Il Bollettino del Praticante dello Shin Bu Dojo · Soluzione dei Giochini Zen ... do, i "bushi"...

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ShinBuN ews Il Bollettino del Praticante dello Shin Bu Dojo 3, 2, 1... Esami!

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ShinBuN ews Il Bollettino del Praticante dello Shin Bu Dojo

3, 2, 1... Esami!

Responsabile : Fabrizio Ruta

Redazione: Vincenza Patruno, Jacqueline Gentile, Gaetano Nevola

Foto: Vincenza Patruno,

In copertina: Rei allo Shin Bu

Sommario

Editoriale 3

Realizzare l’unificazione tra Spirito, Mente e Corpo 4

3,2,1...Esami! Esami Aikido Taisabaki: Okuriashi Taisabaki: Tzughiashi Gli esami si avvicinano… Istruzioni per NON essere promossi Promemoria per esami di sesto kyu

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Senti chi parla Il praticante si racconta

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Dall’Oriente Storie Zen Le Bacchette Cinesi

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I Pensieri di O’ Sensei Come un torrente montano

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Umorismo Modi di dire….Made in Japan?

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Varie Il piacere di un libro di carta Amore e Libertà … o Dipendenza e Fuga? Dizionario giapponese-italiano (G...N) Concorso “Trova l’errore” Concorso “Vota la Foto” Soluzione dei Giochini Zen La Redazione ringrazia...

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Carissimi praticanti,

la Redazione ha deciso di pubblicare eccezionalmente questo numero ad

un solo mese di distanza del precedente (in realtà la Redazione non lo ha

deciso ma le è stato tassativamente ordinato dal maestro in base alla legge

pubblicata sullo ShinBuNews Anno 1 Numero 0. Pag 30 Lemma 18)

in occasione di un evente che sta a cuore a tutti noi: gli esami! Infatti, in

questo numero, troverete consigli seri, semiseri e per niente seri su come

praticare e su come affrontare il grande momento di verifica del lavoro

svolto durante la pratica.

Nella sezione “Varie” troverete il nome del vincitore/trice del concorso

“trova l’errore”, la foto più votata della ormai mitica festa a sorpresa, ed

anche, udite udite, la soluzione dei giochini zen (?).

Ci auguriamo che l’intenso impegno che state dimostrando

nell’allenamento (di cui è testimone lo specchio appannato) non vi impedi-

sca di leggere questo bollettino e di commentarlocon lo stesso entusiasmo

che avete dimostrato per il numero zero.

Buon Keiko e in bocca al lupo!

La Redazione.

“Non c’è bisogno di edifici, soldi, potere o stato sociale per prati-care l’Arte della Pace. Il cielo è proprio dove ti trovi, e quello è il posto per allenarti”

O' Sensei

Editoriale

S

hin

Bu

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ShinBuNews

Gennaio 2005

All'origine c'è lo spirito: le arti marziali giapponesi ("Budo") hanno esercitato una grande in-fluenza sulla cultura giapponese nel corso dei settecento anni del governo feudale. Dal "Periodo Muromachi" 1392-1573), e all'''E-poca dei paesi combatten-ti" (1482-1558), in particolar mo-do, i "bushi" ricevevano una for-mazione molto intensa, che al giorno d'oggi sarebbe impensa-bile. Inoltre, poiché le arti marzia-li ("Bujutsu") sono direttamente connesse alla vita e alla morte, essi si addentrarono anche pro-fondamente nei problemi dello spirito, e, attraverso gli insegna-menti e le pratiche ascetiche del-lo Shintoismo, del Buddismo, del Confucianesimo, di Chuang-tse e Lao-tse, innalzarono ai massi-mi livelli queste "Vie". Quando terminò l"'Epoca dei pa-esi combattenti", nella tarda "Epoca Edo" in cui regnò la pa-ce, venne stabilito il sistema feu-dale. In quel periodo si creò una distinzione fra le pratiche mar-ziali usate nel combattimento ve-ro e proprio e le pratiche marziali connesse con il codice di forma-zione del "Bushido", che enfatiz-zava lo spirito di lealtà, cui ven-ne data una grande importanza. Poiché nel "Periodo Sho-wa" (1925-1988) queste ultime furono utilizzate per rafforzare e diffondere lo spirito di patriotti-smo e anche a causa del fatto che ciò ebbe un forte impatto fra la gente, ancora oggi sono in molti a credere che lo spirito del "Budo" corrisponda all'idealismo confuciano. Questa è la via dell'etica (morale) sociale che si creò per soddisfare le esigenze di quei

tempi ed è generalmente chia-m a t a l a " V i a d e l l ' E t i -ca" ("Shingaku no Michi"). Tuttavia nel Budo si era manife-stata anche un'altra via che dif-feriva dalla morale confuciana-dominante e che in modo latente era sempre esistita sin dalle e-poche più remote. Lo spirito nascosto del Budo, non è in rapporto con le epoche storiche, ma è un sistema che si basa sulle verità universali date in dono a tutti gli esseri viventi: è la cosiddetta "Via dei Principi Spirituali" ("Shinpo no Michi") che attraverso le arti marziali (Budo) ha ricercato nei metodi per utilizzare ed incrementare la forza vitale e che ha perseguito ai massimi livelli la realizzazione delle facoltà di cui l'universo ha fornito il genere umano. La "Via dei Principi Spirituali" è un sistema derivato dai metodi di pratica dello Shintoismo, del Buddismo esoterico (Mikkyo), dello Zen, del Taosismo e degli insegnamenti di Chuang Tse, e rappresenta la "Via" che ha unifi-cato (sintesi) la filosofia pratica (applicata) orientale dell'''unione mente-corpo" e le arti marziali (Bujutsu). Questa via indica come condurre ed utilizzare la propria vita ba-sandosi sulla concezione (visione) orientale del mondo e dell'esistenza, è la via che "scorre in fondo al cuore" e che ancor oggi sostiene la visione dell'universo e dell'esistenza dei giapponesi. Per comprendere realmente cosa sia l' "unione di

spirito, tecnica e corpo" è neces-sario conoscere a fondo questa 'Via dei Principi Spirituali'. In particolare, occorre porre l'at-tenzione sul fatto che il sistema di allenamento tradizionale giap-ponese che esalta la "Via dei Principi Spirituali" e i metodi di allenamento generalmente utiliz-zati al giorno d'oggi negli sport occidentali, nella ginnastica e nelle forme competitive di arti marziali, sono completamente differenti. Questa Via rappresen-ta un sistema di allenamento o-rientale, un "metodo di medita-zione in movimento" o "Zen in movimento", che non ha nulla a che fare con il concetto di "vincere" o "perdere" o con l'idea del confronto fra chi è forte è chi è debole. Poiché la condizione di "Fudoshin" (Spirito Immobile) o la realizzazione dell"'unione fra la spada e lo Zen" ("Ken-Zen-Ichi-Nyo") vengono raggiunti in modo completamente naturale come risultato di questo sistema di allenamento, questa è anche una Via che può essere valida-mente utilizzata da tutte le per-sone, in ogni situazione dell' esi-stenza, e non solo limitatamente alle arti marziali.. L'Aikido è una forma di Budo che permette di mettere in prati-ca, rendendola attuale, la "Via dei Principi Spirituali". Cosa si intende per “tecnica” A seconda delle persone, l'inter-pretazione di termini quali: "Spirito", "Tecnica", o "Corpo" può variare notevolmente. In primo luogo, per capire cosa

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Realizzare l’unificazione tra Spirito, Mente e Corpo

Il seguente testo è tratto da un articolo del M° Tada originariamente pubblicato nel numero speciale, intitolato "Spirito-Tecnica-Corpo", (n°14 - giugno 2004) della rivista "Tempu", la pubblicazione interna dell'Associazione "Tempukai". Per facilitarne la comprensione ai praticanti europei di Aikido, sono state apportate delle modifiche e sono state aggiunte alcune spiegazioni.

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s'intende per "Tecnica", immagi-niamo di paragonare l'uomo ad un albero: i fiori ed i frutti rappre-sentano le tecniche. Per ottenere un buon raccolto, è importante considerare le basi dell'albero. Se un albero è ben curato, ha delle forti radici, un bel tronco e splendidi rami e foglie, darà sicu-ramente dei bei fiori e dei buoni frutti. Ciò significa che per padroneg-giare le tecniche, è importante innanzitutto forgiare "spirito" e "corpo" così che si possano cre-are le basi per diventare bravi nell'utilizzarle. Ovviamente, poiché a seconda di cosa si voglia apprendere, cambieranno i principi che ne sono alla base, è importante stu-diare a fondo i principi fonda-mentali e applicarli ripetutamente affinché questi si possano radi-care nelle profondità dello spirito e del corpo. In particolare, sin dall'inizio si deve considerare con particolare attenzione il seguente punto: quando ci si allena avendo come obbiettivo l'apprendimento e l'uti-lizzazione di tecniche, bisogna aver ben realizzato che esistono due condizioni dello spirito. Anche nella letteratura tradizio-nale del Budo si predica all'infini-to che non si deve utilizzare un metodo di allenamento in cui ci si abitua al fatto che il proprio spir i to venga "catturato" dall"'oggetto", cioè dal partner.Ne l l ' i n se gna men to d e l lo "Shunpukan" di Yamaoka Tes-shu (1836-1888) si afferma che "quando si "ferma" lo spirito si viene a creare un'apertura (debolezza)". Poiché è estrema-mente difficile far comprendere ciò ai giovani e ai principianti che desiderano dedicarsi alle arti marziali, è molto importante

che gli insegnanti adottino un sistema di allenamento che per-metta loro di perseguire in modo naturale la via prescelta. Questo concetto è ancor più difficile da spiegare nel caso della generali-tà delle persone, ma il maestro Nakamura Tempu (1876-1968) lo ha spiegato in termini molto semplici così da essere com-prensibili a tutti. Esiste una differenza fra la con-centrazione relativa e la concen-trazione assoluta: OGGETTO <——— SPIRITO

concentrazione relativa:attaccamento

La prima indica lo condizione normale dello spirito: in questo stato accade automaticamente che l'oggetto conduca (sia il "padrone''), e lo spirito segua (cioè sia il "dipendente") . Ciò accade perché quando lo spirito viene attratto dagli oggetti, nello spirito si formano dei con-cetti in relazione a questi oggetti e ci si ritrova in uno stato in cui non si è più liberi. Cioè potremo anche affermare che: "se c'è il confronto, si crea il nemico". Questa condizione viene descrit-ta nei classici delle arti marziali con l'espressione: "fermarsi o arrestarsi". OGGETTO <——— SPIRITO

concentrazione assoluta: unione

(Dharana, Dhyana, Samadhi)

Chuang-tse consigliava di "usare lo spirito umano come uno spec-chio" . Lo spirito non viene rubto dagli oggetti, è lo spirito che con-duce, gli oggetti seguono. Que-sto è l'insegnamento risultante dall'esperienza della meditazio-ne orientale. Quando si è in que-

sta condizione si è estremamen-te liberi, si può affermare che "se non c'è il confronto non c'è ne-anche il nemico". Questa condizione dello spirito non si può raggiungere solo at-traverso il pensiero: può essere realmente ottenuta soltanto tra-mite la pratica di metodi di medi-tazione, qualsiasi metodo va be-ne, sia esso l'allenamento del "ki" nel "kokyu-ho", il controllo delle percezioni, o altro. Il Fondatore dell' Aikido, il Mae-stro Ueshiba Morihei (1883-1969), ha detto: "Se ci si muove, nascono le tecniche". Nel lin-guaggio della "Tempukai" questo lo si chiama:"Se ci si muove nel-la condizione di "Anjo daza", na-scono le tecniche". Le tecniche non si utilizzano coscientemen-te, bensì queste sgorgano dal profondo dello spirito quando ci si trova in una condizione di "mushin" (vuoto). Nei testi tradi-zionali delle arti marziali si so-stiene che: "Lo spirito nasce quando vengono meno i luoghi dove risiede", questa è una frase tratta dal "Sutra del Diamante" che si vede spesso nei templi zen dipinta su calligrafie. Si ha la tendenza a ritenere che l'espressione "Spirito-Tecnica-Corpo" sia valida solo in rappor-to a situazioni particolari come le arti marziali, le belle arti o lo sport, ma non è così. Ad esem-pio, così come le grandi industrie che si appoggiano alle eccezio-nali abilità tecniche degli artigiani di piccole imprese, esistono dot-tori, ricercatori e amministratori che padroneggiano le "tecniche" in modo eccellente: l"'essenza" della tecnica è un principio co-mune a tutti. Come si deve praticare? La pratica è come prendere un

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treno: sin dall'inizio è necessario stabilire la destinazione. Leonar-do da Vinci sosteneva che quan-do si fa un esperimento si deve sempre seguire una teoria siste-matica di fondo. Coloro che fan-no solo esperimenti, senza ricor-rere alla teoria, è come se navi-gassero su di una nave, in balia dell'oceano, senza possedere una bussola: non sanno assolu-tamente dove arriveranno. Il grande maestro di spada, Ya-gyu Jubei (1607-1650), affermò: "nell'apprendere l'arte della spa-da si può utilizzare il metodo dei principi ("Ri") o il metodo della tecnica ("Waza"). Entrambe le strade sono valide, ma chi opta di seguire la strada dei principi avanzerà più rapidamente di chi sceglie la seconda strada". Leg-gendo gli scritti di Yagyu Jubei si realizza che ciò che lui chiama "principi" corrisponde esatta-mente alla condizione dello spiri-to di cui si è parlato prima. Cosa è importante quando si inizia a praticare? Di massima importanza per la pratica è il controllo del ki ("Choki") attraverso gli esercizi d i resp i raz ione "Kokyu-ho" (=Pranayama) . Rafforzando la forza vitale, si progredisce ra-pidamente nelle tecniche e tutte le attività dell' individuo subisco-no un' intensificazione, ma l'esito finale (cioè il successo o il falli-mento) dipende dal grado di controllo del metodo attraverso il quale la forza e saggezza dell'u-niverso vengono padroneggiate. Praticando molto intensamente "Kokyu-ho" nell'allenamento di Aikido non è raro che, senza ac-corgersene, una malattia ritenuta difficilmente guaribile guarisca spontaneamente, con grande stupore e gioia sia dei medici

che dei pazienti. Qualsiasi cosa si faccia, affinché la tecnica si possa manifestare spontaneamente, si deve prati-care in modo che l'intero siste-ma nervoso possa soddisfare in modo naturale le esigenze (richieste) dello spirito. Per que-sto motivo, l'apprendimento del "Kokyu-ho", che rappresenta il fulcro delle pratiche studiate e applicate per millenni in India, Cina e Giappone, è un tipo di allenamento importantissimo per l'unificazione fra spirito, tec-nica e corpo. La fisiologia moderna, così co-me viene insegnata nelle scuole, considera la respirazione come un semplice processo di scam-bio fra ossigeno e anidride car-bonica. Nelle tecniche respirato-rie orientali si pone l'enfasi sul fatto che il sistema della respira-zione, altamente evolutosi su questa terra, permettendo al si-stema nervoso di "accogliere" la forza e la saggezza originarie dell'universo, rappresenta un metodo per incrementare la for-za vitale ed è per questo motivo il fondamento dell'esistenza. L'importanza del "Kinorenma", che si basa sul "Kokyu-ho", è stata predicata nei secoli da in-numerevoli predecessori. E' quindi molto importante praticare sempre il "Kinorenma" quotidia-namente. Un famoso uomo politico dell'era Meiji, Katsu Kaiju (1823-1899), affermò una volta: "Anch'io sarei voluto diventare famoso come Shirai, ma purtroppo non ci so-no riuscito". Si riferiva a Shirai Toru, maestro di spada della fi-ne del tempo Edo (1600-1868), che a causa di pratiche eccessi-vamente rigide aveva messo in serio pericolo la sua sua salute. Grazie al metodo di respirazione

(chiamato "Shinsen rentan"), descritto dal maestro Zen, Ha-kuin Zenji (1685-1768) riuscì a guarire completamente e in se-guito aprì nuovi orizzonti nel-l'ambito dell'arte della spada, sostenendo che la respirazione e l'allenamento del ki fossero metodi che tutte le persone che si occupano delle arti avrebbero dovuto osservare. E' interessan-te osservare che la tecnica re-spiratoria illustrata da Hakuin viene praticata prima di addor-mentarsi, nella fase subito pre-cedente al sonno, quando si è particolarmente sensibili a rice-vere delle suggestioni. L’ IO, lo Spirito, il Corpo Negli scritti del Maestro Naka-mura Tempu viene enfatizzato il concetto che se non si crea una netta distinzione fra l "'io" e lo "spirito, non si perseguire alcun un metodo di pratica. Egli soste-neva che: "Spirito e corpo sono solo "strumenti" per permettere la materializzazione del "vero io" nel mondo fenomenologico" e che si deve usare questo con-cetto, adattandolo abilmente, per incoraggiare (incentivare) co-stantemente la completa espres-sione delle proprie capacità. Relativamente al rapporto fra spirito e corpo, il Fondatore del-l'Aikido, Ueshiba Morihei, disse: "Immaginate che lo spirito sia il praticante e il corpo il dojo (luogo in cui si pratica)". Gene-ralmente è più facile comprende-re quest'affermazione immagi-nando che lo spirito sia il musici-sta e il corpo il suo strumento. Più un musicista si esercita, più diventa abile, il suo corpo (o strumento) diventa così accurato e otterrà uno strumento sempre più sensibile.

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Ma fino a che livello i sensi del-l'uomo possono essere raffinati e sensibilizzati? Se l'epoca lo esige non esistono dei limiti. Sappiamo che oggi la tecnologia d'avanguardia è supportata dal lavoro manuale di artigiani di grande talento. Uno studente del "Kirenkai", il club di Aikido dell'U-niversità di Tokyo, che ha avuto la possibilità di effettuare un pe-riodo di studio pratico presso u-na fabbrica di nota compagnia che produce strumenti ottici, ha raccontato che le lenti d'alta pre-cisione più moderne vengono portate a compimento grazie al lavoro manuale di artigiani estre-mamente esperti che lavorano sulla base di infinitesimali. Que-sti abili artigiani usano gli stessi strumenti che venivano utilizzati 100 anni fa anche se nei de-pliants illustrativi di questa ditta si può leggere che la deviazione dei piani è incredibilmente di so-lo 0,05 mikron. In passato, fra gli esperti di arti marziali il libro di Kuroda Ryo dal titolo "Ricerche sull'intuizione" era considerato di particolare in-teresse. Nel seguito di questo volume, c'è una capitolo intitola-to "L'occasione" (il giusto mo-mento), in cui si fa riferimento all'istante in cui la freccia si stac-ca dalla corda dell' arco o in cui viene lanciata una palla a terra descrivendo la condizione della posizione prima che si verifichi l'azione. . In entrambi i casi si tratta di mo-vimenti estremamente delicati e la condizione necessaria per re-alizzarli è che si siano stati dei corrispondenti preparativi. Gli uomini, grazie a dei particolari lavori o speciali allenamenti, possono acquisire un corpo che lavora in modo estremamente fine (delicato), di cui vi sono vari

esempi nello studio della "micrografia". Si tratta di alcuni esperimenti fat-ti dal Professor Miyake , studio-so della Facoltà di Fisiologia del-l'Università di Kyoto i cui risultati furono pubblicati nel 1934. Un esperimento consisteva nello scrivere, con inchiostro e pen-nello, su un pezzetto di carta di un centimetro quadrato, 1000 ideogrammi cinesi, e questo in sole 2 o 3 ore di tempo. In un altro esperimento si richiedeva di scrivere all'interno di in un qua-drato dai lati di 1,5 cm. un testo della tradizione giapponese: u-n'intera antologia delle poesie di 100 poeti... ... completa di ritratti a colori dei poeti! Questo esperimento fu portato a termine in 5 ore. Leggendo i ri-sultati della ricerca, viene spie-gato che se si fissa intensamen-te la punta del pennello, si tiene il pennello immobile nella mano, immaginando mentalmente di scrivere nello spazio che separa la carta dai propri occhi, allora la punta del pennello comincia a scrivere muovendosi da sola. Naturalmente il fattore del talen-to individuale esiste, ma da que-sti esempi si può capire che più si raffinano le proprie capacità, più sorprendenti saranno i risul-tati che si otterranno. Spirito-Tecnica-Corpo e la ve-ra natura umana L'Aikido è un'arte marziale che è stata sviluppata e studiata du-rante l'era Showa (1925-1988) E' nato come un'arte per il combat-timento reale in seguito alle e-sperienze della Seconda Guerra Mondiale, vissute in prima per-sona direttamente al fronte, ma non a scopo distruttivo, bensì basandosi sulla tradizione giap-ponese dell'amore universale e

ponendosi come obbiettivo il re-ciproco perfezionamento di ki, spirito e corpo come contributo all'evoluzione dell'universo. At-tualmente sono molte le persone che si sono unite allo spirito dell"'aiki" nei vari paesi del mon-do. Attualmente nel mondo esistono molti metodi di allenamento, la maggior parte dei quali si basa su pratiche della filosofia indiana dello yoga (Rata Yoga o Raja Yoga) adattate ai tempi moderni. Per esempio, nel mondo dello sport recentemente si usa l'''ima-gination training" (allenamento di immaginazione) che si rifà ai metodi di meditazione orientale vecchi di millenni cui si sono i-spirati gli scienziati dell'occiden-te. Anche per le forme tradizio-nali del budo giapponese questi metodi erano ritenuti un tipo di allenamento estremamente im-portante. I praticanti di Aikido studiano metodi come "Muga i-chinen ho", "Rensogyo", ecc.: se ci si esercita quotidianamente e con regolarità, non solo danno ottimi risultati nella pratica delle tecniche, ma possono anche es-sere utilizzati senza limitazione alcuna in tutti gli aspetti dell' esi-stenza. Lo spirito è il musicista e il corpo è lo strumento: quando lo spirito e lo strumento diventano un tutt'uno, nasce una musica impareggiabile che ci riempie di gioia. Realizzare l'unione di "spirito, tecnica e corpo", l'unità dell'uo-mo: ritengo che questa sia la ve-ra felicità.

TADA HIROSHI Direttore Didattico Aikikai d'Italia

I passaggi di grado rappresenta-no un processo progressivo di apprendimento fisico, tecnico, mentale e spirituale che porta il praticante ad acquisire compe-tenze e conoscenze sia esteriori che interiori facendolo crescere nel corpo e nell'anima. Natural-mente, questa è una particolare interpretazione di chi scrive e si riferisce al mio personale modo di intendere gli esami e non ha quindi la pretesa di essere un sistema assoluto.

Mu kyu (senza grado):

Chi arriva in palestra è una pagi-na bianca, un neofita che nulla sa dell'arte che si appresta ad imparare. Dentro di lui, si mesco-lano spesso aspettative irreali, concetti erronei, paure. E' raro che il principiante inizi il training avendo ben chiaro il percorso che affronterà, le sfide che si tro-verà ad incontrare, le gioie e le difficoltà. Egli non sa nulla delle qualità che andrà a sviluppare, delle delusioni e delle scoperte che farà. Non sa quanto durerà questo viaggio, né se diventerà una parte determinante della sua vita o un semplice hobby, ma il cammino di diecimila miglia inizia sempre con un passo .

6° kyu:

Il livello di 6° kyu è quello intro-duttivo che permette al pratican-te di iniziare a conoscere l'abc dell'aikido dandogli una prima

rudimentale idea di cosa sia l'ai-kido e in cosa si differenzia dalle altre arti. Inoltre, impegna prati-cante ad apprendere nomi, movi-menti, tecniche, cadute e quindi lo mette di fronte alla sua reale voglia di continuare sulla via. A questo livello, non è richiesta for-za né efficacia nell'esecuzione tecnica ma un movimento che si svolga con linee chiare, direzioni precise e una buona concentra-zione. Anche uke (colui che at-tacca e "riceve" la tecnica), non deve applicare forza né ostaco-lare il partner ma imparare a se-guire il movimento di tori (colui che esegue la tecnica) senza e-sagerare e con un intento deter-minato e nitido. Le tecniche da apprendere sono su presa kata-te-tori ai-hanmi (la mano destra afferra il polso destro corrispon-dente o la mano sinistra afferra il polso sinistro). Questa è una presa "didattica", di studio utile per poter apprendere le tecniche in maniera semplice e diretta senza pensare all'aspetto di "efficacia". Nei mesi prima dell'esame l'allie-vo imparerà: - a stare seduto in seiza (in gi-nocchio seduto sui talloni); - Il rei (saluto iniziale e finale tra il maestro e gli allievi); - Shio-giri (movimento di taglio in quattro direzioni nord - sud - est - ovest, mutuato dalle tecni-che di spada); - Ikkyo undo (esercizio di base per ikkyo); - Shikko (camminata in ginocchio in posizione di kiza, come seiza ma con i piedi puntati, eseguita sia in avanti che indietro);

- primi ashi-sabaki (spostamenti dei piedi); - Le ukemi (cadute) eseguite in avanti (mae ukemi) e indietro (ushiro ukemi); - le tecniche di base su presa ka-tatetori ai-hanmi - ikkyo (omote e ura), shionage (omote e ura), uchikaitensankyo (omote e ura), kotegaeshi, irimi-nage (quest'ultima tecnica anche su attacco di shomen), suwari-waza ryotetori kokyu-ho - Per il 6° kyu la tecnica più diffi-cile da apprendere è sicuramen-te kata-te-tori ai-hanmi uchikai-ten sankyo.

5° kyu :

A questo livello vengono intro-dotte:

- le tecniche di kata-te-tori gyaku-hanmi (la mano de-stra afferra il polso sinistro del compagno o la mano sinistra af-ferra il polso destro) che portano una maggiore difficoltà nell'ese-

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Esami Aikido di Fabrizio Ruta

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cuzione;

- il colpo di shomen-uchi[1](che nel precedente esame viene so-lamente accennato) di fronte al quale tori si trova a dover ap-prendere un miglior senso del ritmo, del tempo e della distanza; - l'attacco kata-tori (presa alla spalla) che costringe tori ad ac-quisire la capacità di muoversi in maniera circolare per omote (ushiro-tenkan) e di spostamento laterale esterno per eseguire la forma ura; - infine, si iniziano ad apprende-re le tecniche in suwariwaza (entrambi i partner praticano in ginocchio nella posizione di kiza) che rafforzano le anche e i piedi, aumentando la forza nell'esecu-zione delle tecniche. Oltre alle cadute in avanti e a quelle indietro, si devono ap-prendere le gyaku-ukemi (cadute incrociate: partendo dalla guar-dia destra si arriva in guardia si-nistra e viceversa). A questo livello, non è ancora richiesta efficacia né forza ma un buon ritmo e una maggiore con-centrazione e precisione. Nuovi esercizi preparatori da ap-prendere per il 5° kyu sono: - Kokyu ai-awase (respirazione a coppie per armonizzarsi con il partner) - Tori fune e furutama - Irimitenkan in suwariwaza Probabilmente la tecnica più complessa a questo livello è shomenuchi nikkyo

[1] colpo di taglio con la mano ese-guito dall'alto in basso, sempre in arrivo ai-hanmi.

4° kyu :

A questo punto, il praticante fa un salto di livello sia in qualità che in quantità. Il numero di tecniche da appren-dere sale in maniera progressiva e anche la precisione richiesta è molto maggiore. Non a caso, su-perando questo esame, si ottie-ne il "libretto blu" che indica con-cretamente il salto di livello. La forza e la rapidità dell'attacco aumentano e si iniziano ad impa-rare i movimenti circolari e late-rali (iniziati a studiare con la pre-sa katatori alla spalla) eseguen-do le tecniche sull'attacco di yo-komen che mescola le compe-tenze apprese con la difesa su shomen e katatori. L'uscita inter-na con ushiro tenkan riporta il praticante alle tecniche di katate-tori aihanmi del 6° kyu mentre l'uscita esterna in avanti si ricol-lega alle forme in katatetori gya-kuhanmi. Ora uke deve imparare a seguire ancora meglio il partner con maggior forza, flessibilità e unio-ne. A questo livello, non si è più prin-cipianti ma non ancora avanzati occorre, quindi, un maggiore im-pegno nella pratica: le ushiro u-kemi vanno fatte senza appog-giare il ginocchio a terra alla fine della rotazione mentre le mae ukemi devono acquisire un buon ritmo ed essere eseguite in ma-niera morbida, circolare e con naturalezza. Sarebbe utile apprendere anche: - Tanden-no-kokyu (respirazione per rafforzare i l tanden (baricentro) - Happogiri (taglio in otto direzio-ni)

3° kyu:

Le nuove competenze richieste per questo livello sono legate a 2 nuovi attacchi: katate-ryo-tetori (presa con 2 mani ad un polso, chiamata anche morotedori) e ushiro-ryo-tetori (presa ai due polsi da dietro). E' pretesa anche una maggiore efficacia, rapidità e maturità nell'esecuzione. La pratica delle tecniche in gi-nocchio deve apparire più fluida e naturale. Gli allievi giunti al terzo kyu do-vrebbero iniziare, se non l'hanno già fatto, ad avere delle nozioni sull'uso delle armi. A questo punto, ci si deve sfor-zare di dare un buon esempio ai nuovi iscritti, insegnando con gentilezza e fermezza le regole e l'etichetta del dojo quando l'occa-sione lo richiede. - Kokyu soren (sequenza di re-spirazioni insegnate dal M° Tada durante il kinorenma) - Ikkyo kaiten (esercizio rotatorio di ikkyo) (Continua…)

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Taisabaki Tratto da “Aikido” Anno XXVIII N. 1, Testi e disegni F.Ruta/R.Tursi

OKURIASHI

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La sequenza che viene mostrata in queste pagine , in direzione nord, si ripete uguale nelle altre tre direzioni (est, sud e ovest) fino a tornare nella posizione di partenza (nord). Gli spostamenti vengono

prima fatti a piedi paralleli (disegni da 1 a 5), poi in hanmi sinistra ( disegni da 6 a 10) e infine con hanmi destra (disegni da 11 a 15. I disegni 16 e 17 mostrano come passare alla direzione successiva

(est). Il disegno 17 diventa così la posizione di partenza per ripetere la sequenza in direzione est. Le frecce indicano la direzione dello spostamento che inizia sempre verso il lato sinistro di chi esegue il taisabaki.

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Taisabaki Tratto da “Aikido” Anno XXVIII N.2, disegni di Paolo Gissi

TZUGHIASHI

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E' questa la seconda forma di tai-sabaki (spostamenti del corpo) nel sistema ideato dal M° H.Tada. La posizione di partenza è in direzio-ne nord ed il senso di rotazione è orario, da nord verso est, poi sud ed ovest per ritornare infine alla posizione di partenza. La sequen-

za che viene mostrata in queste pagine è il "modulo base" (riferito alla posizione in direzione nord) il quale viene ripetuto invariato nelle altre tre direzioni (est, sud e ovest). La bandiera rappresenta il punto di riferimento centrale del Taisabaki. Gli spostamenti vengono effettuati

prima a piedi paralleli con le gam-be leggermente flesse (disegni da 1 a 9) e poi in hanmi sinistro (disegni da 10 a 18) e infine in hanmi destro (disegni da 19 a 27) Il disegno 28 mostra infine come passare alla direzione successiva (est).

Gli esami sono alle porte… Nello Shin-bu dojo, si respira u-na frizzante atmosfera di attesa: i principianti, che affronteranno l’esame per la prima volta, tenta-no di carpire qua e là informazio-ni di ogni genere dando il via ad un confuso passaparola: sembra un po’ il gioco del “telefono sen-za fili” con cui ci divertivamo da bimbi, per cui, l’ultima persona, a cui giunge l’informazione, ne ri-ceve frammenti disordinati che rielabora e da cui trae brillanti deduzioni che provvede, poi, con fare complice, a rimettere in giro. I praticanti sono diventati nume-rosi, assidui ed energici come non mai: si cimentano in mae, gyaku ed ushiro ukemi nella mo-dalità richiesta dal proprio pro-gramma di esame. A tal proposi-to, come ammonisce il Maestro Ruta: “ se non sei ancora in gra-do di fare tali cadute, NAN T’SI APPRESENTAN!” L’allenamento si è fatto più fati-coso e pesante come testimonia-no l’alone di vapore che ricopre lo specchio del dojo e le pozzan-ghere disseminate qua e là sul tatami. Dallo spogliatoio femminile, si levano deliranti esclamazioni: “Quant’è bello!”, “Se me lo chie-desse lui, farei anche cento mae ukemi di seguito!”, “Io, intanto, mi consolo guardando la sua foto sul sito web, anche se…non gli rende giustizia!” Elogi, ovvia-mente, indirizzati al Maestro che giungerà da Roma per farci da esaminatore: Dionino Giangran-de, uomo carismatico e di bella presenza (anche se la sottoscrit-ta non ha ancora avuto modo di constatare personalmente tale beltade, mi fido ciecamente del-le espressioni sognanti delle mie compagne!). Il Maestro Ruta si aggira, duran-te le lezioni, con fare minaccio-

so, tra i praticanti, distribuendo ammonimenti, esortazioni ed av-vertimenti sui comportamenti che vanno tenuti o rigorosamente e-vitati durante lo svolgimento de-gli esami. Tali “consigli” possono essere così riassunti: 1. Durante l’esecuzione delle

tecniche, evita di lanciare sguardi al Maestro Dionino, cercando la sua approvazio-ne. Per le donne: tale monito potrebbe essere complicato da rispettare per noi ma se provassimo ad immaginare che, al posto del Maestro Dio-nino ci sia Alvaro Vitali ed, in luogo del nostro uke, ci sia George Clooney, il tutto po-trebbe risultarci più facile.

2. Non ripetere il saluto cento volte: se il saluto iniziale è già stato eseguito, evita di inchi-narti, ogni volta che ritieni il Maestro ti abbia interpellato, per salutare lui, il Maestro Ru-ta, Raffaello, Marianna, pa-renti ed amici e quanti rientre-ranno nel tuo campo visivo.

3. Non porre domande inutili ti-po: a. Devo fare la chiusura di

sankyo? b. La presa è in ai-hanmi? c. Cosa significa katatetori? d. Si fa così? e. Ho messo bene la cintura?

f. Maestro, crede che il keiko-gi mi doni?

Se hai dubbi, esauriscili ap-profittando della disponibilità del Maestro Ruta, durante le lezioni che precedono l’esame.

4. Pratica senza fermarti: se, lanciando un’occhiata fugace allo specchio, vedi il tuo viso colorarsi di una bella tonalità bordeaux e noti preoccupato che i tuoi polmoni giacciono inerti in un angolo del tatami, continua così e sarai promos-

so! (Lo scoprirai dopo la re-spirazione bocca a bocca)

5. Esegui le tecniche nel più as-soluto silenzio: sì, non urlare anche se tori è in procinto di stritolarti la mano con san-kyo…

6. Mantieni la posizione in seiza quando il Maestro spiega, non incrociare le braccia sul petto mentre lo ascolti, non appog-giarti al muro e ai tuoi compa-gni….Ah, dimenticavo: sì, puoi respirare!

Ed ora: “detto tra di noi” ovvero utili tecniche e strategie per so-pravvivere all’esame (Maestro Ruta, potresti saltare le righe che seguono? ;- )): 1. Se il fiato ti sta abbandonan-

do, con una mossa repentina e con naturale disinvoltura, fai in modo di slacciarti la cintura del keikogi di nascosto per poi riallacciarla in un angolo del tatami, per riprendere fiato (evita, però, anche di lavarla e stirarla!). Avrai un amico in più: il partner con cui stai pra-ticando te ne sarà grato a vi-ta.

2. Se il nome della tecnica ri-chiesta dal Maestro risuona a vuoto nella tua testa senza richiamarti nulla, nemmeno una vaghissima idea, afferra con decisione il polso del tuo partner costringendolo ad e-seguire la tecnica per primo: qui perderai l’amico acquisito un momento fa.

3. Approfitta del momento delle chiusure di sankyo e di kote-gaeshi per riposarti; tenta di assumere, malgrado lo sfini-mento e le imprecazioni che ti attraverseranno la mente, l’espressione concentrata di chi sta eseguendo meticolo-samente le proprie azioni. Ri-corda, però, che non puoi tira-re all’infinito il braccio del tuo

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Gli esami si avvicinano… Ovvero:

Vademecum semiserio su come affrontare l’esame di Jacqueline Gentile

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uke: abbi pietà di lui… 4. Quando pratichi da uke, sii

morbido e segui armoniosa-mente le azioni di tori, non op-porre resistenza, non restare in piedi ma, se la tecnica ese-guita da tori si è rivelata una

schifezza, cadi ugualmente! Gli inadempienti saranno atte-si all’uscita…Eh, sì …la deli-ziosa armonia dell’Aikido!

Sperando che questo articolo non giunga nelle mani del

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Maestro Dionino o meglio, spe-rando che non gli giunga prima del mio esame, vi saluto augu-randovi un buon keiko e, soprat-tutto: IN BOCCA AL LUPO!

1) Presentarsi il giorno degli esami con un bel gi grigio-sporco profumato di sandalo. 2) Arrivare in ritardo a tutte le lezioni. 3) Arrivare in ritardo a due lezioni e cercare di intrufolarsi di nascosto. 4) Arrivare in ritardo ad una lezione e bofonchiare scuse penose sul traffico o sull’infarto domenicale del nonno. 5) Lasciare il cellulare acceso perché siate reperibili dalla mamma. 6) Parlare durante le lezioni di politica, di calcio o di donne. 7) Fare il filo alle ragazze (“ma che bell’ikkyo che hai!”). 8) Fare domande stupide a Dionino del tipo “perché porti il codino?”. 9) Quando il maestro ti corregge rispondere “giusto!” 10) Se l’obi si apre, andare sotto la foto di O’ Sensei per riallacciarla. 11) Prima dell’esame, andare dal maestro e lamentarsi del gomito del tennista, dell’alluce valgo, dell’ulcera ecc. ecc. pregandolo di essere clemente con chi è stato così duramente colpito dal fato disgraziato. 12) La sera prima dell’esame, fare notte fonda e ubriacarsi. 13) La sera prima dell’esame, mangiare calzone di cipolla e tanto aglio. 14) Il giorno dopo l’ubriacatura (il giorno dell’esame! sic!), portare occhiali da sole sul tatami per nascondere gli oc-chi gonfi … 15) Farsi una sniffata di coca o bere 15 caffè. 16) Dimenticarsi il libretto o portarlo senza foto 17) Se sei una ragazza: fare gli occhi dolci al maestro 18) Se sei un ragazzo fare gli occhi dolci al maestro (con questa singola mossa, sei sicuramente bocciato senza bisogno di altre motivazioni). 19) Svenire al decimo minuto della prima lezione. 20) Al posto di gassho, farsi il segno della croce. 20 + 1) Inventare una scusa per farsi perdonare ognuna di queste cose.

Istruzioni per NON essere promossi Ovvero:

Come farsi bocciare in 20 più una mossa A cura della “Commissione Federale Trombati”

Promemoria per Esami di Sesto Kyu di Nino Passaquindici

Gassho Posizione a mani giunte davanti al petto. In Aikido si assume dopo il saluto iniziale prima degli esercizi di respirazione.

Kokyu Tecniche di respirazione

Ikkyo Undo Partendo dalla posizione di hanmi (guardia di base del-l'aikido) si sposta il peso in avanti mentre le braccia e-seguono un movimento circolare che le porta diritte dai fianchi fino all'altezza del viso con Il taglio della mano rivolto in avanti. Quando il peso dei corpo viene riporta-to sulla gamba arretrata le braccia ridiscendono lungo i fianchi con i pugni chiusi

Shi ho giri Si taglia lo spazio intorno a sé in quattro direzioni u-sando le braccia come se fossero due spade.

Taisabaki Movimenti dei corpo distinti in ashisabaki (movimenti dei piedi) e tesabaki (movimenti delle braccia)

Okuriashi

(mae ashi irimi)

Questo passo permette un piccolo spostamento del corpo ed è molto usato all’inizio delle tecniche per por-tarsi in una situazione più vantaggiosa rispetto all’attaccante. Ci si sposta muovendo prima il piede avanzato in avanti e poi facendolo seguire dal piede posteriore per recuperare la giusta distanza tra le gam-be (cioè quella pari all’ampiezza delle spalle).

Tzughiashi Permette uno spostamento maggiore rispetto ad oku-riashi. In questo caso si muove prima il piede posteriore che si va ad unire, toccandolo, al piede avanzato. Quest’ultimo si sposta poi in avanti recuperando la di-stanza iniziale tra i piedi

Tenkan Rotazione del corpo di 180° effettuata facendo perno sul piede anteriore

Tenchiashi Si sposta lateralmente ed indietro il piede avanzato se-guito dall’altro piede che poi diventa quello anteriore “entrando”.

Irimitenkan Consiste in un passo in avanti (irimi) seguito da una rotazione di 180 facendo perno sul piede avanzato

Humi-Kae Cambio di guardia (in avanti , indietro o contemporanea saltando)

Ushirotenkan Movimento rotatorio a 45° con cambio di guardia

1^ e 2^ forma del m. TADA Okuriashi e Tzughiashi nelle 4 direzioni

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Shikko Camminata in ginocchio

Mae Shikko Camminare in ginocchio in avanti

Ushiro Shikko Camminare in ginocchio indietro

Ukemi Cadute

Mae Ukemi Caduta in avanti

Ushiro Ukemi Caduta indietro

Tachi-waza

Tecniche in Piedi

Attacco Katatetori aihanmi

presa al polso corrispondente (cioè la mano destra pren-de il polso destro o la mano sinistra afferra quello sini-stro). Kata = una, te = mano; tori = prendere; han = me-tà; mi = corpo

Katatetori aihanmi Iriminage

IRIMI=entrare con il corpo, NAGE=proiezione. Quello ba-se può essere considerato irimi-tenkan più kaiten. Duran-te l'irimi si passa all’esterno della guardia di uke, cingen-do il collo con la mano libera. Con il tenkan si sbilancia il suo corpo facendolo ruotare come semplice reazione allo spostamento del nostro corpo. Successivamente si proiet-ta uke eseguendo un kaiten o un irimi

Katatetori aihanmi Kotegaeshi

KOTE = polso KAESHI = torsione. E' una leva al polso. Sì effettua prendendo il polso dei partner ruotando intor-no al suo corpo con irimi tenkan e squilibrandolo con kaiten. Quando uke cerca di ritrovare il suo equilibrio viene proiettato (usando un passo laterale) e successi-vamente immobilizzato facendo leva sul polso. Kotegae-shi può terminare con una proiezione con caduta al volo

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Katatetori aihanmi Ikkyo

ICHI = prima KYO = chiave

La Prima immobilizzazione

Katatetori aihanmi Ikkyo Omote

Non appena il partner afferra il polso ci si sposta in avanti (verso la parte frontale ed interna di uke) e lateralmente con okuriashi, mentre si rovescia il braccio di uke facendo leva sul suo gomito e sul polso. La tecnica continua fino a che il partner non è portato, con due altri passi in avanti (irimi), a terra dove viene finalmente immobilizzato. Questa tecnica mima l'atto di estrarre una spada dal fodero e tagliare con-temporaneamente l'avversario

NB: lo sguardo sbagliato: non deve essere rivolto verso uke ma in avanti

Katatetori aihanmi Ikkyo Ura In questa forma si usano i passi irimi tenkan kaiten impri-mendo al braccio e al corpo di uke un movimento a spirate verso il basso (se avessimo in mano una spada eseguirem-mo un taglio in diagonale chiamato kesa giri). Con il primo passo (irimi) si schiva l'attacco afferrando il polso e il gomito di uke. Il tenkan, ed il successivo kaiten, permettono invece di squilibrare il partner portandolo prono a terra dove viene immobilizzato nella stessa maniera vista per omote.

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Katatetori aihanmi ShiHoNage

Shi=quattro Ho=direzioni Nage=proiezione

Questa tecnica si può completare come un'immobilizza-zione o una leva eseguita sull'intera articolazione dei braccio. Si effettua imprimendo un movimento circolare al braccio di uke che viene quindi trasmesso al suo Inte-ro corpo ruotando poi intorno e sotto Il braccio che viene così a trovarsi "arrotolato" e bloccato sulla spalla

Katatetori aihanmi Shihonage omote non appena uke afferra il polso di tori questo fa okuriashi irimi seguiti da un veloce kaiten (voltando la schiena a uke) che permette di costruire la leva al braccio.

Katatetori aihanmi Shihonage Ura i passi sono irimi (per spostarsi sulla parte esterna dei corpo di uke) seguito da una rotazione con tenkan che porta la schiena di tori e quella di uke a contatto. Infine con un kaiten si porta il braccio di uke in leva.

Katatetori aihanmi uchikaiten Sankyo

San = terza Kyo = chiave

Per effettuare questa leva di base non appena il polso viene afferrato, si passa sotto il braccio di uke e si ese-gue una torsione molto dolorosa al polso con un movi-mento a spirale verso l'alto. Tori taglia in avanti sbilan-ciando uke. La tecnica viene conclusa con l'immobilizza-zione a terra eseguendo i passi irimi, tenkan e passo indietro.

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Attacco Shomenuchi

fendente alla testa eseguito tagliando dall'alto verso il basso. Sho = diritto; men = fronte; uchi = colpire

Shomenuchi Iriminage

si fa un irimi che serve per schivare l'attacco mentre si afferrano il polso e il collo di uke. Con il tenkan si sbilan-cia il corpo facendolo ruotare come semplice reazione" allo spostamento dei nostro corpo. Successivamente si proietta uke eseguendo un kaiten o un irimi

Suwari-waza Tecniche in ginocchio

Katatetori aihanmi Iriminage

Katatetori aihanmi

Ikkyo

Omote e ura

La tecnica è portata con le stesse modalità usate in tachi-waza

NB: lo sguardo nel disegno è sbagliato: non deve essere rivolto verso uke ma in avanti

Sono Giacomo, ho trentotto anni e, da quattro anni, frequento lo Shin-bu anche se, all’inizio, non assiduamente. Nel 2000, invece, pensai di coltivare una grande passione che ho avuto da sem-pre, quella della pittura. Cono-scevo già un artista (uno sculto-re, per l’esattezza) che, tempo fa, mi indirizzò alla meditazione trascendentale: lo conobbi per caso in un Ashram induista della Valle d’Itria, situato nei pressi di Cisternino. A quei tempi, lui vive-

va nel Sud della Francia, in Bor-gogna dove gestiva un atelier d’arte. Mi ospitò amichevolmente per iniziare ad ampliare la mia ricerca iniziatica che confluì, poi,

nella pittura astratta espressioni-sta. Oggi, anno 2004/2005, col pas-sare del tempo e frequentando lo Shin-bu con allenamento costan-te e meditazione, sto riscontran-do notevoli benefici a livello psi-cofisico nella pratica della gran-de arte marziale che è l’Aikido. Fabrizio Ruta, il mio istruttore, con sua moglie Sara ed il piccolo Raffaello mi sono stati d’aiuto nell’apprendimento; anche i miei compagni lo sono stati, nono-stante i conflitti di ogni natura che sono inevitabili in tutti gli am-bienti che ospitano più persone diverse tra loro. Sono al 4° kyu di una graduato-ria che prevede sei passaggi pri-ma di raggiungere la cintura ne-ra. Il mio atteggiamento nei confron-ti delle arti marziali, e dell’aikido in particolare, l’ho concepito sin dall’inizio come misteriosofico: ogni praticante elabora, secondo le proprie attitudini, una persona-le filosofia di maturazione. Sim-bolicamente, la spada serve per andare oltre aprendosi un varco nelle iniquità, il jo (bastone) è un ramo d’albero fiorito ed il campo di battaglia è un raduno di pre-ghiera. Come nella vita, ci sono fiumi da guadare e montagne da scalare e noi non dobbiamo ar-renderci, così nell’aikido cresce-rò nella forza e nell’onore del

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Il Praticante (si) racconta…

Alchemia

Maestro Ueshiba. Onegai Shimasu Giacomo Dirutigliano

Una breve poesia di Kahlil Gi-bran: “Vi dico che l’addio non esiste. Se pronunziato tra due esseri che mai si incontreranno è una parola non necessaria. Se è pro-nunziato tra due esseri che furo-no uno è parola senza senso perché nel mondo dello spirito esistono solo incontri e mai par-tenze ed il ricordo dell’essere a-mato cresce nell’anima con la lontananza come l’eco delle montagne al crepuscolo.”

Studio Alchemico

Mi presento: mi chiamo Gaetano ed ho iniziato la pratica dell’aikido nell’aprile del 2004. E’ stata un’amica che, pratican-do da due anni, mi ha convinto ad iniziare. Da principio la pren-devo in giro: non riuscivo a capi-re cosa ci trovasse in quelle tec-niche eseguite con la complicità dell’uke. “Non è per niente effica-ce” le dicevo, “tu riesci a fare le tecniche solo perché l’altro cade prima”. La mia esperienza nelle arti marziali, fino ad allora, era

Mi sbagliavo… Ricordo che, una volta, questa mia amica mi ha voluto dimostra-re che non era tutto programma-to e con un semplice ikkyo in ura mi sono trovato proiettato a terra non ricordo neanche come. “Sicuramente mi ha preso di sor-presa” pensai. Comunque, un po’ perché volevo fare attività fi-sica, un po’ per farla contenta mi sono iscritto alla sua palestra. Nel frattempo, mi ha prestato dei libri da leggere sulla vita del fon-

stata il judo, quando ero ragaz-zo, ed il karate praticato a livello agonistico fino alla cintura nera di palestra. Cintura nera di pale-stra vuol dire che il maestro mi faceva indossare la cintura nera perché ero bravo, ma non ho mai eseguito l’esame a livello fe-derale. Quelle sì che erano arti marziali nel vero senso della pa-rola: ci voleva forza per eseguire i kata a livello agonistico e nes-suno in palestra li sapeva fare bene come me.

datore Ueshiba Morihei e casset-te video: ancora non ero convin-to a pieno, ma sentivo crescere in me una curiosità incontrollabi-le. Cercavo, infatti, su internet, siti che parlassero di aikido, foto del fondatore e qualsiasi cosa potesse colmare questo mio de-siderio di conoscenza. Ci siamo, poi, iscritti su internet ad un forum dell’associazione Aikikai. Qui abbiamo conosciuto, in maniera virtuale, tanta gente molto appassionata che pratica aikido in Italia; ci si scambia opi-nioni, consigli, ognuno dice la propria, a volte con presunzione, ma va bene anche così. In questo modo, abbiamo cono-sciuto Alessio di Salerno, la mia vera città. Sì perché, a Salerno, sono stato dai 4 ai 14 anni ed è lì che ho lasciato il mio cuore; poi ho tanti parenti a Salerno e ci va-do spesso. Bari è bella, ma Sa-lerno è PIÙ bella. Ci ha, così, in-vitati ad uno stage a metà giu-gno. La mia passione per l’aikido stava aumentando e così abbia-mo accettato. Chiedendo il per-messo al maestro, ci siamo tro-vati davanti un muro incompren-sibile: ci ha fatto un mucchio di domande ed un mucchio di pro-blemi; voleva sapere quali mae-stri si esibivano, a che federazio-ne appartenessero, e, comun-que, noi non potevamo andare perché Lui non era stato infor-mato. A noi, questo tipo di com-portamento non è piaciuto ma, dal momento che lui era il mae-stro, gli abbiamo dato tutte le in-

formazioni che voleva avendo così il suo consenso. Lo stage è stato bellissimo; il nostro amico di Salerno in quell’occasione ha preso il secondo dan della scuo-la di Tissier. Sono stati tutti molto gentili ma io mi sentivo come un pesce fuor d’acqua: praticavo da poco più di due mesi ed ero im-branatissimo; comunque, questa esperienza è servita ad accre-scere ancora di più la mia curio-sità. Ed ecco la svolta. Questa mia amica viene a conoscenza dell’esistenza di una palestra, sempre a Bari, che è iscritta all’associazione Aikikai e deci-diamo di andare lì ad assistere ad una lezione. L’aria che si respirava all’interno del dojo è stata subito percepita dalla nostra pelle (non mi riferi-sco all’odore acre del sudore!). Ho notato una voglia di imparare nei praticanti che, nella nostra palestra, mancava. Ho percepito, entrando, quello che avevo letto sui libri del maestro Ueshiba, del suo dojo, dell’impegno che ci metteva nell’insegnare l’aikido. M i h a c o l p i t o a n c h e l’arredamento del dojo, pretta-mente zen. Proprio quello che cercavamo: non c’erano parago-ni con quello che stavamo la-sciando. Abbiamo fatto passare l’estate, a settembre ci siamo i-scritti ed in questo periodo la vo-glia in me è aumentata a livelli incontrollabili. Ricordo una cosa dell’altra palestra: ogni lezione era per me come la prima lezio-

ne, praticamente non imparavo niente o almeno così mi sembra-va. Adesso ad ogni lezione, ad ogni ora, ad ogni minuto mi sembra di imparare qual-cosa: anche un dettaglio insignifi-cante per me è importante. Sono entusiasta del Maestro Ruta:

ha tanto da insegnare e spero di essere all’altezza. Voglio cercare di coinvolgerlo anche in ambienti fuori della palestra; ho a disposi-zione un fondo agricolo in prossi-mità di Modugno: sarebbe bello praticare il kyudo (tiro con l’arco), o fare lezioni di kinorenma (respirazione). Tempo al tempo, ora cerco di praticare con assiduità, tenendo conto degli impegni personali e degli acciacchi dovuti all’età che comunque non mancano. Buon keiko a tutti. Gaetano Nevola

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Un giovane andò da un maestro e gli chiese: "Quanto tempo potrò impiegare per raggiungere l’illuminazione?" Rispose il maestro: "Dieci anni". Il giovane era sbalordito. "Così tanto?" domandò incredu-lo. Replicò l’altro: "No, mi sono sbagliato, ci vorranno venti anni". Il giovane chiese: " Perché hai raddop-piato la cifra?" Allora il maestro spiegò: "Adesso che ci penso, nel tuo caso ce ne vorranno probabilmente trenta". Nan-in, un Maestro giapponese dell’era Meiji (1868-1912), ricevette la visita di un professore universitario che era andato da lui per interrogarlo sullo Zen. Nan-in servì il te. Colmò la tazza del suo ospite, e poi con-tinuò a versare. Il professore guardò traboccare il te, poi non riuscì più a contenersi. "E’ ricolma. Non ne entra più!". "Come questa tazza" disse Nan-in "tu sei ricolmo delle tue opinioni e congetture. Come posso spiegarti lo zen, se prima non vuoti la tua tazza ?".

Storie Zen a cura di Vincenza Patruno

Secondo alcuni, i libri stampati su carta spariranno a favore di quelli su supporto informatico. Chi la pensa così non sa niente del piacere della lettura: un li-bro non è solo un contenuto da leggere: è molto di più. Mi viene in mente che, forse, quando vennero inventate le lampadine, qualcuno avrà az-zardato l’ipotesi della scompar-sa delle candele … e invece le candele si sono trasformate in oggetti di arredamento e da

collezione, mai come oggi esi-stono così tante forme e colori. Del resto, qualcuno vi ha mai “invitato ad una romantica ce-netta alla luce di un … neon!?”

Niente è paragonabile alla mor-bida e calda luce di una cande-la … E che dire dei mobili in legno fatti a mano? Dieci anni fa nes-suno li voleva più: viva la co-moda plastica! Oggi il legno ha di nuovo la sua rivalsa. Ma torniamo ai libri. Solo chi ama leggere conosce il piacere fisico dello sfogliare le pagine d i u n l i b r o , s e n t i r e l’inconfondibile odore della car-ta stampata di fresco, guardare con occhi innamorati la linea omogenea di forme e colori di una collana completa e ordina-tamente disposta nella propria libreria … e poi l’amicizia antica con quei libri amati, letti e riletti, compagni di viaggi e avventu-re, ormai consumati, un po’ stracciati e dalle mille sottoline-ature. Libri che ci hanno aiutato a passare sani di mente ore e ore di code, di ritardi e di viaggi sulle nostre ferrovie … Allora compriamoci un bel libro

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Il piacere di un libro di carta (Dichiarazione di amore ai miei libri)

a cura di Fabrizio Ruta

di carta, accendiamo una can-dela e godiamocelo seduti sulla nostra solida scrivania di legno! PS: Che senso ha questo arti-colo nella nostra rivista? Presto detto: secondo i pensatori mo-derni ben presto sparirà la figu-ra dell’insegnante in favore di comode cassette (DVD!) didat-tiche … solo chi non è mai sta-to in un dojo può pensare una stramberia del genere: non co-nosce l’odore dei tatami e del sudore, il contatto con altri cor-pi, l’apprendimento non solo di forme e movimenti ma anche del piacere dello stare insieme! Buon keiko a tutti!

La crisi della coppia è sotto gli occhi di tutti così come la diffi-coltà di comunicare e di trovare un equilibrio tra dovere e piace-re. Mai come oggi i partner si trovano di fronte alla sfida di reinventarsi nuovi modi e con-tenuti dello “stare insieme”. Tutti tendiamo ad accusare il partner della nostra infelicità e a sperare che prima o poi capi-sca quanto sia sbagliato il suo comportamento. Addossiamo quindi a lui (o a lei!) la respon-sabilità della crisi e il compito di cambiare abitudini e atteggia-menti. Così facendo però per-diamo la possibilità concreta di fare noi qualcosa per la nostra relazione e per noi stessi. Quello che proponiamo è di guardare la nostra parte, di ve-dere il nostro contributo negati-vo alla crisi, per guadagnarci il diritto di vivere le relazioni in equilibrio tra amore e libertà. In questo seminario esplorere-mo la dimensione dell’intimità e dell’indipendenza nell’ambito delle relazioni affettive e di cop-pia. In una relazione sana c’è un buon equilibrio dinamico tra i due bisogni essenziali del

“calore dello stare insieme” e del “respiro legato ad un pro-prio spazio indipendente” dal partner. Uno dei due partner esprimerà tendenzialmente di più il biso-gno di “amore” e l’altro di “libertà” e sarà proprio questa differenza che li farà innamora-re uno dell’altra. Ma ciò che “unisce all’inizio divide in segui-to” per cui queste due esigenze contrapposte scavano ben pre-sto un fossato e lei potrà dire “sei sempre lontano, non mi dai mai un bacio, io si che ti amo: prova ne è che voglio sempre stare con te!” Lui invece: “io ho bisogno dei miei spazi, delle mie amicizie mentre tu sei trop-po asfissiante. L’amore soffoca e muore nella troppa vicinan-za”. Entrambe queste due richieste sono sane ma posseggono an-che un aspetto in ombra quan-do: - si confonde la dipendenza af-fettiva per troppo amore - il fondersi con il confondersi - la tenerezza con la paura di rimanere soli

- la paura dell’intimità con

l’essere indipendenti - la libertà con l’estraneità - l’avere dei confini ben deline-ati con la freddezza emotiva … A volte cambiando partner si invertono i ruoli e si sperimen-tano esigenze opposte a quelle vissute precedentemente, op-pure il bisogno di intimità viene sentito di più in un certo ambito

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Amore e Libertà ...o dipendenza e fuga?

di Fabrizio Ruta e Sara Magarelli

e quello di libertà in un altro …

In questo seminario lavoreremo sulla comunicazione, sulle proiezioni, sulla maschera e sulla paura dell’intimità focaliz-zando l’attenzione su un mo-dello sano e adulto di relazione dove trovano spazio le esigen-ze di entrambi in un delicato equilibrio di amore e libertà. Le esperienze proposte saranno finalizzate a lavorare sul corpo, entrare in contatto con le emo-zioni e prendere consapevolez-za degli schemi mentali eredi-tati dal contesto familiare e so-cio-culturale.

Riportiamo di seguito il tema che sarà affrontato durante il seminario “Amore e Libertà” che si terra presso lo Shin Bu Dojo il 20 e 21 febbraio 2005. Chiunque fosse interessato può contattare Fabrizio o Sara.

Pensiamo di fare cosa gradita ai nostri lettori più colti ed attenti alla cultura e alla lingua dell'estremo oriente mediterraneo fornendo un vocabolario delle parole più usate in quelle lontane terre. Per chi volesse recarsi (coca-)colà, raccomandiamo di impararle alla memoria. Per la pronuncia esatta, basta far finta di parlare come se si stesse mangiando una cozza cruda ...

Jap: A muzzi Ita: A manciate, in quantità non ben definite Jap: A un certo livello Ita: Di classe! Jap: Acchiamind stu panoram! Ita: Guarda questo ben di Dio Jap: Annusce u mmire Ita: Può cortesemente portare un'altra caraffa di vino? Jap: Ascinne dall'elicott:r Ita: Torna con i piedi per terra, non fantasticare Jap: Auand'! Ita: Attento! Jap: Aueee'! Ita: Egregio signore abbia la compiacenza di prestarmi un attimo della sua attenzione (anche al plurale) Jap: Babbione Ita: Persona un po' dolce di sale Jap: Bell bell! Ita: Non avere fretta! Jap: Ce rimmat'! Ita: Che porcheria! Jap: Ce tip'! Ita : Che personaggio pittoresco! Jap: Cambiare l'acqua alle olive Ita: Andare a fare pipì Jap: Capisci! Ita: (Intercalare molto usato) Jap: Capooo!! Ita: Usato per chiamare il Maitre, il Cameriere, o il Custode Jap: Caricacchiacchiere Ita: Persona dalle molte parole e dai pochi fatti Jap: Citt citt a'ffa la jos! Ita: Per cortesia fate meno baccano! Jap: Ciungomma Ita: Chewing gum Jap: Cund'ue Ita: Non ce ne importa nulla, ce ne freghiamo Jap: Dia dà nu tuzz' Ita: Se non la smetti mi vedrò costretto a colpirti con una testata Jap: E mò si ttu! Ita: Ed ora sei tu! Jap: Flippato Ita: Momentaneamente o perennemente rincretinito Jap: Gibillero Ita: Baldoria, Caos piacevole Jap: Gocciadavè Ita: Che ti prenda un colpo! Jap: iapre l'ecchie! Che ad achiute non ge vole nudd'! Ita: (In risposta ad una offesa) Apri gli occhi! Che a chiuderli è molto facile! Jap: Live le man dauppane Ita: Codesta se permette è roba mia! Jap: Megghie a ffart' na vstut'! Ita: Esclamazione verso chi mangia tanto Jap: Mò! Ita: Adesso Jap: Moooh!! Ita: Esclamazione di stupore Jap: Mooh, e ci è ddo! Ita: Ma guarda che posto carino! Jap: Mò mange! Ita: Eh, stiamo freschi! Eh, campa cavallo..! Jap: P'gghià nu pr'quech Ita: Fare una papera Jap: Piciacchina Ita: Ragazza carina da circuire Jap: Puerc! Ita: Porco! Jap: Rid m'bacce a sta f'lar d' vttun! Ita: Letteralmente: Ridi in faccia a questa fila di bottoni (sempre che si indossi un 501)

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Modi di dire … Made in Japan? a cura di Ci Nontisintben

Jap: Rifaldo Ita: Imitazione grossolana (riferito a una persona o un prodotto) Jap: Sciacqualattuga Ita: Persona che non vale una lira Jap: Sciampista Ita: Donna molto appariscente dal facile pettegolezzo Jap: Scimmiatore Ita: Gigolò da quattro soldi Jap: Sdreus Ita: Soggetto anomalo, oppure oggetto dalla forma inusuale o storta Jap: Sgamuffa Ita: Imbroglietto da quattro soldi Jap: Si ccapsciut cazz ch fcazz e chigghiun ch llambasciun! Ita: Hai preso lucciole per lanterne! Jap: Si ppropie du iun! Ita: Sei proprio ingenuo ! (il comitato di Napoli iun non c'entra) Jap: Sciamaninne, sciam'! Ita: È' ora di rimboccarsi le maniche! Jap: Sort d' c:zzalon'! Ita: Dicesi di persona un po' rustica, quasi ruspante Jap :Sort de perchia! Ita: Che bella ragazza ! Jap: Stare alle cozze Ita: Aver alzato un po' il gomito Jap: Statt' bbun! Ita: Ciao, arrivederci! Jap: Tacchiisce!! Ita: Gira i tacchi e vattene, Stai alla larga! Jap: Ti dò gusto Ita: La tua idea mi entusiasma Jap: Tufagn Ita: Duro di comprendonio Jap: U curt' non arriv' e u frascech' non ammandene! Ita: Ma non ti va bene niente? Jap: U mee'!! Ita: (Vedi Capoo!) (per richiamare l'attenzione) Jap: Uagliò! Ita: Ragazzo! (anche plurale) Jap: Uè la zamp'! Ita: Versione femminile di Sort de C:zzalon' Jap: Uè sciangat'! Ita: Ehi, tu che zoppichi! Jap: Uè spadriat'! Ita: Ehi tu, apolide! Jap: Una storia di gomma Ita: Una situazione alquanto insolita Jap: Vattinn' au larg Ita: (Vedi Tacchisce) Jap: Vattinn' và! Ita: Ma va, burlone! Jap: Villacchione Ita: Persona poco affidabile Jap: Zite de Cegghie Ita : Zitella (usato anche per definire colui o colei che sono rimasti con un pugno di mosche in mano)

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RUTA DIXIT: “Il maestro è un po’ tiranno…”

G Gaeshi = Torsione Gari = Falciata Gassho: Posizione di concentrazione con le mani congiunte Gedan = Basso. Livello più basso. Spada o mani posizionate all’altezza più bassa Gedantsuki = Pugno al basso ventre Gi = Il costume (kimono) per le arti marziali (si pronuncia “ghi”) Go = Cinque Gokyo = 5° immobilizzazione con pressione sul gomito a polso piegato Goshi o Koshi = Anca,fianco Gyaku = Invertire Gyaku hanmi = Posizione invertita. La posizione in cui entrambi i partner tengono avanzato il piede opposto H Hachi = Otto Hachi mawashi = Torsione della testa Hai = Si Haishu = Dorso della mano Haisoku = Collo del piede Haito = Dorso interno della mano Hajimeru = Cominciare Hajimè = Cominciamo Hakama = Gonna pantalone che fa parte del costume dell’Aikido e di altre arti marziali Hammi handaki wasa = Tecniche eseguite con un componente in ginocchio ed uno o più in piedi. Hanmi = Posizione semiaperta o di profilo .E’ la posizione base dell’Aikido con i piedi angolati a formare un triangolo Happo = Otto direzioni Happo giri = Taglio su otto lati Hara = Punto vitale dell’uomo posto, nella regione addominale, quattro dita sotto l’ombelico, tra questo e la colonna vertebrale Haragei = Arte di concentrare il proprio pensiero, lo spirito e le energie vitali nell’hara Hidari = Sinistra Higi o Hiji = Gomito Hiji kime osae = Torsione del braccio con pressione sulla spalla e gomito Hiki = Tirare Hiza = Ginocchio Hon = Origine, radice, fondamentale I Ibuki = Tecnica di respirazione sonoramente percepibile che “parte” dal ventre Ichi = Uno Ichiban = Primo. In giapponese, si usa questo termine per indicare tutto ciò che è di prima qualità Iie = No Iki = Respiro.Viene riferito all’atto fisico della respirazione mentre kokyu identifica i significati cosmologici più profon-di celati nella respirazione Ikkyo = 1° immobilizzazione Irimi = Interno; entrata diretta nella guardia dell’uke Irimi nage = Lancio in entrata. Proiezione diretta in entrata Irimi tenkan = Uno degli spostamenti (taisabaki) dell’aikido Iuji karami = Torsione del braccio J Jo = Bastone Jo dori = Afferrare il jo .Tecniche per disarmare l’avversario armato di jo Jodan = Alto. Livello superiore. Impugnatura della spada o posizione delle mani all’altezza alta Ju = Dieci

Dizionario giapponese-italiano a cura di Jacqueline Gentile

(lettere G … N)

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K Kaiten = Cambio del fronte di attacco ottenuto ruotando il corpo sulla parte anteriore del piede Kaitenage = Proiezione in rotazione Kamae = Guardia, posizione di combattimento che viene tenuta quando si fronteggia un avversario Kata = Modelli fissi. Sequenze prefissate di movimenti utilizzate nelle arti marziali come tecniche di apprendimen-to Kata = Spalla Kata dori = Presa alla spalla sinistra con mano destra o viceversa.Una sola mano Katadori shomen uchi = Presa con mano sinistra su spalla destra (o viceversa) attacco di shomen Katana = Spada giapponese Katate dori = Presa con la mano destra su polso sinistro o viceversa.Una sola mano Katate ryote dori = Presa a due mani su polso destro o sinistro Ki = Energia interna,energia vitale, soffio vitale dell’universo. Elemento essenziale di tutti gli aspetti della cultura orientale (nelle scienze e nelle arti ) il cui significato si chiarisce solamente attraverso l’esperienza diretta Kiai = Il ki nella sua pienezza. Si manifesta attraverso un urlo che proviene dal profondo di noi stessi (sul piano spirituale è la manifestazione dell’energia vitale) Kihon = Fondamentale Ki no nagare = Flusso del ki Ko = Espirare Kokyu = Il respiro che dà la vita. Quando il proprio kokyu è pieno e profondo, si è allora in armonia con l’Universo e con ciò che ci circonda Ko Kyu ho = Tecniche di respirazione-meditazione (attuate per realizzare il proprio kokyu tranquillizzando il pro-prio spirito) Koshi = Parte del corpo che comprende le anche Kote = Dorso della mano Kyo = Principio d’insegnamento Ko kyu nage = Lancio in avanti Koshi nage = Proiezione sulla schiena Kote gaeshi = Proiezione con rotazione e torsione del polso Kubishime = Al collo con il braccio come per strozzatura Kyu = Gradi degli allievi da cintura bianca a marrone Kyu = Inspirare M Mae: In avanti, frontale Mae geri = Attacco frontale con il collo del piede o con la pianta del piede Maai = Distanza di combattimento.Varia a seconda dell’altezza e se i due partner impugnino armi o meno Mae ukemi = Caduta in avanti Mawashi = Un giro,una rotazione Men: Faccia, volto Menuchi = Attacco Migi = Destra Migi hanmi = Posizione obliqua destra Mokuso = Meditazione Morote dori = Impugnatura a due mani Mukyu = Un allievo che non possiede ancora nessun grado kyu Mune dori = Presa con mano al bavero (parte Mune dori menu uchi=presa al bavero con mano destra o sinistra ed attacco shomen con l’altra mano media) N Nage = Lancio,proiezione Nage no kata = Forme di proiezione di tori nei confronti di uke Neji = Vicino Ni = Due Nidan = Secondo dan Nikyo = 2° immobilizzazione

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Come un torrente montano

Viviamo in un mondo in cui il materialismo prevale. Potrebbe essere un mondo ben diverso se lo spirito dominasse la materia. E’ tempo che i valori dello spirito si faccia-no avanti per espellere ogni meschina materialità dal centro delle nostre vite. Finché i

valori dello spirito resteranno nell'ombra il mondo rimarrà in uno stato disastroso.

Coloro che si allenano nelle arti marziali dovrebbero cercare di comprendere i feno-meni dell'universo dal punto di vista del Bu.

Da un torrente montano, per esempio, possiamo apprendere come comportarci di fronte ad un ostacolo. Le innumerevoli tecniche dell'Aikido possono nascere da ogni fenomeno naturale. E' necessario allenarsi con cura senza tralasciare di osservare

anche il meno importante degli aspetti e mutamenti della natura.

Quando mente e corpo sono in perfetta unione, l'uomo si fonde con l'universo, e quasi una eco risuona dall’uno all'altro. Questa eco genera calore, luce e forza da cui hanno

origine le arti marziali. Pertanto la missione dell'Aikido è quella di dar vita ad un'arte marziale che risponda all'eco dell'universo.

Quando mente e corpo sono uniti, allora nascono le tecniche. Dalla vostra mente sca-turiranno infinite tecniche. E' importante, però, che le tecniche si conformino alle verità

dell'universo. E', quindi, necessario possedere un corretto atteggiamento mentale. Non ci si può allenare seriamente ed intensamente nelle arti marziali se si persiste nei propri egoistici desideri. Essere egoisti ed allenarsi non realizza una corretta arte mar-

ziale. Continuare su questa strada sbagliata non può che portare sventura.

Se si ha la disposizione mentale di unire il proprio corpo all'universo, questo avviene realmente. Credetelo fermamente e sarete capaci di essere al centro dell'universo.

Questo è il vertice delle arti marziali.

Non lottate con l'universo o finirete con lo spezzare il vostro spirito. E' impensabile a-vere una mente separata dall'universo. Se la vostra mente è in conflitto con l'universo

il vostro corpo sarà distrutto.

Come la vostra mente si affina vi unirete all'universo, inconsapevolmente.

I Pensieri di O’ Sensei a cura di Gaetano Nevola

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Le bacchette cinesi a cura di Gaetano Nevola

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L’uso delle bacchette in Cina risale al periodo Shang (1766-1123 a.C.), sebbene non si possa stabilire

con esattezza quando esse sostituirono completamente le dita, delle quali possiamo considerare il

prolungamento.

Possiamo dire, quindi, che esse siano il progressivo raffinamento degli usi per quanto concerne il rito

del cibarsi, allo stesso modo dell’introduzione delle sedie intorno al tavolo.

In origine si chiamavano zhu, vocabolo dal significato connesso al concetto di "aiutare". Ma la sua as-

sonanza con la parola finire, considerata di cattivo auspicio, fece sì che il termine venisse progressiva-

mente mutato in kuaizi, "ciò che è veloce".

Non esiste un modo unico di impugnare le bacchette: essenziale è che esse possano tenere saldamen-

te il cibo per portarlo alla bocca.

Possiamo trovare una spiegazione, di come vengono usate le bacchette, nell’acuta

osservazione cinese che fa notare come a un bambino venga naturale usare le bac-

chette molto vicino alle punte, come se toccassero il cibo con le dita, per poi salire

verso la sommità nell’età matura, percorrendo su di esse un cammino che va di pa-

ri passo con quello della propria vita.

Come ben sappiamo i cinesi usano le bacchette per mangiare, così come noi usiamo le forchette ed i

coltelli, e le usano con la stessa facilità e naturalezza con cui noi maneggiamo le nostre posate.

Esistono differenti modelli di bacchette, infatti, mentre i cinesi usano quelle con la punta smussata, i

giapponesi preferiscono quelle appuntite.

Possono essere fatte d’avorio, di plastica, d’argento e persino di giada ma le piu’ comuni, quelle che

spesso troviamo nei ristoranti anche qui in Italia, sono di legno o di bambù e sono le migliori soprat-

tutto perché quelle in plastica hanno la tendenza a deformarsi a causa dei continui lavaggi in acqua

calda.

Naturalmente, tutti i cibi cinesi e giapponesi sono cucinati in modo che sia facile prenderli con le bac-

chette.

Uso delle bacchette 1) Poggiare una delle bacchette nella fossetta tra il pollice e l’indice mantenendola con la punta in basso poggiata sul dito medio. Questa e’ la bacchetta che rimane fissa 2) Poggiare l’altra bacchetta tra la punta e la parte centrale del dito indice piegato, usando la punta del pollice per mantenerla stabile. 3) Per prendere una pietanza, muovere la bacchetta superiore con l’indice ed il dito medio. Le punte riunite dovrebbero combaciare

Concorso “Trova l’Errore” L’errore da trovare nel numero zero era stato diligentemente occultato nel dizionario giapponese-italiano (pag.33) alla lettera D: l’attuale Doshu è Moriteru Ueshiba, figlio di Kisshomaru. Il vincitore del concorso è...tata tataaaaa….suono di trombe…… Valeria Gambacortaaaaaaaaaaa, che ha inviato la sua risposta alla redazione via e-mail con un sms dal suo fantastico telefonino che fotografa, fil-ma, le fa da radio la mattina, le canta la ninna nanna prima di andare a letto, pedicure e manicure nel fine settimana, ed tante altre cose che non ci ha detto perché alla sua età (eh...le tredicenni!) è ancora un po’ timida e certe cose non le dice. Complimenti Valeria! Puoi rivolgerti al “redattore con la barba” (come l’ha definito qualcuno…) per ritirare il premio. Concorso “Vota la Foto” La foto più votata è stata la N.1, ovvero “Ciao mamma, guarda come mi diverto!” Soluzione dei “Giochini Zen” Prima che altri praticanti si trasferiscano dal dojo al reparto di neuropsichiatria intensiva alla ricerca di fal-se soluzioni, riteniamo doveroso svelare la VERA soluzione al giochino zen n. 1, anzi al primo giochino zen n.1 pubblicato sul numero zero, che ci ha gentilmente fornito una praticante. La suddetta praticante ci ha chiesto di restare anonima perché, in caso contrario, potrebbe perdere la sua privacy in quanto da questo momento in poi tutti la cercherebbero per trovare le migliori soluzioni a tutti i problemi irrisolvibili che affliggono la natura umana. La soluzione che ci ha fornito è la seguente: “visto che ogni lato del ret-tangolo, essendo una linea, è composta da punti, il puntino al centro va unito con ogni punto presente sul-le linee che formano i quattro lati del rettangolo”. Lei lo ha fatto e poi ha chiesto un risarcimento danni alla redazione per le 40 biro che ha consumato!!!

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La Redazione ringrazia… Ringraziamo tutti coloro che hanno partecipato attivamente alla pubblicazione di questo numero, ricordan-dovi che il materiale inviato non ancora pubblicato non viene cestinato ma conservato premurosamente per i prossimi numeri. Continuate a scriverci, a darci il vostro parere, i vostri consigli, la vostra disponibili-tà, e ad inviarci quello che vi abbiamo richiesto e che...già sapete!

Un grazie particolare a Roberto (il piccolo) e Alessandro (l’attore) per aver stampato le copie del numero zero.

Ci sembra doveroso, vista la quantità di contributi che ci ha fornito, ringraziare il M° Ruta che, approfittan-do di un suo prolifico momento creativo ci ha illuminati con “perle di saggezza”.

Sperando che le tecniche illustrate siano d’aiuto per la preparazione agli esami (sempre più vicini!), ci au-guriamo che anche questo numero incontri il vostro favore e vi diamo appuntamento alla prossima uscita dello ShinBuNews!

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