Il caso del piccolo albert

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IL CASO DEL PICCOLO ALBERT L’idea di condurre uno studio metodico sull’induzione di una paura in un bambino dell’età di sei mesi poteva sembrare alquanto infelice sul piano deontologico. Ma Watson e Rayner (1920) pensarono bene che gli aspetti etici della ricerca su una paura decondizionabile in un bambino potessero essere momentaneamente sospesi per dar vita a tutta quella mole di procedure e tecniche che avrebbero preso il via a partire da quell’esperimento. Gli autori basandosi sugli studi sul condizionamento classico (Pavlov) predisposero le condizioni per lostudio del fenomeno di apprendimento della paura. Al piccolo Albert fi dapprima presentato un coniglietto con cui giocare. La risposta del bambino a quello stimolo fu di sereno avvicinamento e gioco; in buona sostanza, il piccolo non manifestava, in presenza di quello stimolo, alcun segnale di ansia, Albert si divertiva a giocare insieme al coniglietto in tutta tranquillità; pertanto, il coniglietto nella situazione sperimentale del condizionamento classico rappresentava lo stimolo neutro (SN; V. Fig. in basso). In un secondo momento, quando Albert, durante il gioco, stava per prendere in braccio il coniglietto, fu prodotto un rumore forte e improvviso, vale a dire lo stimolo incondizionato (che per sua natura è in grado spontaneamente di elicitare una risposta incondizionata (RIC), che a sua volta produsse una risposta incondizionata coincidente nella fattispecie con la risposta di paura. Dopo ripetute esposizioni contemporanee del bambino (per un approfondimento sulle modalità di esposizione allo stimolo si rimanda alla bibliografia di riferimento) allo stimolo neutro (coniglietto) associato al rumore forte e improvviso (stimolo incondizionato, SIC), la sola vista del coniglietto non solo non dava più origine alla risposta di gioco come in precedenza, ma elicitava addirittura delle intense risposte di paura, quali piangere, gridare, allontanarsi dall’animale, ecc. e le stesse risposte tendevano a generalizzarsi (generalizzazione dello stimolo) a stimoli che presentavano le stesse caratteristiche morfologiche dello stimolo fobico, nel caso in esame, per esempio, una cavia di laboratorio, o un batuffolo di cotone. (coniglietto) SN SO (postura) (dopo n. prove) SC SIC RIC RC

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IL CASO DEL PICCOLO ALBERT

L’idea di condurre uno studio metodico sull’induzione di una paura in un bambino dell’età di sei mesi poteva sembrare alquanto infelice sul piano deontologico. Ma Watson e Rayner (1920) pensarono bene che gli aspetti etici della ricerca su una paura decondizionabile in un bambino potessero essere momentaneamente sospesi per dar vita a tutta quella mole di procedure e tecniche che avrebbero preso il via a partire da quell’esperimento.

Gli autori basandosi sugli studi sul condizionamento classico (Pavlov) predisposero le condizioni per lostudio del fenomeno di apprendimento della paura. Al piccolo Albert fi dapprima presentato un coniglietto con cui giocare. La risposta del bambino a quello stimolo fu di sereno avvicinamento e gioco; in buona sostanza, il piccolo non manifestava, in presenza di quello stimolo, alcun segnale di ansia, Albert si divertiva a giocare insieme al coniglietto in tutta tranquillità; pertanto, il coniglietto nella situazione sperimentale del condizionamento classico rappresentava lo stimolo neutro (SN; V. Fig. in basso). In un secondo momento, quando Albert, durante il gioco, stava per prendere in braccio il coniglietto, fu prodotto un rumore forte e improvviso, vale a dire lo stimolo incondizionato (che per sua natura è in grado spontaneamente di elicitare una risposta incondizionata (RIC), che a sua volta produsse una risposta incondizionata coincidente nella fattispecie con la risposta di paura. Dopo ripetute esposizioni contemporanee del bambino (per un approfondimento sulle modalità di esposizione allo stimolo si rimanda alla bibliografia di riferimento) allo stimolo neutro (coniglietto) associato al rumore forte e improvviso (stimolo incondizionato, SIC), la sola vista del coniglietto non solo non dava più origine alla risposta di gioco come in precedenza, ma elicitava addirittura delle intense risposte di paura, quali piangere, gridare, allontanarsi dall’animale, ecc. e le stesse risposte tendevano a generalizzarsi (generalizzazione dello stimolo) a stimoli che presentavano le stesse caratteristiche morfologiche dello stimolo fobico, nel caso in esame, per esempio, una cavia di laboratorio, o un batuffolo di cotone.

(coniglietto) SN SO (postura)

(dopo n. prove) SC

SIC RIC RC(rumore forte e (paura) improvviso)

Una volta indotta la paura, i due autori suggerirono l’adozione delle seguenti procedure per la sua eliminazione:

a) presentare costantemente al bambino quegli stimoli che elicitano risposte di paura, nella speranza che, in corrispondenza dell’affaticamento del riflesso, si instaurasse una qualche forma di abituazione (Flooding: esposizione massiva alla configurazione di stimoli temuti).

b) cercare di ricondizionarlo, mostrando gli oggetti che evocano le risposte di paura (oggetti visivi) e nel contempo farlo giocare con giochi che esercitano su di lui una forte attrattiva.

c) Cercare di ricondizionarlo, consegnando delle caramelle od altro cibo, non appena fosse stato presentato l’animale.

d) Utilizzare un modello che giocasse con l’animale temuto alla presenza del bambino fobico (Modellamento o modeling).

Dott. Giacomo Bortone - Aviosmembers