IL CAPOBRANCO SEI TUamici.cgel.me/libri/Cesar.Millan.Il.capo.branco.sei.tu... · 2016. 2. 3. ·...

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Cesar Millan con Melissa Jo Peltier IL CAPOBRANCO SEI TU

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  • Cesar Millan con Melissa Jo Peltier

    IL CAPOBRANCO SEI TU

  • Dedicato a mia moglie llusion,ispirazione e fonte della mia leadership,e a voi, lettori, perché sono davvero convinto che se riusciremoa cambiare la nostra vita diventando migliori capibranco per i cani,le famiglie e noi stessi, allora insieme potremo cambiare il mondo.

  • RINGRAZIAMENTINel mio ultimo libro ho ringraziato la mia famiglia, che porto sempre a

    esempio, e tutte le persone che mi hanno accompagnato nello straordinario viaggio al termine del quale sono diventato L'uomo che parla ai cani. Le voglio ricordare perché senza di loro questo libro non sarebbe stato possibile. Tuttavia, per il capobranco sei tu vorrei esprimere gratitudine a tutte le donne, e allo speciale potere che detengono, spesso senza esserne neppure consapevoli. L'idea che i miei figli crescano in un mondo molto instabile non mi alletta; il pianeta avrà sempre più bisogno di validi capibranco se vuole tornare sulla retta via e io sono convinto che siano le donne a possedere la chiave per ristabilire l'equilibrio mondiale e che non possano farlo fino a quando gli uomini non riconosceranno e renderanno onore alla saggezza e alla leadership che esse sono in grado di offrire, e fino a quando loro stesse non riusciranno ad accettare il capobranco che c'è in loro. A differenza della stragrande maggioranza degli uomini, le donne sanno per istinto che leadership non significa energia negativa, cioè lotta degli uni contro gli altri, di un paese contro l'altro, di una religione contro l'altra. Per questo non è inverosimile che, con maggiore frequenza rispetto agli uomini, esse agiscano per il bene del branco. Al pari dei cani, anche noi maschi abbiamo bisogno di ricordare che senza il branco non siamo nulla. Nella mia vita ho visto più compassione da parte delle donne che da parte degli uomini. Sono state loro a insegnarmi a utilizzare una leadership calmo-assertiva, facendomi diventare un capo migliore e più equilibrato in tutti i settori della mia vita, non solo con i cani. Un cane è il suo branco. Noi esseri umani possiamo comprendere i comportamenti istintuali che lo guidano solo se riusciamo a identificarci con il suo pensiero: « Sono al mondo per vivere ogni momento al meglio; per avere una vita ricca e per contribuire a migliorare quella di chi mi sta intorno ». Sono estremamente riconoscente ai cani per i valori che mi hanno insegnato: l'onestà, l'integrità, la coerenza e la lealtà. Queste sono qualità che fanno di un leader un vero capobranco.

    Inoltre, insieme alla mia coautrice, vorrei ringraziare: il nostro agente letterario della Trident Media, Scott Miller, la classe in persona. Alla Random House, Shaye Areheart, Julia Pastore, Kira Stevens e Tara Gilbride, con cui abbiamo avuto la straordinaria fortuna di lavorare di nuovo. Lau-reen Ong, John Ford, Michael Cascio, Char Serwa e Mike Beller del National Geographic Channel, siamo orgogliosi di avere iniziato la nostra quarta stagione su questa rete. E ancora una volta, i fuoriclasse dell'ufficio marketing della Nat Geo guidati da Russell Howard che hanno superato se stessi, in particolare Chris Albert, rimasto con noi durante tutti gli alti e bassi riuscendo a non perdere mai il sorriso. Alla MHP, grazie a Bonnie Peterson, George Gomez, Nick Ellingsworth, Todd Carney e Christine Lochman per il loro aiuto nel selezionare le foto e le tabelle e a Heather Mit-chell per la supervisione e le ricerche. Un ringraziamento speciale alla dottoressa Alice

  • Clearman, e al veterinario Charles Rinhimer per la competenza e gli stimoli preziosissimi e a Tom Rubin per l'assistenza legale. Glint Rowe, è stato un onore lavorare con te e Wilshire. Siamo molto grati a entrambi per la vostra saggezza e per la vostra comprensione. Grazie anche ai produttori Kay Summer e Sheila Emery, e a SueAnn Finche, che è il Dog Whisperer Show. E, naturalmente, un ringraziamento infinito a tutto lo staff, alla troupe e ai curatori di questo programma.

    Melissa Jo Peltier desidera ringraziare:Jim Millo e Mark Hufnail: è stato lungo e difficile, ma ce l'abbiamo fatta! Sì,

    voi ragazzi siete i migliori compagni di tutto l'universo conosciuto.Come sempre, un grazie di cuore a mio padre, Ed Peltier, e alla mia incredibile

    cerchia di amici (voi-sapete chi siete) che mi hanno sostenuta, in particolare Victoria A. Alla mia bellissima figliastra Caitlin Gray, che non ha mai smesso di farmi ridere anche quando ero stressata.

    E al mio straordinario marito, John Gray, grazie per essere al tempo stesso il mio Porto Sicuro e il mio compagno di sempre nella nostra Festa Mobile.

    Ultimi, ma non meno importanti, Ilusion Millan, che ringrazio per la generosità di spirito, e Cesar, che benedico per aver cambiato la mia vita e avermi aiutata a diventare una capobranco più riflessiva, stabile ed equilibrata.

  • INTRODUZIONEPer me, per la mia famiglia e per le persone con cui lavoro, quest'ultimo anno è

    stato eccitante e in un certo modo sconvolgente. Abbiamo dovuto girare programmi televisivi, tenere seminari e aiutare altri cani e persone. E abbiamo ricevuto molti apprezzamenti. Ma tra il mio primo libro, L'uomo che parla ai cani, e questo, i miei compagni a quattro zampe hanno continuato a impartirmi lezioni sul comportamento animale, e su quello umano. Nel corso dell'ultimo anno sono venuto a conoscenza di una miriade di nuovi casi e ho imparato un'infinità di cose che non sapevo. Ho esaminato i risultati di recenti studi comportamentali e scientifici e ho unito i miei sforzi a quelli di coloro che preferiscono altri metodi, che ho analizzato in dettaglio. Tutto questo ha reso la mia prospettiva più profonda. Non sono neppure rimasto insensibile alle critiche ricevute riguardo al libro precedente. Alcuni lettori avrebbero voluto una casistica più ampia; altri, istruzioni più pratiche e dettagliate. Quest'ultima richiesta era la più difficile da esaudire, poiché io non sono un addestratore di cani. Per abituare un cane a star seduto, a star fermo, o a rotolarsi, c'è una specifica progressione di mosse da eseguire. Al contrario, per riportare un cane al giusto equilibrio, si agisce d'istinto, in presenza dell'animale, utilizzando una formula vincente - la spina dorsale del mio metodo – che comprende esercizio, disciplina e affetto, in quest'ordine. Detto questo, ai consigli pratici e semplici da memorizzare sparsi qua e là in tutto il libro ho voluto aggiungere alla fine del volume un'intera sezione di facile consultazione, con suggerimenti minuziosi da applicare in situazioni specifiche.

    Nel testo sono state anche incluse alcune storie vere a lieto fine, di molte delle quali sono venuto a conoscenza solo dopo il successo del mio programma. La diffusione via etere del mio lavoro fa sì che ogni mese riceva migliaia di lettere dai contenuti davvero incredibili. Sono stati questi scritti a ispirare il sottotitolo del libro: cioè la speranza che il mio metodo possa aiutare i lettori a trasformare il proprio cane e la propria vita. Molti di coloro che hanno iniziato a usare il potere dell'energia calmo-assertiva con i propri animali riferiscono infatti di aver potenziato anche le relazioni umane con i figli, i capi e le mogli.

    Questo libro ha lo scopo di aiutare a rinforzare il legame con il proprio cane. Tuttavia, spero che dimostrerà anche quanto siano strettamente interconnessi gli uomini e i cani - e quanto questi ultimi abbiano da insegnarci. Il concetto di « potere del branco » non si applica ai cani tout court, ma anche ad altre specie di animali che vivono in branco e i cui destini si sono intrecciati con quelli dei nostri amici a quattro zampe per decine di migliaia di anni. Tra queste specie, c'è la nostra, l'Homo sapiens.

    Mi auguro sinceramente che dopo la lettura di il capobranco sei tu sentirete più forte il legame tra voi e Madre Natura e che imparerete a essere più in sintonia con il vostro io istintuale. La mia speranza è che capiate come usare il potere dell'energia calmo-assertiva per diventare capobranco in ogni settore della vita e

  • che la cosa vi schiuda una nuova dimensione dell'esistenza che prima non pensavate possibile.

  • Questa è la Legge della Giungla, tanto antica e vera quanto il cielo; il lupo che la osserverà avrà vita prospera, ma quello che la infrangerà dovrà morire. Come la liana che cinge il tronco dell'albero, la Legge abbraccia passato e presente, poiché la forza del Branco è nel Lupo e la forza del Lupo è nel Branco.

    Rudyard Kipling, Il libro della giungla

  • Il nostro specchioNon importa se non avete denaro o possedimenti,il solo fatto di possedere un cane vi rende ricchi.Josh Billings

    Koyaanisqatsi è un termine degli indiani hopi, traducibile all'in circa con «vita disequilibrata». Nel 1982 venne usato come titolo del documentario di Godfrey Reggio che descriveva, attraverso una serie di potenti immagini accompagnate solo dalla musica di Philip Glass, l'impatto della tecnologia umana sul pianeta. Il sottotesto puntava implicitamente il dito contro l'incremento della tecnologia, considerata responsabile delle pessime condizioni in cui versava la Terra.

    Niente paura, questo non è UN testo ambientalista. E un libro che parla del legame tra cani e persone. Ma il termine Koyaanisqatsi mantiene una sua importanza per me perché, in qualche modo, gran parte di questa mia fatica punta a spiegare come la vita che oggi conduciamo sia senza equilibrio. Nella fase storica che stiamo attraversando, il lato istintuale, cioè la caratteristica che ci rende prima animali e poi uomini, va scomparendo. E istinto equivale a buon senso.

    Personalmente sono convinto che, per essere sano, un uomo debba mantenere in equilibrio quattro aree della propria vita. La prima è quella razionale, cioè il lato della nostra natura che più è stato coltivato dalla maggior parte degli occidentali, maestri di logica e ragione. Soprattutto in America, lo stile di vita condotto dalla stragrande maggioranza di persone è molto razionale. Comunichiamo gli uni con gli altri esclusivamente attraverso il linguaggio. Mandiamo messaggi scritti tramite Internet o BlackBerry e telefoni cellulari; leggiamo; guardiamo la televisione. Studiamo molto e abbiamo più informazioni a portata di mano rispetto al passato, il che ci permette di vivere in modo quasi completamente astratto. Ci tormentiamo circa il passato e fantastichiamo sul futuro. Troppo spesso diventiamo così dipendenti dai lati razionali da dimenticarci che esiste di più, molto di più nello straordinario mondo in cui viviamo. Poi viene il lato emozionale. In Messico, dove sono cresciuto, mi è stato insegnato che solo le donne possono avere emozioni. Lì, come in molti altri paesi del Terzo mondo, sono loro ad accollarsi l'intero fardello emotivo. Mio padre mi ha insegnato che piangere è sintomo di debolezza, una cosa da femminucce. Nella mia cultura gli uomini vengono abituati fin da piccoli a reprimere i propri sentimenti e a camuffarli con atteggiamenti da bulli. Molto presto ci si allontana così tanto dalle proprie emozioni da non essere più in grado di riconoscerle. Quando sono arrivato in America mi sono accorto che, in confronto a ciò che avevo conosciuto in Messico, tutti, anche gli uomini, sembravano mostrare molto più liberamente le proprie emozioni. Quando udii il dottor Phil allo show di Oprah dire che piangere poteva essere d'aiuto e invitare gli uomini a raccontare le proprie emozioni, rimasi

  • esterrefatto. Mi chiedevo come facessero anche solo a sapere cosa stavano provando. Sulla questione ero davvero confuso. Poi, dopo essermi sposato, imparai a comunicare, a usare il mio lato emozionale, anche se non raggiunsi un vero equilibrio fino a quando non fui in grado di attingervi in modo totale. Credo che i paesi come il Messico non potranno mai essere società sane fino a quando non riconosceranno l'importanza delle emozioni e non impareranno a stimare donne e bambini, che ne sono la più sincera incarnazione.

    Un'altra componente dell'essere umano è quella spirituale. Naturalmente molti di noi soddisfano i propri bisogni spirituali andando in chiesa, in sinagoga o in moschea, o impegnandosi in altre forme di meditazione e devozione. Spesso è un gran sollievo essere in grado di sintonizzarsi con la parte più profonda di se stessi e non solo con quella terrena fatta di gesti quotidiani come alzarsi, leggere il giornale e andare a lavorare. Ma la soddisfazione spirituale non significa credere in una religione e non credere nella scienza. Secondo quello che disse un già anziano Cari Sagan: «La scienza non solo è compatibile con la spiritualità, ma ne è una profonda fonte ». Pur assumendo forme diverse, la spiritualità ha una costante: è una parte sostanziale dell'essere umano fin dai primordi della civiltà. Che si creda in una forza invisibile e onnisciente o nella meraviglia della scienza e dell'universo, o semplicemente nella bellezza dello spirito umano, quasi tutti avvertiamo un impulso interiore a sentirci parte di qualcosa di più grande.

    Per ultimo, c'è il lato istintuale della natura umana. Essere istintuali significa essere sempre lucidi, aperti e consapevoli dei segnali che arrivano dalle altre persone, dagli animali e dall'ambiente. Significa capire il legame con il proprio io e con il mondo naturale e riconoscere l'interdipendenza da esso. Io ho trascorso la maggior parte della mia infanzia in un ambiente rurale del Terzo mondo dove per poter sopravvivere dovevamo essere in armonia con la Natura. Quando la mia famiglia si è trasferita in città, ho iniziato ad avvertire che si stava innalzando una barriera tra il mio io istintuale e la vita civilizzata che in quel momento si presumeva io vivessi. E una volta trasferitomi nella California suburbana, ho notato un ulteriore innalzamento del livello intellettuale e « razionale » che allontanava le persone ancora di più dal loro lato istintuale.

    Gli esseri umani seguono leader intellettuali, ma anche spirituali e/o emozionali, affermandosi così come la sola specie sulla Terra disposta a obbedire anche a capi totalmente squilibrati e instabili. Al contrario, gli animali - sebbene io sia certo che pure loro possiedano un lato emozionale e spirituale - seguono solo leader istintuali. Sono convinto che la mancanza di connessione con il nostro lato istintuale sia ciò che ci impedisce di essere validi capibranco per i nostri cani. Forse è anche il motivo per cui, almeno apparentemente, non riusciamo a proteggere positivamente il nostro pianeta.

    Se sopprimiamo il lato istintuale, rischiamo di essere pericolosamente squilibrati. Probabilmente la maggior parte di noi non ne è consapevole. Ma, credetemi, i nostri cani lo sanno; a loro non possiamo mentire. E tutti quei comportamenti instabili che i miei clienti mi chiedono di « aggiustare » ci mettono inconsciamente in guardia invitandoci a un ritorno al lato istintuale e a un

  • ripristino dell'equilibrio, cioè a un riallineamento di tutte le quattro parti, intellettuale, emozionale, spirituale ed istintuale. E solo attraverso l'equilibrio che possiamo diventare creature pienamente realizzate di Madre Natura.

    La buona notizia è che il nostro io istintuale è radicato profondamente in noi, e aspetta solo di essere tirato fuori. E i nostri migliori amici e compagni - i cani - possono guidarci alla sua riscoperta. Questo libro è un invito a scoprire l'equilibrio in coloro che hanno già imparato queste lezioni dai loro cani. I cani sono il nostro specchio: abbiamo il coraggio di guardarli negli occhi e vedere la nostra vera immagine?

  • Il magnateMi trovavo a New York con mia moglie e i miei figli per partecipare al quinto

    compleanno del National Geographic Channel quando ricevetti una telefonata da una mia ex cliente. Mi disse che aveva parlato di me a un suo amico, un uomo molto ricco e potente, il quale mi voleva vedere subito perché secondo lui « i suoi cani erano sul punto di farsi fuori a vicenda ». Quando mi comunicò la quantità di denaro che era disposto a pagarmi, per un pelo svenni. Nonostante i soldi fossero naturalmente una grande tentazione, non fu quella la sola ragione per cui accettai. Ero incredibilmente curioso. Cosa spingeva un uomo così ricco e potente a voler gettar via una tale quantità di denaro per pagare uno sconosciuto « esperto di comportamento canino » che aiutasse i suoi due cani? E come aveva potuto un «capobranco» di siffatto peso e successo perdere così il controllo dei propri animali?

    * Nomi e dettagli di questo caso sono stati cambiati.La prima volta che misi piede nell'attico del magnate rimasi a bocca aperta:

    soffitti altissimi, pavimenti di marmo e straordinarie e inestimabili opere d'arte sparse un po' ovunque. In vita mia non avevo mai visto un posto del genere. Ma immediatamente il mio lato istintuale colse uno squilibrio di energia. La domestica che aprì la porta e si occupò del mio soprabito sembrava silenziosa e nervosa, come se temesse di fare qualcosa di sbagliato. E quando il padrone di casa fece la sua comparsa, vidi il linguaggio corporeo della donna contrarsi ancora di più. (A proposito: è attraverso il corpo che Madre Natura comunica con le varie specie viventi.) Il magnate si presentò, trattandomi - almeno quella fu la sensazione che ne ricavai - alla stregua di un qualunque sottoposto.

    Gli diedi un'occhiata veloce come faccio sempre con i potenziali clienti: volevo cogliere l'energia e il linguaggio del corpo e osservare se questi fossero compatibili con le parole che pronunciava. Pur non essendo alto, l'uomo aveva un atteggiamento fiero; la sua età avanzata si intuiva solo da un leggero accenno di calvizie. La cosa più interessante erano gli occhi: incredibilmente intensi, esprimevano un'intelligenza sopra la media. Ma come li descrisse più tardi la mia perspicace moglie: « Avevano una luce strana, come se ti guardassero e nello stesso tempo calcolassero il prossimo affare. Non era con te, si stava chiedendo come usarti».

    Ogni volta che mi capita una situazione simile, ricordo a me stesso che sono lì per i cani, non per il cliente, per quanto prestigioso. Mi ripeto anche che i cani non riconoscono ricchezza e opere d'arte e quello che noi nel mondo umano chiamiamo potere. Loro vedono solo la mancanza di equilibrio. E, in quel momento, sapevo solo che mi trovavo in una casa non equilibrata. Allora, mi limitai a sottolineare quanto fosse bello quell'appartamento e a chiedergli in che modo potevo essergli d'aiuto.

  • Il magnate mi disse che i suoi cani erano impossibili e che non potevano rimanere nella stessa stanza insieme perché si azzuffavano e cercavano di uccidersi a vicenda. Egli accusò immediatamente della situazione la sua assistente Mary, affermando che, avendo abituato male i cani, era lei la causa diretta di quel comportamento. Ecco un'altra bandierina rossa. Quando un cliente imputa a un altro i problemi di un cane, mi viene in mente il vecchio adagio: « Quando punti un dito, ricorda che altre tre dita ti stanno indicando ». E il segno che una persona ha poco contatto con la realtà e che non vuole prendersi la responsabilità delle proprie azioni. Ma comunque dovevo incontrare i cani personalmente.

    Willy e Kid erano entrambi schnauzer nani grigi. Abituati all'estremo lusso, ognuno di loro aveva la propria stanza. Erano carinissimi e tenuti meravigliosamente. Appena fecero la loro comparsa, il padrone, che solo qualche minuto prima era apparso così minaccioso, si trasformò in un sentimentalone. « Ehi Willy, ehi Kid. » La voce si era fatta più acuta e il viso rilassato. Anche la strana luce negli occhi era scomparsa. « Mi deve rimettere in sesto questi cani, amico. Loro sono tutta la mia vita. » E dalla disperazione del tono della voce, che solo qualche momento prima era stato burbero e arrogante, capii quanto la cosa corrispondesse al vero.

    Dentro di me mi stavo già chiedendo perché quest'uomo sembrasse non aver investito alcuna emozione negli esseri umani che lo circondavano e così tante in questi cagnolini. Ma, per prima cosa, dovevo affrontare il problema principale: cioè fare in modo che questi cani potessero convivere senza azzuffarsi. Per prima cosa stabilii la dominanza con Willy in una camera, poi feci lo stesso con Kid in un'altra. Nel giro di pochi minuti, creai una strategia che permettesse loro di stare insieme guidando il comportamento del cane che in quel momento possedeva il maggior livello di energia e aggressività, in questo caso Kid, il preferito del padrone. Il magnate aveva addossato la colpa a Willy, perché era l'ultimo arrivato, ma venne fuori che era Kid a dare inizio alla maggior parte dei conflitti. Kid non era un cane aggressivo o dominante per natura, e aveva bisogno di poco per rientrare nei ranghi. Ora ero io quello che aveva il controllo e così gli intimai di non litigare con il fratello. Improvvisamente, di fronte agli occhi del loro padrone, Willy e Kid andavano d'accordo. Ma il magnate non mostrò la benché minima soddisfazione; non era nel suo stile. Fu subito chiaro che considerava l'apprezzamento un segno di debolezza. « Forse lei c'è riuscito, ma il mio staff non è in grado di farlo. Noi non riusciamo assolutamente a farli andare d'accordo così. Finiranno per uccidersi a vicenda. » Per quanto cercassi di dirgli o di spiegargli che lui e i suoi assistenti potevano limitarsi a fare esattamente quello che avevo fatto io, lui continuò a rievocare ricordi negativi e paurosi. Era ancora terrorizzato, ma ora la sua voce aveva una sfumatura cattiva e accusatoria.

    Durante questo primo incontro, mi resi conto che avevo pochissima speranza di convincerlo così su due piedi. Dopotutto, come la maggior parte dei clienti, mi aveva ingaggiato per aiutare i suoi cani, non se stesso. Ma, a differenza delle persone che mi interpellavano, le quali alla fine prendevano almeno in considerazione il fatto che i propri comportamenti potessero riflettersi su quelli

  • dei cani, Mister Miliardo era certo di non avere bisogno d'aiuto. Continuò ad accusare la sua assistente, il suo staff, praticamente il resto di Manhattan del problema. Mentre cercavo di convincerlo, notai che non stabiliva nessun contatto oculare. Guardava l'orologio, con lo sguardo che saettava distrattamente per la stanza. Nel mondo animale, lo chiamiamo comportamento di evitazione. La natura affronta le minacce in quattro modi: lotta, fuga, evitazione o sottomissione. Stavo minacciando la sua visione del mondo e lui, al momento prestabilito, reagiva lottando, scappando ed evitando. Non era ancora il momento per questo potente magnate di capire come i propri problemi si riflettessero sul comportamento dei cani.

    Ma quel giorno sarebbe arrivato presto.

  • Cani sotto pressioneCome Willy e Kid molti cani americani vivono sotto la pressione di aspettative

    troppo alte da parte dei loro padroni.«Pressione?» mi chiederete. «Ma se tratto i miei cani meglio dei miei figli!

    Hanno tutto ciò che vogliono. Che tipo di pressione ci può essere in questo? »Sappiate che tutte le volte che umanizzate un cane aspettandovi che prenda il

    posto di un figlio assente, di un amante, di un amico o di un genitore, lo caricate di aspettative irrealizzabili. Gli togliete la sua dignità, il suo essere cane. E un cane è parte di Madre Natura, il che significa che è naturalmente programmato per aspettarsi una vita ordinata, dove il cibo e l'acqua si ottengono con il lavoro e le regole e le linee guida devono essere rispettate in modo da avere un sistema sociale strutturato, sotto lo sguardo di un fidato capobranco. Se non date al cane queste cose, ma proiettate su di lui le emozioni, l'affetto e l'intimità che non riuscite a stabilire con i vostri simili, allora oltre a risultare profondamente scorretti è probabile che finirete per essere la causa dei suoi comportamenti sbagliati.

    Che prova ho del fatto che nella società occidentale stiamo esercitando pressione sui nostri cani per colmare lo spiacevole vuoto di vite senza equilibrio? Prima di tutto, ho i miei clienti. Nelle pagine seguenti, leggerete alcuni casi tratti dalla mia attività e dal mio programma televisivo che illustrano in modo eclatante come spesso i nostri bisogni psicologici vengano proiettati scorrettamente sui cani. Ma c'è anche un'altra prova.

    Prendete per esempio il sondaggio su 1019 proprietari di cani condotto dall'American Animal Hospital Association nel 2004.1 La ricerca pone questa domanda: Siete su un'isola deserta. Chi vorreste avere come compagno, un essere umano o un animale? Pensateci un minuto. Gli interpellati potevano dare la risposta che volevano: Angelina Jolie, Brad Pitt, Jennifer Lopez, Antonio Banderas. Pur devoto al mio Dog Psychology Center, avrei scelto mia moglie, a occhi chiusi.

    Ma come sono state le risposte di coloro che hanno partecipato al questionario? Il 50% di loro ha scelto il proprio cane o il proprio gatto!

    L'indagine ha mostrato anche che l'80% dei proprietari di animali domestici ha indicato come motivo fondamentale per possedere un animale non tanto il legame con un figlio, la protezione, l'allevamento, il profitto o altro, ma la « compagnia ». Il 72 % dei proprietari di animali ha citato l'« affetto» come il tratto più coinvolgente dei propri animali; il 79% ha ammesso di offrire loro vacanze o regali per il compleanno; il 33 % di parlare ai cuccioli al telefono o attraverso la segreteria telefonica; e il 62 % ha dichiarato di aver firmato lettere o cartoline per se stessi e i propri animali.

    Ecco un'altra statistica affascinante: uno studio del 2006 compiuto da ricercatori geriatrici della St Louis University School of Medicine ha rivelato che

  • gli anziani nelle case di riposo si sentivano molto meno soli dopo aver trascorso un po' di tempo con un cane di quanto si sentissero dopo essere stati visitati da altre persone e un cane.2 L'aspetto positivo è che gli animali davano sollievo alla loro solitudine. E loro davvero hanno questo potere: ne parlerò più in là. Ma il lato negativo è che quelle persone si identificavano più con l'animale che con gli altri membri della propria specie.

  • Chi ha tegole di vetro...Dice un proverbio: « Chi ha tegole di vetro non tiri sassi al vicino». Be', devo

    ammettere che anch'io ho la mia casa di vetro. Ma pur essendo molto fragile, sono arrivato alla conclusione, dopo esperienze difficili vissute sulla mia pelle, che debolezza non chiama debolezza.

    Appena arrivato in America ero convinto che il mio rapporto con i cani fosse davvero più significativo rispetto a quello con gli uomini. In altre parole, le donne erano per il piacere, e gli uomini persone con cui interagire nel mondo lavorativo. Niente di più. Perché preoccuparsi degli esseri umani quando si ha un cane?

    Sono cresciuto in Messico. Dalla fattoria di mio nonno in campagna, i membri della mia famiglia si recavano nella frenetica città di Mazatlàn per andare a scuola e per guadagnarsi da vivere. La città non mi è mai piaciuta e ho sempre desiderato la vita più semplice, più naturale della fattoria. In città, tra la folla, ho appreso i sistemi escogitati dall'uomo per ottenere potere e status: lavoro, soldi, voti, sesso, senza però avere mai la sensazione che il mio vero «io» rientrasse nell'equazione. L'affinità con i miei cani era il mio punto di riferimento, mi permetteva di andare avanti e di avvicinarmi al mio sogno. Quei compagni non umani soddisfacevano i miei bisogni di accettazione e amore. Tra i cani non dovevo preoccuparmi dei giudizi altrui come succedeva quando ero tra gli uomini: venivo accettato come capobranco senza domande o giudizi.

    Penso che molti riescano a identificarsi con quei miei sentimenti. Un cane non giudica e vive giorno per giorno, così dimentica naturalmente gli errori che facciamo. E sempre leale e fidato. Poiché in quel periodo consideravo le persone troppo critiche, poco comprensive e inaffidabili, la scelta non poteva che ricadere sui cani.

    Anni dopo, Ilusion mi aprì gli occhi sul fatto che non si può semplicemente « scaricare » la propria specie perché ci sono stati alcuni incontri negativi con qualche suo membro. Quale altro gruppo si comporta in questo modo? Nessuno! Il più grande obiettivo da ricercare, con la propria moglie, i genitori e gli amici, è l’intimità. E solo la conoscenza intima e sincera all'interno della nostra specie che ci permetterà di andare avanti nelle relazioni interspecie. Dopo anni di lavoro, talvolta spiazzante, con i cani americani, mi sono reso conto che gli amanti degli animali si potevano dividere in due gruppi: il primo, i cui membri erano colmi in egual misura di amore per gli uomini e per gli animali, e il secondo i cui membri pendevamo molto di più in una sola direzione. Senza Ilusion, chissà che strada avrei preso. Dopotutto, gli animali ci offrono amore incondizionato. Ma non soddisfano tutti i bisogni della nostra specie. E, cosa più importante, il fatto che si condivida amore incondizionato con il proprio cane non significa che quest'ultimo sia equilibrato e sano.

  • La trasformazione del magnateIl mio nuovo amico miliardario era un perfetto esempio di come il mondo

    affettivo può essere rovesciato in favore dei propri cani, svuotandosi nelle relazioni umane. Quell'uomo concluse il primo incontro continuando a incolpare l'assistente Mary per il comportamento dei suoi animali.

    La fase successiva prevedeva la seconda parte del processo di riabilitazione dei cani: la socializzazione con i propri simili nel mio Dog Psychology Center di Los Angeles.

    Anche se stenterete a crederci, il magnate ha messo i cani su due jet privati e quelli, accompagnati ognuno da un'assistente personale, hanno attraversato il paese fino a Los Angeles. Pensateci un po'. Quattro lunghi viaggi con un jet che trasportava un cane e un'assistente alla volta! Il fatto che quest'uomo fosse famoso per - diciamo così - una gestione molto oculata del suo denaro, dà la misura del valore psicologico ed emotivo che questi animali rivestivano per lui. Sfortunatamente, c'erano poche persone nella sua vita ad avere un tale peso. Durante la riabilitazione dei cani al mio centro, mi dedicai a insegnare all'assistente Mary a gestire i due animali con leadership calmo-assertiva. Ma c'era un enorme blocco: la donna era chiaramente terrorizzata dall'idea di non riuscire. Se avesse fallito e i cani si fossero fatti male, non solo sarebbe stata accusata facendone le spese di persona, ma la cosa avrebbe anche dato la stura alle frustrazioni esistenziali del suo capo, che se la sarebbe presa con lei e con il resto dello staff. Prima di rivedere di nuovo il magnate, ebbi l'opportunità, lavorando con i cani, di interrogare molti membri del personale, e tutti condividevano la stessa enorme paura del principale. Naturalmente erano tutti adulti e dotati di libero arbitrio. Ognuno di loro avrebbe potuto andarsene in qualunque momento. Non erano costretti a subire. Ma, dalla mia esperienza con i cani e con le persone, sapevo che anche il più piccolo frammento di energia negativa può avere un effetto domino su qualunque comunità, sia essa una classe, un'azienda, un paese o un branco di cani. Un'energia estremamente negativa, come la depressione psicologica, può convincere realmente le persone o gli animali di essere senza speranza o « imprigionati ». Ed era chiaro che l'energia negativa di quest'uomo era potente. I membri dello staff raccontarono che le luci dell'attico dovevano accendersi o spegnersi nel momento in cui il padrone tornava a casa. Che si trattasse o meno di una loro fantasia, la cosa certa era che lui li controllava attraverso la paura.

    Una volta al centro, il mio branco a quattro zampe aiutò Willy e Kid a imparare finalmente a essere di nuovo cani. Entrambi appresero come avvicinare educatamente i propri simili, iniziando con il naso, fiutandosi reciprocamente così da potersi conoscere senza mettersi immediatamente sulla difensiva o attaccando. Impararono come andare a spasso con un branco e sentirsi parte di una «famiglia». Impararono a giocare con altri membri della loro specie e a rispettare

  • tutti gli uomini come capobranco. Ma era chiaro che i cani non erano i soli ad avere bisogno di riabilitazione. Come quasi sempre con i miei clienti, alla radice del problema c'erano gli uomini. Poiché non avevo ancora accesso al magnate, operai un cambiamento di energia nella sua assistente, Mary. Mary era una donna intelligente, efficiente e molto capace. Riusciva a fare milioni di cose contemporaneamente. Ma con Willy e Kid perdeva tutta la sua sicurezza. Era terrorizzata che qualcosa andasse storto mentre erano sotto la sua custodia, e che il capo l'avrebbe licenziata. Io e Mary lavorammo sull'energia calmo- assertiva, poi sulla respirazione e sulla postura e creammo con la mente un luogo di pura positività e sicurezza di sé. Nell'intimo, Mary era già una capobranco; semplicemente non ne era consapevole. Più tardi, la nuova energia calmo-assertiva l'avrebbe ricompensata in modo impensabile. Alla fine del nostro periodo insieme, riuscì almeno a sentirsi tranquilla nella gestione di Willy e Kid.

    Era il momento di incontrare di nuovo il magnate, faccia a faccia, nella sua magione di Beverly Hills. Tutti gli avvertimenti del suo staff mi avevano reso ancora più determinato nell'affrontarlo e nel fargli capire quanto la sua vita sbilanciata stesse nuocendo ai suoi cani, per non parlare di coloro che lo circondavano. « Nessuno può dire una cosa del genere a Mister Miliardo! » mi ammonì Mary. Ma quell'uomo mi aveva affidato un compito e io l'avrei portato a termine al meglio delle mie possibilità. Alla fine avrebbe avuto il servizio che aveva chiesto, lo volesse o meno. Non avevo niente da perdere, e i cani avevano tutto da guadagnare.

  • Guardando lo specchioIo e Mister Miliardo ci accomodammo in un elegante soggiorno. Parlandogli in

    modo calmo ma deciso provai a insinuare che forse era lui il problema, non i suoi cani o i suoi assistenti. Ancora una volta mise in atto l'atteggiamento di evitazione: occhi vaganti, piedi che tamburellavano, sguardo costante all'orologio. Non voleva sentire quanto avevo da dirgli. Nella sua mente aveva mandato ad aggiustare i cani come fossero elettrodomestici. Avevo appena dato agli assistenti precise istruzioni da seguire dicendo loro che se non mi avessero assecondato sarebbe stato un inferno. Questa volta, nel momento in cui avesse messo in atto la sua confusa strategia di evitazione, l'avrei interrotto. Mi rivolsi a lui in modo diretto: « Lei non mi sta ascoltando » affermai. « Non è vero, sono tutt'orecchi » mi rispose, chiaramente scocciato per il fatto che qualcuno avesse osato sfidarlo. Andai avanti per un po', poi mi fermai. « Se lei non mi presta attenzione, che senso ha parlarle? » Ora si stava davvero innervosendo. «Ma io sto ascoltando» rispose. « No, lei si sta guardando intorno, e osserva qualunque cosa, ma non me. Ho davvero bisogno che lei faccia attenzione a quello che sto dicendo.» Alla fine Mister Miliardo esplose: «Lei, stronzetto arrogante» mi disse. Lo presi per un complimento, visto che in genere non cedeva di fronte agli altri. In qualche modo, affrontandolo di petto, avevo guadagnato il suo rispetto, almeno per un momento. « Va bene » disse rudemente. « Le do cinque minuti. » «Fantastico» affermai, «così possiamo fare un lavoro di una qualche utilità, però abbiamo bisogno di cinque minuti di attenzione assoluta. »

    Durante il colloquio con un cliente, ho un vantaggio: posso arrivare al nocciolo della questione con un percorso circolare. Iniziamo a parlare di cani, poi arriviamo al vero fulcro del problema, quello umano. Ed è così che ho lavorato con Mister Miliardo. Ero affascinato dal modo in cui aveva trasferito tutti i suoi bisogni emozionali su quei cani, non avendo un parente stretto né amici di cui fidarsi. Un po' alla volta, venni a conoscenza della sua storia. Da ragazzo aveva superato grandi insicurezze e paure con successi costanti. E in quella direzione si era poi concentrato per tutta la vita: Devo essere il migliore! La cosa lo rendeva potente; lo rendeva ricco. Ma respingeva anche molte persone. Poteva competere con loro o controllarle, ma non poteva awicinarcisi. E così la sua vita reiterava sempre lo stesso vecchio schema, senza soluzione di continuità. Non mi sorprese per nulla che sotto quell'aspetto severo ci fosse un cuore sensibile. Ed era proprio quel cuore sensibile che lui cercava disperatamente di condividere con i propri cani. Ma non si possono ingannare gli animali. L'energia negativa era più forte e li aveva resi - loro come chiunque altro intorno a lui - instabili.

    Non sono di certo uno psicologo, e non ho bisogno di esserlo perché molto spesso anche la persona meno attenta può vedere i problemi di un proprietario rispecchiati totalmente in quelli dei suoi cani. Inconsciamente, il magnate stava favorendo uno dei due, Kid. Non poteva credere che fosse proprio il suo preferito

  • ad attaccare Willy, ma neanche l'opposto. Proprio come quella del loro padrone, anche le vite dei cani erano diventate estremamente competitive, non cooperative.

    All'inizio Mister Miliardo fece fatica ad ascoltare ciò che avevo da dirgli. Dopotutto, come potevo affermare che lui, un uomo brillante, che era stato in grado di guadagnare milioni di dollari e guidava dozzine di aziende di successo, non fosse equilibrato? Come potevo dirgli che non era stato un buon capo quando tutto quello che faceva da sempre era comandare? Non era sintomo di leadership fare affari e trattare nel mondo della finanza internazionale? Non richiedeva anche istinto? Cercai di spiegargli che sì, nel mondo degli uomini era percepito come un capo e che di certo aveva un intuito eccezionale per gli affari. Ma le strategie e gli istinti che funzionano nel mondo degli affari e della politica non sono sempre quelli di Madre Natura. Madre Natura è implacabile con i deboli, ma non è crudele o negativa in modo arbitrario. Essa riserva l'aggressività per le situazioni estreme e, per mantenere le cose al proprio posto, usa la dominanza - cioè una leadership coerente. Madre Natura non opera tramite paura e rabbia, ma con la forza della calma e della risolutezza.

    La cosa stupefacente di Mister Miliardo era che amava i suoi cani così tanto da desiderare cambiare per loro. Alla fine riuscii a farmi ascoltare. Era abituato a parlare, a impartire ordini e lezioni, ma non ad ascoltare. E nel far questo, mostrò un nuovo lato di sé. Venni a scoprire che era un uomo molto caritatevole; che finanziava le vacanze in campeggio di ragazzini indigenti, anche se non amava rivelare questa parte di se stesso alle persone che interagivano con lui. Vedeva questo suo « lato morbido » come una debolezza, quando in realtà era la sua forza.

    Ho iniziato con l'esempio del magnate perché è il caso limite di come un uomo senza equilibrio possa scatenare un effetto domino di disfunzioni nella mente sia dei suoi cani sia delle persone che lo circondano. Inoltre, questo esempio dimostra in modo efficace che guardare onestamente dentro se stessi può ripristinare l'equilibrio e creare un effetto positivo che si ripercuote nell'ambiente circostante. Sono felice di poter dire che da quando ho lavorato con lui e con i suoi cani, il mio cliente ha sempre più spesso dato prova del lato morbido di sé e, a quel che dice la sua assistente Mary, è cambiato molto nei confronti delle persone che gli sono più vicine. Mi ha raccontato che per la prima volta ora l'ascolta davvero e lei gli è grata perché sente che il compenso che riceve per il suo lavoro è meritato e che può esprimere candidamente il biscgno di essere apprezzata e trattata meglio da lui. Ha capito che sotto quella corazza c'era un essere umano. E che quell'essere umano aveva bisogno di ascoltare tutti loro per rendersi conto dell'influenza che aveva su di essi. Doveva scoprire non solo la gratitudine e la paura, ma anche il dolore che aveva causato. Secondo la sua assistente, in questo campo aveva fatto moltissimi progressi. L'intera storia mi faceva venire in mente Canto di Natale di Charles Dickens. Il magnate era come Ebenezer Scrooge dopo essere stato visitato dai tre spettri la vigilia di Natale. La differenza è che lui non

  • aveva bisogno di fantasmi per vedere la cruda verità su se stesso: gli bastavano i suoi due cani.

    E c'è un altro lieto fine della storia. Non solo i cani si stanno comportando benissimo, ma Mary per la prima volta da quando è stata assunta ha preso coraggio e gli ha annunciato che sarebbe andata in vacanza] E lo ha fatto da una posizione di forza. Lo ha avvicinato comunicandogli che le opzioni riguardavano esclusivamente le date, null'altro. Ecco quello che farà l'energia calmo-assertiva alla vostra vita: funzionerà ancora di più che con i vostri cani. Nei capitoli seguenti leggerete altre storie significative.

    La morale della storia è che al vostro cane non importa quanto denaro o potere avete, quanti titoli accademici o opere d'arte inestimabili sono in vostro possesso. A lui importa quanto siete instabili perché, essendo orientati al branco, li riguarda direttamente. I cani sanno davvero quanto vi sentite a vostro agio con voi stessi, quanto siete felici, quanta paura avete e cosa vi manca. Non riescono a dirlo, ma sanno esattamente chi siete. Se chiedete a un uomo: « Sei felice? » quello fingendo, come il mio amico magnate, oppure senza neppure rendersi conto che ciò che afferma non corrisponde a verità, vi potrà rispondere affermativamente. Guardate invece un cane: non potendo celare le proprie emozioni mostrerà un'infelicità palese, mettendo così in evidenza l'instabilità del suo compagno umano.

    I cani sono il nostro specchio. Avete guardato il vostro ultimamente? Se il mio amico magnate è riuscito a specchiarsi, a confrontarsi con i propri fantasmi e a migliorare la propria vita non solo per i suoi cani, ma anche per le persone che lo circondavano, allora chiunque di noi può farlo. Ecco perché sfruttare il potere dell'energia calmo-assertiva può non solo migliorare il vostro cane, ma cambiare anche la vostra vita. Se solo avremo la volontà di assecondarli, i cani potranno riportarci all'equilibrio che la natura aveva pensato per noi.

  • I FONDAMENTI DELLA PSICOLOGIA CANINA• I cani si presentano al mondo usando soprattutto il naso, poi gli occhi e le

    orecchie. L'olfatto è il senso più sviluppato. « Ci credo se lo vedo » per i cani si traduce in « ci credo se lo annuso ». Così non affannatevi a urlare; è l'energia e l'odore che sentono, non le parole.

    • I cani comunicano tra loro (e con gli altri animali) usando l'olfatto, il linguaggio del corpo e l'energia. E comunicano con voi sempre, sebbene possiate non essere consapevoli dei segnali che vi stanno mandando. Non potete assolutamente mentire a un cane sul vostro stato d'animo.

    • I cani hanno una profonda mentalità da branco. Se non affermate la vostra superiorità su un cane, lui proverà a compensare mostrando un comportamento instabile o dominante.

    • I cani non pensano mai di « essere umani » come a molti proprietari piace immaginare. Sono straordinariamente felici di essere quello che sono. Se affermate che il vostro cane pensa come un essere umano, ci sono buone probabilità che quello si consideri davvero il capo.

    • Nel mondo dei cani, potete essere stabili o instabili, un capo o un gregario.• Lo « scopo » naturale dì un cane è stabilire legami, vivere in armonia e in

    equilibrio, in sintonia con Madre Natura.• I cani vivono giorno per giorno. Non ricordano il passato né si preoccupano

    del futuro; quindi, se glielo permettete, possono allontanarsi da comportamenti instabili molto velocemente.

  • PARTE PRIMA

  • Riequilibrare il proprio canePer divertirsi davvero con un cane non bisogna semplicemente tentare di farlo

    diventare semiumano.Bisogna piuttosto considerare la possibilità di diventare noi stessi, in parte,

    come un cane.Edward Hoagland

    Il cane non è « quasi umano » e non conosco peggiore insulto alla razza canina che descriverlo così*

    John Holmes

    Come ci ha insegnato la storia del magnate, i cani sono il nostro specchio e perché abbiano una vita equilibrata dobbiamo incanalare non solo le loro, ma anche le nostre priorità.

    Questo libro tratta dei cani e di voi, del loro comportamento scorretto e della vostra inefficacia, permissività, rabbia o frustrazione. Partiamo affrontando la parte più semplice dell'equazione: il cane e i suoi problemi. Perché probabilmente a questo punto potreste ancora pensare che i suoi problemi non hanno nulla a che fare con voi.

    Sono convinto che il 99% dei cani sia in grado di condurre una vita piena, felice ed equilibrata. Questi capitoli sono pensati per aiutarvi a comprendere meglio la mente e le necessità del vostro cane e darvi qualche consiglio sulle azioni da intraprendere per soddisfarle.

  • 1. Identificare l'instabilitàC'era qualcosa che non gli avevo mai detto, che non gli aveva mai detto

    nessuno. Volevo che lo sentisse prima di andarsene. «Marley» dissi, «sei un grande cane.»

    John Grogan, Io & Marley

    Come fate a capire se il vostro cane è instabile? Probabilmente, come la maggior parte dei miei clienti, lo sapete già, avendolo desunto dal fatto che è aggressivo nei confronti degli altri cani durante le passeggiate e i giri al parco o che guaisce per ore quando uscite o corre via in modo compulsivo. Tutto ciò ha un effetto disorientante per voi: il cane della vostra infanzia era perfetto, o almeno è così che lo ricordate. Nella luce ambrata dei ricordi il vostro adorato Blackie era giudizioso, obbediente e felice di starsene in disparte. Era naturalmente socievole e andava sempre d'accordo con gli estranei e con gli altri cani. Andava a prendere la pallina da tennis e la riportava, camminava di fianco a voi quando andavate a scuola e non faceva mai pipì in casa. Quindi perché il vostro cane attuale scava in giardino? Perché si nasconde sotto il tavolo quando il camion della spazzatura si ferma davanti a casa? Cosa diavolo gli prende quando si mette a girare in cerchio in modo ossessivo? Naturalmente, come la maggior parte dei miei pazienti con cani instabili, anche voi siete disposti ad accettare che il vostro animale sia nato con qualche mancanza, o che abbia una sorta di disturbo mentale. Oppure, nel caso abbiate preso il cane in un canile, ci metterete un attimo per crearvi una storia strappalacrime: le sue esperienze pregresse sono state talmente traumatiche da impedirgli di dimenticare il terribile abuso sofferto durante gli anni bui e solitari che hanno preceduto l'incontro con voi. Per questo è logico che non sarà mai equilibrato; non dovete lamentarvi, ma al contrario essere tolleranti e comprensivi se fa la pipì sul divano ogni volta che accendete la televisione. Sapendo che ha avuto una vita traumatica, come si può criticarlo quando morde chi si avvicina alla sua ciotola? E così, accettate la convivenza con un cane instabile per via di tutto ciò che gli è accaduto prima. Glielo dovete.

    Sono tutti grandi caniLa verità è che i cani non si sentono in colpa verso ciò che hanno fatto in

    passato. Non si soffermano sui brutti ricordi. Noi siamo l'unica specie che lo fa. I cani vivono alla giornata. Se in quel momento si sentono al sicuro e protetti, allora qualunque comportamento sbagliato del passato può essere reindirizzato, sempre che siamo disposti a dedicare loro tempo, pazienza e costanza. I cani vanno avanti, spesso molto velocemente. Come qualunque altro essere di Madre Natura, vogliono naturalmente tornare in equilibrio. Troppo spesso siamo noi uomini a impedire inconsapevolmente il ripristino di tale armonia.

  • Una delle cose più meravigliose della nostra specie è l'empatia. Quando qualcuno che abbiamo a cuore - anche un animale - è stressato, ci sentiamo male per lui. Ci addoloriamo quando è addolorato. Ma nel mondo animale il dolore è mancanza di energia. Il dispiacersi è energia debole. La cosa più gentile che possiamo fare per i nostri animali con brutte esperienze alle spalle è aiutarli ad andare avanti. In breve, quel mostro incontrollabile e nevrotico con cui state vivendo sta solo aspettando che voi lo guidiate per farlo diventare uno dei migliori cani del mondo!

    Io e MarleyNel novembre del 2005 il libro di John Grogan Io & Marley ha scalato la

    classifica dei best-seller. Ancora oggi si trova tra i primi dieci titoli. E capirne il motivo non è difficile: la storia delicata, divertente e commovente di Marley, un adorabile e impertinente cucciolo di labrador, potrebbe tranquillamente essere quella di molti miei clienti. Marley era distruttivo, di rado ubbidiente, qualche volta ossessivo e sempre imprevedibile. Nella quarta di copertina viene descritto come meravigliosamente nevrotico. Sono convinto che l'accostamento delle parole meraviglioso e nevrotico sia alla radice dell'instabilità di così tan ti cani -americani. Molti proprietari premurosi pensano che quello che non vada nei loro animali sia solo « una personalità eccentrica ». Dopo aver fatto pubblicare sul ~Philadelphia Inquirer un articolo pieno di gratitudine per il suo Marley morto da poco, descrivendolo come uno dei « peggiori cani del mondo », Grogan è stato sommerso da lettere ed e-mail che lo informavano che il club « dei cani cattivi » contava centinaia di membri.

    « La mia casella e-mail » scrive Grogan « assomigliava a un improbabile talk show dal titolo: Cani cattivi e le persone che li amano, con i volontari che si mettevano in fila per vantarsi con orgoglio non di com'erano fantastici i loro cani ma di com'erano terribili. » Tuttavia, come molti dei miei clienti, tutti questi benintenzionati proprietari di cani non si rendono conto che il loro cane non sempre è contento di essere « terribile ».

    L'anno scorso la meravigliosa famiglia Grogan è diventata mia cliente. Dopo avermi contattato attraverso il programma Dog Whisperer sul National Geographic Channel, i Grogan mi hanno invitato nella loro casa in Pennsylvania dove mi aspettava Gracie, il loro nuovo cane. Questo stupendo labrador biondo aveva un problema molto diverso da quello di Marley (di cui parlerò nel capitolo 4). Ma con le dovute differenze, i problemi di Gracie e Marley erano causati entrambi dalle stesse manchevolezze umane: l'assenza di leadership. Quando ho conosciuto di persona John Grogan e la moglie Jenny, la storia di Marley ha assunto più senso ai miei occhi. Erano persone molto intelligenti e di buon cuore, che vedevano il mondo attraverso gli occhi di giornalisti di talento. Osservavano, analizzavano e descrivevano, ma senza tentare di interferire o modificare. Avevano dato per scontato che avrebbero dovuto tenersi Marley com'era, cioè « con una rotella fuori posto » secondo le parole del padre di John. Tuttavia, come mi dissero i Grogan ridendo, se non fosse stato per le stranezze di Marley, non ci

  • sarebbe stato il libro meraviglioso in cui così tante persone si erano potute identificare e che aveva fatto piangere così tanta gente. Ecco il punto. Non vogliamo cambiare i nostri cani perché ci fanno ridere e ci fanno sentire amati o desiderati incondizionatamente. Ma molto spesso non ci mettiamo nei loro panni. Quando un cane ha una paura, o soffre di un'ossessione o di uno qualunque dei molti problemi che sono chiamato a risolvere, la maggior parte delle volte non si tratta di « personalità eccentrica ». Si tratta di un cane insoddisfatto e qualche volta infelice.

    Dopo essermi asciugato le lacrime e aver messo giù il libro di Grogan, la prima cosa che mi è venuta in mente è che Marley sarebbe stato perfettamente in grado di essere un «grande cane»! Nel libro si racconta di come Jenny, la moglie di John, dopo la nascita del loro secondo figlio abbia attraversato un periodo di depressione post-partum. Sopraffatta dalla frustrazione di doversi occupare di due bambini e di un cane che distruggeva la mobilia, alla fine aveva ceduto allo stress sbattendo fuori di casa l'incontrollabile labrador. Marley era già stato espulso da un corso di educazione all'obbedienza, e quindi John sapeva che se non fosse riuscito a fargli seguire alcuni comandi di base e a insegnargli a non saltare sugli ospiti, questa volta avrebbe perso il suo migliore amico. E fu quello che fece. Con assoluta determinazione, si rimboccò le maniche, lavorando molto duramente per diventare un serio «capobranco ». E riuscì a far superare a Marley la prova di obbedienza - anche se arrivò settimo su otto. Con l'aiuto di un amico, lo fece desistere dall'attaccare chiunque si presentasse alla porta. Il problema era che John era un perfetto capobranco, ma solo quando ce n'era assolutamente bisogno... e Marley era perfettamente in grado di essere un cane ubbidiente. Insieme avevano tutte le carte in regola per superare l'esame e tenere compatto il branco. Nel corso del libro si racconta di come Jenny, ripresasi dalla depressione, contribuì a far tornare più distesa l'atmosfera casalinga. Fu a quel punto che John smise di mettere in atto la propria leadership. Marley era arrivato solo a capire come obbedire alle regole, ai confini e ai limiti della casa.

    Rispetto ad altri che adottano cani più vecchi o trovatelli, John e Jenny avevano un vantaggio: l'opportunità di abituare Marley a essere un buon cane fin da cucciolo. Tuttavia, vedendo l'animale con l'occhio dei giornalisti - in modo distaccato - non riuscirono a interferire con quello che consideravano il suo sviluppo naturale. Osservavano le sue buffonerie con meraviglia e buon occhio. Era così terribilmente carino! L'accattivante fotografia di copertina parla da sola: la testa curiosamente reclinata, gli occhi marroni imploranti... come avrebbe potuto una persona di cuore voler mai correggere o impartire una disciplina a questo adorabile cucciolo dalle orecchie molli? Credendo che le monellerie distruttive di Marley da cucciolo fossero la prova della sua personalità in formazione, cioè del suo « carattere », John e Jenny fecero in buona fede uno degli errori più comuni. Quando si studiano i lupi, i cani selvatici e i cani domestici non « educati », tipici delle fattorie, in natura si nota che la disciplina e l'ordine vengono instillati in loro fin dal giorno in cui vengono al mondo. Si vedono i cani più anziani spingere i piccoli a provare tutto: favorendo l'innata

  • giocosità, permettono loro di camminargli addosso, spingerli e mordicchiarli. Tuttavia, pongono anche limiti ben precisi. Quando il tempo del gioco è finito, il cane più anziano fa in modo che i cuccioli lo capiscano subito: spostandoli con il muso, con un morsetto delicato o se necessario sollevandoli per la collottola. Qualche volta è necessario anche un ringhio. Il cane più anziano segue sempre i cuccioli che si ritirano. Nel caso di un pericolo imminente, i vecchi riescono a radunare i piccoli all'interno della tana in un battito di ciglia - per l'invidia di tutti i maestri d'asilo che provano giornalmente a far tornare in classe dal cortile un gruppo di bambini di cinque anni! Il fatto è che i cuccioli recepiscono molto velocemente il messaggio che impone loro di seguire le regole del branco. In nessun caso la loro indole giocosa verrà ostacolata, tuttavia da subito capiscono che c'è un momento e un luogo per ogni cosa. Madre Natura non ha problemi nel porre limiti in modo amorevole, ma deciso. Ma quando si tratta di cuccioli deliziosi (e spesso, dei nostri deliziosi figli) la maggior parte delle persone non sopporta di metterli sulla retta via, soprattutto quando le loro monellerie regalano attimi memorabili di spasso. Ma quando i cuccioli raggiungono i quarantacinque chili di peso, i giochi e i passatempi un tempo carini improvvisamente diventano distruttivi, per non dire pericolosi.

    Marley era un compagno meraviglioso per John e Jenny. Avevano ottenuto amore, fiducia e lealtà, ma non il rispetto, un ingrediente essenziale nella struttura di qualunque branco sano. Se gli studenti non rispettano l'insegnante, la classe non impara. Un'unità militare non può funzionare al meglio se i soldati non rispettano il proprio comandante. I genitori non possono guidare nel modo giusto i propri figli se quelli non li rispettano. Nello stesso modo, il cane non si sentirà al sicuro né tranquillo ed equilibrato se non vi rispetta come capo.

    Parte dei motivi per cui John e Jenny non hanno ottenuto il pieno rispetto di Marley era che si rivolgevano a lui come Marley, cioè in primo luogo con nome e personalità. Per loro Marley era semplicemente il vecchio, sciocco, tontolone e leale Marley. Non si rivolgevano all'animale, al cane, né alla razza, un labrador retriever.

    Ricordate questi concetti chiave.Primo, è importante rivolgersi all'« animale » che c'è nel vostro cane perché

    questo è ciò che avete in comune con lui, siete entrambi animali. Parleremo più tardi di come proiettare il tipo di energia riconoscibile da un animale.

    Secondo, il vostro cane è un cane - non un bambino o una persona di piccole dimensioni con pelliccia e coda. I cani presentano tratti e modelli comportamentali unici e radicati. Imparare a riconoscere cosa fa parte del cane e cosa di Marley è la chiave per distinguere il comportamento instabile da quello normale. Poi c'è la razza. Individuare la razza è molto importante se, come i Grogan, avete un animale dai geni « puri », che cioè gli conferiscono speciali bisogni che bisogna riconoscere e soddisfare. Parleremo ancora di come soddisfare la razza nel capitolo 4.

    Dopo l'animale e il cane, finalmente c'è Marley, il nome, la « personalità ». La maggior parte delle volte, la cosiddetta personalità di un cane è illusoria. La storia

  • la creiamo noi, spesso servendoci dell'aspetto o del comportamento dell'animale. Ma, troppo spesso, e lo dico a malincuore, ciò che pensiamo di una personalità si basa su tratti di instabilità.

    E allora come si fa a distinguere la «personalità» dai «problemi»? E in cosa consistono questi «problemi»?

    Un comportamento che rientri in queste categorie non è solo «la personalità del cane», è un problema.

    E importante ricordare che ciascuno dei temi descritti sopra può avere una componente organica. Una malattia o un parassita può causare comportamenti instabili nel cane e provocare disturbi mentali. Nella mia ormai lunga esperienza, posso affermare che i disturbi neurologici rappresentano una percentuale molto bassa tra i problemi comportamentali. Tuttavia, è sempre molto importante far controllare il cane su base regolare da un veterinario, soprattutto in presenza di un improvviso cambiamento di comportamento. Le chance di rimettere in sesto il cane usando i metodi di leadership che descrivo nelle mie lezioni sono reali, ma assicuratevi prima di farvi dare un parere medico, per escludere l'eventualità di un problema organico. Io collaboro con veterinari meravigliosi: mi piace pensare che la medicina e la terapia comportamentale possano andare a braccetto nella creazione di un mondo pieno di cani sani e felici.

    Quando si interagisce con il proprio cane, in particolare quando si tenta di correggere un comportamento fuori controllo, è fondamentale abituare la mente a rapportarsi a esso in questo ordine:

    1. Animale2. Specie Canis familiaris3. Razza (labrador retriever)4. Nome (Marley)

    PROBLEMI• Aggressività: diretta verso altri cani e/o persone. Morsi, ringhi per

    proteggere il cibo, verso persone estranee o cani, senso del possesso carico di aggressività.

    • Energia iperattiva: salti sulle persone qua ndo le si incontra o quando entrano in casa; torsioni e giri compulsivi, attività distruttive come mordere e scavare; ansimi sovraeccitati ecc. Da non confondere con la felicità!

    • Ansia/ansia da separazione: abbai, guaiti, graffi ecc. sia che siate presenti sia che abbiate lasciato la casa; latrati, distruzione delle cose in vostra assenza.

    • Ossessioni/fissazioni: « dipendenza » o preoccupazione insolita verso qualunque cosa, da un gatto a una pallina da tennis, linguaggio del corpo teso, noncuranza dei comandi del padrone, dei premi in cibo e del dolore fisfto.

    • Fobie: paura o incidente traumatico che il cane non è stato in grado di superare - qualunque cosa, da un pavimento lucido a un tuono, al furgone della posta.

  • • Bassa autostima/timidezza: energia debole, paura irrazionale dì qualunque cosa, irrigidimento. Alto grado di paura.

    Personalità o problemi?Quale tratto fa davvero parte del « carattere » naturale del cane o della sua «

    personalità? » Prima di tutto, bisogna sottolineare che il termine « personalità » ha un'accezione diversa nei cani rispetto a quella che ha negli esseri umani. Nel pubblicare un annuncio personale per un appuntamento al buio, noi diamo sempre qualche indicazione sulla personalità: « Mi piace allenarmi in palestra, fare passeggiate, godermi corse romantiche sulla spiaggia al tramonto; mi piacciono i film d'azione », indizi che indicano che siamo attivi e pieni di energia in cerca di qualcuno con cui condividere questa vitalità. Se l'annuncio recita: « Mi piace bere una cioccolata calda davanti al camino, stare a casa e noleggiare film e fare puzzle » l'accento verrà messo sulla scarsa energia e sul desiderio di incontrare qualcuno con un'energia simile. Si può descrivere se stessi o un'altra persona come tranquilli, eccitabili, timidi o estroversi. Da essere umano interpreterete tutte queste cose come personalità.

    Nel mondo dei cani la personalità è simile, ma non è espressa a parole o a seconda delle inclinazioni e delle incapacità, ma piuttosto tramite l'odore e l'energia. Quando due cani del mio branco diventano amici per prima cosa usano il naso. Odorandosi i genitali, avranno informazioni sul sesso, sul livello di energia, sul rango, sul cibo che l'altro cane odia, sui luoghi dove è stato e via dicendo. Il livello di energia è importante perché il cane andrà d'accordo con un suo simile la cui energia sia compatibile con la propria.

    Avete mai visto giocare due cani con energia impari, per esempio un cane più anziano e un cucciolo? Com'è naturale, il primo, che sicuramente in gioventù era pieno di vitalità, ha meno energia. Il cucciolo ha quasi sempre maggior vigoria e spingerà il cane più vecchio a giocare fino allo sfinimento, quando quello vorrebbe solo rilassarsi. Tra i cani del mio branco questo fenomeno accade a livelli diversi: tutti cercano in maniera naturale «amici» che possano adattarsi al proprio livello di gioco. Anche se i cani di un branco vanno d'accordo, alcuni di loro tenderanno a cercare esemplari tarati sul proprio livello di energia e con abitudini simili di gioco.

    Un perfetto esempio di questo tipo di attrazione l'ho visto con Punkin, un rhodesian ridgeback che aveva sviluppato un'ossessione pericolosa per i sassi. Il mio obiettivo era di portarlo al centro e fargli apprendere dai modelli di ruolo del branco, cioè da cani equilibrati a cui non interessavano le pietre, il gioco con le palline da tennis in modo disciplinato (il che significa comprendere che il gioco ha sempre un inizio e una fine, stabilita da me, il capobranco). Punkin era un cane nervoso e pieno d'energia e quando andavamo al parco era immediatamente attratto da LaFitte, un barboncino molto grande e con un livello di energia decisamente alto. Erano lo stereotipo di « due occhi che si incontrano in una stanza affollata». I due cani riconoscevano immediatamente nell'altro l'odore e

  • l'energia che si sarebbe accordata con il proprio livello di gioco e si divertivano un sacco a scatenarsi.

    Di recente, al mio centro ho avuto un vivacissimo jack russell di nome Jack, il cui compagno di giochi preferito era un enorme pitbull di nome Spike dotato di media energia. Anche se Jack era la metà di Spike, i due erano molto affiatati. L'odore e l'energia si combinano per creare la « personalità » individuale del cane.

    Noi uomini ci sforziamo di creare simboli e dare un nome alle cose e abbiamo la tendenza ad associare la personalità con i nomi. Secondo la scienza, siamo l'unica specie che ha descritto da subito il proprio mondo con simboli, opere d'arte e soprattutto con etichette e nomi. Oggi, l'Homo sapiens comunica con milioni di linguaggi e simboli diversi. Basta guardarsi intorno: l'omino e la donnina per la toilette; il logo NO SMOKING; la bandiera americana per ricordarci dove siamo e come dovremmo relazionarci con il nostro ambiente in quel momento. Abbiamo milioni di parole e combinazioni di frasi diverse per descrivere le cose. E tendiamo a organizzare e personalizzare moltissimo ciò che accade intorno a noi. E il modo che abbiamo di capire le cose, di vedere il mondo. Per esempio, diamo il nome agli uragani. Classifichiamo fiori e alberi.

    Nel mondo canino, invece, gli alberi non hanno nomi, ma un odore e un uso specifico per il cane nel suo ambiente. Questo albero è velenoso, oppure mangiare la sua corteccia mi farà sentire meglio? Questo albero è a un incrocio. Posso segnarlo con il mio odore? Ecco come il cane vede l'albero: dal punto di vista della propria sopravvivenza. I cani non hanno bisogno di nomi per capire e identificarsi. Guardano al quadro generale; alla propria sopravvivenza e a quella del proprio gruppo. La vostra personalità per lui è il modo in cui vi incasellate nella sua vita: ma gli aspetti davvero importanti sono la vostra energia, il vostro odore e il vostro ruolo nel branco.

    All'interno del branco, i cani non hanno un nome, ma una posizione. Alcuni studiosi di comportamento animale definiscono i membri di un branco « alfa, beta, omega » e così via. Altri li distinguono in numero uno, numero due, numero tre e numero quattro. Molti mi fraintendono e affermano che io considero i cani in modo semplicistico, come se limitassi tutto a una questione di dominanza. Quello di cui non si rendono conto è che secondo me tutti i cani sono importanti all'interno del branco. La dominanza non significa che il cane alfa sia meglio degli altri. Che abbia responsabilità sì; che sia meglio no. Ogni cane ha un ruolo all'interno del branco. Il tipo in fondo è il più sensibile; spesso è quello che mette in guardia sui possibili invasori. Quello in cima al gruppo - il capobranco - oltre ad assicurarsi che tutti abbiano acqua e cibo, li difende dai rivali e dai predatori. Pur non essendo una democrazia, ha a che fare con il «noi»: l'intero è più importante della somma delle parti.

    Da « io » a « noi »Gli esseri umani - almeno nella cultura occidentale - tendono a vedere il

    mondo come il luogo di « uno contro tutti». Soprattutto in America, dove c'è una tendenza generale verso l'individualismo sfrenato, il potente Io è al centro

  • dell'universo. Secondo me, è proprio ciò che rende difficili le comunicazioni interpersonali: la percentuale dei divorzi è aumentata del 50%, i ragazzi si ribellano ai genitori, le persone lottano contro i propri capi e lasciano il lavoro pieni di rabbia, perché al centro delle relazioni c'è sempre l'«io» contro il «voi». Viceversa, se un cane potesse esprimere a parole ciò che pensa, racconterebbe il suo mondo sempre in termini di « noi ». Prima il branco, poi gli individui. Anche il capobranco la pensa in questo modo. Forse in parte è il motivo per cui quando siamo insicuri e abbiamo difficoltà di relazione con le persone ci rivolgiamo ai cani. Quando un cane entra nella nostra casa, immediatamente diventiamo un « noi » e tale condizione è inalienabile. Fa parte della natura del cane ed è di estremo conforto quando il rapporto con i nostri simili sembra essere molto teso.

    Questo non vuol dire che ogni cane non sia unico, anzi. Ma come distinguere la sua unicità dai suoi « problemi »? Alcune caratteristiche, e sono quelle che spingono noi uomini a parlare di « personalità », variano da animale ad animale. Il carattere di un cane si desume dal grado di curiosità e di felicità: il cane vive del momento e ogni giorno per lui è una specie di vigilia di Natale, anche se ha poca energia o è vecchio; di giocosità: l'inclinazione al gioco in parte è determinata dalla razza, e in parte dall'energia; e di lealtà: perché in natura il branco ha bisogno di questa caratteristica per riuscire a stare insieme e sopravvivere. Un cane sa come imparare - anche questo fa parte della sopravvivenza - e ama la sfida; sa come seguire le indicazioni e le regole di un capo e ne capisce l'importanza. Il suo carattere deriva anche dall'affettuosità, dall'amore e dal bisogno di spostarsi seguendo un capobranco - quanto dipende dalla razza e dall'energia. Un cane ha bisogno di sentirsi utile, di impegnarsi per trovare il cibo e l'acqua, di essere cioè un membro del branco utile e produttivo. A differenza di molte specie di gatti che conducono una vita solitaria, il nostro amico a quattro zampe è un carnivoro sociale: i suoi bisogni profondi sono radicati nel cervello, il che vuol dire che lui ha bisogno che il branco sia felice e soddisfatto. La sua addomesticazione, che ha accompagnato buona parte della nostra storia, ci ha fatto diventare automaticamente membri del suo branco. In nostra assenza, tornerebbe a formare altri branchi. Durante l'uragano Katrina alcuni esemplari abbandonati si sono comportati esattamente in questo modo. Ma poiché l'uomo ha assunto da almeno diecimila anni il ruolo di « capobranco», nonostante i cani si rendano perfettamente conto che non siamo come loro, non avranno problemi a seguirci, a patto di fornire loro la giusta direzione.

    EsercizioNella pagina seguente trovate due colonne. Una descrive le caratteristiche di

    un cane normale o gli elementi che si potrebbero definire come la sua vera « personalità »; l'altra indica tratti che più probabilmente sono indice di instabilità. E un elenco assolutamente generico, naturalmente, poiché molte di queste caratteristiche dipendono dalla razza, ma io penso che sia un buon punto di partenza per una valutazione. Scorrete l'elenco e annotate gli aggettivi che

  • attribuireste al vostro cane almeno il 75% delle volte. Quindi fate una valutazione onesta di ciò su cui dovete lavorare insieme al vostro cane.

    Ancora una volta, la notizia è buona: nel 99% dei casi che ho trattato, i problemi potevano essere risolti con la mia formula in tre parti, che poteva essere applicata a tutti i cani:

    1. esercizio (passeggiata)2. disciplina (regole, confini e limiti)3. affettoin questo ordine!Quando si forniscono queste cose al proprio cane, si stanno facendo i passi

    giusti per diventare un cap obranco efficace. Un leader sarà forte se comprende l'importanza di restare calmo e assertivo e se non rinuncia alla responsabilità verso il proprio cane esattamente come farebbe verso i propri figli. Ho sentito descrivere i bambini come « piccole cineprese che non si spengono mai». I cani sono la stessa cosa. Vivendo nell'universo del « noi », vi osservano sempre ed elaborano i vostri segnali nella speranza di avere indicazioni su come comportarsi. Quando mandiamo ai cani segnali incoerenti, creiamo in loro instabilità.

    Ancora una volta, torniamo al discorso generale della disciplina. Molti di noi hanno problemi a imporsi. La disciplina non è mostrare al cane « chi è il capo »; è prendersi la responsabilità di una creatura vivente che si porta nel proprio mondo. I miei clienti spesso pensano che imporre limiti ai cani significhi diventare automaticamente malvagi. Sicuramente anche John e Jenny la vedevano in questo modo. Ma senza disciplina, non potevano ottenere rispetto. Non potevano dare a Marley le regole, i confini e i limiti di cui aveva bisogno per condurre una vita più tranquilla. E lui finiva sempre per mostrare le cosiddette « stranezze di personalità», quei tratti che io avrei chiamato instabilità. Dare a un cane regole, confini e limiti non vuol dire « uccidergli il carattere », ma solo fornirgli la struttura di cui ha bisogno perché possa trovare pace, e tramite la quale possa far emergere la sua vera natura. Il vostro amico a quattro zampe può essere quel «grande cane» che immaginate, ma dovete essere voi a guidarlo in quella direzione!

    Tratti (o personalità) del cane normaleAttivoGiocosoRisponde a ordini e segnali generaliContento di partecipare alle attivitàGuardingoAbbaia per annunciare nuovi venutiSocievole con cani e personeCurioso, spensieratoIn allertaVa in esplorazione

  • Paziente, sa aspettareAffettuoso

    Problemi (o instabilità) del caneIperattivoSalta addosso alle personeDisobbediente, ignora i richiamiScappa dal branco (famiglia)Pauroso, abbaia o fa la pipì; fugge dalle persone, dagli animali e dagli oggettiAbbaia ossessivamenteAntisociale, non gli piacciono gli uomini né i caniAggressivo e predatorioApertamente territorialePossessivo nei confronti di giochi, cibo, mobiliOssessivo verso un oggetto o un'attività (riporta compulsivamente gli oggetti,

    morde, si morde la coda)Evita di farsi accarezzare

    Una storia a lieto fineTina Madden e NuNuAtteggiamento aggressivo: orecchie e coda sollevate, petto in fuori, denti

    scoperti.Se avete visto la prima stagione del mio programma probabilmente vi

    ricorderete di NuNu, un chihuahua terribile, le cui minuscole aggressioni avevano reso le giornate della sua padrona Tina e del suo compagno Barclay ingestibili. Tre anni più tardi, la vita di Tina Madden era cambiata radicalmente grazie alla sua trasformazione in capobranco. Ora non solo lei lavora al mio Dog Psychology Center, ma si occupa in prima persona della riabilitazione dei cani. Ma la cosa più importante è come si sente: molto più forte come donna e persona. Ecco come Tina racconta la sua storia.

    Prima di NuNu ero molto insicura. Non uscivo spesso. Avevo un sacco di problemi: la mia immagine fisica, quello che gli altri pensavano di me, come mi vedevano. Ero sempre divorata dall'ansia. Piangevo di continuo. A un certo punto, decisi che preferivo essere circondata da cani che da persone, così lasciai il lavoro di barista e mi impiegai come assistente presso lo studio di un veterinario.

    In ambulatorio andava bene perché gli animali avevano bisogno di me. Ma fuori dall'ambiente lavorativo avevo paura di tutto. Anche andare al negozio di alimentari sotto casa mi terrorizzava. Mi stavo isolando e la cosa peggiorava sempre più. Era una spirale da cui non riuscivo a uscire. Non avevo ancora toccato il fondo, ma mi ci stavo avvicinando velocemente.

    Presi NuNu in febbraio. Quando arrivò ero insicura. Dopo aver permesso comportamenti sbagliati sia a me che a lui pensai di dover fare qualcosa. Tutti continuavano a dirmi: « Lascialo. E terribile. È troppo disturbato per diventare un buon cane. Fallo sopprimere». E poi, in aprile, arrivò Cesar. Quando uscì dalla

  • mia casa, la sua incredibile energia positiva mi aveva cambiato la vita. Mi aveva spinto a diventare più sicura di me e a mostrare una leadership più forte; qualcosa che prima avrei trovato impossibile anche solo immaginare. Mi aveva spronato ad agire, senza badare troppo ai dettagli, mi aveva spinto a provarci. E se non volevo farlo per me, avrei dovuto farlo per il cane che amavo.

    Prima di tutto, dovevo immediatamente abbandonare la mia paura di uscire di casa. Cesar mi ordinò perentoriamente di portare fuori NuNu tutti i giorni, e fu quello che iniziai a fare. Lui parLò di quarantacinque minuti. Io dissi un'ora. Così camminavamo almeno tra le due e le due ore e mezzo al giorno, prima e dopo il lavoro, sette giorni a settimana. E durante queste passeggiate, NuNu con il suo aspetto così tenero attirava i passanti, che esprimevano il desiderio di avvicinarlo. Fu così che feci nuovi incontri. Iniziai a farmi degli amici nel quartiere. Improvvisamente avevo una vita sociale, c'erano persone che mi invitavano a casa. E avevo un rituale. Prima di uscire per la mia passeggiata quotidiana cercavo di concentrarmi su frasi come: « Questa sarà una passeggiata stupenda. Questa sarà una passeggiata perfetta! Possiamo superare qualunque ostacolo sul nostro cammino. Ho i mezzi e la presenza per farcela ». Ero solita camminare rasente agli steccati, dove spesso si nascondevano altri cani oppure me li trovavo davanti ed ero terrorizzata che potessero mordere NuNu. Pensavo che non sarei stata in grado di affrontare quell'evenienza. Ma poco a poco, mi accorsi che sapevo come fare. Le cose migliorarono, e diventai sempre più sicura di me.

    NuNu non cambiò completamente da un giorno all'altro. Non era tutto « a posto » la settimana successiva, e neanche il mese successivo, ma più io cambiavo atteggiamento nei suoi riguardi, cioè più assumevo sicurezza, più lui si trasformava. Ero orgogliosa dei suoi cambiamenti, anche se la vera trasformazione nell'energia era opera mia. E veniva da una me più forte.

    La mia sicurezza aumentò in modo esponenziale. E non solo in materia di cani. Il modo di rapportarmi con le altre persone era completamente cambiato. Penso che per alcuni la cosa più difficile sia riuscire a decifrare le altre persone. Sono buone? Sono cattive? Ci si può fidare di loro? Ma davvero, per comprendere gli altri bisogna prima comprendere se stessi. Imparare a essere consapevoli della propria energia mi ha reso davvero le cose più facili... ed è qualcosa che ho imparato da Cesar e da NuNu. Non mi sento più una vittima. Sento che ho il controllo di me stessa, in quasi tutte le situazioni.

    Ho operato «un cambiamento nel mio cane» e « ho trasformato la mia vita ». Oggi sono molto felice. E tutto grazie a un cagnolino. Un cagnolino che pesa un chilo e mezzo.

  • 2 Disciplina, premi e punizioniLa propensione al commercio, al baratto e allo scambio di una cosa per un'altra

    è propria di tutti gli uomini, e non si ritrova in nessun'altra razza di animali. I cani non si scambiano ossi.

    Adam Smith

    Le leggi della natura sono il governo invisibile della Terra. Alfred Montapert

    Per diventare il capobranco dei propri cani, è necessario considerare un'equazione che comprenda il concetto di disciplina. Come abbiamo imparato nel capitolo precedente, il cane non può essere equilibrato e ottenere la vera pace nella vita senza regole, confini e limiti giornalieri. Perché le regole e i limiti esistano, ci vuole qualcuno che li inventi, e questo è proprio il compito del capobranco. Molti esperti di animali che sostengono di non essere d'accordo con le mie tecniche (o con la loro percezione delle stesse) perseguono l'idea del «premio» nell'addestramento dei cani. Qui addestramento è la parola chiave. Ricordate, io non «addestro» cani. E vero, quella era stata la mia ambizione originaria appena giunto negli Stati Uniti, ma presto mi sono accorto che le mie particolari doti potevano essere sfruttate in modo migliore. Mi sembrava che i cani di questa nazione avessero più bisogno di rendere le loro vite complete che imparare a come stare seduto, a cuccia, al piede e a portare il giornale. Ho estrema fiducia nelle tecniche di rinforzo positivo - laddove sia possibile - a scopo di addestramento, ma io mi occupo d'altro, e cioè di riabilitazione. La mia filosofia è che la disciplina e la correzione con qualsivoglia animale e per qualunque scopo dovrebbero essere applicate con la minima forza possibile. Io uso il rinforzo positivo e i premi in cibo sempre, se la situazione lo permette. Ma credo anche che ci siano un tempo e un luogo per ogni tecnica. Molti appartenenti alla scuola di comportamento « solo positivo » sembrano avere nei miei confronti un certo pregiudizio: sono convinti cioè che dovrei usare minacce e clicker per raddrizzare alcune condotte che invece ho scelto di correggere con l'energia, il linguaggio del corpo, il contatto visivo e quello fisico. Sono convinto che le mie tecniche funzionino in casi di animali molto aggressivi, ossessivi e ansiosi perché sono un approccio semplice e improntato al buon senso basato interamente su Madre Natura.

    Credo ci sia un'enorme differenza tra l'idea di disciplina e il concetto di punizione. Per me la disciplina fa parte dell'ordine dell'universo: è l'essenza del lavoro di Madre Natura per far funzionare il pianeta. E ordine. E la rotazione della Terra, il ciclo lunare, il sorgere e il tramontare del sole. È una stagione che si trasforma in un'altra: un tempo per seminare e crescere e un tempo per raccogliere. In un contesto più ampio, la disciplina è il sistema che usano i

  • membri del regno animale per sopravvivere. Ogni mattino in giardino, gli scoiattoli si alzano presto e iniziano ad andare in cerca di cibo. Gli uccelli arrivano alla casetta con il mangime sotto il vostro portico; altri beccano sul terreno in cerca di vermi e altre prelibatezze. Se vi prendete un po' di tempo per osservarli vi accorgerete che le loro abitudini di rado cambiano in modo significativo, a meno che non subentrino altri fattori come l'allevamento dei piccoli, la migrazione o la preparazione in vista dell'inverno, la ricerca di un rifugio dalla pioggia o di un nuovo albero dopo che l'altro è stato abbattuto da un temporale. Nessuno degli animali si prende domeniche o vacanza. Essi vivono ogni momento nella pienezza e tutti questi momenti sono guidati dalla disciplina. La loro natura dice loro cosa fare per mantenere un'esistenza ordinata. Quando si verifica una contesa per il cibo, per il territorio o per un compagno, gli animali mantengono la disciplina aiutati dall'ambiente circostante.

    Nel mondo naturale del carnivoro sociale, la disciplina e l'ordine sono incredibilmente importanti. Le regole sono decise in due modi: dalla « programm azione » (l'istinto di sopravvivenza) e dagli altri all'interno del gruppo. I cani, in quanto animali da branco, sono in profonda sintonia con le norme collettive. Cooperazione significa sopravvivenza. Gli animali sociali si affidano al riconoscimento del proprio ruolo e del proprio posto all'interno del gruppo per assicurare la sopravvivenza dello stesso. Un cane che non possieda un'idea precisa del proprio posto all'interno del branco mostrerà quasi sicuramente qualche sintomo di instabilità. Questa mancanza di equilibrio proviene da un luogo profondo, primigenio e mette in luce il bisogno di assicurare la continuazione del gruppo, a prescindere dal sacrificio di un singolo membro.

    Diametralmente opposta alla disciplina del mondo naturale c'è la punizione, che, a parer mio, è un concetto prettamente umano. Punisco quando mando uno dei miei figli, Calvin o Andre, in camera sua invitandolo a pensare a ciò che ha fatto. Questo tipo di sanzione, basata sulla capacità di Calvin o Andre di prendere decisioni ponderate e consapevoli e di operare collegamenti, ha un suo fondamento. Quando mandiamo un uomo in prigione perché ha commesso un crimine diamo per scontato che sappia distinguere tra giusto e sbagliato e che la prigione sia la conseguenza di una scelta sbagliata. Il concetto che sottende all'idea di prigione è l'allontanamento del criminale dalla società e - almeno in un mondo ideale — la possibilità di dargli il tempo di riflettere su ciò che ha fatto, così da non ripetere quella scelta sbagliata. Ma spesso la punizione è una scelta terribile per la risoluzione dei conflitti e qualunque consulente matrimoniale potrà confermarvelo. Se ho una discussione con mia moglie e decido di « punirla » per una settimana facendo il sarcastico o lo sgarbato, non aiuto di certo a risolvere il conflitto. Molto probabilmente questo atteggiamento finirà per farla arrabbiare ancora di più. Ecco il pericolo di pensare alla « punizione » quando parliamo di riportare un cane all'ordine.

    I cani non sono in grado di operare scelte consapevoli tra bene e male, giusto e sbagliato. Allontanare un cane dopo che ha rosicchiato le vostre scarpe più belle è il tipo di punizione che potrebbe funzionare con i bambini, ma non con un

  • animale incapace di fare quel tipo di connessione intellettuale. Urlare o picchiare un cane con rabbia non fa altro che confonderlo o spaventarlo. Un cane adottato da un canile e poi riportato indietro perché troppo aggressivo non ha idea del motivo per cui è stato rimesso in gabbia. Non ha la capacità di riflettere su come si è giocato un'altra opportunità di stare in una bella casa e non può sentirsi in colpa e promettere a se stesso che la prossima volta farà meglio. Nel semplice universo di causa ed effetto che guida gran parte del comportamento canino, queste « punizioni » non chiariscono al cane quale comportamento sia indesiderato e quale abbia bisogno di essere sostituito per prenderne il posto. I nostri animali devono scoprirlo da soli e spesso né loro né noi siamo molto soddisfatti per la soluzione a cui arrivano. Ecco perché in materia di cani da riabilitare preferisco le parole disciplina e correzione a punizione.

    Semplice matematica: negativo e positivoNella seconda stagione del mio programma, venni a sapere con piacere che la

    psicologa clinica Alice Clearman usava spesso episodi del mio Dog Whisperer per illustrare i principi del comportamento umano ai suoi studenti di psicologia del primo anno. Proprietaria di cani e terapeuta, Alice ha lavorato con tutti i tipi di persone: da pazienti con gravi disturbi a bambini con difficoltà di apprendimento a pubblici ufficiali impegnati a trattare con personaggi con disagio psichico. Grazie alla sua attività incentrata sullo studio dei meccanismi dell'apprendimento e del comportamento, la dottoressa Clear