,
spiagge e campi di tulipani; la Lowlands, itinerario caratterizzato da fiumi, canali,
dighe, ponti ciclabili perciò è previsto anche il trasporto della bici su battelli attrezzati;
la pista delle città storiche dedicata ad alcune mete di interesse storico e architettonico;
la Word War II Reflection che collega i luoghi della memoria della seconda guerra
mondiale e ad uso specialmente scolastico. Di particolare interesse è anche il Tour
dell’Olanda, un percorso lungo 1.300 km: chiunque finisce il tour riceve un certificato e
compare nella “hall of fame”, una pagina appositamente dedicata nel portale ufficiale
olandese76.
Dell’esperienza olandese spesso ci si chiede perché queste ciclabili siano così appetibili.
Il successo delle due ruote è frutto di una moltitudine di condizioni e la prima è legata
agli standard di sicurezza dei percorsi. Qui le strade sono pensate principalmente per la
!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!72 PANI P. (2012), op.cit., pag. 23!73 Per maggiori informazioni riguardo tali eventi storici consultare l’articolo “Dutch campaigners explain why the Netherlands is now so cycle – friendly” presente nel quotidiano on line London Cyclist Magazines in http://lcc.org.uk/pages/holland-in-the-1970s 74 “Why is cycling so popular in the Netherlands?” In http://www.bbc.co.uk/news/magazine-23587916 75 FORMATO R. op.cit., pag. 59 76 Portale ufficiale olandese di cicloturismo: http://www.nederlandfietsland.nl/
! %"!
mobilità dolce, perciò, per esempio, ci sono semafori preferenziali per le bici e viene
data precedenza ai ciclisti persino nelle rotonde77. Ma il tema della sicurezza stradale
non si limita al solo aspetto infrastrutturale: il programma delle scuole elementari
olandesi (così come per quelle tedesche e danesi) prevede delle lezioni teoriche e
pratiche in bici e mira ad insegnare le norme stradali su due ruote78.
La seconda caratteristica legala al successo della bici in questo paese riguarda il sistema
dei servizi che ruotano attorno alla ciclabile. Innanzitutto, tutte le strade sono
efficientemente contrassegnate da un’apposita segnaletica uguale per tutto il territorio e
molto esplicativa. Anche l’Olanda è dotata di una ricettività a misura di ciclista,
contrassegnata dal logo “Fietsers Welkom!”, letteralmente benvenuti ciclisti79. Ne fanno
parte più di 1.000 strutture, non solo luoghi di alloggio ma anche punti di ristoro. In
questo paese l’uso del mezzo a due ruote è avvantaggiato anche dalla diffusa
intermodalità: i treni sono provvisti di appositi parcheggi per le bici, con alcune
limitazioni sugli orari, al prezzo di 6 euro al giorno, cifra tuttavia più elevata rispetto
alla media europea. Qui il trasporto è previsto anche nei battelli e molti pacchetti
turistici offrono viaggi combinati con tale mezzo. Non mancano poi le bici a noleggio, il
cui prezzo parte dai 6,50 euro al giorno. Dato il forte uso di tale mezzo, ogni stazione si
è dotata delle cosiddette “ciclostazioni”, ossia luoghi chiusi in cui parcheggiare la bici
ad un modico prezzo. Molte di queste informazioni sono comunicate attraverso un unico
sito internet dedicato (www.nederlandfietsland.nl), che offre informazioni anche sui
punti di riparazione delle bici, tracce GPS di tutti i percorsi, guide e mappe interattive.
2.6 La Gran Bretagna e il National Cycle Network
La Gran Bretagna ha il prego di essere stata uno dei primi paesi a convertire i binari
ferroviari abbandonati in percorsi cicloturistici. Ne sono alcuni esempi l’High Peak e i
Tissington Trails nel Peak District National Park e la strada da Bristol a Bath che,
recuperati già negli anni ’70, costituiscono i primi elementi dell’attuale rete ciclabile
!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!77 Dutch Cycle Infrastructure in http://www.cycling-embassy.org.uk/wiki/dutch-cycle-infrastructure. Per maggiori informazioni riguardo al tema della sicurezza stradale per i ciclisti consultare il manuale “Design Manual for Bycycle Traffic” in http://www.crow.nl/publicaties/design-manual-for-bicycle-traffic e la sezione “sicurezza” nel sito www.fiab-areatecnica.it. 78 PUCHER J. BUEHLER R., Making Cycling Irresistible: Lessons from The Netherlands, Denmark and Germany, Transport Reviews, 2008, 28:4, 495 — 528 79 http://www.allefietserswelkom.nl/
! %#!
nazionale 80. Il successo legato alla nascita di questi percorsi ha portato alla
consolidazione di Sustrans81, l’associazione per il trasporto sostenibile senza scopo di
lucro, fondata nel 1977 in risposta alla crisi energetica che stava interessando l’Europa.
Tale gruppo di pressione non riscuote inizialmente grande successo, ma nel 1995 si
conferma promotore di un più ampio piano nazionale per la mobilità ciclistica (ma
anche pedonale): il National Cycle Network (NCN)82, approvato dal governo britannico
e finanziato dalla lotteria nazionale. Aperta ufficialmente nel 2000 con 5.000 miglia di
lunghezza, la rete nel 2005 risulta già raddoppiata e registra 232 milioni di fruitori,
mentre ora conta 13.000 miglia e sembra destinata a crescere ancora83.
La particolarità interessante di tale network è che permette non solo di apprezzare una
vacanza in bici o a piedi tra arte, storia, natura e tratti panoramici, ma lungo il percorso
si possono ammirare sculture e opere d’arte.
Figura n. 9 – Alcuni esempi di opere d’arte lungo la National Cycle Network
Fonte: Sustrans in http://www.sustrans.org.uk/ncn/map/themed-routes-0/art-trails
Si tratta di opere di artisti contemporanei, che riciclano materiali come il ponte pedonale
tagliato in due parti, una su ciascuna sponda, che inizialmente era usato nel vecchio
tracciato ferroviario; ma sono presenti anche lavori che celebrano importanti scoperte
scientifiche o commemorano famosi scrittori della letteratura inglese84. Il progetto
sembra aver riscosso molto successo tanto che “la rete è stata definita la più grande
galleria d’arte all’aria aperta del paese”85.
!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!80 MCClLINTOCK H., Planning for cycling: Principles, Practice and Solutions for Urban Planners, Cambridge, Woodhead Publishing, 2002, pag. 100 81 Sustrans deriva dall’abbreviazione di “Sustainable Trasport”, ossia trasporto sostenibile 82 Informazioni dettagliate riguardo al tema della rete ciclabile nazionale in SUSTRANS, The Official Guide To The National Cycle Network, 2ª ed. Italia: Canile & Turin, 2002 83 About the National Cycle Netwrok in http://www.sustrans.org.uk/ncn/map/national-cycle-network/about 84 Art Trails in http://www.sustrans.org.uk/ncn/map/themed-routes-0/art-trails 85 ELSE D., Inghilterra Guide EDT/Lonely Planet, Inghilterra, EDT Srl, 2007, p. 82
! %$!
Il tracciato più interessante dal punto di vista turistico della rete nazionale è la Sea to
Sea (C2C) Cycle Route86, ufficialmente aperta nel 1994, che segue tutta la costa del
nord dell’Inghilterra da ovest verso est, ossia da Whitehaven a Sunderland. Risulta
composta prevalentemente da tranquille strade di campagna (50%) e da vecchi tracciati
ferroviari abbandonati (46%), mentre solo una minima parte attraversa tratti urbani
(4%).
La tradizione vuole che all’inizio del viaggio i turisti bagnino la ruota posteriore della
bici nel Mare d’Irlanda e finiscano l’itinerario con la ruota anteriore bagnata nel Mare
del Nord. Durante il viaggio si possono ammirare splendidi scenari offerti dal Lake
District e dai Monti Pennini che conferiscono alla strada una sensazione di relax e
tranquillità; lungo il tragitto ci si imbatte nella zona del Beamish Open Air Museum,
un’area di 300 acri che rivive la storia, le tradizioni e i costumi dell’Inghilterra del nord
agli inizi dell’800 e del ‘90087; infine l’itinerario si conclude lungo le spiagge di
Sunderland con lo scopo di favorirne il rilancio turistico. In realtà, per i turisti più
ambizioni, esiste anche la possibilità di tornare al punto di partenza percorrendo altre
ciclabili come la Hadrian’s Cycleway88, che corre lungo l’area del Vallo di Adriano, o
la Reivers Route che si rifà al tema storico dei Border Reivers, ossia i saccheggiatori che
nel diciassettesimo secolo terrorizzarono la popolazione al confine tra Inghilterra e
Scozia. Quest’ultima strada è stata definita di qualità superiore rispetto alla C2C, ma la
mancanza di tempo e risorse non permettono di valorizzarla nel modo giusto89.
La C2C rimane il punto di riferimento e il più popolare percorso a lunga distanza di
tutta l’Inghilterra, tanto che dalla sua nascita ha ricevuto numerosi premi e
riconoscimenti90.
!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!86 C2C Route – the definitive resourse centre for the Sea to Sea Cycle Route in http://www.c2c-guide.co.uk/ 87 Il museo all’area aperta di Beamish è stato aperto nel 1970 per opera di Frank Atkinson. In questo luogo si trovano fedeli ricostruzioni, ma anche antichi edifici , che rappresentano una tipica cittadina inglese al culmine della rivoluzione industriale. Le persone vestite con costumi tipici sono parte del museo e con essi i visitatori possono interagire. Molti sono i mezzi di trasporto che caratterizzano questo museo, i quali possono essere utilizzati anche dai visitatori stessi. Per maggiori informazioni consultare il sito ufficiale: http://www.beamish.org.uk/ 88 Il percorso è lungo 280 km e corre attraverso un sito patrimonio dell’Unesco. Per maggiori notizie riguardo l’offerta della regione del Vallo di Adriano consultare il portale: http://www.visithadrianswall.co.uk/!89 About the Reivers Route in http://reivers-route.co.uk/the-route/about-the-reivers-route/ *+!«In 1995 Sustrans work with the route was recognised by the British Airways sponsored ‘Tourism for Tomorrow’ when they won the global award for the C2C cycle route. In 1998 the C2C became the first U.K. destination to win the Smithsonian Environment Award, which is awarded to honour projects that make ” a lasting contribution to protecting the environment”. In 1999 the C2C won a Silver Medal in the Green Transport Category at the England for Excellence awards organised by the English Tourism Council. Sustrans in partnership with others have developed sculpture trails along the C2C, these have
! %%!
2.7. La Spagna e le Vias Vertes
Diversamente dai casi sopra analizzati, l’espansione del cicloturismo in Spagna non è
frutto di un piano nazionale della ciclabilità. Le sua diffusione, invece, è avvenuta
attraverso due azioni specifiche volte a stimolare la domanda: la promozione dell’uso
delle due ruote attraverso il famoso itinerario religioso del “Camino de Santiago de
Compostela” e l’attuazione di un piano per lo sviluppo delle “Vias Verdes” 91, mentre
parallelamente vengono sviluppati progetti dalle singole regioni spagnole.
Il Cammino di Santiago è uno dei più noti e più frequentati cammini religiosi, sia grazie
al fascino legato alle sue origini religiose e culturali, sia perché è datato di un’efficiente
sistema di accoglienza92. In realtà esistono diversi cammini che portano alla città
dell’apostolo Giacomo che differiscono per lunghezza e caratteristiche paesaggistiche.
Si tratta comunque di un percorso ad uso promiscuo, perciò non raramente si incontrano
persone in sella alla bici o al cavallo che superano i pellegrini a piedi. Nel 2012 sono
stati registrati 192 mila pellegrini, dei quali circa 164 mila hanno scelto di andare a
piedi (85%), circa 27 mila in bici (14%), il restante a cavallo o in sedia a rotelle93. I
cicloturisti sono parecchi, ma se confrontati con la famosa Strada del Danubio le cifre
sembrano irrisorie. Bisogna comunque ricordare che il Cammino di Santiago
rappresenta un viaggio di interesse specialistico, legato al mondo religioso e alla fede,
perciò non si tratta di un turismo di massa.
L’altra iniziativa rilevante è quella portata avanti dalla Fondazione delle Ferrovie
Spagnole (FFE)94 che ha lo scopo di riconvertire l’ingente patrimonio derivante da
migliaia di chilometri di ferrovie dismesse ed edifici abbandonati e riportarli alla luce
offrendo delle “Vias Verdes” cioè dei percorsi verdi per il traffico non motorizzato. Il
progetto si chiama appunto “Vias Verdes” e viene lanciato nel 1993 quando il
Ministero dei Lavori Pubblici, dei Trasporti e dell’Ambiente95, assieme a due aziende
ferroviarie statali96, commissiona alla FFE l’elaborazione di un inventario per
quantificare le linee ferroviarie in disuso. Il risultato porta alla luce 98 linee ferroviarie,
!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!been recognised by winning the British Gas ‘Working for Cities’ and Independent/Gulbenkian ‘Travelling Hopefully’ awards.» in http://www.c2c-guide.co.uk/about-the-c2c/. !91 FORMATO R. op.cit., pag. 61 92 TOURING CLUB ITALIANO, Europa in bicicletta, Touring Editore – Milano, 2006, pag. 250 93 Informe estadístico Año Santo 2012 in http://www.peregrinossantiago.es/esp/wp-content/uploads/informes/peregrinaciones2012.pdf 94 Fundación de los Ferrocarriles Españoles 95 Ministerio de Obras Públicas, Transporte y Medio Ambiente (MOPTMA) 96 Administrator de Infraestructuras Ferroviarias (ADIF) e RENFE Operadora e FEVE
! %&!
954 stazioni, 500 tunnel e 1100 tra ponti e viadotti, per un totale di 5.764 km, da
aggiungersi ai 1.920 km di tratti privati per un totale di 7.600 km di binari abbandonati.
Figura n. 10 – Mappa delle vie verdi spagnole (Anno 2010)
Fonte: AA.VV., Desarollo Sostenible y Empleo en las Vías Verdes, Dirección de Actividades
Ambientales y Vías Verdes. Fundación de los Ferrocarriles Españoles (FFE), 2011
Quindi, sulla scia di quanto stava facendo l’America e il Regno Unito, anche in Spagna
si comincia a pensare alla riconversione dei materiali abbandonati. Al progetto lavorano
congiuntamente diversi soggetti e ognuno porta il suo contributo:
• il Ministero commissiona 6 milioni di euro all’anno per la costruzione delle vie
verdi;
• le aziende ferroviarie mettono a disposizione i tracciati in disuso;
• le autorità locali/regionali preparano il piano di viabilità, si occupano di ottenere
la proprietà di edifici e infrastrutture, cooperano nella promozione e
manutenzione;
! %'!
• la Fondazione è responsabile del coordinamento e della promozione del progetto
in tutta la nazione.
Quest’ultima, dal 1998, è alla presidenza della neonata “European Greenways
Association”, associazione che promuove e informa riguardo ai temi legati alla
creazione delle greenways a livello Europeo97.
Ad oggi il progetto ha portato alla riconversione di 1.800 km sparsi per tutta la Spagna:
in realtà si tratta di brevi tratti e quindi non ancora adatti per una vacanza più lunga di
tre giorni, ma i benefici sono già visibili e si traducono in opportunità di sviluppo delle
zone rurali e di stimolo ad attività legate al turismo attivo ed ecologico98. Innanzitutto il
progetto, dal 1995 al 2007, ha portato alla creazione di tremila posti di lavoro, che
spaziano dal campo della costruzione dei percorsi e del loro equipaggiamento (per
esempio la posa della segnaletica), al personale addetto al trasporto o ai programmi con
le scolaresche99. In particolare, l’aspetto interessante riguarda anche la riabilitazione di
59 vecchie stazioni che attualmente sono usate come ristoranti, hotel, punti informativi
o addirittura punti di noleggio bici. Per quanto riguarda quest’ultimo punto, è ancora più
interessante scoprire che in dieci Vias Verdes sono disponibili a noleggio delle
“handbike” cioè delle bici condotte a mano adatte a persone con disabilità100. Proprio il
tema della disabilità e dell’accessibilità sembrano far parte della filosofia del progetto,
tanto da considerarla come opportunità di sviluppo del settore turistico e non come
limite101. Inoltre il cicloturismo nelle greenways localizzate nelle regioni più calde può
combattere la destagionalizzazione dei flussi turistici e dirigere i visitatori verso
ambienti turistici rurali, valorizzando l’entroterra e dando più respiro alle prodotto “sole
e spiaggia”102. Alcuni tracciati già mostrano gli effetti positivi della ridistribuzione del
turismo di massa, come la “Carrilet Via Verde”, che attraversa una regione vulcanica ai
piedi dei Pirenei, supera Girona e porta alla Costa Brava. Ha già totalizzano 1 milione di
visitatori all’anno, metà dei quali arrivano da altre regioni, in particolare dall’area
Metropolitana; certo non si tratta di grandi numeri, ma bisogna tenere conto che è lunga
!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!*(!Spanish Greenways Programme in http://www.viasverdes.com/en/about_us.asp 98 AA.VV., Desarollo Sostenible y Empleo en las Vías Verdes, Dirección de Actividades Ambientales y Vías Verdes. Fundación de los Ferrocarriles Españoles (FFE), 2011, pag. 9 99 Ivi pag. 6 100 Ivi pag. 94 101 «En conclusión el turismo accesible favorece el aumento de la cuota de mercado (recordemos que existen 4 millones de personas con discapacidad y potenciales clientes en España), que además son “multiclientes”, pues cada viaje que realiza una persona con discapacidad atrae a 1,5 acompañantes, favorece la desestacionalización, y mejora la imagen de las empresas y del destino turístico, además de la lógica generación de ingresos económicos directsos e indirectos y de generación de empleo» Ivi pag. 93 102 Ivi pag. 18
! %(!
solo 93 km. Ciò ha incoraggiato gli imprenditori del luogo a chiedere l’autorizzazione
per inserire lungo il tracciato materiali pubblicitari per promuovere le loro attività, e ciò
rappresenta un chiaro segnale dell’opportunità che il percorso può offrire a tutta la
comunità103.
2.8. La Francia
La Francia, grazie alla varietà dei suoi paesaggi e alla valorizzazione del suo patrimonio
storico – artistico, sembra essere particolarmente adatta alla pratica del cicloturismo,
perciò questa forma di vacanza risulta già una realtà consistente nel paese104. La Francia
affonda già le sue radici storiche nel ciclismo, sport assai popolare in questa nazione,
perciò non sorprende che la corsa ciclistica più famosa al mondo, il Tour de France, si
disputi proprio in questi luoghi.
Uno dei personaggi francesi più interessanti è Paul de Vivie, noto anche con il nome di
“Vélocio”, nato nel 1853, spesso definito uno dei primi turisti in bici. Era solito
pubblicare il racconto dei suoi viaggi nel suo giornale “Le Cycliste” e a lui viene dato
l’onore di aver coniato il neologismo “cicloturismo”105.
E’ stato stimato che il cicloturismo in Francia generi 2 miliardi di euro di fatturato
all’anno, la metà dei quali nel settore alberghiero e ristorativo. Il suo potenziale di
sviluppo è importante ma è necessario rinforzare la rete ciclistica. Difatti già nel 1998 il
governo transalpino ha avviato uno schema nazionale che ha portato alla realizzazione
di 6.000 km di percorsi ciclabili. Nel 2010 tale piano è stato rinnovato e porta
attualmente in nome “Schéma National des Véloroutes et de Voies Vertes” (SN3V) ed è
gestito dall’”Association Françiase de developpement des Véòproutes et Voies
Vertes”(AF3V). L’obiettivo è assai più ambizioso in quanto, a fine lavori, la Francia
avrà 20.000 km di rete nazionale, 5.000 km dei quali faranno parte della rete
Eurovelo106.
!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!103 Spanish Greenways Programme in http://www.viasverdes.com/en/about_us.asp 104 TUCCI G. (a cura di) Cicloturismo. Politiche, andamenti e prospettive, in Rapporto sul Turismo Italiano XVIII edizione , Edizione Franco Angelo, 2011-2012, pp. 466 - 467 105 The Best of Bicycling – Velocio, Grand Seigneur di Clifford L. Graves, M.D., 1965 in http://cycling.ahands.org/bicycling/velocio.html 106 Le Schéma national de 2010 - Définir le Schéma National des Véloroutes et Voies Vertes et promouvoir sa mise en œuvre, 2011 in http://www.developpement-durable.gouv.fr/Le-Schema-national-de-2010.html
! %)!
Il network è composta da:
• le Véloroutes che consistono in itinerari a lunga percorrenza su sede propria o su
strade di campagna poco trafficate107;
• le Voies Vertes, ossia strade verdi. Si tratta in questo caso di strade su sede
propria riservate al traffico non motorizzato e quindi usufruibili da parte di
pedoni, ciclisti, a cavallo o con i pattini108. Esse prediligono i tracciati delle
ferrovie dismesse o le alzaie dei fiumi109 e sono l’equivalente delle Vias Verdes
spagnole.
L’interesse francese per la bici è testimoniato anche dal nuovo piano nazionale della
mobilità ciclistica che dovrebbe entrare in vigore quest’anno e ha l’obiettivo di
incoraggiare l’utilizzo della bicicletta e gli aspetti legati alla sicurezza. Si concentra in
particolare sull’uso del mezzo per gli spostamenti quotidiani casa – lavoro e intende
adottare misure per incentivarlo, per esempio attraverso agevolazioni fiscali per aziende
o incentivi economici ai dipendenti che arrivano al lavoro su due ruote. Esempi del
genere esistono in Belgio, ma anche in Polonia, Paesi Bassi e Norvegia110.
2.9. Conclusioni
L’analisi delle diverse realtà ha permesso di individuare alcune caratteristiche comuni
che favoriscono la crescita del settore cicloturistico.
Innanzitutto i maggiori paesi cycle – friendly hanno dimostrato il loro interesse verso
questa forma di turismo sostenibile attraverso l’attivazione di un piano nazionale per la
mobilità ciclistica. Ciò significa che esiste un appoggio sia finanziario che istituzionale
verso l’implementazione di interventi in materia di mobilità urbana e in ambito
cicloturistico.
Inoltre si è visto che l’offerta turistica connessa alla bicicletta è frutto di un’azione di
dialogo tra i diversi attori del sistema: le aziende di trasporto pubblico, lo Stato, gli
albergatori, i ristoratori e così via. Si è creata perciò una rete caratterizzata dalla
collaborazione dei diversi stakeholders che ha avuto come conseguenza la creazione di
!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!107 Véloroute in http://www.af3v.org/-Veloroute-.html 108 Voie Verte in http://www.af3v.org/-Voie-verte-.html 109 http://www.voiesvertes.com/ 110 Francia, pronto il piano nazionale della mobilità ciclistica di Alessandro Micozzi, 12 luglio 2013, in http://www.bikeitalia.it/2013/07/12/francia-pronto-il-piano-nazionale-della-mobilita-ciclistica/
! %*!
un’offerta globale integrata che di conseguenza dona uniformità e coerenza
all’immagine del paese.
Un altro fattore che rappresenta la chiave per il successo è rappresentato dall’utilizzo
delle nuove tecnologie: disponibilità delle tracce per i GPS, applicazioni per telefoni di
ultima generazione, siti web istituzionali che non si occupano solo di promozione ma
anche di commercializzazione, dai quali è possibile anche acquistare un prodotto
confezionato su misura.
! &+!
! &"!
CAPITOLO TERZO
L’ITALIA TRA BUONE PRATICHE E MOBILITA’
IMMOBILE
Il Touring Club Italiano propone delle guide turistiche con una selezione di 100 itinerari
consigliati in tutta Italia,111 ciò a testimonianza del fatto che qualcosa di buono c’è,
ossia che alcune amministrazioni sono state in grado di confezionare un prodotto valido.
Ci sono poi turisti tedeschi che arrivano alle nostre frontiere in bici e vogliono pedalare
anche nel territorio italiano: tra gli itinerari esteri più amati dai tedeschi la Via Claudio
Augusta e la Ciclovia dell’Adige sono rispettivamente al secondo e terzo posto112. La
prima si sviluppa nella regione bavarese della Germania e, dopo aver attraversato il
Trentino Alto Adige e Verona, arriva ad Ostiglia; la seconda segue le sponde del corso
naturale del fiume Adige che si espande dal confine austriaco fino a Chioggia, passando
prevalentemente per il Trentino Alto Adige. Quest’ultima regione, infatti, è la terza
destinazione estera preferita dai tedeschi, seguita solo da Austria e Olanda.
Da tutto ciò s’intuisce che c’è una domanda di cicloturismo e che qualcuno ha saputo
rispondere con un’offerta adeguata. Eccetto qualche singola realtà, ci si chiede se esista
un prodotto cicloturistico nazionale di qualità e quindi capace di competere con gli altri
maggiori paesi europei. In questo capitolo si tenta di dare una risposta a tale quesito,
tentando di “fotografare” la situazione italiana delle due ruote.
!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!111 Vedi TOURING CLUB ITALIANO, Giro in Italia, 50 itinerari di turismo dolce, Nord – Centro (2010), Giro in Italia, 50 itinerari di turismo dolce, Centro – Sud (2009), Italia in bicicletta (2013), Touring Editore, Milano 112 JENNERT R. FROITZHEIM T, ADFC – Radreiseanalyse. 14. Bundesweite Erhebung zum fahrradtouristischen Markt, Internationale Tourismus – Börse Berlin, ITB, ADFC, 2013
! &#!
3.1 C’era una volta in Italia la bicicletta
Nel panorama italiano l’utilizzo turistico della bicicletta non appare così esteso rispetto
alla media europea. In realtà, dopo l’invenzione della bici sul finire del ‘900,
quest’ultima si diffonde ampiamente anche nel nostro paese, prima come mezzo di
svago ad uso sportivo ed agonistico e successivamente come strumento di lavoro
quotidiano113. Le due ruote rivestono un ruolo importante anche nella storia italiana:
infatti, all’epoca, la bici permetteva spostamenti rapidi e consentiva una veloce
diffusione di notizie e informazioni e poteva dare vita ad improvvise operazioni di
guerriglia e all’organizzazione di movimenti di massa114. Definita persino “strumento
terroristico”115, viene bandita in alcuni paesi europei, compresa l’Italia: è vietata la
circolazione in bicicletta e con altri mezzi simili a Milano nel 1898116 e a Bologna nel
1944117. Tuttavia tali limitazioni vengono presto rimosse in quanto il velocipede è il
principale mezzo di trasporto non solo dei partigiani, ma anche della massa operaia.
Contemporaneamente, questo mezzo entra a far parte della storia dello sviluppo
turistico. Dopo la nascita del primo club di escursionisti ciclisti in Inghilterra nel 1878,
denominato Bicycle Touring Club, ne seguono altri un po’ in tutto il mondo. Anche in
Italia si formano piccole società simili, ma è solo nel 1984 che quest’ultime vengono
unite per dar vita al Touring Club Ciclistico Italiano che vuole promuovere il ciclismo
per far conoscere e amare l’Italia, nonché supportare gli interessi dei suoi praticanti. A
tal proposito, undici anni dopo, si assiste alla prima grande manifestazione del club, a
cui partecipano 70 soci: una sorta di passeggiata su due ruote dal Milano a Roma, che
riscuote molto successo118. Si potrebbe definire come uno dei primi viaggi cicloturistici
organizzati. L’attività svolta dall’associazione è molto innovativa: “propone le prime
piste ciclabili, installa cassette di riparazione e pronto soccorso medico lungo le strade,
collabora alla stesura del primo Regolamento di Polizia Stradale, contribuisce
all'abbellimento delle stazioni ferroviarie, avvia la realizzazione e l'impianto di cartelli
stradali turistici”119.
Sicuramente il club ha contribuito a dare un nuovo impulso al turismo e alla scoperta
dell’Italia attraverso la passione per la bici, tuttavia già alla soglia del nuovo secolo
!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!113 TOURING CLUB ITALIANO, 90 anni di turismo in Italia, Milano, 1984, Pag. 29 – 30 114 PANI P. Salva i ciclisti, Chiarelettere editore, Milano, 2012, pag. 74 115 Ivi pag. 82 116 Ivi pag. 74 117 Ivi pag. 82 118 TOURING CLUB ITALIANO, 90 anni di turismo in Italia, Milano, 1984, pag. 30 119 Touring Club Editore: la storia in http://www.touringclub.com/media/pdf/storia_te_dicembre2013.pdf!
! &$!
nasce la FIAT e si sviluppano altre case automobilistiche. Nel corso del ‘900 questo
mezzo rivoluziona la concezione di tempo e spazio, permettendo ad una massa di
persone di spostarsi e raggiungere luoghi impensabili prima. La crisi petrolifera degli
anni ’70, l’attuale aumento dei prezzi del carburante e una maggiore consapevolezza
ambientale stanno, però, dando una nuova opportunità al vecchio velocipede.
3.2 L’Italia è un paese che pedala?
In base ad un’indagine stilata da Legambiente120, il “Bel Paese” presenta uno dei più alti
indici di motorizzazione al mondo ed il trend è in forte crescita: se nel 1991 c’erano 510
autovetture ogni 1.000 abitanti, nel 2009 se ne contano oltre 600, a cospetto della media
europea121 che si attesta a 463122.
Figura n. 11 – Km di ciclabili per km2 di superficie comunale (2008)
Fonte: Istat, Indicatori sui trasporti urbani, Marzo 2010, tratto da L’a-bici – Numeri, idee, proposte sulla
mobilità ciclabile, Legambiente, 2010,
Per quanto riguarda la presenza di piste ciclabili, in Italia ci sono città che pedalano di
più rispetto ad altre, come ad esempio Padova che, trovandosi al primo posto nella lista,
!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!120 L’indagine riguarda gli spostamenti quotidiani (principalmente quelli casa – lavoro) nei capoluoghi di provincia italiani. Sebbene non sia legata all’uso turistico, è utile a comprendere le abitudini degli italiani e delle amministrazioni locali, sull’ipotesi che un maggiore uso quotidiano comporta anche un maggiore utilizzo della bici per motivi ricreativi e di svago (come può essere per esempio nel caso di un viaggio vacanza). 121 L’Unione Europea a 27 paesi 122 L’a-bici – Numeri, idee, proposte sulla mobilità ciclabile, Legambiente, 2010 pag. 3
! &%!
offre 133,2 km di percorsi ogni 100km2, tuttavia la media si attesta attorno ai 13,3 km di
ciclabili ogni 100 km2 di superficie comunale123.
Anche senza confrontare il dato con quello di altre città cycle – friendly, s’intuisce
subito che quei 13 km possono contribuire solo in minima misura all’incentivazione
dell’uso della bicicletta. Si tratta comunque di un dato di massima e sarebbe interessante
approfondirlo in modo da analizzare anche le caratteristiche qualitative, che possono
riguardare la continuità della
pista, la sicurezza, la
segnaletica, la conoscenza di
tale infrastruttura tra i
cittadini e così via.
Sebbene siano pochi i
chilometri a disposizione
della bici, è interessante
notare che l’estensione delle
piste ciclabili urbane in Italia
è triplicata in dieci anni e ad
oggi totalizzano 3.227 km.
Tuttavia tale dato misura solo
lo stato di fatto nei centri
urbani, e non l’uso che ne fa
la comunità: la quota modale
degli spostamenti in bici dei
cittadini invece che
aumentare in proporzione, è
al contrario diminuita. La
crescita era avvenuta tra il
2004 e il 2007, quando
l’utilizzo delle due ruote era
addirittura raddoppiato
(passando dal 2% al 4%), ma
!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!123 Ivi pag 8
Figura n. 12 – Le condizioni per un maggiore uso della bicicletta 2007/2011 %
Fonte: ISFORT, Gli italiani e la bicicletta: dalla “riscoperta” alla crescita mancata, Le fermate audiomob sulla mobilità n. 15, 2012.
! &&!
l’ultima rilevazione ha registrato un calo e attualmente la percentuale si attesta attorno
al 3,5124.
La figura n. 12 offre informazioni preziose: innanzitutto aiuta a capire quali sono le
carenze e i pericoli percepiti da chi usa o vorrebbe usare la bici negli spostamenti
quotidiani; allo stesso tempo da informazioni circa la domanda latente che si riferisce a
chi sarebbe disposto a pedalare se solo ci fossero le condizioni ottimali. Queste ultime
sono principalmente da ricondurre all’esistenza di una vera rete ciclabile e alla
percezione di insicurezza sulla strada.
In sostanza, bisogna ribadire il concetto che non serve (solo) offrire più infrastrutture in
termini quantitativi, ma le amministrazioni dovrebbero tenere conto anche della qualità:
per esempio come si può girare in bici in ciclabili che s’interrompono continuamente?
Un’altra questione che sorge spontanea e che è già stata trattata in questa sede riguarda
la realizzazione delle infrastrutture. Sembra che spesso la loro costruzione sia
funzionale soprattutto all’immagine dell’amministrazione, che in tal modo può
dimostrare di aver fatto qualcosa di concreto per la viabilità dolce. In realtà, la
costruzione di piste ciclabili non è l’unica soluzione per favorire l’utilizzo di mezzi a
basso impatto ambientale: «le ciclabili sono necessarie sui grandi assi urbani di
scorrimento, dove effettivamente la convivenza con auto e bici è difficile […], mentre
tutta la viabilità secondaria deve avere caratteristiche tali da rendere possibile una
felice coabitazione di mezzi diversi: piedi, pedali, minori. Dal momento che la bici è un
mezzo di trasporto le politiche che la riguardano non devono avanzare un pezzetto di
ciclabile alla volta, ma devono essere parte integrante di un sistema di trasporti più
sostenibile.»125 Quindi non si può costruire infrastrutture se dall’altra parte ci sono
politiche di incentivazione all’acquisto e all’uso dei mezzi motorizzati: sono necessari
approcci coerenti. Questi possono essere per esempio le zone a traffico limitato o con
limite di 30 km/h, i dissuasori di velocità, campagne pubblicitarie e d’informazione.
Queste ed altre politiche sono state adottate da città come Ferrara, Bolzano, Parma, che,
pur non offrendo molte piste ciclabili, permettono la normale convivenza tra pedoni,
ciclisti e automobilisti e rappresentano delle best practice in materia di mobilità dolce.
Altri dati interessanti arrivano dal bike sharing, ossia il sistema di condivisione della
bici a poco prezzo. Tale strumento, dopo essere stato adottato da molte capitali europee,
!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!124 ISFORT, Gli italiani e la bicicletta: dalla “riscoperta” alla crescita mancata, Le fermate audiomob sulla mobilità n. 15, 2012, pag. 1 125 L’a-bici – Numeri, idee, proposte sulla mobilità ciclabile, Legambiente, 2010, pag. 11
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si sta diffondendo in tutto il continente e in molte città italiane: sono 150 i comuni che
offrono un parco bici di 6.000 unità, che tuttavia sembrano essere ancora poche. Il bike
sharing è utile sia per i cittadini poiché permette loro di raggiungere i posti in minor
tempo possibile, sia per i turisti che vogliono fare un’escursione giornaliera o un tour
della città126.
3.3 La FIAB, Associazione Italiana Amici della Bicicletta
Negli anni ’80 in molte città italiane si formano piccole associazioni per promuovere
l’uso quotidiano della bici come mezzo ecologico e sostenibile, tuttavia a causa del loro
carattere locale non riescono ad imporsi nel panorama internazionale. Si sente quindi
l’esigenza di un coordinamento, che in seguito si realizza attraverso l’istituzione di in
una vera e propria associazione nazionale. Nel 1989 nasce la FIAB Associazione
Italiana Amici della Bicicletta che si dichiara un’associazione ambientalista le cui
finalità non si discostano da quelle proposte dalla ECF, di cui è membro. L’obiettivo
principale è la “diffusione della bicicletta quale mezzo di trasporto ecologico, in un
quadro di riqualificazione ambientale”127. Si potrebbe considerare la versione italiana
della sorella tedesca ADFC, ma al contrario di quest’ultima la FIAB non ha ottenuto un
esplicito appoggio istituzionale. Si è comunque imposta considerevolmente nel
panorama italiano ed è da considerarsi come il principale interlocutore in materia di
mobilità ciclabile, tanto che è stata coinvolta in collaborazioni con alcune regioni che
intendono approfondire e sviluppare il tema.
Oltre ad azioni promozionali (fornisce pubblicazioni, organizza iniziative ciclo –
turistiche) e informative (progetta attività culturali e didattiche nelle scuole), la FIAB
svolge un’importante azione di lobbying nei confronti dei pubblici poteri: su sua
iniziativa è stata promulgata la legge 366/1998 sulla mobilità ciclabile e da decenni
attua una campagna di pressione nei confronti di Trenitalia per migliorare l’aspetto
dell’intermodalità. Quest’ultima questione è terminata con un accordo tra i due soggetti
che prevede la possibilità del trasporto della bici nei treni (secondo determinate
modalità e specifici orari) e la pubblicazione di una guida informativa. Per favorire tale
pratica, i due hanno rinnovato l’accordo che prevede la gratuità del trasporto del mezzo
!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!126 Ivi pag. 19!127 http://fiab-onlus.it/bici/la-fiab/chi-siamo.html
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a due ruote sulle rotaie nel giorno di pasquetta, creando un evento ad chiamato Giornata
Nazionale “Bicintreno” e la FIAB ha divulgato delle proposte di escursioni.
Dal 15 novembre 2011 la FIAB è diventata ufficialmente Centro nazionale di
coordinamento per lo sviluppo della rete ciclabile europea EuroVelo in Italia, il cui
progetto è a capo della ECF.
3.3.1. Verso la creazione di una grande rete nazionale
Tra i vari progetti portati avanti dall’associazione, Bicitalia e Albergabici (di cui si è già
parlato nel primo capitolo) sono i più interessanti in quanto non hanno confini
amministrativi limitati, ma sono di carattere nazione, perciò mirano a costruire una
comune offerta cicloturistica in grado di competere con i prodotti dei maggiori paesi
europei.
La prima idea di una ciclopista nazionale risale agli anni ’90, quando la FIAB presenta
alla manifestazione Velocity di Milano la proposta della “Ciclopista del Sole” che vuole
essere una contrapposizione all’omonima autostrada. Deve unire il Passo del Brennero a
Napoli attraverso due direttrici: un percorso centrale che unisce Brennero, Mantova,
Bologna, Firenze, Siena e Roma e una variante costiera tirrenico che unisce Mantova,
Parma, Pisa, Livorno, Grosseto, Roma.128
Successivamente, a distanza di un decennio, il CIPE – Comitato Interministeriale per la
Programmazione Economica – invita il Ministero dei Trasporti:
1. “a sviluppare e sottoporre a questo comitato un apposito studio sulla fattibilità
di una rete di percorribilità ciclistica nazionale, finalizzata principalmente
all’incentivazione di forme di turismo sostenibile, con particolare riguardo alle
zone ad elevata naturalità, definendone le relazioni con le altre reti e servizi di
trasporto, le modalità di integrazione, i costo e le modalità di gestione;
2. a costituire un Gruppo di Lavoro nazionale sulla Mobilità Ciclistica”129.
A partire da tale richiesta la FIAB sviluppa la proposta Bicitalia e consegna uno studio
di fattibilità La rete nazionale di percorribilità ciclistica approvato dal Ministero
dell’Ambiente nel settembre 2002130.
!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!128 PEDRONI C. (a cura di) Atti della conferenza “Vivere e camminare in città” 12-13 Giugno 2003 129 PEDRONI C, SOLARI R, GALLO D, PILERI P, MARCARINI A, GUAITOLI PANINI E, BELLONE F. (a cura di) Atti del convegno “Stati generali della bicicletta e della mobilità nuova” 5-6 Ottobre 2012
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Bicitalia è un progetto che considera solo gli ambiti di collegamento di grande respiro,
ovvero si tratta di ciclovie di dimensione sovra regionale o di collegamento con gli
itinerari dei paesi confinanti. L’iniziativa prevede la realizzazione di 15 grandi direttrici
che percorrono e attraversano l’Italia lungo 16.500 km di percorsi ciclabili:
1. Ciclopista del Sole (3000 km): è l’itinerario che dovrebbe avere valenza
evocativa di grande strada nazionale in quanto attraversa l’Italia, isole comprese;
2. Ciclovia del Po e delle Lagune (1300 km): inizia a Ventimiglia e costeggia il Po
fino alla Laguna Veneta
3. Ciclovia dei Pellegrini (2300 km): si rifà alla Via Francigena – antica strada di
pellegrinaggio che rientra tra le Cultural Routes dell’Unione Europea – che
arriva a Roma e prosegue poi fino a Brindisi;
4. Ciclovia dei Fiumi Veneti (1000 km): come suggerisce il nome si sviluppa nel
nord – est e si collega alle realtà austriaca e slovena;
5. Ciclovia Romea (800 km): percorre antiche strade romane dal Friulia Venezia
Giulia alla capitale;
6. Ciclovia Adriatica (1000 km): costeggia la costa adriatica da Ravenna a Leuca;
7. Ciclovia Romagna – Versilia (400 km): attraversa l’Italia orizzontalmente da
una costa all’altra, da Rimini a Viareggio;
8. Ciclovia Conero – Argenario (km 500): anche tale itinerario collega i due mari
dal Monte Conero a quello Argentario;
9. Ciclovia Salaria (400 km): parte dalla capitale italiana per arrivare a San
Benedetto del Tronto
10. Ciclovia dei Borboni (500 km): collega i principali capoluoghi delle regioni del
sud
11. Alta Via dell’Italia centrale (900 km): corre al centro delle Foreste Catanesi, del
Gargano, fino ai Monti Sibillini e i parchi abruzzesi;
12. Ciclovia Pedemontana Alpina (1100 km): disegna un grande arco che attraversa
il nord Italia ai piedi degli Appennini, collegando tutti i grandi laghi;
13. Ciclovia dei Tratturi (400 km): percorso lungo le vecchie strade a fondo
naturale, anche dette mulattiere, nel sud Italia;
14. Ciclovia dei Tre Mari (600 km): così denominato in quanto tocca le coste
bagnate dall’Adriatico, dallo Ionio e dal Tirreno;
!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!130 FORMATO R. op.cit., pag. 84
! &*!
15. Ciclovia Svizzera – mare (500 km): dalle pertinenze svizzere del lago Maggiore
raggiunge Imperia.
Per l’individuazione dei corridoi principali vengono presi come punto di riferimento gli
schemi già esistenti, sia nell’ottica della sostenibilità e quindi di un utilizzo migliore
delle risorse, sia per creare e valorizzare un prodotto messo in rete. Tra gli itinerari già
esistenti si fa riferimento a:
• EuroVelo: si tratta della grande rete di itinerari europei, tre dei quali corrono
lungo il territorio italiano;
• Revermed: progetto che ha previsto la riqualificazione di tracciati ferroviari
in disuso nell’area mediterranea occidentale, con l’obiettivo di costruire una
“Rete Verde Europea”131;
• Reti nazionali;
• Reti regionali, solo se di lunga percorrenza.
In assenza di questi riferimenti, il piano prevede di sfruttare le risorse naturali del
territorio come le alzaie dei fiumi, le antiche vie romane, di transumanza, di
pellegrinaggio, ovvero la riqualifica dei cosiddetti “rami secchi” delle ferrovie132.
Con questo progetto la FIAB vuole riscattare l’immagine di un’Italia frammentata e
disorganizzata e mira a competere con le grandi reti europee. I benefici derivanti si
possono tradurre in termini di qualità ambientale, turismo sostenibile, conservazione del
territorio e valorizzazione delle aree rurali, per non dimenticare lo sviluppo di economie
su piccola scala in territori meno visitati ma comunque a vocazione turistica.
Inoltre questo network offre dei contributi all’intermodalità (bici + treno, bici + barca)
che già comincia ad essere realizzata in alcune città come Verona, Cesena, Reggio
Emilia, Bolzano, che hanno dotato i mezzi pubblici di appositi carrelli rimorchi per le
biciclette.
!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!131 Associazione Italiana Greenways Onlus, Progetto Rever Med in http://users.unimi.it/agra/ingag/greenways/italian/rever_med.htm 132 PEDRONI C, Bicitalia: Rete Ciclabile Nazionale – Linee guida per la realizzazione, Quaderni del centro studi FIAB Riccardo Gallimbeni, 2008
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Figura n. 13 – Proposta della Rete Ciclabile Nazionale Bicitalia
Fonte: www.bicitalia.org
! '"!
Bicitalia nasce come proposta culturale, tuttavia gli attori che cerca di coinvolgere sono
e devono essere numerosi: enti e istituzioni nazionali e locali con specifici compiti in
materia (settore Ambiente, Turismo, Trasporti, Lavori Pubblici), le categorie
economiche (ANCMA133, Operatori del turismo ecc) le organizzazioni sociali, culturali,
ambientaliste.
La FIAB, nel tentativo di rendere concreta la rete Bicitalia, denuncia, nel corso del
“Primo congresso FIAB” del 2012, alcune criticità che impediscono la riuscita del
progetto. L’associazione dichiara che il problema principale è rappresentato da una
visione troppo individualista delle amministrazioni nel nostro Paese: difatti alcune
amministrazioni regionali si sono mosse istituendo piani e leggi, ma in un quadro
regionale, non sfruttando né i collegamenti con le reti superiori nelle loro
programmazioni, né l’operato della FIAB. Ci sono poi le scelte di attori che
preferiscono valorizzare il rapporto con gli stati confinanti, come succede per il Friuli
Venezia Giulia con la Slovenia, o per la Lombardia con la Svizzera. Altre ancora hanno
iniziato il cammino verso la costruzione di itinerari ciclabili, che però dopo
l’inaugurazione del primo tratto non hanno proseguito i lavori. Al contrario le
amministrazioni dovrebbero continuamente incrementare la qualità e quantità di una
rete, come fanno concretamente Trento e Bolzano. Un ulteriore ostacolo riguarda la
difformità della segnaletica elaborata a livello regionale, che spesso risulta difforme
rispetto al Codice della Strada134. In conclusione si presenta nuovamente il problema
della mancanza di un sistema e di un obiettivo comune che impediscono la costruzione
di una realtà nazionale competitiva.
3.4 L’offerta cicloturistica italiana
Come precedentemente detto, la quota modale degli spostamenti quotidiani degli italiani
in bici è diminuita nel tempo, tuttavia sempre più cittadini affermano di pedalare
soprattutto per trascorrere il tempo libero135. Si tratta quindi di un uso ricreativo, come
può essere il caso di un’escursione al parco o di un viaggio lungo itinerari protetti.
!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!133 Associazione Nazionale Ciclo Motociclo Accessori. È un’associazione di categoria che riunisce le Aziende italiane costruttrici di veicoli a 2 e 3 ruote, di quadri cicli e di parti ed accessori per gli stessi veicoli. 134 Atti del “Primo congresso FIAB” – Tesi discusse e approvate, 14-15 Aprile 2012, in www.fiab-onlus.it 135 ISFORT, op.ci., pag. 2
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In assenza di un censimento recente che quantifichi gli itinerari ciclabili in Italia, è stato
consultato il sito www.piste-ciclabili.com che raccoglie gli itinerari cicloturistici italiani
e ad oggi calcola l’esistenza di 73.838 km136. Il dato è puramente indicativo, in quanto
comprende sia veri e propri itinerari ufficiali, che quelli segnalati e disegnati sulla
mappa dagli utenti del sito, perciò si tratta anche di strade a viabilità minore ma
sprovviste di indicazioni segnaletiche. Questa particolarità del sito è molto interessante,
in quanto viene “messo in pratica” il concetto ribadito più volte che non è strettamente
necessaria la costruzione di una pista ciclabile in sede propria, ma si possono sfruttare le
strade di campagna o quelle minori dove il traffico è molto contenuto. Dalla mappa
presente nella pagina principale si nota subito che la maggior concentrazione di percorsi
si trova al Nord – Italia e tale dato risulta confermato anche dalle statistiche 137. In
effetti, ciò è coerente con il comportamento degli italiani, i quali fanno un maggior
utilizzo del mezzo ecologico proprio in tale zona d’Italia.138
La prova di quanto detto è confermata anche dalla presenza nel web di siti internet di
amministrazioni (soprattutto del centro e nord Italia) che promuovono il loro territorio
attraverso una vacanza in bici o che hanno in corso un progetto in tale direzione.
Il Trentino, per esempio, propone la sua offerta tramite un unico sito web139 nel quale
sono presenti, per ciascun percorso ciclabile, una descrizione dettagliata (con
informazioni anche sull’altimetria, la tipologia di fondo, il collegamento con altre piste),
una mappa, le tracce gps da scaricare e una cicloguida. Quest’ultima si può acquistare
via web ma sembra rivolta ai turisti italiani in quanto non viene offerta una traduzione
in altre lingue, mentre il sito web può essere visitato anche da chi conosce l’inglese.
Il Piemonte (si tratta del basso Piemonte ossia delle provincie di Asti, Cuneo e
Alessandria) pubblicizza il cicloturismo attraverso il sito web
www.piemonteciclabile.com, nel quale i contenuti sono organizzati in modo simile al
portale trentino. Qui però il valore aggiunto è rappresentato dalla sezione “proposte
turistiche” che presenta delle idee di itinerari, da uno a cinque giorni, che si
differenziano in base ad un tema. Scegliendo l’itinerario, questo viene visualizzato in
una mappa e, attraverso una selezione di filtri, si possono visualizzare meteo, fotografie,
i servizi e tutte le strutture ricettive lungo la via, oppure solo quelle definite “Bikers’
!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!136 http://www.piste-ciclabili.com/!137 ISFORT, Gli italiani e la bicicletta: dalla “riscoperta” alla crescita mancata, Le fermate audiomob sulla mobilità n. 15, 2012 e L’a-bici – Numeri, idee, proposte sulla mobilità ciclabile, Legambiente, 2010 138 ISFORT, op.cit., pag. 3 139 http://www.ciclabili.provincia.tn.it/
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Friend”. Le varie proposte non sono acquistabili via Internet, ma è necessario
informarsi presso i centri IAT della regione.
La Liguria è caratterizzata da un sovraffollamento delle coste ligure in estate in quanto
gioca un ruolo importante in prodotto mare, ma si è posta l’obiettivo di una
ridistribuzione più equa dei flussi turistici e di un maggior coinvolgimento
dell’entroterra. Perciò intende offrire più linee di prodotto che si integrano tra loro:
turismo natura (quindi sentieri di trekking e di biking), turismo enogastronomico, dei
borghi e delle tradizioni storiche – culturali140. In questo ambito rientra
l’implementazione del progetto, rete ciclabile della Liguria (RCL) in collaborazione con
FIAB: ad oggi esistono già 553 km di percorsi ciclabili, ma a vederli nella mappa
risultano macchie sparse nel territorio. Infatti non sono collegati tra di loro nell’ottica di
una rete, anche se questo sarà l’obiettivo finale del progetto. A fine lavori verrà
effettivamente offerto un network di 894 km di itinerari ciclabili. Il progetto prevede il
recupero, ove possibile, dei tracciati ferroviari dismessi e ad oggi ne sono già stati
riconvertiti 48 km. Inoltre è stato stipulato un accordo con le Ferrovie Italiane x
farantire la gratuità del trasporto del mezzo nei treni regionali141.
La Valle D’Aosta, data la sua naturale conformità geomorfologica, offre maggiori
itinerari su strade sterrate e su bike park, costruiti appositamente per gli amanti della
mountain – bike e dotati di particolari strutture, mentre l’offerta di itinerari cicloturistici
in senso stretto è minore. Non esiste un sito web istituzionale della Regione, ma tale
offerta è ben veicolata dall’ Associazione Club Bike Vda che, attraverso il suo sito
Internet142, propone itinerari per varie discipline (crosscountry, freeride, downhill, bici
da corsa e cicloturismo). Si tratta di una proposta molto interessante in quanto, oltre ad
essere molto varia, appare anche organizzata. Si possono acquistare pacchetti che
includono l’alloggio, in parte il vitto e altri servizi, in base alla tipologia del pacchetto
prescelto. Questi sono pensati sia per chi cerca il brivido, offrendo oltre all’escursione
in mountain – bike anche una giornata adrenalinica con attività come deltaplano,
rafting, volo aereo, sia per chi ama la filosofia “slow”, perciò con proposte che abbinano
una passeggiata in bici con la degustazione di piatti e vini tipici. A disposizione di tutti
!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!140 REGIONE TOSCANA, ASSESSORATO AL TURISMO, Progetto Interregionale Cicloturismo, verso un modello di coordinamento nazionale – Fase 1: Ricognizione delle attività esistenti, Pedalitalia, 2008, pag. 8 141 CASU L, Il progetto di rete ciclabile della Liguria, Atti del convegno sulla mobilità ciclistica del 15 Marzo 2013, 142 www.bikevalledaosta.it
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c’è un team di maestri e una rete di bike hotel, strutture in grado di offrire servizi adatti
ai viaggiatori in bici.
L’Emilia Romagna ha cominciato a ritagliarsi uno spazio nel panorama internazionale
grazie a Ferrara che, come recita il cartello all’entrata della città, è definita “città delle
biciclette”. Infatti se, come detto in precedenza, l’utilizzo delle due ruote si attesta in
Italia attorno al 3,5%, in questo posto la percentuale sale considerevolmente e si
avvicina al 30% al pari delle città danesi e olandesi.
Probabilmente sotto l’impulso del successo della città italiana delle biciclette, l’Emilia
Romagna ha perfezionato una rete cicloturistica interessante: essa presenta una
direttrice principale che collega le maggiori città della Regione (Parma, Modena,
Bologna, Ferrara, Ravenna, Forlì e Faenza) dall’Appennino al mare, suddiviso in 11
percorsi. Da questo si diramano 13 varianti che visitano i borghi e le periferie dei
capoluoghi emiliani. Il sito web143 che promuove il cicloturismo è molto funzionale:
permette di scaricare gratuitamente una mappa dalla quale si può vedere dove si trovano
gli uffici di informazione, le stazioni dei mezzi di trasporto pubblici e i bike hotel con i
relativi servizi offerti. A ciascuna struttura ricettiva sono associate le coordinate GPS, in
modo da essere localizzare facilmente, e la loro distanza dall’itinerario più vicino. Nel
web si possono scaricare gratuitamente i roadbook dei percorsi, che fungono da vere e
proprie guide dettagliate. Un altro fattore che permette di capire l’interesse della
Regione nei confronti del cicloturismo è la nascita e il consolidarsi di numerosi club di
prodotto nel settore dell’ospitalità per gli amanti della bici. Infatti già nel 1998 nasce il
Riccione Bike Hotels, due anni dopo Italy Bike Hotels che si estende in quasi tutta Italia
e in tempi recenti Rimini Bike Hotels144. Tale interesse nasce dall’esigenza di
destagionalizzare l’offerta turistica e convogliare i flussi turistici anche nell’entroterra:
si tratta del medesimo obiettivo della Regione Liguria, che sta intervenendo nella stessa
direzione.
Per quanto riguarda, invece, l’Italia centro meridionale, sebbene siano diverse le
amministrazioni che cominciano a fare i primi passi verso l’organizzazione di un’offerta
orientata ai viaggiatori su due ruote, le regioni più all’avanguardia sono l’Umbria e la
Toscana.
!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!143 www.cycle-r.it 144 Rimini Bike Hotels 2013 – A Rimini un nuovo Club di Prodotto per la vacanza attiva in www.riminibikehotels.com
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L’Umbria propone 71 percorsi divisi in base alla tipologia della bicicletta usata (bici da
strada, mountain – bike e percorsi a tappe) e quindi in base ad uno specifico interesse.
Anche questa Regione, nell’ambito del settore alberghiero e ristorativo, ha identificato
quelle strutture adatte all’accoglienza dei viaggiatori su due ruote, sulla base del rispetto
di un disciplinare che prevede i requisiti obbligatori ed altri facoltativi. Il sito di
promozione del cicloturismo145 offre l’elenco di tali strutture, così come permette di
conoscere i centri di assistenza specializzati. Ma soprattutto l’Umbria sembra essere una
delle poche regioni che ha osato di più: ha creato un’applicazione gratuita per i cellulari
di moderna generazione che funziona da vera e propria guida.
Il settore cicloturistico della Toscana è cresciuto in seguito all’esigenza di assecondare
le richieste della crescente domanda di turisti provenienti soprattutto dai paesi di lingua
inglese, radicati principalmente nell’area del Chianti definita “Chiantishire”146. Perciò
non ci si stupisce se questa è la regione italiana più promossa dai tour operator stranieri,
specialmente da quelli tedeschi (Austria, Germania, Svizzera) e anglofoni (U.S.A.,
Canada, Regno Unito)147.
La Regione mette a disposizione dei suoi turisti un portale148 che permette di scegliere
tra quattro tipi di itinerari suddivisi per tipologia di utente e difficoltà. Tutti i percorsi
sono georeferenziati e il sistema di filtri permette di conoscere dove si trovano i vari
servizi (ospitalità, noleggio e parcheggi bici, accessori) lungo la via e di visualizzarli
sulla mappa. Il sito sembra raccoglie le proposte ideate dalle varie province, ma spesso
presenta solo le informazioni principali per delegare al sito ufficiale provinciale il
compito di fornire più notizie.
Tra le iniziative più creative della capitale toscana bisogna citare il tour I Bike
Florence149 ideato da Florence Town Tour Operator, sviluppato nel 2008 come risposta
al classico walking tour della città. Consiste in una visita di due ore e mezzo della
capitale in bicicletta con l’accompagnamento di una guida specializzata, disponibile da
marzo ad ottobre, al prezzo di 25 ! (compreso di noleggio bici, guida e gelato). L’anno
in cui il tour è iniziato ha visto partecipe 170 persone e l’anno successivo 300 al mese.
Questa grande richiesta ha portato il tour operator a ideare una seconda proposta: il tour
!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!145 www.bikeinumbria.it 146 Si tratta dell’area compresa tra le province di Firenze e Siena ed è particolarmente conosciuta per la produzione dell’omonimo vino. 147 REGIONE TOSCANA, ASSESSORATO AL TURISMO, Progetto Interregionale Cicloturismo, verso un modello di coordinamento nazionale – Fase 1: Ricognizione delle attività esistenti, Pedalitalia, 2008 148 www.turismo.intoscana.it/cicloturismo 149 http://www.ibikeflorence.com/
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del Chianti chiamato U Bike Tuscany, della durata di sette ore al prezzo di 80 !. Per
entrambe le gite si può verificare la disponibilità via internet e provvedere alla
prenotazione. L’azienda ha intenzione di espandere ulteriormente la sua offerta
puntando ad una proposta multy – days con partenza da Firenze e arrivo a Siena e in Val
d’Orcia150.
Dopo questa breve indagine attraverso i siti di promozione turistica di enti e
amministrazioni pubbliche si può delineare una visione d’insieme dell’offerta
cicloturistica italiana.
Si può ipotizzare che la crescita nel settore cicloturistico sia avvenuta maggiormente al
nord e al centro perché le amministrazioni hanno voluto sfruttare il successo delle
regioni confinanti, tutte quante leader nel settore della bicicletta. Come si è visto, in
questa zona si assiste anche ad una maggiore percentuale di utilizzo del mezzo e ciò
porta a pensare che all’aumentare dell’offerta aumenti anche l’uso della bicicletta, sia
nella quotidianità che nel tempo libero.
Tra gli aspetti positivi bisogna dire che è stato rilevato un interesse sempre maggiore da
parte delle regioni italiane di promuovere la realizzazione di infrastrutture mirate a
questa forma di mobilità: spesso nasce come proposta alternativa all’uso dei mezzi
motorizzati ed è quindi rivolta ai cittadini. Ciò non toglie che, se tale azione ha
successo, venga successivamente sviluppata per un pubblico di viaggiatori (questo è il
caso del Trentino, di cui si parlerà nel capitolo seguente). In ambito turistico, questa
tipologia di turismo viene spesso considerata come soluzione ottimale per
destagionalizzare i flussi turistici facendoli veicolare anche nell’entroterra, in modo da
ridurre la loro concentrazione lungo le coste (come si è visto per la Liguria e l’Emilia
Romagna) e distribuire in modo più “equo” i benefici economici. È emerso anche che il
“prodotto bici”, inteso in senso lato, può essere proposto sia da un territorio
prevalentemente collinare o montuoso, in tale caso verrà declinato in una proposta
mirata agli appassionati della mountain – bike in tutte le sue forme, sia da un ambiente
costiero come prodotto complementare al tematismo del mare. In alcuni casi c’è chi
propone una combinazione di percorsi in bici associati a tour enogastronomici, in tal
caso si parla di “cicloenoturismo”, in altri casi c’è chi ha pensato ad un tour più creativo
della città, da fare appunto in bici, che permette di visitare più attrazioni grazie alla
!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!150 REGIONE TOSCANA, ASSESSORATO AL TURISMO, Progetto Interregionale Cicloturismo, verso un modello di coordinamento nazionale – Fase 1: Ricognizione delle attività esistenti, Pedalitalia, 2008, pag. 29!
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maggiore velocità di spostamento e probabilmente consente di vivere un’esperienza più
profonda e coinvolgente.
Investimenti crescenti si segnalano anche nel campo della comunicazione: i siti web
analizzati, seppur incompleti, offrono quasi sempre la georeferenziazione dei percorsi e
mettono a disposizione delle brochure e qualche volta anche dei roadbook; solo
l’Umbria sembra offrire qualcosa in più: un’applicazione per gli smartphone, al pari di
quella proposta dai paesi tedeschi. Tale strumento è in linea con l’evoluzione dello stile
di vita e di viaggio, caratterizzate da un maggior uso delle nuove tecnologie nella vita
quotidiana.
Nel settore dell’ospitalità si assiste a proposte sempre più orientate alle esigenze dei
turisti su due ruote: molti sono i club di prodotto rivolti proprio a questa clientela e le
strutture che si associano a Albergabici sono in continuo aumento. Si tratta di un’offerta
molto variegata, che prevede strutture di tutti i tipi e per tutte le tasche, ma dotate
almeno di standard minimi. Tale varietà costituisce un aspetto positivo, in quanto, come
detto precedentemente, il settore cicloturistico è caratterizzato da una pubblico
eterogeneo al suo interno. Pare che l’espansione di queste strutture vada di pari passo
con l’ampliarsi dell’offerta, perciò non sono equamente distribuite nel territorio
nazionale.
Nel complesso risulta un’immagine frammentata e disconnessa del settore cicloturistico
in Italia: ogni regione si occupa di sviluppare e promuovere solo le strutture e le
infrastrutture nel suo territorio, limitandosi ai propri ambiti amministrativi. Raramente
viene messa in risalto la continuità delle vie ciclabili, tanto che anche di un semplice
itinerario che costeggia un fiume si possono trovare nel web tanti siti internet quante
sono le regioni che esso attraversa. Tale ostacolo risulta, qualche volta, superato dalla
collaborazione tra le varie amministrazioni regionali che partecipano a progetti per
valorizzare l’attrattiva turistica che condividono. È il caso, per esempio, della cicloguida
intitolata Ciclovia del Po che trasporta i turisti in un viaggio in bici da Cremona al Mare
Adriatico, lungo il corso fluviale dell’omonimo fiume, attraverso quattro regioni151.
Quindi, eccetto qualche caso, “emerge la mancanza di un raccordo a livello nazionale e
la incapacità di “fare sistema” dei diversi operatori coinvolti. Sulla qualità di molte
proposte (…) influiscono infatti, in maniera negativa, i limiti amministrativi, e quindi
anche burocratici, nei quali risulta confinata la progettualità da parte dei soggetti
!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!151 PDERONI C, VICARI A, Ciclovia del Po, Ediciclo Editore, Portogruaro, 2011
! ')!
proponenti l’offerta stessa: ne scaturisce quindi la sua parcellizzazione e disomogeneità
nelle diverse aree geografiche della nostra Penisola”152.
3.5 L’esempio del Trentino – Alto Adige
Questa è una regione rinomata per il turismo natura e attivo, il quale rappresenta una
delle principali leve dello sviluppo locale. Inoltre, il Trentino – Alto Adige si trova ai
confini con i paesi tedeschi che del cicloturismo hanno creato una meta ambita per i
suoi fruitori. Se si aggiunge poi il patrimonio ambientale, s’intuisce facilmente come
tutti questi fattori hanno contribuito allo sviluppo del turismo in bici in un territorio che
presenta la maggiore concentrazione di itinerari ciclabili in Italia153.
3.5.1 Il Trentino
Già nel 1988 la Provincia si è dotata di una legge in tema di piste ciclabili154 (dieci anni
prima della legge nazionale), che è stata poi aggiornata nel 2010155. Tale legge ha
consentito al Trentino di progettare e realizzare le prime piste ciclabili già alla fine degli
anno ’80, pensate inizialmente per soddisfare le esigenze di svago e tempo libero dei
cittadini, perciò si tratta di vere e proprie vie di comunicazione per la mobilità dolce.
Solo in anni recenti la Provincia ha intuito il potenziale turistico di tali infrastrutture,
promuovendole all’interno della sua offerta turistica. La rete, composta ora da 370 km,
ma destinata a crescere fino a 550 km, si estende dal Garda alle Dolomiti e tocca
paesaggi prevalentemente collinari e verdi156.
Si può vedere la sua estensione nella figura n. 14: comprende 10 percorsi, ai quali va
aggiunta la ciclabile della Val di Non aperta nel giugno 2012, tutti dotati di una
specifica segnaletica e caratterizzati da diversa lunghezza, difficoltà e dislivello.
!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!152 TUCCI G. (a cura di) op.cit., p. 461 153 FORMATO R. op.cit., pag. 92 154 PARLAMENTO ITALIANO, 25 Maggio 1998, Legge provinciale n. 49 – Disciplina dei percorsi ciclabili e ciclopedonali, 155 PARLAMENTO ITALIANO, 11 Giugno 2010, Legge provinciale n. 12 – Sviluppo della mobilità e della viabilità ciclistica e ciclopedonale nonché modificazioni dell'articolo 52 della legge provinciale 20 marzo 2000, n. 3, in materia di procedure di approvazione del piano provinciale della mobilità 156 BETTA G. MACCAGNAN P. (a cura di), Cicloturismo e cicloturisti in Trentino, Report 34, Osservatorio provinciale per il turismo, agosto 2010, pag. 11
! '*!
Figura n. 14 – La rete cicloturistica della Provincia di Trento
Fonte: BETTA G. MACCAGNAN P. (a cura di), Cicloturismo e cicloturisti in Trentino, Report 34, Osservatorio provinciale per il turismo, agosto 2010
Alcune di queste ciclabili rivestono un ruolo di particolare interesse in quanto a
lunghezza, bellezza del paesaggio e attrattività turistica:
• la ciclabile della Valle Dell’Adige (96 km)
• la ciclabile della Val di Sole (35 km)
• la ciclabile della Valsugana (48 km)
• la ciclabile del Garda – Basso Sacra (19 km).
Inoltre, lungo questi tracciati sono presenti dei Bicigrill, particolari strutture pensate per
turisti ed escursionisti, che svolgono una triplice funzione:
• ristorativa: distribuiscono bevande e generi alimentari legati all'attività sportiva.
• di assistenza: mettono a disposizione piccole attrezzature idonee alla
manutenzione delle biciclette.
! (+!
• informativa: distribuiscono materiale informativo e offrono assistenza attraverso
personale qualificato per promuovere le possibilità di escursionismo in bicicletta
e le attività culturali nel territorio limitrofo157.
Tali strutture possono qualificarsi come “amici dei bambini”158, cioè possono prevedere
particolari servizi, pacchetti e tariffe rivolte alle esigenze dei bambini e più in generale
della famiglia. Attualmente solo il Bicigrill di Nomi (collocato nella ciclopista
dell’Adige) ha ottenuto tale marchio159. Si tratta di un’iniziativa curiosa, soprattutto
tenendo conto che la maggior parte dei turisti che pedala lungo queste strade proviene
dai paesi tedeschi e dall’Olanda, ossia persone che siamo abituati a vedere con un
carrello al seguito, nel quale è comodamente seduto il bambino.
In base ad una recente indagine risulta che le ciclabili del Trentino sono percorse da
1.400.000 fruitori, il 41% dei quali sono residenti, in misura uguale sono turisti, mentre
il restante 16% è rappresentato da escursionisti160, ciò a testimonianza che il “prodotto
piste” è molto attraente anche per chi non è del luogo.
Tra tutti i turisti, quelli stranieri sono la maggioranza, così come la gran parte fa un uso
intenso della bici ma soggiorna stabilmente in provincia per tutta la durata della vacanza
(si potrebbero definire cicloescursionisti), mentre chi viaggia in bici e dorme ogni notte
in un luogo diverso (cicloturisti161) pesa solo per un 29%. Questi ultimi sono quasi tutti
stranieri e fanno largo uso dell’intermediazione turistica, spendono in media qualcosa in
più rispetto ai cicloescursionisti, anche se, in realtà, c’è un segmento con un’alta
disponibilità di spesa. Dato che la maggior parte arriva dai paesi di lingua tedesca e
dall’Olanda, essi pedalano dal Nord verso il Sud con meta finale il Trentino Alto Adige,
!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!157 Bicigrill in http://www.ciclabili.provincia.tn.it/bicigrill/ 158 L’iniziativa nasce dal marchio Family in Trentino, che vuole qualificare la Provincia come un
territorio che rispetta le esigenze delle famiglie (sia residenti che ospiti). Il marchio può essere richiesto
da ogni settore di attività, sulla base del rispetto di determinati standard di servizi e prezzo. Per maggiori
informazioni: www.familyintrentino.it 159 BETTA G. MACCAGNAN P. (a cura di), op.cit., pag. 30 160 Ivi pag. 36 161 La definizione di cicloturista adottata dall’indagine è la seguente: «ha optato per una vacanza
itinerante, ovvero cambia tendenzialmente ogni notte il luogo di pernottamento, e durante la sua
permanenza utilizza la bici per escursioni o ciclismo tutti i giorni o quasi per più di due ore. Per
rientrare in questo target deve aver soddisfatto almeno una delle seguenti condizioni: deve essersi
spostato dal luogo di residenza con la bici o con mezzi di trasporto collettivo, organizzati da tour
operator o agenzie di viaggio che propongono un pacchetto vacanza in bici; o essere partito da casa
pedalando, oppure, ancora, avere montato sulla bici un porta cartina o un navigatore. La tipologia
ricostruita è quella del classico cicloturista, ovvero colui che considera la bici un mezzo di locomozione
per vivere la propria vacanza ed è interessato non solo alla pratica sportiva ma anche alla conoscenza
dei territori attraversati». BETTA G. MACCAGNAN P. (a cura di), op.cit., pag. 50
! ("!
la Lombardia e il Veneto, perciò quasi tutti utilizzano anche altri mezzi per l’andata e/o
il ritorno.
In realtà bisogna sottolineare che c’è una diversa distribuzione dei turisti lungo le
diverse ciclabili, i quali presentano anche un comportamento diverso. Per esempio la
maggior parte dei viaggiatori pedala lungo la ciclabile del Garda, ma si tratta
soprattutto di cicloescursionisti: ne sono stati stimati 106 mila (ossia un quarto del totale
dei turisti del Garda) capaci di generare una ricaduta economica diretta di circa 75
milioni di euro. I cicloescursionisti sono solo una quota minore: ne sono state calcolate
6 mila unità per un totale di 26 mila pernottamenti (in quanto il Garda è la meta finale di
molti cicloturisti) per un ammontare di 1,7 milioni di euro.
Invece, nella Valle dell’Adige, le persone che pedalano sono soprattutto residenti,
tuttavia la minoranza dei turisti è composta quasi interamente da cicloturisti che
soggiornano lungo la via per una sola notte (con una ricaduta stimata intorno ai 200
mila euro): la forte presenza di questi ultimi può essere dovuta sia al collegamento con
la rete austriaca attraverso il Brennero e la Val Pusteria, sia in conseguenza del fatto che
è la via ideale per chi ha come meta finale una località italiana o ancor meglio il lago di
Garda.
Anche lungo la ciclabile della Valsugana prevalgono gli escursionisti, soprattutto quelli
provenienti dal Veneto, che si concentrano nella tratta tra i due laghi di Levico –
Caldonazzo, che perciò costituiscono un fattore di attrazione.
Infine in Val di Sole ci sono molti turisti, ma di questi nessun cicloturista,
probabilmente perché la zona si presta maggiormente per altri tipi di percorsi, ossia per
gli utenti della mountain – bike. In questa valle il mezzo pubblico più importante per il
trasporto bici è il Dolomiti Express, un treno che può trasportare fino 60 bici al costo di
2 ! (mentre in alcune tratte è a disposizione degli utenti anche un bici bus). Il target
principale di tale servizio è rappresentato dai turisti, tanto che dal 2006 essi hanno
manifestato una domanda costantemente maggiore verso questo prodotto.
L’esempio del Trentino è utile a capire come un territorio possa essere valorizzato
attraverso la dotazione di infrastrutture adatte all’evoluzione delle esigenze del popolo
dei viaggiatori. L’analisi, che ho riportato brevemente sopra, rappresenta il desiderio di
tale amministrazione di conoscere il profilo degli utenti delle sue ciclabili e quantificare
l’attrattività turistica di tale prodotto. L’indagine ha permesso anche di analizzare le
criticità e i livelli di soddisfazione proprio nell’ottica di un’implementazione della rete.
Tra i punti di debolezza si segnalano molti elemento dell’aspetto software: segnaletica
! (#!
scarsa e non uniforme, mancanza di indicazioni sulle risorse storiche e culturali lungo la
via, carenza di una rete di strutture con servizi dedicati alle bici.
Sebbene ci siano ancora molti aspetti da sviluppare e migliorare, l’offerta cicloturista
trentina rappresenta un punto di riferimento a livello nazionale.
3.5.2 Bolzano la “città della bicicletta”
Come suggerisce il titolo, Ferrara e Bolzano si contendono il primo posto in tema di
mobilità ciclabile in quanto, attualmente, anche qui la quota degli spostamenti
quotidiani si aggira intorno al 30%. In questa città la cultura della bicicletta è sempre
stata più radicata rispetto al resto d’Italia, infatti già nel 2002, anno della presentazione
del nuovo Piano della Mobilità Ciclabile, la media annua di spostamenti su due ruote si
attestava sul 17,5%.
Tale Piano fissa le linee guida per sollevare la mobilità ciclabile:
• attività di marketing, informazione e comunicazione: creazione un logo
riconoscibile e presente in tutte le attività e infrastrutture che offrono servizi alle
biciclette, creazione e divulgazione di una mappa tascabile della rete,
organizzazione di eventi dedicati alla bicicletta con il coinvolgimento di
famiglie e bambini;
• estensione del reticolato di percorsi ciclabili nella città che ora misura 50 km e
altri sono ancora in costruzione;
• elaborazione di una segnaletica specifica, che prevede dei pannelli esplicativi
che riportano la rete globale, evidenziando i singoli percorsi con numerazione e
colori diversi (come per le linee metropolitane). Per quanto riguarda la
segnaletica, seppur ritenuta interessante da parte della FIAB, la stessa ne
denuncia la difformità rispetto al Codice della Strada;
• monitoraggio degli spostamenti attraverso un dispositivo “contabici” attivo già
dal 2006;
• sviluppo di servizi a misura degli utenti in bici: l’officina mobile (alcune
giornate d’autunno in cui dei tecnici sono a disposizione nelle piazze per la
revisione del mezzo), stazioni di noleggio e di parcheggio, stazioni di ricarica
delle bici elettriche e di pompaggio;
• progetti di sensibilizzazione: sia nelle scuole per stimolare gli studenti sul tema
della mobilità sostenibile e proporre insegnamenti di educazione stradale, sia nei
! ($!
posti di lavoro attraverso un concorso a premi per stimolare i lavoratori all’uso
della bicicletta, vince chi pedala di più162.
La città quindi non si è limitata ad offrire solo infrastrutture, ma ha puntato molto anche
su servizi dedicati ed una forte attività in termini di promozione e immagine.
3.6 #Salvaiciclisti: la critical mass digitale
Il 4 novembre 2011 una cronista del noto giornale inglese The Times rimane coinvolta
in un incidente mentre si recava al lavoro in bici, che le causa un coma profondo e poi la
morte. Dopo qualche mese di studi e ricerche sui problemi della viabilità britannica e
sui segreti di quella olandese e danese, il giornale lancia una campagna pubblicitaria,
ancora attiva, che s’intitola Cities fit for cyclists163 (città a misura di bicicletta). Essa è
accompagnata da un manifesto di otto punti indirizzato al Parlamento nel quale si
richiedono maggiori interventi in materia di sicurezza stradale per la mobilità dolce. A
sostenere la campagna non sono solo i sindaci, ma anche ciclisti professionisti, e forse
anche questo fornisce un aiuto in termini di immagine. L’iniziativa inizialmente viene
sposata dal partito conservatore di David Cameron e successivamente supportata anche
dai Liberal Democratici. Qualche mese fa il Primo Ministro ha annunciato l’elargizione
di fondi per supportare la causa nazionale164, mentre allo stesso tempo il sindaco di
Londra prevede più di 900 milioni di sterline per la realizzazione, entro il 2016, di una
ciclabile che attraversa il centro della capitale inglese e collega le altre piste in modo da
creare una rete sicura165.
L’Italia, consapevole dell’opportunità che può avere questo movimento, decide di
replicarlo con il nome #salvaiciclisti. L’asterisco iniziale sta ad indicare che la protesta
è nata nel web attraverso l’utilizzo dei principali social network in modo da coinvolgere
il più alto numero di persone. 38 bike blogger, l’8 febbraio, decidono di pubblicare
contemporaneamente nella loro pagina web una lettera rivolta alle testate giornalistiche
e contestualmente invitano i lettori a condividere la notizia tramite Facebook e Twitter.
Il movimento nasce dal disagio provato da chi utilizza, o tenta di utilizzare, la bicicletta !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!162 Tutte le informazioni sono state tratte dalla sezione mobilità del sito web del Comune di Bolzano: www.comune.bolzano.it 163 Informazioni dettagliate e aggiornate sulla campagna: http://www.thetimes.co.uk/tto/public/cyclesafety/ 164 Pressure in Tories as Lib Dems and Labour set out plans for cycling reform in http://www.thetimes.co.uk/tto/public/cyclesafety/article3870513.ece 165 London “bike Crossrail” planned for 2016 http://www.thetimes.co.uk/tto/public/cyclesafety/article3707692.ece
! (%!
come mezzo di trasporto nelle strade italiane. Alcuni numeri sono la prova che
effettivamente le nostre strade non coso così agibili per i ciclisti: se in dieci anni la Gran
Bretagna ha registrato 1275 morti, l’Italia nello stesso periodo ne conta 2556,
praticamente il doppio166. L’ISTAT conferma l’aumento della quota dei conducenti di
biciclette morti a causa di un incidente stradale: +2,5% tra il 2012 e il 2011, dopo
l’aumento dell’anno precedente del +7,5%167.
Il movimento italiano #salvaiciclisti riprende gli otto punti del manifesto scritto dal
giornale inglese e, attraverso il supporto del senatore Francesco Ferrante, redigono
assieme un disegno di legge, sottoscritto poi da altri 62 senatori di quasi tutte le forze
politiche. Tuttavia a distanza di dieci giorni il movimento si accorge di quanto diverse
siano le differenze tra Italia e Gran Bretagna in materia di ciclabilità, in quanto gli utenti
dello stivale affrontano problemi non causati dalla mancanza di norme, ma dalla loro
mancata applicazione a livello locale. Il movimento, per esempio, fa riferimento alla
sosta selvaggia, al mancato rispetto dei limiti di velocità e dell’allocazione delle risorse
finanziarie per la sicurezza stradale. Perciò i bike blogger decidono di redigere una
lettera intitolata “Caro Sindaco” al quale chiedono di impegnarsi su questi e altri sette
punti168.
I partecipanti di questo movimento hanno deciso di rendersi visibili e di affermare la
loro presenza organizzandosi in una massa critica sia nel mondo digitale che in quello
reale. Così hanno cercato di coinvolgere un gran numero di persone attraverso i social
networks mediante la creazione di un gruppo e confidando sul fatto che le informazioni
e le notizie viaggiano e rimbalzano velocemente nel web. Inoltre hanno organizzato
“bicifestazioni”, ossia raduni di una moltitudine di persone che hanno sfilato in bici.
Infine hanno rivolto l’appello non direttamente alla politica, ma hanno cercato di farsi
sentire attraverso le principali testate giornalistiche, in modo da trovare un interlocutore
che può facilmente influenzare l’opinione pubblica.
Dopo un primo periodo di fervore, caratterizzato da “bicifestazioni” e dall’adesione
della causa da parte di alcuni personaggi famosi, ci si chiede a distanza di quasi due
anni cosa sia cambiato. Tra gli aspetti negativi bisogna ricordare che la proposta di
legge è rimasta tale e chissà se e quando verrà mai approvata; nei social networks il
numero dei sostenitori del gruppo #salvaiciclisti è precipitato; i giornali non parlano più
!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!166 BONAVENTURA S., ”Salviamo i nostri ciclisti”. L’Ania scende in campo, in www.repubblica.it, 8 Febbraio 2012 167 Incidenti stradali in Italia in http://www.istat.it/it/archivio/102885 "')!PANI P. op.cit., pag.28!
! (&!
di tale notizia e nessuna testata ha deciso di adottare la campagna e farsi prima
promotrice degli interessi di questi cittadini. Tra gli aspetti positivi si possono
menzionare l’adesione dalla causa da parte dei primi cittadini di Torino, Milano (che sta
ripensando alla mobilità ciclabile soprattutto in previsione dell’EXPO 2015), Reggio
Emilia, Bologna, Firenze, Roma, Ferrara, Napoli. La speranza è che ora tali promesse
siano esaudite.
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CAPITOLO QUARTO
IL CASO “VENETO BIKE”:
LA RETE CICLOTURISTICA VENETA
E’ solo in tempi recenti che la Regione Veneto ha deciso di cambiare approccio verso i
prodotti turistici del suo territorio per spingersi oltre ai soliti tematismi tradizionali.
Consapevole dell’evoluzione dei gusti e delle esigenze dei turisti, per rimanere
competitiva rispetto alle altre destinazioni nazionali e internazionali l’amministrazione
ha deciso di arricchire e reinterpretare i prodotti delle sue terre in modo da affiancare
all’offerta tradizionale (mare, montagna, lago, città d’arte, terme) delle proposte
innovative, sostenibili e complementari. Difatti, la strategia complessiva della regione
mira ad offrire un nuovo prodotto turistico, ovvero il “paesaggio culturale”, forma di
turismo che prevede l’esplorazione del territorio inteso come somma delle sue
caratteristiche culturali, storiche e della tradizione169.
Per questa tipologia di prodotto il Veneto vuole presentare elementi di attrazione diversi
e innovativi, in modo da indurre movimenti turistici di ritorno nel nostro paese
soprattutto nei periodi di bassa stagione, quando non sono attive le tradizionali
destinazioni del mare, della montagna e del lago170.
Seguendo questa visione, la Regione ha avviato una serie di progetti che ricadono sotto
il nome “Veneto Bike” che, come suggerisce la denominazione, comprendono tutte
quelle politiche rivolte allo sviluppo del segmento cicloturismo.
!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!169 DGR, 28 Luglio 2009, n. 2262 – Iniziative di diversificazione dell’offerta turistica e prolungamento della stagionalità. Affidamento incarico di consulenza all’Università degli Studi di Padova – Dipartimento Territorio e Sistemi Agroforestali (TESAF) per l’elaborazione del “Piano regionale di valorizzazione del cicloturismo” 170 Ivi
! ()!
4.1 Il percorso verso la costruzione di una rete cicloturistica
Per implementare questo prodotto sostenibile la Regione ha intrapreso un percorso
graduale, lento ma costante, le cui tappe fondamentali possono essere così riassunte.
Il primo passo avviene nel 2005, quando la Giunta Regionale approva il Piano
Regionale della Mobilità Ciclistica171, redatto in collaborazione con la FIAB, che
predispone la pianificazione di una rete ciclabile regionale che deve avere sia un
carattere trasportistico (per gli spostamenti casa – lavoro e casa – scuola) sia ciclo –
escursionistico (ossia avente scopi ricreativi e turistici) e fornisce i criteri per la sua
realizzazione172. Il piano denota l’interesse dell’amministrazione verso questa nuova
forma di turismo, che comincia a prendere forma con gli interventi successivi: il
progetto interregionale e quello di ambito regionale.
4.1.1 Il progetto interregionale cicloturismo e le azioni comuni
Lo stesso anno prende il via il Progetto Interregionale Cicloturismo, cofinanziato a
livello ministeriale e al quale partecipano, oltre al Veneto, anche la Toscana in qualità di
capofila, il Friuli Venezia Giulia, la Liguria, la Lombardia, la Sardegna e l’Umbria.
Consapevoli che il cicloturismo è un fenomeno in crescita, il duplice obiettivo del
progetto consiste nel rafforzamento delle azioni di promozione turistica e nella
costruzione di un’offerta cicloturistica italiana competitiva173. Per raggiungere questi
scopi sono previsti sia interventi comuni, sia interventi autonomi portati avanti dalle
singole amministrazioni.
Nell’ambito delle azioni comuni, le regioni decido di operare:
• interventi di coordinamento, supporto, animazione, monitoraggio;
• analisi dei fenomeni e ricerche specifiche;
• interventi promozionali.174
In merito al primo punto viene istituito un comitato di coordinamento e monitoraggio al
quale aderisce ogni regione attraverso un delegato.
!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!171 DGR, 11 Febbraio 2005, n. 336 – Piano Regionale della Mobilità Ciclistica. Approvazione Master Plan 172 PASSIGATO M., PEDRONI C., DALLA VENEZIA A., DI BUSSOLO R., Reti ciclabili in area mediterranea – Vademecum della ciclabilità, FIAB, 2008 173 REGIONE TOSCANA, ASSESSORATO AL TURISMO, Progetto Interregionale Cicloturismo, Linee progettuali, 2006 174 Ivi
! (*!
Per espletare il secondo ordine di azioni, la Regione capofila ha innanzitutto condotto
un’indagine suddivisa in due fasi.
La prima fase ha consentito di individuare lo “stato dell’arte”, ossia le attività
promozionali attive negli ambiti territoriali in questione che ha permesso di appurare
che sono già presenti materiali e prodotti venduti da tour operator stranieri175. In
particolare, la regione più richiesta in Italia è la Toscana con 137 pacchetti venduti su
un totale di 353, ma il Veneto si colloca comunque molto bene, al secondo posto, con
99 tour venduti. Di questi ultimi, 42 sono promossi dai paesi tedeschi, 34 dai paesi
anglofoni, 9 dal Benelux, 8 dalla Scandinavia e 6 dalla Francia. In generale si può
affermare che la tipologia di prodotto più richiesta implica l’uso della “slow bike”, a
seguire della bici da corsa e infine della mountain – bike176.
Molti percorsi sono caratterizzati da attrazioni di interesse naturalistico, ma ricche
anche di fascino culturale: città d’arte, musei, festival tradizionali, gastronomia
regionale. Ciò significa che il cicloturista è spinto a condurre le sue vacanze in Italia
non solo per fare attività sportiva, ma anche per pedalare in un ambiente naturale
lontano dal traffico, ma comunque ricco di attrattive culturali.
Sulla base di ciò le regioni interessate dal progetto, con la consapevolezza che esiste già
un prodotto fruibile e quindi vendibile, ritengono di dover lavorare non tanto
sull’individuazione di nuovi percorsi, quanto sull’implementazione di quelli già
esistenti. La priorità, perciò, è quella di suddividere in maniera ottimale i materiali
promozionali nelle tre categorie slow bike, bici da corsa, mountain – bike e armonizzare
la loro presentazione con una stessa grafica177.
A seguito di tale indagine è stata avviata la seconda fase che mira a definire degli
standard che tutte le regioni devono adottare in materia di segnaletica, percorsi, servizi
(anche quelli per disabili) e comunicazione, proprio con lo scopo di rendere l’attuale
offerta cicloturistica italiana armonica e coerente. Per quanto riguarda la
comunicazione, è stato creato il sito web www.pedalitalia.it, ideato per poter diventare
un punto di riferimento dell’offerta cicloturistica italiana. Esso rappresenta una sorta di
biblioteca online poiché racchiude le pubblicazioni delle regioni interessate al progetto.
!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!175 I 73 tour operator presi in considerazione sono stati catalogati in cinque aree geografiche: 1) Germania, Austria, Svizzera; 2) Usa, Canada, Regno Unito; 3) Benelux; 4) Francia; 5) Scandinavia. 176 REGIONE TOSCANA, ASSESSORATO AL TURISMO, Progetto Interregionale Cicloturismo, verso un modello di coordinamento nazionale – Fase 1: Ricognizione delle attività esistenti, Pedalitalia, 2008 177 Ivi!
! )+!
Tramite il motore di ricerca interno si possono selezionare i materiali da scaricare
gratuitamente in tre lingue, suddivisi per area geografica, anno di realizzazione e
tipologia della bici più adatta. In questa sede sono disponibili anche gli atti dell’annuale
Seminario Nazionale sul Cicloturismo & Convegno su Turismo e Mobilità Dolce,
evento organizzato proprio dalla collaborazione delle regioni, quale strumento di
promozione e di condivisione delle esperienze. Oltre a questo, le amministrazioni
prevedono la partecipazione ad eventi del settore, come la Borsa del Turismo Sportivo
che si svolge annualmente a Montecatini Terme.
Figura n. 15 – Pagina iniziale del portale Pedalitalia
Fonte: www.pedalitalia.it
! )"!
4.1.2 Il Piano di Valorizzazione del Cicloturismo Veneto e le azioni autonome
Oltre alle azioni da eseguire congiuntamente con le Regioni interessate, ciascuna di esse
pianifica degli interventi nel proprio ambito territoriale in base alle proprie priorità.
Le azioni che la Regione Veneto decide di implementare riguardano principalmente tre
aree:
• interventi di sistemazione e piccola infrastrutturazione dei percorsi cicloturistici;
• coordinamento, supporto animazione e monitoraggio;
• azioni di promozione della rete ciclabile.
Per svolgere alcuni interventi la Regione si affida ad altri soggetti: per quanto riguarda
le operazioni di carattere infrastrutturale, Veneto Strade S.p.a. ha l’incarico di realizzare
un “piano regionale di segnaletica turistica”, tramite la realizzazione di una Rete
Escursionistica Veneta178 (REV), composta da itinerari di particolare interesse turistico
dedicati alla circolazione ciclabile, pedonale, equestre e nautica. La segnaletica deve
essere sufficientemente adeguata a fornire un segno distintivo nei confronti dei turisti e
rappresentare uno strumento in grado di orientarli in questo territorio.
Invece, per quanto riguarda le altre due azioni, la Regione affida all’Università degli
Studi di Padova – Dipartimento dei Sistemi Agroforestali (TESAF) l’incarico di
elaborare un Piano di valorizzazione del cicloturismo. Per redigere tale piano, il
soggetto incaricato effettua uno studio di marketing territoriale attraverso il quale
seleziona i percorsi cicloturisti da veicolare (che coincidono con la sopracitata REV),
individua i punti di interesse e le caratteristiche tecniche del percorso, infine imposta la
georeferenziazione di tali itinerari. L’elaborazione del Piano ha coinvolto numerosi
soggetti: si sono svolti incontri con enti e operatori per illustrare il progetto e ricevere
indicazioni pratiche in modo da attuare una “progettazione partecipativa”179. La
definizione degli itinerari è avvenuta tramite il contatto diretto di province, GAL, Enti
Parco, associazioni cicloturistiche, tour operator, fattorie didattiche e guide
ambientali180.
In merito alle azioni di carattere promozionale, si è deciso di procedere congiuntamente
con le province, con una successiva suddivisione dei compiti. È di competenza
autonoma di ciascuna provincia:
!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!178 DGR, 19 Maggio 2009, n. 1402 – Individuazione di itinerari di particolare interesse turistico e della cartellonistica e segnaletica tematica nell’ambito della Rete Escursionistica Veneta e approvazione del Piano regionale di segnaletica turistica. 179 DGR, 13 Luglio 2010, n. 1807 – Adozione del Piano di valorizzazione del cicloturismo veneto e accordo di collaborazione con le Province per le attività di promozione 180 Ivi
! )#!
• «realizzazione e stampa di una brochure per ciascun itinerario escursionistico
con le traduzioni in inglese, tedesco e francese;
• iniziative di informazione e distribuzione del materiale nel portale
www.veneto.to e nei siti
• internet istituzionali;
• informazione e promozione delle escursioni anche in raccordo con altri itinerari
turistici;
• presentazione coordinata delle attività e partecipazione a eventi di settore;
• eventuale realizzazione di infrastrutture leggere (per es. segnaletica e dissuasori
del traffico)»181.
Mentre le azioni da svolgere in comune, con la Provincia di Padova come capofila,
riguardano:
• «realizzazione del road book per i quattro itinerari cicloturistici del Veneto con
traduzione in inglese, tedesco e francese;
• informazione e promozione degli itinerari e servizio fotografico coordinato;
• stampa e distribuzione del materiale presso gli uffici IAT e in occasione di
eventi del settore;
• raccordo con le amministrazioni per la risoluzione delle problematiche di
percorribilità e sicurezza dei tracciati»182.
Con l’adempimento di tali azioni e la tabellazione dei percorsi, in parte ancora in corso,
si conclude il primo step del progetto Veneto Bike.
È in fase di implementazione la seconda parte del progetto che riguarda l’area montana
ed è diretta ad un pubblico di utenti appassionati di mountain – bike. Il target al quale si
rivolge l’iniziativa è costituito principalmente da persone più giovani e attive, che
praticano turismo sportivo in montagna. Il prodotto che la Regione mira a costruire è
quello del “bike park”, che si concretizza in un parco attraversato da strade silvo –
pastorali o sentieri alpini lungo i quali sono inserite strutture di legno come rampe o
passerelle in modo da aumentare la difficoltà del percorso e renderlo adatto alle varie
sottocategorie della disciplina della mountain –bike.
!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!181 Ivi 182 Ivi
! )$!
Tale prodotto s’inserisce nell’ottica di un’offerta integrata, che mira a proporre al turista
moderno nuove opportunità di vivere la montagna d’estate, ma si configura anche come
strumento per sfruttare nei mesi più caldi le infrastrutture dedicate allo sci, come gli
impianti di risalita183.
4.2 I Percorsi
Nell’ambito del Piano di valorizzazione del cicloturismo, sono stati individuati dei
percorsi che rispondo a determinati criteri:
• rilevanza regionale;
• valenza turistica, cioè itinerari interessanti per un pubblico di cicloturisti slow;
• concretamente fruibili, fin da subito, da parte di visitatori ed escursionisti;
• “vendibili”, ossia attraenti ed innovativi in modo da poter essere compresi
all’interno dei cataloghi dei tour operator184.
La strategia adottata della Regione è quella di individuare prodotti cicloturistici
vendibili, senza però trascurare i percorsi di rilevanza locale che possono essere oggetto
di promozione in un secondo momento, quando per esempio il turista si trova già nel
territorio185.
In base agli studi preliminari effettuati in occasione del Progetto Interregionale
Cicloturismo e in base all’indagine condotta dal TESAF, i tracciati sono stati pensati per
un pubblico amante della “slow bike”, che ricerca vie facili e sicure. Nello specifico
sono state pensate due tipologie di prodotto: l’escursione giornaliera e il viaggio
itinerante di più giorni, itinerari semplici e adatti al “cicloturista medio”, idonei sia ad
un pubblico più allenato che ai neofiti. Ciascun tracciato è identificato da un numero e
da una lettera univoca (E per le escursioni e I per gli itinerari) riportati in tutta la
segnaletica e nei materiali promozionali.
I quattro itinerari, che coinvolgono tutte le province, sono denominati in modo da
conferire una certa attrattività turistica e riconoscibilità.
!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!183 DGR, 23 Ottobre 2012, n. 2144 – Promozione e valorizzazione del cicloturismo e ciclo–escursionismo – Progetto regionale “Veneto bike”, seconda fase. Bando per la concessione di contributi per interventi di localizzazione e posa in opera della segnaletica per i percorsi ciclo-escursionistici di montagna. ")%!DGR, 13 Luglio 2010, n. 1807 – Adozione del Piano di valorizzazione del cicloturismo veneto e accordo di collaborazione con le Province per le attività di promozione!")&!Ivi!
! )%!
Figura n. 16 – Sintesi degli itinerari ciclabili realizzati nell’ambito della REV
N.° Denominazione itinerario Breve descrizione
I1 Lago di Garda – Venezia L’itinerario collega le principali città d’arte della
Regione e si sviluppa in quattro tappe che prediligono
le strade secondarie della campagna veneta, tra borghi,
vigneti e fiumi d’acqua.
I2 Anello del Veneto Questo itinerario è uno dei più lunghi in quanto
prevede sei tappe. Il tratto iniziale da Venezia a
Chioggia ricalca il tragitto della E5 (vedi sotto), per poi
inoltrarsi nell’entroterra e passare non distante da
Abano e Montegrotto Terme. Conduce poi nei centri
storici di Padova, Vicenza ma anche in città minori
come Marostina, Bassano del Grappa, Asolo. Corre poi
sotto il sistema collinare del Montello per poi condurre
i visitatori al punto di partenza.
I3 Via del Mare Come s’intuisce dal suo nome, si tratta di un itinerario
costiero – lagunare che corre lungo strade arginali e
piste ciclabili. Dopo il primo tratto nell’entroterra da
Rovigo a Porto Tolle, l’acqua è il filo conduttore delle
cinque tappe previste, che prevedono anche l’uso
dell’intermodalità per poter approdare nelle isole della
laguna. Il sentiero costeggia le città balneari di Jesolo,
Caorle, Bibione, quest’ultima meta finale del percorso.
I4 Dolomiti – Venezia L’itinerario si sviluppa dalla montagna al mare, perciò
l’altimetria, in discesa, è spesso a favore del
cicloturista. Il tratto iniziale ripercorre l’E1 ed è stato
ricavato nel sedime dell’ex ferrovia costruita durante la
Prima Guerra mondiale e già dismessa nel 1964.
L’itinerario attraversa borghi minori come Vittorio
Veneto, Conegliano, Susegana e conduce a Mestre da
dove si può prendere il treno per Venezia.
Fonte: Veneto in bicicletta, Supplemento di Passaggi a Nord Est 2012
! )&!
Nel territorio di ogni provincia è inoltre presente almeno un’escursione giornaliera:
Figura n. 17 – Sintesi delle escursioni giornaliere realizzate nell’ambito della REV
N.° Denominazione ciclovia Breve descrizione
E1 Lunga Via delle Dolomiti Accompagna il turista lungo una via caratterizzata da
paesaggi tra i più conosciuti e straordinari della Regione:
le Dolomiti patrimonio dell’umanità Unesco. In alcuni
tratti è previsto il trasporto con il servizio di linea
Dolomitibus.
E2 Anello dei Colli Euganei Si tratta di un viaggio attorno al sistema collinare del
Parco Regionale dei Colli Euganei.
E3 Anello della Donzella Questo giro s’inserisce all’interno del Parco Regione del
Delta del Po, meta naturalistica di particolare pregio
E4 Il Girasile Si sviluppa appena fuori dalle mura cittadine di Treviso
e accompagna il visitatore lungo il corso del fiume Sile
nella Marca Trevigiana
E5 Isole di Venezia Tour alternativo di Venezia, si sviluppa nelle strade del
Lido di Venezia, dell’Isola Pallestrina fino a Chioggia.
Data la caratteristica del tour, è previsto il trasporto della
bicicletta in barca con il servizio pubblico ACTV.
E6 Ciclovia del fiume Mincio L’itinerario inizia dal rinomato Lago di Garda, meta di
molti stranieri e sportivi e conduce oltre il confine
regionale fino a Mantova lungo piste ciclabili asfaltate.
E7 I Paesaggi di Palladio La ciclovia conduce il turista alla scoperta del territorio
del Palladio e delle suo opere. Attraverso la città e la
campagna vicentina, numerose sono le Ville Venete che
si possono ammirare e visitare, tra cui la famosa Villa
Capra Valmarana “la Rotonda”.
FonteFonte: Veneto in bicicletta, Supplemento di Passaggi a Nord Est 2012
È significato dire che tutti gli itinerari realizzati nell’ambito del progetto ricalcano
localmente i percorsi che compongono la futura rete Bicitalia. Se ogni regione operasse
delle politiche a favore della ciclabilità e collaborasse attivamente con FIAB alla
pianificazione e costruzione della propria rete regionale, Bicitalia potrebbe diventare
qualcosa di concreto e non solo delle linee tracciate su una mappa.
! )'!
4.3 La promozione
L’aspetto promozionale del progetto è stato curato sia da ogni singola provincia sia
dalle province congiuntamente.
Le varie amministrazioni hanno partecipato assieme alla BIT di Milano, in occasione
della quale hanno presentato i percorsi cicloturistici ideati.186 Inoltre, poiché gli itinerari
si snodano nell’ambito territoriale di più province, queste hanno collaborato alla
realizzazione dei roadbook per i quattro itinerari regionali e alla stampa e distribuzione
dei materiali presso gli uffici di informazione e accoglienza turistica e negli eventi di
settore.
Tra gli strumenti di promozione più interessanti, il roadbook va molto di moda in
questo settore negli ultimi anni. Si tratta di una guida abbastanza dettagliata che
descrive quello che il visitatore vedrà lungo la strada e fornisce ulteriori indicazioni e
suggerimenti circa le attrazioni nelle vicinanze dell’itinerario. Quello proposto dalla
Regione presenta inoltre una mappa dettagliata e una stilizzata del percorso nella quale
sono indicati i siti di maggiore interesse e qualche servizio essenziale (come i punti
informativi, i parcheggi pubblici, le stazioni dei mezzi pubblici, le officine per le
riparazioni). Un rettangolo informativo fornisce indicazioni tecniche del percorso in
termini di lunghezza, numero di tappe, difficoltà, tipologia del terreno e qualche volta
altimetria. Solo nel caso degli itinerari di più giorni, è presente una scheda riassuntiva
che da informazioni circa i punti IAT, l’intermodalità, le condizioni del percorso e le
deviazioni consigliate per ogni tappa. Tali materiali informativi sono stati spesso
tradotti in lingua straniera, soprattutto in inglese e tedesco, ma si possono acquistare
solo presso gli uffici di turismo, quindi direttamente sul luogo.
È interessante notare che la nota casa editrice tedesca Esterbauer ha dedicato tredici
guide alle ciclovie italiane187: una è rivolta esclusivamente a chi vuole pedalare in
Veneto, mentre altre tre descrivono ciclovie che nascono fuori dai confini regioni o
nazionali ma prevedono come punto di arrivo una città veneta.188 Anche la casa editrice
italiana Ediciclo ha pubblicato del materiale al riguardo, ma non c’è nemmeno una
guida che presenta tutta l’offerta della Regione.
!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!186 DGR, 17 Maggio 2011, n. 652 – Piano di valorizzazione del cicloturismo. Ridefinizione dei termini della Deliberazione 1807/2010 e modifica del tracciato cicloturistico 187Radtourenbuch Italien in http://www.esterbauer.com/db_liste.php?land_id=IT&reihe_id=RB 188 La ciclovia dell’Adige (dal confine austriaco fino a Verona), la Ciclovia del Po (da Milano al Delta del Po), Via Claudio Augusta (dal Danubio ad Ostiglia o Venezia)
! )(!
Tra gli altri prodotti editoriali utilizzati per promuovere la nuova rete di percorsi si può
menzionare la pubblicazione dell’allegato “Il Veneto in bicicletta” sul famoso giornale
dedicato ai viaggi “Turisti per Caso”189. Anche Veneto Strade Spa, soggetto incaricato
dell’individuazione dei percorsi e della realizzazione e posa della segnaletica, ha dato
spazio alla notizia nella sua rivista specializzata. Infatti, ha dedicato il supplemento
“Veneto in bicicletta” nel 2011 e nel 2012, disponibile in Internet, nel quale ha
pubblicato tutti i roadbook della rete190.
Anche il portale turistico www.veneto.to è stato arricchito della sezione cicloturismo
sotto la voce sport e turismo. Le pagine, consultabili sia in italiano che in altre cinque
lingue, offrono solo una breve descrizione della rete e la possibilità di scaricare le
tracce per il GPS. Si tratta quindi un’offerta di base e insufficiente a soddisfare i bisogni
informativi di questo pubblico di viaggiatori.
Invece tra le iniziative più interessanti e al passo con i tempi bisogna citare i video
promozionali presenti nella nota piattaforma www.youtube.com, piccoli spot della
durata di pochi minuti che illustrano i tratti più significativi del percorso. In realtà
questo canale non è adeguatamente valorizzato, poiché nel sito web istituzionale non è
presente un link di rimando al canale video.
Tra le azioni autonome di rilievo, le singole province hanno curato la realizzazione e la
stampa dei roadbook e delle brochure di ciascun itinerario escursionistico e
l’inserimento del materiale promozionale nel portale www.veneto.to e nei propri siti
web istituzionali191. In merito a questi ultimi, non tutte le province hanno offerto le
stesse informazioni: se, per esempio, il sito web della Provincia di Vicenza offre solo
una breve descrizione dei tracciati, quello di Verona rimanda all’acquisto dei depliant
presso gli uffici IAT mentre quello di Treviso permette all’utente di scaricare la mappa
e un depliant con informazioni riguardo ad attività sportive collaterali (come il noleggio
di imbarcazioni per navigare sul Sile) e all’ubicazione dei bike shop che si occupano di
riparazioni e noleggio bici.
In sostanza, non ci sono regole condivise che disciplinino uno stesso standard di
comunicazione, che infatti risulta diverso e rilegato alla volontà delle singole
amministrazioni.
!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!189 Il Veneto in bicicletta, allegato redazionale a Turisti Per Caso Magazine 28 , Marzo 2011 190 Veneto in bicicletta, Supplemento di Passaggi a Nord Est 2012 191 DGR, 13 Luglio 2010, n. 1807 – Adozione del Piano di valorizzazione del cicloturismo veneto e accordo di collaborazione con le Province per le attività di promozione
! ))!
4.4 L’immagine coordinata della rete
Ogni ciclovia, degna di essere definita tale, deve essere arricchita di numerose
indicazioni in grado di accompagnare il turista verso la meta finale. Proprio in funzione
del fatto che l’attività cicloturista si caratterizza come forma di turismo itinerante e
poiché i percorsi non si sviluppano solo su piste ciclabili vere e proprie, ma anche lungo
strade secondarie o a traffico promiscuo, s’intuisce come sia fondamentale offrire una
segnaletica puntuale, curata e soprattutto uniforme in tutta la Regione, in modo da
favorire l’orientamento del turista e garantire la riconoscibilità della rete.
Su commissione della Regione, Veneto Strade Spa ha sviluppato il Piano Regionale
della Segnaletica Turistica, in conformità con quanto previsto dal Codice della Strada
(Cds), da applicare alla Rete Escursionistica Veneta (REV) per tutti i percorsi ippici,
ciclabili, escursionistici e navigabili.
Il Piano prevede che la segnaletica stradale sia in grado di fornire informazioni
topografiche, di deviazione verso altri percorsi collegati o siti di particolare interesse,
ma anche indicazioni circa le attrattive e i servizi a disposizione nelle vicinanze del
turista. Poiché si tratta di segnaletica di indirizzamento, questa è stata elaborata con una
sfondo marrone e contiene logo e numero identificativo del percorso.
Nel piano è previsto anche l’uso di impianti pubblicitari, non disciplinati dal Cds che ne
regolamenta solo la loro collocazione, perciò è stato possibile fare una scelta mirata che
ha riguardato il colore blu. Tali pannelli esplicativi hanno una dimensione significativa
(circa un metro di larghezza e uno e mezza di altezza) e svolgono un ruolo importante
poiché, posizionati all’inizio, alla fine e presso i centri urbani di maggior rilievo, danno
informazioni utili legate alle peculiarità del tracciato in termini di lunghezza, altimetria,
attrazioni e servizi nei dintorni192.
!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!192 Veneto in bicicletta, Supplemento di Passaggi a Nord Est 2012!
! )*!
Figura n. 18 – Esempio di cartello informativo ubicato in piazzola o area attrezzata
Fonte: Allegato E del DGR 19 Maggio 2009, n. 1402
Per garantire un’immagine coordinata in grado di rappresentare l’intero progetto, è stato
ideato un brand riprodotto successivamente in tutto il materiale attinente, dalla
segnaletica lungo i tracciati ai prodotti promozionali cartacei e on – line. Poiché è
distribuito in tutta la regione, il brand deve rappresentare le peculiarità del Veneto,
territorio caratterizzato dalla diversità di ambienti e paesaggi. Per tale funzione è stato
ideato un pittogramma, definito “skyline” composto di elementi facilmente riconoscibili
anche dai turisti stranieri: le Dolomiti, la Basilica di S.Marco con le colonne marciane,
! *+!
un approdo della laguna veneziana e la tipica barca carolina193. Questo pittogramma, in
quanto composto da una sola linea che raffigura la sagoma di tali attrazioni, si riallaccia
al concetto di itinerario e guida metaforicamente il turista in un percorso ideale dalle
montagne al mare e alle città d’arte194.
Figura n. 19 – Il Brand della Rete Escursionistica Veneta
Fonte: Allegato D del DGR 19 Maggio 2009, n. 1402
Attualmente le sette escursioni sono già tabellate, mentre i quattro itinerari settimanali
sono in corso di segnalamento. Per l’occasione le associazioni venete della FIAB hanno
organizzato una gita di due giorni per pedalare assieme prima fino a Verona e
successivamente fino a Vicenza. Per tali giornate promozionali la Regione ha reso
disponibile un treno straordinario da Mestre a Domegliara (un comune in provincia di
Verona) provvisto di un apposita carrozza per il trasporto della bici, che condurrà
successivamente i visitatori nel luogo di ritorno195.
4.5 L’offerta in vendita presso i Tour Operator italiani specializzati
Com’è emerso precedentemente, il turista che decide di condurre una vacanza in
bicicletta ha bisogno di particolari servizi e infrastrutture in grado di rendere
l’esperienza completa ed entusiasmante. Spesso sono i Tour Operator che si occupano
dell’aggregazione dei diversi servizi in modo da costruire un pacchetto turistico più o
meno strutturato in base alle esigenze finali.
!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!193 Veneto in bicicletta, Supplemento di Passaggi a Nord Est 2012 194 Ivi 195 Fiab, il 5 e 6 ottobre, sulla REV Veneta. 1.400 km di percorsi ciclabili in http://fiabonlus.it/bici/blog/item/715-fiab-rev-veneto.html
! *"!
Da una breve indagine effettuata visionando i cataloghi degli operatori italiani
specializzati in vacanze su due ruote196, è emerso che anche il Veneto rappresenta una
meta cicloturistica richiesta.
L’offerta non riguarda solo la rete inserita all’interno del progetto “Veneto Bike”, ma
comprende anche itinerari che sembrano essere ideati “su misura” e accompagnati
anche da un altro tema. Sono quindi presenti proposte che coniugano il viaggio slow in
bici con la gastronomia per creare un itinerario di degustazione dell’asparago o della
sopressa, oppure hanno come tema chiave la letteratura perciò organizzano un viaggio
sulle tracce di Hemingway.
Non mancano le proposte che coniugano più attività sportive, come il rafting o la canoa,
ma sono presenti anche formule più “soft” che uniscono l’attività fisica ad occasioni di
relax e benessere.
Il capoluogo veneto è uno dei siti d’interesse più richiesti, poiché spesso rappresenta
proprio la meta finale del viaggio in bici. In alternativa sono proposti tour di una
settimana proprio nel territorio veneziano, pedalando nelle isole minori ed esplorando
l’area lagunare, ma sempre con giornata finale nel centro storico, ovviamente a piedi.
Insomma, si può affermare che il prodotto “Veneto in bici” sembra avere delle buone
basi per la sua commercializzazione, tanto che anche gli operatori del settore sembrano
dimostrare maggior interesse, inserendo tale destinazione all’interno della loro offerta.
Emerge, inoltre, che la componente bici può essere facilmente accostata a molti altri
prodotti complementari come la gastronomia, il relax, la letteratura; spesso questi
itinerari, oltre a percorrere le note città d’arte, permettono al turista di inoltrarsi nelle
numerose mete minori dell’entroterra e di riscoprire l’autenticità di questi territori.
4.6 Criticità e spunti di riflessione
Analizzando le varie politiche e le diverse azioni intraprese dalla Regione per realizzare
questo nuovo prodotto, appare chiaro che l’offerta ha cominciato a svilupparsi e a
prendere forma anche in maniera pratica. Tuttavia sono state riscontrate molteplici
carenze legate sia all’assenza di infrastrutture dedicate, sia alla mancata capacità di
costruire una rete di servizi.
!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!196 L’indagine è stata condotta visionando i cataloghi e l’offerta presente nei siti web dei Tour Operator specializzati in viaggi in bicicletta, la cui lista è presente presso la pagina nel sito della FIAB: Tour Operator in http://fiab-onlus.it/bici/turismo-in-bici/viaggiare-in-bicicletta/tour-operator.html!
! *#!
Infatti, uno dei maggiori punti di debolezza, che in realtà riguarda il sistema italiano e
non solo la Regione, è da ricondurre all’incapacità di fare sistema e questo
probabilmente tende a penalizzare maggiormente il turista fai da te. Infatti, se i turisti
che si affidano all’intermediazione possono contare sulla presenza di un pacchetto
cicloturistico contenente i vari servizi necessari, il turista “fai da te” ha maggiore
difficoltà nel reperimento delle informazioni. Il sito istituzionale www.veneto.to, i
roadbook e le brochure presentano solo la descrizione degli itinerari, ma non forniscono
informazioni circa i luoghi di ristoro o di alloggio. Se poi si aggiunge anche il problema
dell’intermodalità, risulta chiaro a quante difficoltà un viaggiatore autonomo vada
incontro. Certo ci sono già servizi pubblici che consentono il trasporto delle biciclette
(per esempio l’ACTV), ma questi non sono presenti in tutti gli itinerari o se ci sono
prevedono alcune limitazioni di orario e di carico.
A tal proposito, seguendo quello che stanno già facendo i nostri vicini tedeschi, sarebbe
utile proporre una mappa sul web che permette di visualizzare i servizi a misura del
cicloturista lungo il percorso. Ci si riferisce in particolare alle strutture di alloggio, di
ristoro, officine per la riparazione, negozi per l’acquisto di ricambi, stazioni ferroviarie
ecc.
E’ interessante notare che parte di questa offerta è già presente: consultando il sito
www.albergabici.it in Veneto ci sono 165 strutture ricettive “amiche della bicicletta” e
molte si trovano nei pressi di una qualche ciclabile. Ciò significa che ci sono operatori
interessati a questo target in quanto ne avverto le potenzialità e che di conseguenza
hanno già attrezzato i loro locali di spazi e servizi adatti a tale pubblico.
In sostanza, quello che manca è un’offerta integrata che sicuramente può fungere da
fattore di attrazione anche per i viaggiatori “fai da te” e ciò può portare alla crescita del
pubblico dei cicloturisti.
La strategia da seguire non è quella di continuare a costruire prodotti nuovo da zero, ma
bisogna sfruttare le potenzialità dell’attuale offerta del sistema degli attori del luogo.
Perciò la via migliore, che è anche quella prevista dalla filosofia del progetto, è quella di
sfruttare le infrastrutture e i servizi già esistenti, implementandoli e offrendoli in una
logica d’insieme.
Così all’inizio si può pensare di rendere disponibili i servizi essenziali e man mano
aggiungerne di nuovi in una logica di miglioramento continuo. Per esempio, si potrà poi
prevedere la creazione di un bicigrill in una zona strategica della pista, e ancora un
apparecchio “contabici” per studiare i flussi turistici e analizzare le ricadute
! *$!
economiche. Oppure si potrà decidere di allargare il target e rendere le ciclabili
percorribili anche da parte dei diversamente abili. Tale politica potrebbe inoltre giocare
un ruolo di primo piano per la Regione, rendendola più competitiva a livello
internazionale e un punto di riferimento per tutte le altre regioni.
Una volta che l’offerta comincia ad avere quella caratteristica di “network”, il sito
istituzionale dovrà essere in grado non solo di promuovere le piste ciclabili, ma dovrà
permettere ai suoi utenti di acquistare i prodotti via Internet, passando quindi dalla
promozione alla commercializzazione delle offerte. Non bisogna dimenticare
l’importanza che ora assume Internet quale strumento efficace di promozione del
turismo se sfruttato nella giusta maniera. Nell’immediato, un’azione semplice da portare
a termine può essere una migliore integrazione tra il portale della Regione e i profili
presenti nei vari social networks e nelle piattaforme, per esempio evidenziando
semplicemente nella pagina ufficiale la presenza dei vari profili sociali. Per il passo
successivo, una volta che sarà a disposizione un’offerta sistemica dei servizi, si potrà
pensare all’ideazione di un’applicazione per i telefoni di nuova generazione, che potrà
fungere da guida e fornire informazioni lungo tutte le attrazioni presenti sul percorso.
Sulla scia di quello che Firenze ha già messo in atto con successo da un paio d’anni, si
potrebbe proporre il tour in bicicletta dei centri storici delle maggiori città d’arte venete
magari nel weekend, quando spesso nei centri città sono previste limitazioni del traffico
motorizzato.
Infine vorrei ricordare che già in occasione della seconda fase del Progetto
Interregionale Cicloturismo sono state delineate delle linee guida per creare una politica
coerente in tutte le regioni italiane che sostanzialmente riflettono quelle adottate dalle
migliori destinazioni internazionali in campo cicloturistico. Ciò significa che sono già
stati individuati degli standard condivisi in materia di sicurezza stradale, segnaletica,
servizi e comunicazione: non resta che metterli in pratica.
! *%!
! *&!
CONCLUSIONI
Con il presente lavoro ho voluto dare risalto ad un tema che solo recentemente è entrato
nell’agenda delle amministrazioni italiane, mentre in gran parte d’Europa è un
argomento già consolidato, che ha determinato il successo di alcune destinazioni, tanto
da poter essere definite come la “patria delle biciclette”.
Prima di cominciare a discutere il tema, è risultato necessario tentare una definizione di
cicloturismo e cicloturista. È emersa l’esistenza di tante definizioni quante sono le
sottocategorie che rientrano nel concetto di cicloturista: infatti le motivazioni e i bisogni
che spingono i vacanzieri a condurre questo tipo di viaggio sono molteplici e diversi tra
loro. Si è deciso, perciò, di concentrarsi sul profilo di chi sceglie di condurre una
vacanza itinerante in bicicletta su tracciati a lunga percorrenza, spostandosi di giorno in
giorno in un luogo diverso, con il desiderio di vedere con altri occhi il paesaggio
circostante e di riscoprire i valori genuini della lentezza.
Questo target sembra essere in continua espansione, probabilmente come conseguenza
di una maggiore consapevolezza dell’importanza di uno stile di vita sano e sostenibile.
Infatti il cicloturismo impatta dolcemente sul territorio e solo in rari casi si può
configurare come turismo di massa e avere impatti negativi.
Anche dal lato dell’offerta i singoli paesi, ma anche la stessa Unione Europea, stanno
manifestando una maggiore sensibilità verso l’ambiente e ormai da decenni offrono
proposte di viaggio e soggiorno sostenibili, sposando la causa del cicloturismo. Ciò
avviene soprattutto all’estero, dove l’uso della bicicletta non è legato solo all’attività
fisica e alla pratica sportiva, ma rappresenta anche una forma di mobilità alternativa ai
mezzi motorizzati.
Analizzando le singole realtà internazionali di rilievo, è emerso che la diffusione della
bicicletta come mezzo di trasporto e come forma di turismo è legata
all’implementazione di forme di pianificazione urbana rivolte alla mobilità dolce.
Tuttavia questo non è l’unico strumento che determina il successo della destinazione: si
! *'!
è riscontrato, infatti, che l’elemento vincente è rappresentato dalla capacità di fare
sistema. In paesi come la Germania, la Svizzera, l’Olanda, l’Austria, i molteplici attori
hanno collaborato e dialogato assieme nell’ottica di un prodotto globale, capace di
soddisfare tutti i bisogni del viaggiatore. In tal modo le destinazioni sono riuscite a
costruire un prodotto di qualità, sia dal punto di vista infrastrutturale, creando degli
itinerari nazionali a lunga percorrenza e segnalati attraverso un’immagine comune, sia
offrendo dei servizi a misura di cicloturista.
Tale qualità vincente sembra essere proprio l’elemento che ostacola l’Italia che sta
cercando di recuperare lo storico ritardo accumulato in questo settore. Negli ultimi anni
anche molte amministrazioni del nostro Paese mostrano maggiore interesse verso il
cicloturismo poiché viene interpretato come soluzione per destagionalizzare i flussi
turistici e farli confluire maggiormente nell’entroterra. Tali soggetti cercano di proporre
soluzioni innovative in grado di rinfrescare i prodotti del loro territorio che si basano sui
“tematismi tradizionali”: in questa visione, il cicloturismo si presta come elemento
complementare e non competitivo ai prodotti già esistenti.
Tuttavia, sebbene da una parte ci sia un maggiore coinvolgimento delle amministrazioni
verso questa forma di turismo e dall’altra un maggiore interesse degli operatori turistici
a predisporre strutture e servizi adattate alla bicicletta, finché non c’è un “dialogo”
comune ci saranno sempre molte piccole realtà, magari di pregio, non adeguatamente
valorizzate e quindi non competitive a livello nazionale e internazionale.
Il Veneto quindi ha deciso di fare rete con altre regioni e di sviluppare un progetto in
comune che ha portato alla realizzazione di un network regionale di itinerari
cicloturistici. La strategia portata avanti assieme alle altre regioni, e in maniera
autonoma dal Veneto, ha permesso di gettare le fondamenta verso la costruzione di
un’offerta a lungo raggio. L’analisi del progetto ha permesso di individuare numerose
carenze, da ricondurre sostanzialmente all’incapacità di pensare ad una logica di
insieme che si riflette nella mancanza di un prodotto globale. Sebbene si stato
riscontrato l’interesse di diversi imprenditori verso questa tipologia di turismo, manca
uno strumento in grado di mettere in comunicazione tutta l’offerta. Ciò nonostante si è
della convinzione che la filosofia seguita dalla Regione sia la più adatta al contesto
italiano: invece di costruire costose piste ciclabili è necessario, innanzitutto, individuare
i servizi e le infrastrutture già esistenti e implementarli in modo da costruire almeno
un’offerta essenziale, senza dimenticare, però, di fare sistema.
!
! *(!
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INDICE DELLE FIGURE
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Figura n. 1
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Figura n. 3
Figura n. 4
Figura n. 5
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Figura n. 9
Figura n. 10
Figura n. 11
Figura n. 12
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Figura n. 14
Figura n. 15
Figura n. 16
Figura n. 17
Figura n. 18
Figura n. 19
Profilo del cicloturista tipo…………………………………………..
I fattori motivazionali………………………………………………..
Durata del soggiorno dei cicloturisti tedeschi……………………......
Quadro dell’offerta di ciclabilità nei diversi paesi europei…………..
Alcuni esempi di marchi “amici delle biciclette”……………………
Le finalità della rete di itinerari EuroVelo…………………………...
Gli itinerari della rete EuroVelo……………………………..............
Home page del portale svizzero www.schweizmobil.ch ……………
Alcuni esempi di opere d’arte lungo la National Cycle Network……
Mappa delle vie verdi spagnole (Anno 2010)………………………..
Km di ciclabili per km2 di superficie comunale (2008)……………...
Le condizioni per un maggiore uso della bicicletta 2007/2011% …...
Proposta della Rete Ciclabile Nazionale Bicitalia…………………...
La rete cicloturistica della Provincia di Trento………………………
Pagina iniziale del portale Pedalitalia………………………………..
Sintesi degli itinerari ciclabili realizzati nell’ambito della REV…….
Sintesi delle escursioni giornaliere realizzate nell’ambito della REV
Esempio di cartello informativo ubicato in piazzola o area attrezzata
Il Brand della Rete Escursionistica Veneta…………………………..
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