il Cantico - Frate Jacopa · clinica infantile “club noel” - sostegno a distanza 3 istat e...

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giugno 2011 il Cantico 1 il Cantico online DIRETTORE RESPONSABILE: Argia Passoni. REDAZIONE: Argia Passoni, Graziella Baldo, Lucia Baldo, Giorgio Grillini, Maria Rosaria Restivo, Lorenzo Di Giuseppe. GRAFICA: Maurizio Magli. EDITORE - DIREZIONE AMM.VA: Società Cooperativa Sociale Frate Jacopa - 00165 Roma- Viale delle Mura Aurelie, 8 www.coopfratejacopa.it – [email protected] Autorizzazione del Tribunale di Roma n. 9717 del 10 marzo 1964. Anno 78 - giugno 2011 - Stampato il 6 giugno 2011 La collaborazione è gratuita. Manoscritti e foto non sono restituiti anche se non pubblicati. Tutti i diritti riservati. SOMMARIO: LA DIGNITÀ DELL’ESISTENZA DI TUTTI - Mario Melazzini 2 CLINICA INFANTILE “CLUB NOEL” - Sostegno a distanza 3 ISTAT E CHIESA, SINTONIA NELL’ANALISI 4 IL PAPA ALL’ITALIA: LA FEDE NON ÈALIENAZIONE - Elio Bromuri - Da Sir 39 5 EDUCARE ALLA RICERCA DELLA VERITÀ E DEL BENE - Graziella Baldo 6 SUCCEDE NEL MONDO 8 SPECIALE SCUOLA DI PACE “L’AMBIENTE E L’UNIVERSO FRANCESCANO” EDUCAZIONE, VOCAZIONE, SVILUPPO, CURA DEL CREATO E INSEGNAMENTO SOCIALE DELLA CHIESA - Caterina Calabria 9 SCUOLA DI PACE: FORMAZIONE UMANA E AMBIENTE 12 NOI, ANALFABETI DELLA NATURA - Lucia Baldo 15 IL CANTICO CONTINUA 16 ACQUA: ACCUPIAMOCI DEL BENE COMUNE - Carmine Caputo 17 FIRMA IL TUO 5X1000 PER LA COOPERATIVA SOCIALE FRATE JACOPA 19 INCONTRI FAMIGLIE GIOVANI - Rita Montante 20 IL SITO DI FRATE JACOPA SI RINNOVA 20 VERITÀ, ANNUNCIO E AUTENTICITÀ DI VITA NELL’ERA DIGITALE - Dal Messaggio Giornata Mondiale Comunicazioni Sociali 21 DOPO REGGIO CALABRIA, CATTOLICI IN CAMMINO - Edoardo Patriarca 22 VERONA: RITIRO DI PASQUA - Renato Dal Corso 23

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giugno 2011 il Cantico 1

il Canticoonline

DIRETTORE RESPONSABILE: Argia Passoni.

REDAZIONE: Argia Passoni, Graziella Baldo, Lucia Baldo, Giorgio Grillini, Maria Rosaria Restivo, Lorenzo Di Giuseppe.GRAFICA: Maurizio Magli.

EDITORE - DIREZIONE AMM.VA: Società Cooperativa Sociale Frate Jacopa - 00165 Roma- Viale delle Mura Aurelie, 8www.coopfratejacopa.it – [email protected]

Autorizzazione del Tribunale di Roma n. 9717 del 10 marzo 1964.Anno 78 - giugno 2011 - Stampato il 6 giugno 2011

La collaborazione è gratuita. Manoscritti e foto non sono restituiti anche se non pubblicati.Tutti i diritti riservati.

SOMMARIO:LA DIGNITÀ DELL’ESISTENZA DI TUTTI - Mario Melazzini 2CLINICA INFANTILE “CLUB NOEL” - Sostegno a distanza 3ISTAT E CHIESA, SINTONIA NELL’ANALISI 4IL PAPA ALL’ITALIA: LA FEDE NON È ALIENAZIONE - Elio Bromuri - Da Sir 39 5EDUCARE ALLA RICERCA DELLA VERITÀ E DEL BENE - Graziella Baldo 6SUCCEDE NEL MONDO 8SPECIALE SCUOLA DI PACE “L’AMBIENTE E L’UNIVERSO FRANCESCANO”EDUCAZIONE, VOCAZIONE, SVILUPPO, CURA DEL CREATO E INSEGNAMENTOSOCIALE DELLA CHIESA - Caterina Calabria 9SCUOLA DI PACE: FORMAZIONE UMANA E AMBIENTE 12NOI, ANALFABETI DELLA NATURA - Lucia Baldo 15IL CANTICO CONTINUA 16ACQUA: ACCUPIAMOCI DEL BENE COMUNE - Carmine Caputo 17FIRMA IL TUO 5X1000 PER LA COOPERATIVA SOCIALE FRATE JACOPA 19INCONTRI FAMIGLIE GIOVANI - Rita Montante 20IL SITO DI FRATE JACOPA SI RINNOVA 20VERITÀ, ANNUNCIO E AUTENTICITÀ DI VITA NELL’ERA DIGITALE - Dal MessaggioGiornata Mondiale Comunicazioni Sociali 21DOPO REGGIO CALABRIA, CATTOLICI IN CAMMINO - Edoardo Patriarca 22VERONA: RITIRO DI PASQUA - Renato Dal Corso 23

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Nella nostra società par-lare di disabilità, fragili-tà, malattia, crea disa-gio; come se tutto ciònon appartenesse ancheal nostro vivere, allanostra quotidianità. Mail tema della disabilitàcosì come quello delladignità della persona edella vita è, da un lato,un argomento di grandeattualità, per il dibattitosul progetto di leggeCalabrò in discussionealla Camera, dall’altro di enorme importanza dalpunto di vista culturale in merito alla concezionedi fragilità e di persona stessa. Spesso si parla dimalattia e di disabilità secondo un’idea sbagliatache porta a delle conseguenze riguardo alla consi-derazione della persona in quanto tale. Si tratta,nella maggior parte dei casi di scarsa conoscenza.La recente Legge 3 marzo 2009, n. 18 (ratificaConvenzione delle Nazioni Unite sui diritti dellepersone con disabilità) definisce persone con disa-bilità “coloro che presentano durature menoma-zioni fisiche, mentali, intellettuali o sensoriali chein interazione con barriere di diversa natura pos-sono ostacolare la loro piena ed effettiva parteci-pazione nella società su base di uguaglianza congli altri” (art. 1).Chiunque di noi quindi, se messo in un contestoambientale sfavorevole, può diventare persona condisabilità e ogni persona, anche solo in un periododella propria vita può trovarsi in una condizione didisabilità.Ma su una base di eguaglianza con gli altri.Quando tutto ciò sarà realtà? Basta volerlo!Purtroppo oggi il vero problema sta nella man-canza di sensibilità e di reale attenzione nei con-fronti del mondo della disabilità. Nonostante chele persone con disabilità stesse, insieme con leloro famiglie e le associazioni che li rappresenta-no, stiano cercando con moltissimi sforzi di colti-varle coinvolgendo l’opinione pubblica ed ilmondo politico e sociale. Oggi, infatti, la strumen-talizzazione e la spettacolarizzazione di alcuni sin-goli “casi” prevalgono ancora sulla volontà e sullavocazione a prendersi concretamente cura dellapersona. La cultura della presa in carico, dellacondivisione e della partecipazione nei confrontidella persona disabile non è ancora sufficiente-mente penetrata e maturata all’interno della nostrasocietà.Quotidianamente le persone con disabilità com-battono per stimolare e sensibilizzare la societàin cui tutti viviamo sui loro bisogni e su quelli

delle loro famiglie, cer-cando con tutte le forzedi promuovere un con-cetto di dignità dellavita umana e della per-sona non riconducibileunicamente alla residuaefficienza delle funzio-ni del corpo. Una sfidasenza dubbio difficileed impegnativa.A volte mi chiedo: sonosolo le persone con disa-bilità a non avere forze ocapacità sufficienti per

spiegare le loro ragioni oppure, proprio perché inostri argomenti vengono considerati troppo pro-blematici e implicano necessariamente un impe-gno e uno sforzo alla condivisione e all’ascolto, ele persone con disabilità sono considerate ingom-branti se non addirittura un costo sociale che è piùcomodo e/o conveniente non affrontare?Le persone con disabilità sono persone meravi-gliose che pur in condizioni di grave difficoltà efragilità, vogliono legittimamente difendere eribadire l’indisponibile diritto ad una vita dignito-sa. In questo senso è importante affermare come“inguaribile” non vuol dire necessariamente“incurabile” ma si tratta, di garantire un ambienteche permetta libertà d’azione e di scelta, nellaquotidianità, alle persone con disabilità e alle lorofamiglie. È necessario partire dal presupposto chela vita umana è un mistero irriducibile che non puòessere descritto esclusivamente dai soli elementibiologici e pertanto non è ammissibile l’idea percui una vita sia degna di essere vissuta solo a certecondizioni.Il riconoscimento della dignità dell’esistenza diogni essere umano deve essere il punto di par-tenza e di riferimento di una società che difen-de il valore dell’uguaglianza e si impegna affin-ché la malattia e la disabilità non siano o diven-tino criteri di discriminazione sociale e diemarginazione. Questo riconoscimento richiedeanche concreti investimenti sul piano economi-co e su quello culturale, per favorire un’idea dicittadinanza allargata che comprenda tutti,come da dettato Costituzionale, e per riafferma-re il valore unico ed irripetibile di ogni essereumano, anche di chi è talora considerato “inuti-le” poiché, superficialmente, giudicato incapa-ce di dare un contributo diretto alla vita socia-le.È inaccettabile avallare l’idea che alcune con-dizioni di salute, di disabilità rendano indegnala vita e trasformino il malato o la persona condisabilità in un peso sociale. Si tratta di un’of-

LA DIGNITÀ DELL’ESISTENZA DI TUTTI

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fesa per tutti, ma in particolar modo per chivive tali condizioni, questa idea, infatti,aumenta la solitudine a volte delle persone condisabilità e delle loro famiglie, introduce nellepersone più fragili il dubbio di poter essere vit-tima di un programmato disinteresse da partedella società, e favorisce decisioni rinunciata-rie.Basta affermazioni del tipo nutrizione ed idra-tazione sono atti terapeutici, no, sono semplicistrumenti di supporto vitale. Dovremmo peròessere anche noi medici a contribuire, insiemealle Istituzioni, a rinsaldare nel nostro Paese lacertezza che ognuno riceverà trattamenti, cure

e sostegni adeguati. Si deve garantire al mala-to, alla persona con disabilità e alla sua fami-glia ogni possibile, proporzionata e adeguataforma di trattamento, cura e sostegno.L’indipendenza e l’autonomia del medico, che èun cittadino al servizio di altri cittadini, potrannogarantire che le richieste di cura e le scelte di valo-ri dei pazienti siano accolte nel continuo sforzo diaiutare chi soffre e ha il diritto di essere accompa-gnato con competenza, solidarietà e amore nel per-corso di fine vita.

Mario Melazzini, Presidente nazionaleAssociazione Sclerosi Laterale Amiotrofica Onlus

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La Fondazione Infantile “Club Noel” è l’unicoospedale dedicato esclusivamente alla cura deibambini poveri residenti in tutto il Sud-Ovestdella Colombia, nella città di Cali. QuestaFondazione è stata creata nel 1924 e da allora èstata sempre al servizio dei bambini poveri eammalati che difficilmente potrebbero raggiunge-re un’altra struttura sanitaria. Lo spostamento for-zato dei contadini verso la città ha prodotto unacrescita significativa del numero dei bambinimalati da zero a due anni e relativo aumentodelle domande alla Clinica infantile.Considerando la vita e la salute come diritti fon-damentali dei bambini, la Fondazione ClinicaInfantile ha la necessità di migliorare ambienti,apparecchiature e personale per salvare la vita dimolti bambini poveri. Per questo motivo è neces-sario il sostegno finanziario di istituzioni e di pri-vati al fine di poter appronta-re interventi e soluzioni ade-guate per questi bambini col-piti da complesse patologie,endemiche, degenerative,infettive, congenite, ecc.,causate da: clima tropicale,cattive condizioni alimentarie di vita, servizi inadeguati,fattori ereditari.

La Cooperativa Sociale “FrateJacopa” intende accoglierequesta richiesta di aiuto, di cuisi è fatto portatore p. JoséAntonio Merino, che conoscedi persona i responsabili dellaFondazione e l’impegno uma-nitario da questa profuso. Leofferte, grandi e piccole, chesaranno fatte tramite la coo-

perativa, saranno inviate, co-me nostro contributoalla realizzazione di progetti per l’acquisto di attrez-zature diagnostiche e l’allestimento di una unità dicura intensiva per i bambini che richiedono inter-venti chirurgici postoperatori complessi.

Chi intende partecipare può inviare la propriaofferta con bonifico bancario sul c/c intestato aSocietà Cooperativa Sociale Frate Jacopa pres-so la Banca Prossima - Roma - IBAN:IT82H0335901600100000011125, precisando lacausale “Liberalità a favore della CooperativaSociale Frate Jacopa per il Progetto ClubNoel Colombia”. Sarà rilasciata ricevuta perusufruire delle agevolazioni fiscali previstedalla legge. Sul Cantico saranno date periodi-che informazioni sull’andamento della raccol-ta.

SSOOSSTTEEGGNNOO AA DDIISSTTAANNZZAA

CLINICA INFANTILE “CLUB NOEL”I bambini della Colombia chiedono il nostro aiuto

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La caduta del reddito non ha provocato una crisisociale di dimensioni più ampie – spiega ilRapporto – grazie al tessuto familiare, alle riservelegate al risparmio, al ricorso alla cassa integrazio-ne, al rigore nella gestione del bilancio pubblico,alle reti di aiuto informale.“La nostra lettura della situazione ha un carattereeminentemente esperienziale – osserva mons.Nozza – fatta nutrita di incontri, di ascolto, di con-divisione all’interno di quella rete di servizi che leCaritas costituiscono sul territorio: i risultati,comunque, sono gli stessi a cui è giunto il lavoroscientifico dell’Istat”.In particolare, sono 3 le considerazioni comuni:la prima è legata ad un tasso di crescita dell’eco-nomia italiana del tutto insoddisfacente; anche isegnali di recupero dei livelli di attività e delladomanda di lavoro non sono ancora tali da riu-scire a riassorbire la disoccupazione e l’inattivitàe quindi non ci sono le condizioni di rilancio diredditi e consumi.Una seconda valutazione, che trova la Caritasd’accordo con l’Istituto Nazionale di Statistica èlegata alla maggiore vulnerabilità delle personee delle famiglie. A parità di altre condizioni,oggi i guadagni sono inferiori, come minorisono anche le prospettive di sviluppo. Il prezzopiù elevato della crisi è pagato dai giovani edalle donne: mentre sono escluse dal mercatodel lavoro, portano un carico significativo lega-to al sistema di cura, supplendo alle carenze delsistema pubblico. Anche molti anziani vivono incondizioni di disagio, legato all’erosione deilegami sociali e all’emergere di nuove solitudi-ni.Infine, la crescente debolezza economica e socialedell’Italia del Sud riavvia fenomeni di migrazionee un conseguente depauperamento del capitaleumano disponibile.

“Prendere coscienza di questa situazione, quindiinformarsi, è la prima cosa – commenta Nozza –ma occorre arrivare a quella coscientizzazione cheporta ad operare alcune scelte di fondo, pur nellaconsapevolezza che i risultati non potranno cheessere misurati sui tempi lunghi”.“La diminuzione del tasso di occupazione e l’au-mento della disoccupazione – gli fa eco mons.Giancarlo Perego, direttore generale dellaFondazione Migrantes – che è doppio fra gli immi-grati ed è motivato dalla maggior precarietà delloro lavoro, si accompagna all’aumento di 183.000posti di lavoro degli immigrati nelle professioninon qualificate: dal manovale edile all’addettonelle imprese di pulizie, dal collaboratore domesti-co al bracciante agricolo, dall’assistente familiareal portantino nei servizi sanitari”. Debole diventa anche la tutela dei diritti dei lavo-ratori sia per quanto riguarda il riconoscimento deltitolo di studio (880 mila gli stranieri che hanno unlivello di istruzione e un profilo culturale più ele-vato rispetto a quello richiesto dal lavoro svolto. Ilavoratori stranieri guadagnano meno di quelli ita-liani) sia per la retribuzione. Nel 2010, la retribu-zione media mensile netta degli stranieri è stata del24 per cento inferiore a quella degli italiani. Il dif-ferenziale aumenta fino al 30 per cento per ledonne. Oltre 370.000 sono i lavoratori stranieriirregolari.Perego esprime preoccupazione anche per i300.000 giovani stranieri (un terzo della popola-zione giovanile) che non lavorano e non frequenta-no alcun corso di formazione e istruzione: “Le pre-occupazioni emerse nella Settimana sociale deicattolici italiani – conclude – ritrovano un riscontroancora una volta nel Rapporto annuale Istat e chie-dono una particolare attenzione e responsabilitàcondivise (www.chiesacattolica.it).

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ISTAT E CHIESA, SINTONIA NELL’ANALISIIl prezzo della crisi su giovani e donne

L’urgenza di interventi strutturali sulla fami-glia. L’emergenza costituita dalla denatalità.Il lavoro che manca o è precario. L’analisi delCard. Bagnasco è confermata dalla fotografiadell’Italia fatta dal “Rapporto Annuale”dell’Istat, presentato lunedì 23 maggio aMontecitorio: il sistema appare “vulnerabi-le”, la produttività ancora bassa e il mercatodel lavoro in difficoltà. In calo il potere d’ac-quisto delle famiglie. Tra gli invitati ancheCaritas Italiana, nella figura del suo diretto-re, mons. Vittorio Nozza.

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L'assemblea dei vescovi italiani (Roma, 23-27maggio) si è conclusa con un gesto di umile e fidu-ciosa, persino accorata preghiera davanti all'iconadi Maria, "Salus populi romani", nella più anticabasilica dedicata in Occidente alla Madre di Dio,Santa Maria Maggiore. I vescovi, radunati attornoa Benedetto XVI, hanno voluto "condividere unintenso momento di preghiera con il quale affidarealla protezione materna di Maria, 'Mater unitatis',l'intero popolo italiano, a centocinquanta anni dal-l'unità politica del Paese". Così, in un breve e intenso messaggio, si è espressoil Papa che, in questa come in altre frequenti occa-sioni, ha espresso la sua attenta premura per "questaamata nazione", di cui nell'assemblea appena con-clusa si è parlato con toni preoccupati nell'intento diincoraggiare la ripresa di un cammino di sviluppo edi superamento delle difficoltà e del disorientamen-to in cui versa l'attuale stagione politica. "Affidare" a Maria con il ricorso ad una delle pre-ghiere più popolari quale il Rosario non è un attodi rassegnata attribuzione ad altri delle responsabi-lità, non è un gesto magico: "La fede non è aliena-zione", quanto una presa di coscienza, più profon-da e lucida, della responsabilità delle persone chia-mate a "fare spazio a Dio" nella vita privata e pub-blica, e porsi "alla scuola di Maria". La Vergine ciinvita a "condividere i passi di Gesù", camminaresul sentiero da lui indicato, imitando lui che è "laforma dell'uomo, la sua verità più profonda, la linfache feconda una storia altrimenti irrimediabilmen-te compromessa". La preghiera dei vescovi con ilPapa è invocazione a Dio, richiesta d'intercessionedi Maria, è confessione di povertà e insufficienzadelle risorse umane di fronte ai grandi e complessiproblemi della storia contemporanea, ma è anchemessaggio e ammonimento per amministratori,politici e cittadini. Un invito a prendere sul serio ladimensione politica della vita collettiva, a esseresensibili e capaci di rappresentare le istanze socia-li, a ricostruire la storia in termini non faziosi, aconcepire la laicitàin modo rispettosodei diritti dei fedeli edelle comunità reli-giose, a riconoscerel'importanza dellapresenza della Chie-sa nella storia italia-na di questi cento-cinquanta anni. Inuna parola ad affron-tare la vita politica esociale sulla basedelle categorie dellafraternità e del benecomune.

Benedetto XVI ha voluto ricordare a chiare lettere:"A ragione l'Italia celebrando i centocinquanta annidi unità politica può essere orgogliosa della presen-za e dell'azione della Chiesa" e rivendica il diritto dirappresentare le istanze etiche e di difendere i valo-ri e i diritti fondamentali dell'uomo che sono "previrispetto a qualsiasi giurisdizione statale", in quantoiscritti nella natura stessa della persona umana.La Chiesa così fa la sua politica, nel modo piùalto e dignitoso, in ginocchio, con lo sguardo inalto, dando un segnale di umile forza, capace ditrasformare il modo e lo stile di operare nellasfera pubblica, allontanandone la corruzione intutte le sue molteplici forme, anche quella deva-stante degli speculatori finanziari, e le miserie emeschinità quotidiane. Esplicitamente, metten-dosi dalla parte di chi si trova in difficoltà ed èperdente in questo momento, mentre nelle piazzesi attivano manifestazioni di protesta, segno di uncrescente disagio, Benedetto XVI fa un appello afavore dei disoccupati, dei precari, per costruireinsieme una società più giusta, tutelare la vitaumana e sostenere gli sforzi della famiglia perchépossa dar vita e educare nuove generazioni, per-sone libere e responsabili, per una società rinno-vata.In questo centocinquantesimo anniversario, supera-to ogni equivoco e dissapore, la Chiesa si trova benein Italia e l'Italia non ha nulla da rimproverare allaChiesa, anzi deve esserle grata per tutta l'opera dieducazione, di promozione sociale che non ha maicessato di svolgere. Ricostruendo la storia del cam-mino unitario non sarebbe inutile rimarcare il ruolodella preghiera e dell'invocazione, da quel "GranDio benedite l'Italia!" di Pio IX (1848), ai dogmimariani dell'Ottocento e a quello ultimo di metàsecolo scorso con la proclamazione di MariaAssunta in cielo. In tutto il territorio nazionale e neisuoi spazi anche più reconditi e riservati, nelle milleedicole di campagna e nelle immagini venerate nellecase, Maria, è una presenza rassicurante e benedetta

e lo è anche neglisnodi della nostrastoria. In comunio-ne con tutti i pasto-ri il popolo nonmancherà di perse-verare nell'invoca-zione alla Madredi tutti gli italianiriconosciuta conDante come segnodi "speranza viva-ce".

Elio Bromuri,direttore ''La Voce''

(Umbria)

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IL PAPA ALL’ITALIA: LA FEDE NON È ALIENAZIONE

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L’educazione secondo la cultura attualeLe idee oggi più diffuse sull’educazione sono con-formi al contesto culturale che non dà risposte alledomande fondamentali sull’uomo (chi è? che sensoha la sua vita?…), anzi cerca di nasconderle conl’ebbrezza del consumismo, del piacere, del diver-timento, del non pensarci. Piuttosto che dar formaad un essere autenticamente umano che cerchi unsenso alla vita ponendosi in relazione con l’Altro econ gli altri, l’educazione sembra dover servire avivere nel proprio mondo anche a costo di condur-re una vita superficiale in cui non si riflette sulsenso della vita, ma la razionalità è riservata allecompetenze tecniche e l’esperienza è abbandonataalla pura emotività.Il testo pubblicato dal Comitato per il ProgettoCulturale della CEI: “La Sfida Educativa”, eviden-zia due modelli di educazione che dividono la com-ponente razionale dell’uomo da quella affettiva eperciò non danno vita allo “sviluppo integrale dellapersona”, ma alla sua schizofrenia.Il primo modello educativo punta sulla “funzionedell’acquisizione di conoscenze, abilità, competen-ze coerenti con l’assetto tecnologico del mondocontemporaneo… L’educazione, in definitiva, sirisolve in trasmissione di informazione e di capaci-tà, e in socializzazione culturale…

Il secondo modello, all’opposto, valorizza la spon-taneità… pensa anzitutto in termini di autoeduca-zione, con al centro le qualità del soggetto, la suaespressività e la sua creatività, intesa come sponta-neismo soggettivo” (Comitato per il ProgettoCulturale della CEI, La Sfida Educativa, Bari2009, p.9).Si delinea così un soggetto schizofrenico, scisso inse stesso tra esperienze in cui sperimenta la freddarazionalità che organizza il mondo del lavoro eall’opposto altre esperienze in cui l’affettività èavvertita come relazione calda con gli altri e con ilmondo, ma al di fuori dell’orizzonte della ragione.In questa cultura la figura dell’educatore èmolto opaca perché non è un formatore dellecoscienze, ma un informatore di competenzerazionali, utili per il mondo del lavoro. Si ritie-ne infatti che la coscienza dell’individuo debbavivere la propria affettività senza limiti alla pro-pria libertà. Ma di quale libertà si parla?Secondo la cultura attuale la libertà è ridotta a purapossibilità di scelta ed è indipendente da contenutiche facciano riferimento ad una verità, ad un beneoggettivo. In questa visione della vita il bene nonesiste, la verità non esiste, ma ognuno può avere leproprie idee sul bene, sulla verità...L’io si ritiene dio di se stesso in quanto capace didare a se stesso una morale autonoma come espres-sione della sua coscienza libera da ogni riferimen-to alla verità o al bene.Ma in questo modo si arriva ad una situazioneparadossale: come si fa ad obbligare qualcuno arispettare i diritti altrui, senza togliergli la libertàche è un suo diritto?Così i doveri cedono la priorità ai propri diritti, finoquasi a scomparire! “Ne consegue che una società dei diritti, contraria-mente a quanto spesso si pensa, tende ad essere unasocietà passiva e deresponsabilizzata, una societàinerte e prona, incapace di dire di no perché solo idoveri fanno dire di no, i diritti fanno dire invece disì” (Stefano Fontana, Per una politica dei doveridopo il fallimento della stagione dei diritti, Siena2006, p.45).Gli altri non sono visti come soggetti con cui entra-re in relazione per costruire la propria coscienza,ma come dei rivali che si oppongono alla nostravolontà, degli assoluti che contendono la nostraassolutezza, che limitano la nostra libertà. Comediceva Hobbes: “homo homini lupus”.

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EDUCARE ALLA RICERCADELLA VERITÀ E DEL BENE

Graziella Baldo

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In una società in cui si enfatizzano i diritti derivan-ti da una coscienza che si assolutizza (ab-solu-tus=sciolto da), l’educatore, che non si occupi dipura informazione tecnica da utilizzare nel mondodel lavoro, non è considerato un dono, ma un casti-go, poiché limita la libertà intesa come pura auto-nomia.

L’educazione secondo naturaInvece negli orientamenti pastorali della CEI:“Educare alla vita buona del Vangelo” la figura del-l’educatore acquista un notevole risalto. Egli èmolto più di un informatore, è un testimone cheesercita la sua autorevolezza acquistata nel tempo ematurata alla scuola di altri maestri. Egli sente laresponsabilità di restituire ciò che ha ricevuto, edu-cando alla libertà, poiché “senza educazione dellalibertà non si forma la coscienza” (Educare allavita buona del Vangelo, n.29).

Questo linguaggio è chiaramente molto diverso daquello corrente che non si pone nemmeno il pro-blema dell’educazione della libertà.È il linguaggio di “un altro filone di pensierosecondo il quale la coscienza non è originaria, maderivata… In noi c’è qualcosa che non dipende danoi… L’io fa esperienza della trascendenza primadi tutto in se stesso… La trascendenza è costitutivadell’io: nell’immanenza l’io si atrofizza e muore suse stesso…” (Stefano Fontana, ibidem, p.52-53).Secondo questo filone di pensiero l’io non si auto-costruisce o non sceglie la sua verità in base ai suoiinteressi, ma è libero quando riconosce e aderi-sce alla verità, che è data, fuori di lui.L’espressione evangelica: “la verità vi farà liberi”(Gv 8,32) significa che l’io è libero paradossal-mente quando si lega ad una verità che è più gran-de di lui!La libertà evangelica non è la libertà moderna.Giovanni Paolo II in una celebrazione al monteSinai espresse in maniera chiara il significato dellalibertà evangelica dicendo che essa è libertà “dallefalse divinità che riducono l’uomo in schiavitù:l’amore di sé sino all’esclusione di Dio, l’avidità dipotere e di piacere che sovverte l’ordine della giu-

stizia e degrada la nostra dignità umana e quella delnostro prossimo…” È la libertà “di amare, di sce-gliere ciò che è bene in ogni situazione, anchequando farlo è un peso” (Giovanni Paolo II,Celebrazione al monastero di S. Caterina sul monteSinai, 26-2-2000).Ma nella cultura moderna l’uomo ha ignorato lasua natura di essere creato ad immagine e somi-glianza col Dio della comunione, sentendosi libe-ro solo se autonomo. “Questo è tutto il drammadell’umanità. Ma in verità questa autonomia è sba-gliata e questo entrare nella volontà di Dio non èun’opposizione a sé, non è una schiavitù che vio-lenta la mia volontà, ma è entrare nella verità enell’amore, nel bene” (Benedetto XVI, Triduopasquale, momento di grazia per i cristiani,Catechesi per l’Udienza generale del mercoledì,20-4-2011).Questo filone di pensiero potrebbe sembrare riser-

vato ai credenti. In realtà nel cuore diogni uomo, anche non credente, è iscrit-ta una legge morale naturale universa-le che corrisponde alle sue profondeaspirazioni e che gli consente di perse-guire il bene comune anche a prescin-dere dai contenuti della fede cristiana.Deve però essere disposto a compiereun cammino di umanizzazione, cercan-do, riconoscendo e aderendo alla veritàfuori di sé e non abbandonandosi ad uncomodo relativismo, oggi molto dimoda. D’altra parte l’ordine morale naturale èiscritto nell’uomo solo germinalmente,perciò, se non viene coltivato, finisceper morire sopraffatto “dalla forza

distruttiva dell’egoismo, dell’odio e della menzo-gna” (Giovanni Paolo II, ibidem)… e la societàdiventa violenta!Ecco perché l’aiuto di un educatore che sia testi-mone di una vita condotta facendo crescere quelgerme naturale che è in noi, può costituire un gran-de aiuto per compiere un cammino in cui le espe-rienze non siano vissute nell’emotivismo , ma ser-vano a riflettere e a cercare la verità, il senso dellavita, il bene comune... per lo sviluppo integrale del-l’uomo.

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Non si ferma la “strage silenziosa” di bambine in IndiaLa tradizionale preferenza per il figlio maschio continua a pro-vocare una vera e propria ecatombe di bambine in India. Daidati dell’ultimo censimento della popolazione indiana è emer-so infatti che nella fascia d’età 0-6 anni il “deficit” di femmi-nucce rispetto ai maschietti raggiunge oggi i 7,1 milioni. Nelcensimento 2001 questo divario era di 6 milioni e in quello del1991 di 4,2 milioni.Mentre in tempi neppure tanto lontani in alcuni Stati dell’Indiasettentrionale ed occidentale era diffuso il fenomeno dell’in-fanticidio o dell’abbandono di bambine, oggi prevale la praticadell’aborto selettivo di feti di sesso femminile.Questo fenomeno è molto accentuato tra i secondogeniti difamiglie indiane a cui è nata già una femminuccia. Mentre nonc’è una chiara preferenza per un maschietto nella prima gra-vidanza, la tendenza si profila nettamente in quelle successi-ve. Quando si scopre che il nascituro sarà nuovamente disesso femminile, la tentazione di ricorrere ad un aborto per eli-minare il feto è davvero molto forte.Inoltre il ricorso all’aborto selettivo di figlie femmine aumentasoprattutto nelle famiglie benestanti e nelle donne con dieci opiù anni di educazione. La “strage silenziosa” non solo è emblematica per lo statusdelle donne nella più grande democrazia del mondo, maanche per il livello di impunità di cui godono soprattutto lefamiglie più ricche e una certa classe medica. Infatti per lefamiglie benestanti è molto facile pagare uno specialistadisposto a violare la legge e ad effettuare nel suo studio pri-vato un’ecografia per stabilire il sesso del nascituro. Una leggeentrata in vigore il 1° gennaio 1996 vieta infatti l’uso di mac-chine ad ultrasuoni per determinare il sesso del feto. Comesottolinea l’Independent (25 maggio), su circa 800 causeaperte contro medici in 17 Stati dell’Unione Indiana solo 55 sisono concluse con una condanna. Gli attivisti, come Sabu George, del Centre for Enquiry into

Health and Allied Themes (CEHAT), che ha una lunga espe-rienza alle spalle in materia, non esitano a puntare il dito con-tro ciò che chiamano la “potente lobby” (Guardian, 25 maggio)di medici e di compagnie (anche occidentali, come la statuni-tense General Electrics) che vendono macchinari per le eco-grafie tridimensionali ed alimentano il lucrativo mercato delladeterminazione del sesso. Come ricorda l’Indipendent, si trat-ta di un mercato di almeno 100 milioni di dollari l’anno, concirca 40.000 cliniche o studi medici specializzati registrati uffi-cialmente presso le autorità indiane. Anche compagnie comeYahoo e Google contribuiscono a loro modo al fenomeno del-l’aborto selettivo di femminucce: nonostante la legge conti-nuano a fare pubblicità o a sponsorizzare link specializzati.

Come ha spiegato in un’intervista alla Radio Vaticana (25maggio) la responsabile dei Programmi Unicef-Italia, DonataLodi, “il problema degli aborti selettivi, in India, è di vecchiadata”. Per arginare il fenomeno “non basta dire ‘no’ agli abortiselettivi o ‘no’ all’infanticidio”. “Bisogna - ha continuato - riusci-re ad impostare la cosa in termini di diritti e quindi anche didiritti delle bambine e delle donne, per cambiare un atteggia-mento profondamente radicato nelle culture di questa regionedel mondo. Sappiamo benissimo per esperienza non solodegli ultimi anni, ma anche del passato, che cambiare questitrend culturali profondi in una società è estremamente diffici-le”.

Libertà di stampafondamentodi democrazia e pace“Quando i governi reprimo-no i propri popoli sottraen-dosi a ogni controllo, lalibertà di stampa rappresen-ta uno dei mezzi più potentiper svelare i misfatti e ripri-

stinare la fiducia dell’opinione pubblica”. Si apre così il mes-saggio del segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon per laGiornata mondiale della libertà di stampa (3 maggio 2011).Particolare attenzione viene rivolta ai popoli dell’Africa delNord e del Medio Oriente che in questi mesi si sono mobilita-ti “per rivendicare i propri diritti e libertà democratiche, facen-do largamente ricorso a Internet e ai social media per opera-re il cambiamento in queste società”. Il tema della Giornata,“Nuove frontiere, nuove barriere”, mette in luce, aggiunge ilsegretario Onu, “questo sconvolgimento del panorama media-tico globale” caratterizzato da cellulari e social network, difronte al quale “gli Stati impongono nuove barriere, sorve-glianza informatica, controlli e censura su internet”. Secondoil Comitato per la tutela dei giornalisti, almeno sei giornalistiche operavano online sono stati uccisi nel 2010. Dopo avererichiamato l’art. 19 della Dichiarazione universale dei dirittidell’uomo sul diritto di tutti a “cercare, ricevere e diffondereinformazioni e idee attraverso ogni mezzo e indipendente-mente dalle frontiere”, Ban formula un’esortazione:“Riaffermiamo il nostro impegno a favore di questo principio,fondamento di democrazia, sviluppo e pace”.In occasione della Giornata anche Reporters sans Frontièresha presentato il suo annuale rapporto, giunto alla decima edi-zione.“Negli ultimi anni è diminuito il numero di giornalisti uccisi inzone di guerra, mentre sta diventando sempre più difficile indi-viduare i responsabili delle uccisioni di giornalisti perpetrateda bande criminali, gruppi armati, organizzazioni religiose oagenti statali”. Lo afferma Jean-François Julliard, segretariogenerale di Reporters sans Frontières. Oggi l’organizzazionepresenta il rapporto 2011 “Predatori della libertà di stampa”, esegnala che nel 2010 sono stati 57 i giornalisti uccisi a causadel loro lavoro contro i 76 del 2009. “Gli operatori dei mediavengono assassinati soprattutto da criminali e trafficanti divario genere”, aggiunge il segretario. Un’altra caratteristica del2010 è l’aumento dei rapimenti - 29 nel 2008, 33 2009 e 51nel 2010 –; i giornalisti sono sempre meno percepiti comeosservatori esterni mentre la loro neutralità e il loro lavorosono sempre meno rispettati. “Per la prima volta – commentaJulliard -, nessun continente è sfuggito a questo male. I gior-nalisti si stanno trasformando in merce di scambio. I rapitori liprendono in ostaggio per finanziare le proprie attività crimina-li, fare accettare le loro richieste ai governi e inviare messag-gi alla pubblica opinione: i rapimenti forniscono loro pubblici-tà”.

(www.chiesacattolica.it)

SSUUCCCCEEDDEE NNEELL MMOONNDDOO

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Educazione, vocazione, sviluppo sono questionicruciali nell’ambito del discorso pedagogico, aper-to in modo costitutivo al contributo di saperi quan-to mai diversificati1.Emblematica per riflettere sula relazione tra curadel creato e insegnamento della Chiesa è l’imma-gine francescana della “predica agli uccelli” di cuiriferisce la legenda di Bonaventura. Francesco vivein prima persona la fraternità universale con tutto ilcreato, sottolineando la necessità del rispetto diogni creatura per vivere in pace e in pienezza lavita, rispondendo al disegno di Dio.Tale prospettiva è rinvenibile anche in numerosimessaggi per la Giornata Mondiale della Pace, isti-tuita da Paolo VI.

I Messaggi per la Giornata Mondiale della Pace:via da intraprendereIl Messaggio, ricorrente ogni 1° gennaio dal 1968,è indirizzato alle comunità cristiane, ai responsabi-li delle Nazioni, agli uomini e alle donne di buonavolontà del mondo intero. È, quindi, rivolto sia adintra, ai credenti, sia ad extra, ai non credenti. Vatenuto presente che, nonostante assuma la forma diun pronunciamento legato alla data del primo gen-naio, esso non va considerato un atto magisterialeoccasionale, di pura circostanza. Il senso del docu-mento supera la contingenza a cui si riferisce eriveste una valenza più vasta, che occorre recepirecon un atteggiamento non «consumistico»2.I messaggi di Giovanni PaoloII del 1990, “Pace con Diocreatore. Pace con tutto ilcreato”, e di Benedetto XVIdel 2010 “Se vuoi coltivare lapace, custodisci il creato”,tematizzano il rapporto tracoscienza ecologica e societàpacifica, nell’ottica di unosviluppo umano integrale, “ilche vuol dire volto alla pro-mozione di ogni uomo e ditutto l’uomo”3.I messaggi richiamati illu-strano i principi teologici,antropologici ed etici chedebbono indirizzare l’ap-proccio alla crisi ecologica,nonché la programmazionedi azioni per la custodia del

creato, ordinate allo sviluppo umano integrale, cheè uno dei molteplici nomi della pace.“Il rispetto del creato riveste grande rilevanza, ancheperché la creazione è l’inizio e il fondamento di tuttele opere di Dio4” ricorda Benedetto XVI nell’incipitdel messaggio 2010. Il richiamo al Catechismo dellaChiesa Cattolica sottolinea come la Creazione sia unodei fondamenti per la dottrina cristiana e debba guida-re l’agire sociale dei credenti, non a caso l’incipit delcredo apostolico recita: “Credo in Dio padre onnipo-tente, creatore del cielo e della terra”.

La crisi ecologica: un problema moraleGiovanni Paolo II, nella varietà degli aspetti del suomagistero, più volte ha sottolineato l’importanzadella responsabilità per il creato. È stata la medita-zione della teologia della creazione e dei testi diGenesi 1 e 2 a orientarlo nel cogliere tutta la forzadella relazione tra fede cristiana e cura dell’ambien-te. Anche il suo successore, Benedetto XVI, eviden-zia un’attenzione per il tema, ancor prima di salire alsoglio petrino troviamo riflessioni del cardinaleRatzinger sul tema della creazione e della redenzio-ne5, nonché sul rapporto tra scienza e fede.In diversi pronunciamenti emerge come la questio-ne ambientale si delinii, almeno dagli anni ’80 inpoi, come la vera questione sociale che l’umanitàdeve affrontare, ciò non riguarda solamente “ildominio accordato dal Creatore all’uomo. (…) Neiconfronti della natura siamo sottomessi a leggi non

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EDUCAZIONE, VOCAZIONE, SVILUPPOCURA DEL CREATO E INSEGNAMENTO SOCIALE DELLA CHIESA

Relazione proposta alla Scuola di Pace 25/27 marzo 2011

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Roma 26 marzo 2011- La Dott.ssa Caterina Calabria presenta la sua ricerca.

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solo biologiche, ma anche morali, che non si pos-sono impunemente trasgredire”6.Il tema ambientale si colloca nell’alveo dellaDottrina Sociale della Chiesa, cioè nel corpus deidocumenti che si riferiscono al magistero connessoalla società nella sua storicità e complessità.La Chiesa in quanto “mater et magistra” ha a cuorela formazione e lo sviluppo integrale dell’uomo,nelle diverse età e nei diversi ambiti della sua vita.Ciò è rinvenibile in modo costante e continuativo neidocumenti del magistero, in particolare si evince nelcontinuo appello all’educazione, non ultimo ildecennio appena inaugurato sulla “sfida educativa”.“L’attuale crisi dell’educazione ha a che fare nonsoltanto con singole difficoltà, ma piuttosto conl’idea che abbiamo dell’uomo e del suo futuro.Perciò è indispensabile non limitarsi a una prospet-tiva settoriale di educazione, né è sufficiente riflet-tere sulle metodologie pedagogiche, ma è necessa-ria una visione antropologica ed essenziale delfatto educativo come tale, che abbia il suo fonda-mento e il suo sviluppo in una concezione dellapersona e dell’esperienza umana, viste non comeun ideale passato da contrapporre al presente, macome una comprensione più profonda dell’umano,per un’iniziativa rinnovata e convinta. Per questodobbiamo acquisire meglio i termini attuali dellacrisi e il livello di profondità a cui ricondurre l’edu-cazione e il suo possibile percorso”7.

La Dottrina Sociale della ChiesaNel riferirsi ai pronunciamenti della Chiesa su que-stioni riguardanti un insegnamento cristiano relati-vo alla vita sociale, con lo scopo di sollecitare icompiti e le responsabilità dei cristiani e anchel’obiettivo di creare una convergenza universale,oltre i confini religiosi, sulla soluzione dei proble-mi della vita sociale8.Oggi si è unanimi nel riconoscere che a partire dal-l’enciclica Rerum Novarum di Leone XIII (1891), laChiesa si è impegnata a dare una risposta dottrinale esistematica ai problemi umani nati dalla “questionesociale”, esplosa nel mondo moderno con la rivolu-zione industriale e con i mutamenti ad essa connessi.

Con questa enciclica prese inizio un confronto conti-nuo, seppur i termini utilizzati per definire tali inse-gnamenti siano mutati nel tempo.Ad esempio negli scritti che possono essere conside-rati il suo magistero sociale, Paolo VI evita il termi-ne “dottrina”, prediligendo l’espressione “questionesociale” riconosciuta nella sua nuova “dimensionemondiale”.Tale scelta lessicale è in linea con il Concilio VaticanoII, in particolare con l’iter di stesura della Costituzionepastorale Gaudium et Spes. Nella redazione definitivadel testo non appare l’espressione “dottrina sociale” alfine di evitare interpretazioni equivoche, soprattuttodovute al fatto che in certe lingue la parola doctrinaindurrebbe a pensare al dogmatico, ciò che non appa-re coerente col carattere contingente dei problemiaffrontati dal magistero sociale9.Le formule usate da Paolo VI, sulla scia dei suoipredecessori e delle urgenze a lui contempora-nee, “non mancarono al dovere, proprio del loroufficio, di proiettare sulle questioni sociali delloro tempo la luce dell'evangelo”10. Il magisterosociale è interpretato da papa Montini in modoemblematico come compito proprio della Chiesa:l’evangelizzazione.L’espressione “dottrina sociale”, ripresa daGiovanni Paolo II, in particolare nella Sollicitudorei socialis, viene risignificata per raggiungereprincipalmente due obiettivi: da una parte per farrilevare la solidità del corpus dottrinale dello stori-co documento di Paolo VI e del suo insegnamento;dall'altra, nella linea tracciata dai predecessorisulla Cattedra di Pietro, per riaffermare la consi-stente continuità magisteriale in ordine alle que-stioni “della dottrina sociale ed insieme il suocostante rinnovamento”11.“Continuità” e “rinnovamento” sono i caratteri costi-tutivi della dottrina/insegnamento sociale della Chiesa,che ha una dimensione che permane (i grandi principimorali, conformi al vangelo e alla retta ragione) e unache muta con i tempi (i giudizi sulla realtà sociale,politica ed economica in evoluzione)12.La dottrina sociale della Chiesa è l’incontro delVangelo con i problemi sempre nuovi chel’umanità deve affrontare, “suo scopo principaleè di interpretare tali realtà, esaminandone laconformità o difformità con le linee dell'inse-gnamento del Vangelo sull'uomo e sulla suavocazione terrena e insieme trascendente; perorientare, quindi, il comportamento cristiano.Essa appartiene, perciò, non al campo dell’ideo-logia, ma della teologia e specialmente dellateologia morale”13.Benedetto XVI nell’enciclica sociale Caritas inVeritate sottolinea la continuità in campo sociale,presentando come il legame tra la PopulorumProgressio e il Concilio Vaticano II non rappresen-ti una cesura tra il Magistero sociale di Paolo VI equello dei Pontefici suoi predecessori, dato che ilConcilio costituisce un approfondimento di talemagistero nella continuità della vita della Chiesa.

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“Non ci sono due tipologie di dottrina sociale, unapreconciliare e una postconciliare, diverse tra loro,ma un unico insegnamento, coerente e nello stessotempo sempre nuovo”14.

L’ambiente nuova questione sociale per l’inse-gnamento Sociale della ChiesaNel marzo 2011, in Brasile, Benedetto XVI ha riaf-fermato il carattere morale delle questioni sociali,economiche e politiche, proprio in ordine all’am-biente: “il peccato distrugge la creazione, quest'ulti-ma viene restaurata quando sirendono presenti "ifigli di Dio" prendendosi cura delmondo affinché Dio sia tutto intutti (cfr. 1 Cor 15,28). Il primopasso per una corretta relazionecon il mondo che ci circonda èproprio il riconoscimento, daparte dell’uomo della sua condi-zione de creatura: l’uomo non èDio, ma è la Sua immagine. Laprima ecologia che va difesa è"l'ecologia umana" (cfr. Bene-detto XVI, Enciclica Caritas inveritate, n. 51). Ricordando che ildovere di tutelare l’ambiente è unimperativo che nasce dalla consa-pevolezza che Dio affida la Suacreazione all'uomo non perchéeserciti su di essa un dominioarbitrario, ma perché la conservie la curi come un figlio cura l'ere-dità di suo padre”15.La tutela dell'ambiente, tralocale e globale, richiama un profondo sentire eticoed un’effettiva assunzione di responsabilità volta aperseguire un'armonia tra ecologia dell'ambienteed ecologia umana per realizzare uno sviluppoequilibrato e sostenibile del pianeta.Ecologia umana ed ecologia dell’ambiente, comesottolineava Giovanni Paolo II nella CentesimusAnnus (1991)16, rappresentano una questione ine-ludibile per la formazione della civiltà odierna enel tempo futuro: “Oltre all'irrazionale distruzionedell’ambiente naturale è qui da ricordare quella,ancor più grave, dell’ambiente umano, a cui peral-tro si è lontani dal prestare la necessaria attenzione.Mentre ci si preoccupa giustamente, anche semolto meno del necessario, di preservare gli «habi-tat» naturali delle diverse specie animali minaccia-te di estinzione, perché ci si rende conto che cia-scuna di esse apporta un particolare contributoall’equilibrio generale della terra, ci si impegnatroppo poco per salvaguardare le condizioni mora-li di un'autentica «ecologia umana». Non solo laterra è stata data da Dio all’uomo, che deve usarlarispettando l'intenzione originaria di bene, secondola quale gli è stata donata; ma l’uomo è donato a sestesso da Dio e deve, perciò, rispettare la strutturanaturale e morale, di cui è stato dotato”17.

Progettare e generare il civile, attraverso la salvaguar-dia e la tutela del creato, implica che politica ed econo-mia, università e comunità locale si riconoscano reci-procamente, nella complessità di rapporti istituzionali,compiti amministrativi e di ricerca, responsabilità digoverno e deleghe operative.L’insegnamento e la diffusione della dottrina socia-le fanno parte della missione evangelizzatrice dellaChiesa18, parte integrante di questa funzione è“l’impegno per la giustizia secondo il ruolo, lavocazione, le condizioni di ciascuno”19.

VocazioneLa vocazione di ciascuno implicala risposta personale (respondeo)alla chiamata di Dio, al Suo pro-getto che si dispiega traCreazione e Redenzione, infatti,riferendosi a Rm 8,19-23, emer-ge come l’orientamento messia-nico mostra la creazione (proto-logica) come annuncio dellaredenzione (creazione escatolo-gica).Anche i profeti hanno annuncia-to questo futuro della creazione,con le immagini dell’agnello edel lupo che pascolano insieme,del lattante e della serpe che gio-cano, del deserto fiorito20.Queste prefigurazioni non sonoun’attrazione per ciò che è per-duto, ma per ciò che sta davanticome una vocazione ed una pro-messa.

I profeti prefigurarono “cielo nuovo” e “terra nuova”,come nell’Apocalisse di Giovanni, una nuova creazio-ne che si fonda sulla “relazione dell'uomo con ilmondo, che è un elemento costitutivo dell'identitàumana. Si tratta di una relazione che nasce come frut-to del rapporto, ancora più profondo, dell'uomo conDio”21.Vocazione e promessa scaturiscono, quindi, dalriconoscersi nella relazione Dio uomo-ambiente; èl’uomo che deve cambiare la sua mentalità e capi-re che la sua vita e il suo destino sono radicalmen-te intrecciati alla vita e al destino dell’intera crea-zione, “perché anch’essa, già inabitata dallo SpiritoSanto, è un destinatario della redenzione medianteil Cristo, Signore dell’Universo, ed attende conl’umanità la piena trasformazione nel divino regnodi gloria del Padre”22.Deve cambiare il rapporto dell’uomo con il resto dellacreazione, “non deve disporre arbitrariamente dellaterra, assoggettandola senza riserve alla sua volontà,come se essa non avesse una propria forma ed unadestinazione anteriore datale da Dio, che l’uomo può,sì, sviluppare, ma non deve tradire”. Se l’uomo invecedi svolgere il suo ruolo di collaboratore di Dio nel-l'opera della creazione, si sostituisce a Dio finisce col“provocare la ribellione della natura”23.

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Il compendio della Dottrina Sociale della Chiesae l’ambienteAl fine di “presentare in maniera complessiva esistematica, anche se in forma sintetica, l'insegna-mento sociale, che è frutto della sapiente riflessionemagisteriale ed espressione del costante impegnodella Chiesa nella fedeltà alla Grazia della salvezzadi Cristo e nell’amorevole sollecitudine per le sortidell'umanità”24 nel 2004 è stato pubblicato ilCompendio della Dottrina Sociale della Chiesa, incui vengono richiamati gli aspetti teologici, filoso-fici, morali, culturali e pastorali più rilevanti di taleinsegnamento in relazione alle questioni sociali.In esso sono presenti citazioni di testi delMagistero tratte da documenti di diversa autorità,infatti a fianco dei documenti conciliari e delleencicliche, figurano anche discorsi dei Pontefici edocumenti elaborati da Dicasteri della Santa Sede.Il Compendio si propone come uno strumento peril discernimento morale e pastorale (n. 10) deicomplessi eventi che caratterizzano i nostri tempi;come una guida per ispirare, a livello individuale ecollettivo, comportamenti e scelte tali da permette-re di guardare al futuro con fiducia e speranza;come un sussidio per i fedeli sull'insegnamentodella morale sociale.Il tema del discernimento è centrale nelle intenzionidel Compendio e per tutta la teologia pastorale25.

“Discernere” significa rendersi sensibili allo Spiritonella comunità degli uomini di oggi, con un costituti-vo riferimento alla prassi, nel senso dell’agire respon-sabile per la vita buona del Vangelo26. Il discernimen-to si attiva a diversi livelli e in diverse fasi: tocca la vitadel singolo e delle comunità cristiane.Le fasi salienti possono essere sintetizzate così:– formulazione della questione (rilevanza e perti-nenza) e presentazione dei vari aspetti del proble-ma;– spazio per l’interiorità, della preghiera personalee comunitaria;– scambio sulla questione in esame, ognuno è chia-mato a partecipare motivando le opinioni, in unclima di fraternità e confronto;– conferma e decisione seguendo la via dell’ecclesia-lità, cioè tramite i gruppi, la loro tipologia (formale,informale, associazione, movimento, presbiteri, grup-po catechisti, gruppi giovanili…) e la natura delle que-stioni.I gruppi, così come la Chiesa tutta, sono il luogodella comunione e del dialogo che può e deve muo-vere la storia, trasformarla, vivere la città dell’uo-mo e condurla verso la città di Dio.Il Compendio ha una struttura semplice. Dopoun’introduzione, seguono tre parti:– la prima (capitoli I-IV) tratta dei presupposti fonda-mentali della dottrina sociale (il disegno di amore di

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SCUOLA DI PACEL’AMBIENTE E L’UNIVERSO FRANCESCANO

Roma, 10-12 giugno 2011Formazione umana e ambiente

La ricerca è iniziata nella Scuola di Pace di fine marzo con il tema “Quale rappresentazione delmondo?”, prosegue puntando l’attenzione sul nodo cruciale dell’educazione, per ripensare l’am-biente a partire dalle Fonti.Riferimento guida per il nostro cammino le parole del Santo Padre “Fondamentale è ritrovare un con-cetto vero della natura come creazione di Dio che parla a noi; il Creatore, tramite il libro della creazio-ne, parla a noi e ci mostra i valori veri. E poi così anche ritrovare la Rivelazione: riconoscere che il librodella creazione, nel quale Dio ci dà gli orientamenti fondamentali, è decifrato nella Rivelazione, è appli-cato e fatto proprio nella storia culturale e religiosa, non senza errori, ma in una maniera sostanzial-mente valida, sempre di nuovo da sviluppare e da purificare. Così, in questo “concerto” tra creazionedecifrata nella Rivelazione, concretizzata nella storia culturale che sempre va avanti e nella quale noiritroviamo sempre più il linguaggio di Dio, si aprono anche le indicazioni per un’educazione che non èimposizione, ma realmente apertura dell’“io” al “tu”, al “noi” e al “Tu” di Dio. (Dal Discorso alla 61ªAssemblea Generale Cei 25 maggio 2010).La sessione seminariale si terrà dal 10 al 12 giugno p.v a Roma presso Casa Frate Jacopa e pre-vede tre sguardi sull’orizzonte francescano in rapporto all’educazione all’ambiente. La prima rela-zione sarà presentata da P. José Antonio Merino (Docente di filosofia, Pontificia Università

Antonianum di Roma) che proseguirà il percorso di indagine sul pensiero francescano in rapporto all’ambiente col tema “S. Bonaventura. Il creatocome dimora”. La seconda relazione sarà proposta dal Prof. Pierluigi Malavasi (Docente di Pedagogia e Direttore dell’Alta Scuola per l’ambiente,Università Cattolica del Sacro Cuore in Brescia) che tratterà il tema “Sviluppo umano, ambiente e fraternità”. La terza relazione sarà offerta dallaDott.ssa Loretta Guerrini (Docente di filmologia, Università degli Studi di Bologna) che tratterà di “Interrogativi sull’educazione all’ambiente a partiredalla sua rappresentazione”. Il Seminario, che prevede spazi di dialogo e di preghiera, avrà come relazione conclusiva il contributo di p. Merino su“L’etica come tutela del creato”.Sono materali utili all’incontro il testo “Pedagogia verde. Educazione tra ecologia dell’ambiente ed ecologia umana” di Pierluigi Malavasi, Ed. La Scuola2008 ed il testo “S. Francesco e l’ecologia” di P. J. Antonio Merino, Ed. Messaggero.Per informazioni e prenotazioni rivolgersi a [email protected] - tel. e fax 06631980 - cell. 3282288455. Per il programma visitare il sitowww.coopfratejacopa.it

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Dio per l’uomo e la società, lamissione della Chiesa e la naturadella dottrina sociale, la personaumana e i suoi diritti, i principi ei valori della dottrina sociale);– la seconda parte (capitoli V-XI) affronta i contenuti e i temiclassici della dottrina sociale(la famiglia, il lavoro umano,la vita economica, la comunitàpolitica, la comunità interna-zionale, l’ambiente e la pace);– la terza parte (capitoli XII-XV)contiene una serie di indicazioniper l’utilizzo della dottrina socia-le nella prassi pastorale dellaChiesa e nella vita dei cristiani,soprattutto dei laici.Nel capitolo X, dal titolo“Salvaguardare l’ambiente”, siaffronta in modo particolare il tema del nostro incon-tro odierno.L’argomentazione prende le mosse dagli aspetti bibli-ci, successivamente affronta la relazione tra l’uomo el’universo delle cose, la crisi nel rapporto tra uomo eambiente, per giungere ad affermare, ed auspicare,una comune responsabilità, che consideri l’ambientecome un bene collettivo, ponga l’attenzione alla con-divisione dei beni e alla necessità di nuovi stili di vita,inoltre si appronfondisce la riflessione sull’uso dellebiotecnologie.Eco di questa riflessione si trova anche nellaCaritas in Veritate, in essa Benedetto XVI presen-ta i rischi della tecnocrazia che conduce verso una“coscienza ormai incapace di riconoscere l’uma-no”, riaffermando che “il problema dello sviluppoè strettamente collegato anche alla nostra conce-zione dell’anima dell’uomo” e, ancora, “lo svilup-po deve comprendere una crescita spirituale oltreche materiale”27.

SviluppoIl tema dello sviluppo emerge più volte nelle diver-se parti del Compendio, in particolare nel capitolodedicato alla salvaguardia dell’ambiente. La nozio-ne a cui si fa riferimento è quella proposta da PaoloVI nell’enciclica Populorum Progressio (1967),poi ripreso e sviluppato in altri documenti, anchedai suoi successori.La relazione uomo-ambiente coinvolge necessaria-mente la sfera dell’economia, il cui compito fonda-mentale, secondo l’insegnamento sociale dellaChiesa, è il raggiungimento di uno sviluppo inte-grale e solidale per l'umanità, vale a dire, la pro-mozione di ogni uomo e di tutto l'uomo. Questavocazione allo sviluppo è riconducibile al temadella creazione, si pensi al racconto di Gn 1 e 2, incui il mondo è rappresentato come il dono stesso diDio, il luogo e il progetto che Egli affida allaresponsabile guida e operosità dell'uomo. Solol'uomo e la donna, tra tutte le creature, sono stati

voluti da Dio “a sua immagi-ne” (Gen 1,27) e a loro ilSignore affida la responsabilitàdi tutto il creato, il compito ditutelarne l'armonia e lo svilup-po (cfr. Gen 1,26-30).Per questo una corretta concezio-ne dell'ambiente non può ridurreutilitaristicamente la natura amero oggetto di manipolazione esfruttamento, nè deve assolutiz-zarla e sovrapporla in dignità allastessa persona umana28.Sviluppo e ambiente, valoriumani e scelte politiche sonoprofondamente congiunti, nonè possibile separare l’econo-mia dalla civiltà, l’educazio-ne29 dalle azioni di governanceche interessano l’umanità inte-

ra e dai quali dipende la salvaguardia del creato e ilprogresso dei popoli30.L’ambiente è un patrimonio comune del genereumano, esso richiama ad una “comune responsabi-lità” sia nel presente (dimensione sincronica) sianel futro (dimensione diacronica). Ecco quindidelinearsi, fin dagli anni ’60, il concetto di svilup-po sostenibile31, ripreso e ufficialmente adottato alivello internazionale nel 1987, grazie al documen-to Our common future, meglio conosciuto comeRapporto Bruntland della Commissione mondialesull’ambiente e lo sviluppo.Lo sviluppo sostenibile è lo sviluppo che “garanti-sce i bisogni delle generazioni attuali senza com-promettere la possibilità che le generazioni futureriescano a soddisfare i propri”32.

EducazioneNegli ultimi decenni è maturata un nuovo tipo dicultura e di consapevolezza verso l’ambiente in cuiviviamo e sul modo di relazionarci con esso, sirende sempre più necessario “educare alla sosteni-bilità”. Tale educazione introduce la dimensionedel futuro, richiama la promozione delle potenzia-lità di ciascuno e alimenta la fiducia nella possibi-lità di trasformare la realtà, adottando comporta-menti fondati sui principi di competenza, parteci-pazione e responsabilità33.La conversione ecologica auspicata da GiovanniPaolo II34 e ribadita da Benedetto XVI richiamafortemente ad un cambiamento di paradigma eall’adozione di un “modello di sviluppo fondatosulla centralità dell’essere umano, sulla promo-zione e condivisione del bene comune, sullaresponsabilità, sulla consapevolezza del necessa-rio cambiamento degli stili di vita e sulla pruden-za. Si rende ormai indispensabile un effettivocambiamento di mentalità che induca tutti adadottare nuovi stili di vita”35.Sempre più bisogna educare a costruire e coltivarela pace, partendo dalle scelte di ampio raggio a

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livello personale, familiare, comunitario e politico.Tutti siamo responsabili dell’educazione alla curadel creato e alla cura dell’uomo per lo sviluppoumano integrale.Sono necessarie scelte pedagogico-educative chechiamino in causa l’umanizzazione del progressotecnologico, l’equità dei rapporti di produzione e ladignità del lavoro.L’educazione è il vero motore dello sviluppo, cosìcome descritta da Giovanni Paolo II nell’enciclicaRedemptoris Missio (1990): “lo sviluppo di unpopolo non deriva primariamente né dal denaro,né dagli aiuti materiali, né dalle strutture tecniche,bensì dalla formazione delle coscienze, dallamaturazione delle mentalità e dei costumi. È l’uo-mo il protagonista dello sviluppo, non il denaro ola tecnica. La Chiesa educa le coscienze rivelandoai popoli quel Dio che cercano, ma non conosco-no”.Nel disegno di Dio la persona è «responsabile»della crescita, ovvero è chiamata a rispondere allavocazione dello sviluppo umano integrale per dive-nire ciò che è chiamata ad essere.Educare alla cura del Creato è la chiamata e, allostesso tempo, la sfida che attende la Chiesa e tutti gliuomini di buona volontà, perché si realizzi la civiltàdell’amore su questa terra, affinché divenga la TerraPromessa che Dio ha donato a tutta l’umanità.

Caterina CalabriaDottoranda di ricerca in Pedagogia (Education)Collaboratrice dell’Alta Scuola per l’Ambiente

Università Cattolica del Sacro Cuore

1 P. Malavasi, L’ambiente conteso. Ricerca e formazione trascienza e governante dello sviluppo umano, Vita e Pensiero,Milano, 2011.2 “Se vuoi coltivare la pace, custodisci il creato” commento diMons. Mario Toso, Segretario del pontificio Consiglio dellaGiustizia e della Pace. Università Cattolica del Sacro Cuore –sede di Brescia, 26 marzo 2010.3 PAOLO VI, Populorum Progressio, 1967, n. 14.4 Catechismo della Chiesa cattolica, 198.5 J. RATZINGER, In principio Dio creò il cielo e la terra,Lindau, Torino, 2006.6 GIOVANNI PAOLO II, Sollicitudo rei socialis, 1987, n. 34.

7 Estratto da “La sfida educativa” Rapporto-proposta sull’edu-cazione a cura del Comitato per il Progetto Culturale dellaConferenza Episcopale Italiana, Laterza, 2009.8 L. Casati, L’identità della dottrina sociale nella riflessionedella teologia morale, in AA.VV., La Dottrina Sociale dellaChiesa, Glossa, Milano, 1989.9 Cfr. G. ANGELINI, La dottrina sociale della Chiesa, inAA.VV., La dottrina sociale della Chiesa, Edizioni Glossa,Milano, 1989, pp. 27-39.10 PAOLO VI, Populorum Progressio, 1967, n. 2.11 GIOVANNI PAOLO II, Sollicitudo rei socialis, 1987, n. 3.12 Cfr. B. SORGE, Introduzione alla dottrina sociale dellaChiesa, Queriniana, Brescia, 2006, pp. 20-30.13 GIOVANNI PAOLO II, Sollicitudo rei socialis, 1987, n. 41.14 BENEDETTO XVI, Caritas in veritate, 2009, n. 12.15 Benedetto XVI, Messaggio per la campagna di fraternitàdella Chiesa in Brasile, 2011.16 La Centesimus Annus richiama fin dall’incipit la commemo-razione del centenario della Rerum Novarum. La ricorrenza diqueste date è una costante, proprio per sottolineare quel caratte-re di “continuità” della Dottrina Sociale della Chiesa, accompa-gnata dal contastante aggiornamento al fine di “leggere e inter-pretare i segni del tempo”.Tale tendenza è ben visibile per alcuni documenti: Rerum nova-rum di Leone XIII (1891), Quadragesimo anno di Pio XI(1931), Radiomessaggi di Pio XII (1941 Pentecoste), Mater etmagistra di Giovanni XXIII (1961), Pacem in terris di GiovanniXXIII (1963), Octogesima adveniens di Paolo VI (1971),Laborem exercens di Giovanni Paolo II (1981), Sollicitudo reisocialis di Giovani Paolo II (1987), Centesimusannus di Giovanni Paolo II (1991), Evangelium vitae diGiovanni Paolo II (1995).Ad eccezione della Populorum progressio di Paolo VI (1967)che è stata commemorata dalla Caritas in veritate di BenedettoXVI (2009), in cui viene “considerata come la Rerum novarumdell’epoca contemporanea”.17 GIOVANNI PAOLO II, Centesimus annus, 1991.18 GIOVANNI PAOLO II, Sollicitudo rei socialis, 1987, n. 41.19 Ibidem.20 Cfr. Os 2,20; Is 11,6-8; Is 32, 15-17 e altri.21 Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa, LibreriaEditrice Vaticana, 2004, n. 452.22 Cfr. J. Moltmann, Dio nella creazione. Dottrina ecologicadella creazione, Queriniana, Brescia, 1986.23 Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa, n. 459-460.24 Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa, n. 8.25 Cfr. S. Lanza, Introduzione alla teologia pastorale. Teologiadell’azione ecclesiale, Queriniana, Brescia, 1989, pp. 208-218.26 Si veda CEI, Educare alla vita buona del Vangelo,Orientamenti pastorali dei vescovi italiani per il decennio 2010-2020.27 BENEDETTO XVI, Caritas in veritate, 2009, n. 76.28 Si veda P. Malavasi, Pedagogia verde. Educare tra ecologiadell’ambiente ed ecologia umana, Editrice La Scuola, Brescia,2008.29 Si veda Giovanni Paolo II, Discorso ai partecipanti ad unConvegno su ambiente e salute, 24 marzo 1997, 4. NelCompendio si precisa che “il Magistero ha motivato la suacontrarietà a una concezione dell'ambiente ispirata all'eco-centrismo e al biocentrismo, perché essa si propone di elimi-nare la differenza ontologica e assiologica tra l'uomo e glialtri esseri viventi, considerando la biosfera come un'unitàbiotica di valore indifferenziato. Si viene così ad eliminare lasuperiore responsabilità dell'uomo in favore di una considera-zione egualitaristica della “dignità” di tutti gli esseri viventi”.30 Cfr. L.J. Lebret, Dynamique concréte du développement, inAA.VV., Economie et Humanisme, Seuil, Paris, 1961, p. 28.31 In francese, lingua di Lebret a cui fa espressamente riferi-mento Paolo VI nell’enciclica Populorum Progressio, il termineutilizzato è “sviluppo durevole” ad indicare la dimensione dia-cronica di questo processo.32 World Commission on Environment and Development, 1987,p.43.33 Cfr. C. Birbes, Riflessione pedagogica e sostenibilità,EDUCatt, Milano 2006.34 Giovanni Paolo II, Udienza Generale, 17 gennaio 2001.35 Benedetto XVI, Se vuoi coltivare la pace, custodisci il crea-to, Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace, 2010.

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S. Bonaventura ha dato voce all’amore creaturaledi S. Francesco, padre serafico, che ha aperto all’il-lustre discepolo le vie di un’ascesi o scala di ritor-no al Creatore da cui proveniamo. Il medio di questo ordinato procedere e ritornare alPadre, è il Verbo incarnato, l’“albero della vita”,che ridà alla creazione quel significato che, secon-do S. Bonaventura, abbiamo smarrito. Dopo averrotto il rapporto tra Creatore e creatura in seguito alpeccato originale, siamo divenuti come analfabetiche hanno in mano un libro senza riuscire a deci-frarne i caratteri, come fossero stranieri. Questosmarrimento dell’uomo che non sa più entrare incomunicazione con la natura, per S. Bonaventura èdovuto al modo sbagliato di guardare ad essa, pro-prio di quegli scienziati e filosofi che voglionoscrutare autonomamente le creature con curiositàallo scopo di scoprire i suoi segreti. Quello chemanca a un approccio curioso con la natura, è ladevozione, poiché il curioso è un presuntuoso che“non magnifica Dio, ma loda se stesso” (Coll. I,8).In questo i curiosi sono come le vespe che costrui-scono favi senza produrre miele.Il linguaggio di S. Bonaventura è intriso di riferi-menti al mondo della natura: come il sole dona lavita, così il sole di sapienza, irradiando e passandonell’emisfero della nostra mente, ordina e governala nostra vita (cfr Coll. VI,19). Inoltre le quattrovirtù cardinali sono dal santo dottore serafico, con-figurate ai quattro elementi naturali: all’ariditàdella terra la temperanza, all’acqua la prudenza,

alla duttilità dell’aria la giustizia, al vigore delfuoco la fortezza (cfr Coll. VI,21). La Sacra Scrittura è vista come la terra che produ-ce “germogli”, poiché produce nell’anima un pul-lulare di vita. I patriarchi sono le “radici” dellanostra fede, i precetti e i sacrifici sono “foglie ver-deggianti”, le visioni profetiche sono come lo“sbocciare dei fiori”, i carismi spirituali sono “frut-ti ristoratori” e Cristo è “il frutto della legge e il suocompimento” (cfr Coll. XIV). S. Bonaventura,nella Collatio XIV, cita anche il Vangelo di Marcodove dice: “La terra produce prima lo stelo [iltempo prima della legge], poi la spiga [il temposotto la legge], poi il chicco pieno della spiga [iltempo dopo la legge]” (Mc 4,28).Dalla serenità, dall’armonia comunicate da questolinguaggio mutuato dalla natura, traspaiono “senti-menti di innocenza e di fraternità che rendono l’uo-mo più buono” (J.A. Merino, Francesco d’Assisi el’ecologia, Il Messaggero, p. 67). Ma come può S.Bonaventura aiutare noi, uomini del terzo millen-nio, a ricuperare una lente che renda intelligibile illibro della natura?

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NOI, ANALFABETI DELLA NATURA

San Bonaventura (1217-1274), discepolo di San Francesco.

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Per S. Bonaventura “leggere questo libro non èpossibile ai filosofi naturali che conoscono solo lanatura delle cose, ma non la riconoscono comevestigio” (Coll XII,15), cioè come segno delCreatore, poiché il peccato originale ha indebolitoe deformato (anche se non cancellato) le nostrefacoltà naturali che devono essere purificate e per-fezionate dalla grazia e dalla verità in Cristo. Lagrazia che riforma agisce negli uomini contempla-tivi. Alla contemplazione si arriva per mezzo di unameditazione penetrante, di una conversazione santae di una preghiera devota. “…prima noi dobbiamopregare, poi santamente vivere, infine applicarci

alla considerazione della verità” (Itinerarium men-tis in Deum, 1,7).Vengono in mente le parole di Guardini che richia-ma a vivere in un “atteggiamento contemplativo”per cui “l’uomo deve nuovamente pregare e medi-tare “ (R. Guardini, ibidem, p. 211); vivere nell’“ascesi” (parola chiave negli scritti di S.Bonaventura) per Guardini, significa non “capito-lare, ma combattere e al posto decisivo, cioè controse stessi” (ibidem, p. 215) per riconoscere nel pro-prio intimo il male ed affrontarlo in modo efficace(cfr ibidem, p. 214).

Lucia Baldo

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“Colui dunque che non è illuminato daglisplendori innumerevoli delle creature, ècieco; colui che non si sveglia per i cosìnumerosi clamori, è sordo; colui che pertutti questi effetti non loda Dio, è muto;colui che non sa innalzarsi al primo princi-pio da tanti segni manifesti, è stolto. Apridunque gli occhi, tendi le orecchie spiritua-li, apri le tue labbra e disponi il tuo cuore,perché tu possa in tutte le creature vedere iltuo Dio, ascoltarlo, lodarlo, amarlo, vene-rarlo, glorificarlo, onorarlo, se non vuoi chetutto l’universo si rivolti contro di te. Infattiper questo tutto il creato insorgerà contro gliinsensati, e al contrario sarà materia di glo-ria agli intelligenti, che possono dire colProfeta: - Mi hai allietato, Signore, colle tueopere, e per le opere delle tue mani esulterò.

Quanto mirabili sono le tue opere, Signore! Hai fatto tutte le cose con sapienza, e la terra è ripiena dellatua ricchezza” (S. Bonaventura, Itinerarium mentis in Deum, 1,15).

IL CANTICO CONTINUA“Il Cantico” continua la sua storia a servizio del messaggiofrancescano nella convinzione di poter offrire così un servizioper la promozione della dignità di ogni uomo e di tutti gliuomini.Per ricevere “Il Cantico” versa la quota di abbonamento di €25,00 sul ccp intestato a Società Cooperativa Sociale FrateJacopa – Viale delle Mura Aurelie 8-9 – 00165 Roma IBAN IT-37-N-07601-02400-000002618162. Riceverai anche Il Canticoon line! Invia la tua email a [email protected] l’abbonamento sostenitore di € 40,00 darai la possibili-tà di diffondere “Il Cantico” e riceverai in omaggio l’interes-sante volume “La custodia dei beni di creazione”, Ed. SocietàCooperativa Soc. Frate Jacopa, Roma 2009.

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Si è svolta giovedì 28 aprile presso la SalaPolivalente del Centro Civico Quartiere Savena, aBologna, la conferenza “La custodia dei beni delcreato: l’acqua bene comune”, organizzata dallaFraternità Fracescana e Cooperativa Sociale “FrateJacopa” in collaborazione con il Centro Poggeschi eil volontari della mensa Caritas. La serata aveval’obiettivo di sensibilizzare la popolazione sul pros-simo referendum sull’acqua del 12 e 13 giugno.La serata è stata introdotta dal racconto dell’espe-rienza descritta dal documentario di Camilla Martini,“Tutta l’acqua del mondo” (visibile online sul sitowww.vimeo.com) che racconta del tentativo dicostruire in Cile cinque dighe sui principali corsid’acqua della Patagonia per produrre energia elettri-ca. Un progetto portato avanti dalla societàHidroaysén da più parti contestato sia per l’enormeimpatto ambientale che produrrebbe su uno dei mag-giori serbatoi di acqua dolce del mondo sia per leconseguenze che potrebbe avere sulla popolazioneindigena dei Mapuche che abita quelle terre. Il videoha voluto introdurre due concetti fondamentali: glienormi interessi economici che ruotano intorno aquello che non a caso viene spesso definitio “oroblu”, e i legami che la globalizzazione ha stretto trapopoli e regioni apparentemente distinte: infatti laHidroaysen è una società controllata dall’Enel che asua volta ha tra i suoi principali azionisti lo StatoItaliano. Quindi magari senza esserne consapevoli icittadini italiani rischiano di diventare indirettamente

complici di un’operazione di sfruttamento resa pos-sibile dall’eredità neoliberista che Pinochet ha lascia-to in Cile, dove la libertà d’impresa è praticamenteassoluta e le operazioni di controllo gestite dallostato a dir poco “opache.”La serata è proseguita poi con l’intervento diPadre Giovanni Soddu, parroco della chiesa diNostra Signora della Fiducia, il quale ha focalizza-to il suo intervento sulla responsabilità che i cri-stiani hanno nei confronti del creato così come inpiù circostanze ribadito dal magistero della chiesa:è necessario saper leggere la grammatica dellacreazione per comprenderla e accoglierla comedono. Se è vero che la chiesa rifiuta un “panteismoneopagano ecocentrista” che svilisce il ruolo cen-trale dell’uomo, è altrettanto vero che tale ruolocomporta la responsabilità di custodire la terra,amministrarla e governarla. Don Tonino Bello ripe-teva spesso che oggi il problema non è la molti-plicazione dei pani, ma semmai la condivisione.I frutti della terra sono di tutti, in un sistema diinterdipendenze in cui la cupidigia individuale nonpuò che condurre al dissesto ecologico. Un uomoche pensa di sostituirsi a Dio finisce per tiranneg-giare la natura scatenandone la ribellione.Riportando vari messaggi della dottrina cristiana,Soddu ha poi sottolineato che quando la chiesa invi-ta a pensare al bene comune, lo fa anche pensando aduna solidarietà intergenerazionale, pensando agliuomini di domani. La proprietà individuale dei beni

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ACQUA: OCCUPIAMOCI DEL BENE CUMUNE

Bologna 28 aprile 2011 - Il moderatore Dott. Alfredo Atti con i relatori Dott. Rosario Lembo e p. Giovanni Soddu.

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infatti non deve farci dimenticare la destinazione uni-versale degli stessi, che devono servire il bene comu-ne. Sul fatto poi che i beni collettivi debbano esseretutelati dallo stato anziché lasciati al libero mercatonon ci possono essere dubbi: i beni non sono merci,come l’idolatria mercantile spesso lascia sottointen-dere. Figuriamoci poi se può diventare merce unbene come l’acqua che, anche simbolicamente, pertutte le religioni è sinonimo di vita, simbolo stessodell’amore di Dio. Il sacerdote ha concluso poi ricor-dando che il consumo d’acqua non è solo quello cheserve a dissetarci: produrre un chilo di carne rossarichiede più di 15000 litri d’acqua e ne servono circa10 mila per realizzare un paio di jeans.L’intervento del professor Rosario Lembo, presiden-te nazionale del Comitato per il Contratto Mondialedell'Acqua, ha voluto evidenziare il processo culturaleche, da una decina d’anni, ha portato alla privatizza-zione dell’acqua. Il valore dell’acqua è andato perdu-to: le grandi civiltà sono state fondate vicino ai corsid’acqua; gli antichi romani cominciavano le loro colo-nizzazioni portando gli acquedotti nelle terre conqui-state. Giolitti, agli albori dello stato italiano, naziona-lizzò acqua ed energia. Non è esagerato affermare chesenza gli investimenti del pubblico nell’acqua non cisarebbe stata l’industrializzazione, non ci sarebbe statala Fiat, non ci sarebbe stata Milano così come la cono-sciamo oggi. I tassi di mortalità hanno cominciato acalare quando l’acqua corrente ha raggiunto tutta lapopolazione. Eppure ad un certo punto l’acqua non è

stata più considerata un diritto, ma un bisogno. Ladifferenza è essenziale: il diritto è universale, il biso-gno individuale, soggettivo. Se il bene comune diven-ta un bisogno, allora può diventare una merce ciò chesoddisfa questo bisogno. I 50 litri d’acqua al giornonecessari per vivere non sono più un diritto, ma unbene da acquistare arricchendo le casse dei gestori.D’altronde è sotto gli occhi di tutti la scomparsa dellefontane, per esempio nelle stazioni, sostituite da distri-butori di acqua imbottigliata. Senza dimenticare che spessissimo gli amministra-tori pubblici (specie quelli che non vengono rielet-ti) ricoprono ruoli rilevanti nelle società municipa-lizzate trasformate in società per azioni. Seguendo questa logica se l’acqua è una merce nonpuò essere gestita da un ente pubblico che fa profitti,ma deve essere gestita da società aventi fini di lucroche devono remunerare gli azionisti. Invadendo l’opi-nione pubblica di messaggi sulla presunta inefficienzadello Stato nella gestione dell’acqua (mentre è dimo-strato che dove la gestione è passata ai privati i costisono saliti ma la qualità è peggiorata e non si sonoaffatto ridotte le perdite) si è veicolato il messaggioche l’acqua debba essere gestita dai privati.C’è chi teme che l’ingresso delle multinazionali france-si in questo settore, invogliate dai profitti garantiti del7%, possa portare al triplicare del costo dell’acqua delrubinetto. Ma il vero rischio che il Comitato per l’Acquadenuncia è che nel lungo periodo l’acqua del rubinettogestita dai privati perda progressivamente di qualità a

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tutto vantaggio dei produttori di acqua minerale.Si consideri che oggi a regolare il mercato delleacque minerali è un regio decreto sull’estrazionemineraria per cui chi vende acqua minerale pagauna concessione non in base a quanta acquaestrae, ma in base alle dimensioni della sorgente.Con il risultato che costa di più all'ente pubblicosmaltire le bottiglie di plastica di quanto nonincassi dalle concessioni.Chi accusa i referendari di non avere propostealternative dimentica che c’è una legge di inizia-tiva popolare, depositata dai comitati nel 2007,che non è mai stata discussa da un parlamentoche evidentemente ha altro a cui pensare. In seguito il professor Lembo si è concentratopiù da vicino sul referendum. I quesiti referen-dari sono due: il primo chiede di abrogare ilfamigerato articolo 23 della legge finanziaria2008. Questo articolo – da notare che il legisla-tore non perde occasione di intervenire su aspet-ti fondamentali della nostra vita non con disegnidi legge corposi, ma con articoli nascosti nelgrande polverone della legge finanziaria, chegrazie alla fiducia si approva sempre – stabilisceche le modalità ordinarie di gestione del servi-zio idrico devono comprendere l’affidamento asoggetti privati attraverso gara o l’affidamento asocietà a capitale misto pubblico-privato, all’in-terno delle quali il privato sia stato scelto attra-verso una gara e detenga almeno il 40%.Insomma un articolo che consegna al mercato lagestione dei servizi idrici. Il secondo articolo daabrograre è il 154 del codice dell’ambiente del2006, che dispone che la tariffa per il servizioidrico è determinata tenendo conto dell’ “ade-guatezza della remunerazione del capitale inve-stito”. Tale normativa ha consentito al gestore diottenere profitti garantiti sulla tariffa, caricandosulla bolletta dei cittadini un 7% a remunerazio-ne del capitale investito, senza alcun collega-mento a qualsiasi logica di reinvestimento per ilmiglioramento qualitativo del servizio.Abrogando questa parte dell’articolo si vuoleinsomma impedire di fare profitti sull'acqua.La corte costituzionale ha invece ritenutoinammissibile un terzo quesito, quello cheavrebbe eliminato la norma che impone diaffidare la gestione del servizio idrico congara, consentendo tuttavia, l'affidamentodiretto a società totalmente pubbliche se par-tecipate da Comuni ed enti locali.È evidente che sul referendum sull’acqua imezzi di comunicazione si stiano occupandomolto poco: le ragioni sono da rinvenirsi nelfatto che tali referendum sono osteggiati siadalla maggioranza del governo, sia da partecorposa dell’opposizione (tanto per cambiareil partito democratico si è spaccato di fronteal referendum, visto che una parte sostiene laprivatizzazione dei servizi pubblici).

Carmine Caputo

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Firma il tuo 5x1000per la Cooperativa Sociale

FRATE JACOPAPer sostenere progetti di fraternità e di pace

La Cooperativa Sociale Frate Jacopa, nata nel 2007 inseno alla Fraternità Nazionale Tof Minori, è finalizzata arendere concreta nel quotidiano la dottrina sociale dellaChiesa secondo lo spirito di S. Francesco, attraversoattività sociali, educative, formative, ed in particolareattraverso progetti a favore degli ultimi.Vuole essere uno strumento per rispondere meglio abisogni di categorie cui necessita aiuto, uno strumentooperativo per prendersi cura del bene comune nella inte-razione con la società civile e con le istituzioni nei variterritori.L’auspicio dei soci fondatori è che la Cooperativa FrateJacopa possa essere utile affinché il lievito della frater-nità possa sempre meglio rendersi presente nellaChiesa e nella società, nella immutata fedeltà al carismafrancescano, ricercando forme adeguate alla novità deitempi per incontrare e servire i fratelli, facendoci loroprossimi. E sostenendo nella concreta operatività quellacultura della pace e del bene a cui sono chiamati iseguaci di S. Francesco nel mondo.Anche tu puoi sostenere le opere di fraternità desti-nando il 5 per mille alla Soc. Cooperativa Sociale FrateJacopa. Per farlo basta apporre nella tua dichiarazio-ne dei redditi il numero di codice fiscale dellaCooperativa Sociale Frate Jacopa, CF 09588331000,nell’apposito riquadro con la tua firma.La Cooperativa Frate Jacopa è a tua disposizione perqualsiasi chiarimento, tel. e fax 06631980, cell.3282288455, 00165 Roma, Viale delle Mura Aurelie, 8,www.coopfratejacopa.it, [email protected].

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Quando Don Roberto ci ha chiesto ladisponibilità a fare degli incontririvolti alle famiglie più giovani della

Parrocchia abbiamo pensato che non potevamodire di no; quello che avevamo ricevuto negli annidel nostro matrimonio anche sotto forme di testi-monianza e di fede andava restituito ad altri.In fondo la forma più efficace di trasmissione dellafede è proprio quella della testimonianza, del con-tatto.Senza nessuna ambizione anzi con molta umiltàabbiamo riflettuto su quello che ci sembravaimportante selezionare nella marea degli argomen-ti e dei temi da trattare.Abbiamo pensato che la modalità essendo un grup-po abbastanza piccolo, 8 coppie, poteva esserequella dello spunto iniziale a due voci, marito emoglie e poi la condivisione con tutti con moltasemplicità.Siamo partiti analizzando anche le difficoltà chepossono insorgere nel rapporto di coppia e nellaimpostazione del contributo iniziale; Alfiero hasempre preso spunto dai documenti del magisterodella Chiesa ed io ho cercato di dare un taglio piùconcreto, più psicologico.L’aspetto più confortante è quello di prendere coscien-za del fatto che spesso i problemi di uno sono i pro-blemi condivisi da tutti, non ci sono modelli ideali eperfetti a cui fare riferimento ma bisogna accontentar-si di vivere e affrontare la realtà giorno per giorno.Come credenti siamo anche consapevoli che anche lastoria del nostro matrimonio, così come quella del-

l’umanità, è orientata verso una direzione, ha una suapienezza che va aldilà della nostra singola esperienza. Siamo come “stranieri e pellegrini” nel tempo,dimoriamo sulla terra ma siamo cittadini del cielo;è questa appartenenza al cielo che ci fa dotare delpensiero critico che ci rende capaci di giudicarequali aspetti della vita del mondo sono incompati-bili con la coscienza cristiana.Abbiamo anche affrontato l’aspetto della sobrietà sianella vita materiale, semplificando le nostre esigen-ze, sia nella vita di relazione in cui spesso siamo gui-dati da aspetti che ci distolgono dall’essenziale.Fondamentale anche la consapevolezza che:“Nulla ci appartiene “e che non dobbiamo quindiappropriarci dei beni di Dio; l’uomo spesso rico-nosciuto il bene che il Signore fa e opera in lui eattraverso di lui, invece di restituirlo lo attribuiscea se stesso, e se ne appropria.Siamo invece solo amministratori dei doni delSignore e solo rimettendo in circolo anche i nostritalenti, il nostro tempo, le nostre capacità facciamola volontà del Signore.Solo così potremo essere veri testimoni di speran-za, della speranza cristiana, quella “Speranza viva,per una eredità che non si corrompe, non si mac-chia e non marcisce” ( 1 Pt. 1,4 ).Nel corso del prossimo anno il cammino riprende-rà approfondendo le tematiche rimaste in sospeso espesso solo accennate e ci proponiamo di rifletterein particolare sul tema dell’educazione in generalema in particolare dei propri figli.

Rita Montante

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INCONTRI FAMIGLIE GIOVANI

IL SITO DI FRATE JACOPA SI RINNOVA

www.coopfratejacopa.it

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… È sempre più comune la con-vinzione che, come la rivoluzioneindustriale produsse un profondocambiamento nella società attra-verso le novità introdotte nel cicloproduttivo e nella vita dei lavorato-ri, così oggi la profonda trasforma-zione in atto nel campo dellecomunicazioni guida il flusso digrandi mutamenti culturali esociali. Le nuove tecnologie nonstanno cambiando solo il modo dicomunicare, ma la comunicazionein se stessa, per cui si può affer-mare che si è di fronte ad unavasta trasformazione culturale … Come ogni altro frutto dell’inge-gno umano, le nuove tecnologiedella comunicazione chiedono diessere poste al servizio del beneintegrale della persona e del-l’umanità intera. Se usate saggia-mente, esse possono contribuirea soddisfare il desiderio di senso, di verità e di unità che rima-ne l’aspirazione più profonda dell’essere umano.Nel mondo digitale, trasmettere informazioni significa semprepiù spesso immetterle in una rete sociale, dove la conoscenzaviene condivisa… Questa dinamica ha contribuito ad una rin-novata valutazione del comunicare, considerato anzitutto comedialogo, scambio, solidarietà e creazione di relazioni positive.D’altro canto, ciò si scontra con alcuni limiti tipici della comuni-cazione digitale: la parzialità dell’interazione, la tendenza acomunicare solo alcune parti del proprio mondo interiore, ilrischio di cadere in una sorta di costruzione dell’immagine di sé,che può indulgere all’autocompiacimento.Soprattutto i giovani stanno vivendo questo cambiamento dellacomunicazione, con tutte le ansie, le contraddizioni e la creati-vità proprie di coloro che si aprono con entusiasmo e curiositàalle nuove esperienze della vita. Il coinvolgimento sempre mag-giore nella pubblica arena digitale, quella creata dai cosiddettisocial network, conduce a stabilire nuove forme di relazioneinterpersonale … La presenza in questi spazi virtuali può esse-re il segno di una ricerca autentica di incontro personale conl’altro se si fa attenzione ad evitarne i pericoli, quali il rifugiarsiin una sorta di mondo parallelo, o l’eccessiva esposizione almondo virtuale … Le nuove tecnologie permettono alle persone di incontrarsi oltre iconfini dello spazio e delle stesse culture, inaugurando così unintero nuovo mondo di potenziali amicizie. Questa è una grandeopportunità, ma comporta anche una maggiore attenzione e unapresa di coscienza rispetto ai possibili rischi. Chi è il mio “prossi-mo” in questo nuovo mondo? Esiste il pericolo di essere menopresenti verso chi incontriamo nella nostra vita quotidiana ordi-naria? Esiste il rischio di essere più distratti, perché la nostraattenzione è frammentata e assorta in un mondo “differente”rispetto a quello in cui viviamo? Abbiamo tempo di riflettere criti-

camente sulle nostre scelte e di ali-mentare rapporti umani che sianoveramente profondi e duraturi? E’importante ricordare sempre che ilcontatto virtuale non può e nondeve sostituire il contatto umanodiretto con le persone a tutti i livellidella nostra vita.Anche nell’era digitale, ciascuno èposto di fronte alla necessità diessere persona autentica e riflessi-va … Uno stile cristiano di presenzaanche nel mondo digitale si concre-tizza in una forma di comunicazioneonesta ed aperta, responsabile erispettosa dell’altro. Comunicare ilVangelo attraverso i nuovi mediasignifica non solo inserire contenutidichiaratamente religiosi sulle piatta-forme dei diversi mezzi, ma anchetestimoniare con coerenza, nel pro-prio profilo digitale e nel modo dicomunicare, scelte, preferenze, giu-

dizi che siano profondamente coerenti con il Vangelo, anche quan-do di esso non si parla in forma esplicita. L’impegno per una testimonianza al Vangelo nell’era digitale richie-de a tutti di essere particolarmente attenti agli aspetti di questo mes-saggio che possono sfidare alcune delle logiche tipiche del web.Anzitutto dobbiamo essere consapevoli che la verità che cerchiamodi condividere non trae il suo valore dalla sua “popolarità” o dallaquantità di attenzione che riceve. Dobbiamo farla conoscere nellasua integrità, piuttosto che cercare di renderla accettabile, magari“annacquandola”... La verità del Vangelo non è qualcosa che possaessere oggetto di consumo, o di fruizione superficiale, ma è un donoche chiede una libera risposta… II web sta contribuendo allo sviluppo di nuove e più comples-se forme di coscienza intellettuale e spirituale, di consapevo-lezza condivisa. Anche in questo campo siamo chiamati adannunciare la nostra fede che Cristo è Dio, il Salvatore del-l’uomo e della storia, Colui nel quale tutte le cose raggiungo-no il loro compimento. La proclamazione del Vangelo richiedeuna forma rispettosa e discreta di comunicazione, che stimo-la il cuore e muove la coscienza; una forma che richiama lostile di Gesù risorto quando si fece compagno nel camminodei discepoli di Emmaus, i quali furono condotti gradualmen-te alla comprensione del mistero mediante il suo farsi vicino,il suo dialogare con loro, il far emergere con delicatezza ciòche c’era nel loro cuore …I credenti, testimoniando le loro più profonde convinzioni, offro-no un prezioso contributo affinché il web non diventi uno stru-mento che riduce le persone a categorie, che cerca di manipo-larle emotivamente o che permette a chi è potente di monopo-lizzare le opinioni altrui. Al contrario, i credenti incoraggiano tuttia mantenere vive le eterne domande dell’uomo, che testimo-niano il suo desiderio di trascendenza e la nostalgia per formedi vita autentica, degna di essere vissuta.

giugno 2011 il Cantico 21

VERITÀ, ANNUNCIO E AUTENTICITÀ DI VITANELL’ERA DIGITALE

Dal Messaggio del Santo Padre Benedetto XVIper la XLV Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali - 5 giugno 2011

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“Unità, speranza e responsabilità”: sono le tre paro-le chiave che danno avvio al documento conclusivodella Settimana sociale di Reggio Calabria, presen-tato la scorsa settimana alla stampa nazionale.“Unità” vissuta e testimoniata nei momenti assem-bleari e nelle sessioni tematiche: franchezza emisura, dedizione e competenza, ascolto reciprocoe dialettica costruttiva, senza conflitti o esaspera-zioni, sono stati i tratti del nostro partecipare.“Speranza” che si nutre di una fede pensata insie-me,capace di leggere la storia e di farsi conoscen-za sapienziale creativa e costruttiva. “Speranzaaffidabile”, che nasce dal Risorto e che va incarna-ta nella vita di ogni giorno per operare nell’oriz-zonte dell’autentico sviluppo umano.Non da ultimo la “responsabilità” nei confronti delPaese, specialmente verso le nuove generazioni;una responsabilità che si fa ricerca appassionata diun bene comune possibile, concreto e realizzabile.Quattro le sottolineature – evidenziate a suo tempodal cardinale Angelo Bagnasco – che spiegano il suc-cesso dell’evento. Centralità della questione antropo-logica come chiave per leggere le questioni socialieconomiche e politiche che attraversano le contin-genze attuali. La scelta di una città del Sud, la pre-senza significativa dei giovani (più di 300). E infinela speranza come criterio per leggere e ordinare i pro-blemi secondo un’agenda propositiva, ragionevole, enon schiacciata sul pessimismo dilagante.Un’agenda destinata a rimanere “aperta” a ulterio-ri approfondimenti e a nuovi discernimenti; apertaai territori, alle diocesi, alla pastorale ordinaria ealla vita quotidiana.

Il testo si sviluppa ripercorrendo la sequenza tem-porale delle tre giornate di Reggio Calabria, pergiungere poi a proposte e piste di lavoro per il“dopo”: non a caso il titolo del documento propo-ne “un cammino che continua... dopo ReggioCalabria”.La prima pista riguarda anzitutto un impegno rin-novato per lo studio della dottrina sociale dellaChiesa che ci mostra la forza rigeneratrice chenasce dal Vangelo, e criteri efficaci per l’analisi deifenomeni sociali e per l’orientamento dell’azionecivile e politica.Inoltre, non dobbiamo rinunciare a “ guardare infaccia” l’emergenza educativa, ma più di tutto afocalizzare il nostro impegno sul deposito di spe-ranza che ancora risiede nel cuore dei tanti adultiimpegnati nell’avventura educativa, e che vannosostenuti nel loro esercizio quotidiano di autorità.Genitori, maestri, educatori volontari sono un capi-tale sociale senza il quale il Paese non ha alcunachance di “ritornare a crescere”.Un’altra indicazione di lavoro riguarda l’impegno,di tutti e delle comunità cristiane in particolare, aliberare le energie e le risorse dell’intraprenderecreando, soprattutto per i giovani, nuove imprese eoccasioni di lavoro. Abbiamo bisogno urgente diun nuovo protagonismo giovanile e di una culturadel lavoro che faccia sentire ciascuno al “posto giu-sto”, responsabilmente impegnato a “lavorare inproprio” e a rendere conto della propria fatica.Non poteva non mancare una linea di attenzione perla vita dei migranti. La paura e il pensiero sintoniz-zato sull’emergenza non ci aiutano a vivere l’avven-

tura responsabile, attenta e misurata, diedificare una società aperta, attentaalle proprie radici e tradizioni.E infine, il punto sulla vita politica delnostro paese, e sull’urgenza, nellafedeltà all’impianto valoriale dellaCostituzione, di una stagione di riformecondivise per una democrazia final-mente governante, equilibrata nei suoipoteri, partecipata dai cittadini cui spet-ta il diritto/dovere di scegliere coloroche li rappresentano o li governano.Una democrazia meno corporativa,finalmente liberale, arricchita da untessuto plurale di istituzioni sociali epolitiche.

Edoardo Patriarcapiù voce.net

DOPO REGGIO CALABRIACATTOLICI IN CAMMINO

Parole chiave nel documento conclusivo Unità,speranza e responsabilità

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VERSO E ATTRAVERSO IL CONGRESSOEUCARISTICO DI ANCONA

Anche alla luce dell annunzio della beatificazione di Giuseppe Toniolo, fondatoredelle Settimane Sociali, e della prossima celebrazione del Congresso EucaristicoNazionale di Ancona, «l orizzonte del nostro cammino è quello della responsabili-tà per il bene comune come quotidiano e costante impegno a trasformare il viveresociale in città». Abbiamo talenti da spendere per il bene comune delle nostre città:«nulla dovremmo concedere alla paura, alla pigrizia, all indifferenza o al cinismo.Il timore si domina con la fede, immergendoci ancor più in Cristo e nella Chiesa,sapendo che questo movimento non ci separa da nessun essere umano, dalle suegioie e delle sue speranze, dalle sue tristezze e dalle sue angosce, e soprattuttodai poveri. È in Cristo che viene corroborato il nostro essere prossimo.Partecipando al suo rendimento di grazie, alla sua Eucaristia, la nostra vita assu-me la forma e il movimento giusto. La mistica del sacramento ha un caratteresociale» (n. 21).Il documento si conclude pregando il Signore con fiducia: «la tua Chiesa sia testi-mone viva di verità e di libertà, di giustizia e di pace, perché tutti gli uomini si apra-no alla speranza di un mondo nuovo» (Preghiera Eucaristica V/c).

Dalla Sintesi del Documento conclusivo, a cura di Mons. Angelo Casile,Direttore Ufficio Nazionale per i problemi sociali e il lavoro

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Il ritiro si è svolto incoincidenza del fine set-timana della Domenicadelle Palme (16-17 apri-le). Come da consuetudine,numerosi e graditi gli“ospiti” provenienti daaltre Fraternità: Verbania,Treviso e Brescia. Il ritirosi è svolto presso l’Oasi diS. Giacomo a Vago diLavagno, in provincia diVerona; si tratta di unimportante punto di riferimento per la spiritualità di S.Giovanni Calabria. L’Oasi è animata dallaCongregazione che porta il nome del Santo veroneseed è situata in una zona verde ben servita dalle princi-pali arterie stradali. P. Lorenzo Di Giuseppe, come l’anno scorso, hatenuto quattro interventi nel corso della due giorni. Iltema del ritiro – il battesimo e la dignità sacerdotale,regale e profetica – ha ripercorso in parte il tragittoche da qualche tempo sta caratterizzando gli incontriche si svolgono ha livello nazionale a Casa FrateJacopa. I contenuti sono stati ampliati da altri argo-menti che il relatore ha inserito in modo tale da com-porre un giusto equilibrio tra filoni diversi. Il dialogoe le domande dei presenti hanno arricchito gli inter-venti di P. Lorenzo che ha dimostrato, come sempre,disponibilità e competenza. Sabato mattina, dopo la prima meditazione dedicataalla festa della Trasfigurazione e il rito del battesimo,è stata celebrata la S. Messa nella cap-pellina. Il pomeriggio è iniziato con laVia Crucis che si è tenuta all’aperto; lestazioni si susseguivano su una scali-nata fiancheggiata da alberi, di frontealla chiesa. Particolarmente suggestivoil titolo delle testimonianze riportatesul testo della Via Crucis: “Essere coe-renti con il Vangelo fino alla fine”. Lacelebrazione penitenziale con le con-fessioni si è svolta in cappellina, poisiamo tornati nella sala che ci è statadata a disposizione per il ritiro. Laseconda meditazione è partita dalsenso dell’unzione crismale per poiproseguire con la dignità sacerdotale.A concludere la giornata i vespri e lacena. Naturalmente, durante il ritiro nonsono mancati né i riferimenti a S.Francesco (soprattutto le lettere e le

preghiere) né i momentidi gioiosa condivisionefraterna all’insegna dellaspensieratezza. La seratadi sabato, in particolare,ha visto la partecipazionedi qualche... apprezzabilecantante alle prese con unkaraoke animato abil-mente da Giuseppe, cheper la circostanza ha uti-lizzato il suo computerportatile per i testi dellecanzoni.

La domenica mattina è iniziata con le lodi seguite dalterzo intervento di P. Lorenzo, dedicato alla dignitàregale. Successivamente, tutti i partecipanti al ritiro sisono spostati nella chiesa parrocchiale di Vago (dedi-cata a S. Francesco), dove P. Lorenzo ha concelebra-to la S. Messa della Domenica delle Palme; in questomodo abbiamo voluto sottolineare l’aspetto comuni-tario di una delle festività più importanti per noi cri-stiani. Nel pomeriggio, il quarto intervento di P.Lorenzo (la dignità profetica e l’annuncio) ha con-cluso il ritiro. Prima dei saluti, i consueti scambi di opinione sullasituazione nazionale della Fraternità FrancescanaFrate Jacopa e qualche proposta per il futuro dellefraternità locali; condivisa da tutti la necessità dimantenere saldi legami con il centro nazionale el’opportunità di organizzare eventi condivisi trarealtà regionali limitrofe.

Renato Dal Corso

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RITIRO DI PASQUA A VERONAIl battesimo e la dignità sacerdotale, regale e profetica