Il bollettino parrocchiale · 2014. 4. 19. · 1 LA PAROLA DEL PARROCO NELLA LUCE DELLA...

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bollettino parrocchiale Il parrocchia san Leone magno papa N°4 aprile 2014 Diaconato Dalla Comunità La voce del Papa La parola del Parroco Lo sguardo sul Mondo 01 02 04 14 SOMMARIO 06

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  • bollettinoparrocchialeIl

    parrocchia san Leone magno papa

    N°4 aprile 2014

    Diaconato

    DallaComunità

    La vocedel Papa

    La parola del Parroco

    Lo sguardosul Mondo

    010204

    14

    SOMMARIO

    06

  • Parrocchia san Leone magno papavia Carnia, 12 tel. 02 268.268.8420132 Milano

    ORARIO DELLE SANTE MESSE

    Giorni feriali: Ore 08:30 - 18:00Prefestiva: Ore 18:30Giorni festivi: Ore 08:30 - 10:00 - 11:30 -18:30

    ORARIO DELLE SEGRETERIE

    Segreteria parrocchiale dal Martedì al Venerdì dalle 09:00 alle 11:00; dalle 16:00 alle 18:00 Lunedì solo dalle 09:00 alle 11:00Segreteria dell ’oratorio Lunedì, Mercoledì, Giovedì,Venerdì dalle 17:00 alle 19:00

    NUMERI DI TELEFONO UTILI

    Don Dario Balocco 02 268.268.84Paolo Sangalli 02 28.28.458Oratorio 02 28.28.458Suore Orsoline 02 28. 95.025 tel./fax 02 28.96.790 e-mail: [email protected] Accoglienza 02 28.29.147Centro di ascolto 02 28.29.147

    Il bollettino parrocchialeMensile d’informazione di san Leone magno papa - MilanoSito web: www.sanleone.ite-mail: [email protected]

    Ciclostilato in proprio e distribuito gratuitamenteDirettore Don Dario BaloccoRedazione Tina Ruotolo e Daniela SangalliProgetto grafico Francesca RossiImpaginazione Francesca RossiStampa Andrea PoloRilega e distribuisce Gruppo over 60

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    LA PAROLA DEL PARROCO

    NELLA LUCE DELLA RISURREZIONE

    DON DA R IO

    Nella luce della Risurrezione ci prepa-riamo a vivere il ‘culmine’ del nostro anno pastorale, anno di ‘emergen-za’ come ben scritto, tra l ’a ltro, nel nostro calendario parrocchiale, ma ( forse anche per questo! ) anno ricchissimo di v ita.

    Mentre vi scrivo queste righe siamo in attesa di vivere la nostra Via Crucis deca-nale… Attraverso questo ‘sacro ingresso’ siamo quindi entrati nel cuore di questo periodo: la Settimana Santa (o “Autenti-ca”, secondo la nuova dizione presente nel rinnovato lezionario ambrosiano). In tali giorni, a coronamento delle ricchissime celebrazioni del Triduo, vivremo un intenso momento di preghiera mattutina. All’inizio della settimana per i ragazzi, nella seconda parte per gli adulti, in particolare per coloro che sono vincolati dagli orari di lavoro. In dettaglio: lunedì 14, martedì 15 e mercoledì 16 ci troveremo in cappellina alle 7.25 con i ragazzi dell’oratorio; a seguire la colazione. Giovedì 17, venerdì 18 e sabato 19, l’ap-puntamento sarà in chiesa alle 7.10 per la liturgia della Parola che ci introduce alla Passione e Risurrezione del Signore. Certo, sono orari quasi “all’alba”, ma l’intensità dei giorni che siamo chiamati a vivere ci chiede la bellezza di questo impegno: sappiamo tutti molto bene che se non preghiamo e

    non preghiamo insieme potremo anche af-fannarci tanto, ma non andremo da nessuna parte, anzi, torneremo indietro.

    Passata la Pasqua la vita della parrocchia ci donerà altri momenti intensissimi. Posso solo citare: la lectio per i 72 e per tutta la comunità lunedì 5 maggio; il pellegrinaggio a Caravaggio martedì 6 maggio; i rosari nei cortili lungo il mese di maggio; la processione mariana par-rocchiale durante la solennità dell’Ascensione giovedì 29 maggio e la preghiera di chiusura dei Gruppi del Vangelo venerdì 30 maggio. Desidero poi sottolineare il punto di arrivo di quest ’anno così denso di doni: nello Spirito di Pentecoste, Paolo, il nostro diacono, sarà consacrato sacerdote in Cattedrale sabato 7 giugno. In quei giorni pregheremo intensa-mente per lui, preparandoci alla festa della sua ‘prima s. Messa’ a san Leone, in occasio-ne della Solennità della Trinità domenica 15 giugno… Una conclusione di anno pastorale che si preannuncia… indimenticabile!

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    MESSAGGIO DI PAPA FRANCESCO PER LA QUARESIMASi è fatto povero per arricchirci con la sua povertà (cfr 2 Cor 8,9)

    LA VOCE DEL PAPA

    Cari fratelli e sorelle,in occasione della Quaresima, vi offro alcune riflessioni, perché possano servire al cammi-no personale e comunitario di conversione. Prendo spunto dall’espressione di san Paolo: «Conoscete infatti la grazia del Signore no-stro Gesù Cristo: da ricco che era, si è fatto povero per voi, perché voi diventaste ricchi per mezzo della sua povertà» (2 Cor 8,9). L’Apostolo si rivolge ai cristiani di Corinto per incoraggiarli ad essere generosi nell’aiu-tare i fedeli di Gerusalemme che si trovano nel bisogno. Che cosa dicono a noi, cristiani di oggi, queste parole di san Paolo? Che cosa dice oggi a noi l’invito alla povertà, a una vita povera in senso evangelico?

    La grazia di CristoAnzitutto ci dicono qual è lo stile di Dio.

    Dio non si rivela con i mezzi della potenza e della ricchezza del mondo, ma con quelli del-la debolezza e della povertà. Cristo, il Figlio eterno di Dio, uguale in potenza e gloria con il Padre, si è fatto povero; è sceso in mezzo a noi, si è fatto vicino ad ognuno di noi; si è spo-gliato, “svuotato”, per rendersi in tutto simile a noi (cfr Fil 2,7; Eb 4,15). È un grande miste-ro l’incarnazione di Dio! La ragione di tutto questo è l’amore divino, un amore che è grazia, generosità, desiderio di prossimità, e non esita a donarsi e sacrificarsi per le creature amate.

    Lo scopo del farsi povero di Gesù non è la povertà in se stessa, ma – dice san Paolo – «...perché voi diventaste ricchi per mezzo della sua povertà». E’ una sintesi della logica di Dio, la logica dell’amore, la logica dell’Incarnazione e della Croce.

    Che cos’è questa povertà con cui Gesù ci libera e ci rende ricchi? È proprio il suo modo di amarci, il suo farsi prossimo a noi come il Buon Samaritano. Ciò che ci dà vera libertà, vera salvezza e vera felicità è il suo amore di compassione, di tenerezza e di condivisione. La povertà di Cristo che ci arricchisce è il suo farsi carne, il suo prendere su di sé le nostre debolezze, i nostri peccati, comunicandoci la misericor-dia infinita di Dio. La povertà di Cristo è la più grande ricchezza: Gesù è ricco della sua sconfinata fiducia in Dio Padre, dell’affidarsi a Lui in ogni momento, cercando sempre e solo la sua volontà e la sua gloria. È ricco come lo è un bambino che si sente amato e ama i suoi genitori e non dubita un istante del loro amore e della loro tenerezza. La ricchezza di Gesù è il suo essere il Figlio, la sua relazione unica con il Padre è la prerogativa sovrana di questo Messia povero.

    La nostra testimonianza Potremmo pensare che questa “via” della

    povertà sia stata quella di Gesù, mentre noi, che veniamo dopo di Lui, possiamo salvare il mondo con adeguati mezzi umani. Non è così. In ogni epoca e in ogni luogo, Dio continua a salvare gli uomini e il mondo mediante la povertà di Cristo, il quale si fa povero nei Sacramenti, nella Parola e nella sua Chie-sa, che è un popolo di poveri. La ricchezza di Dio non può passare attraverso la nostra ricchezza, ma sempre e soltanto attraverso la nostra povertà, personale e comunitaria, animata dallo Spirito di Cristo.

    Ad imitazione del nostro Maestro, noi cri-stiani siamo chiamati a guardare le miserie dei

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    fratelli, a farcene carico e a operare concreta-mente per alleviarle. La miseria non coincide con la povertà; la miseria è la povertà senza fiducia, senza solidarietà, senza speranza. Possiamo distinguere tre tipi di miseria: la miseria materiale, la miseria morale e la mi-seria spirituale. La miseria materiale è quella che comunemente viene chiamata povertà e tocca quanti vivono in una condizione non degna della persona umana: privati dei diritti fondamentali e dei beni di prima necessità quali il cibo, l’acqua, le condizioni igieniche, il lavoro, la possibilità di sviluppo e di cre-scita culturale. Nei poveri e negli ultimi noi vediamo il volto di Cristo; amando e aiutando i poveri amiamo e serviamo Cristo. Il nostro impegno si orienta anche a fare in modo che cessino nel mondo le violazioni della dignità umana, le discriminazioni e i soprusi, che, in tanti casi, sono all’origine della miseria. Pertanto, è necessario che le coscienze si convertano alla giustizia, all’uguaglianza, alla sobrietà e alla condivisione.

    Non meno preoccupante è la miseria mo-rale, che consiste nel diventare schiavi del vizio e del peccato. Quante famiglie sono nell’angoscia perché qualcuno dei membri è soggiogato dall’alcol, dalla droga, dal gioco, dalla pornografia! Quante persone hanno smarrito il senso della vita, sono prive di pro-spettive sul futuro e hanno perso la speranza! Questa forma di miseria, che è anche causa di rovina economica, si collega sempre alla miseria spirituale, che ci colpisce quando ci allontaniamo da Dio e rifiutiamo il suo amore. Se riteniamo di non aver bisogno di Dio, che in Cristo ci tende la mano, perché pensiamo di bastare a noi stessi, ci incamminiamo su una via di fallimento. Dio è l’unico che ve-ramente salva e libera.

    Il Vangelo è il vero antidoto contro la mise-ria spirituale: il cristiano è chiamato a portare in ogni ambiente l’annuncio liberante che esiste il perdono del male commesso, che

    Dio è più grande del nostro peccato e ci ama gratuitamente, sempre, e che siamo fatti per la comunione e per la vita eterna. È bello sperimentare la gioia di diffondere questa buona notizia, di condividere il tesoro a noi affidato, per consolare i cuori affranti e dare speranza a tanti fratelli e sorelle avvolti dal buio. Si tratta di seguire e imitare Gesù, che è andato verso i poveri e i peccatori come il pastore verso la pecora perduta, e ci è andato pieno d’amore. Uniti a Lui possiamo aprire con coraggio nuove strade di evangelizzazione e promozione umana.

    Cari fratelli e sorelle, questo tempo di Quaresima trovi la Chiesa intera disposta e sollecita nel testimoniare a quanti vivono nella miseria materiale, morale e spirituale il messaggio evangelico, che si riassume nell’an-nuncio dell’amore del Padre misericordioso, pronto ad abbracciare in Cristo ogni persona. Potremo farlo nella misura in cui saremo con-formati a Cristo, che si è fatto povero e ci ha arricchiti con la sua povertà. La Quaresima è un tempo adatto per la spogliazione; e ci farà bene domandarci di quali cose possiamo privarci al fine di aiutare e arricchire altri con la nostra povertà. Non dimentichiamo che la vera povertà duole: non sarebbe valida una spogliazione senza questa dimensione penitenziale. Diffido dell’elemosina che non costa e che non duole.

    Che il Signore vi benedica e la Madonna vi custodisca.

    Dal Vaticano, 26 dicembre 2013

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    DIACONATO

    I laici nella Chiesa: dal laicato al diaconatoT I NA PAGLI UCA

    Uno dei tanti meriti del Concilio Vaticano II è stato senza dubbio la riscoperta del ruolo dei “laici” nell’ambito della Chiesa.

    Questa riscoperta è anche la risposta a quanti, animati da buona volontà, ricercano il loro posto nella comunità ecclesiale.

    Il Concilio ria!erma la peculiarità del laico che si concretizza nella testimonianza di una vita cristiana fondata sul Vangelo.

    Il Laico deve tradurre il suo impegno nel man-tenere vivi i valori fondamentali quali la vita, l’uomo, la morale, la famiglia, la religione, ecc... in questa società che distribuisce a piene mani al posto della gioia di vivere e la pace, la nausea, il pessimismo, la stanchezza, la depressione e la violenza.

    Per avere però la forza del testimone la Chiesa raccomanda di alimentarsi senza sosta alle sor-genti della Fede e della Grazia mediante l’ascolto della Parola di Dio, la preghiera, i Sacramenti, ed una costante revisione di vita. Il laico è esortato a rendere questa testimonianza in comunione con la Chiesa, nel dialogo sincero, nell’adesione "duciosa, nella vera collaborazione con il Ve-scovo ed i Presbiteri, riscoprendo la diversità di ministeri, ma nella unità della missione .

    Nella Chiesa vi è diversità di doni e di ne-cessità, di metodi e di settori da evangelizzare. Ma è lo Spirito che agisce in tutti, per la gloria di Dio e la santificazione degli uomini.

    L’appello più evidente e sicuro è che Cristo chiama ogni uomo alla cooperazione ed alla edificazione del Regno. Di conseguenza do-vrebbe nascere nei laici la volontà di scoprire il loro giusto posto nella Chiesa e di vivere questa scoperta nella pienezza della Fede, e nella convinzione che più si è penetrati di spirito evangelico più si potrà contribuire all’opera iniziata da Cristo.

    Oggi, un numero sempre più grande di bat-tezzati sta prendendo coscienza di questa responsabilità totale e continua e della propria capacità di servire nella Chiesa e di inserirsi, come segno d’amore e come fermento evan-gelico, nel mondo.

    Il Diaconato prevede un cammino di di-verse tappe:

    AmmissioneLettoratoAccolitatoDiaconato permanente

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    Diaconato

    Il primo ministero, oggi importante nella Chiesa, è quello del “catechista” quale punto di partenza per la costituzione di una Chiesa tutta ministeriale e non di servizio.

    Spetta al catechista approfondire la propria Fede per poi esserne annunciatore con la pa-rola e la vita. E’ grande la responsabilità di questi laici, uomini e donne, che si assumono l’impegno di iniziare i fanciulli all’incontro con il Cristo, il Vangelo e la Chiesa .

    Intorno a loro dovrebbe essere polarizzata l’attenzione di tutta la comunità, affinchè con la preghiera ed il sostegno morale, i catechisti abbiano sempre la volontà e la capacità di cre-scere ed educare gli altri alla Fede della Chiesa.

    Nel 1971, nel III Sinodo dei Vescovi, si ri-badiva la necessità della rinascita dei mini-steri laicali e con il motu proprio “Ministeria quaedam” di Paolo VI ( del 15/08/1972) ve-nivano istituiti due ministeri : il Lettorato e l’Accolitato.

    Nel 1973 furono, infine, istituiti i “ministri straordinari dell’Eucarestia” (oggi: Ministri Straordinari della Comunione), per la sola distribuzione della Santa Comunione, a cui possono accedere uomini e donne.

    Nasceva così il senso della ministerialità lai-ca che partendo dalla figura del catechista si avviava ad essere un vero e proprio “ministero ordinato” nella figura del “Diacono”.

    Per raggiungere il Diaconato quindi è neces-sario intraprendere un cammino di formazione che ha come finalità quella di acquisire una sufficiente preparazione spirituale, dottrinale e pastorale.

    Come l’annuncio della Fede che dal Vescovo passa al Presbitero e da questi al Catechista, così la proclamazione della Parola di Dio, ma non il Vangelo, nell’assemblea liturgica spetta al Lettore nella sua qualità di “ministro istitu-ito”. Questo ministero segna il gesto concreto di quanti vogliono impegnarsi, oltre che nelle celebrazioni liturgiche, nella organizzazione evangelizzatrice e catechistica.

    Dopo il Lettorato, si accede al ministero dell’Accolitato. E’ compito dell’Accolito curare il servizio dell’altare, aiutare il Diacono ed il Sacerdote nelle azioni liturgiche, animando la comunità e curandone la formazione liturgica

    e biblica. Tutto il suo ministero, però, deve es-sere circondato da un’ardente pietà eucaristica ed un sincero amore per il Corpo di Cristo, il popolo di Dio, i deboli ed i malati.

    Si concretizza così la figura del “Diacono”, il quale risulta essere il laico convinto che parten-do dalla scelta del suo posto nella Chiesa, ha scoperto attraverso il passaggio da Catechista ad Accolito, il senso del ministero ordinato.

    Il ministero del Diacono è il primo gradino dell’Ordine Sacro, che dopo aver svolto un ruo-lo importantissimo nella Chiesa primitiva, oggi ritorna, più che mai attuale come “ministero permanente” dopo il Concilio Vaticano II.

    Al Diacono il Vescovo impone le mani “non per il sacerdozio, ma per il ministero”.

    In virtù dell’ordinazione, spetta al Diacono: amministrare il Battesimo, conservare e di-stribuire l’Eucarestia, assistere e benedire il matrimonio, portare il Viatico ai moribondi, leggere la Sacra Scrittura, istruire ed esortare il popolo di Dio, presiedere al culto e alla pre-ghiera dei fedeli, amministrare i sacramentali, presiedere il rito funebre e della sepoltura.

    Con questi ministeri, si è riallacciata la ca-tena del popolo di Dio che vede tutti, Papa, Vescovi, Presbiteri, Diaconi e laici uniti nel comune sforzo di edificare il Corpo mistico di Cristo che è la Chiesa.

    Tuttavia bisogna stare attenti a non creare confusioni di ruoli, di carismi e di ministeri.

    Tutto nella Chiesa deve essere ordinato per l’annunzio del Regno e per la salvezza dell’uo-mo.

    Il vertice di tutto resta il “Sacerdozio” ed i laici anche usando di tutti i ministeri ordinati, istituiti e non, debbono sempre alimentare nel popolo di Dio l’esigenza e la necessità di far na-scere vocazioni sacerdotali, altrimenti il Corpo di Cristo rischia di rimanere incompleto.

    Poichè tutti partecipiamo, in forza del Bat-tesimo, al Sacerdozio di Cristo, che nella sua Chiesa si espleta attraverso ruoli e compiti ben precisi spetta a noi suoi membri: credere in ciò che proclamiamo, insegnare ciò che crediamo, vivere ciò che insegniamo.

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    C UO N TM I Àdalladalla

    CR IST INA E GI U LI A CR EM A SCHI

    Conosciamo il Monastero

    Il Monastero San Benedetto di via Felice Bellotti, 10 a Milano è un piccolo gioiello, anzi un doppio gioiello se consideriamo sia l’edificio e la sua storia sia le suore benedet-tine che lo abitano.

    La sua fondazione risale al 1892 con l’arrivo di alcune monache costrette all’esilio dai de-creti di soppressione dei monasteri francesi.

    La comunità ha vissuto intensamente gli anni difficili delle due guerre, aiutando in ogni modo i cittadini bisognosi del loro in-tervento materiale e spirituale.

    A seguito del pesante bombardamento dell’agosto del ‘43, le monache si sono sal-vate solo grazie all’intervento del Cardinale Schuster, che le ha costrette all’evacuazione proprio alla vigilia del disastro e che si è pro-digato successivamente per la ricostruzione dell’edificio.

    Dal 1996 la comunità ha dovuto cessare l’attività di istruzione scolastica, mantenendo però il ruolo educativo in diverse forme.

    Per maggiori informazioni sul Monastero e la comunità, consiglio il sito ufficiale: http://www.benedettineadorazione-mi.it

    La Mostra

    Dal 18 al 25 febbraio il Monastero ha ospi-tato la mostra “Oggi devo fermarmi a casa tua”: un’esposizione itinerante in 36 pannel-li, tutti incentrati sul tema dell’Eucarestia e dell’incontro tra Gesù e l’uomo.

    È divisa in 4 sezioni, che focalizzano le

    Mostra “Oggi devo fermarmi a casa tua”

    4 fasi di un cuore che si apre e accoglie il messaggio d’amore:

    1. Una smisurata indigenza: l’uomo sente di aver bisogno di qualcosa, ma ancora non sa cosa e continua a cercare

    2. Io sono il pane della vita: la proposta che Gesù fa all’uomo

    3. “Signore, da chi andremo?”: i dubbi e le domande che nascono nel cuore di un uomo che si avvicina al messaggio di Gesù

    4. Il dono permane: la gioia di una vita pie-namente dedicata alla fede e a Dio

     Una mostra semplice nell’organizzazione e profondamente introspettiva, che porta un grande messaggio, che fa bene al cuore e gratifica gli occhi. Rappresenta un invito a ricercare Dio nella nostra vita guardando al futuro, ma senza dimenticare il passato. In questo ci aiutano i grandi artisti, che rendono sublime e quotidiano il rapporto dell’uomo con il Signore e il suo Vangelo. Ognuno è li-bero di rapportarsi in modo unico e personale a questa esposizione, lasciandosi trasportare dalle emozioni: non è infatti necessario essere esperti d’arte per apprezzare la limpidezza dei volti e delle rappresentazioni e per farsi condurre verso un’intima riflessione.

    Così tanti capolavori insieme sono proprio difficili da trovare e queste riproduzioni ci aiutano a capire un insegnamento antico ma sempre attuale. Accostiamoci dunque alle opere con la mente libera e pronta, come l’avevano i primi cristiani che non sapendo leggere si facevano guidare dalle immagini.

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    Dalla comunità

    L’Eucarestia! Il dono più bello di Gesù per noiFA BIO OT TAV I A N I

    Nel pomeriggio di sabato 22 febbraio, un piccolo gruppo di parrocchiani (accompagnati da don Dario) si è recato presso il Monastero milanese di San Benedetto per visitare una mostra itinerante sull’Eucarestia. Il titolo di questa mostra era “Oggi devo fermarmi a casa tua – l’Eucarestia, la grazia di un incontro imprevedibile”.

    Ad accoglierci abbiamo trovato Suor Mari-stella dell’Annunciazione, che già conosce la nostra Comunità Parrocchiale. Infatti, poco più di un anno fa, avevamo fatto un gemellag-gio col Monastero e da allora le Suore Bene-dettine (la cui opera principale è la preghiera silenziosa di adorazione ininterrotta presso il tabernacolo) accolgono nel loro cuore an-che le gioie e le angosce dei parrocchiani di San Leone Magno, intercedendo per noi. A guidarci nella Mostra è stato Dante, fratello di Suor Maristella, che ha sapientemente spiegato il percorso dei temi che caratteriz-zavano l’itinerario.

    La mostra, allestita su 36 pannelli, inizia sviluppando il tema della fame e della sete dell’uomo, della sua “smisurata indigenza” cui solo Dio può dare risposta adeguata. Mol-to significativo il pannello rappresentante Zaccheo.

    Zaccheo, era un esattore del fisco,e si era arricchito. Egli cercava di vedere chi era Gesù, ma non ci riusciva a causa della folla. Salì quindi su un albero, perché sapeva che Gesù sarebbe passato di là.Quando Gesù arrivò sul posto, alzò lo sguardo, e lo chiamò per nome: “Zaccheo, vieni giù perché oggi devo fermarmi a casa tua”. Egli discese e lo ac-colse con gioia in casa: finalmente Zaccheo incontrava una persona che non lo giudicava ma che stabiliva con lui un rapporto. E tutti, vedendo ciò, rimasero sconcertati: Gesù offri-va la sua amicizia all’uomo più malfamato e

    disprezzato della città! Il particolare da notare è che la situazione si era capovolta: Zaccheo desiderava vedere Gesù ed invece era Gesù che vedeva Zaccheo e che lo accoglieva! Questo è “l’incontro imprevedibile”. Un incontro che ciascuno di noi desidera, nel proprio cuore, perché ciascuno di noi desidera essere guar-dato, chiamato per nome e trattato da amico.

    La mostra prosegue introducendo il secondo tema: “Io sono il pane della vita”. Dio si fa compagno dell’uomo perché capisce la nostra indigenza e, dinanzi al nostro smarrimento, è Lui a prendere l’iniziativa e a colmare il vuoto, a darci la possibilità di essere in amicizia con Lui. Quante volte Gesù ha dimostrato questa compassione per coloro che incontrava. Uno dei pannelli di questa sezione è stato quello della Samaritana. Era andata al pozzo per prendere acqua e Gesù le aveva chiesto da bere. A partire da quella sete fisica, Gesù la conduce a scoprire la sete profonda del cuore, di un’acqua che disseta l’anima e qui la samaritana si sente compresa e pronta ad iniziare una vita nuova.

    L’incontro con Cristo mette in gioco la libertà dell’uomo. Il terzo tema è: “Signore da chi andremo?” Questa fu la risposta di Pietro alla domanda provocatoria di Gesù dopo che alcuni discepoli se ne erano andati. Gesù aveva infatti domandato: “Volete an-darvene anche voi?”, e Pietro, per spiegare la ragione del loro rimanere aggiunse alla sua risposta: “Tu solo hai parole di vita eterna”. Il significato della risposta di Pietro spiega che se ci allontaniamo da Gesù, siamo perduti perché da chi potremo andare? Chi troveremo in grado di liberarci dalla confusione, dallo smarrimento e dalla morte? Con Gesù l’uomo ritrova se stesso!

    L’ultimo tema della mostra è “Rimani con noi, Signore”. Per cercare di sviluppare questo

    Monastero San Benedetto

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    Dalla comunità

    tema, è stato molto significativo il pannello rappresentante i discepoli di Emmaus. Il loro dramma rispecchia la situazione di molti cristiani del nostro tempo: la speranza fallita e la crisi della fede a causa di esperienze ne-gative che ci fanno sentire come abbandonati dal Signore. Solo l’incontro con Gesù risorto può donarci una fede viva ed autentica perché nutrita della Parola di Dio e della sua pre-senza reale nell’Eucarestia. Nell’Eucarestia Gesù si rende presente a noi in modo vero.

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    Dalla comunità

    In questi ultimi anni, ci siamo accorti - con ancora maggior forza rispetto alla prima fase della crisi (2008-2009) -, che termini come in-dici di Borsa piuttosto che spread, hedges funds piuttosto che spending review, non sono fac cende lontane e per addetti ai lavori, ma sono capa ci di cambiare i governi, i nostri bilanci familia-ri, i no stri progetti di vita. E allora dobbiamo occuparcene tutti, “abitando” di più questi luoghi che se restano disabitati dai cittadini alla lunga diventano inuma ni. Come? Il primo messaggio che ci giun ge dalla crisi, dunque, è la necessità di una “riduzione delle di stanze” tra i luoghi delle decisioni e i luoghi di vita delle persone, e quindi una critica a tutta una poli tica finanziaria che ha invece fortemente voluto la concentrazione delle banche.

    Allo stesso tempo, perché il mercato sia ve-ramente civile e luogo di libertà, ha bisogno di cittadini che siano nelle condizioni di poter effettuare scelte informate.

    C’è qualcosa di sba gliato nel capitalismo cui abbiamo dato vita so prattutto in Occidente. E questo “qualcosa” non ha a che fare con la fi-nanza e forse nean che con l’economia, perché si gioca a un livello della nostra cultura molto più profondo. La crisi che stiamo sperimentando è come u na febbre, che segnala che qualcosa non va nell’organismo. E siccome la febbre dura da tempo, e la temperatura aumenta, la febbre va presa molto sul serio.

    Prima patologia: Negli ultimi decenni abbia-mo depredato l’am biente, lo abbiamo ferito, umiliato. Nel giro di un paio di generazioni stiamo consumando un patrimonio di risorse - petrolio e gas ma non solo - che la terra ha generato in milioni di anni. E nel depaupera re questo patrimonio stiamo anche ferendo anche l’at mosfera.

    Seconda patologia: la diseguaglianza eco-nomica sta crescendo nel mondo, anche grazie alla rivoluzione della finanza. Senza uguaglianza e conomica, che non si gioca solo sull’asse del

    reddi to ma anche su quello del lavoro, il princi-pio di u guaglianza resta troppo astratto, perché le persone non possono realizzare la vita che desiderano vive re. L’uguaglianza è la seconda parola del trittico del la modernità, e negarla significa negare anche le al tre due, poiché o l’uguaglianza, la libertà e la frater nità stanno assieme, o non se ne realizza autentica mente nessuna.

    La crescita è una sfida, la diseguaglianza ancor di più. L’aumento della diseguaglianza nelle economie capitalistiche sta diventando il primo vero ostacolo allo sviluppo economico e socia-le. A causa della grande diseguaglianza - non solo nella redistribuzione della ricchezza, ma anche di opportunità, diritti e libertà - la ric-chezza dopata che abbiamo creato non è feconda e generativa di lavoro e di autentico sviluppo.

    Se si ripercorre il cammino che abbiamo com-piuto dalla rivoluzione industriale a oggi, ci si rende conto di quanto sia preoccupante nelle economie di mercato l’indice delle disegua-glianze. Dopo una sostanziale diminuzione nelle economie occidentali del Novecento, dovuta al passaggio da economie e strutture sociali feudali a un’economia di mercato molto più dinamica, negli ultimi decenni il capitalismo trionfante sta facendo di nuovo aumentare le diseguaglian-ze, riportandole a livelli molto vicini a quelli iniziali. Questo trend non riguarda solo aree del mondo più o meno sviluppate o ricche, ma sempre più i singoli Paesi al loro interno.

    Negli Stati Uniti i primi 500 top manager gua-dagnano in media 10 milioni di dollari l’anno, e i 20 più ricchi manager di hedge funds (i fondi d’investimento più speculativi) guadagnano in totale più della somma dei redditi di quei 500 manager.

    E c’è di più: oggi la diseguaglianza presente all’interno degli Usa è molto simile a quella di Paesi che stanno solo ora uscendo da strutture

    Le sfide di un mondo sempre più diseguale

    A N NA POZZI

  • 10

    Dalla comunità

    sociali feudali. Insomma, il nostro tardo capita-lismo sta assomigliando troppo al tardo feudale-simo, come se due secoli di sviluppo economico e di diritti non fossero serviti a nulla, o a troppo poco, in termini di diseguaglianza.

    L’Italia risulta, sulla base del rapporto OCSE, Government at a Glance, tra i Paesi in cui è più alto il differenziale tra stipendi dei dirigenti pubblici e dei loro dipendenti (pur con dati precedenti alle ultime modifiche normative in senso restrittivo), nonché un Paese dove i 100 top manager hanno guadagnano nel 2012 oltre 400 milioni di euro (50 in più del 2012).

    Troppo mercato sta producendo gli stessi frutti incivili dell’assenza di mercato.

    E questo è un messaggio urgente e grave, anche perché contraddice l’utopia riformista profondamente associata alla nascita dell’eco-nomia politica moderna, quando lo sviluppo dei mercati era visto dagli illuministi come il principale strumento per superare il mondo feudale, e avviarsi verso quella società demo-cratica di persone libere e uguali da loro non intravista, ma agognata.

    E, infatti, finché lo sviluppo dei mercati è stato anche sviluppo del lavoro e dei diritti, l’economia è stata complessivamente fedele alla sua vocazione originaria; ma un capitalismo di ultima generazione, fondato sulle rendite finanziarie e sul debito, sta riportando il mon-do in una polarizzazione rigida tra classi che credevamo di aver superato.

    I 4/5 dei cosiddetti poveri assoluti (i circa due miliardi di persone che vivono con me-no di 2 dollari al giorno) non si trovano più nei cosiddetti “Paesi poveri”, ma in Paesi a reddito medio e alto. Ciò dice un fatto nuovo e di portata epocale: la linea di demarcazio-ne tra ricchi e poveri è sempre meno legata alla geografia (Nord-Sud) ed è sempre più spostata all’interno di ogni Paese: la globa-lizzazione ha infatti profondamente cambiato la morfologia della povertà.

    Il mercato, perché sia veramente civile e luogo di libertà, ha bisogno di cittadini che siano nelle condizioni di poter effettuare scelte informate. Affinché il mercato non diventi una gara al ribasso su tutti i fronti, c’è un vitale bisogno di forti investimenti nella scuola e nella cultura, che offrano ai cittadini strumenti per esercitare coscienza critica e vera libertà di scelta.

    In Italia, ad esempio, l’educazione ambien-tale, musicale, alimentare e al consumo di bambini e adulti è nulla o tragicamente troppo insufficiente. Se non sappiamo distinguere tra una canzone pop e una sinfonia di Beethoven, o tra un caffè del commercio equo e un caffè che costa poco perché prodotto sfruttando i lavoratori, persino lo “sviluppo” dei mercati peggiora tutti e tutto. Se vogliamo dar vita a un mercato che aumenti sia le libertà sia l’uguaglianza, investiamo di più nella scuola e nella cultura, e cambiamo programmi scola-stici. Ma, soprattutto, a chi parla di mercato, politici compresi, chiediamo sempre di quale mercato parlano e quale mercato vogliono; perché i mercati sono molti, e non tutti sono buoni.

    L’opinione pubblica deve fare molto di più: il bombardamento di indici di Borsa, spread, numeri che sta dominando l’orizzonte della nostra civiltà sortisce un effetto ipnotico, che blocca sul nascere ogni iniziativa civile e po-polare tesa a chiedere più partecipazione nelle scelte, manovre, a chiedere più democrazia. E una delle ragioni è la quasi totale ignoranza economica-finanziaria dei cittadini di fronte a temi complessi.

    La vita economica come la conosciamo oggi è profondamente diversa da quella che cono-scevamo fino agli anni Settanta: il mercato sta diventando sempre di più la principale grammatica delle relazioni sociali. Si conti-nua a pensare all’economia, ai suoi linguaggi alle sue tecniche, come a qualcosa che ri-guarda un ambito separato dalla vita civile, competenza di addetti ai lavori, per poi venire sommersi quotidianamente da tutta un’in-

    Le sfide di un mondo sempre più diseguale

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    Dalla comunità

    Incontro con Claudia Koll

    Questa è un’altra tappa della ”tourneè” un po’ particolare della Star Rose Academy, un’ac-cademia di arte e spettacolo che prende vita da due incontri molto speciali: il primo è quello dell’attrice Claudia Koll con Madre Carmela Superiora Generale delle Suore Or-soline della Sacra Famiglia, e il secondo è quello di entrambe con la lettera agli artisti di Giovanni Paolo II.

    “Nessuno meglio di voi artisti, geniali co-struttori di bellezza, può intuire qualcosa del pathos con cui Dio, all’alba della creazione, guardò all’opera delle sue mani. Una vibra-zione di quel sentimento si è infinite volte riflessa negli sguardi con cui voi, come gli artisti di ogni tempo, avvinti dallo stupore per il potere arcano dei suoni e delle parole, dei colori e delle forme, avete ammirato l’opera del vostro estro, avvertendovi quasi l’eco di quel mistero della creazione a cui Dio, solo creatore di tutte le cose, ha voluto in qualche modo associarvi.”

    Giovanni Paolo II ci chiama “geniali co-struttori di bellezza”. L’arte è geniale, non è frivola e indifferente ma illuminante. Ras-serena il cuore di chi la fa e di chi, come nel caso di domenica, la guarda e l’ascolta.

    Per essere geniali però non basta il talento, serve studio e sacrificio; per questo nei tre anni accademici riceviamo una formazione di alto livello da insegnanti che hanno do-nato la loro vita alla recitazione,al canto o

    GI U LI A COR R A DI

    alla danza, vivendole davvero come vocazioni e mostrandoci così, concretamente, che è amando ciò che facciamo che le persone si innamorano della nostra arte.

    Le lezioni si svolgono dal lunedì al venerdì ed ogni allievo è chiamato a confrontarsi con discipline che non sempre sente proprie (non è detto che un attore abbia un rapporto sem-plice con la danza o con il canto e viceversa). Questo comporta una crescita nella capacità di mettersi in gioco, fondamentale nel mondo dello spettacolo. Ma non può finire qui!

    L’intuizione di Claudia è quella di creare un gruppo affiatato di artisti, una compagnia pronta a lanciarsi e, come dice Papa France-sco, ad andare nelle “periferie” per portare un’arte pulita ed intelligente, un messaggio di speranza, di amore per la vita e di verità.

    Come Claudia ha affermato domenica “po-che chiacchiere e più fatti”, noi insieme a lei diciamo “poche chiacchiere e più spettacoli!”.

    Siamo ragazzi provenienti da tutte le parti d’Italia con in comune un ideale alto: quello di credere davvero che “che la bellezza salverà il mondo”, come diceva Dostoevskij.Non lo af-fermiamo per sentito dire, ma per esperienza. Claudia ci insegna a vivere sul palcoscenico nella verità e nel momento presente; trovan-doci ad interpretare ruoli di personaggi che hanno,per fede, avuto il coraggio di cambiare il corso della storia, pagando anche con la propria vita, è inevitabile che dentro di noi

    formazione (e una simbolica) economica che riempie le nostre colazioni, pranzi e cene.

    C’è allora un urgente bisogno di investire in educazione economico-finanziaria, perché l’unico modo per ridurre il peso e l’invaden-za dell’economia e della finanza nelle nostre vite, e magari governarle con la democrazia, è conoscerle bene o almeno meglio.

    La democrazia è cominciata veramente nei banchi di scuola, con la letteratura, con la poesia, con la matematica, che ci hanno tra-sformato da servi in cittadini. Oggi la nuova democrazia richiede di formarsi anche all’e-conomia e alla finanza se vogliamo essere veramente liberi e non in balìa di tecnici, di indici e di “ferree leggi”.

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    Dalla comunità

    Incontro con Claudia Koll

    Lettera dalla Bolivia

    entrino in collisione i valori di questi ultimi con le regole del successo di oggi. È l’eco che ogni messa in scena lascia dentro di noi che ci spinge a continuare su questa strada, è ogni sipario che si chiude che ci convince di doverne aprire una altro, sono le parole di chi commosso o entusiasta viene a salutarci nei camerini per conoscere le date e i luoghi dei prossimi spettacoli, che riaccendono ogni volta dentro di noi la scintilla e l’amore per questo mestiere. Cito ancora,per concludere, il beato Giovanni Polo che alla fine della lettera agli artisti riassume quella che è la regola (missione) della Star Rose Academy: “I vostri molteplici sentieri, artisti del mon-do, possano condurre tutti a quell’Oceano infinito di bellezza dove lo stupore si fa ammirazione,ebbrezza, indicibile gioia.”

    Per andare avanti abbiamo però bisogno dell’appoggio di chi vuole credere insieme a noi in questo progetto. Lasciando ogni riferimento per chi avesse la possibilità di sostenerci economicamente, col-go l’occasione per ringraziarvi dell’ospitalità e chiedervi un’ultima cosa: il miglior supporto è sempre quello che viene dalla preghiera!

    IT03N0306903225100000001240Intesa San PaoloCONGREGAZIONE SUORE ORSOLINE DELLA SACRA FAMIGLIA VIA MONTE SENARIO, 83 - 00141 [email protected]. 0687179489

    Riprendo in mano il quadernetto sul quale appunto tutte le informazioni utili qui e che mi ha accompagnato per tutta la durata delle tre settimane di   formazione pre-partenza, anzi che dico.. ci sono appunti che risalgono alla giornata del 18 novembre 2013 ultima giornata di selezione…che giornata quella! 29 persone provenienti da diverse parti d’I-talia, tutte lì in quel salone a giocarsela fino all’ultimo nella speranza di vivere un anno scomodo, nuovo e bello per guardare il mondo da una diversa prospettiva.

    Aspettate aspettate…cosa dico! Primissimi appunti datati 16 settembre 2013, giornata in cui viene presentato il progetto Impronte di pace di Caritas Ambrosiana. E già in quella sede avevo scelto la Bolivia.. e seguono po-che altre indicazioni: che il tutto si sarebbe svolto a Cochabamba, una città a poco più di

    CR IST INA DE LILLO

    2500 m di altezza, dove tra le lingue parlate risalta alle mie orecchie il quechua. Obiet-tivo principale del progetto sulla Bolivia: promozione del territorio, mettendo in rete le forze vive presenti in loco. Come? Evitan-do l’assistenzialismo e senza sostituirsi agli operatori locali.

    mmm… quindi? Cosa si deve fare? Cosa c’è da fare? E come è meglio procedere?

    Ok sono qui da martedì 25 febbraio e io questa cosa ancora non l’ho capita! Eh eh…

    Ammetto di stare con fatica nell’atteggia-mento dell’attesa, della non attività, io mila-nese doc su questo fronte, che se c’è da fare non mi tiro indietro e fremo dalla voglia di mettere le mani in pasta, di proporre e usare un po’ di fantasia. 

    Ma qui mi si sta chiedendo altro per il momento. Conoscere le varie ramificazioni

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    Dalla comunità

    dell’intricata opera Caritas di Cochabamba, incontrare le varie realtà sociali presenti sul territorio cochabambino, parlare e incontrare i vari responsabili di quel centro, di quella pre-cisa commissione, la segretaria del direttore, la collega di quel dato ufficio, la referente di quel progetto, e così via. Sto conoscendo tutto ciò che si trova tra me, l’agito concreto e le persone alle quali si rivolgono gli interventi. 

    Frustrante? Necessario? Interessante? Tempi d’attesa infiniti? Aria fritta?

    In realtà sostengo quel che afferma nel suo post il mio super compañero d’avventura El Gringo… ovvero che questa fase fa parte del gioco e che prima di fare qualsiasi cosa bisogna capire dove si è andati a finire e chi sono le persone che ci circondano. Bisogna regalarsi il tempo di riprendersi dallo sgo-mento che questa terra “altra”  e assoluta-mente diversa trasmette appena si percorre il tragitto dall’aeroporto alla casa ospitante. Un’eterna ricerca d’equilibrio tra la tendenza a subirne il fascino e alla facilità di criticare tutto perché si potrebbe fare tutto meglio, perché da noi funziona meglio quella roba lì, perché è troppo strano per essere vero e blablablablaaaa! 

    Pazienza nell’accogliere la diversità, il nuovo e allo stesso tempo sguardo attento, positi-vamente critico, uno sguardo capace a lungo andare di far germogliare qualcosa perché sa cogliere le occasioni e non inaridisce la conoscenza.

    E trasformare in parole tutta la diversità e la complessità che sto vivendo è assai arduo…

    Ma cercherò di farlo con il prossimo post…iniziando con piccoli assaggi di quotidianità cochabambina!

    Qual è dunque il mio stare ora? È quello del vuoto a rendere… cerco di eliminare tutte quelle sicurezze, quelle limitazioni cerebrali, quelle convinzioni che non mi permettono di guardare a questo nuovo contesto con criticità costruttiva e creo lo spazio affinché possa realmente nascere e germogliare un incontro vero e autentico. Perché ho molto da dare, ma a suo tempo…con cura e con le dovute attenzioni.. senza invasioni.

    Via con la sfida! ;)

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    SGUARDO SUL MONDOVAT ICA NO - COR E A

    T I NA PAGLI UCA

    Papa Francesco visiterà la Corea del Sud dal 13 al 18 agosto 2014. Nel corso del viaggio parte-ciperà alla Giornata asiatica della Gioventù che si terrà a Daejeon, presiederà la messa di be-atificazione dei 124 nuovi martiri coreani e una messa per la pace rivolta alla Corea del Nord.

    Nel testo del comunicato della Sala stampa della Santa Sede si legge: “Accogliendo l’invito del Presidente della Repubblica e dei Vescovi coreani, Sua Santità Francesco compirà un Viaggio Apostolico nella Repubblica di Corea dal 14 al 18 agosto 2014, in occasione della Sesta Giornata della Gioventù Asiatica, che si svolgerà nella Diocesi di Daejeon”. Secondo l’agenzia Yonhap, il Papa incontrerà anche la presidente Park Geun-hye

    L’arcivescovo di Seoul, cardinale Andrea Yeom Soo-jung, in un messaggio per com-mentare la notizia, scrive: “Voglio esprimere il mio più caloroso benvenuto a Papa Fran-cesco, che viene a visitare la Corea. Sono davvero grato per il fatto che il Santo Padre abbia tenuto a mente i giovani dell’Asia e i fedeli coreani, decidendo di fare un viaggio così lungo nella nostra nazione. Nella messa di ringraziamento per la creazione dei nuovi cardinali, il Santo Padre ha espresso parole di affetto per la Corea; e ora che sappia-mo che verrà davvero nella nostra nazione,

    Seoul e il Vaticano confermano la visita del Papa in Corea

    Il viaggio del pontef ice si svolgerà dal 14 al 18 agosto 2014. Papa Francesco presiederà la messa di beatif icazione dei 124 martiri coreani, una messa per la pace rivolta alla Corea del Nord e parteciperà alla Giornata asiatica della Gioventù nella diocesi di Daejeon. La gioia del card. Yeom: “Prego aff inché porti pace e riconciliazione nella penisola”.

    posso sentire la grazia abbondante di Dio”.La visita del Santo Padre, scrive ancora il

    card. Yeom, “è una grande gioia e una grande benedizione per la nostra nazione. Prego che la visita del Papa possa portare pace e ricon-ciliazione alla penisola coreana. Spero che questa possa essere anche una possibilità per tutta l’Asia, di conoscere la pace del Signore. Possa essere anche un’occasione, per i poveri e gli emarginati, di tornare a sperare”. 

    Saranno beatificati 124 nuovi martiri co-reani.

    Il servo di Dio Paolo Yun Ji-chung, laico, e 123 compagni, sono stati uccisi in odio alla fede tra il 1791 e il 1888. La cerimonia di beatificazione è prevista per il 15 agosto. La Chiesa locale aspettava da tempo questa decisione.

    E’ stato Giovanni Paolo II ad aprire la strada degli altari al gruppo nel 2003, quando li ha proclamati Servi di Dio.

    Lo stesso papa polacco aveva canonizzato nella sua prima visita in Corea, nel 1984, il sacerdote Andrea Kim e altri 102 martiri.

    L’epopea dei martiri coreani - dal 1785 fino al 1882 sono stati uccisi più di 10mila cattolici, dei quali solo 10 sono stranieri - è una fonte di ispirazione e di rinnovamento per la Chiesa

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    Sguardo sul mondo

    di Corea che dedica il mese di settembre al culto e al pellegrinaggio ai luoghi del martirio.

    Lo scorso luglio si era tenuta addirittura una “maratona del Rosario”, per chiedere a Dio la canonizzazione di Paolo Yun e dei suoi compagni.

    Con una notte di preghiera cui hanno par-tecipato più di mille persone, l’arcidiocesi di Seoul ha lanciato lo scorso 1 luglio una “maratona del Rosario” per chiedere la cano-nizzazione di p. Choi Yang-oeb, Paolo Yun Ji-choong e i suoi 123 compagni uccisi in odio alla fede durante le persecuzioni del XVIII - XIX secolo. Lo scopo è quello di recitare 100 milioni di misteri per ogni martire, per un totale di 12,5 miliardi di preghiere.

    La Chiesa coreana è stata fondata e sostenuta dai laici; la fede cristiana comparve in Corea agli inizi del 1600 tramite le delegazioni straniere che ogni anno visitavano Pechino. Tuttavia la nuova religione non incontrò il fa-vore del governo locale, che per secoli ha portato avanti una feroce perse-cuzione nei suoi confronti. Oggi più del 10% della popolazione totale è di fede cattolica, e questo numero aumenta di anno in anno.

    L’arcidiocesi della capitale core-ana ha presentato, poi, le “rotte dei martiri”, itinerari di pelle-grinaggio che uniscono i luoghi

    santi della Chiesa coreana con le chiese erette a memoria dei martiri di Seoul. La cerimonia inaugurale, dal tema “Io sono la via, la verità e la vita”, si è tenuta lo scorso settembre nella cattedrale Myeongdong.

    Il pontefice celebrerà anche la grande messa di apertura della Giornata asiatica della gio-ventù, che si terrà a Daejon e il cui tema sarà: “Giovani dell’Asia, svegliatevi! La gloria dei martiri risplende su di voi”.

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    SPAZIO RTE

    La mostra “Klimt. Alle origini di un mito”, è aperta tutti i giorni dal 12 marzo al 13 luglio al Palazzo Reale di Milano, in Piazza Duomo. Orari di visita: lunedì 14.30- 19.30; martedì, mercoledì, venerdì e domenica 9.30 - 19.30;giovedì e sabato 9.30 - 22.30.

    ADA N IEL A SA NGA LLI

    Klimt alle originidi un mito

    La mostra si concentra su un nucleo di 20 dipinti di Gustav Klimt, pittore austriaco, uno dei nomi più noti e ricordati nella storia dell’arte moderna.

    La mostra conduce il visitatore alla scoperta dell’universo klimtiano, partendo dall’inizio dei suoi studi alla Scuola di Arti Applicate di Vienna, passa per la sua passione per la musica e per il teatro e giunge a svelarne i legami familiari e i rapporti a!ettivi: si va dalla meravigliosa “Salomè” del 1909 sino all’incompiuto “Adamo ed Eva” del 1918, al Girasole e Acqua in movimento. Straordinaria occasione per una esperienza immersiva è poi la riproduzione del “Fregio di Beethoven”, esposto  nel 1902 a Vienna, che occupa un’in-tera sala. Si entra in un “opera d’arte totale”, sulle note  della Nona sinfonia di Beethoven.

    Sono molti gli elementi che creano un clima di fastosità orientale nell’opera di Klimt, tra intrecci di linee curve si a!acciano volti uma-ni, segnati da violente passioni, corpi stilizzati si muovono su un palcoscenico che ha scelto la decorazione come elemento uni"cante il tutto; dettagli espressionisti esaltano i sentimenti, cari alla letteratura e alla poesia contempo-ranea. Il decadentismo con Klimt si celebra in modo sublime. Naturalismo, Simbolismo, Art Nouveau si liberano per le stanze, con le cromie e la luminosità stupefacenti che Klimt sapeva infondere alle proprie opere, rendendole testimonianze vivide e partecipi dell’esistenza umana, con un sapore unico, universale ed incantato.

  • AprileMaggio

    Lunedì 14 aprileore 9.00/16.00/21.00 in chiesa celebrazione della riconciliazione comunitaria

    Lunedì 14 – martedì 15 – venerdì 16 aprileore 7.25 in chiesa ‘novena’ per i ragazzi dell’oratorio

    Giovedì 17 – venerdì 18 – sabato 19 aprileore 7.10 in chiesa Triduo in preparazione alla Pasqua

    Lunedì 28 aprileore 21.00 in sala della Comunità Consiglio pastorale di formazione sul documento conciliare Gaudium et Spes.

    Lunedì 5 maggioore 21.00 nella sala della comunità: Lectio sul vangelo di Marco

    Martedì 6 maggioore 19.00 pellegrinaggio decanale a Caravaggio

    Venerdì 16 maggioore 21.00 Gruppi del Vangelo

    Giovedì 29 maggioore 20.45 processione mariana parrocchiale

    Venerdì 30 maggioore 21.00 in chiesa conclusione dei gruppi del Vangelo

    NEWSParrocchiali

    NEL SITO PARROCCHIALE

    Nel nostro sito http://sanleone.it/alla pagina http://sanleone.it/parrocchia/gruppi-parola si possono ascoltare i !le audio delle lectio di don Dario e leggere le schede utilizzate per i gruppi del Vangelo nelle famiglie e i testi degli incontri sul vangelo di Marco tenuti dai laici. alla pagina http://sanleone.it/parrocchia/equoleone/eventi-2012-2013 il testo completo e la registrazione dell’intervento di Anna Pozzi all’incontro organizzato dall’EquoLeone e Caritas. alla pagina http://sanleone.it/parrocchia/caritas le relazioni e le ri"essioni in occasione degli incontri per gli operatori caritas e l’aggiornamento del Fondo Respiro.

  • Per comunicazioni, domande, contributi e collaborazioni fare riferimentoal seguente indirizzo: [email protected]

    Anagrafe ParrocchialeHANNO RICEVUTO IL BATTESIMOfebbraio-marzo 2014

    Battista DomenicaBlanda GiuseppinaCalabrese Pietro SalvatoreCasamassima PietroClerici OresteFrancese GiovanniPoltronieri Maria

    Quaglia Francesco Tommaso GiuseppeResta Rocco AlessandroRossi EdoardoRossi MariaTedesco Angelo

    Caldi MassimoDi Roma Lavinia MariaFormenti GiorgiaManuppelli GiovanniMarzio AriannaMc Goddyson Chiamaka Emanuela

    Mc Goddyson Chinedu SamuelPerera Jajasuriya Kuranage AmeliaMaldini Christal LuciaRappellino MarcoRongioletti Roman

    NELLA LUCE DELLA RESURREZIONEfebbraio-marzo 2014

    LA CROCEFISSIONE BIANCA – di Marc Chagall.

    “Volgeranno lo sguardo a colui che hanno tra!tto” (Gv 19, 37; cfr Zc 12, 10). “La croci!ssione bianca”, dipinta da Marc Chagall nel 1938, associa molti elementi che ricordano le violenze e i soprusi contro gli ebrei dell’Europa orientale negli anni ’30.Cristo è al centro, inchiodato su una croce bianca, già morto. Il suo corpo è inondato di luce bianca, proveniente da un raggio che scende trasversalmente. Sopra la sua testa sta un’iscrizione, in ebraico. La sto"a che gli cinge le reni ricorda uno scialle per la preghiera degli ebrei. In basso, sotto la croce, un candelabro a sette braccia. Sulla destra, l’incendio appiccato ad una Sinagoga, dopo averne disperso le suppellettili (sedie e libri). Un uomo, con abito e berretto verdi, fugge portando un sacco sulle spalle; sotto di lui, un fumante rotolo della Bibbia, e una donna sconso-lata che accarezza il suo bambino. Sul lato sinistro una serie di scene di aggressione e di esodo: persone costrette a fuggire per salvare la Torah; una barca di disperati in fuga; un villaggio messo prima a soqquadro e poi incendiato; l’esercito russo all’assalto. Sopra la croce, in cielo, Mosè che consola tre persone in pianto.