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In copertina via Volti a Sona. La foto è tra quelle premiate alConcorso fotografico del Baco dicui parliamo in questo numero.(Foto Sofia Bonomi)

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Editoriale

L’Odio (e l’Amore) a Sona ai tempi di internet

E pensare che c’è chi dice che l’Odio sia il sentimentopiù simile all’Amore. Avversione, ostilità, disprezzo, ini-micizia, malevolenza, risentimento, rancore, animosità,astio, acredine, livore sono sicura che siano invece ilcontrario dell’Amore. Il fatto è che odiare è più inte-ressante, più vivace. Insomma odiare è più facile allafine. Poi è vero che non si odia più come una volta. Si

odia smart. Si odia non sapendo nemmeno perché. Ma che odio è? Non siamo più capaci nemmeno diodiare. Ci pensano la rete, internet, i social a proporci come e quando e verso chi farlo.I cosiddetti facilitatori di comunicazione servono moltissimo allo scopo: non stai odiando, sei sul tuodivano, stai guardando un film, e arriva qualcosa: bip. E’ Facebook, è Whatsapp, è Snapchat (a propo-sito, se volete odiare senza responsabilità, Snapchat non lascia traccia). Dietro ad un qualsiasi schermo, qualcuno ha deciso improvvisamente di creare un nuovo obiettivo. Suc-cede anche a Lugagnano, Palazzolo, San Giorgio e Sona, ogni giorno. Solo con la mano destra, scor-riamo lo schermo e solo con brevi movimenti delle dita, avvalliamo, diciamo mi piace, mandiamo unpollice verso e condividiamo con qualcuno che a sua volta condivide. Ecco che la parola condividereuna volta evocativa di tavole imbandite, diventa un’arma letale. Un moltiplicatore di sciocchezze. Lad-dove uno scritto su carta, una telefonata, prevedeva un impegno celebrale, ora si intravede un vuoto si-derale riempito di cose d’altri. Di cose che arrivano inaspettatamente sul nostro divano mentre siamoin pigiama da altre culture, con altri linguaggi. Cose che facciamo nostre, appena il tempo di fare unbanale ma rovente click. Certo che questo accade anche con cose più romantiche: gattini, frasi di poeti mai letti, cani abbando-nati, citazioni di autori mai sentiti, titoli di canzoni assolutamente sconosciute. Click e condividiamo o

di Monia Cimichella

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presente su

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diciamo di sì. Peccato che l’amore sia molto meno divertente dell’odio.Se chiedete ad esempio a qualcuno di descrivere con tre aggettivi po-sitivi il suo vicino di casa, di banco, di ufficio, vedrete: occorrerà tempoe pazienza. “Ma tre? Non bastano due?”. Se chiedete invece di usarequindici aggettivi negativi che descrivano la stessa persona, vedreteocchi che si abbassano, sospiri di vorreimanonposso, e poi via con la li-sta. “Quindici e basta? Ma non basterebbe un foglio protocollo!”. Eh sì.L’odio, ed è pazzesco, è più di moda. Si abbina bene con l’ignoranza,con il razzismo, con i libri non letti, con la velocità. Spio a volte chat dimadri che fanno gruppo contro un bambino e che poi tornano alle loroattività come se niente fosse, e chat di ragazzi che fanno coalizioni con-tro uno di loro e poi tornare magnificamente alle loro cose. Ma niente ègratis. Tutti i piccoli semi d’odio e di intolleranza che non vengono bru-ciati subito, che non vengono disattivati cadono nel fertile terreno che imezzi facilitatori ci offrono, e diventano piante, grosse querce che a lo-ro volta produrranno semi e piante e grosse querce ancora.L’amore, non è così contagioso come l’odio, e poi è noioso. Quindi ioconsiglio di amare a caso, un po’ ogni giorno. Io amo a caso, così comeviene. Oggi un libro, domani una pianta, dopodomani un cugino. Contoche prendendo l’abitudine all’amore, poi verrà da sè. E l’abitudine arri-va dopo tanto esercizio. Ogni giorno un po’ d’amore. Aspettando querceche verranno. E verranno. Io, ne sono sicura.

IL BACO DA SETAAppuntamento

di Cultura e Societàdi Lugagnano, Palazzolo,

San Giorgio e Sona

Periodico registrato al numero1918 del 12 maggio 2011

presso il Tribunale di VeronaSede presso Studio Associato

Trentini e Zandotti Studio CommercialistiVia XXIV Maggio 1/c

37060 Lugagnano (VR) C.F. 93139380237

P.IVA 03366490237

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DDiirreettttoorree RReessppoonnssaabbiilleePietro Cristofoli

DDiirreettttoorree ddii RReeddaazziioonneeMario Salvetti

RReeddaazziioonnee ddii LLuuggaaggnnaannooGianmaria Busatta, Monia

Cimichella, Francesca Tenerelli, Alfredo Cottini, Massimo

Gasparato, Giovanni Signorato, Chiara Giacomi, Suelen Salvetti,Veronica Posenato, Elia Frinzi,

Francesco Lorenzini, Riccardo Chesini, Giorgia Adami,Giulia Grigolini, Arianna Bianco

e Renato Salvetti

RReeddaazziioonnee ddii SSoonnaa Mario Nicoli, Enrico Olioso, Franco

Fedrigo, Marco Bertoncelli e Mario Bighelli

RReeddaazziioonnee ddii PPaallaazzzzoolloo Luigi Tacconi, Aurora Pernigotti,

Marco Forante, Elisa Tezzae Giordano Ambrosi

RReeddaazziioonnee ddii SSaann GGiioorrggiioo Giulio Braggio, Valentino Venturini,

Renato Farina e Gloria Valbusa

FFoottoo ee iimmmmaaggiinniiGaetano Fattori e Aldo Brentegani

RReevviissiioonnii ee ccoorrrreezziioonnee bboozzzzee Natascia Arduini

SSttaammppaattoo pprreessssoo GGrraaffiicchhee AAuurroorraa ssrrll

Via della Scienza, 21 37139 Verona

Tel. 045 8511447

Periodico fondato nell’anno 2000 da Mario Salvetti, Gianluigi Mazzi,

Gianmichele Bianco e Gianfranco Dalla Valentina

Leggendo questo codice con il tuo smartphome potrai visitare il nostro sito internet

Stiamo crescendo. Il Baco sta crescendo.Questa realtà indiscutibile è confermata nonsolo dalle copie della rivista che distribuiamo,ma anche dal consenso che registriamo su in-ternet: il sito www.ilbacodaseta.org conta piùdi duemila accessi al giorno, sono più di 5500gli amici che ci seguono su Facebook e gran-di numeri li vediamo anche su Twitter, Insta-gram, YouTube e Google+. Come interpretare questo fenomeno, che citravolge e ci incoraggia? Credo che tutto siaascrivibile ad una crescente voglia della co-munità di Lugagnano, Palazzolo, San Giorgioe Sona di partecipare, di esserci, di sapere, diconoscere. Una comunità che sta riscoprendoil piacere (ed il valore) di “essere parte”, nonsolo di stare alla finestra. Un grande stimolo

per noi, per lepiù di trentapersone, dai15 ai 75 anni,che del tuttogratuitamentee con passioneogni giorno dasedici anni por-tano avantil’informazionetargata Baco.

Un lavoro (che non è il nostro lavoro in quantotutti noi facciamo altri lavori, oppure frequen-tiamo l’università oppure studiamo alle scuolesuperiori) che ci impegna spesso fino a nottefonda, oppure nel fine settimana, oppure inogni spazio libero delle nostre giornate. Que-sto è forse un aspetto che interessa meno,ma ritengo che vada condiviso con i nostri let-tori in un panorama editoriale dove il volonta-riato latita. Il Baco non paga e non ha mai pa-gato coloro che collaborano a questo progettoinformativo. A dir la verità, il Baco nemmenorimborsa spese di nessun tipo. Pure le rarepizze che ci concediamo come Redazione cele paghiamo di tasca nostra. Tutto quello cheraccogliamo dalla distribuzione della rivista edai nostri valorosi sponsor viene utilizzato perstampare il periodico e per finanziare il sito in-ternet. Tutto, fino all’ultimo centesimo. Si faparte della squadra del Baco perché si ha unagrande passione per il territorio dove si vive.Questo e null’altro. Se in sedici anni siamo ri-usciti a dare alle stampe più di diciotto milio-ni di pagine e se ogni giorno, sette giorni susette, 365 giorni all’anno, riusciamo a garan-tire l’informazione locale significa che le coseda dire sul nostro territorio sono tante, tantis-sime. E sempre interessanti. Importante ècontinuare a guardare avanti.

Mario Salvetti

Il Baco

Stiamo crescendo

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derico Zanella e Mara Brutti, di cui parlavamo adinizio articolo. I tre ricorrenti sostenevano che ilreintegro in Giunta di Bianco andava a violare lanorma sulle “quote rosa” in quanto in Giunta aSona sedevano sei membri, di cui solo una eradonna. Il Comune si era difeso sostenendo chequella di Bianco non era una nuova nomina masolo il ripristino di una situazione preesistente– quella uscita dalle urne del 2013 – e pertantoanteriore rispetto alla norma sulle“quote rosa”. Così non ha però ri-tenuto il Giudice Amministrativo,che ha annullato la nomina diBianco. Bianco che, tra l’altro, erastato in assoluto il più votato nelComune di Sona alle amministra-tive del 2013. Il Tar ha quindi co-

stretto il Sindaco a rifare la Giun-ta, favorendo l’ingresso di una se-conda donna. Dopo un periodo difibrillazioni politiche, con il contor-no di un’ampia discussione sul te-ma delle quote rosa, il Sindaco il12 aprile ha trovato la quadra econ un proprio decreto ha ridise-gnato la Giunta nel senso indica-to dal TAR. Ad uscire dall’esecuti-vo di Sona è stato l’AssessoreLuigi Forante, mentre a entraresono stati la Consigliera comuna-le Elena Catalano e Gianmichele

La vicenda era nata a seguito di un ricorso pre-sentato dagli allora Consiglieri Comunali Gual-tiero Mazzi (ora diventato Presidente del Core-com e quindi dimissionario), Federico Zanella(dimissionario pure lui) e dalla signora MaraBrutti di Palazzolo. Ma per capire i fatti di oggibisogna fare un passo ancora più indietro. Il pro-blema di una possibile incompatibilità dell’As-sessore Gianmichele Bianco, in quanto ancheDirigente (e docente) dell’Università diVerona, era sorto appena dopo le ele-zioni amministrative di Sona del giu-gno 2013, con l’entrata in vigore di undecreto legge dell’aprile precedente intema di “inconferibilità e incompatibili-tà di incarichi presso le pubbliche am-ministrazioni e presso gli enti privati incontrollo pubblico”. A seguito di un provvedimen-to dell’università dove lavora, Bianco si era dovu-to dimettere. Facendo però subito ricorso. E conbuoni motivi, evidentemente: infatti il 7 novem-bre 2014 il Giudice Lara Ghermandi gli dava ra-gione emettendo l’Ordinanza n. 1644, con laquale stabiliva che non sono applicabili ai diri-genti universitari le incompatibilità previste daquella norma. Il Sindaco Gianluigi Mazzi avevaquindi preso atto del fatto che il giudice aveva ri-portato indietro le lancette dell’orologio al mo-mento delle dimissioni e aveva ripristinato nelsuo incarico l’Assessore Bianco. Ed è qui che èarrivato il ricorso al TAR di Gualtiero Mazzi, Fe-

Esce Forante ed entrano Bianco e Catalano: cambia la GiuntaMazzi a seguito della sentenza del TAR sulle quote rosa

P O L I T I C A

Due settimane di fibrillazioni hanno movimentato il panorama politico a Sona, tra la sentenza del TAR e la nomina dei nuovi Assessori

di Mario Salvetti

[email protected]

presente su

Si parla di quote rosa perindicare il numero di po-sti riservati alle donnenell’organico di determi-nate strutture pubbliche e priva-te: imprese, istituzioni educative,organismi decisionali. Sono misu-re che vengono introdotte per ga-rantire la rappresentatività fem-minile in ogni settore della socie-tà. In politica, le quote sono defi-nite attraverso regole legali (legis-lative o costituzionali) e disposi-zioni interne agli statuti dei parti-ti, che fissano una percentualeminima per ogni genere nellacomposizione delle liste elettorali,al fine di riequilibrare la presenzadei due generi nelle assembleerappresentative che è, storica-mente, a sfavore delle donne.

La parola“Quote rosa”

Bianco Forante Catalano

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Bianco (nel suo caso è giusto parlare di rientro,visto che dalla Giunta era uscito solo qualchegiorno fa). Al posto della Catalano è poi entratain Consiglio Comunale Laura Stevanoni da SanGiorgio in Salici, prima tra i non eletti alle ultimeamministrative. Le operazioni in entrata ed inuscita sono state ufficializzate nel corso del Con-siglio Comunale del 22 aprile scorso.Su queste scelte abbiamo sentito il Sindaco diSona. La prima domanda, obbligata, è come si èarrivati alla decisione di sostituire Forante conCatalano. “Tutto nasce da un confronto di Giun-ta – spiega Mazzi –. Un’analisi di quanto fatto inquesti tre anni, a due dalla fine della legislatura.L’Assessore Forante ha sempre lavorato bene,condividendo ogni attività legata alle sue dele-ghe con la Consigliera Catalano. Entrambi di Pa-lazzolo, con un’origine e un impegno associativomolto simile prima di questa esperienza politica:i due Amministratori hanno improntato il manda-to con una modalità unica e fondamentale, lacondivisione operativa in tutto. Ecco il motivodella scelta, che è diventata quasi naturale”. Maqualche frizione ci sarà stata nell’esecutivo…“Come Sindaco la decisione spettava a me, ed ioho deciso. La responsabilità è mia e le nominesono mie. Ci sono state anche delle opinioni disegno contrario, ma alla fine siamo arrivati aquesta decisione di cui mi assumo tutto il cari-co”. E l’ormai ex Assessore Forante, come l’hapresa? “Luigi Forante è una persona splendida,ha insegnato a molti il modo di operare azienda-le del privato, determinazione e costanza sonostate alla base di ogni sua attività e scelta. Ha

Un commento sulla vicenda della senten-za del TAR è arrivato dal Partito Democra-tico di Sona (nella foto il Consigliere co-munale Enrico Cordioli).“Con la sentenza n. 224/2015 il TAR per ilVeneto ha annullato il decreto di nominadell’assessore Bianco per violazione delprincipio dell’equilibrio di genere. In buonasostanza, la nomina dell’assessore Biancoè illegittima perché, per rispettare la pre-senza minima del 40% di genere femmini-

le, al suo posto doveva essere nominata una donna. Come ulti-mamente capita spesso, la battuta di arresto ha scatenato mol-te polemiche provocando alcune dichiarazioni personalistichedecisamente fuori posto. Stupisce prima di tutto l’arroganza dichi, a fronte di una sentenza a dir poco “tranchant” che condan-na il Comune anche a rifondere le spese legali (sic!), rivendica ildiritto ad una rivincita senza cogliere che così facendo si fa pas-sare sotto silenzio il principio della parità di genere, unico veromotivo per cui il ricorso è stato accolto. L’errore di valutazione,chiamiamolo così, è già costato caro ai cittadini di Sona (speselegali del Comune, dei ricorrenti, danno alla credibilità dell’ente).Si rispetti dunque la legge e la sentenza - terminano dal PD diSona - e nell’interesse pubblico si trovi in fretta un’assessoracompetente per ricoprire le deleghe dell’ex assessore Bianco.Non c’è proprio tempo per i personalismi”.

I Commenti

Il PD di Sona: “Basta personalismi”

A commentare il passag-gio politico originato dallasentenza del TAR è anchel’Assessore GianmicheleBianco. “La vicenda delTAR ha mostrato diversecose. Da un lato accettola sentenza anche se nonla condivido. Un po' comeaver ricevuto un rigorecontro a calcio che secon-do noi non c'era. Dall'altrolato noto che da parte diqualcuno si sono speseenormi energie da anni aquesta parte per combat-

tere la nostra Amministrazione ricorrendo a ricorsi giudiziaripiuttosto che ricorrendo a proposte serie sui contenuti. Pensoche la vecchia politica sia ancora dura da essere eliminata. Ame interessa lavorare per il mio territorio, dare tutto me stessosempre per lasciare il Comune meglio di come l'ho trovato. Mipare che questa passione dia fastidio, soprattutto a chi non cel'ha”. Nella foto la neo Consigliera comunale Laura Stevanonicon il Presidente del Consiglio Comunale Roberto Merzi.

I Commenti

Bianco: “Non capisco la politica fattaattraverso i ricorsi in tribunale”

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voluto fare un passo indietro, ha accettato di fa-re un passo indietro. Non è da tutti. Comunque èuna preziosa risorsa che non perdiamo perchécontinuerà a far parte del nostro progetto. Pro-getto che ha il grande obiettivo di creare a Sonauna nuova scuola politica, un modo diverso diamministrare rispetto a quella modalità asetticache era in vigore negli anni passati, con partitiche dall’alto manovravano gli amministratori in-dicando cosa andava fatto e cosa non andavafatto”. Bianco riassume tutte le deleghe prece-denti? “Assolutamente sì. E’ fondamentale lacontinuità e l’impegno verso la comunità. Sonostate tantissime le persone, i concittadini, chemi hanno chiesto di riportare nel gruppo Giovan-ni Bianco, dopo la sentenza assurda di qualchegiorno fa. Ricordo che Bianco è stato il più vota-to di tutto il Comune alle ultime elezioni ammini-strative, e sta facendo un lavoro straordinario ri-conosciuto da tutti”. Quali sono invece le dele-ghe del nuovo Assessore Elena Catalano? “Lestesse che aveva Luigi Forante: Tributi, Lavoro,Attività produttive, Enti-Società-Consorzi (parteci-pate), Associazioni e Gas. L’Assessore Gianmi-chele Bianco avrà le deleghe su Personale, Asso-ciazioni, Cultura, Comunicazione, Innovazione edOrganizzazione, Università del tempo libero eManifestazioni. Il neo Assessore Catalano è giàpreparata e ieri, appena notificato il decreto, eragià operativa. E’ importante evidenziare questoaspetto, perché testimonia quanto i nostri Consi-glieri siano preparati e coinvolti, non come nelpassato quando spesso erano utili solo per alza-re la mano in Consiglio. Anzi, aggiungo che que-

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Sul tema delle “quote rosa”, ha scritto alBaco una donna che la politica la fa e la vi-ve in prima persona, Mariafrancesca Sal-zani, Vicesindaco di San Pietro in Cariano(nella foto). Ecco il suo intervento.“Sono Vicesindaco e assessore ai ServiziSociali, Cultura e Pari Opportunità di unaGiunta di un Comune vicino. Ho tre figlie,una famiglia, sono titolare di una aziendae sono una donna. Ma soprattutto sono uncittadino che come molti ha la Passioneper la politica e un Amore incondizionatoper il proprio territorio. Mi sono sempre in-teressata di politica e da tanti anni mi sento coinvolta nella vitadel mio paese. Non ho mai pensato di essere una Quota Rosa.Credo che ridurre la partecipazione politica di una donna ad unanecessità e condizione senza la quale non si rientra in meri para-metri a garanzia della differenza di genere, sia l’antitesi stessa diuna cultura di pari opportunità. Le donne da sempre si sono battu-te per la libertà di essere considerate uguali agli uomini, la libertàdi voto, la libertà allo studio, la libertà di lavorare in pari condizionicontrattuali. La parola cardine è Libertà, che esprime da sola econ forza la possibilità di essere considerata in condizioni di pariopportunità rispetto alla manifestazione e all’esercizio della pro-pria volontà. Per me parlare di Quote Rosa e percentuali di parte-cipazione all’interno di una Giunta sono l’umiliazione di un ritornoal Dover Essere non per merito ma per costrizione in ragione di ef-fimeri concetti di femminismo che trovo poco condivisi, ampiamen-te superati e non più riconducibili ad una cultura di genere che siè enormemente modificata in questo inizio di nuovo millennio. Lalegge Delrio n. 56 del 2014 ha inserito un provvedimento che im-pone la presenza di alternanza di genere all’interno di una Giuntacomunale stabilendo la partecipazione in una semplice percentua-le di attribuzione. Ho trovato questo provvedimento un ostacolo siaalla libertà di un Sindaco di scegliere i propri collaboratori, ma so-prattutto una grave mancanza nei confronti delle donne che ci cre-dono davvero e che se sono coscientemente parte di un sistema,ne sono parte non perché accessorio ma ingranaggio, non per Do-ver Essere ma per Consistenza. In ultima battuta credo sia retag-gio della vecchia politica aggredire il proprio avversario su questio-ni formali non di contenuti e sostanza, ma di contenitore e parven-za, anche se supportati da provvedimenti che ritengo logicamenteimproponibili. Credo che la Giunta del Sindaco Gianluigi Mazzi stialavorando molto bene andando a cogliere soluzioni a problemi chegravano sul territorio da anni, proponendo iniziative e programmidi intervento innovativi ed efficaci in ambito Sociale, elaborandoprospettive a lungo termine, ma in primis dando risposte ai cittadi-ni. Non è una vittoria politica aver messo in difficoltà una Giunta,aver cercato l’appiglio per mettere in cattiva luce chi invece in as-soluta buona fede e onestà sta governando un territorio. Ma so-prattutto è una sconfitta per chi donne come me, come noi, credo-no di esserci per la perseveranza, il sacrificio, l’impegno e l’amorecon cui ci dedichiamo alle nostre responsabilità. E poi la compagi-ne di maggioranza di Sona ha un numero consistente di donne dafar invidia a molti altri Comuni. Donne che ho visto all’opera, chehanno entusiasmo, competenza e bravura, che stimo e rispetto nelloro essere valore aggiunto e che come me hanno trovato Uominiche non le fanno sentire una quota o una percentuale ma parteintegrante e necessaria al raggiungimento di obiettivi comuni efortemente voluti; non uomini e donne ma motore e carburantedello stesso congegno. Io non sono una Quota Rosa”.

L’INTERVENTO

“Io non sono una quota rosa”

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di Gianmaria Busatta

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presente su

Gianluigi Furri sostituisce Gualtiero Mazzi come Consiglieredella Lega Nord: “I giovani sono il futuro, anche in politica”

L ’ I N T E R V I S T A

tecnico delle Ferrovie dello Stato, Furri risiede dasempre a Lugagnano. Nella tornata elettorale del2013 aveva ottenuto 58 preferenze, arrivando per-tanto secondo per la lista “Mazzi Gualtiero Sona– Lega Nord – Liga Veneta”. La surroga in Consi-glio si è tenuta durante la seduta di lunedì 29 feb-braio. Siamo andati a sentirlo.Innanzitutto, com’è stato il primo impatto sullesedie della minoranza?Ho avuto un’impressione positiva, ma, avendo ap-pena iniziato, devo ancora avere un riscontro e unconfronto effettivi.Che impressione ha dell’attuale Amministrazio-ne?Ritengo che stiano lavorando e stiano dando il me-glio. Non è sempre facile, infatti, trovare un giustoequilibrio tra i propri obiettivi e le proprie possibili-tà. In questi due anni e mezzo prima delle prossi-me elezioni mi piacerebbe lasciare il segno, porta-re qualcosa di nuovo.

L’11 febbraio scorso in Consiglio Comunale Gual-tiero Mazzi, Consigliere di minoranza della LegaNord, presenta le dimissioni dalla carica di consi-

gliere a causa dellanomina di Presidentedel Co.re.com. (Comi-tato Regionale per leComunicazioni), mos-so dal senso di “ri-spetto verso le istitu-zioni in considerazio-ne del nuovo ruolo di

garanzia che vado ad assumere.” A lui subentraGianluigi Furri. Nato a Bussolengo, classe 1963,

sta settimana, sulla scorta di quanto successo,abbiamo fatto alcune riflessioni per il medio elungo periodo. Chissà, forse prima di arrivare al-le prossime elezioni potranno esserci dei nuoviingressi in Giunta, in continuità con chi lasceràquesta esperienza. Siamo un progetto, non ungruppo di persone arrivate per caso e che com-battono per mantenere la poltrona. Quei tempi aSona sono finiti”. E questa questione delle quo-te rosa? Che valutazione generale si sente di da-re? “Sto verificando se siamo l’Amministrazionecon il maggior numero di donne in maggioranza.La cosa certa è che con l’ingresso in Consigliodella Stevanoni, siamo in 16 tra Sindaco, Giuntae Consiglieri, 8 uomini e 8 donne. Ci tengo a sot-tolinearlo, 8 uomini e 8 donne. La precedenteAmministrazione del Sindaco Gualtiero Mazziaveva una sola donna, e la seconda arrivò solonell’ultimo periodo. Due sole. Un difensore dellequote rosa come lui perchè ha amministrato nelsuo mandato a Sona con solo due donne? E so-prattutto, visto che oggi è Presidente di un comi-tato regionale composto da soli uomini, perchénon inserisce una quota rosa? Predica bene marazzola male, forse i principi valgono solo per glialtri. Riguardo alle quote rosa a Sona, ci tengo asottolineare che non è una questione solo di ma-schi e femmine. Siamo un gruppo coeso e deter-minato, maturato e pronto ad ogni sfida. Indipen-dentemente dal genere”.Sembra ormai certo invece che il Comune non ri-correrà al Consiglio di Stato contro la sentenzadel TAR. La vicenda, a questo punto, può quindidirsi definitivamente chiusa.

“Un mio progetto è quello di realizzare un parcheggio

scambiatore a Lugagnano, per utilizzare il servizio ferroviario”

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Le donne sono formidabili.No, non sono un lecchino,ma constato una verità sa-crosanta: nel corsodella storia senzal’aiuto di nessuno,con le proprie for-ze, le donne italia-ne si guadagnanoruoli in ambiti so-cio-politici e cultura-li, delle arti e dellescienze. E sono plurimii casi in cui si accollano, nonostante qualche brontolio –dobbiamo ammetterlo -,l’ormai noto “doppio lavoro”,quello domestico e quello diufficio o fabbrica. Ripeto: tuttoquesto senza l’aiuto di nessu-no. Ma ecco che da due anni aoggi, anche in Italia arriva lalegge sulle quote rosa, e ri-guarda anche Sona: la riformaDelrio impone che nelle giuntedei Comuni con popolazionesuperiore a 3000 abitanti nes-

suno dei due sessi può esse-re rappresentato in misura

inferiore al 40%. Insom-ma, si vogliono rivendi-

care i diritti delle don-ne anche in un am-

bito, quello politicoappunto, conside-rato maschile perdefinizione, per

tradizione. Umilian-te. Le donne devono

essere considerate unaspecie da proteggere?

Perché sbandierare una leggeche dall’alto difende un gene-re, quasi a sancirnel’incapacità manifesta a rag-giungere determinati traguardicon le proprie forze?La politica ha come fine essen-ziale il benessere della colletti-vità. Che questo fine sia rag-giunto grazie all’operato didonne o di uomini, a me nonimporta. È questione di senso,non di sesso, civico.

Quando regna il sesso civico

Volpi e Leonidi Gianmaria Busatta

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Lei che obiettivi vuole proporre?Io propongo la realizzazione di un parcheggioscambiatore nella frazione di Lugagnano; quest'o-pera consentirebbe la fruizione del servizio ferro-viario in un luogo alternativo alla congestionatastazione di Verona Porta Nuova, senza richiederela realizzazione di una vera stazione, ma di unasorta di fermata metropolitana. Come dipendentedi Trenitalia sostengo quest'opera perché realizza-bile in tempi rapidi, di costo molto contenuto e so-stenuto a livello regionale e provinciale. Tutti i cit-tadini di tutte e quattro le frazioni avrebbero a disposizione un mezzo rapido, snello ed economi-co sia per raggiungere Milano, sia per raggiungereVerona, Padova e poi Venezia. Ciò costituirebbeun’importante risposta alle esigenze di studenti elavoratori e un modo per ridurre il traffico su gom-ma e le emissioni inquinanti, a beneficio dell'am-biente.Qual è il futuro della Lega Nord a Sona?Recentemente è avvenuto il tesseramento al parti-to e c’è stata una buona affluenza. Tuttavial’obiettivo principale è il coinvolgimento del mag-gior numero possibile di giovani che abbiano vo-glia di fare. Per noi i giovani rappresentano una ri-sorsa è fondamentale relazionarsi a 360 gradi: èfondamentale confrontarsi con le realtà del territo-rio e dei Comuni vicini.Alle scorse elezioni Gualtiero Mazzi era sostenu-to anche dalla lista Giovani punto! Dopo le am-ministrative, però, più nessuna loro notizia.Ci stiamo lavorando. Penso che i giovani abbianoun ruolo fondamentale e determinante in futuro, ècompito nostro portarli sulla giusta strada, accom-

Proseguiamo con la rubrica:“Botta e Risposta. La politica inquattro domande”, con la qualeproponiamo quattro domandead un esponente politico localecon obbligo di risposta sinteti-ca. In questo numero è il turnodel Consigliere comunale dimaggioranza Arianna Gambini.Nata a Lugagnano, dove viveda sempre, è sposata con Vitto-rio e ha due figli: Giorgia e Ales-sandro. Parrucchiera da 25 an-ni, si è sempre interessata allavita della comunità.Che giudizio dà della politicaa Sona oggi?Per me oggi a Sona si sviluppauna politica nuova che ruota at-torno al cittadino e alle sue esi-genze.Come Consigliere comunalequal è la sua prima preoccu-pazione per il territorio?Fra molte, una preoccupazioneper il territorio è la mancanzadella sua valorizzazione. Ci ren-diamo poco conto delle bellez-ze del paesaggio che ci circon-da e di quello che può dare dal

punto di vistastorico e cultu-rale. Da svi-luppare il turi-smo.Come sono isuoi rapporticon i Consi-glieri di mino-ranza?I miei rapporti con l'opposizionesono discreti, mi relaziono so-prattutto in sede di commissio-ne, perché l'approccio in sede"meno istituzionale " è decisa-mente più sereno.Se dovesse indentificarlo qua-le il primo problema socialeoggi a Sona?Come cittadina e Consiglierecredo che oggi il cittadino vadacollocato al primo posto. Que-sto comporta azioni facili e in-novative (es progetti intercomu-nali o di relazione come il pro-getto ABC). A volte diventa diffi-cile soprattutto a causa dei po-chi fondi a disposizione e deicontinui tagli della spesa che loStato impone.

Botta&Risposta

La politica a Sona in quattro domande: Arianna Gambini

Gianluigi Furri

pagnarli, offrire a lo-ro occasioni di espe-rienza nella vita poli-tica.E cosa si potrebbefare allora primadelle prossime ele-zioni a favore deigiovani del nostroComune?Penso che il Comunedebba fare da capo-fila, debba essere ilprimo ente che offrepossibilità di espe-rienza, stage in tutti isettori. Occorre unconfronto propositivoe reale a livello socia-le, fare un passo siaverso quelle personeche hanno bisognosia verso coloro chehanno qualità e ta-lento da mettere inpratica.

L’86° numero de Il Baco da Setaè stato stampato in 2000 copie.

Chiuso in tipografia il 6 maggio 2016 Stampa Ecologica

Pubblicazione realizzata impiegando carta Fedrigoni Freelife, con marchio europeo di qualità

ecologica Ecolabel - Rif. nr. IT/011/04 e certificata FSC Mixed Sources COC-000010

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Il prossimo numero del Baco sarà in edicola dasabato 5 agosto 2016

Il Prossimo Numero

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Referendum sulle trivellazioni: a Sona alle urne solo il34,30%. Anche il Sindaco aveva invitato a votare

P O L I T I C A

Anche nel Comune di Sona si ferma molto lonta-no dal raggiungimento del quorum la percentua-le dei votanti al referendum sulle trivellazioni, peril quale si è votato domenica 17 aprile. Solo il34,30% dei nostri concittadini, infatti, si è recatoalle urne per dare il proprio voto pro o contro il

quesito referendario. A livellonazionale la percentuale divotanti è stata ancora piùbassa, fermandosi al32,15%. Nel tardo pomerig-gio della domenica del voto,a fronte dei dati di affluenzache vedevano al voto nel no-stro Comune percentuali bas-sissime, era arrivato un invi-to ad andare alle urne an-che dal Sindaco di SonaGianluigi Mazzi, che sul pro-prio profilo facebook scriveva“Cittadini di Sona, votate sì ovotate no, ma andate a vota-re!”. A Lugagnano, Palazzo-lo, San Giorgio e Sona hastravinto il SI indicatodall’83,40% dei votanti(3.728), mentre i NO sonostati il 16,60% dei votanti(742). Voti comunque andatipersi proprio per il mancatoraggiungimento del quorum.

di Mario Salvetti

SocialIl messaggio del

Sindaco su Facebook

E’ presente sul nostro sito in-ternet www.ilbacodaseta.orguna sezione speciale intera-mente dedicata all’arrivo del-l’Alta Velocità Ferroviaria aSona. Per accedere alla sezio-ne basta cliccare sul bannerpresente in home page nellacolonna di destra (immaginequi accanto). Nella sezione speciale vengonoinseriti tutti i servizi del Bacodedicati a questo argomento,estremamente attuale e moltosentito, compresi commenti,

novità, estratti di mappa, ana-lisi e tutto quanto possibile perrendere meglio conoscibilequesta complessa vicenda.

InternetSul nostro sito internet una sezione sempre aggiornata sulla TAV a Sona

Si raccolgono anche nel Comune di Sonale firme per cambiare le norme oggi esi-stenti in Italia sulla legittima difesa.La proposta di legge di iniziativa popolareè stata lanciata dall’Italia dei Valori e chie-

de un aumento della pena per chi si intro-duce nel domicilio (da 2 a 6 anni). La pro-posta, inoltre, chiede soprattutto che den-tro la propria abitazione ci si possa difen-dere come si vuole e che quindi non siapossibile essere denunciati per eccesso dilegittima difesa. L’iniziativa propone ancheche non sia mai previsto un risarcimentodel danno per il ladro o per la sua famiglia.Le firme si raccolgono presso le anagraficomunali di Sona e Lugagnano in orariod’ufficio, fino al 26 di maggio.

Norme

Si raccolgono le firme perla legittima difesa

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“Fango e Gloria”, un drammaticofilm/documentario sul periodo più dif-ficile del nostro Paese. Quando mi im-batto in notizie, ragionamenti e appro-fondimenti sulla politica oggi mi vienealla mente questo film, con la differen-za che nel film qualche momento digloria c’era; nella politica difficile tro-varlo. Ogni giorno aumenta sempre dipiù la ripulsa verso quella parte di vitasociale che dovrebbe essere invece ilpiedistallo sul quale si appoggial’organizzazione di una comunità. Epurtroppo spesso si assiste all’incapa-cità di chi si impegna nelle Istituzionia lanciare messaggi di coinvolgimen-to alla parte (maggioritaria ormai) de-gli elettori delusi da tutto e da tutti. Qualche timido segno a volte i più otti-misti (fra i quali il sottoscritto) lo vedo-no, ma è subito frustrato dalla valangadi fango quotidiana… una guerra infi-nita, e più si sale nella politica delleIstituzioni più si percepisce questa dis-fatta di Caporetto con gli uomini piùinclini a valorizzare (e difendere) sestessi che non a lavorare per la co-

munità che li ha eletti.E Sona spesso non fa diffe-renza, basta essere presen-ti in Consiglio Comunale oleggere qualche delibera sulsito del Comune per render-si conto della povertà deimessaggi che il ConsiglioComunale invia alla comu-nità di Sona. Quando va be-ne qualche Consigliere diminoranza riesce a fare lasomma da impiegatino del-le cifre di una delibera, maidee, proposte, progetti po-chissimi. Anche dalle partidella maggioranza il silen-zio è quasi assoluto. Credo che diqualche Consigliere non abbiamo maisentito la voce. La politica amministra-tiva a Sona sembra quasi integralmen-te costituita dal Sindaco, dalla Giuntae dagli uffici. Ma allora mi chiedo: ache serve andare a votare per elegge-re sedici persone (con qualche lode-vole eccezione sia in maggioranzache in minoranza) troppo spesso cosìsilenziose? Meglio fermarsi e prepara-si a una linea del Piave che ci facciaintravvedere la riscossa. Non sonomai stato un rivoluzionario ma negliultimi tempi mi sento molto vicino achi presenta le posizioni e le idee piùaudaci che tentino di penetrare nel

cuore degli elettori. A volte per ripar-tire bisogna azzerare tutto … qui nonsi tratta di rottamare ma proprio di eli-minare un modo di fare politica chenon funziona più. Chi, e sono in tanti,coltiva il desiderio di vedere qualchemomento di gloria della politica me-glio che si prepari alla linea del Piavein attesa della ripartenza delle propo-ste progettuali. Se il Sindaco e la SuaGiunta, oltre ad asfaltare le strade,aiuteranno in questo processo forse iltempo del fango potrà finire prima e lapolitica potrà riprendere il suo ruologuida di una comunità che ora dà se-gni di smarrimento. Ed il numero sem-pre crescenti di quelli che non vannoa votare ne è l’immagine più evidente.

Il PuntoAAnncchhee aa SSoonnaa sseerrvvee uunn nnuuoovvoo mmooddoo ddii ffaarree ppoolliittiiccaa

di Renato Farina

[email protected]

cessità per la nostra co-munità – non è stato po-sato nemmeno un matto-ne e l’Amministrazionedel Sindaco GianluigiMazzi, che ha ereditatoquesta patata bollente, siè trovata a dover restitui-re l’intera somma.Nel 2014 e nel 2015 so-no già stati restituiti com-plessivamente 222 mila e222 euro, a cui si è aggiunto il pagamento di in-teressi per 17.808 euro nel 2014 e di 2.033 eu-ro nel 2015. Quest’anno il debito con la Regionesi salda, con la restituzione degli ultimi111.111 euro.

L’importo che i cittadini del Comune hanno do-vuto restituire ammonta a ben 333mila e 333euro. Una cifra enorme, con la quale il Comunedi Sona finisce quest’anno di ritornare alla Re-gione l’intero finanziamento ricevuto. L’importoera stato stanziato ancora nel 2003 (Ammini-strazione del Sindaco Flavio Bonometti) per lacostruzione di una caserma dei Carabinieri sulterritorio del Comune di Sona. Il finanziamentoprevedeva la costruzione dell’opera entro il 30giugno 2013 (Amministrazione del SindacoGualtiero Mazzi) pena, in caso di mancata rea-lizzazione dell’opera, l’obbligo di restituzionedella somma con gli interessi legali.In realtà di quella caserma – per la quale nelcorso degli anni sono state spesi, quelli sì, fiumidi parole per sottolinearne l’importanza e la ne-

Caserma dei Carabinieri: il Comune deve restituire il finanziamento (con gli interessi)

C O M U N E

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di Manuel Posenato

[email protected]

presente su

Vincenzo Boccia, un “tipografo” alla guida di ConfindustriaUna storia che interessa anche Sona. Molto da vicino

E C O N O M I A

prenditore, da cittadino, dal mio vissuto associati-vo e da imprenditore che ama l'Italia.” Questa lamotivazione che Vincenzo Boccia, cinquantaduen-ne salernitano, tipografo di professione, ha volutodare alla sua candidatura al ruolo di successoredel bergamasco Giorgio Squinzi, il quale, pur la-sciando di se un’immagine complessivamente po-sitiva, a suo stesso dire, non è però riuscito ad in-cidere quanto avrebbe voluto nel suo ruolo di Pre-

sidente. Boccia non teme di raccogliere quindiun’eredità pesante che negli ultimi anni ha regi-strato la crescita di quasi il 30% del costo del la-voro per unità produttiva del nostro paese rispettoai paesi considerati concorrenti (in questo caso laGermania, visto che siamo il secondo Paese mani-fatturiero dopo i tedeschi, con oltre 400.000 im-prese che stoicamente hanno tenuto duro alla cri-si). Un dato che “deve innescare una riflessione, eforse qualcosa di più di una semplice riflessio-ne…” come ha avuto modo di dire Boccia in questigiorni.Del resto, Vincenzo Boccia, può essere considera-to un vero esperto di change management e di ge-stione della crisi, grazie ad un expertise maturatosul campo dal momento che, con la propria azien-da ha vissuto il travaglio del periodo probabilmen-te più complesso degli ultimi cinquant’anni delproprio settore. Le Arti Grafiche infatti, molto piùdi altri settori, hanno pagato oltre al pesante da-zio della crisi economico finanziaria dell’ultimolustro (abbondante!) anche la crisi strutturale spe-cifica del mondo della comunicazione che ha vistol’ingresso pesante del digitale e di Internet che,in molti casi, ha letteralmente soppiantato, in qual-che caso addirittura azzerando, il ricorso allo stori-co mezzo di comunicazione di massa: la stampa.Un fenomeno che anche a Verona e nel territoriodi Sona ha lasciato il segno. L’industria grafica ve-ronese infatti si è sviluppata fra gli anni sessantae settanta al riparo della chioccia Mondadori, ed ècresciuta esponenzialmente fino agli anni novantaanche grazie allo sviluppo dei mercati esteri comequello tedesco prima, francese, inglese ed ameri-cano poi, per poi subire un forte ridimensionamen-to. La stessa Mondadori, per tutto il novecento ri-ferimento internazionale per il mercato editoriale,è giunta al suo apice nel 1992, anno dell’ultimoimportante investimento in tecnologia del Gruppo,con l’arrivo di una rotativa rotocalcografica costatacirca 40 miliardi delle vecchie Lire, occupando

Una delle candidature più accreditate allaPresidenza dell’Associazione Confindu-striale ci offre lo spunto per fare il bilan-cio in un settore che in passato ha datolavoro al nostro territorio e che sta vi-vendo un momento di grande cambia-mento.“Penso sia giusto mettermi a disposizionein questo momento; la sento come unaresponsabilità da civil servant. Lo facciocon spirito di servizio, senso di responsa-bilità e tanta passione. Desidero esprime-re la mia idea di Confindustria e di politi-ca economica che ho maturato da im-

Sona, terra di aziende grafiche masoprattutto di imprenditori del settore. Che hanno dovuto fare i

conti con una crisi senza precedenti

Tre generazioni di imprenditoritipografi del territorio: dall’al-to Tarcisio Olivo, fondatore diArtimec, Mario Maccadanza eGiorgio Ferrari di Grafiche Aurora e Federico Cozza di Leaderform.

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ben 3200 dipendenti. Oggi la stessa azienda, o al-meno quanto ne rimane, conta poco meno di 500dipendenti. La perdita di occupazione diretta edindiretta, quella causata all’indotto, si stima attor-no a 4000 posti di lavoro fra Verona e provincia, insoli dieci anni. Più d'uno, fra i nostri concittadini,ha visto sfumare il proprio posto di lavoro e so-prattutto diventare rapidamente obsoleto un me-stiere fino a pochi mesi prima altamente profes-sionale: tipocompositori, fotocompositori, cromisti,tipografi e litografi, hanno visto via via ridursi leopportunità occupazionali.Per la verità la tradizione tipografica nel nostro ter-ritorio è fatta più di imprenditori che di imprese.Eccezione fatta per Leaderform Spa di Sona, dellafamiglia Cozza, le aziende attualmente presentisono piccole realtà artigianali, per lo più fruttodella recente generazione digitale. Prima di accen-narne è doveroso però spendere due parole perdescrivere lo straordinario caso di Leaderfom,considerata una delle eccellenze italiane ed euro-pee nel settore del direct marketing e della stam-pa transazionale - per i non addetti parliamo di co-municazione pubblicitaria massiva, ma anche mol-ti dei bollettini prestampati personalizzati di enti,associazioni, e assimilati. Per avere un’idea del vo-lume di stampati prodotti in Via Molina a Sona,dal 1980, anno della fondazione dell’azienda daparte di Luciano Cozza, in Leaderform si sonostampati e confezionati più di 3 miliardi di comuni-cazioni, e vengono serviti ogni giorno clienti nazio-nali ed internazionali, grazie alla più recente tec-nologia ma anche al lavoro di circa 140 dipenden-ti. Tornando alle realtà di dimensione artigianale inumeri e le dimensioni sono ben diversi, ma nonper questo meno apprezzabili. Studiograph, stori-ca serigrafia evoluta al digitale, a San Giorgio inSalici è una solida e ormai consolidata realtà: oc-cupa una decina di operatori e produce cartelloni-stica, insegne, e materiali per la comunicazioneesterna. Nello stesso ambito si impegnano anche igiovani di Art&Co Srl di Palazzolo, che estende leproprie attività anche alla consulenza e progetta-zione, accompagnando il cliente fin dalle scelteestetiche. Sorta poco più di quindici anni or sonola dinamica impresa di Palazzolo sta raccogliendoconsensi ben oltre i confini del territorio.A queste si sono recentemente aggiunte due novi-tà: Officina Grafica Editoriale, alle porte di Luga-

gnano, che oltre ai servizi di stam-pa digitale, offre anche consulen-ze editoriali affiancando autori inerba per le prime autopubblicazio-ni mentre a poche centinaia dimetri di distanza in linea d’aria, al-l’ombra della Grandemela, unpaio d’anni fa ha aperto i battentil’ultima nata del settore, Mase-press, specializzata nella progetta-zione e stampa di etichette, cheha già incontrato il favore di im-portanti marchi del settore vinico-lo ed oleario come Piona, Gorgo,Tinazzi e Redoro. Dicevamo peròche, parlando di arti grafiche, So-na è territorio di imprenditori piùche di imprese. Registriamo infat-ti fra i nostri concittadini impegnati nelle arti grafi-che numerosi imprenditori tipografi: Sergio Vacca-ri, titolare di Grafiche Viesse che opera a SanMassimo, ma anche Mario Maccadanza e GiorgioFerrari, titolari di Grafiche Aurora, altra storica ti-pografia cittadina, trasferitasi prima a Santa Luciae quindi in ZAI Bassona, dove opera tutt’ora conuna ventina di dipendenti e, tra il resto, stampaanche le nostre pagine. Della speciale categoria faparte anche il nostro Sindaco, Mazzi Gianluigi,che nell’ambito della propria attività professionaleè socio di Grafiche FAP, di Villafranca. Un pensieroinfine ad un caro amico, anch’egli imprenditore ti-pografo, mancato da poco, Tarciso Olivo, che conla sua Artimec, nata a Lugagnano e trasferitasipiù avanti a Caselle di Sommacampagna, è statoper anni un riferimento nel settore dei moduli con-tinui arrivando ad occupare fino a trenta dipen-denti. Ed il legame con questo mondo sarà prossi-mamente sancito con l’intitolazione a Lugagnanodi una via a Luigi Fumanelli, salesiano laico, for-matore e quindi direttore della Scuola Grafica Sa-lesiana “San Zeno”, un centro di formazione pro-fessione ed Istituto tecnico Industriale che ha ac-colto numerosi nostri concittadini, dove Fumanellifu insegnante di composizione tipografica e tecno-logia dell’industria grafica dal 1964, anno di fon-dazione della scuola, fino al 1985, anno in cui futrasferito ad Este. Molti di noi hanno frequentato estudiato con lui ed ai suoi insegnamenti ed esem-pi sono affettuosamente legati.

Luigi Fumanelli,che fu Direttoredella ScuolaGrafica Salesia-na “San Zeno”e a cui verrà in-titolata unastrada a Luga-gnano.

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di Giulio Braggio

[email protected]

presente su

Riaperta l’irrigazione a Sona: il Consorzio di Bonifica eroga nelveronese 3 milioni e mezzo di metri cubi di acqua al giorno

E C O N O M I A

zio prezioso per l’agricoltura ma anche per l’interacomunità. Qualche numero, più di qualsiasi ragio-namento, rende l’idea della capillarità del servizioirriguo fornito dall’ente che ha sede in Strada del-la Genovesa a Verona. La rete irrigua artificiale agravità ha uno sviluppo di 1.400 km su canali acielo aperto, canalette e tubazioni in cemento ar-mato. A questa si somma la rete irrigua in pres-sione che si articola in circa 1.000 km di condot-te. Vi è poi l’irrigazione di soccorso, praticata nel-le zone ex Alto Tartaro e Valli Grandi mediante unarete di canali e fossi promiscui che ha uno svilup-po complessivo di circa 1.550 km.“Grande è anche lo sforzo continuo del Consorzioper il miglioramento tecnologico della distribuzio-ne dell’acqua – spiega il Presidente del Consor-zio Antonio Tomezzoli – soprattutto attraverso larealizzazione di impianti a pressione che permet-tono un’assoluta razionalizzazione della fornituradell’acqua ai terreni, riducendo quasi a zero i ri-schi di spreco di questa preziosa risorsa. Nel me-se di maggio verrà ad esempio inaugurato il nuovoimpianto della Valpolicella, a servizio di circa 200aziende agricole”.Importante segnalare poi, in tempi di ristrettezzeenergetiche, che il Consorzio di Bonifica Veronesea fronte di un consumo elettrico medio annuale di9 milioni di kWh (per il 90% assorbito dagli impian-ti irrigui), è in grado di produrre autonomamentecirca 3,28 milioni di kWh da fonti rinnovabili, dicui 3 milioni di kWh da energia idroelettrica e280mila kWh da solare fotovoltaico, mitigando dimolto il fabbisogno che l’ente è costretto ad acqui-sire dall’esterno.

E’ tornata la primavera e si è riaperta la stagioneirrigua per l’agricoltura veronese e quindi ancheper le aziende agricole e gli agricoltori di Sona. IlConsorzio di Bonifica Veronese, che serve unasuperficie complessiva di quasi 160mila ettari su

ben 66 Comuni del-la provincia di Vero-na, ha riaperto in-fatti i rubinetti dasabato 16 aprile.Durante la stagioneirrigua, che va daaprile a settembre,

il Consorzio riesce ad erogare ai terreni del verone-se circa 3 milioni e mezzo di metri cubi di acquaal giorno, 40 metri cubi al secondo. Uno sforzoenorme che, oltre a permettere tramitel’irrigazione l’attività e la sopravvivenza di migliaiadi piccole e grandi aziende agricole – che altri-menti semplicemente non potrebbero esistere –porta con sé il grande valore aggiunto di contribui-re in maniera importante, tramite la filtrazione del-l’acqua nel sottosuolo, all’incremento delle falde.Falde che senza il lavoro del Consorzio vedrebberoun progressivo impoverimento a causa dei cam-biamenti climatici che registrano un aumento dellestagioni siccitose. Quindi l’irrigazione come servi-

Foto aerea del-la Centrale diPalazzolo, alBosco di Sona,del Consorziodi Bonifica Ve-ronese.

Oltre a permettere la sopravvivenzadelle aziende agricole, l’acqua di irrigazione contribuisce all’incremento delle falde

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nomi Alessio Giacopini e Massimo Vincenzi.Quanto è uscito dal convegno è, primaria-mente, l’idea di costituire un gruppo ope-rativo di produttori del Veronese perchéveicoli le informazioni che man manovengono raccolte dai gruppi di ricerca,sulle problematiche dell’actinidia, e per sti-molare l’intervento necessario delle istitu-zioni. Altra linea da seguire è quella della valuta-zione delle possibilità di trovare delle alternativecolturali al kiwi. Esempi portati sono stati quellidel Piemonte, dove alcune coltivazioni sono sta-te riconvertite in uva da tavola, nel nocciolo –non adatto però alla nostra area geografica – e inun’altra specie di actinidia che presenta però im-portanti costi di produzione.

Si è tenuto presso il mercato ortofrutticolo diSona e Sommacampagna il convegno sul temadella morìa dei kiwi: “Apparato radicale e so-stanza organica presente nei frutteti. Proble-matiche dell’actinidia”. Il tema è di grande inte-resse, e preoccupazione, se si calcola che solonella provincia veronese, Comune di Sona com-preso, questo morbo ha già colpito mille dei tre-mila ettari di produzione, con un danno per gli im-prenditori agricoli che complessivamente raggiun-ge i cento milioni di euro. La morìa dei kiwi è do-vuta sia alla malattia Psa sia all’asfissia radicale. A questo importante appuntamento per la nostraagricoltura erano presenti alcuni esperti del Cen-tro di ricerca per la frutticoltura di Roma e dellaFondazione Agrion Piemonte. Con loro gli agro-

Morìa dei kiwi: alleanza tra i produttori e alternative colturaliE C O N O M I A

anche grazie ad iniziative comequesta – sembra di poter registra-re una tenue controtendenza po-sitiva. Passato il primo anno disperimentazione, i Comuni parte-cipanti si sono incontrati a Castel-nuovo del Garda in un convegnodal titolo “Commercio 2020 unanno dopo: progetti e risorse”,proprio per fare il punto sui risul-tati raggiunti e per programmare i prossimi inter-venti. Nella foto il centro di Lugagnano.

Da più di un anno è attivo e operativo il Progetto“Commercio 2020”, che coinvolge il Comune diSona assieme a quelli di Castelnuovo del Gar-da, Bussolengo, Valeggio, Pastrengo e Somma-campagna. Finalità del progetto è quello di valo-rizzare l’economia dei nostri centri urbani attra-verso operazioni di promozione e divulgazionedelle attività commerciali presenti e delle tanterisorse culturali e naturalistiche del territorio.Quello della progressiva desertificazione dei cen-tri urbani è un problema che da anni orma afflig-ge i nostri Comuni, anche se negli ultimi tempi –

Progetto “Commercio 2020”, per rilanciare l’economia dei centri urbani: tempo di primi bilanci

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del voto alle donne. Dopo pochi anni al terminedella Grande Guerra, durante la quale le donneavevano sopperito alla carenza di uomini in tut-te le attività lavorative, si guadagnarono la leggen. 1176 del 17 luglio 1919 ed il pieno eserciziodei diritti civili e di essere ammesse ad esercitaretutte le professioni e a coprire tutti gli impieghipubblici, con esclusione di quelli giurisdizionali, dipotestà politiche o che attenevano alla difesa del-lo Stato, ma non il diritto al voto. Nel 1925 siaprì uno spiraglio con la legge n. 2125 del 22 no-vembre. Il Parlamento modificò l’art. 24, dellalegge in vigore, sostituendolo con tre nuovi artico-li con i quali si previde l'iscrizione nelle liste elet-torali amministrative delle donne, con normepiù restrittive rispetto agli uomini. Avrebbero potu-to iniziare a votare nelle elezioni comunali e pro-vinciali successive, il 31 maggio 1926, in sezioniseparate. Tale diritto non fu mai esercitato peròper l'entrata in vigore della legge n. 237 del 4febbraio 1926, che soppresse le elezioni demo-cratiche anche per gli uomini.

Si dovette attendere la caduta del Regime fasci-sta per riparlare di voto alle donne. Il 31 gennaio1945, venne emanato il decreto legislativo luogo-tenenziale n. 23 che conferì loro il diritto di voto.Il decreto Bonomi tuttavia non fece menzione del-l'elettorato passivo, cioè della possibilità di esse-re anche elette. A distanza di un anno venneconcesso il diritto alla loro eleggibilità con decreton. 74 del 10 marzo 1946. Da questa data in poile donne poterono considerarsi cittadine con pie-ni diritti. Le prime elezioni amministrative allequali le donne italiane furono chiamate a votaresi svolsero a partire dal 10 marzo 1946 in 5 tur-ni, mentre le prime elezioni politiche alle quali eb-bero accesso, furono quelle del 2 giugno 1946, ilReferendum Istituzionale Monarchia- Repubblica.A Sona le prime elezioni amministrative comuna-li, dopo la caduta del Regime, si tennero il 24marzo 1946 in quattro seggi, uno per frazione.Votò l’87,6% dei 3.843 elettori e le donne non

Fu lungo e tormentato il percorso per la conces-sione del voto femminile in Italia.Quando, con la legge 30 giugno 1912 n. 666, fuvotato in Italia il suffragio universale maschile,la Camera dei Deputati respinse la concessione

Una vicenda lunga e tormentata, anche a SonaL A N O S T R A S T O R I A

Nelle prime elezioni del 1946 l’86 % delle donne del nostro Comune si recò alle urne

Le donne al voto24 marzo 1946: settant’anni fa a Sona

per la prima volta alle urne le nostre nonne

di Renato Salvetti

[email protected]

Nella foto il manifesto che indiceva le elezioni amministrative aSona il 24 marzo 1946. Le liste erano tre: Democrazia Cristia-no, Partito Comunista-Partito Socialista e Partito Socialistalocale. Da notare che le donne potevano votare, ma non vi eraalcuna presenza femminile nelle tre liste.

Il Documento Storico

Il Manifesto delle Elezioni a Sona del 1946

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sfigurarono nel confronto. Infatti votò l’86% delle1.848 elettrìci contro l’89% degli uomini.A Sona votarono il 90,6% uomini e l’87,2% don-ne, a Palazzolo l’88% degli uomini e l’85,6% del-le donne, a Lugagnano l’88% degli uomini el’88,3% delle donne (che quindi votarono in per-centuale maggiore rispetto agli uomini) ed a San

Giorgio in Salici il 90% degli uomini e l’84,3%delle donne. Nello speciale dedicato al primo voto femminilea Sona che pubblichiamo in queste pagine ripor-tiamo ricordi delle donne che in quegli anni vota-rono per la prima volta e alcuni commenti di don-ne impegnate nel pubblico e nelle istituzioni.

grande sfilata, una grande festa”. E’ un bel ca-ratterino questa Ida! In conclusione va segnala-to che la signora Ida Benedetti ha decisamenteuna buona memoria. Dopo aver preso nota chenell’intervista parla della vittoria delle sinistre aSan Giorgio, abbiamo controllato nell’archiviostorico comunale. In effetti nel seggio elettoraledi quella frazione le sinistre vinsero alla grandecon un 54,8% di voti alla lista PCI/PSI, più un7,2% della lista locale del PSI. La DC, che a livel-lo comunale vinse le elezioni con il 56,8% deivoti validi, nella frazione dovette accontentarsidi un modesto 38%.

Ho incontrato la Signora Ida Benedetti classe1922 abitante a San Giorgio in Salici, sposatail 22 aprile 1944 con Alessandro Olioso, chenonostante i molteplici acciacchi con gli arti,cammina appoggiata ad un girello, le mani han-no poca presa, ma con la memoria ancora mol-to vigile e sa raccontare con grande prontezzale vicende della sua vita. Le ho chiesto di dirmiqualche cosa della prima volta che ha votato eben volentieri mi ha parlato della sua esperien-za anche se molto singolare. Per la prima voltail voto era se scegliere la monarchia o la re-pubblica e in questo caso la scelta repubblicaera quasi scontata, anche se più di qualche vo-to era andato alla monarchia. Ma è il sussegui-to voto amministrativo che aveva creato unaserie di contrasti anche forti in seno alla sua fa-miglia. “C’erano gli incaricati di ogni partito, inlista erano tre: Democrazia cristiana, Partito So-cialista Italiano di Unità Proletaria e Partito Co-munista Italiano che passavano di casa in casae insegnavano specialmente a noi donne comevotare, ma soprattutto ci indirizzavano su cosavotare. Io anche se ero già sposata e con unabambina piccola - racconta Ida - seguivol’indirizzo della mia famiglia di origine, dei mieifratelli più grandi di me che erano piuttosto disinistra. Succede che i preti di allora saputoquesto orientamento sono venuti in casa perfarci convinti di cambiare idea. Mio marito, unuomo molto mite, anche se contrariato per que-sta intrusione si teneva tutto dentro e non reagi-va. Io invece, che da sempre mi hanno chiama-to ‘beta da la lingua sceta’, ho detto le mie ra-gioni che fosse il caso che i preti facessero ipreti e non i portavoce politici. Nacque in casauna piccola incrinatura tanto che mi sono allon-tanata per qualche giorno perché non ero statasufficientemente sostenuta. Dopo, ambedueavevamo dato lo stesso voto perchè anche lui lapensava come me. Mi ha detto che quando lasinistra ha vinto a San Giorgio hanno fatto una

Benedetti Ida di San Giorgio: “Vennero i preti a dircicome votare, e mi fecero litigare con mio marito”

L ’ I N T E R V I S T A

Foto di matri-monio per IdaBenedetti eAlessandroOlioso, 22 apri-le 1944.

di Valentino Venturini

[email protected]

Fra ‘800 e ‘900 furonomolti i Veneti che dovette-ro recarsi all’estero in cer-ca di lavoro. Fra questi, an-che alcuni cittadini del Co-mune di Sona. Nella foto che pubblichia-mo è ritratta, a sinistra, Gu-glielmi Carlotta (1886-1959) di Lugagnano, reca-tasi in Svizzera agli inizi delsecolo scorso per trovareun’occupazione.

Donne

Quante donne trai nostri emigrati

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un altro voto per la Democrazia Cristiana!”Luigia Ballarini, classe 1923 abita a Palazzoloda 35 anni, vive col fratello Giuseppe, vice capo-gruppo del gruppo Alpini, dopo la morte del ma-rito Aldo De Beni avvenuta vent’anni orsono. Lui-gia racconta che ”Nel 1946 abitavo in apertacampagna, nella corte Mirandola in comune di

Elda Tacconi vedova di Guido Be-nali, classe 1920, ci racconta chea Palazzolo “Si votava alle scuoleelementari di via 4 Novembre do-ve ora sono i giardini della posta.

La strada era bianca,c’era la cunetta in ciotto-lato (salèso) per l’acquapiovana da attraversare ealcuni gradini per salire.C’erano gruppetti di per-sone che parlottavanoma non si poteva farepropaganda nelle vicinan-ze. Non c’erano televisio-ne o radio o giornali perinformarsi. Ricordo cheAlice Foroni, fervente cat-tolica, era andata in gironelle famiglie per ‘inse-gnare a votare’. Quandomi avvicinai per entrarenel seggio, un mio cono-scente mi apostrofò: ecco

Elda Tacconi classe 1920 e Luigia Ballarini classe 1923,“Primo voto, non avevamo televisioni o giornali per informarci”

L ’ I N T E R V I S T A

di Luigi Tacconi

[email protected]

Anni '40 LuigiaBallarini lavoraai “pèrseghi”.

Le donne al voto a Sona24 marzo 1946

Luigia Ballarinicon il fidanzatoAldo De Beni.

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Lazise ma nella parrocchia di Sandrà. Da ragaz-za in bicicletta andavo a Domegliara per lavora-re ai pèrseghi. Ricordo che alle elezioni del1946, che si tenevano alle scuole comunali diLazise, c’erano le liste dei democristiani e deisocialisti e i loro rappresentanti giravano per le

case per insegnare a votare. Io ho ascoltato ilnostro sindacalista dei Coltivatori diretti che eradalla parte dei democristiani”.Nella foto sopra, 13 marzo 1969 demolizione del-la scuole elementari in via IV Novembre a Palazzolo.Qui si votò nel 1946.

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Leoni Carmela, classe 1921: “Che smarrimento il primo voto, ero stata educata al mito del Duce”

L ’ I N T E R V I S T A

tatura, la lasciò sorpresa. Votò per la Repubblica,anche come risposta alle molte sofferenze che lasua famiglia dovette patire nei lunghissimi annidella guerra: due fratelli al fronte, la paura deibombardamenti ed il razionamento del cibo.

Leoni Carmela (classe 1921) è na-ta a Sona ed è sempre vissuta nelcapoluogo, dove si è sposata nelsettembre del 1951 con GiovanniNicoli. Da piccola frequentò lascuola elementare comunale, dove

le fu impartita un’educazione improntata al mito diMussolini e del Fascismo. Partecipò spesso alleadunate civiche, così frequenti all’epoca, talora so-stenendo il labaro delle Giovani Italiane. Quandonel 1946 fu chiamata alle urne, provò anzitutto unsenso di smarrimento. Fino ad allora, infatti, acausa della propaganda del regime, era convintache il Fascismo fosse sempre esistito, e che tuttele nazioni fossero governate da un Duce.La scoperta che potevano esistere altre forme dipolitica, che più partiti avessero il diritto di farsisentire, che tanti altri Stati avevano la democraziamentre quella italiana era stata una forma di dit-

di Mario Nicoli

Le donne al voto a Sona24 marzo 1946

Non ne farei una questione di voto. Ne farei una questio-ne di Donne. Non ne farei nemmeno una questione dianniversario. Ne farei una questione di futuro. Il passa-to che ha visto le donne senza voto è relativamente vici-no. Settantun anni fa, le donne non avevano diritto al vo-to. Non decidevano, non esprimevano consenso politico.Avevamo potuto vincere il Nobel con Grazia Deledda,ma votare no. Quando le donne si apprestarono alle ur-ne, Anna Garofalo, allora giornalista, disse: “stringiamo ilbiglietto per votare come un biglietto d’amore”. E oggi?E’ ancora amore quello che lega le donne al voto? Cosaè cambiato con il voto? O meglio: davvero il voto ha re-so le donne così visibili? Oggi ci sembra scontato. Oggile nostre battaglie sono sulle quote rosa (incredibile do-ver battagliare per essere ugualmente rappresentate inParlamento o nei luoghi di potere), sono sull’eguale retri-buzione nei posti di lavoro, oggi siamo fortunate. Qui edora, più o meno, lo siamo. Ma sulla pelle delle donne sigiocano ancora molte partite in parecchi posti del mon-do. Non è un caso che le campagne elettorali di duefirst lady come Michelle Obama ed Hillary Clinton metta-no tra le priorità i diritti delle donne facendosi dei nemi-ci. Partendo dall’istruzione, che è ancora per molte dinoi un diritto negato. Ci sono nel mondo 62 milioni didonne che non vanno a scuola. La campagna “ 62 mil-liongirls “ mira a trovarle, a portarle a scuola e a fare in

modo che ci restino.Perché l’istruzione fala differenza. Lo è nelmondo oltre casa no-stra, ma lo è anchenelle nostre case doveancora le figlie femmi-ne non vengono spinteverso le facoltà scien-tifiche perché da sem-pre terreno maschile.Lo è nel quotidiano perché spingiamo le ragazze ad es-sere belle, a trovare marito, perché raccontiamo loro chesenza figli non sono nessuno. Lo fanno le madri, lo fan-no le nonne. Lo si fa. Ancora e ancora. Invece da nume-rosi studi emerge che nelle società dove le donne posso-no dire la loro dal punto di vista economico e di governo,la stabilità sociale è meno in pericolo. Gran parte dellavoro spetta ancora una volta alle donne: crescere figlimaschi rispettosi del mondo femminile, dove le paroleabbiano un senso e vengano corrette ogni volta che ab-biano connotazioni sessiste, senza sorrisetti di compiaci-mento (“è un maschio e si sa sono fatti così”), spetta al-le donne non comportarsi da maschi quando sono nellestanze dei bottoni, spetta ancora una volta alle donnecrescere le donne. E poi portarle al voto. Che sia politicoo meno. Perché il voto, senza un cervello evoluto rimaneun esercizio sterile. Un avvenimento. Il voto, a casa mia,è tutti i giorni.

Il Commento

Non è questione di voto, è questione di Donne

di Monia Cimichella

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sazioni che mi porto addosso come i do-cumenti e il portafoglio: diploma, scudet-to del Verona, il primo voto come elettri-ce. Mi sono trovata in una cabina di le-gno con in mano la matita e la scheda eimprovvisamente ti senti ‘grande’, impor-tante, cittadino. Non c'era un'idea pro-prio sicura. Nella mia famiglia inoltre non esiste-va confronto su questo piano. E molti amici,compagni di scuola erano catturati da altro. An-

zi tutte le ragioni che miavevano condotto a taleidea mi sembravano darivedere perché non ab-bastanza ragionate o co-scienziose. Temevo qua-si di perdere il diritto alvoto! Allo smarrimento è

seguita la consapevolezza, per fortuna. E l'ideaè tornata rassicurandomi, accompagnando ilmio gesto, che ancor oggi, ha una conseguenzadiretta”. Ma cosa significa oggi per una donna fare at-tività politica sul territorio? “Non so come fos-se fare politica per una donna nel passato. Chilo racconta la definisce diversa perchè diversierano i problemi. Non ho confronti. Posso direcosa è oggi per me e le altre donne della mia‘squadra’: è il coraggio di sedere in Consiglio

Sul tema del primo voto alle donne di Sona del1946 e, in generale, sulla grande questione del-la partecipazione delle donne alla vita politica,siamo andati a sentire il neo Assessore del Co-mune di Sona Elena Catalano.Nata a Bussolengo nel 1967, coniugata conuna figlia, residente prima a Villafranca e poi aPalazzolo, è cittadinadel Comune di Sona daormai 10 anni. Conse-guita la maturità classi-ca si è iscritta all'univer-sità di Bologna, facoltàdi Giurisprudenza. Im-pegnata da sempre nel-la scuola, nel sociale e nelle associazioni, “Hointrapreso il percorso della politica – ci spiega -all'inizio senza conoscere veramente l'effettivoimpegno che richiedeva, solo per il piacere dellostare assieme al gruppo con cui ancora condivi-do, talvolta, anche il mio tempo libero. Esperien-za impegnativa di donna e di madre, ma occa-sione di crescita e di confronto con me stessa”.Assessore, che ricordo ha della prima voltache è andata a votare? “L'anno della mia mag-giore età, il 1985, è stato un anno ricco di sen-

L’Assessore Elena Catalano: “Non bisogna fermarsi a festeggiareun anniversario di settant’anni fa. Le donne possono dare molto”

L ’ I N T E R V I S T A

di Mario Salvetti Le donne al voto a Sona24 marzo 1946

L’AssessoreCatalano (conla camiciabianca) con leConsigliere Ca-stioni, Aldeghe-ri, Bernardi,Bonetti e Gam-bini. In Ammi-nistrazione so-no presenti al-tre due donne:l’Assessore DalForno e la Con-sigliera Steva-noni.

“Per noi donne gli esami sembranoveramente non finire mai. Ma questa non è certo una cosa

che ci spaventa”

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Comunale in sei. Non ci sono pre-cedenti a Sona in tale senso. Si-gnifica, semplicemente, che molticittadini di Sona hanno creduto innoi donne. So per certo che nella‘mia politica’ aiuta la passioneper il territorio, un attento ascolto,

risposte chiare e semplici, idee e soluzioni prati-

cabili, disponibilità ditempo, obiettivi rag-giungibili. Caratteristi-che e qualità che pre-scindono dal genere,ma che la sensibilitàdi donna supporta”.E' ancora difficile peruna donna essere ri-conosciuta in certiambiti da sempre ri-servati soprattuttoagli uomini? “Sicura-mente lo scorrere deltempo ha modificato in meglio molte cose. Le‘suffraggette’ si sono battute perl'emancipazione femminile e ci hanno dato unagrossa mano. Abbiamo dimostrato che le donnepossono spazzare via le tante paure di chi temeche sia rischioso credere in noi. Basti pensare aRita Levi Montalcini, Eleanor Roosvelt, Janet L.Yallen. Il tempo delle donne è sempre stato unenigma per gli uomini. E gli esami qualche voltasembrano non finire mai. Dobbiamo spesso arri-vare all'obiettivo spendendo maggiori energie,conciliare con la famiglia, lottare per evitare disparità salariali. I numeri non garantiscono laparità però... Non voglio pensare che l'essereuomo o l'essere donna siano il lasciapassareper la consapevolezza democratica. Credo sem-pre ai risultati sul campo e alla correttezza del-le azioni”. Secondo lei quello della donna "chepuò dare qualcosa di più alla politica" è una fra-se solo retorica o ha un significato reale? “Peruna donna, oggi come ieri, fare politica, essereparte attiva, non è solo spegnere settanta can-deline per l'anniversario del diritto di voto. E' in-vece dare l'impulso, mettere in campo azionivolte ad accompagnare i profondi cambiamenticulturali, di stile di vita che hanno attraversatosocietà e famiglia. Le donne hanno il dono dicogliere per loro natura ‘le sfumature’ e la capa-cità di trasformarle in operato. Anche questo po-trebbe rendere la politica migliore”. Cosa le piace e cosa non le piace della politi-ca? “Nella politica è un po' come essere in unagalleria d'arte ad osservare un quadro d'autore;ed io guardo prima con gli occhi di cittadino e diamministratore poi. Noto i colori cupi che sonole pennellate del cittadino sfiduciato nel sistemae nel futuro incerto e difficile. Sempre pronto al-le richieste, alla ricerca di quotidiane soluzioni,stanco di essere incline alla collaborazione.Dall'altro mi colpiscono i colori accesi di quanticome me amministrano e dovrebbero impegnar-si con coscienza e buon senso a progettare ilbenessere della comunità, districandosi fra re-gole, autorizzazioni, permessi, tempi biblici. Laverità è che io apprezzo i colori tenui di questacomplessa e articolata tavolozza. I migliori dipin-ti, a mio giudizio, sono quelli che rappresentanola politica del ‘fare’ che incontra la condivisionee l'approvazione, anche se non sempre totale,della gente capace di scegliere quale direzioneprendere”.

Le donne al voto a Sona24 marzo 1946

Le donne in Italia ottennero dipoter votare, e di essere elettenel 1946 ma si dovette però at-tendere il 1960 per avere a So-na un Consigliere comunaledonna, Guglielmi Prima, cono-sciuta da tutti come Primetta,deceduta nel luglio del 2014.Era nata nel 1927, si era diplo-mata maestra elementare nel1945 ed iniziò ad insegnarenelle scuole serali locali peradulti nel dopoguerra e quindiin quella pubblica, a San Roccodi San Giorgio e poi a Luga-

gnano. Dopo varie esperienze nel campo delvolontariato sociale, venne chiamata dal Par-tito della Democrazia Cristiana a rappresen-tare la frazione di Lugagnano nella Commis-sione E.C.A. (Ente Comunale di Assistenza) equindi, proposta ed eletta, Consigliere comu-nale per il quinquennio amministrativo1960-1965. Essendo la prima donna a rico-prire quella carica, la sua presenza in Consi-glio comunale fu un evento epocale, inquanto analoghe proposte al femminile, ma-turate nelle altre frazioni, erano state più vol-

te respinte dai politici locali perché ritenute inopportune. Venneinserita nella lista elettorale di Lugagnano perché si stava deci-dendo di costruire la nuova scuola elementare nella frazione,che ormai necessitava di 11 sezioni e che era “sparpagliata” intre diversi siti del paese. La presenza di un’insegnante fu ritenu-ta molto utile in quegli anni anche tenendo conto che stava dive-nendo obbligatoria per tutti la frequenza alla scuola media ed ilComune stava prendendone atto. Durante un’intervista conces-sa al nostro giornale ci parlò delle sue prime esperienze pubbli-che. Ci ricordò dell’imbarazzo iniziale nell’essersi trovata in unconsesso istituzionale fra tutti uomini. L’accolsero peraltro, Sin-daco Carlo Scattolini in testa, con molta simpatia. Al terminedel mandato non si ripresentò al voto - ci fu il matrimonio e mol-to presto un figlio - ma coltivò sempre un interesse profondoper la vita civica e le tradizioni paesane. Sempre molto socie-vole, pur molto riservata al punto di rifuggire l’esposizione pub-blica, lasciò un ricordo indimenticabile della sua presenza nellacomunità civica sonese. Nelle foto Primetta con il marito Brunoe in uno scatto di pochi anni fa.

Renato Salvetti

La Nostra Storia

Guglielmi Primetta, nel 1960 primaConsigliera comunale a Sona

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In Italia oggi le donne intraprendono di frequente professioninel campo del giornalismo e dominano in quello dell’inse-gnamento, dall’Infanzia alla Secondaria, mentre sono menopresenti ai vertici delle università; inoltre, rappresentano lacategoria più vasta dei lettori moderni. Tuttavia, se esisteun numero elevatissimo di donne lettrici, non si può dire chelo sia altrettanto quello delle donne scrittrici. Benchè le pa-gine più belle della poesia italiana siano state ispirate dal fa-scino del gentil sesso, il terreno letterario nazionale è statoampiamente dominato da nomi maschili. Per tantissimotempo le autrici non solo sono state in inferiorità numerica,ma la loro voce è stata fatta passare sotto silenzio. Tuttavia,dalla fine dell’Ottocento in particolare, di penne femminiliche hanno denunciando la condizione di subordinazione almaschio ce ne sono state e risultano significative soprattuttoperché costituiscono per la società del tempo un modelloforte di lotta per l’emancipazione. Tra le prime esponenti inItalia di una letteratura femminista c’è Sibilla Aleramo(1856–1960), conosciuta soprattutto per “Una donna” e“Un amore insolito”. Il suo impegno si concretizzò nella par-tecipazione a manifestazioni per il diritto di voto e per la lot-ta contro la prostituzione. Cercò anche di svincolare la don-na dal ruolo tradizionale di madre e moglie e dal suo sentirsiin colpa se rifiutava il matrimonio e la maternità. MatildeSerao (1856-1927), prima donna in Italia ad aver fondatoun quotidiano, fu autrice di novelle e romanzi in cui descrive-va il problema dell’identità femminile, il rapporto con il mon-do del lavoro e il ruolo della madre. Pur raccontando così be-ne l’animo femminile, rifiutò l’etichetta di “femminista”. Alcu-ne donne, come lei, divennero personalità di spicco ed ot-tennero anche riconoscimenti importanti, addirittura il No-bel, come accadde nel caso di Grazia Deledda (1871-1936), la cui produzione dedicata alla Sardegna contieneuna riflessione sull’identità femminile all’interno di quella le-gata al mondo degli oppressi. Dopo questa prima generazio-ne di scrittrici, si affacciano sulla scena letteraria italiana fi-gure come Natalia Ginzburg ed Elsa Morante. La Ginzburg(1916-1991) ne “La condizione femminile” scriveva: “Condi-vido […] tutto quello che chiedono i movimenti femminili.Condivido tutte o quasi tutte le loro richieste pratiche. Nonamo il femminismo come atteggiamento dello spirito… pen-so che tutte le lotte sociali debbano essere combattute da

uomini e donne insieme.[…] [Il femminismo] parte in-vece dal presupposto che ledonne, benché umiliate, sia-no migliori degli uomini. Ledonne non sono in realtàné migliori né peggiori degliuomini. Qualitativamente,sono uguali.” Sembra ovvioe del tutto logico ritenereuomini e donne uguali, manella realtà di tutti i giorni laverità è un’altra. Molte au-trici come la Ginzubrg eranoconsapevoli che i loro scritti non erano considerati allo stes-so livello di quelli prodotti da uomini, che risultavano mag-giormente apprezzati e vendevano di più. Molte scrittrici cer-carono allora di essere meno sentimentali, perché le loroopere potessero essere stimate tanto quanto quelle dei lorocolleghi maschi. Elsa Morante (1912-1985, nella foto), con-siderata una delle più grandi romanziere del Novecento concapolavori come “L’isola di Arturo”, “Menzogna e sortilegio”e “La storia”, indagò soprattutto il ruolo della maternità nellavita di una donna. Altra autrice significativa è Dacia Maraini(1936), che ci ha lasciato figure femminili indimenticabili neisuoi romanzi più famosi, come “L’età del malessere” o “Lalunga vita di Marianna Ucrìa”. Quando le venne chiesto cheruolo pensasse avessero avuto le donne nella letteratura, af-fermò che “per lungo tempo le scrittrici hanno rifiutato diparlare di scrittura femminile perché con questa definizionesi indicava la scrittura della sentimentalità, una letteraturaconsolatoria e quindi mancante di energia e profondità. Inrealtà non esiste uno stile femminile, esiste semmai un pun-to di vista, una soggettività storica (che non ha niente a chefare con la biologia) della donna e quindi della donna chescrive”. Ha sostenuto in un’intervista che il momento più dif-ficile arriva per una donna quando entra nel mondo del lavo-ro e si costruisce una famiglia. Doveva saperlo bene ancheOriana Fallaci (1929-2006), che lottò per affermarsi nelmondo del giornalismo italiano, superando pregiudizi e dive-nendo la prima donna italiana inviata di guerra. I suoi repor-tage la resero famosa in tutto il mondo. Sulla condizionefemminile si è espressa senza mezzi termini in romanzi co-me “Penelope alla guerra”, “Lettera ad un bambino mai na-to” e “Il sesso inutile”. Infine, dopo giornaliste, romanziere esaggiste, non si può non ricordare Alda Merini (1931-2009)la “piccola ape furibonda” dei Navigli, profonda conoscitricedell’animo femminile, che attraverso le sue poesie fa emer-gere inquieto, libero, anticonformista, irriverente.

Il Commento

Le donne nella letteratura italiana: una faticosa salita

di Chiara Giacomi

[email protected]

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Due mesi di notizie

da www.ilbacodaseta.orgRiportiamo alcune delle più di 100 notizie che abbia-mo pubblicato sul nostro sito negli ultimi due mesi. An-che in questi due mesi abbiamo registrato più di due-mila accessi al giorno da parte dei nostri lettori. Conti-nuate a visitarci.

Veneto - Europa L’Elzeviro

Ha scritto John Nash, la mente brillante del film A beatiful minde il teorico dei giochi non cooperativi: "Ottenere il meglio non èimpossibile, ma richiede cooperazione. Agendo invece indipen-dentemente gli uni dagli altri, i giocatori non possono far di me-glio che evitare il peggio." La similitudine conl'attuale situazione degli Stati europei è evidente.

Marco [email protected]

Auto rubata fermata grazie al nuovo misuratore di velocitàdella Regionale 112 marzo 2016Domenica scorsa, nel pomeriggio, due agenti della Polizia Loca-le di Sona, grazie alla segnalazione della nuova postazione dimisuratore di velocità sulla Strada Regionale 11, sono riuscitiad individuare, inseguire e fermare un’autovettura, una ToyotaYaris, segnalata dal lettore targhe come rubata e priva di assi-curazione. L’automobile era già sotto osservazione della Poliziaa seguito dei frequenti passaggi registrati nei giorni precedentie per alcuni movimenti sospetti. Dopo un breve inseguimento, ilfermo della Yaris è avvenuto nel territorio del Comune di Castel-nuovo del Garda, nella Piazza Principale. Per questo motivo gliagenti della Polizia Locale di Sona hanno chiesto l’ausilio delservizio Radiomobile dei Carabinieri della stazione di Peschieradel Garda, che hanno provveduto al fermo del conducente.L’uomo alla guida è risultato avere gravi precedenti.

Un sonese condannato per 18 chili di ketamina7 marzo 2016Dopo cinque mesi dalla data del loro arresto, sono comparsinegli scorsi giorni davanti al Giudice per l’Udienza Preliminareun quarantunenne residente a Sona e un quarantenne di Du-razzo. Lo scorso 11 settembre i due erano stati notati da unapattuglia di Carabinieri in un’area di servizio della tangenziale. Imilitari avvicinatisi avevano scoperto gli uomini mentre stavanotravasando 18 chili di ketamina in alcune bottiglie di plastica,

prelevandolo da una tanica. La ketamina è un far-maco principalmente utilizzato come anestetico dis-sociativo (per uso sia umano che veterinario) e piùrecentemente a livello sperimentale contro il distur-bo bipolare e l’alcolismo. Assunto a piccole doti as-sume le caratteristiche di un potente psicodelico.Davanti al giudice i due hanno patteggiato: il soneseè stato quindi condannato a quattro anni e sei mesidi carcere, mentre il secondo uomo ha ottenuto unacondanna a tre anni e otto mesi.

Lugagnano: oggi i funerali di Michele Toffali. Vedo-vo da due anni, lascia una bambina9 marzo 2016Il dramma si è consumato nella primissima mattinadomenica scorsa davanti ai cancelli dell’area Perlini,a Gambellara, nel Vicentino. Michele Toffali, 42 an-ni, era appena arrivato per svolgere il suo servizio disicurezza e vigilanza antincendio in occasione del-l’assemblea della Banca Popolare di Vicenza quan-do un fortissimo dolore al torace l’ha portato a chie-dere aiuto. I soccorsi, attivati immediatamente daun collega di Michele, sono stati velocissimi ma pur-troppo per l’uomo non c’è stato nulla da fare già neltragitto in ambulanza verso l’ospedale di San Boni-facio. L’infarto l’ha stroncato nonostante le cureprontamente prestate. La notizia ha travolto i colle-ghi di Toffali, ben consapevoli del dramma che giàaveva colpito l’uomo che un paio di anni fa era rima-sto vedovo, con una bambina piccola. Bambina cheora ha perso anche il padre e alla quale rimane or-mai solo la nonna paterna. Nella frazione sono gran-di il dolore, il lutto e l’incredulità per quanto accadu-to. Molti i ricordi degli amici che sono apparsi anchesui social.

Lugagnano: restano in carcere due stranieri autoridi un furto con scasso13 marzo 2016Dopo l’udienza davanti al Giudice Marzio Guidorizziresteranno in carcere i due stranieri, un 36enne delMarocco e un 27enne tunisino, che qualche sera fahanno sfondato il finestrino di un’Audi A4 parcheg-giata sotto un condominio di Lugagnano. Dopo averforzato l’auto i due hanno rubato una borsa, checonteneva anche un pc portatile, e un cellulare. Idue stranieri poco dopo il furto sono stati fermatidai Carabinieri che hanno riscontrato nella loro autola presenza della refurtiva e anche di una carta car-burante intestata a un’altra persona. I fermati han-no parecchi precedenti e per questo motivo il Giudi-ce ha ritenuto che, se rimessi in libertà, avrebberopotuto compiere altri furti. Pertanto la decisione èstata quella del carcere fino al processo che si terràa metà giugno.

Riccardo, undicesimo su trentamila alle Olimpiadidi Italiano23 marzo 2016Qualche giorno fa avevamo parlato di Riccardo Tosi,studente residente a San Giorgio in Salici, il quale

presente su

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ha partecipato alla finale delle Olimpiadi di Italiano,tenutasi a Roma tra il 17 e 19 marzo. La competizio-ne è organizzata dal Ministero dell’Istruzione, dell’U-niversità e della Ricerca già da alcuni anni, allo sco-po di rafforzare nelle scuole lo studio dell’italiano esollecitare gli studenti a migliorare la padronanzadella propria lingua. Alle finali hanno partecipato 84studenti provenienti dagli istituti superiori di tuttaItalia e dalle scuole di italiano all’estero. Per accede-re alla prova conclusiva era necessario superare trefasi di selezione (istituto, regionale e nazionale). Perquanto riguarda la categoria “Senior”, cioè il Trien-nio, si sono iscritti in partenza più di 30.000 studen-ti di tutta Italia ma sono arrivati a Roma per disputa-re la finale solo in 84. Riccardo (nella foto sopra),che frequenta il quarto anno del classico presso ilLiceo Medi di Villafranca, si è piazzato addiritturaall’11° posto, conseguendo un risultato davvero ditutto rispetto. Congratulazioni!

E’ morto Attilio Braga di Lugagnano. Fu un Consi-gliere Comunale generoso ed impegnato29 marzo 2016Il 26 marzo è scomparso Attilio Braga, residente aLugagnano dove si era trasferito nel 1973. Era statoeletto Consigliere comunale nelle liste del PCI, qualeindipendente, per due mandati amministrativi con iSindaci Renato Salvetti e Giorgio Gatto tra il 1975ed il 1985. Il suo interesse per la politica era natonel periodo del ’68 studentesco che lo aveva porta-to, come lui ci disse in un’intervista rilasciata al Ba-co nel 2006, a privilegiare posizioni di contestazione“dura” al sistema ed a cercare anche nella vita civi-ca un confronto con i singoli, piuttosto che con leIstituzioni ed un lavoro di servizio alla comunità at-traverso un’attività capillare di base. Ci ricordò, a po-steriori rispetto al periodo dell’impegno diretto inqualità di amministratore, delle difficoltà incontrateessendo solamente uno dei due rappresentanti delPCI. La modesta rappresentanza del Partito in Con-siglio lo impegnò su molti fronti in un periodo duran-te il quale vi era “molta carne sul fuoco”, come lui ciricordò nell’intervista, dal Piano Regolatore, alle mol-te infrastrutture messe in cantiere, con molto lavorodi commissione, assemblee pubbliche e ripetute ri-unioni di Consiglio. Oltre a svolgere l’attività propriadi Consigliere si impegnò anche su problemi concre-ti, come una Scuola serale di recupero della V ele-mentare. Avendo lavorato per anni con lui sui ban-chi consiliari ci fa piacere ricordarlo come si propo-

Il 15 e 16 aprile scorsi circa duecento studenti del liceo Medi diVillafranca e del liceo Maffei di Verona si sono improvvisati lavo-ratori presso un negozio, una ditta, una associazione. Non è statofacile venire “assunti” dai vari datori di lavoro sparsi per tutta laprovincia ma, una volta riusciti nell’impresa, è stato possibile“sporcarsi le mani” e con il frutto del proprio lavoro finanziare unprogetto di solidarietà internazionale. Il compenso (offerta libera)per un’intera giornata di attività volontaria come cameriere pressoun bar, come giardiniere o co-me, per esempio, impiegatoin uno studio è finito non nel-le tasche dei jeans dei licealiin questione ma nelle manidella Ong “Pro-gettoMondoMlal”, che ha de-voluto la sommaraccolta a tre pro-getti di coopera-zione nazionaleed internaziona-le. Quest’anno ilricavato dellegiornate di volon-tariato degli studenti è destinato prevalentemente (circa il 90%) a“Nuove energie ad Haiti”, un progetto per favorire l’accesso allefonti di energia alternative, ecocompatibili e sostenibili per gli usidomestici della popolazione rurale haitiana. Il ricavato rimanentesarà destinato a sostenere la cooperativa di giovani siciliani “RitaAtria” per la riqualificazione dei terreni confiscati alla mafia. Anche le aziende commerciali di Sona nel 2015 ma anche nel2016 si sono distinte per essersi messe a disposizione del Proget-to Social Day. Alcuni studenti hanno potuto infatti prestare la pro-pria opera di volontariato presso la Trattoria Belvedere di San Giorgioin Salici e presso El Bareto di Sona.Il Social Day, realtà nata in Svezia e molto conosciuta fuori dall’Ita-lia ma che nel nostro Paese sta diffondendosi solo di recente, vuo-le essere infatti non solo una semplice raccolta fondi ma un pontedi solidarietà che parte dalla scuola, attraverso le nuove genera-zioni, ed arriva a coinvolgere tutta la cittadinanza. Si tratta diun’occasione unica di crescita della partecipazione attiva di tuttala comunità, al cui centro stanno i giovani, i quali possono aiutarequalcuno lontano e che non conoscono secondo lo spiritodell’“agire localmente, pensare globalmente”.

Chiara Giacomi

Solidarietà

Studenti delle superiori un giorno al lavoroper solidarietà. Anche a Sona

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Coinvolte la Trattoria Belvedere di San Giorgioe El Bareto di Sona

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Due mesi di notizie

da www.ilbacodaseta.orgscritto più volte, senza che purtroppo il fenomeno siarrestasse in alcuna maniera. Furti che infatti torna-no a ripetersi in queste settimane. A testimoniarlo èdi questi giorni il cartello nella foto, scritto e appesoal cancello di ingresso principale del cimitero di Lu-gagnano da persone esasperate dagli ennesimi furtisubiti dalle tombe dei propri cari. “Cari ladri di fiori –riporta amaramente il cartello – noi derubati vi au-guriamo a modo nostro buona Pasqua. C’è chi rubanelle case, c’è chi ruba al cimitero. Vergogna”.

Lugagnano: scomparso Egisto Gabos, esempio divolontariato con il sorriso1 aprile 2016E’ venuto a mancare il 29 marzo Egisto Gabos, mol-to conosciuto a Lugagnano per avere vissuto sem-pre nella frazione, componente di una delle “vecchiefamiglie” che avevano visto il paese crescere veloce-mente in pochi anni in abitanti, ma anche in attivitàeconomiche e soprattutto in iniziative sociali di vo-lontariato. Era nato nel 1938, era sposato con duefigli ed aveva un forte legame con la Comunità sone-se. Per questo motivo ed avendo un carattere cor-diale e socievole, quando gli impegni lavorativi ces-sarono, decise di dedicarsi, come lui usava dire, “adare una mano a chi era più debole”. Nel 2004, as-sieme a dieci concittadini di Lugagnano, cinque diPalazzolo ed uno di S. Giorgio in Salici, in accordo econ il coordinamento dell’Amministrazione comuna-le, ottenne la registrazione presso l’albo regionaledell’Associazione onlus A.MI.CO. Il nome aveva unadoppia valenza: senza puntini indicava il desiderio divicinanza ai destinatari del’impegno e come acroni-mo, Associazione Miglioramento Continuo, mostravail desiderio di offrire un servizio sempre più efficien-te. L’idea del servizio era nata quando compreseche il Comune non era in grado di fare fronte adanaloghe troppo frequenti richieste provenienti dalterritorio. Un’iniziativa di sussidiarietà quindi, per unservizio prezioso e lodevole. Ad oggi il gruppo contadiciassette persone ed è dedito al trasporto anzianie disabili residenti. Fondamentale è l’opera che an-che oggi l’Associazione A.MI.CO. presta a supportodei servizi sociali del Comune, che spesso si trovanoad operare in gran-di ristrettezze difondi a causa dellesempre più forti li-mitazioni di spesa.Un’opera a cui Egi-sto ha preso partefino a pochi mesifa, fino a quandoha potuto. Ricorda-re Egisto Gabosvuol dire ricono-scere il valore so-ciale del volonta-riato, all’interno delquale egli è stato

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Qui sotto il car-tello apparsosul cancello delcimitero di Lu-gagnano.Nella foto inbasso EgistoGabos.

La robaMi te la digo. Ci va en miseria perde l’amigo.No se pol averghe la bote piena e la dona embriaga.Usèi, pessi e schei quan che i passa ciapèi.

L’è fato de oro del Giappone ch’en Italia seciama otone.La roba robà la va en mona.Un scheo risparmià l’è un scheo gua-dagnà.Tanto l’è ladro ci roba che ci ghe ten elsaco.Tuto l’è al vento, manco l’oro e l’argento.

Bisogna contentarse de quel che ghè.Parchè l’amicissia se mantegna na sportache vàga e una che vegna.

Tradizioni

I proverbi dei nostri veci

neva, dentro e fuori dalle sedi istituzionali, generosonel manifestare senza riserve giudizi e pareri favore-voli o contrari. I rapporti personali, con chi si trovòad operare con lui, furono sempre improntati a leal-tà e sincera amicizia. L’amicizia perdurò anche neglianni successivi al termine dell’attività amministrati-va. Ai famigliari le più sentite condoglianze.

Lugagnano: ancora furti al cimitero. E appare uncartello: “Buona Pasqua ai ladri”29 marzo 2016Si ripete in questi giorni il triste e sconcertante feno-meno dei piccoli furti presso il cimitero di Lugagna-no. Non si tratta, purtroppo, di un fenomeno nuovo.Periodicamente capita che ci siano tombe “visitate”da persone incivili e senza alcun rispetto che si ap-propriano dei fiori oppure addirittura dei piccoli og-getti che parenti ed amici lasciano in ricordo di unproprio defunto. Negli anni ne abbiamo parlato e

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un meritevole ed apprezzato esponente per moltianni. Ai famigliari le più sentite condoglianze.

San Giorgio: ripetuti atti di vandalismo alla Baitadegli Alpini tra sabato e martedì6 aprile 2016Nella notte di sabato scorso 2 aprile e nella nottetra lunedì e martedì la Baita degli Alpini di San Gior-gio in Salici è stata incredibilmente oggetto di alcuniodiosi atti di vandalismo. Ignoti sia sabato che lascorsa notte hanno deturpato la bella Baita posta invia Tiziano 52 con degli sfregi inqualificabili. Scrittee segni sono apparsi sia direttamente sulle paretiesterne della Baita che sulle giostrine presenti nel-l’adiacente parchetto. Scritte realizzate con bombo-lette di colore spray. Sul luogo degli imbrattamentianche resti di bottiglie di alcolici. La Baita del Grup-po Alpini costituisce da molti anni un importantepunto di ritrovo per la comunità di San Giorgio, ed èproprio in questa sede che si tengono tante delle ini-ziative culturali, associative e di solidarietà che ve-dono impegnati sia gli Alpini che altre associazionidel territorio. Un luogo quindi amato e rispettato datutti. O almeno da quasi tutti, visto quanto accadutonelle scorse notti. Ora spetta ai volontari del GruppoAlpini di San Giorgio sistemare e pulire quanto van-dalizzato, sperando che questi episodi non abbianoa ripetersi. Su chi possa essere stato a compierequegli sfregi si sa poco, anche se si ipotizza che po-trebbero essere stati gli stessi che qualche tempo faavevano causato alcuni danni presso il circolo NOIdella frazione. Dei due odiosi e stupidi atti di vanda-lismo sono stati avvisati sia i Carabinieri di Somma-campagna che la Polizia Locale di Sona, che hannogià effettuato dei sopralluoghi.

Il Comune va alla guerra contro zanzare e topi aLugagnano, Palazzolo, San Giorgio e Sona27 aprile 2016Il Comune di Sona dichiara guerra a zanzare e topi emette in campo un’opera di disinfestazione e pre-venzione che andrà ad interessare tutti quattro ipaesi: Lugagnano, Palazzolo, San Giorgio e Sona.Partiamo dalle fastidiosissime zanzare. Inizia oggiuna serie di sette interventi antilarvali su circa tremi-la caditoie, che proseguirà fino ad ottobre. Verrannobonificate tutte le strade del Comune che presenta-no caditoie. Gli interventi verranno eseguiti dallaRatticida Veneta, una ditta specializzata in questo ti-po di bonifiche. Durante la giornata gli operatori del-la ditta collocheranno nei tombini pastiglie o un’ap-posita soluzione liquida che impediranno, o argine-ranno, il proliferare delle larve. Per evitare fraintendi-menti, come già successo, gli operatori sarannoidentificabili da un tesserino di riconoscimento e sisposteranno per i paesi a piedi, con scooter o conun automezzo. Sono previsti nel tempo anche alcuniinterventi nelle aree verdi comunali. “Sempre per ilproblema zanzare – ha spiegato il Sindaco Mazzi –il Comune metterà in atto a maggio altre iniziativesia informative, attraverso la distribuzione di un pie-ghevole con alcune semplici regole per la prevenzio-ne, sia operative, con la distribuzione gratuita di kitper la bonifica nelle aree verdi private”. Per quantoriguarda i topi, un problema meno evidente e diffuso

Si è tenuta sabato 16 aprile nellafrazione di San Giorgio in Saliciuna nuova edizione della Giorna-ta Ecologica. L’iniziativa, promos-sa dall’Assessorato all’Ecologiadel Comune di Sona, ha visto itanti volontari darsi da fare per lapulizia di alcuni fossi della frazio-ne, in collaborazione conl’Associazione Cacciatori ed ilGruppo Alpini di San Giorgio.Sessanta le persone che hannopartecipato a questo bel pomerig-gio di servizio per la comunità,dei quali la metà erano bambini.Per il Comune presenti il SindacoMazzi, il Vicesindaco Caltagiro-ne, l’Assessore Dalla Valentina e

i Consiglieri comunali Bonetti eBellotti. Presente anche il Consi-gliere comunale di minoranza –di San Giorgio – Maurizio Molet-ta.La pulizia ha permesso di rimuo-vere parecchi rifiuti (anche se for-se qualcosa meno dell’ultimagiornata ecologica). Alcune zonesi presentavano in condizioni ve-ramente vergognose. Tanti adesempio i copertoni abbandonati,segno di incuria e inciviltà in-comprensibili.Al termine un piccolo spuntinoper tutti i partecipanti, grandi epiccoli, presso l’Azienda AgricolaRoviaro.

Ambiente

San Giorgio: cittadini, Alpini, Cacciatori e Comune puliscono il paese.

La vergogna dei rifiuti abbandonati

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Di seguito la classifica delle dieci notizie più lette negli ultimi duemesi sul nostro sito internet www.ilbacodaseta.org e sulle nostrepagine facebook e twitter. Continuate a seguirci.1) Legittima difesa e possibilità di difendersi in casa. A Sona siraccolgono le firme. Letto 10.556 volte.2) Lugagnano: forse una bambina avvicinata da uno sconosciuto.E la scuola scrive: “state attenti”. Letto 9.787 volte.3) Il VIDEO. Forte Lugagnano in una spettacolareriprese aerea. Letto 9.595 volte.4) Lugagnano: annullata la sfilata di carnevalecausa il maltempo. Letto 9.563 volte.5) Piedibus contro tutti. Una sfida persa conl’inciviltà. Letto 8.931 volte.6) Auto rubata fermata grazie al nuovo misuratore di velocità del-la Statale 11. Letto 8.558 volte. 7) La Google Car sta fotografando Lugagnano per Street View.Letto 8.318 volte.8) E’ morto Attilio Braga. Fu un Consigliere Comunale generosoed impegnato. Letto 7.859 volte.9) Lugagnano: se n’è andato Giovanni “Gao” Perina. Letto 7.597volte.10) Riccardo da San Giorgio, che oggi disputa le Olimpiadi dell’Italiano a Roma. Letto 7.105 volte.

Internet

Le dieci notizie più lette sul nostro sito www.ilbacodaseta.org

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ma comunque presente, la ditta incaricata effettue-rà un costante monitoraggio di 67 postazioni rat-boxdislocate sul territorio comunale.

Lugagnano: forse una bambina avvicinata da unosconosciuto. E la scuola scrive: “state attenti”29 aprile 2016Sono giorni di preoccupazione questi per le scuoledi Lugagnano. Ieri una bambina di quinta elementa-re ha raccontato di essere stata avvicinata fuori dascuola da uno sconosciuto che avrebbe tentato difarla salire in macchina. Arrivata a scuola ha riferitotutto alle maestre che hanno allertato immediata-mente la Dirigente Scolastica. Risultato? Oggi lascuola ha emanato tramite il proprio sito internet uncomunicato siglato come urgente, nel quale si avvi-sano i genitori di prestare prudenza. “Gentili genitori– scrive la Dirigente Cattaneo nella circolare – oggisi è diffusa la notizia che sconosciuti avrebbero avvi-cinato una nostra alunna nel tragitto casa-scuola.Sembra che questo accasa soprattutto se il bambi-no/ragazzo si trova isolato e in ritardo sull’orario dientrata a scuola”. “Da parte nostra – prosegue laDirigente – sono state avvisate le Autorità compe-tenti (Carabinieri e Amministrazione Comunale). A li-vello di classe i Docenti sono stati sollecitati a parla-re ai bambini e ai ragazzi, senza creare allarmismi,ma facendo loro capire l’importanza di essere vigilie a tenere comportamenti consoni alle situazioni, ri-cordando che possono rapidamente entrare nei ne-gozi che hanno aderito al progetto ‘luogo sicuro per ibambini’ e che hanno esposto sulla vetrina del ne-gozio l’adesivo di riferimento. Questi offriranno pro-tezione e servizio di collegamento”. In realtà sem-brerebbe che i primi accertamenti compiuti non ab-biamo per ora fortunatamente trovato riscontri suquanto accaduto. I Carabinieri di Sommacampagnastanno comunque vigilando. Resta la validità deiconsigli dati, che bambini e ragazzi devono sempretenere presenti. Come si diceva, questa vicenda hacreato un comprensibile trambusto e tanta preoccu-pazione fuori e dentro le scuole e nelle famiglie. Tan-to che oggi ci ha contattati una mamma di Lugagna-no, Lara Olivo, per raccontarci una sua bruttissimaesperienza di tanti anni fa, quando anche lei fre-quentava le elementari di Lugagnano. Esperienza tri-stemente risvegliata dai fatti di questi giorni. “Ho sa-puto della circolare della scuola in merito al fatto ac-caduto ieri ad una bambina. Purtroppo queste cosemi fanno accapponare la pelle. A me è successo –racconta Lara, molto turbata -: stavo andando ascuola alle elementari ed ero in ritardo. Io su quellamacchina ci sono salita! Mi hanno salvato probabil-mente gli urli delle famose Giocarle che avevano as-sistito a tutto. Mi ricordo ancora l’odore di quell’uo-mo ed il sentirmi prigioniera quando questo con lamano ha abbassato la chiusura della mia porta del-l’auto. Ricordo che mi veniva da piangere e volevomia madre… E poi mi ha lasciato andare. A scuolagià sapevano ed ho trovato i bidelli all’entrata checontrollavano se arrivassi. Il vederli per me è statocome essere tornata a casa. Mi ha salvato un’attivi-tà commerciale di Lugagnano e due signore che nondimenticherò mai e che ancora si ricordano di quelfatto”.

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SocietàCorso di difesa personale per le donne: un successo

Iniziativa interessante quella proposta dall’Asd Nippon Club Karate, con il patrocinio del Comune di Sona.L’Associazione di Karate di Palazzolo ha organizzato infatti nelle scorse settimane un corso di difesa personale per ledonne. Il corso si è sviluppato in cinque incontri teorico/pratici che hanno visto la partecipazione di un nutrito gruppo didonne, giovani e meno giovani. Nella foto le partecipanti con l’attestato rilasciato al termine del corso.

Pubblichiamo in ogni numero, in collaborazione con ACATCastel Scaligero Villafranca, una sezione dedicata a colo-ro che vogliono condividere le proprie esperienze perso-nali nel durissimo mondo dell’alcolismo. Ci auguriamoche queste testimonianze possano sensibilizzare su untema che colpisce la nostra società ogni giorno.Qui di seguito la testimonianza di Daniela che frequentail club ACAT di Sommacampagna.Vi vorrei raccontare una favola, che inizia però da una vitavissuta. C’era una volta Daniela, che viveva in serenitàcon amici e una bella famiglia. Un giorno a causa di espe-rienze negative Daniela cominciò ad abbassare la guar-dia. Ma cosa era successo? Dobbiamo tornare indietro diqualche anno, tra il 2008 e il 2009. Felicemente sposatada 24 anni e con uno splendido figlio, un giorno scopreche il marito la tradisce. Viene addirittura abbandonataperché il marito va ad abitare con un’altra donna. Il doloreè fortissimo, non passa giorno che le lacrime non scenda-no, talmente intense da tramutarsi in disperazione. Percercare di alleviare la sofferenza, Daniela pensò che qual-che bicchierino alcolico potesse cancellare il costantepensiero. Iniziò così a bere ogni qualvolta il dolore la assa-liva. Poi qualcosa sembrò cambiare quando seppe che ilpadre Angelo era malato e che avrebbe avuto bisogno delsuo aiuto: e la sua ferita cominciò lentamente a cicatriz-zarsi. Ma ancora una volta il destino era in agguato, e nelgiro di pochi mesi Daniela subì un’ulteriore colpo: anche ilpapà Angelo se ne andò, ma lui in cielo. Di nuovo si ritro-vò a bere. A quel punto arrivò anche la notizia chel’azienda dove lavorava era in fallimento. Non le restò chetornare in quel rifugio che era l’alcol, che divenne suo al-leato. Per tre anni Daniela non fece altro: lavorava di gior-

no, di sera beveva per dormire e i fine settima-na li trascorreva nell’oblio dell’alcol. Di sé nonsi curava, niente abiti nuovi, niente uscite conamici, totalmente annullata. Ma la famiglia do-v’era? Cercavano di farle capire che non pote-va risolvere i suoi problemi ubriacandosi, avevabisogno di essere aiutata, ma Daniela rispon-deva che avrebbe potuto smettere quando vo-leva. Il giorno in cui il figlio arrivò a scassinare l’armadiettodove la madre nascondeva l’alcol e glielo fece trovare vuo-to Daniela capì di aver toccato il fondo. Con la poca lucidi-tà rimastale chiamò la sorella Elena, che si fece aiutareda Giovanna ex collega di Daniela. In poco tempo Danielaentrò nel gruppo di Sommacampagna e intraprese un per-corso psicoterapeutico fondamentale per lo svisceramen-to dei suoi dolori e l’elaborazione del lutto. L’inizio fu duro,mettersi a nudo di fronte a sconosciute non fu facile. Macon costanza e forza di volontà, insieme all’aiuto degliamici, Daniela rinacque. Guardava il mondo con occhi di-versi, riscopriva il piacere della sobrietà, di guardarsi allospecchio. Oggi Daniela, dopo quasi 3 anni di astinenza,ha ritrovato la fiducia in sé stessa, l’ottimismo per affron-tare la vita. Daniela è pure diventata presidente del grup-po ACAT. E come nelle migliori favole ha pure ritrovatol’amore con un nuovo splendido principe azzurro.

A.C.A.T. VILLAFRANCA “CASTEL SCALIGERO”Associazione Club Alcologici Territoriali

Via Fantoni, 1 Villafranca di Verona, Tel. 045.987337.Club 661 “LUGAGNANO”,

con sede presso il Centro Anziani di Lugagnano.Incontri: ogni martedì alle ore 20,30.

Società

In ogni numero le testimonianze di chi ha vissuto la tragedia dell’alcolismo

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Sona Food & Wine Festival: valorizziamo il nostro territorioA giugno un evento enogastronomico e culturale di primo livello

C O M U N I T A ’

di creare qualcosa che dia identità al nostro terri-torio, che lo valorizzi, e che metta in “vetrina” icommercianti locali. Ecco quindi come nasce, insinergia con la Pro Loco, “Sona Food & Wine Fe-stival”, un evento enogastronomico che sarà reite-rato ogni anno, e proporrà piatti tipici della no-stra cucina e della zona del Lago di Garda. Trop-po spesso consumiamo prodotti “standardizzati”,da supermercato, senza mai andare a ricercarequelle caratteristiche che rendono unico e specia-le un prodotto. Ecco allora la finalità del progetto:far riscoprire i prodotti di qualità del nostro territo-rio, ritrovare il gusto per il cibo genuino e spingerele persone ad acquistare all’interno delle attivitàlocali. L’iniziativa vuole coinvolgere la nostra comu-nità ma non solo, infatti uno degli obbiettivi che sivuole raggiungere è quello di creare interesse ver-so il nostro territorio non solo in un’ottica enoga-stronomica, ma anche per quanto riguarda il turi-smo. Gli organizzatori tengono molto a specificareche questa non sarà una sagra, ma un vero e pro-prio evento culinario che caratterizzerà il territo-rio. La proposta culinaria sarà infatti di un certo li-vello, con prodotti di qualità cucinati, a volte anchein modi particolari e ricercati, direttamente daicommercianti in collaborazione con le associazioniche forniranno i servizi collaterali. Naturalmente icosti saranno proporzionati alla qualità, ma co-munque non mancheranno alcuni piatti più econo-mici e alla portata di tutti, come panini e pizze. Perquanto riguarda la parte enologica saranno pre-senti aziende vinicole locali, importanti anche alivello internazionale. Al fine di informare le perso-ne che parteciperanno saranno allestiti inoltredegli stand, attraverso i quali le attività commer-ciali potranno entrare a diretto contatto con le per-

È previsto per giugno l’evento che vuole far risco-prire la qualità dei prodotti e della manodoperadel nostro territorio, portando la comunità ad ave-re un contatto diretto con le attività locali. Per farcispiegare esattamente di cosa si tratta siamo an-dati ad intervistare l’Assessore Elena Catalano,che sta coordinando tutti gli attori seduti a questo“tavolo”. Proprio a proposito degli attori che parte-cipano, il principale nonché proponente è la Con-sulta comunale attività produttive e ricettive,

con la collaborazionedella Pro Loco di So-na. Si tratta di un or-ganismo, istituito nel2015, che è nato dal“basso”, cioè attra-verso la volontà deicommercianti di

mettersi in rete e di riunirsi. L’obbiettivo: esserepropositivi e consultivi nei confronti dell’ammini-strazione. Ma non si limita solo a questo, infattiper le attività che fanno parte della Consulta ilvantaggio è anche quello di potersi confrontaretra di loro, ed aiutarsi nei problemi che devono af-

frontare quotidianamente.Proprio in quest’ot-

tica nasce lanecessità

Ottimo cibo, vini del territorio, musicae spettacoli: sei serate dal 15 al 20giugno che vogliono diventare

un appuntamento fisso

di Andrea Grigolini

[email protected]

presente su

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sone, per presentare e vendere i propri prodotti.Qui si potranno trovare anche le attività commer-ciali non coinvolte nella parte gastronomica, comegli artigiani e le varie attività ricettive del territorio.Queste ultime gestiranno uno stand molto impor-tante, che fornirà informazioni sul territorio stes-so e sui servizi che possono offrire. Oltre aglistand sarà presente anche un palco, che vedrà co-me ospiti una varietà di attori: gruppi musicali,piccoli spettacoli e molto altro.L’evento si terrà in sei serate, dal 15 al 20 giugno,presso la tensostruttura del mercato ortofruttico-lo di Sona e Sommacampagna, situata in via Ce-sarina a Sommacampagna (vicino all’uscita del-l’autostrada). Grazie ad una società partecipata

del Comune, Acque Vive, que-sta struttura è stata dotata ditutti gli allacciamenti necessa-ri ed ha una capienza di 800persone, con circa 300 postia sedere. Il programma dell’e-vento, sia dal punto di vistaenogastronomico che di intrat-tenimento, si presenta sicura-mente molto interessante edaccattivante. Gli organizzatorimeritano quindi un plauso perl’entusiasmo e l’impegno pro-fuso, ed una nostra visita saràcertamente un premio gradito.

Il menù delle sei serate è già sta-to studiato, e viene proposto di-rettamente dai commercianti consimpatici video ed immagini attra-verso la pagina Facebook uffi-ciale: “Sona – Food & Wine Fe-stival”.

InternetUna pagina Facebookper seguire l’evento

All’interno del variegato panorama delle associa-zioni del nostro Comune, esiste un’associazioneche si differenzia da tutte le altre per la sua fun-zione unica e specifica. Non organizza eventipropri, ma gioca un ruolo strategico nel supportoe nella coordinazione di molti progetti e iniziativedelle altre realtà associative. Parliamo della ProLoco Sona, che dal 2003 ad oggi, ha avuto mododi affermarsi e consolidarsi, ed ora può contarenumerosi ottimi risultati raggiunti nel corso diquesti anni. Giusto qualche settimana fa, si è te-nuta l’Assemblea Annuale dei Soci della Pro Lo-co e negli stessi giorni è anche stato redatto undocumento di resoconto delle iniziative portateavanti nell’ultimo quinquennio. Con l’occasione,abbiamo incontrato l’attuale Presidente dellaPro Loco Sona Luca Foroni. Con lui abbiamodiscusso di questa realtà che ancora resta pococonosciuta a molti dei cittadini, anche tra coloroche si rendono più attivi nel mondo delle associa-zioni.La Pro Loco Sona, come spiega Luca Foroni, faparte di una struttura territoriale organizzata alivello nazionale: insieme ad una dozzina di altrePro Loco costituisce il Consorzio del Baldo Garda,che fa riferimento a sua volta ad un ente provin-ciale. Questo tipo di struttura naturalmente, im-plica un forte controllo da parte degli organismisuperiori e determina un percorso abbastanzapreciso da seguire come associazione. Tale per-corso prevede che la Pro Loco diventi un centroorganizzativo al servizio delle altre realtà, con

Pro Loco Sona: dietro le quinte dell’Associazionismo del nostro territorio. Con un occhio al Sona Food & Wine Festival

L ’ I N T E R V I S T A

di Francesco Lorenzini

[email protected]

presente su

Alessandro Molon, Presidente della Consulta comunale attività produttive ericettive e Luca Foroni, Presidente dellaPro Loco Sona (Foto Pachera)

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l’obiettivo di promuovere il territorio e di metternein risalto le potenzialità e le ricchezze. Tuttavia,nonostante il forte legame con gli enti pubblici,accedere ai finanziamenti della Regione, dellaProvincia o del Comune, di questi tempi, non èpiù facile come una volta: la tendenza è quellache vede limitare sempre più i finanziamenti e al-lo stesso tempo prediligere i contributi a progettopiuttosto che i cosiddetti contributi a pioggia, inmodo tale da evitare sprechi di denaro pubblico.Proprio per questo motivo la Pro Loco Sona ha dapoco deciso di aprire un nuovo canale di finan-ziamento attraverso il 2x1000. Con il PresidenteForoni abbiamo quindi ripercorso brevemente, at-traverso il documento di resoconto del quinquen-nio, gli ultimi importanti progetti finanziati e so-stenuti dalla Pro Loco Sona. Alcune di queste ini-ziative, per diversi motivi, non sono state più ri-proposte negli ultimi anni, ma ciò non significa

Via Betlemme, 1537060 Lugagnano (VR)

Tel. 045 8680653

assolutamente che non abbiano riscosso il loronotevole successo. Tra queste merita di esseremenzionato il “Concorso dei Vini Passiti delBianco di Custoza”. Tra i diversi progetti ve nesono alcuni che hanno una valenza che va addi-rittura al di là dei confini del nostro Comune eche coinvolgono l’intero territorio circostante. Inparticolare il “Food and Wine Festival” (che vedequest’anno la sua prima edizione), il progetto diPartenariato delle Terre di Custoza e la manife-stazione “Garda tra gli Ulivi”. Mentre invece so-no risultate certamente più rilevanti all’interno delnostro Comune altre iniziative come il supportodato all’amministrazione comunale durantel’Estate Teatrale; i soggiorni estivi a Cattolicaper gli over 60 (da quando la Pro Loco gestisce ilprogetto, si è avuto un notevole aumento di iscri-zioni oltre che un cospicuo risparmio per cassecomunali); la Cena Natalizia per gli over 60 (an-che in questo caso il trend della partecipazione èmolto positivo); la festa di San Vincenzo, che èl’unica manifestazione sportiva che riunisce tuttele società podistiche del nostro territorio; il “Sonà in Giro”, che si fonda sulla collaborazione tradiverse attività commerciali e un gruppo di giova-ni di Sona; il progetto “5x1000 alle Associazio-ni”, che valorizza soprattutto le realtà più piccolee non ancora strutturate; la “Lotteria delle Asso-ciazioni”; l’acquisto delle nuove luminarie natali-zie; l’acquisto di diverse attrezzature (registratoridi cassa) a disposizione delle associazioni; la“Pizza in Piazza” con il NAL di Lugagnano.Prima di lasciarci, il Presidente Luca Foroni ci tie-ne a sottolineare un ultimo aspetto: “Ormai sonodiversi anni che lavoriamo, ma ci rendiamo contoche la Pro Loco ha ancora delle enormi potenzia-lità inespresse. Per riuscire a concretizzarle ab-biamo assoluta necessità che la cittadinanza siaconsapevole del lavoro che svolgiamo e che ci so-stenga”.

E’ arrivata sul no-stro territorio la noti-zia dell’ennesimachiusura di sportellibancari. Stavolta,dopo le due chiusu-re di Lugagnano dialtri istituti bancari,sono la filiale dellaBanca Popolare delcapoluogo (nella fo-

to), posizionata proprio accanto al Municipio, e la filiale sempredella Banca Popolare di Palazzolo a chiudere i battenti. Datadi cessazione del servizio lo scorso 16 aprile. La notizia, che èstata comunicata ufficialmente solo qualche giorno prima dellachiusura, in realtà aveva già fatto il giro degli esercenti di Sonache non hanno preso bene questa decisione della Banca Popo-lare, che crea sicuramente difficoltà alle realtà commerciali edimprenditoriali del territorio. Tra l’altro lo sportello di Sona svolgeanche la funzione di tesoriere per il Comune, ed è lo stesso Sin-daco Gianluigi Mazzi ad avere manifestato ai vertici della BancaPopolare il suo sconcerto per questa decisione. Sia per la sceltadi abbandonare Sona e Palazzolo sia per le modalità con le qualiè stata a suo dire mal comunicata questa scelta. “Posso capireche si debbano fare dei tagli e che sicuramente la Banca Popo-lare è libera di perseguire le politiche aziendali che ritiene, maforse si è dimenticato che svolge anche un ruolo sociale”, hacommentato il Sindaco.Ben altre erano state le dichiarazioni rilasciate proprio al Bacoun paio di mesi fa da Giordano Simeoni, Direttore DivisioneBanca Popolare di Verona, residente tra l’altro proprio a Palaz-zolo. Nell’ampia intervista che ci aveva rilasciato, Simeoni neltratteggiare prospettive e futuro della Banca Popolare aveva an-che sottolineato come “noi i piedi li vogliamo tenere sempre benpiantanti nel territorio”.Evidentemente qualcosa da allora è cambiato nelle strategiadell’istituto bancario. Almeno per il territorio di Sona.

EconomiaHanno chiuso le filiali della Banca Popolare

di Sona e Palazzolo. Tante le proteste

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progetto “Legami in rete”, a par-tire dalla constatazione dell’at-tuale livello di relazioni sociali, èproprio quella di accompagnare lacreazione di reti di famiglie cheesprimano l’esigenza di valorizzare lega-mi tra loro e far emergere occasioni diaccoglienza e disponibilità verso altrefamiglie. Questo obiettivo, che non fa-cile da realizzare quando si vaoltre la spontanea attitudine dellepersone a mettersi in relazione, è

sostenuto dalle espe-rienze svolte in diversiterritori vicini e lontani:in particolare durantela serata sono state ci-tate le esperienze di

Montebelluna e di Bussolengo. I primi passi delprogetto hanno visto un percorso di tre incontri.Martedì 26 aprile il dott. Giorgio Bertini ha trat-tato il tema “Il progetto delle reti di famiglie: le-gami e occasioni possibili”. Giovedì 5 maggio ladott.ssa Cristina Galli ha parlato de “Il ciclo di vitadella famiglia tra bisogni e ricchezza sociale” e marte-dì 10 maggio la dott.ssa Daniela Luppi ha pre-sentato il tema “Accoglienza: i significati e leesperienze” portando alcune testimonianze di fa-miglie. Il percorso proseguirà ora con degli incon-tri a cadenza mensile coordinati dalle responsabi-li del progetto, al fine di far maturare una progres-siva consapevolezza ed una modalità di agire al-l’interno della propria comunità. Un progetto quin-di importante e da seguire con particolare inte-resse.Per informazioni è possibile contattare: Educatri-ci Francesca Faccincani ed Alessia Pelanda al te-lefono 045-6080115, oppure l’assistente socialeMartina Antolini al telefono 045-6090198.

Il tema delle relazioni di comunità trova frequen-te evidenza in queste pagine, ed il progetto “Le-gami in rete” fornisce un nuovo spunto per parlar-ne. Pensare di bastare a sé stessi sia come indi-vidui che come famiglie, fa parte di un modernomodello sociale ed economico che mostra sem-pre più le proprie debolezze. In contesti comequelli del nostro territorio che hanno visto raddop-piare la popolazione negli ultimi vent’anni, e laconseguente forte presenza di nuovi residenti,questo fenomeno del-la mancanza di rela-zione è ancora più evi-dente. Quando poi lamancanza di relazioniincrocia i bisogni difamiglie, e quindi di bambini, in temporanea dif-ficoltà, il disagio che ne consegue coinvolge difrequente anche una dimensione di tipo socialecon conseguenti campanelli di allarme che si atti-vano.Evidenze queste che nascono dalle esperienzedove le famiglie incrociano le istituzioni, a partiredalla scuola la quale non può far altro che fareuna segnalazione ad un‘altra istituzione, i servizisociali del Comune. Ma, come sappiamo, le istitu-zioni non possono supplire a tutti i bisogni, senon a quelli più gravi ed evidenti, e quindi a que-sto livello per il principio della sussidiarietà, do-vrebbe essere la comunità che si attiva. Se peròmancano le connessioni, le relazioni, questa nonfunziona. Con questi esempi non si sta facendoriferimento a problemi radicati o particolarmenteproblematici, ma più semplicemente a piccoledifficoltà temporanee che con delle normali rela-zioni di comunità potrebbero risolversi. Citiamoun semplice esempio, giusto per focalizzarel’attenzione. Il bisogno di portare i figli a scuola oalle attività sportive e culturali del pomeriggio, ènormalmente seguito dai genitori, ma può acca-dere che per qualche giorno problemi di salute odi lavoro, impediscano a questi di assolverlo. Inuna normale relazione di comunità, si prendecontatto con una famiglia che più si conosce e sichiede un temporaneo supporto. Soluzione naturaleper i più, ma se ci si pensa, questo può avveniresolo se si ha avuto l’attenzione di curare relazioniin momenti possiamo dire di normalità. Questosemplice esempio può creare invece una difficol-tà se queste relazioni di comunità non esistono.Di tutto questo si è parlato giovedì 14 aprile nel-l’incontro di presentazione del progetto “Legamiin rete” condotto da Martina Antolini, assistentesociale del Comune di Sona, assieme ad AlessiaPelanda e Francesca Faccincani, educatrici so-ciali sempre del nostro Comune. La finalità del

Progetto “Legami in rete”: alimentare relazioni per ricostruire legami di comunità

A S S O C I A Z I O N I

L’intenzione è quella di accompagnarela creazione di reti di famiglie

di Enrico Olioso

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Manca qualcosa a San Giorgio in Salici?E’ nata “ViviSanGiorgio”, per promuovere lo stare assieme

C O M U N I T A ’

raggiungere questo scopo se non con il gioco? Es-so diventa quindi un punto fondamentale di colle-gamento, un elemento capace di unire senza pre-giudizi e pretese più persone, anche le meno pre-senti. L’associazione, nata ufficialmente il 25 febbraio2016, attualmente conta sedici membri di variaetà (dai 18 ai 55 anni), tutti affiatati e determinatia far sì che il progetto duri nel tempo, guidati dalconsiglio direttivo, rinnovato ogni tre anni: il presi-dente Massimo Barichello, il vicepresidente Fe-

derico Venturini, il se-gretario Moris Vantini ele due consigliere Ele-na Brentegana e Ralu-ca Iancu.In collaborazione con lealtre società del paese

come le associazioni d’arme o la Polisportiva, so-no pronti a movimentare San Giorgio in Salici nonsolo in luoghi chiusi come può essere il campoparrocchiale, ma anche per le strade del paese,in modo da comprendere la maggior parte dellapopolazione. Non richiede vincolo di tesseramen-to, basta solo richiedere l’adesione ai vari eventi eavere tanta voglia di partecipare e, perché no,anche di organizzare, in quanto l’associazione èsempre in cerca di nuovi collaboratori disposti ad

Manca qualcosa a San Giorgio? Forse un occhioesterno non vede la vitalità adatta a un paese diprovincia, ma la neonata associazione no profit“ViviSanGiorgio” sembra pronta a compensarequesta mancanza.Il 15 marzo 2016 hadebuttato nella primariunione di presentazio-

ne, proponendo leproprie idee.L’obbiettivo è quellodi promuovere lo sta-re insieme in modocreativo con varie at-tività, coinvolgendotutto il paese e tuttele fasce d’età. Qualemodo migliore per

E a giugno si parte con “Sangio in Palio”, con il paese chegiocherà assieme diviso in Contrade

di Gloria Valbusa

[email protected]

presente su

Nelle foto sottoi cinque fonda-tori dell’Asso-ciazione Vivi-SanGiorgio edil logo ufficiale.

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aiutare e a mettersi in gioco. Questa associazioneha in mente tante proposte: dalle più semplicidella durata di un giorno o di un pomeriggio (o unamattinata) dedicate a una ben precisa fascia dietà, oppure qualcosa di più in grande come il pri-mo evento che darà il via effettivo a tuttal’iniziativa. Le attività verranno svolte, a distanza ditempo, durante tutto il periodo dell’anno. Alla pri-ma riunione di marzo il riscontro da parte della cit-tadinanza sembra aver dato risultati positivi, so-prattutto dopo la proposta dell’evento: “Sangio inpalio”. L’obbiettivo di questa attività è quello disuddividere in gruppi, o contrade, la cittadinanza(comprendendo anche anziani e bambini) e farlipartecipare a vari giochi, come singoli o in gruppo,dalla sera dell’ 11 giugno al pomeriggio del 12giugno. Partendo dalla sera del sabato, la cittadi-nanza avrà modo di scoprire i propri rivali con lapresentazione delle varie squadre, potendo usu-fruire anche dei diversi stand gastronomici e resta-re in compagnia ascoltando la musica, mentre co-minceranno i primi giochi giusto per mettersi allaprova, come singoli e non come squadre, adesempio freccette o tiro a rigore. La domenica in-vece è completamente dedicata al vero e propriopalio. È necessario quindi tenersi pronti ai più sva-riati giochi: dalla semplice e conosciuta gara di bri-scola allo “sbranabigoli” dove i concorrenti do-vranno mangiare un piatto di spaghetti senza l’usodi posate… e mani; oppure ancora percorsi a osta-coli adatti ai bambini e ai ragazzi, come la corsa

coi sacchi o far rotolare le balle di fieno sul pontedi via Belvedere; oppure ancora la gara di torte ola gara di bocce per i più anziani, culminando poile due giornate con l’elezione di Miss e MisterSan Giorgio in Salici. Per parteciparvi basta solodare comunicare il proprio nominativo all’associa-zione.L’obbiettivo è quello di stare insieme, fare nuoveconoscenze e magari nuove amicizie, rivalutandole persone che ci abitano vicino e che prima ma-gari si conosceva solo di vista o per sentito dire.Vale la pena partecipare a questa nuova esperien-za, provare a stringere nuovi legami che vadano ol-tre i due giorni di palio e continuino a resistere colpassare del tempo.Che i giochi di San Giorgio abbiano inizio!

quale lo ringrazia e gli fa icomplimenti. Che dire,bravo Giovanni: missionecompiuta! Nelle foto Giovanni con lasua opera e la lettera arri-vata da Morandi.

Di Giovanni Genesini di Lugagnano e della suagrande arte nella realizzazione di panare artisti-che abbiamo già parlato. Va però sicuramente se-gnalata la sua ultima opera, una bellissima pana-ra dedicata a Gianni Morandi.Morandi, assieme a Claudio Baglioni, ha attraver-sato l’Italia con il trionfale concerto “Capitani Co-raggiosi”, che hachiuso proprio inArena a Verona sa-bato 23 aprile. Bel-lissimo, meritato (etempestivo) quindil’omaggio che Gio-vanni Genesini hadedicato a Moran-di. La bella notiziaè che Giovanni hamandato la pana-ra in regalo a Mo-randi, e che il fa-moso cantante gliha prontamente ri-sposto, inviandogliuna lettera nella

Giovanni Genesini, la “panara” di Morandie i ringraziamenti del grande cantante

L ’ A R T I S T A

La prima seratadi incontro perl’AssociazioneViviSanGiorgio.

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Lugagnano: il comitato di quartiere di Via Volturno inaugura un’altalena. E crea comunità

S O C I E T A ’

di adolescenti che “vivono” il parco e partecipanoattivamente e da protagonisti a tutte le attività. Ilcomitato di quartiere “Mancalacqua Project” è na-to ufficialmente lo scorso 20 gennaio, data in cuiè stato depositato lo statuto, ma le basi si sonoposte già dalla primavera con l’apertura del pro-getto ABC fortemente voluto dall’Amministrazio-

ne Comunale. Da lì sono nati dei piccoli ma signi-ficativi eventi: la grigliata di quartiere con oltre100 partecipazioni tenutasi in un clima familiareall’interno del Parco Tortella, e ripetuta poi durantela serata finale del primo “memorial Tortella”, tor-neo di calcio a 6 organizzato sempre dal gruppo incollaborazione col progetto ABC.“Oltre ad ottenere consensi favorevoli da parte deicittadini – ci spiega Fabio Caprini del comitato diquartiere ‘Mancalacqua Project’ – abbiamo an-che avuto delle donazioni durante questi eventiche abbiamo parcheggiato nel fondo di quartieree che abbiamo poi deciso, raccogliendo anche leproposte della comunità con la quale ci siamo ri-trovati nel periodo natalizio per i consueti ‘auguridi quartiere’, di usare per l’acquisto dell’altalenache oggi inauguriamo. Con la nascita ufficiale ab-biamo potuto proporci al Comune perl’acquisizione della gestione e manutenzione del-l’area verde di via Ticino e intendiamo continuaread operare, collaborando con il gruppo Instabili al-

Sabato 16 aprile nel parco Tortella di Via Voltur-no a Lugagnano il neonato comitato di quartiere“Mancalacqua Project” ha inaugurato la nuovaaltalena acquistata con il fondo di quartiere e allacui installazione ha partecipato anche un gruppo

di Mario Salvetti

“Mancalacqua Project è nato ufficialmente lo scorso 20 gennaio, e ha moltissimi progetti in cantiere”

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l’interno del parco Tortella. Abbiamo cercato di in-staurare un buon rapporto con chi il parco quoti-dianamente lo ‘vive’ – prosegue Caprini – cioè igiovani ragazzi e bambini, non solo, stiamo cer-cando di responsabilizzarli rendendoli partecipi at-tivamente a piccoli lavori di manutenzione, alle pu-lizie di quartiere, giornate nelle quali ci si trova tut-ti insieme per ripulire marciapiedi e aree verdi li-mitrofe. I ragazzi hanno voluto organizzare una se-rata di musica partecipando al bando di gara‘bando alle ciance’ e che si terrà la prossima esta-te”. Ma non è finita. Un’azienda che ha sede nelquartiere ha creato una rete wi-fi gratuita all’in-terno del parco Tortella. All’inaugurazione ha pre-senziato in forze l’Amministrazione Comunale, persottolineare quanto si creda in questo progettoche permette di dare nuova vita al popoloso quar-tiere. Presenti al taglio del nastro il Sindaco Gian-luigi Mazzi, il Vicesindaco Simone Caltagirone,l’Assessore Gianmichele Bianco e i ConsiglieriTatiana Bonetti e Paolo Bellotti. Al termine risottoper i tanti residenti presenti al momento di festa,nel segno di una comunità vera.Sul prossimo numero del Baco andremo a cono-scere il nuovo Comitato di quartiere “Mancalac-qua Project”.

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Inaugurata la scuola materna di Cavezzo, ricostruita dopo ilterremoto con il contributo anche dei cittadini di Sona

S O L I D A R I E T A ’

do in maniera esponenziale lo stupore, il disorien-tamento, l’incredulità nel popolo emiliano e la sen-sazione, in tutti gli italiani, che nessuno possa es-sere esente dall’imprevedibilità degli eventi natu-rali. Ma anche in questa occasione (come in altrenella lunga storia dei disastri naturali del nostropaese) e dopo il disorientamento dei primi giorni

post terremoto, la vo-glia di ricostruire e diritornare alla normali-tà ha immediatamentepreso il sopravventonel popolo emiliano. Eda qui è partito

l’ennesimo miracolo italiano che, pur tra milledifficoltà, ha visto una comunità intera rimboccarsile maniche mettersi in marcia verso un nuovo fu-turo.Tramite delle amicizie di lunga data tra cittadini diLugagnano e di Cavezzo in provincia di Modena,un comune molto colpito dal sisma, siamo venutia conoscenza delle difficoltà che questa comunitàstava vivendo. Abbiamo potuto constatarle anchedi persona facendo loro visita. Una giornata chenon dimenticheremo facilmente. Abbiamo chiestoloro: in che modo vi possiamo aiutare?Parlando con gli amici Gabriella Mai e Marco Ca-rione siamo venuti a conoscenza che la scuoladell’infanzia San Vincenzo de Paoli era diventatainagibile, avendo riportato gravi danni infrastruttu-rali. I bambini nel frattempo erano stati spostati instrutture di emergenza ma la voglia di poter ritor-nare un giorno in quella scuola dove c’erano lastoria, i ricordi e gli affetti di una intera comunità

20 Maggio 2012, ora 04:03: una violenta scossadi terremoto di magnitudo 5,9 gradi della ScalaRichter con epicentro nel territorio comunale di Fi-nale Emilia scuote l’Emilia Romagna. La scossamolto violenta vieneavvertita in manieranitida in tutta l’ItaliaSettentrionale facen-do subito presagireche qualcosa di graveera accaduto. A que-sto evento ne seguirono altri nei giorni successivi,

portando con sè una scia divittime (alla fine 27) e dan-ni ingenti al patrimonio abi-tativo, industriale e culturaledel territorio. Eventi di que-sto tipo hanno la capacità difarti sentire, in una frazionedi minuto, quanto fragilipossano essere le nostreesistenze e le fondamentasu cui poggiano i nostri biso-gni primari. Si è sempre sen-tito (e probabilmente anchedetto) che la Pianura Pada-na è una zona a basso ri-schio sismico e che la map-pa delle zone a rischio è no-ta. Il terremoto in Emilia haspiazzato tutti, amplifican-

di Alfredo Cottini

Dopo il terremoto nella nostra comunità si è messo in moto uno spiritodi solidarietà, coordinato dal S.O.S.

Uno striscione ap-parso a Cavezzo efoto di gruppo. Dasinistra, l’ex Asses-sore Forante, il Sin-daco di CavezzoLuppi, Foroni Presi-dente Proloco, Cotti-ni vice PresidenteSOS, Tietto Presi-dente dei NAL, Bari-chello della Prote-zione Civile, FerrianGruppo Nicaragua eMarchi presidenteFIDAS San Giorgio.

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era molto forte. Ecco quindi dove po-tevamo impegnarci per sostenere Ca-vezzo: aiutando questa comunità atrovare le risorse e il sostegno per ri-dare un luogo sicuro e confortevoleai propri figli. Un ponte di speranzagettato sul futuro. Tornati a Lugagna-no non abbiamo esitato un istante eci siamo messi subito in pista per at-tivare una raccolta fondi per questoobiettivo. Non si doveva perderetempo. L’evento era appena accadu-to, la sensibilità collettiva e il traspor-to emotivo erano ai loro massimi li-velli. E la risposta della nostra comu-nità è arrivata: partecipata, collettiva,generosa e... fantasiosa! Il S.O.S. diSona si è assunto molto volentieri il ruolo di capo-fila della raccolta e si è immediatamente attivatoper sollecitare la propria rete di conoscenze e con-tatti. Una prima risposta molto bella, particolare esoprattutto originale è arrivata da Antonino DePaola, un ragazzo di Sommacampagna che avevaprogrammato un viaggio in bicicletta fino a CapoNord denominando l’iniziativa Verona-Nordkapp.Nella sua intenzione originale la volontà di dedica-re il suo viaggio alla sensibilizzazione verso l’usodi strumenti di trasporto salutari, ecologici e ri-spettosi dell’ambiente. Essendo venuto a cono-scenza della nostra iniziativa Antonino non ha esi-tato a dedicare la sua impresa ai cittadini di Ca-vezzo. Una sorta di gemellaggio tra una avventurasportiva e una storia di difficoltà di una intera co-munità, accumunate da sforzo, impegno, tenacia,fiducia, voglia di buttare il cuore oltre l’ostacolo,speranza. La sua è diventata una precisa volontà:stimolare iniziative di raccolta fondi tramite socialnetworks, donazioni private, passaparola, banchet-ti di beneficienza. E i risultati sono arrivati. Il S.O.S.ha seguito il viaggio di Antonino con una telecrona-ca delle sue tappe, ed è stata un’avventura che haappassionato molte persone. Per la cronaca il 9Agosto 2012 Antonino approda a Capo Nord vin-cendo la sua sfida personale. Come vedremo inseguito la sua vittoria personale non sarà la sola.Nel frattempo la Gelateria Il Gelato di San Massi-mo degli amici Sabrina ed Andrea, venuti a cono-scenza di questa singolare iniziativa, ha avutouna idea stupenda: hanno creato il Gelato CapoNord (buonissimo!) e durante tutta l’estate del2012 per ogni pallina di questa prelibatezza 1 € èstato destinato alla nostra raccolta fondi. Nellostesso periodo i Negozi Associati di Lugagnano,appoggiati dalla Proloco di Sona, erano alla presecon l’organizzazione della tradizionale Pizza inPiazza sulla via principale del paese. La destina-zione del ricavato al progetto è stata naturale esentita. Anche gli amici della FIDAS Verona sez. diS. Giorgio in Salici, il Gruppo Nicaragua e laScuola Materna Don Fracasso di Lugagnano, congrande slancio di generosità, hanno raccoltol’appello, destinando una parte del frutto del loroimpegno alla ricostruzione della scuola. E’ bastatoaccendere la miccia: ed il fuoco della solidarietàsi è acceso! Sono stati mesi belli ed intensi, con

tante iniziative che sono nate inmaniera spontanea e con letappe di Antonino verso CapoNord che via via davano spintae carburante alla macchina del-la raccolta fondi. Il 4 Novembre2012, a conclusione della cam-pagna, ci siamo recati in visitaagli amici di Cavezzo ai qualiabbiamo consegnato il fruttodel nostro impegno: nella manidi un emozionato Don Giancar-lo parroco di Cavezzo è statoconsegnato un assegno di6.652 euro. Un grande risultatodi Comunità! Nel ricordare quelperiodo, a distanza di 4 anni, ri-affiora l’emozione dei ricordi. Alnostro primo incontro con Ca-vezzo il mio pensiero va ad unostriscione che campeggiavadavanti ad un cumulo di mace-rie. Allora mi ero fermato da-vanti a questo simbolo di distruzione non per con-templare o riflettere sulla debolezza e fragilità del-le strutture umane di fronte alla forza della natura,ma per riflettere sulla forza dirompente di quellostriscione. Una frase di una nota canzone di LucioBattisti citava “come può uno scoglio arginare ilmare”. In quel momento sembrava un urlo dispe-rato lanciato nell’Universo, alla ricerca di un appi-glio di speranza per non soccombere. Ripensandoa quello striscione sabato 9 aprile 2016 mentrepartecipiamo all’inaugurazione della nuova, lumi-nosa ed accogliente Scuola dell’Infanzia SanVincenzo de Paoli ho pensato: quella era in realtàla manifestazione di una inconscia consapevolez-za. L’Universo non abbandona mai chi mette incampo forza e voglia di reagire e di farcela. El’Universo ha risposto! La scuola, grazie all’aiuto ditante persone e di tante organizzazioni e tra que-ste la Comunità di Sona, è potuta tornare ad ospi-tare i bambini di Cavezzo. Emozionante. Chiudo ci-tando una frase di uno grande scrittore brasilia-no, Paulo Coelho, dal quale traggo ogni tantosemplici ma profonde riflessioni: “Ogni essereumano ha dentro di sè qualcosa di più importantedi se stesso: il proprio dono”.

Solidarietà è un sostanti-vo che deriva dalla pa-rola francese solidaritéche ha come suo signi-ficato principale una forma di im-pegno etico-sociale a favore di al-tri. Il termine indica un atteggia-mento di benevolenza e com-prensione che si manifesta finoal punto di esprimersi in uno sfor-zo attivo e gratuito, teso a venireincontro alle esigenze e ai disagidi qualcuno che abbia bisogno diun aiuto.

La parola“Solidarietà”

Piazza di Sona: Antonino De Paola in partenza per Capo Nord, con gli amici.

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Lugagnano e a San Giorgio in Salici. A Palazzoloè attivo ormai da due anni. Due anni nei quali èsubentrata la figura di Emily Carcereri, giovaneragazza di 25 anni, laureatasi in Tecniche dellaRiabilitazione Psichiatrica. La storia di Emily èmolto semplice: terminato il suo percorso di studisi è ritrovata letteralmente a piedi. Non trovandoun’occupazione si è rivolta a Don Zocca, il qualele ha fatto sostenere un colloquio per accertarsidelle sue capacità e successivamente le ha pas-sato il contatto di Milena Biasi, insegnante di re-ligione nella scuola di Palazzolo. Milena e DonZocca sono in contatto da molti anni nonchécompaesani, quindi è stato molto facile per lei ac-cettare questa sfida da parte del parroco. L’arrivo di Emily è stato una boccata d’aria fre-sca, tutte le maestre sono state ben felici e acco-glienti verso la nuova arrivata. Il suo ruolo constanell’affiancarsi alle docenti durante le ore di le-zione e supportarle nella funzione che svolgono.Ad esempio i bambini più grandi vengono seguitidurante i corsi di informatica, quelli più piccoli in-vece li accompagna nelle fasi di apprendimentodi lettura: molto semplicemente, se durante l’oradi italiano la maestra non riesce a sentirli leggereuno ad uno, Emily si presta a prelevarne un grup-po così da dedicare maggior tempo ad ogni singo-lo bambino. Il suo ruolo però non è da confonde-re con quello di una “tradizionale” maestra di so-stegno (come pensavo io in principio), bensì rap-presenta una figura con specifiche capacità econ un elevato livello di autonomia. Emily ha unobbligo di lavoro di 20 ore settimanali che le ven-gono retribuite grazie alle attività di Don Zocca (inparticolar modo l’Associazione Ancora fondatadallo stesso sacerdote), ma anche tramite le in-tense raccolte fondi organizzate dalle rappresen-tanti dei genitori della scuola. Complice il fattoche la scuola non conti un numero cospicuo distudenti, i genitori sono molto affiatati tra di loroe con il corpo docenti e questo ha portato ad unacollaborazione efficace tra le due parti. Comeprima iniziativa è partita la “Merenda Solidale”ovvero una volta al mese le rappresentanti, insie-me a tutti genitori che si rendono disponibili, pre-parano panini farciti con la marmellata e li vendo-no ai bambini durante la ricreazione al costo di 1euro. La vendita ottiene sempre grande successoe gli studenti molte volte acquistano i panini an-che solo per contribuire allo scopo che la distribu-zione ha. Infatti le maestre, così come i genitori,si impegnano molto a far capire che i soldi raccol-ti vanno a sostenere un progetto di enorme im-portanza come quello di primo lavoro e i bambini,ormai affezionati anche ad Emily, sono ben felicidi esserne partecipi. È interessante anche sottoli-neare che i prodotti utilizzati per realizzare i pani-ni provengano dalle aziende del Comune le qualisi prestano a contribuire e a fornire le materie pri-

In questo momento di crisi economica, dove chiperde il lavoro a cinquant’anni non viene assuntoperché troppo vecchio e i ventenni scartati inquanto inesperti, c’è chi si preoccupa di trovareun’occupazione almeno a quella fetta di ragazziche, da poco laureati o diplomati, non riesconoa mettere in pratica la loro qualifica professiona-le. E così in questo pezzo ci preoccuperemo diportare alla luce un’attività che forse in moltiignorano e che al contrario avrebbe bisogno diessere sponsorizzata e supportata. Stiamo par-lando del progetto “Primo Lavoro” che già dadue anni viene promosso dalla scuola primariadi Palazzolo. Ma facciamo un passo indietro escopriamo come è nato il progetto. L’idea è stataconcepita da Don Renzo Zocca, attualmente par-roco di Santa Lucia di Pescantina, il quale nel cor-so della sua carriera ha sempre sostenuto pro-grammi e attività di raccolta fondi. Ha pensatopoi di investire questi soldi facendo del bene indue ambiti: il primo quello dei giovani senza lavo-ro, il secondo quello della scuola bisognosa dipersonale aggiuntivo per seguire in modo piùadeguato ogni singolo studente. Da qui è nato ilprogetto “Primo Lavoro” tramite il quale Don Zoc-

ca si premura di seleziona-re giovani ragazzi e ragaz-ze, qualificati alla forma-zione primaria, da asse-gnare alle scuole e intro-durli così al loro primo la-voro. Nel nostro Comune ilprogetto è partito inizial-mente da Palazzolo, ma losi sta avviando anche a

“Primo Lavoro”: da Palazzolo sta diffondendosi in tutto ilComune il progetto per impiegare dei giovani nelle scuole

S O C I A L E

di Giorgia Adami

[email protected]

presente su

Nella foto sottoun momentodell’estrazionedella lotteria diPasqua.In basso, lemamme prontea vendere i pa-nini per la “Me-renda solidale”.

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Il S.O.S. di Sona vigila sul nostro territorio ormai da più di 25anni, ma per chi ancora non lo conoscesse si tratta di un’as-sociazione costituita da volontari che si occupa di servizi diemergenza ivi compresi quelli di Protezione Civile. Annual-mente il S.O.S. redige il bilancio economico e sociale e locondivide non solo con i soci, ma anche con chiunque sia in-teressato a conoscerne l’operato e a sapere come venganoimpiegati ed investiti i fondi pubblici che l’ente riceve dai rim-borsi dei servizi prestati o dai finanziamenti privati. Sul sitodell’associazione www.sos-sona.it è possibile accedere atutti i bilanci degli ultimi anni. Un bilancio sociale è uno stru-mento che permette una rendicontazione delle responsabili-tà, dei comportamenti, ma anche dei risultati chel’associazione ottiene nel corso di un anno. E’opportuno ri-cordare che l’Associazione rinnova, da ben sette anni con ca-denza biennale, un marchio di qualità denominato “MeritaFiducia”, un’emanazione del Centro Servizi per il Volontaria-to della Provincia di Verona. Attraverso questa “certificazio-ne” l’attività caratteristica dell’Associazione viene sottopostaai raggi X da parte di un esperto. Parliamo ora di alcuni nu-meri del bilancio 2015. I soci iscritti risultano 179, di cui159 attivi, mentre i restanti 20 sono soci sostenitori. I servizierogati alla comunità sono in aumento a 1.113 totali (983nel 2014). Di questi 767 quelli di emergenza sanitaria terri-toriale (733 nel 2014). Il bilancio chiude con una leggeraperdita (6.000 €) in contrapposizione ad una chiusura posi-tiva nel 2014. Su questo risultato incide in maniera significa-

tiva la spending review del5% applicata dal-l’ULSS22 a tutti iparametri dicalcolo dei rim-borsi spettanti (rim-borso chiamata,rimborso a KM percorso, tariffa oraria del medico).L’attenzione ai costi e soprattutto la notevole capacità di au-tofinanziamento attraverso la raccolta fondi fa sì che S.O.S.sia comunque in grado di non far mancare qualità di servi-zio, investimenti sui presidi e preparazione dei volontari. Ilvolume economico che l’associazione muove si aggira attor-no ai 350.000 €. Si parlava di raccolta fondi: S.O.S. è riusci-ta a sviluppare una rete di relazioni positive su cui contarenei momenti di bisogno come la necessità di dover intra-prendere investimenti importanti quali l’acquisto di una am-bulanza o di un monitor multiparametrico. In questi casi èfondamentale che l’Associazione sia in grado di svilupparecampagne di raccolta fondi importanti. La capacità di auto-finanziamento di S.O.S. si aggira mediamente su un 20% delvalore totale dei proventi, con punte del 30% negli anni incui si effettuano investimenti consistenti. Pur con il grandeaiuto del Comune di Sona che mette a disposizione a titologratuito la sede, tante sono le spese che il S.O.S. deve soste-nere. Un ruolo importante nell’autofinanziamento viene svol-to dalla raccolta del 5x1000, che S.O.S. persegue da 7 an-ni. Non costa nulla e non è difficile da mettere in pratica, bi-sogna solo impegnarsi a fare qualcosa, anche se piccolo, perla comunità.

Associazioni

Bilancio economico e sociale per il S.O.S. di Sonadi Giorgia Adami

me come pane e marmellata. Credo che questosia un’ulteriore prova di come il lavoro di grupposia sempre molto fruttuoso. Ma non finisce qui.Infatti quest’anno è stata realizzata anche unagrande lotteria di Pasqua che ha coinvolto tuttii cittadini di Palazzolo. L’idea è partita pensandoa quale potesse essere il primo premio. La sceltaè ricaduta su un gigantesco uovo di cioccolato,decorato ad arte da un nostro pasticcere del Co-mune. Da lì si è andati alla ricerca degli altri pre-mi, ricavati dalla disponibilità di tutti i compaesa-ni. Chi offriva buoni spesa, chi ingressi a parchidivertimenti, chi addirittura un corso per sub. In-somma molta varietà per un totale di circa 150premi! La vendita dei biglietti è stata poi fatta da-gli stessi studenti. Le maestre hanno preparatouna busta per ciascun bambino con all’interno lostesso numero di biglietti da vendere, sempre alcosto di 1 euro, ai loro genitori, nonni, zii e paren-ti tutti. La lotteria ha ottenuto un grande succes-so e si è conclusa prima di Pasqua conl’estrazione dei premi. Per concludere vorrei rac-contare della grande propensione e passioneche la scuola di Palazzolo ha per le attività di so-stegno. Essa infatti collabora da anni con ABEOe da un po’ di tempo è nato anche un nuovo pro-getto chiamato JENEBA, che consiste nell’ado-

zione di un bambino a distan-za e le spese vengono soste-nute da genitori e insegnanti,ciascuno totalmente libero diversare ciò che preferisce, inoccasione della comunione deibambini di quarta elementare.In sostanza invece che pensa-re al classico regalo alla clas-se, il regalo lo fanno loro pren-dendosi cura di un bambinobisognoso. La scuola di Palaz-zolo ha fatto in pochi anni pas-si da gigante e continua a ga-loppare senza freni occupan-dosi di tantissime attività, unafra queste “primo lavoro” chebanalmente aiuta in manieraconcreta chi è senza lavoro.Siamo tutti felici che questoprogetto si stia diffondendo a macchia d’olio anche nelle altre scuole delnostro Comune e ci auguriamo che possa essere d’aiuto per giovani co-me Emily che hanno bisogno di essere introdotti nel mondo del lavoro.Il 29 aprile la compagnia Tiraca ha portato in scena "Ricette d'Amore",uno spettacolo divertente che ha contribuito a sostenere il progetto del-la scuola di Palazzolo. E' il secondo anno che la compagnia si presta adaiutare e come sempre ha ottenuto un gran successo!

Associazione BambinoEmopatico Oncologico,associazione onlus natanel 1988 che si occupadi sostenere le famigliedi bambini malati di tumore e leu-cemia e di seguirli nelle fasi di pre-venzione, trattamento, riabilitazio-ne e socializzazione. Le loro raccol-te fondi vanno ad aiutare il repartodi Oncoematologia del PoliclinicoG.B. Rossi di Borgo Roma.

La parola“ABEO”

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Caro Baco,ti scrivo per provare a raccontarti unariflessione che sto covando da tempoe che mi piacerebbe venisse cono-sciuta da tanti miei coetanei. So-no una ragazza di circa diciottoanni che abita nel comune diSona (spero perdonerai se non tidico il mio vero nome, ma capi-rai…). Ho il mio giro di amici fuo-ri e dentro il paese dove abito,ho la scuola, faccio le cose chefanno tutti. Ma una cosa vera-mente ma veramente non lasopporto più. Capisco il paesepiccolo, capisco tutto ma certigiudizi che vengono tranciati addossoalle persone con troppo superficialitàhanno il potere di farmi infuriare.Provo a farti un esempio. A me piace,quando c’è l’occasione giusta, indos-sare qualche scollatura. Nulla di esa-

gerato ovviamente, semplicementequalcosa di molto femminile. Ecco,capita spesso che solo per questomotivo qualcuno si permetta (ovvia-

mente su facebook e non di persona)di definirmi con aggettivi pesanti,quasi che indossare una scollaturasignifichi essere una poco di buono.E magari a farlo sono le stesse per-sone (ragazze, noi donne siamo a vol-

te le più implacabili) che magari sene girano sempre accollatissime mapoi sono le prime a provarci con i ra-gazzi delle amiche. Ecco, questo è so-

lo uno degli esempi che potreifarti, ma penso ti faccia capiredi cosa parlo. Io proprio questamoralità finta e di superficienon riesco più a reggerla. Qualel’effetto che ottengono su di me(e su tanti miei amici) questecose? Che sempre più spessoforte è la tentazione di lasciareil paesello e di frequentare soloed unicamente nel tempo liberoVerona. Che certo non è il para-

diso ma dove sicuramente è menofacile trovarsi i fucili (dell’ipocrisia)spianati addosso.Ti ringrazio per la pazienza e per averascoltato il mio sfogo.

Silvia

La Lettera

““CCaarroo BBaaccoo,, ppeerrcchhèè ggiiuuddiiccaarree ssoolloo ddaa uunnaa ssccoollllaattuurraa??””

Cara Silvia, la tua lettera tocca certamente un te-ma sul quale si è sempre dibattuto.Proverò a spiegarti, per quanto possacontare la mia opinione, come la ve-do io. Innanzitutto, dobbiamo pensa-re che i pregiudizi esistono da sem-pre e che sempre permarranno nonsolo nella nostra piccola comunità,ma dappertutto. Inoltre, come dicevitu, in un Comune di modeste dimen-sioni, risulta molto più semplice esse-re frettolosamente giudicati e ritrovar-si fuori dalla cerchia, soprattutto senon si fanno determinate cose, senon si frequenta quel determinatoposto, se non ci si veste in un deter-minato modo. A proposito di vestiti,accennavi al fatto che per aver indos-sato una scollatura più profonda delsolito, qualcuno sui social ti ha defini-

ta con aggettivi piuttosto pesanti. Eb-bene, prima di tutto, lascia perderechi si nasconde dietro ad uno scher-mo, chi ti giudica in maniera così su-perficiale solo perché si sente forteprotetto da un mondo virtuale. Pensoche ogni ragazza sia libera di vestirsicome vuole, indossando il tipo di ca-po con il quale si sente più a suoagio. Credo anche, però, che ogniambiente ed ogni circostanza richie-dano uno specifico tipo di abbiglia-mento, oltre che di comportamento emodo. Ambienti come scuola, univer-sità, lavoro, esigono un abbigliamen-to più formale; mentre nei momentidi vita sociale abbiamo più libertà divestirci in maniera meno formale emaggiormente rispecchiante i nostrigusti. A mio parere, però, dobbiamoanche saper mantenere la nostra di-gnità sia nel vestiario che nelle ma-niere e negli atteggiamenti. In riferi-mento alla tua tentazione di abban-donare il tuo paese per dedicare letue attenzioni unicamente a Verona,penso che non sia del tutto correttoallontanarsi dalla propria comunità

solo perché limitata sotto alcuniaspetti. Penso che anche il nostropiccolo mondo abbia i suoi pregi epossa offrire molto. Perciò, non scar-tare un intero insieme solo perché al-cune persone ti fanno sentire sba-gliata. Prendi il lato positivo di ciò chefa parte della tua vita e fai tuo il me-glio di ognuna di queste. Infine, il mioconsiglio è quello di essere sempre testessa in qualunque luogo e conchiunque, tenendo però sempre pre-sente in che ambito ti stai muovendo.Con questo non voglio far passarel’idea che tu debba annullarti e pie-garti all’ambiente in cui ti trovi; cre-do, invece, che tu debba trovare ilgiusto equilibrio tra l’esprimere libe-ramente la tua personalità el’adeguarti, in un certo senso, a quel-lo che esige quel determinato luogo oquel determinato gruppo in un datomomento. E comunque elevati al disopra dei pregiudizi e continua per latua strada, camminando a testa alta,fiera dei vestiti che hai scelto e, ra-gionando in un contesto più ampio,dei tuoi ideali.

La Risposta

““CCaarraa SSiillvviiaa,, èè iimmppoorrttaannttee ll’’eeqquuiilliibbrriioo.. MMaa ccaammmmiinnaa aa tteessttaa aallttaa””

di Giulia Grigolini

[email protected]

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l’anfiteatro morenico, che degrada giù fino al vil-lafranchese e più a sud nel territorio di VoltaMantovana. A sud-est la torre di Solferino, mentreverso ovest si nota il basso lago, la torre risorgi-mentale di S. Martino e la penisola di Sirmione.Ritorniamo indietro e ci dirigiamo verso l’abitatodi Palazzolo. Percorriamo via Monte Paul, via 4novembre, via Cavecchie, via S. Giustina, oltre-passiamo la Pieve del decimo secolo, e conti-nuiamo verso nord per circa due chilometri, inleggera salita tra ulivi e frutteti. Si gira a sinistrain via Valpanin, la strada sale ancora sempre traulivi e roverelle, e arrivati in fondo (circa un chilo-metro) troviamo alcune case, teniamo la destra, edopo poche curve ci ritroviamo in località CàVentretti. Anche da questa posizione si può go-dere di una geografia molto ampia. A nord il Cor-no d’Aquilio, il monte Pastello, il monte Baldo,quindi spostandosi verso sinistra incontriamo ilDenervo, il Caplone e il Tombea (tre cime del par-co Alto Garda Bresciano), dietro a queste cime, ilgruppo dell’Adamello, e ancora un po’ a sinistrail Monte Pizzoccolo. Sempre a nord ma in primopiano si possono osservare due costruzioni au-striache del territorio di Pastrengo: forte Nugent eforte Leopold. Ancora un po’ a destra si nota ilpaese di Cavaion, il monte Moscal, la rocca diGarda e ampie zone del lago. Ripartiamo svoltan-do a sinistra in via Bragati, la strada è stretta (at-tenzione alle auto) e molto panoramica. Qui sipuò osservare verso est tutto il territorio collinaredel Bardolino d.o.c. che degrada verso il lago diGarda, i paesi di Sandrà e di Colà e oltre il lago irilievi montuosi del Bresciano. Proseguiamo anco-ra per circa 1,5 Km, la strada prende salita finoad arrivare allo scollinamento. Qui siamo sulla li-nea di dorsale, il punto più alto del nostro percor-so (circa 220 m s.l.m.). Se saliamo sulla scarpataa sinistra possiamo ammirare un panorama me-raviglioso a 360 gradi. A est la pianura pedemon-tana veronese e all’orizzonte il Vicentino con iMonti Berici (nelle giornate più limpide si rendonovisibili anche i colli Euganei), a nord il gruppo delCarega, l’altopiano della Lessinia e l’intera Valpo-licella. A nord ritroviamo tutte le sopracitate cime,anche a ovest si rivede il lago e a sud-ovest il ter-ritorio del Lugana. Il nostro percorso volge al ter-mine, inizia la discesa e dopo 2 chilometri attra-verso via Olmo, via Ghiaia e via 4 Novembre, sia-mo in centro a Palazzolo. Ed infine a destra si ri-torna in piazza della chiesa.

Prosegue con questo numero una rubrica attraverso la quale proponia-mo alcuni percorsi pedonali e ciclabili lungo il territorio del nostro Co-mune. Gli itinerari sono pensati e disegnati per permettere di gustareappieno la bellezza di un territorio che sa ancora offrire scorci e pae-saggi straordinari.

di Giuliano Turrini

[email protected]

I percorsi del Baco

Il percorso (in rosso nella cartina) cheandiamo a proporre parte dalla chiesa parrocchiale di Palazzolo. Da lìsi scende verso il Bosco di Sona, attra-verso via degli Alpini, via Cavalier An-tonio Girelli, via Bellevie. Per i ciclisti,in fondo a via degli Alpini, seguire ilsenso unico a destra per via 4 Novembree via Prele. Superata la baita degli Alpi-ni, si gira a destra su uno sterrato, siprosegue per circa 300 metri tra vege-tazione selvatica e si sbuca in via Gra-zia Deledda. Si svolta a destra e dopo30 metri giriamo ancora a destra tracapannoni industriali. Dopo qualcheminuto la strada si restringe e ci ritro-viamo d’un tratto dentro un tunnel ar-boreo fatto di roverelle e edere rampi-

canti, alla fine del quale si arriva in campo aper-to, con seminativi alla nostra sinistra e ulivi a de-stra. Si arriva così in località Barbarago, neipressi dell’azienda agricola Manzati. Si piega adestra, e all’altezza del cartello stradale di Palaz-zolo, giriamo a sinistra salendo una stretta ertatra gli ulivi, e alla seconda curva possiamo sosta-re ed ammirare un panorama sorprendente. Ciappare in tutta la sua ampiezza e bellezza

Questo percorso, a formadi otto, ha una lunghezzadi circa dieci chilometri,non presenta difficoltà,ma occorre prudenza indiscesa (se in bici, megliousare una mountain-bike)e in alcune strettoie. Ci sipuò rifornire d’acqua vici-no all’ufficio postale.

LLaa SScchheeddaaIl percorso

CCaammmmiinnaannddoo aattttoorrnnooaa PPaallaazzzzoolloo

1- LocalitàBarbarago

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OrariDal lunedi al giovedì orario continuato dalle 8 alle 18 Venerdì orario continuato dalle 10 alle 20Sabato dalle 8 alle 13 Chiuso il martedì

Via Cao del Prà, 86 - 37060 Lugagnano (VR)Tel. 045 8680778 - Cell. 3458319293P.Iva 04558810237info@benesserequintaessenza.itwww.benesserequintaessenza.it

1

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3- Cà Ventretti

2 - Scollinamento da via Bragati

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Commemorazioni del 25 aprile a Lugagnano, Palazzolo, San Giorgio in Salici e Sona: l’importanza della Memoria

C O M U N I T A ’

sa delle ore 11. Al termine commemorazionepresso il Monumento ai Caduti. A Palazzolo alle 10 raduno degli Alpini e delle al-tre Associazioni d’Arma in piazza Vittorio Venetoe sfilata fino alla Chiesa. Quindi è stata celebratala messa e al termine commemorazione presso il

Sono tornate con il 25 aprile anche nel nostroComune le commemorazioni in memoria dell’an-niversario della Liberazione, al termine della Se-conda Guerra Mondiale, il 25 aprile 1945.A Lugagnano Alpini, Fanti e Bersaglieri si sonodati appuntamento con la cittadinanza alla mes-

Lugagnano

San Giorgio in Salici

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Monumento ai Caduti. A se-guire pranzo presso la Baitadegli Alpini. Nella frazione di San Giorgioin Salici le celebrazioni si so-no tenute al pomeriggio. Alle16.45 ritrovo perl’Associazione Combattenti eReduci, Alpini ed Associazio-ne Ex Internati in piazza dellaChiesa con deposizione dellacorona al Monumento ai Ca-duti, quindi sfilata fino al cip-po in piazza Tonidandel. A seguire messa presso ilCippo e, al termine, rinfrescoin occasione del terzo anni-versario dell’inaugurazionedel Cippo. A Sona il ritrovo è stato lamattina con le Associazionid’Arma presso la Baita degliAlpini, sfilata fino alla piazza,alzabandiera, Santa Messa ea seguire pranzo in Baita. Sono stati tantissimi i cittadi-ni che si sono dati appunta-mento presso i Monumenti aiCaduti, assieme alle Associa-zioni d’Arma e alle istituzionirappresentate dal SindacoMazzi, dagli Assessori e daiConsiglieri comunali di mag-gioranza e di minoranza, perricordare i Caduti del nostroComune. Dimostrazione più che tangi-bile che si ripete ogni anno inricorrenze come questa delforte valore che le nostre co-munità ancora danno allaMemoria.

Sona

Palazzolo

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“La bellezza del nostro territorio”, premiate le foto vincitricidel Concorso Fotografico del Baco e del Club LUnART Photo

F O T O G R A F I A

Urban effectsIl territorio di Sona in un click

del Concorso Fotografico organizzato da Il Bacoda Seta con il Club LUnART Photo di Lugagnanoe con il patrocinio del Comune di Sona.La semplice cerimonia si è tenuta sabato 23 aprilepresso la sala NOI della Parrocchia di Lugagnano,alla presenza dei ragazzi vincitori, con le loro fa-miglie, di alcuni appassionati di foto e dei membridel Club LUnART Photo di Lugagnano.Il Concorso “Urban Effects. Il Territorio di Sona inun click” era rivolto ai ragazzi di medie e superiori delnostro Comune.“Tema era il nostro territorio, in ogni sua formaed espressione. Abbiamo voluto invitare i nostriragazzi a usare le loro macchine fotografiche, maanche i loro cellulari, non solo per scattarsi deiselfie ma anche per aprire gli occhi sul territorioche li circonda.” – ha spiegato Stefano Ferriandel Club LUnART Photo aprendo le premiazioni.Dopo un saluto dell’Assessore alla Cultura Gian-michele Bianco, che ha puntato molto su come ilterritorio debba diventare sempre più una risorsa,

“Grazie a tutti i giovani fotografi per averci ricor-dato quanto è bello il nostro territorio. E’ una co-sa che dico sempre ai nostri cittadini: spesso nonci rendiamo nemmeno conto delle bellezze che cicircondano”. E’ con queste parole che il Sindacodi Sona Gianluigi Mazzi ha chiuso la premiazione

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le sei foto vincitrici sono state presentate una aduna, assieme ai loro giovani autori, ed illustratedal fotografo professionista Mario Pachera delloStudio Fotografico Pachera di Lugagnano (consu-lente tecnico del Concorso), che ne ha indicatopregi tecnici e qualità estetiche.I premiati sono stati per le medie Emma Fanciul-lo, Sara Turrini, Benedetta Ferrian e Sofia Bono-mi e per le scuole superiori Alberto Bellè e Davi-de Rudari. Le loro foto verranno esposte all’inter-no della mostra LUnART nel corso della sagrapaesana di Lugagnano il prossimo luglio.A consegnare ai sei giovani fotografi un attestatodi merito per il risultato ottenuto l’Assessore allaCultura e il Sindaco, il fotografo Pachera, i rap-presentanti del Club LUnART Photo e GiorgiaAdami per Il Baco da Seta.“Quella del Concorso fotografico è un’iniziativa –ha spiegato Mario Salvetti, direttore del Baco –che come giornale vogliamo portare avanti anchenei prossimi anni, assieme al Club LUnART Photoe al Comune di Sona, magari aprendola alla par-tecipazione di fotografi di tutte le età”.

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Lugagnano di Sona, via di Mezzo 9

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Per il benessere dellacute con trattamentinaturali

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CCoommuunniittààIIll CCoommiittaattoo CCaarrnneevvaallee ddii LLuuggaaggnnaannoo iinn ttrraassffeerrttaa iinn MMaacceeddoonniiaa

Importante trasferta per il Comitato Carnevale Benefico Lo Tzigano di Lugagnano. In marzo, infatti, una delegazione delcarnevale di Lugagnano, guidata dal Presidente Eliseo Merzari e dallo Tzigano Tiziano “El Piombi” Zocca si è recata inMacedonia. Scopo del viaggio era la partecipazione al rinomato carnevale di Strumica. Il Comitato Carnevale di Lugagna-no non è assolutamente nuovo a queste iniziative, ed ogni anno gli Tzigani si spostano in tutta Europa per partecipare allediverse rassegne che costellano il calendario carnevalesco europeo.

Villa Eire: pizzeria e cucina in un ambiente da sogno

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In questo numero del Baco desideriamo pubblica-re la lettera di una giovane donatrice di sangueapparsa su Famiglia Cristiana del 6 marzo scorsonella rubrica “Colloqui con il Padre”. Ci ha colpitoquesta testimonianza così semplice ma profondaallo stesso tempo. Nella risposta del direttore donAntonio Sciortino sono ben descritti i sentimentidi generosità e di fede che caratterizzano il gestodel dono.

Così cresce una cultura della donazioneHo vent’anni e vorrei condividere con i lettori lamia gioia! La settimana scorsa, io e una mia ami-ca abbiamo fatto la nostra prima donazione disangue. La sera precedente la donazione erava-mo entrambe molto agitate. Una volta andate alcentro trasfusioni ci siamo sedute vicine e ci sia-mo incoraggiate a vicenda. Il prelievo è durato die-ci minuti ed è difficile descrivere la nostra felicitàper questo gesto. Vorrei dire a tutti, giovani e me-

ddeellCCoonnssiigglliioo DDiirreettttiivvoo AAvviiss ddii LLuuggaaggnnaannoo

AVIS di Lugagnano: così cresce la cultura della donazione

V O L O N T A R I A T O

no giovani, che la gioia che si prova a donarsi è in-descrivibile. L’ansia e la preoccupazione vengonosicuramente ripagate! E se siete spaventati (comelo ero io), trovate un compagno d’avventura comeun amico. Laura

La tua testimonianza, cara Laura è così sponta-nea ed entusiasta che sono certo farà molti “pro-seliti” per un gesto gratuito che può salvare la vitadelle persone. Papa Francesco ha appena cele-brato a Roma il Giubileo dei donatori di sangue,che in Italia sono un milione e settecentomila. Eha rivolto loro parole dolci, definendo le donazioni“piccoli gesti di amore, di tenerezza, di cura”. “Ildono del sangue: un gesto per la vita”: era unodei tanti slogan in piazza San Pietro, a significareuna cultura della donazione che si fonda moltosull’esempio, sul passaparola tra la gente. “Nellesituazioni di maggior bisogno” ha detto il Papa,“portiamo la misericordia di Dio attraverso un im-pegno di vita, testimonianza di fede”

Don Antonio Sciortino

SSoolliiddaarriieettàà

LLee aattttiivviittàà ddeellllaa SSeezziioonnee AAVVIISS ddii LLuuggaaggnnaannooIn questo periodo alcuni componentidel Direttivo con l’aiuto di donatoriche hanno dato la loro disponibilità,sono impegnati nel servizio di acco-glienza e coordinamento dei dona-tori al Centro Trasfusionale di Bus-solengo. Si tratta di un servizio ri-chiesto dalle Associazioni Avis, Fidase Ansfa ai gruppi della provincia do-

po l’attivazione del sistema di preno-tazione per le donazioni iniziato nelsettembre 2015. La risposta dei do-natori è stata abbastanza soddisfa-cente e ad oggi le prenotazioni supera-no il 50%, ma contiamo su una conti-nua crescita. Si nota comunque unincremento nel numero delle dona-zioni e soprattutto una migliore e più

razionale disponibilità disangue, in termini diquantità e tipologia digruppi sanguigni, tuttociò a vantaggio delle ne-cessità degli ospedali. Il nostro impegno è faci-litare il più possibile idonatori in modo chevengano rispettati gliorari della prenotazionecon conseguente ridu-zione dei tempi di atte-

sa. Per questo ci farebbe piacere co-noscere il loro parere riguardo il si-stema di prenotazione el’organizzazione al centro trasfusio-nale. Chi vuole può contattarci allanostra E-mail [email protected],critiche, osservazioni, consigli saran-no ben accetti.

Vendita colombe pasquali Anche quest’anno eravamo presenticon il nostro gazebo sul piazzale del-la chiesa per la vendita delle colom-be pasquali a nome dell’ADMOR.Come sempre la generosità dei citta-dini di Lugagnano non è mancata.Ringraziamo tutti per la loro offertache permette di finanziare borse distudio a giovani medici impegnatinella ricerca per sconfiggere le terri-bili malattie oncoematologiche.

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CCoommuunniittààUUsscciittaa aa TTeennnnoo ppeerr iill CCiicclloo CClluubb LLuuiiggii TTeezzzzaa ddii LLuuggaaggnnaannoo

Domenica 24 aprile il Ciclo Club Luigi Tezzadi Lugagnano si è recato a Tenno per un’usci-ta sociale.Alcuni dei ciclisti sono saliti fino a Tenno in bi-cicletta mentre gli altri, assieme a famigliaried amici, li hanno raggiunti in pullman.Un ottimo pranzo in un ristorante tipico hasuggellato una bella giornata vissuta assie-me.Nella foto i membri del Ciclo Club a Tenno,con il Baco.

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UUnnaa ffoottoo ccoonn iill BBaaccooMMaannddaatteeccii ii vvoossttrrii ssccaattttiiInviateci vostre foto con il Baco, e con una riga di descrizione, all'email [email protected]

1) Federico Mazzi e Mirco Storti in viag-gio in Andalusia (in questa foto presso ilponte di Ronda).

2) Mara Isolani e Salvatore Cona presso ilmuseo Guareschi a Brescello, dove sonostati girati i film di Don Camillo e Peppo-ne.

3) Anche il Baco presente alla 150° edi-zione di Vinitaly.

4) La festa della tribù dei Beghini di Palazzolo, con il Baco.

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www.castellanistudiodentistico.it

Come proteggere i denti permanenti dei bambinidalla carie?

A CURA DEL DOTT. MARCO CASTELLANI

La sigillatura dei denti consiste nell’applicareuna pellicola protettiva di materiale composi-to sui solchi profondi dei denti permanenti inparticolare i primi molari che erompono a 6anni. Queste sostanze proteggono le superficimasticanti dei denti posteriori, frequentemen-te soggette nei bambini alla carie dentale pervari motivi: i bambini a sei anni hanno scarsa

manualità nel lavare correttamente i denti, imolari sono più difficoltosi da detergere benesia per la loro posizione sia perchè i solchi diquesti denti appena erotti sono molto profon-di. L’applicazione è veloce, indolore ed è unottimo modo per iniziare un bambino alle cu-re odontoiatriche. Le sigillature vanno control-late periodicamente e se si staccano vanno ri-

applicate, in genere però durano diversi anni.Il costo è di molto inferiore alla cura di undente e soprattutto evita la carie quindi si pa-ga meno per avere denti più sani. Tutti i bam-bini possono trarre giovamento dalla sigillatu-ra, anche chi non ha mai avuto carie e già ef-fettua prevenzione con il fluoro. Statistica-mente nei pazienti di età inferiore ai 15 annil’80% delle carie si sviluppano proprio suqueste superfici. La sigillatura è diventata og-gi un’arma indispensabile nella lotta contro lacarie, ma è molto importante che venga ef-fettuata precocemente, subito dopol’eruzione del dente permanente, altrimentipotrebbe essere troppo tardi. Durante le variesettimane che il dente impiega per eromperecompletamente, se i genitori non aiutano ilbambino a pulire perfettamente questo den-te, succede spesso che si formi la carie.

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letteratura e i dieci volontari hanno potuto iniziarea conoscersi. Ciascun ragazzo si rende disponibile da aprile adicembre per un totale di ottanta ore tra gestionedella biblioteca e organizzazione degli eventi, cheverranno retribuite al cinquanta percento. Leaperture serali, due a settima-na finora, aumenteranno dimese in mese, in relazione an-che alle sessioni d’esame uni-versitarie. Ogni quindici giorni iragazzi insieme ai responsabilidel progetto, l’educatrice Fran-cesca Faccincani e il coordi-natore di progetti socialiGianni Martari, si ritrovano peraggiornarsi reciprocamente sulproprio lavoro, svolto in equipe.Attualmente un gruppo si staconcentrando sull’evento di

inaugurazione delle aperture straordinarie, unaperitivo con musica per illustrare il progetto e ce-lebrarne l’inizio, un altro sul bookcrossing e unterzo sulle letture animate per i bambini. Alcunidei componenti in particolar modo curano la pa-gina Facebook e il suo piano editoriale, tutti in-sieme affrontano qualsiasi nuova questione, an-che con l’aiuto del giovane Consigliere comuna-le Mattia Leoni e dell’Assessore Giovanni Mi-chele Bianco. Alle riunioni prendono parte talvol-ta anche il Sindaco Gianluigi Mazzi e il Vicesin-daco Simone Caltagirone, convinti dell’importan-za del progetto e coinvolti dall’entusiasmo deisuoi partecipanti. Nell’ambito del progetto Guten-berg, ragazzi con passioni e interessi simili, macon abilità ed idee differenti collaborano per ren-dere alla propria comunità un servizio indispen-sabile e per arricchire le proprie competenze e ilproprio animo in modi imprevedibili.

Nel settembre del 2015 un gruppo di ragazzi sioffrì di tenere aperta la biblioteca comunale diSona, nelle ore serali e nei giorni festivi, persoddisfare un’esigenza comune a molti, quella diun luogo vicino a casa, tranquillo e allo stessotempo condiviso, per lo studio serale e domenica-le. Ogni lunedì, sulla pagina Facebook “Bibliote-ca di Sona. Aperture straordinarie” e sulla portadella biblioteca, comparivano gli orari delle aper-ture serali della settimana. Alle 20.30 le luci si ri-accendevano e i tavoli iniziavano ad ospitare stu-denti e lettori di libri e quotidiani. I ragazzi si sonodati il turno per tutto l’inverno, finché, a febbraio2016, l’Assessore alle politiche giovanili el’Associazione Cavalier Romani hanno promos-so il bando Volontariato giovani e territorio. Sco-po del bando era selezionare dieci giovani fra i di-ciotto e i trent’anni residenti nel co-mune di Sona, per l’animazione eper la gestione della biblioteca nel-le ore serali e nei giorni festivi.Nasce così il progetto Gutenbergche prevede l’ideazione el’organizzazione di iniziative edeventi atti a ravvivare la biblioteca,per avvicinare la struttura stessa ela cultura che essa rappresenta aicittadini. L’iniziativa comprende an-che un servizio di apertura serale efestiva, in cui la biblioteca si trasfor-ma in aula studio e in sala di lettu-ra. Ventun giovani si sono candi-dati durante lo scorso febbraio,compilando un modulo in cui han-no spiegato a quali attività di volon-tariato e a quali iniziative culturaliabbiano partecipato in passato.Hanno indicato anche il proprio per-corso di studi e la propria esperien-za professionale e hanno allegato alla domanda ilproprio curriculum. In base a queste informazionine sono stati selezionati dieci che, all’inizio dimarzo, hanno sostenuto un colloquio orale perparlare del proprio profilo e delle proprie idee inmerito ai progetti culturali da realizzare. Il proget-to Gutenberg mira infatti a promuovere la cultura,proprio come fece Johannes Gutenberg inventan-do la stampa a caratteri mobili. I dieci ragazzi diGutenberg hanno poi usufruito di quindici ore diformazione, tenuta da esperti in materia di orga-nizzazione eventi e di comunicazione e social net-works, acquisendo nozioni indispensabili per lagestione della pagina Facebook e per la pubbli-cizzazione degli eventi relativi al progetto. In unterzo incontro ai ragazzi sono stati illustrati la sto-ria, i servizi e il ruolo della biblioteca sul territorio,e i progetti già realizzati in passato. In questa se-de si è anche parlato di gusti personali in fatto di

Progetto Gutenberg: dieci giovani a servizio della culturaI N I Z I A T I V E

di Elena Tommasi

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I ragazzi delprogetto Guten-berg assieme airesponsabili.

Nel corso del mese di maggiogli orari di apertura serali e neigiorni festivi della Bibliotecasono i seguenti:Martedì e Giovedì: 20.30-23.Sabato: 15-18.Facebook: bibliosonaextra

Il ServizioGli orari di apertura

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“Anche nel nostro piccolo possiamo cambiare il mondo”Andrea Chesini di Lugagnano torna da un’esperienza nel Togo

L ’ I N T E R V I S T A

Cosa ti ha spinto ad accettare?Dentro di me sapevo che sarebbe stata un’occa-sione che non mi sarebbe più ricapitata. È una diquelle situazioni in cui ci diciamo: ‘Non è un ca-so’. Sono sicuro, inoltre, che, se non avessi accet-tato, me ne sarei pentito per tutta la vita.Come hai proceduto allora?Ho sparso un po’ la voce per cercare aiuto perchénon sapevo come mettere in funzione gli invertere le batterie dell’impianto fotovoltaico presenti inmissione, e mancava del materiale da acquistare.Mi sono venuti in aiuto il mio amico Ilario che miha spiegato tutto a livello tecnico, e molte perso-ne che grazie alle donazioni raccolte mi hannopermesso di comprare il materiale necessario.Quali sono state le reazioni delle persone che tistanno più vicino?Ti racconto la reazione di mia moglie Elisa: subitoera un po’ preoccupata per via della situazioneattuale in Africa, ma dopo lunghi istanti di silenziomi ha detto: ‘è la cosa giusta da fare’. Mi ha so-stenuto e aiutato nel preparare il necessario.Eri già stato in Africa?Sì nel 2005 avevo fatto un’esperienza di un mesein missione in Uganda con il VOICA (VolontariatoInternazionale Canossiano), ero poco più che ven-tenne ed ero spinto dal desiderio di aiutare e so-prattutto di conoscere. A distanza di dieci anni hoaffrontato la missione in modo più consapevole.Come hai affrontato la missione in Togo?Prima di partire sapevo che la missione CuoriGrandi Onlus avviata da Suor Patrizia e dalle mis-sionarie laiche Maristella e Federica era iniziatada circa quattro anni presso il villaggio Amakpa-pé, a circa 80 km dalla capitale Lome, e avevagià portato a termine una scuola e un’infermeria.Mi aspettavo, però, che l’attività missionaria fossepiù organizzata e programmata: agivano invecegiorno per giorno, a seconda delle opere di caritànecessarie, pensa che l’infermeria accoglie circa30 persone al giorno! D’altra parte, la situazionein Togo è difficilissima: si tratta di un Paese delQuarto mondo, ovvero in cui la popolazione vivecon meno di un dollaro al giorno e l’indice di svi-luppo umano è bassissimo; vi è un unico centromedico (e senza acqua corrente!) nel raggio ditrenta chilometri a disposizione di oltre venti milapersone. Tuttavia, tutto ciò che è stato realizzatofino ad ora è stato grazie a cospicue donazioniprovenienti dall’Italia, o, per usare le parole dimadre Patrizia ‘la concretizzazione dello SpiritoSanto’.Ovvero?Se le persone si adoperano il più possibile per fa-re del bene, il bene arriverà in vari modi e mo-menti. Si tratta di tante piccole tessere di un mo-saico che, nel complesso, costituiscono un’operameravigliosa. Maristella mi ha passato questo

“A volte ci sono quelle occasioni che possonocambiare la nostra visione della vita.” Esordiscecosì Andrea Chesini di Lugagnano, reduce daun’indimenticabile esperienza missionaria in To-go, nel cuore del continente nero. Negli occhi diAndrea convivono sentimenti di intensa vitalità eprofonda emozione, entusiasmo e, allo stessotempo, nostalgia. Percepisco chiaramente e fin dasubito che non sarà un’intervista canonica e con-venzionale, in cui ci soffermeremo solamente sulmero racconto di fatti ed eventi; verranno tra-smessi ricordi ancora vivi, concetti e pensieriesprimibili solo parzialmente con le parole, perce-pibili solamente dall’animo di chi ascolta e di chi

legge.“È iniziato tutto ametà gennaio,quando il mio ami-co Fausto mi ha

chiamato dicendomi che era stato contattato damadre Patrizia che ha iniziato da pochi anni unamissione in Togo e aveva bisogno di una manoper l’installazione di pannelli fotovoltaici, impor-tantissimi per dare corrente all’infermeria, allascuola e alla pompa del pozzo”Come hai reagito di fronte a questa chiamata?Sono rimasto molto colpito: ho incontrato suor Pa-trizia, madre canossiana, solo un paio di volte nel-la mia vita quando ero andato a Brescia ad aiuta-re a caricare un container per le missioni, la suachiamata è stata del tutto inaspettata. Inoltre, iosono ingegnere dell’automazione e l’installazionedi impianti fotovoltaici non rientra nemmeno tra lemie competenze di lavoro.

“Sono andato a dare una mano ad installare pannelli fotovoltaici in una

scuola. Ed ho scoperto la vita”

diGianmaria Busatta

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concetto: il mondo è fatto da bene e male, lo sap-piamo tutti; e ognuno di noi può scegliere cometrascorrere la propria vita. Tuttavia, anche se cicomportiamo bene e facciamo il nostro dovere,lasceremo il mondo che conosciamo così comel’abbiamo trovato. Se, invece, aiutiamo chi è indifficoltà, ci mettiamo a disposizione per gli altri,dedichiamo il nostro tempo per il prossimo, la vitadelle persone cambia in meglio, e a loro voltapossono agire così verso altre persone. Immaginaun effetto domino, come potrebbe davvero miglio-rare il mondo.Tu come hai riscontrato questo messaggio?In Togo io non ho fatto nulla di eclatante: ho sem-plicemente applicato le mie conoscenze, ho svol-to il mio lavoro in un altro contesto, ho acquistatoil biglietto aereo come se fossi andato in vacanza,ho preso ferie dal lavoro. I frutti del mio lavoro misono stati mostrati dagli altri: dopo aver installatol’impianto fotovoltaico, infatti, Chiara e Cristina, ledue infermiere volontarie, mi hanno profonda-mente ringraziato poiché avrebbero potuto utiliz-zare lo sterilizzatore. Prima che i pannelli funzio-nassero, infatti, gli strumenti medici non potevanoessere sterilizzati. E adesso la pompa del pozzopuò funzionare giorno e notte grazie alle batterie.Raccontaci la tua giornata tipo in Togo.Le mie giornate iniziavano con la sveglia alle5.15. Insieme a madre Patrizia, Maristella, Chiarae Cristina andavo a messa al villaggio: non c’erauna chiesa, ma una capanna, come tutte le casedel villaggio. Poi alle 6.30 tornavamo alla missio-ne e facevamo le lodi fino alle 7. Seguiva la pre-ghiera con gli operai, addetti alla costruzione del-la nuova chiesa inaugurata il 3 aprile. Io iniziavo ilmio lavoro insieme al mio amico Donè e altreoperazioni svolte spalla-spalla con i togolesi. Sonocontento di far passare il messaggio che anchese ero da solo, sono riuscito a fare tutto grazieagli abitanti del posto, e posso sfatare con con-vinzione il luogo comune che gli africani non sonocapaci di lavorare: ho insegnato a loro a lavorarecosì come è stato insegnato a me. Intanto Mari-stella, Chiara e Cristina si adoperavano tral’infermeria, il trasporto di medicine ai malati inospedale a Lome (in Togo spetta al paziente pro-curarsi le medicine), la scuola materna ed ele-mentare e varie opere di carità. Alla sera recitava-mo il rosario e la preghiera dei vespri. Si pregavatanto, e non ero abituato! Poi, con il passare deltempo, mi sono reso conto che quelle due ore emezza di preghiera al giorno erano la fonte da cuiattingere l’energia e la forza necessarie per af-frontare innumerevoli situazioni. Alla sera non di-menticherò mai le incredibili stellate e la visionedella luna rovesciata per la vicinanza all’Equatore.Com’è stato il viaggio di ritorno?Qualche giorno prima della partenza provavo unagrande nostalgia sia per la mia famiglia, mia mo-glie, sia per l’esperienza missionaria. Ho vissuto idieci giorni di missione in modo intenso, mi sonoadoperato al massimo; certo, hanno comportatomolta fatica, ma so che il mio piccolo contributo èstato molto utile. Durante il viaggio di ritorno hoscritto un diario, per poter avere anche un ricordo

tangibile e dettagliatodel mio vissuto. Que-st’estate mi piacereb-be tornare anche conmia moglie.Che messaggio lascia chi ti sta leggendo?Spesso siamo nel tur-bine dei nostri impegniquotidiani e non ci ac-corgiamo della facilitàdi poter aiutare gli al-tri. Bisogna approfon-dire ogni contesto, es-sere curiosi, aprire gliocchi, allargare gli oriz-zonti. Tutti noi possiamo vivere la nostra missionequotidiana: nel nostro piccolo dobbiamo solo sa-per cogliere l’occasione e mettere in pratica ciòche sappiamo fare, i nostri doni e le nostre quali-tà per il prossimo. Nulla di impossibile, ma con ri-sultati di straordinario valore.

Per contribuire in modo concreto allamissione di Amakpapè è possibile fareuna donazione a Cuori Grandi Onlus. IBAN:IT98T0335901600100000118595, Codice fiscale per devolvere il 5x1000:93032880150.

SolidarietàEcco come aiutare la missione in Togo

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Forum delle Associazioni: il percorso è iniziato ed i primi(buoni) risultati già si vedono

S O C I E T A ’

Per coloro che seguono il tema dell’associazio-nismo nel nostro territorio, l’argomento delleassociazioni in rete non è certamente nuovo.Dopo una gestione di quasi due anni infatti nel-l’ottobre scorso è stato costituito il Forum delleassociazioni portando con sé una serie di impor-tanti obiettivi da raggiungere. E nei mesi suc-cessivi i primi passi hanno iniziato a lasciare

una traccia. A dicembre è stata attivata unanuova edizione della “Lotteria delle associazio-ni del Comune di Sona”, una modalità centraliz-zata ricordiamo che consente con i biglietti indistribuzione sia all’associazione di autofinan-ziarsi per una parte, sia di alimentare un fondocondiviso dedicato ad una selezione di progetti.I dettagli li trovate sul nostro sitowww.ilbacodaseta.org oppure sulla pagina Face-book dedicata. A gennaio ha iniziato il suo servi-zio lo sportello delle associazioni. Presso la bi-blioteca di Sona, il martedì pomeriggio ed il sa-bato mattina due giovani (Riccardo e Chiara)svolgono funzioni di segreteria per il Forum edaccolgono le richieste che arrivano dalle asso-ciazioni. A marzo ha avuto inizio il percorso for-

mativo per volontari di associazioni finalizzatoa fornire conoscenze e competenze sugli aspettioperativi ed organizzativi di una associazione (incollaborazione con il CSV Verona) e sulle compe-tenze più trasversali di capacità dei volontari dicreare e gestire dinamiche di relazione positivedentro e fuori le associazioni (in collaborazionecon l’esperto Massimo Merlini). Temi caldi en-trambi che vengono proposti con cadenza quin-dicinale presso la sala civica dell’ex-canonica aSona. Sempre a marzo è stata attivata la nuovamodalità di presentazione progetti con richie-sta di contributo che prevede la definizione diuna graduatoria basata sul nuovo regolamentoche premia qualità e partecipazione attiva.Come si può notare, è quindi partita una nuova

Il sito del Baco ha inauguratouna nuova rubrica, a cura dellaprofessoressa Chiara Giacomidi Lugagnano, che insegna let-tere nei licei veronesi. In questospazio, che trovate cliccandosul banner (immagine accanto)presente sulla nostra home pa-ge nella colonna di destra, laprofessoressa Giacomi proponetrama e recensione di nuove

uscite e di grandi classici chemeritano di essere riletti.

CulturaNel sito del Baco una sezione dedicata ai libri

Riccardo eChiara, dellosportello delleassociazioni.

di Enrico [email protected]

presente su

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Sotto, PippoFranco con ilVicesindaco diSona SimoneCaltagirone.

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stagione di potenziamento delle relazioni tra as-sociazioni, sia tra loro che con le istituzioni. Tut-to questo per dare più valore al prezioso lavoroche ogni volontario offre non solo alla propriaassociazione, ma alla comunità intera.Una nuova stagione di fiducia quindi che nonpuò che migliorare ancora di più l’efficacia del-l’agire dei volontari. Ed i primi riscontri sono piùche positivi. Molti infatti sono stati gli apprezza-menti all’Assessorato alle associazioni ed airesponsabili del Forum delle associazioni. E leattese non mancano come ad esempio arrivarea definire un kit dell’associazione che consentaa loro di svolgere la propria azione ed i relativiatti formali e burocratici in modo sempre piùsemplice e senza perdite di tempo. Alcune per-plessità inevitabilmente non mancano, non tan-

to sulla bontà del servizio reso, quanto più sullaintensità di impegno che esso richiede. Da que-sto punto di vista possiamo dire che, vero che èpartito un piano di azioni sostenuto ed a trattiimpegnativo, ma altrettanto vero che, con la do-vuta progressione, l’impegno richiesto può esse-re ben gestito se visto in modo decentrato suidiversi volontari attivi in ogni associazione. Unavalutazione quindi di questa prima fase più chepositiva e che fa ben sperare per un futuro nelquale l’azione integrata delle nostre associazio-ni di volontariato potrà creare una rete forte esolidale con tutti. Per informazioni contattare lasegreteria del Forum scrivendo all’indirizzo mail [email protected], Chiara eRiccardo saranno contenti di fornire il loro servi-zio.

Si è tenuta il 20 aprile scorso presso l’Hotel SanMarco a Verona la penultima tappa italiana dell’i-niziativa “Vedo ma non vedo, gioco ma non gio-co. Il gioco da intrattenimento come contrastoalla ludopatia” promossa dall’Agcai, con il patro-cinio dell’Associazione nazionale di azione socia-le, in vista della conferenza Stato-Regioni ed entilocali del 30 aprile.Il gioco d'azzardo patologico (definito anche az-zardopatia o genericamente ludopatia) è un dis-turbo del comportamento rientrante nella catego-ria diagnostica dei disturbi del controllo degli im-pulsi. Ha una forte attinenza con la tossicodipen-denza; infatti il giocatore d'azzardo patologico mo-stra una crescente dipendenza nei confronti delgioco d'azzardo, aumentando la frequenza dellegiocate, il tempo passato a giocare, la sommaspesa nell'apparente tentativo di recuperare leperdite, investendo più delle proprie possibilitàeconomiche (facendosi prestare i soldi e copren-dosi di debiti) e trascurando gli impegni che la vi-ta gli richiede.Scopo dell’iniziativa promossa dall’Agcai è quelladi proporre modifiche normative al fine di sostitui-re le slot machine con apparecchi più innocui,da intrattenimento e piccole vincite, limitando leperdite orarie medie del giocatore compulsivo, an-ziché circoscriverne la diffusione alle sole salegioco. È la soluzione proposta dall’Associazionegestori e costruttori apparecchi da intrattenimen-to per contrastare la ludopatia. Alla serata hannopartecipato anche gli Amministratori dei Comuniche si battono contro la piaga del gioco, tra i qua-li Sona che era presente con il Vicesindaco Si-mone Caltagirone.Testimonial della serata l’attore comico PippoFranco che ha tenuto uno spettacolo sulla temati-ca del gioco, interloquendo anche con ammini-stratori e autorità presenti.

Ludopatia, nuove strategie in un convegno a VeronaHa partecipato anche Sona

S O C I E T A ’

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Athena, Cane Lupo Cecoslovacco (di Palazzolo) Campionessa italiana di bellezza, e amica di vita

C O M U N I T A ’

Nel Comune di Sona vive una reginetta di bel-lezza. Si chiama Athena Shadow of the Phoe-nix, per gli amici solo Athena, ed è una femmi-na di Cane Lupo Cecoslovacco di poco più di 2anni. Athena è figlia di Nanà e vive a casa diAlessia Pasquali, a Palazzolo, dove sono con-servati i titoli vinti in diverse competizioni. “Da qualche anno con la mia migliore amicapartecipiamo ad Esposizioni di Bellezza sia inItalia che in Europa. Athena è Giovane Campio-nessa Slovena, Campionessa Croata e Campio-nessa Italiana di Bellezza. Abbiamo iniziato – cidice Alessia - anche il campionato Sloveno eAustriaco , non ancora conclusi per tempi tecni-ci, e sicuramente andremo anche in altri statieuropei. Per fare un campionato bisogna vince-re la propria classe, ovvero la propria categoria,per un numero di volte che varia in base allostato in cui si compete. In Italia servono 5 primiposti nella propria categoria in Esposizioni Na-zionali, Internazionali e in un Raduno specificodella razza (sempre il più difficile da fare). Condeterminazione abbiamo cominciato il Campio-nato Italiano, andando a vincere nella nostracategoria con una trasferta decisamente lunga:da Palazzolo a Taranto nell'agosto 2015! Inizia-re con la Mostra Speciale (equivalente al radu-

diChiara Giacomi no) era solo il primo passo. L'ultimo passo perchiudere e quindi diventare campionessa italia-na l’abbiamo affrontato a Vercelli il 7 febbraio,giornata in cui non solo abbiamo vinto la cate-goria, ma anche contro tutte le altre femmine econtro i migliori maschi in classifica. In sostan-za abbiamo conquistato il cosiddetto BOB ("Bestof Breed"),ovvero il miglior soggetto assoluto diogni razza. Partecipare alle esposizioni per meè una grande soddisfazione ma anche per il ca-ne è molto istruttivo. Deve infatti imparare a sta-re tranquillo in mezzo alle persone, ad avere pa-zienza e capacità di adattamento, cosa non cosìfacile e scontata. Le esposizioni non sono sola-mente bellezza; il cane forma il carattere e pernoi umani c’è la possibilità di stringere amicizie,basate sulla comune passione per gli animali.Alessia ha iniziato molti anni fa ad amare i cani.“La persona che devo ringraziare più di tutte è ilmio nonno paterno, Attilio. Ho purtroppo pochiricordi perché è scomparso quando io avevo so-lo sette anni, ma è solo grazie a lui che mi portodentro questa grande passione e dedizione peri cani e gli animali in generale. Il rispetto,l'amore e la gratitudine che un cane sa dare so-no qualcosa che va oltre ogni logica spiegazio-ne e questo sono certa che sia qualcosa di ma-gico che il nonno mi ha lasciato in eredità.”Alessia dice di dover anche ringraziare la sua

Alessia Pasqua-li con il suo ca-ne Lupo Cecos-lovacco AthenaShadow of thePhoenix.

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Si sente parlare spesso di pettherapy. La regione Veneto, nel suoManuale Operativo Regionale, la defi-nisce “una terapia che integra, raffor-za e coadiuva le tradizionali terapie epuò essere impiegata su pazienti af-fetti da differenti patologie con obietti-vi di miglioramento comportamentale,fisico, cognitivo, psicosociale e psico-logico-emotivo. Nei bambini con parti-colari problemi, negli anziani, in alcu-ne categorie di malati e di disabili fisi-ci e psichici, il contatto con un anima-le può aiutare, infatti, a soddisfarecerti bisogni (affetto, sicurezza, rela-zioni interpersonali) e recuperare al-cune abilità che queste persone pos-sono avere perduto”. Diverse ricerchedimostrano l’efficacia di questo tipodi terapia soprattutto nel trattamentodi disturbi gravi come l’autismo neibambini o la demenza negli anziani,in cui i pazienti hanno difficoltà rela-zionali e comunicative molto importan-ti. La pet therapy è utile anche a ridur-re leggeri sintomi ansiosi o depressivi:occuparci di qualcuno ci fa sentire piùefficaci, tornare a casa e trovare il gat-to che ci fa le fusa ci fa sentire menosoli, portare fuori il cane ci permettedi fare un po’ di movimento all’ariaaperta e talvolta di socializzare. Avereun animale domestico è indubbiamen-te qualcosa che può contribuire adaumentare il nostro benessere e amigliorare la qualità della nostra vita.Come si può immaginare, l’ingresso diun animale domestico in casa e in fa-miglia può essere vissuto in diversimodi.Ad un estremo troviamo chi consideral’animale poco più di un oggetto,qualcosa a cui mettere un bel fiocco

al collo per Natale per far felici i bam-bini. Ma col passare dei mesil’animale perde quell’aspetto da cuc-ciolotto indifeso e il padrone perdel’entusiasmo per la novità: il peso didoversi occupare del nuovo arrivatoinizia a farsi sentire. Se abbiamo pre-so un cane, per esempio, dopo qual-che mese portarlo fuori tutti i giorni,d’estate come d’inverno, inizia a pe-sarci. Quando poi arrivano le vacanzeestive e ci rendiamo conto che in quel-la spiaggia in cui siamo sempre andatiè vietato l’ingresso ai cani… bè quelloche succede purtroppo è sotto gli oc-chi di tutti, tutte le estati. All’estremo opposto troviamoinvece chi considera l’animalenon solo qualcosa che contri-buisce ad aumentare il nostrobenessere e a migliorare laqualità della nostra vita, maqualcosa da cui il nostro be-nessere e la qualità della no-stra vita dipendono totalmen-te. Il cane non è solo un mem-bro a tutti gli effetti della fami-glia, ma ne è il membro princi-pale, quello attorno a cui tuttala famiglia ruota. Spesso hanomi esotici o veri e propri no-mi di persona. Ha una cucciaall’aperto, ma non ci ha maidormito perché quando erapiccolo era troppo piccolo,quando fa freddo fa troppofreddo, e quando fa caldo fatroppo caldo. Mangia solo le crocchet-te di una certa marca, perché quelledell’altra marca non gli piacciono, maa volte è il padrone stesso che glieleprepara perché “con il bimby si fa pre-sto, spendi uguale e sono più sane”. Avolte ha un suo profilo facebook, e inogni caso è il protagonista indiscussodi quello del padrone. Il suo nome e lasua foto vengono usati anche su what-sapp. Mi è capitato diverse volte di ri-cevere un messaggio e di leggere sul-

l’iPhone “Messaggio da Fido” (Fido èovviamente un nome di fantasia cheuso per proteggere l’anonimato dellepersone in questione… D’altra partenessun cane si chiama più così!). Que-sto modo di vivere l’animale domesti-co, pur avendo degli effetti positivi sulbreve termine, ha purtroppo effettinegativi sul lungo termine. Mi è giàcapitato di veder arrivare, in terapia,persone che si rivolgevano a me perelaborare il lutto causato proprio dallamorte del proprio animale domestico.Forse questo ci può suonare eccessi-vo, ma se pensiamo che per alcunepersone l’animale domestico diventa,

come dicevamo, qualcosa da cui il no-stro benessere e la qualità della no-stra vita dipendono totalmente… Beh,è facile intuire che cosa possa succe-dere quando questo viene meno. Co-me evitare di cadere in questo tranel-lo? Forse, prima di cercare il nostromigliore amico in un animale, sarebbemeglio cercarlo in noi.

La Psicologa

IIll ccaannee èè ddaavvvveerroo iill mmiigglliioorree aammiiccoo ddeellll’’uuoommoo??

di Paola [email protected]

PPaaoollaa SSppeerraaPsicologa Psicoterapeuta e Dottore di Ricerca

tel. 3493499369

migliore amica, senza la quale probabilmentenon sarebbe stato possibile far raggiungere adAthena questo grande risultato. “Dopo aver subi-to un infortunio, non ho potuto camminare perun po’ di tempo e la mia migliore amica è stataun aiuto preziosissimo, in quanto ha allenato ilcane al posto mio. Durante la lunga convale-scenza, la vicinanza non solo degli amici ma an-

che di Athena e Nanà mi hanno aiutato a nonperdermi d’animo e a recuperare.” Il legameche lega Alessia ad Athena è davvero specialee sicuramente farà loro raggiungere altri tra-guardi importanti. Chi volesse ammirare più davicino la bellezza di Athena e conoscere il suomondo può visitare la pagina facebook: “Sha-dow of the Phoenix Cane Lupo Cecoslovacco”.

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Piccoli campioni di scacchi cresconoLe elementari di Sona alle finali provinciali e regionali

S C U O L A

A novembre presso l’Istituto Comprensivo Sta-tale Virgilio di Sona è stato introdotto per leclassi elementari quarte e quinte un corso discacchi organizzato dall’Associazione Dilettan-tistica Scacchi Valpolicella. L’istruttore Luca Menini ha guidato con massi-ma disponibilità i ragazzi in un percorso costi-tuito da dieci incontri, conclusosi con un torneointerno alla scuola. “Questo progetto non è stato fine a se stesso -ci spiega la maestra Clara Tedeschi, - poiché iragazzi hanno sviluppato passione e interesse

verso questa attività: a scuolapiù volte capitava, ad esempio,che diversi di loro trascorresse-ro la ricreazione giocando ascacchi.” I risultati del torneo conclusivoha permesso a due squadre,una maschile e una femminile,di ragazzi di quinta di partecipa-re alla gara provinciale di scac-chi a Valeggio il 15 marzo scor-so. La squadra femminile haraggiunto un’ottima posizione,mentre i ragazzi hanno raggiun-to il terzo posto sul podio e laqualificazione alle regionali. Lacompetizione regionale si è te-nuta il 21 aprile a Montebellu-

diGianmaria Busatta

na e la nostra squadra sonese si è piazzata adun meritatissimo quinto posto.“Il gioco degli scacchi ha una valenza educativa- continua la maestra -. La competizione intel-lettuale del gioco comporta uno sviluppo del-l’attenzione, della previsione e della pianifica-zione, riflessi che abbiamo riscontrato anchedurante le lezioni scolastiche: non possiamonon constatare un netto miglioramento educati-vo relativamente alle capacità decisionali deglistudenti, all’autocontrollo e al silenzio. La rea-lizzazione di questo progetto è avvenuta grazieanche al contributo e alla partecipazione delComune e di tutti i genitori dei ragazzi. Auspi-chiamo che questo corso possa essere ripropo-sto in futuro.”

Originatisi in India at-torno al VI secolo, gliscacchi sono giuntiin Europa attorno all'anno1000, grazie probabilmente al-la mediazione degli Arabi; dif-fusisi nell'intero continente,hanno raggiunto una formapressoché moderna nel XV se-colo in Italia e in Spagna. Ilgioco degli scacchi è piuttostocomplesso: si stima che il nu-mero di combinazioni ammes-se dei 32 pezzi sulle 64 casedella scacchiera sia compresofra 1043 e 1050 e il numerodi possibili diverse partite ascacchi è stimato essere circa101050.

La parola

“Scacchi”

“Grazie agli scacchi ho tempra-to il mio carattere, perché que-sto gioco ci insegna ad essereobiettivi. Non si può diventareun Grande Maestro se non siimpara a conoscere i propri errori ed i propri punti deboli, così come nella vita”.

A. Aleckine

La frase

“Scacchi”

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Ci sono dei momenti di riunioneper discutere di qualche evento inprogramma o altro?Solitamente ci riuniamo ogni annoper decidere innanzitutto il temadel carro e poi per accordarci sueventuali date ed orari da rispetta-re nelle varie manifestazioni. Inol-tre, facciamo molti altri incontri per costruire e adornare il car-ro e per smontarlo alla fine del periodo carnevalesco. Ci sono,infine, riunioni più formali ed ufficiali con il comitato carnevale-sco provinciale, a cui alcuni di noi devono obbligatoriamentepartecipare.Che tipo di manifestazioni avete già organizzato?Quello che abbiamo fatto finora è stato, essenzialmente, ani-mare ogni anno, a partire dal 2010, la sfilata di Carnevale diSona, ma anche partecipare ai festeggiamenti in altri paesi. Disolito, quando sfiliamo siamo sempre tra i trenta e i quarantatra genitori e figli.Quali sono i vostri progetti futuri?Il nostro obiettivo è quello di mantenere attivo questo gruppo edi riuscire ad allargarci sempre di più, includendo bambini eragazzi e le loro famiglie, e di migliorare ancora il nostro già ot-timo rapporto con il gruppo carnevalesco di Palazzolo, al qualechiediamo spesso consigli, in quanto ha più esperienza perchéesiste da più tempo. Infine, ciò che è più importante è regalareil nostro tempo ai nostri figli in un contesto sereno e giocoso.

Da qualche anno a questa parte, il Carnevale aSona è decisamente più animato e vivo grazie algruppo SonArtisti. Abbiamo intervistato il refe-rente Gianluca Zuliani per saperne di più.Quando è nato questo gruppo? E su iniziativa dichi?Il nostro gruppo nasce spontaneamente nel 2010con lo scopo di animare la sfilata di Carnevalenel nostro paese. Eravamo un gruppo di genitoridi bambini tutti della prima elementare, che, gra-zie ai nostri buoni rapporti e alla nostra voglia didar vita a qualcosa di nuovo che unisse gli adultie i più piccoli, ci siamo messi insieme per costrui-re il nostro primo carro. Successivamente, nel2014, abbiamo ufficializzato il gruppo iscrivendo-ci al coordinamento carnevalesco provinciale, co-sì da rendere la questione più formale e seria.Qual è il motivo della scelta del nome “SonArti-sti” al gruppo?SonArtisti si riferisce chiaramente al luogo in cuiè nato e opera il nostro gruppo, ovvero Sona. Arti-sti perché crediamo che per realizzare un carro diCarnevale ci sia bisogno di creatività, meccanica,tecnica e fantasia, e quindi, di veri artisti.Come e dove operate?Come già accennato, il nostro gruppo opera a So-na, ma sfiliamo anche in altri paesi della provin-cia, e, in alcune occasioni, anche fuori. Ad esem-pio, quest’anno abbiamo partecipato a circa unaquindicina di sfilate, tra cui due fuori Verona.Come viene realizzato il carro?La costruzione del carro è piuttosto impegnativa:una volta scelto il tema, la seconda cosa è fareun progetto della struttura, e successivamente lasi realizza; dopodiché si colora il carro di bianco,e a questo punto siamo pronti per iniziare la pit-tura e la realizzazione delle sagome in carta pe-sta per decorarlo; infine, ci occupiamo di tuttol’aspetto elettronico, meccanico e musicale. Il tut-to deve essere certificato da un ingegnere cheverifica la staticità e l’affidabilità della strutturaper motivi di sicurezza.Sul piano organizzativo, quanti sono i membri diquesto gruppo e quali sono i ruoli assegnati? Io sono il capo gruppo, ma in fin dei conti siamotutti solo stesso livello. I membri effettivi del no-stro gruppo sono circa una decina; ognuno svolgeun ruolo particolare, ma ciò che è importante è lacollaborazione tra tutti i componenti: tutti ci aiu-tiamo per decidere il tema, per costruire il carro,per contribuire alla sua buona realizzazione e perorganizzare al meglio la sfilata. Di fondamentaleimportanza è certamente il tema: gli scorsi annici agganciavamo sempre al tema che i bambinitrattavano a scuola con le insegnanti, ma da que-st’anno, che i nostri figli sono in prima media, loabbiamo deciso in autonomia, creando un carroa tema Whatsapp.

SonArtisti, una realtà che sa animare il Carnevale di SonaA S S O C I A Z I O N I

diGiulia Grigolini

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Il Questionario del Baco

In questo numerorisponde al questio-nario del Baco Ma-rio Pachera. Nato aSona il 10 Maggio1953, vive da sem-pre a Lugagnano.Fin da giovane sioccupa di fotografiae, dopo i primi annicome dipendente,dal 1980 diventa ti-tolare di un negoziodi materiale foto-grafico in centro aLugagnano, che daqualche tempo ge-stisce in collabora-zione con il figlioMattia. E’ da sem-pre impegnato nelmondo associazio-nistico e nelle attivi-tà che contribuisco-no al miglioramentodel paese.

Il tratto principaledel tuo carattere?

Il piacere di stare con gli altri.La qualità che preferisci in un uomo? La correttezza.

La qualità che preferisci in una donna? La dolcezza.Quel che apprezzi di più nei tuoi amici? La lealtà e la disponibilità.Il tuo principale difetto?Il timore e l'incertezza.Il tuo sogno di felicità? Essere in salute.Quale sarebbe, per te, la più grande disgra-zia? La morte del figlio.La nazione dove vorresti vivere? Italia.Il colore che preferisci? I colori caldi.La bevanda preferita? Birra.Il piatto preferito? Lasagne e bisi.I tuoi eroi nella vita reale? Papa Francesco.La tua canzone preferita? “A modo tuo” di Ligabue.Il tuo libro preferito? “Gioia di Vivere” di Vittorino Andreoli.Il giorno più importante della tua vita? La nascita di mio figlio.Quel che detesti più di tutto? L'ipocrisia.In che città vorresti vivere? Verona.Cosa ti piace di più di Lugagnano? La posizione geografica.Cosa ti piace di meno di Lugagnano? La mancanza di parcheggi e di una vera piazza.Il personaggio storico che disprezzi di più? I dittatori in genere.Il dono di natura che vorresti avere? Più coraggio.Come vorresti morire? In pace con tutti.Stato attuale del tuo animo? Mediamente sereno.Le colpe che ti ispirano maggiore indulgenza?Quelle commesse in buonafede. Il tuo motto? "Non sono stupido, sono mentalmente libero”.

Risponde Mario Pachera, storico fotografo diLugagnano

Liberamente ispirato al famosoquestionario di Proust, il Que-stionario del Baco consiste inuna serie di domande volte aconoscere i gusti e le aspira-zioni personali di chi vi rispon-de. Malgrado la denominazio-ne possa indurre a pensareche sia stato creato da MarcelProust, il grande scrittore fran-

cese si limitò a fornire le pro-prie risposte. Non si tratta diun test psicologico, poiché nonè corredato di interpretazionidi alcun genere; ha il solo sco-po di conoscere meglio sestessi e gli altri. Di volta in vol-ta viene proposto a figure notee meno note che risiedononel nostro Comune

Il Gioco

Il Questionario del Baco

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Un nuovo e prestigioso riconoscimento è statoottenuto il 19 marzo scorso dalla CompagniaTeatrale “La Polvere Magica” di Palazzolo.La storica Compagnia Teatrale ha infatti trionfa-to al Concorso “Le Contrà” di Sanguinetto conla commedia, apprezzatissima ad ogni nuovarappresentazione, “Ricominciamo con le Sorel-le Stramassi”. Il premio “Le Contrà”, giunto alla16esima edizione e dedicato al teatro dialettaleamatoriale, è organizzato dal Comune di San-guinetto e dalla locale Pro Loco, ed il ricavatodello spettacolo finale è stato devoluto in bene-ficenza all’Associazione Italiana contro le Leuce-mie Linfomi e Mieloma-AIL.Il premio conferito a “La Polvere Magica”, riconosciuta come migliore compagnia teatrale

Un trionfo per “La Polvere Magica” al Concorso“Le Contrà” di Sanguinetto

T E A T R O

diMario Nicoli

fra le partecipanti, ha due motivazioni: i miglioricostumi ed il testo più originale. I costumi sonostati realizzati grazie alla collaborazione di Silva-na Rossi, di Palazzolo, mentre il testo è del re-gista della compagnia, Sandro Borchia.

E’ sempre bello quando nei nostri paesi prendeil via una nuova attività, è segno di vita, di spe-ranza nel futuro e anche di ricchezza. Un bar èun servizio per tutti, abitanti e gente di passag-gio compresi i turisti. A Palazzolo sabato 27 feb-braio con la benedizione del Parroco e un pic-colo rinfresco è iniziata ufficialmente l’attivitàdella “Caffetteria La Pieve”, in un locale rinno-vato e abbellito, situato proprio nella piazza delpaese in fondo a via 4 Novembre. Un nome sto-rico, un riferimento all’antica Pieve di SantaGiustina, testimonianza di un passato lontano eprestigioso, quando Palazzolo era il centro reli-gioso ed economico di una vasta zona. Già nel966, cioè esattamente millecinquanta anni fa, èscritto in una pergamena “Iura Sancte Iustineposidet” e nel 1145, nella bolla di papa EugenioIII “Plebem de Palazzolo cum decimis”. A capodella Pieve c’era un sacerdote che aveva il titolodi Arciprete, istruiva i chierici per le chiese ecappelle a lui soggette, amministrava il battesi-mo, riscuoteva le decime sui prodotti della terraper il mantenimento della chiesa e dei numerosipreti di allora.Abbiamo chiesto a Laura perché ha intrapresoquesta attività “E’ il mio mestiere, ho lavoratocon la mia famiglia che sul lago d’Iseo gestisceuna pasticceria-gelateria. Ho conosciuto Marcoche mi ha dato la possibilità di gestire un am-biente in prima persona”.Ma perché avete scelto Palazzolo? “Conoscia-mo Palazzolo perché ci piaceva il paese e seianni fa eravamo venuti qui per cercare casa,

Inaugurata a Palazzolo la “Caffetteria La Pieve”P A E S I

di Luigi Tacconi

ma poi l’abbiamo trovata nelvicino Castelnuovo, ora ab-biamo avuto l’occasione diprendere in gestione questobar”.Come avete scelto il nome“La Pieve”? “La Pieve di S.Giustina è il monumento sto-rico più importante della zo-na, a noi piace la storia, epoi anche il nome Caffette-ria è di vecchio uso, inoltre abbiamo allestito gliinterni in stile vintage che adesso va di moda”Quali sono le vostre specialità e quali i vostriclienti? “Facciamo delle colazioni molto ricche,pause pranzo e anche piatti vegani. Fra i clientifrequentano la nostra Caffetteria anche nume-rose donne e ragazze, un’abitudine che un tem-po non c’era ma che oggi si sta diffondendo”. Auguriamo a Laura e Marco un buon futuro perla loro attività.

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A TeleArena e Miss Mondo dopo un’esperienza a LugagnanoC O S T U M E

Giulia Mazzi di Lugagnano, diciannove anni,frequenta l’indirizzo di scienze umane pressol’Istituto Seghetti ed è stata sotto i riflettori diMiss Mondo e Telearena, dopo un’esperienzadi sfilata presso un locale a Lugagnano. Vale lapena di andare a conoscerla per farci racconta-re queste esperienze.Com’è iniziata la tua carriera da modella?“Modella” è, innanzitutto, una parola troppo

diGianmaria Busatta grande per me, non lo faccio per lavoro. Ho ini-ziato questo tipo di esperienza grazie ad una sfi-lata organizzata da Germana Hairstyles presso ilbar Almadè a Lugagnano.E poi?Poi ho semplicemente caricato le foto su Face-book per condividere quell’esperienza per menuova. In seguito ho ricevuto una chiamata daTelearena e mi hanno invitato a partecipare aiprogrammi ‘Quelli della domenica sera’ e ‘Diret-ta Gialloblu’.Cosa ti ha spinto ad accettare?Ho accettato per provare un’esperienza nuova.Per me è una soddisfazione aver partecipato alprogramma tre volte. L’esperienza a Telearena èstata un piccolo trampolino per la sfilata di MissMondo.Hai anche recitato come comparsa in un film.Sì, esatto. Il film si chiama Infernet ed è statopresentato alla 72esima edizione della Mostrainternazionale d’arte cinematografica di Veneziae al Giffoni Film Festival. Il film racconta dei pe-ricoli dell'uso indiscriminato di Internet ed è sta-to girato interamente a Verona. Le scene in cuiho partecipato come comparsa sono state girateall’interno della mia scuola. Il film verrà distri-buito nelle sale a partire dal 28 aprile.Hai altre sfilate in programma?Mi hanno proposto di sfilare per Miss Lessinia

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quest’estate, ma ho rifiutatoperché preferisco concentrar-mi al massimo sulla maturità.Recentemente, invece, ho po-sato per un servizio fotografi-co organizzato da Cristian Ve-ronesi Photography.La tua famiglia e il tuo fi-danzato cosa pensano diqueste tue esperienze?Il mio ragazzo è molto con-tento e orgoglioso di me; imiei genitori sono un po’scettici, non vogliono cheprenda questa attività tropposul serio. Cosa che, comun-que, non sto facendo (sorri-de).Questa esperienza si scon-tra con i momenti della tuavita privata?No, non è mai successo, poi-ché non l’ho mai consideratauna priorità: verrà sempre do-po il mio ragazzo, la mia famiglia e la scuola.Raccontaci un momento positivo e uno chenon ti è piaciuto.Considero quest’esperienza bella in generale.Ecco, i momenti più coinvolgenti sono la prepa-razione alla sfilata, il confronto con le truccatricie le altre modelle, l’attesa di salire sul palco. Ciòche, invece, mi ha fatta sentire più a disagio èstato il costume per Miss Mondo: molto scian-crato e troppo aperto.Che farai dopo la scuola?Proseguirò gli studi: proverò ad entrare al corsodi laurea di Igiene dentale a Trento. Come se-conda scelta, invece, penso al corso di Beni cul-turali a Verona.Per te Facebook è stato uno strumento impor-tante per venire a contatto con nuove espe-rienze. Che idea hai dei Social Networks?

Penso siano un ottimo mezzo di comunicazione,utilissimo ed efficace, ma dipende sempre dachi e come lo utilizza: ci sono persone che neabusano, e non è mai positivo. La nostra perso-nalità reale non dev’essere sostituita da quellavirtuale, e internet non può costituire il punto diriferimento principale per la socializzazione.Cosa pensi di Alice Sabatini, Miss Italia 2015?Penso che sia una bella ragazza, rappresenta labellezza italiana di oggi. Era inevitabile che lesue dichiarazioni avessero sollevato critiche, maqueste non dovevano diventare un caso mediati-co, non era il caso.Qual è il tuo motto?‘Never back down’, mai arrendersi. A mio pare-re, è fondamentale perseguire i propri obiettivi,vincere le critiche degli altri, non vergognarsi diciò che si è orgogliosi di fare.

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Il Baco da Seta non poteva certo manca-re sulla piattaforma YouTube, l’immensoe sterminato serbatoio di video rintraccia-bile su internet. Oltre al sito www.ilbacodaseta.org e allepagine Facebook, Twitter, Instagram,Google+ e LinkedIn abbiamo, infatti,aperto su YouTube un canale di video,tutti dedicati al nostro territorio. Visitatelo.

InternetAnche il Baco ha un canale

Il sito del Baco ha inauguratouna nuova rubrica cinemato-grafica. In questa sezione il no-stro critico Gianmaria Busatta,grande appassionato di cine-ma, recensisce ultime uscitesul grande schermo e film piùdatati ma che hanno segnatotappe della cinematografiamondiale. Per accedere alla se-zione potete cliccare sul ban-ner (che riproduciamo in alto)presente nella barra lateraledel sito. Ogni recensione preve-de un’analisi della trama e dei

significati, una critica dell’ope-ra, una valutazione del film instelle (da una a cinque) e la ri-proposizione del trailer ufficia-le della pellicola. Accanto ai ca-polavori non mancano recen-sioni di film che sono stati au-tentici flop.

CinemaSul nostro sito le spietate recensioni del Baco

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Dopo il successo delle precedenti edizioni, co-me da tradizione anche quest'anno e precisa-mente il 13 Luglio, il NAL organizza la sesta edi-zione dell'evento più atteso, "La Pizza in Piazza"che verrà riproposta nel piazzale davanti allachiesa di Lugagnano. Manifestazione che tanto è stata gradita da tut-ti, in un bel clima dove chi era in attesa di man-

Iniziata alla grande la nuova stagione2016 dei NAL, Negozi Associati di Lugagnano

A S S O C I A Z I O N I

giare una buona pizza chiacchierava con gli ami-ci, conversava e osservava i propri figli giocare. Una tradizione, quella delle Serate in Piazza,che è diventata un appuntamento sentito e at-teso da tutti i Lugagnanesi. Le persone hannopiacere ad incontrare altre persone, a condivide-

re tra di loro momenti di ag-gregazione ed allegria, a rin-novare la conoscenza el’amicizia, a passare unaserata in compagnia al difuori delle mura di casa, chespesso diventano luoghi dichiusura e di distacco dalmondo esterno.Cogliamo l'occasione di in-formare i nostri soci che èiniziata la raccolta dellequote associative 2016 conla consegna anche dei bi-glietti della lotteria delle As-sociazioni. La vendita dei suddetti bi-glietti contribuirà all'acquistodi nuove luminarie per ilprossimo Natale.

La Pizza inPiazza dellascorsa estate. (Foto Pachera)

di Il Direttivo NAL

LUGAGNANOCartoleria SoleLuna ViaXXVI Aprile 31 Tel. 045.514284 Cartoleria Quintarelli Via Cao Prà 26 Tel. 045 514189 Edicola Castioni SergioVia Cao Prà, 30 Tel. 045.514268Edicola Mancalacqua Snc di Zocca NadiaVia Mancalacqua Tel/fax 045 8680991 La Cornice di Salvetti Elena Via di Mezzo, 8 Tel. 045 514456 L’Edicola Grande Mela Via Trentino 1

Lavanderia Fasoli Via Pelacane, 2 Tel: 045 984296Panificio Bendinelli PanearteVia XXVI Aprile, 21 Tel. 045 514130 Studio Fotografico Mario Pachera Via Cao del Prà, 20 Tel. 045 984068Ottica LucidoVia Case Nuove, 63Tel. 045514513

PALAZZOLOAlimentari Carnielli Ornella Via 4 Novembre 9 tel. 045 6080524 Agriturismo ManzatiVia Barbarago 9, tel. 3294764333Cartolibreria VillaboniVia IV Novembre, 24 Tel. 045 6080402

Ferramenta Ragazzo BrunoVia Prele, 11 Tel. 045 6080042 Panificio Tacconi f.lliVia 4 Novembre 29 Tel. 045 6080055 Pizza time Pizza al taglioVia Castello n. 2, Tel. 349 1368941

SAN GIORGIO IN SALICIAlimentari Oliosi Via Santini, 14 L’Arcobaleno di Zaramella Nadia Via Celà, 5 San Giorgio in Salici Tel. 045 7190000

SONAAlimentari Cherubini Piazza Vittoria, 1 Tel. 045 6080957 Edicola MaryPiazza Roma 3 a Tel 045 6081749 3

Giornali & Tabacchi di Brian RaissaVia Bosco, 1/a Tel. 045 6080850 Macelleria MassagrandeVia Vallecchia 4 Tel. 045 6080811 Motoscooter service di Tacconi S. Via Bosco 25/A Tel. 045 3194018 Ortofrutta da Sergio Via Salieri, 31 Tel. 045 6081810La TabacheriaVia Roma 5/1 tel 045 8680107

VERONAEdicola Lo Scarabocchio di Bombieri NicolaVia Bassone 46, Tel/Fax 045 8510653

Il Baco da Setalo puoi trovare presso...

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“Emera”: chi ordina una pizza “Emera” contribui-sce al fatto che il ricavato di tale pizza vada aduna O.N.L.U.S. che realizza progetti di sviluppoin Africa, più precisamente in Tanzania. Parlando, a volte si commettono errori fatali, rivol-gendomi a Paolo gli attribuisco il termine di “im-prenditore” e qui mi blocca subito, è lui a ripren-dere il dialogo: “Preferirei essere chiamato ‘dato-re’, datore di lavoro e di cibo sano”; poi precisa:“E’ una questione etica, io mi impegno nel dare ilmassimo ai miei dipendenti, e da loro mi aspettoche facciano altrettanto! Il cibo poi è per me unaquestione fondamentale, non darei mai da man-giare ad un mio cliente un cibo che non mange-rei tranquillamente anch’io in massima sicurez-za”; e qui bisogna aprire un discorso a parte:“Con i miei fornitori mi faccio guidare da due cri-teri, l’etica e l’onestà, a cui aggiungo una filiera ilpiù corta possibile, onde non introdurre elementiche andrebbero a falsare la qualità del cibo chepoi porto in tavola”.Stiamo per congedarci, anche perché i primiclienti stanno arrivando, quando tra i vari conve-nevoli spuntano le parole “fato” e “destino”; an-che qui Paolo interviene con la sua semplicità:“Vedi, il destino è immutabile come il corso deipianeti, mentre il fato rientra nelle nostre possibi-lità”. A questo punto chiudiamo il dialogo apertotre ore prima, esco e, mentre mi avvicino all’auto,mi assale una domanda che mi blocca per alcuniistanti: ma Paolo chi è?Paolo durante il nostro dialogo è felice di farmipartecipe di una notizia che anch’io ritengo im-portante riportarvi: il 14 marzo 2016 il pizzaioloche era giunto a “Villa Eire” al quarto anno dellesuperiori, lavorando e studiando si è laureato inMedicina e Chirurgia, all’Università di Veronacon 110 e lode, e quindi oggi a preparare le pizzedi Villa Eire vi è il Dr. Nicolò Marchesini: questo atestimoniare che i giovani vanno sempre e co-munque incoraggiati, perché rappresentano unarisorsa per noi tutti!

Nato 39 anni fa, abita a San Giorgio in Salici. E’papà di Chiara, una bambina di quattro anni, cheè un vero tesoro. Paolo è, assieme al fratelloRenzo, titolare e nel contempo gestore della Piz-zeria-Ristorante “Villa Eire” di Sona, e fin quitutto sembrerebbe normale; il bello è che quandoinizi a parlare con lui e cerchi di conoscerlo me-glio, per quante domande tu gli possa fare non fi-nisce mai di stupirti. Le sue regole di vita sono“semplici” e qui sorge la prima difficoltà: una co-sa complicata si può scindere in elementi piùsemplici, per spiegarli, ma se l’elemento, in anali-si, è già semplice, il gioco finisce! Paolo ad esem-pio non è favorevole alle vaccinazioni. Egli sta la-vorando sulla sua personale alimentazione e an-che qui il suo pensiero è altrettanto lineare, nonha ancora raggiunto il suo obiettivo, in quanto èancora in fase di transizione, Paolo segue un’ideache aveva già enunciato il grande Pitagora: la die-ta deve essere a basso contenuto proteico; qui,in realtà, mi ha spiegato i passaggi fondamentali(mi ha anche spiegato, in breve tempo, un interotrattato di biologia, ma ahimè dopo pochi minutiio ero già KO! Spero che, per questo, i lettori delBaco mi usino la cortesia di non accusarmi dinon essere stato all’altezza del difficile compitoaffidatomi). Vi ho già spiegato che Paolo è sempli-ce in tutto, e il suo stile di vita è improntato a treregole basilari: “Conosci te stesso, conosci il co-smo e non chiedere nulla in più di ciò che anchetu puoi dare”; queste regole, mi ha confidato diaverle prese in prestito dal grande Umberto Ga-limberti. A questo punto posso svelarvi che esisteanche una tesi di laurea dal titolo: “Villa Eire egestione imprese (2010–11)” depositata pressol’Università di Verona, Anno Accademico: 2010-2011. Secondo Paolo, vista la “Scuola di IgieneNaturale”, esiste un triangolo naturale tra “Cor-po, Mente e Cibo”. Oltre a ciò esistono altre coseda farsi: guardare poco la televisione, non utilizza-re troppo internet e mezzi similari, perché noi (dasoli) non abbiamo nessuna possibilità di mante-nerli sotto controllo. Paolo è alquanto distaccatodalla politica, poiché troppo spesso si abbando-na il dialogo, pacifico, del tavolo delle trattative,per passare all’uso delle armi, apparentementepiù sbrigativo, ma dagli effetti catastrofici; lui vor-rebbe, a livello locale, più piste ciclabili, e poi a li-vello nazionale un ministero dell’economia asso-ciato al ministero della cultura, secondo un mot-to: “Ben comune, doppio gaudio”! Tra i prodottiche “Villa Eire” offre alla sua utenza c’è la pizza

Paolo Pachera del ristorante pizzeria Villa Eire: istruzioni per l’uso!

L ’ I N C O N T R O

diMario [email protected]

Paolo Pachera(al centro) as-sieme ad alcunisuoi collaborato-ri del RistorantePizzeria Villa Ei-re.

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Incontriamo Irma Valle nella sua casa di via Mes-sedaglia a Lugagnano. Siamo alla ricerca delle me-morie di vita di una concittadina che da ben 84 an-ni vive a Lugagnano. Sono racconti, a cavallo didue secoli, che ci riporta-no alle nostre radici forte-mente legate al territorio,alla tradizione contadinadelle cose semplici, allerelazioni sociali vissute astretto contatto giorno pergiorno e, ahinoi, alla Seconda Guerra Mondiale eall’ingombrante e terrificante presenza delle truppetedesche. Irma ci racconta che è nata il 24 Maggio del 1932in località Moreschi a S. Lucia di Verona. I suo ge-nitori, Gugliemo Valle (classe 1892) e Pierina Po-mari (classe 1898), erano originari il papà dallacontrada Valle di Velo Veronese, la mamma dalla

Irma, Bortolo, Corte Beccarie, la cavalla Stella e ottantaquattro anni di ricordi di una Lugagnano che non c’è più

L ’ I N T E R V I S T A

di Alfredo [email protected]

contrada Pomari di San Francesco, Comune di Ro-verè Veronese. Nelle vene di Irma scorre quindisangue di origine Cimbra. Guglielmo e Pierina sitrasferirono a S. Lucia Verona avendo acquistatouna casa, presso la quale avevano trasferito la lorogià numerosa famiglia. Marino classe 1921, LiviaClasse 1923, Riccardo classe 1924, Aldo classe1926, Tullio classe 1928 e Rita classe 1930. Nel1932 la nascita di Irma, a cui seguirono poi Maria(1933) e Dario (1939). Una famiglia di altri tempi

composta da mamma, papàe ben nove figli. Con una fa-miglia così numerosa nonc’erano tanti slarghi, si cer-cava di arrivare a sera allameglio e riempire la panciae del domani... non v’era

certezza! Nel 1932 (Irma aveva 6 mesi), causa dif-ficoltà economiche, la famiglia Valle dovette vende-re la propria casa per trasferirsi a Lugagnano,avendo trovato il papà Guglielmo una sistemazionee un lavoro da mezzadro presso la famiglia di Fran-cesco “Checco” Vallicella in corte Beccarie. Il tras-loco delle poche cose che possedevano venne ef-fettuato con “carretto e cavallo e cane attaccato

“Il trasloco delle poche cose chepossedevamo venne fatto con

carretto e cavallo”

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con la catena dietro il carro” (Irma era troppo pic-cola per ricordare ma riporta in maniera vividaquello che i suoi genitori le raccontavano). Gli ulti-mi due fratelli, Maria e Dario, sono nati proprio incorte Beccarie.Per i Vallicella la famiglia Valle coltivava i campi dipeschi e frumento e accudiva le mucche, dallequali si ricavava il prezioso latte con il quale sfa-marsi, alternandolo alla polenta. “Ricordo ancoraquando salivo sulla macchina da mietitura a taglia-re le code del frumento” - ci dice Irma. Metà diquanto prodotto veniva tenuto per la famiglia e me-tà veniva dato al proprietario. Ricorda ancora il no-me delle mucche: Binda e Mora. “Bindaaaa! Mo-raaaa!” - Le chiama ancora come allora quando,assieme alla sorella Rita, alla quale è sempre statamolto legata, le portava a pascolare nei campi difronte alla corte. - “Quante frustate con la coda equante cornate ci prendevamo!” - ci racconta Irma.- “Mia sorella Rita diventava matta io invece cerca-vo di fare buon viso a cattivo gioco e tenere buonesia le mucche... sia la Rita!”.A quei tempi corte Beccarie era un rettangolo abi-tativo immerso nei campi. Attorno non c’erano ca-se. L’altro nucleo abitativo lì vicino era corte Mes-sadaglia, sito a poco meno di 500 metri. Le stradeerano tutte bianche e i mezzi di locomozione eranole biciclette (poche e non per tutti) e... i piedi. Per iltragitti lunghi, ad esempio per andare in città, siusavano carro e cavallo. Un portone delimitaval’accesso alla corte (fino a non molti anni fa i cardi-ni erano ancora presenti sui muri) e la sera, a tur-no, si provvedeva a chiuderlo. Nessuno poteva en-trare se non i residenti o qualcuno accompagnatodai residenti. Nella corte la vita prosperava. Sem-bra strano a dirsi, ma prosperava. Nella semplicitàdelle cose veramente necessarie. Le famiglie eranotutte mediamente numerose, ma non mancavo dicerto l’allegria e qualcosa da mangiare in tavola lasera. La tavola appunto. Tutti e undici i componentidella famiglia Valle seduti attorno e nel mezzo unadistesa infinita di polenta fumante con l’aringa sucui “pocciavi” la polenta. La carne si vedeva con illanternino. Mangiare semplice, ma quanta allegria!“I miei fratelli cantavano continuamente. Ogni voltache ci trovavamo a cena era una festa! In partico-lare Livia e Dario avevano una voce stupenda!”.Tolta la guerra e a confrontare i diversi periodi stori-ci: chi stava meglio tra loro e noi? Mah. Un ricordo nitido nella mente di Irma è il SabatoFascista, quando tutti i bambini venivano portati inpiazza vestiti con la divisa da piccoli balilla a fareginnastica. Per la cronaca, la piazza in questione èl’attuale piazzetta Battaglione Alpini al centro diLugagnano, di fronte alla pasticceria. Al posto dellostabile dove c’è la filiale di Unicredit era situata lavecchia chiesa, che poi è stata abbattuta a favoredi una nuova struttura posta nell’attuale posizione.Un altro ricordo impresso a fuoco nella memoria diIrma riguarda l’otto settembre 1943: dopo la resadell’Italia, anche i Lugagnanesi, alla pari di tutti gliitaliani, si trovarono a subire la dura rappresagliadelle truppe tedesche, che da alleate erano diven-tati nemiche. In corte Beccarie era situato il co-mando del battaglione di stanza nella zona. Il co-

mandante era un certo Walter, che si era sistema-to proprio in casa dei Valle. “L’era catio come nabrespa! - ci dice Irma. - Pretendeva di essere servi-to e riverito. Voleva l’acqua calda per lavarsi e vole-va mangiare sempre per primo”. I fratelli più gran-di, che erano ormai dei giovani uomini, non tollera-vano bene questa presenza in casa e avevano le“mani che prudevano”. Ma la mamma Pierina, conun bel “Stè calmi butèi, stè calmi”, riportava i bol-lenti spiriti nei ranghi. Walter si era innamorato diLivia, sorella della Irma, allora ventenne. “Era unabellissima ragazza”. Il papà Guglielmo decise chedoveva sottrarla in tutti i modi da queste attenzioni.Una notte nascose Livia sul carro, attaccò la caval-la di nome Stella (“era una cavalla matta comeuna cesta! Scalciava e mordeva continuamentemio padre”) e in fretta e furia la portò alla stazionedi Verona. La fece salire su un treno diretto a Fi-renze dove ad attenderla c’era il papà del balio del-

Nella pagina precedente Irma e Bortolo in viaggio di nozze a Venezia. Qui so-pra, dall’alto, la famiglia Cottini in occasione della consacrazione a sacerdotedi Don Igino Cottini ed Irma e Bortolo nei campi dietro la loro abitazione

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la mamma Pierina. Il balio erail fratello di latte di Irma, cheera stato allattato in tenera etàdalla Pierina. Livia fece ritornosolo quando i tedeschi in ritira-ta lasciarono Lugagnano.In corte Beccarie c’era una ve-ra e propria comunità autono-ma. “A fianco a casa mia (dovec’è il locale ora chiuso dove aMaggio si diceva il rosario)c’era un pozzo da cui attinge-vamo l’acqua per le nostre esi-genze”.La “televisione” era nella stal-la, dove la sera ci si ritrovava afare il filò. “Mio papà era unraccontastorie incredibile! Sele inventava anche al momen-to. Di tutti i generi. Quandoaveva l’attenzione totale deibambini, che pendevano lette-ralmente dalle sue labbra, silasciava andare a esclamazionia voce alta e urla tipo ‘E zòbarba! E zò barba!’ e tutte lepersone presenti sobbalzavanosulle sedie, per poi esploderein risate fragorose”. Mentre in-dugia in questi ricordi i suoi oc-chi si illuminano, come sequesta scena la vedesse anco-ra di fronte a se in questo mo-mento. “Ero ancora piccolaquando una sera, mentre gliadulti facevano il filò, noi bam-bine eravamo a casa a dormi-re. Mio papà, per scaldare i let-ti, aveva messo le braci nelpreo e ad un certo punto unascintilla era caduta sul mate-rasso, fatto con le foglie del

granoturco. E il fuoco in breve tempo divampò. Miofratello Riccardo, che era lì con noi, chiamò aiuto.Mio papà corse in nostro soccorso, salì le scale inmezzo alle fiamme, ci avvolse nel suo tabarro e ciportò fuori in salvo. Era bruciacchiato dappertuttoma le sue figlie erano salve”. La casa era diventatainagibile. La famiglia Valle era in grave difficoltà.“Eravamo messi male” - ci dice Irma. La solidarietàdei vicini venne loro in soccorso. Irma doveva an-che fare la prima comunione, ma il vestitino si bru-ciò nell’incendio. Il parroco di allora, Don Andreolila portò con sé e gli prese un vestito nuovo. Duran-te il filò Irma, mente ascoltava le storie del papà,lavorava la maglia per preparare le calze per i suoifratelli. E tra una storia e l’altra ecco comparire unbaldo giovanotto, dal nome un po’ strano...Bortolo. “Il nome non era il massimo - dice Irma -ma lui era proprio un bel giovanotto. Io avevo 16anni e lui 21…”. Tra una storia e l’altra, un sorrisotira l’altro, sotto l’attento controllo della mammaPierina, diventano morosi. Lui, dopo anni di ap-prendista garzone in aziende e botteghe di artigia-nato della città, aveva imparato l’arte della lavora-zione del ferro. Aveva aperto un’officina di fabbronella casa dove ora abita Irma, di proprietà dellasua famiglia. “Passava con la bicicletta davanti allanostra casa e con la scusa di salutare mia madrein realtà passava a vedere la Irma”. In quegli anniIrma e la sorella Rita lavoravano ai Magazzini Gene-rali in città. “Tutte le sere Bortolo mi veniva a pren-dere con la moto. Mi attaccavo con la mano allasua spalla e mi trainava fino alle Beccarie”. Nel1959 si sono sposati e dalla loro unione sono natiquattro figli. A sposarli fu un’icona della comunitàdi Lugagnano: l’indimenticato Don Enrico Brunelli.Ci racconta che il giorno del matrimonio, assiemeagli invitati e sotto braccio al papà Guglielmo, siera recata a piedi fino alla chiesa. Irma ci racconta anche che per arrotondare le fi-nanze familiari, portava a domicilio delle famiglie lebombole del gas propano. Come mezzo di traspor-to una vecchia bicicletta con un cesta sul retro. Pia-no piano i ricordi riaffiorano nella sua mente.L’emozione è tanta. Ce ne sarebbero ancora moltidi aneddoti da raccontare, ma ci vorrebbe una vitaintera per narrarli. Può bastare così. Scrivere que-sto racconto è stato per me fonte di grande emo-zione. Irma infatti è mia madre, il ragazzo Bortolo“dal nome strano” è mio padre, Guglielmo e Pieri-na i miei nonni. Rappresentano gli affetti e i ricordipiù cari della mia vita. Sono racconti che ho sentitotante volte, ma è come se li ascoltassi per la primavolta. Ho fatto tanti viaggi con la fantasia mentre lasentivo parlare: mi immaginavo la corte piena di te-deschi, la stalla con le persone attorno al nonnoche raccontava storie, la corte Beccarie di queitempi (lo stesso luogo dove avrei poi giocato dabambino), una tavola con undici persone che can-tano mangiando della semplice polenta, il nonnoalle prese con la cavalla Stella che lo morde e loscalcia mentre sta tentando di mettere in salvo suafiglia. Un mondo che proprio non esiste più, e nelquale è dolce perdersi per quanto ci fa assaporarestili di vita e valori che in parte rischiamo di averdimenticato.

Corteo nuziale "a piedi" in Via San Francesco per il matrimonio di Irma. Sotto,Irma oggi ed Irma sposa che esce dalla casa di famiglia accompagnata dalpapà Guglielmo.

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Grande successoper la Tenda dellaCarità, la raccoltadi generi alimen-tari a lunga con-servazione per lefamiglie bisogno-se del paese, or-ganizzata dalgruppo Adole-scenti di SanGiorgio nelle gior-nate del 2 e 3aprile scorso. Gra-zie alla generositàdi tutti, sono stateraccolte grandi quantità di pasta, sughi, riso,latte, uova, farina, zucchero e molto altro. Non sono mancate offerte con cui saranno com-prati nei prossimi mesi altri alimenti deperibili (co-me burro e surgelati) o che saranno utilizzati, incollaborazione con l'Assistente Sociale del Co-mune, per il pagamento di alcune bollette di fami-glie in difficoltà economica del nostro territorio,una realtà triste ma sempre più presente. Come ci raccontano gli animatori del gruppoadolescenti, "l'idea è nata durante un percorsoeducativo su misericordia e carità, durante il qua-le, con i nostri Ado, abbiamo potuto comprendererealmente il significato profondo di queste parole.Per ‘carità’ non s'intende la semplice elemosinafuori dalle chiese o ai semafori... significa donareamore gratuito al prossimo! Per dare concretezzaa queste parole, alcuni di noi hanno avuto la pos-sibilità di vivere l'esperienza della Ronda della Ca-rità a Verona, che consigliamo davvero a chiun-que abbia un pizzico di tempo e curiosità. Salitisui furgoncini dell'associazione, ci si divide in va-rie zone per distribuire pasti caldi, coperte (masoprattutto compagnia e conforto) ai senzatettodi Verona. Il resto di noi si è adoperato per pensa-re e organizzare la Tenda della Carità”. “L'idea - spiegano gli animatori degli Adolescen-ti di San Giorgio - è nata dopo il racconto dellapluriennale esperienza di aiuto alle famiglie biso-gnose da parte del nostro inimitabile GuerrinoBordignon, che nell'ultimo periodo aveva riscon-trato scarsa partecipazione alla raccolta di generialimentari da parte dei compaesani. Ci siamo su-bito rimboccati le maniche per organizzare al me-glio la raccolta: volantini distribuiti per le case delpaese, cartelloni colorati, preparazione della ten-da/gazebo e quant'altro potesse servire per labuona riuscita dell'impresa. Il resto... è storia!”Un ringraziamento davvero speciale a tutte le per-sone che si sono mostrate sensibili a questa ini-ziativa, contribuendo personalmente alla donazio-ne di alimenti, e condividendo con gli adolescentidi San Giorgio questo bell'esempio di carità.

Tenda della Carità: una bella iniziativa del GruppoAdolescenti della Parrocchia di San Giorgio in Salici

P A R R O C C H I E

Scrivere una ricetta è semplicecome bere un bicchier d’acqua,e poi provarla e proporla a untavolo di commensali è ancorapiù semplice, tutto è moltosemplice. Quando si possiedo-no gli ingredienti giusti, realizza-re una ricetta è semplice, moltosemplice. Più difficile invece, èaverli a portata di mano gli in-gredienti giusti, senza di loronon puoi cucinare niente! Seper fare il pane non hai la fari-na, è difficile che ti riesca unabuona pagnotta. Noi associamoil sedersi a tavola a mille belleoccasioni: quando ci sediamostanchi dopo una giornata di la-voro, quando la domenica fac-ciamo festa insieme alla fami-glia, quando ci ritroviamo con gliamici, quando andiamo in pizze-ria, quando siamo invitati a unbanchetto di matrimonio di Cre-sima o di Comunione (è umano,è così dai tempi antichi, daquando si celebravano riti che fi-nivano regolarmente con un’e-catombe, che dalla “mistica” sipassa alla “mastica”). Ma que-

sto quando la tavola è imbandi-ta, il pane è nel cestello e bastaaprire il frigorifero e prendere laprima cosa che ti viene in manoper cucinarla, in questi casi èsemplice fare festa insieme,magari anche pensando che ilcibo che abbiamo nel piatto èun nostro diritto e non ci si ren-de conto che da qualche partenell’universo esiste un moltipli-catore che consente a tutti, madico a tutti, di cibarsi quotidia-namente. O forse non a tutti, inqualche caso, anche oggi, an-che in Italia, anche a Sona, nonsembra essere così facile escontato trovare un po’ di panee di companatico. Per questosono importanti queste iniziativeche premiano la solidarietà el’assistenza (assistere significa“stare insieme”), anche per que-sto ci sono donati i beni e i cari-smi che possediamo: per condi-viderli e farli diventare patrimo-nio di tutti.Grazie ragazzi! Proseguite sem-pre con rinnovato entusiasmo,in questo vostro condividere.

Il Commento

La Ricetta della Solidarietà

diMarco [email protected]

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Banda di Sona: un traguardo raggiunto a suon di musicaM U S I C A

Il 19 marzo scorso segna la conclusione di unpercorso intrapreso dal corpo bandistico di So-na che si è esibito sul palco della Sala 1000, alPalazzo dei Congressi di Riva del Garda. Sitratta della 18ª edizione del Concorso Bandisti-co Internazionale Flicorno D’Oro, il secondo inEuropa per importanza dopo il World Music Con-test (Olanda). Organizzato dall’omonima Asso-ciazione, dal Corpo Bandistico Riva del Garda ein collaborazione con la Federazione dei CorpiBandistici della Provincia di Trento, il prestigiosoconcorso ha l’obiettivo di offrire un importantemomento di formazione per le bande parteci-panti. La seconda occasione per la banda di So-na, che vi aveva preso parte già nel 2005. Lagiornata soleggiata inizia all’alba per i musicistiveronesi che essendo fra i primi concorrenti asuonare si svegliano molto presto. Le bande ingara provengono da diversi Paesi così come imembri della giuria fra cui Jean Cober, nonchéPresidente, Bert Appermont, Thomas Doss e Fe-

diGiorgia Alessandrini lix Hauswirth. Dopo l’apertura riservata al corpobandistico G. Puccini di Bologna, a dare inizio al-la competizione è l’entrata in scena dei musici-sti di Sona. I brani in gara sono due: il primo ob-bligatorio, Frost Rhapsody di Federico Agnello(presente in sala quel giorno) ed il secondo scel-to dalla banda, The witch and the saint di Ste-ven Reineke. Il palcoscenico sembra scomparirequando Sabrina Casagrande inizia a dirigere.Cala il silenzio e il pubblico è catapultato in unpaesaggio di montagna. Gli alberi, i prati verdi egli uccelli che volano si sostituiscono alle vetratee al soffitto della sala. In lontananza si scorgeun ruscello dall’acqua limpida. La camminata èfaticosa a causa degli ostacoli naturali qualimassi giganti, terreni instabili e la stanchezza,che inizia a segnare il corpo. L’aria fresca pungela pelle scoperta; il torrente non riflette più il so-le, coperto dalle nuvole, arrivate quasi improvvi-samente. L’atmosfera diviene cupa; si alza ilvento e gli animali che poco prima erano uscitidalle tane per cercare cibo vi ritornano, consa-pevoli del cambiamento atmosferico. Piccoli ba-

tuffoli bianchicadono dal cie-lo. I passi sifanno semprepiù rapidi, sfi-dando le raffi-che di vento einfine giungo-no in un paesi-no. Le nuvolesono meno pe-santi e più ra-de, l’azzurro ri-

torna a illuminare la strada e i cristalli di nevebrillano. Le voci dei bambini interrompono il si-lenzioso scendere della neve. Scivolano sulleslitte giù da una discesa e poi cadono, ridono, sirotolano nel manto fresco. Un luogo caldo in cuirecuperare le forze è ciò che ci vuole: il viaggiodi ritorno potrà essere altrettanto faticoso. Lamagia della montagna svanisce con la conclu-sione del brano. La banda di Sona suona allorail secondo: The witch and the saint, diretto que-sta volta da Giulia Favari. La situazione è tene-brosa, si sente il suono delle campane. I timpanisi impongono e rompono il silenzio. Ambientatonel 1588, in un paese medievale disperso fra lecampagne tedesche, il brano racconta la tragicastoria di due sorelle gemelle, dotate di un poterestraordinario: la previsione di eventi futuri. Il po-polo del villaggio le accusa di stregoneria e in-duce Elena, devota alla religione, a suicidarsibevendo una pozione. Sibylla, la seconda, leva-trice di professione, dopo aver seppellito la so-rella scompare nel nulla riempiendo le nostreorecchie di mistero. La banda di Sona esce discena accompagnata da un caloroso applauso e

In un documento conservato presso l'archivio comunale si leggeche il Corpo Bandistico di Sona "ebbe il suo principio nel 1831con alcune regole date dall'allora parroco Don Luigi Cremonese".Nel secolo scorso conobbe un periodo di buon rilievo artistico gra-zie soprattutto al lavoro di Anselmo Ferrari, messo comunale, chesvolgeva le funzioni di vice maestro e di organizzatore dell'attivitàmusicale. All'inizio del '900 la banda ebbe come guida Vittorio Tu-rata, già organista parrocchiale, che negli anni '30 passò la bac-chetta prima al maestro Giovanni Tacconi e successivamente aSeverino Ridolfi. Il maestro Severino condusse la banda ininterrot-tamente per 40 anni, superando le difficoltà sociali ed economi-che del secondo conflitto mondiale e del periodo della ricostruzio-ne. Negli anni '70 lo sostituirono i maestri Castagnedi, D'Amico,Damoli e, dal 1985, Fabrizio Olioso. Oggi il Corpo Bandistico diSona è composto da più di 60 elementi ed è presieduto da Bene-detti Doriano.

TradizioneLa Banda di Sona, una storia

che ha inizio nel 1831

Sotto, la Ban-da di Sona sulpalco di Rivadel Garda.

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si guadagna il settimo posto nella Terza cate-goria, con il punteggio: 79,54/100. Soddisfattao no del risultato ottenuto, la grande famiglia ve-ronese si è inserita con classe fra le miglioribande a livello internazionale.

Angelo Brunelli, di SanGiorgio in Salici, fu as-sessore del Comune diSona nel 1920. Nellafoto di fine ‘800 lo ve-diamo (quarto da sini-stra nella seconda rigadal basso) quando face-va parte della Bandamusicale degli Alpini aBelluno, durante il ser-vizio militare.

Mario Nicoli

Musica e StoriaAngelo Brunelli di San Giorgio

e la Banda degli Alpini

Verso le 13hanno comin-ciato ad arri-vare i primi in-vitati mentrenoi abbiamopresentato leportate ai ca-pi. In seguitoc’è stato ilbuffet per mo-strare i varipiatti, che so-no stati moltoapprezzati vi-sto che nel gi-ro di pocotempo erano già finiti. Successivamente, sebbenea malincuore, abbiamo smontato la costruzione emesso apposto il disordine che avevamo fatto se-guendo la frase di Baden Powell, “...Cercate di la-sciare questo mondo un po' migliore di quantonon l'avete trovato...”. L’impresa che per varie set-timane ci aveva tenute occupate è terminata nelgiro di poco e alle 16 di domenica 20 marzo, sa-lutandoci, ci siamo ritenute molto soddisfatte dellavoro svolto. Dopo questa esperienza, possiamodire che partendo anche solo da una fantasiosa eambiziosa idea, se c’è collaborazione, coopera-zione e voglia di mettersi in gioco, tutto si puòrealizzare. Pattuglia Diario

Nel mese di marzo, noi Guide del reparto femmi-nile La Fenice del gruppo Scout di Lugagnanoabbiamo portato a termine il progetto dell'impre-sa di reparto che, con l'aiuto dei nostri capi, sta-vamo organizzando da tempo: l'Expo di reparto.Abbiamo preso spunto dal ritrovo mondiale tenu-tosi a Milano la scorsa estate e ci siamo divise incinque "continenti" (Europa, Africa, Asia Americae Oceania) ognuno dei quali doveva preparare deipiatti tipici da condividere poi col resto del repar-to e i capi. Oltre a dover cucinare però abbiamodovuto anche costruire una struttura pionieristicache fungesse da tavolo. Sabato 19 marzo siamopartite a piedi verso il borgo di Lugagnano, neicampi di una guida, con i camion carichi di tende,pali e pentole che ci precedevano. Il posto erastupendo; ci trovavamo tra un filare a l'altro di pe-schi in fiore. Ci siamo subito messe al lavoro divi-dendoci i compiti e mentre alcune montavano letende, in cui avremmo dovuto dormire, le altreiniziavano a preparare i tripiedi. Quando si è fattobuio, una buona parte della struttura del tavoloera già pronta così ci siamo dedicate ad altre atti-vità. La domenica ci siamo alzate di buon’ora perterminare gli ultimi preparativi e alle 11 abbiamoacceso i fuochi per iniziare a cucinare. Divise nei continenti ci siamo destreggiate con ipiatti tipici di essi come il cous-cous per l’Africa,il porridge per l’Europa, gli hamburger perl’America, gli spaghetti per l’Asia e la zuppa dizucca, mele e noci macadamia per l’Oceania.

Le Guide del reparto degli Scout di Lugagnano ed il loro Expo... nei campi del paese

G I O V A N I

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Centrocampista e capitano del Lugagnano, classe1990, Nicola Danieli è ormai un giocatore storicodella Prima Squadra. Ha infatti disputato il suo primo incontro durante laprima giornata del Campionato di Eccellenza2007/08 (Lugagnano-Adriese del 16 settembre

Nicola Danieli, duecento partite con l’AC LugagnanoPremiato il capitano della società gialloblù, che guarda avanti

S P O R T

2007) ed è stato di recente premiato dalla diri-genza con una targa che ricorda le oltre 200 pre-senze in Prima Squadra. “E’ stato molto emozionante – ci racconta Nicola– ricevere questo attestato di stima direttamentedalle mani del presidente Giovanni Forlin e dal suovice, Massimo Gasparato (nella foto in basso). So-no legato a questa società fin dalle giovanili e or-mai la sento come una grande famiglia.” NicolaDanieli è stato infatti l’unico giocatore a passaredirettamente dagli Allievi a titolare in Eccellenza. “In quella prima stagione ho giocato da titolare.Nella mia carriera calcistica ho avuto vari allenato-ri, ma indubbiamente Massimo Gasparato è quelloa cui sono più affezionato: a lui sono legati i mieiricordi più belli sul campo.” Di strada, dal 2007, Ni-cola ne ha fatta molta, dal momento che è pianpiano divenuto un importante punto di riferimentoper i compagni, portando la fascia di capitano pervari anni. “Non è facile rivestire questo ruolo ma nesono ovviamente orgoglioso. Quando ho iniziato,mi confrontavo con tanti giocatori più esperti, cheerano la maggioranza. Ora la società sta cercandodi valorizzare molto i giovani, quindi cerco di esse-re un esempio per loro. Conta molto per mel’impegno costante e metterci passione, anchequando i risultati positivi non arrivano e la motiva-zione tende a calare. Si gioca per divertimento maè necessario farlo con la serietà dei professionisti.Per me due valori fondamentali sono da sempre ilrispetto ed il sacrificio perché indubbiamente cene vuole molto per portare avanti questa attività,che oltre alle partite prevede tre allenamenti setti-manali, quindi sottrae tempo alla famiglia e allosvago. Quest’anno la squadra ha anche buonepossibilità di ottenere la Coppa Disciplina e di ciòsono orgoglioso”.Chiediamo al capitano quale sia il suo ricordo piùbello. “Sicuramente la vittoria del campionato2012/2013 è il traguardo personale più importan-te per me. In particolare, ricordo con grande emo-zione il gol segnato contro l’Ambrosiana. Si tratta-va di uno scontro fondamentale per il titolo ed ilmio gol era stato decisivo.” A Nicola chiediamo infi-ne se si diverte ancora, se dopo tanti anni nel Lu-gagnano ha ancora qualche sogno ed obiettivo im-portante da raggiungere. “Chiaramente penso al campionato attuale, in cuistiamo giocando bene ed abbiamo buone possibili-tà di raggiungere la vetta. Poi spero di giocare an-cora molto tempo in questa squadra. Certo, ungrande obiettivo sarebbe quello di eguagliare il re-cord storico di Raffaello Bendinelli, ma credo siaquasi irraggiungibile.” Auguriamo allora al capitano Danieli di poter vesti-re ancora per tanto tempo la maglia gialloblù nel-l’AC Lugagnano, di continuare a divertirsi in cam-po e a farci divertire sugli spalti.

diChiara Giacomi

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in campo (ci dicono con un sorriso).Influisce mancare ad uno o più allenamenti, invista soprattutto di una partita?Se non si è presenti a uno o due allenamenti nonsi perde molto… Se però le assenze sono costantie iniziano ad essere abituali, la preparazionescarseggia e non si è più al passo con il resto del-la squadra.E avete tempo di uscire anche con gli amici?Oltre ad essere una squadra, tra di voi siete an-che un gruppo di amici?Tutti hanno differenti compagnie ma comunqueandiamo d’accordo e siamo legati fra di noi. Sia-mo tutti amici e, a volte, usciamo tra di noi, ma ingenerale ci troviamo poco fuori dal campo.E con le ragazze?I ragazzi ci hanno risposto con sarcasmo: “Eh ehmagari fossero sempre al nostro fianco in cam-po…”Sorgono problemi tra di voi? Discutete spesso?A volte discutiamo ma per sciocchezze che avven-gono in campo o dopo le partite. Comunque poisi risolve sempre tutto.Potreste darci un giudizio su quanto successonella partita di Arbizzano? A parole vostre, pen-sate di aver sbagliato oppure no?Inizialmente eravamo abbastanza arrabbiati con iragazzi della nostra squadra che sono stati squa-lificati, anche perchè la conseguenza delle loroazioni è stata che si sono rovinati l’anno calcisti-co e hanno, in un certo senso, oscurato il buonclima che si era instaurato nella nostra squadranegli anni. Hanno sbagliato nelle loro azioni, purconsiderando che forse hanno subito anche delleprovocazioni, che forse spiegano in parte il lorocomportamento. Comunque pensiamo che ora sipossa ripartire, anche insieme a loro e con l’aiutodel mister, in modo che certi comportamenti nonsi ripetano più.

Nel nostro percorso alla scoperta dello sport gio-vanile del Comune di Sona siamo andati ad in-contrare gli Allievi Provinciali dell’ACLugagnano. L’occasione è nata anche a seguitodi una partita disputata ad Arbizzano nella quale,per comportamenti scorretti tenuti nei confrontidell’arbitro, tre atleti della squadra hanno subitouna lunga squalifica. Ci siamo incontrati con seiragazzi della squadra, negli spogliatoi degli im-pianti sportivi di via Barlottini, prima di un loro al-lenamento. Nel corso della chiacchierata ci han-no fatto capire cosa significa veramente per loro“fare sport” a diciassette anni e quindi impegnar-si in una squadra, andare a scuola, trovare nelfrattempo il tempo per studiare e divertirsi.L’intervista è iniziata con una semplice domanda:Quanti allenamenti fate a settimana?Ci alleniamo per tre o quattro ore a settimana,spalmate in due allenamenti: ogni allenamento èdi un’ora e mezza ma può variare fino a due ore,a seconda dell’esigenza del mister…Quanti siete in squadra?Quest’anno siamo partiti numerosi: eravamo insedici ma, dopo la partita di Arbizzano, siamo ri-masti in 13. I ragazzi che hanno subito la squalifi-ca partecipano ugualmente agli allenamenti per-ché sono comunque parte integrante della squa-dra. Il capitano della squadra è Gianmarco Poie-ga ed i nostri allenatori sono Francesco Capuzzoe Gianluca Bonato.Usciamo un attimo dall’aspetto sportivo. Contutti questi impegni come fate a trovare il tem-po per studiare?Studiamo prima o dopo allenamento. Ma va con-siderato che gli incontri sono sempre verso sera,lo studio non è un problema. L'intervista si è poi articolata su domande sem-pre più personali, chiedendo quindi impegno nel-le risposte da parte di tutti i ragazzi. C’è qualche momento in cui vi pesal’allenamento? Oppure preferireste vivere pe-rennemente in campo?L’allenamento non pesa quasi mai, ovviamentetutti vorrebbero essere sempre in campo e mai inpanchina. Comunque, piuttosto di stare a casa astudiare, tutti preferiremmo essere sempre qua

Fare squadra e diciassette anni. Alla scoperta deiragazzi dell’AC Lugagnano dell’annata ‘99

S P O R T

di Arianna [email protected]

di Suelen [email protected]

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Una foto assie-me al terminedell’intervista.

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Qualcuno si ricorderà forse di GiorgiaStrazieri, ragazzina di tredici anni diLugagnano che abbiamo già intervi-stato in passato. Ebbene, se l’annoscorso l’abbiamo incontrata perchéera niente di meno che campionessaveneta di arrampicata sportiva, oggiabbiamo ancor più piacere a incon-trarla perché ha ottenuto il titolo ita-liano nella sua specialità. Avete capi-to bene, campionessa italiana.

Giorgia, raccontaci il cammino che ti ha portatoa iniziare ad arrampicare. È iniziato tutto all’età di nove anni, quando quasiper caso ho deciso di iscrivermi a una gara di ar-rampicata, senza alcuna preparazione precedente.È stato lì che ho capito che fino a quel momentonon c’era stato nessuno sport che mi aveva fattoinnamorare così tanto come quello, e ne avevosperimentati parecchi! Da lì ho deciso di iscrivermi

(R)Incontriamo Giorgia Strazieri, campionessa italiana diarrampicata e promessa dello sport nazionale

S P O R T

di Riccardo [email protected]

alla palestra di arrampicata “King Rock” di Palazzi-na dove per molto tempo mi sono allenata, vistoche ora ho scelto di andare a Modena e a Trento,dove posso concentrarmi meglio sullo Speed (ar-rampicata veloce), che è la specialità in cui ho otte-nuto il primo posto in Italia.Com’è stata l’esperienza dei campionati italiani?Ti aspettavi di vincere?L’esperienza dei campionati, che si sono svolti adArco (TN) alla fine di maggio dello scorso anno, miha dato grande emozione ma allo stesso tempomolta determinazione: certo non mi aspettavo divincere ma sapevo che ce la saremmo giocata. Allafine degli esercizi nelle tre specialità (Speed, Leade Boulder) ho ottenuto il primo posto assoluto nelloSpeed e anche il primo posto in combinata! Davve-ro una grande soddisfazione. In più il 10 Aprile hoottenuto il secondo posto nazionale in coppa Italia,a Roma. Ci puoi spiegare in breve in cosa consistono que-ste specialità, per lo più sconosciute per chi nonè del settore?Certo! Come già anticipato lo Speed èl’arrampicata in velocità: bisogna scalare una certaaltezza, che varia a seconda delle categorie nel piùbreve tempo possibile. Il Lead è la più classica ar-rampicata con corda e imbrago: vince chi arriva piùin alto. Il Boulder consiste invece in una serie dipercorsi segnati che portano al Top ( la presa chesta più in alto): vince chi riesce a raggiungere il topchiudendo il maggior numero di percorsi tracciati. Quali aspettative hai sull’arrampicata, tra nuoviimpegni sportivi sempre più ambiziosi e i tuoi fu-turi impegni scolastici di studentessa alle scuolesuperiori?Sono convinta che per me l’arrampicata resterà alprimo posto, prima e al di là di tutto: so bene chesarà dura conciliare tutti i miei impegni e che que-sto costerà molti sacrifici, in particolare con lo stu-dio e con gli amici, ma sono determinata a prose-guire questo cammino fino al livello professionisti-co. Già ora mi alleno quattro-cinque volte a setti-mana e so che in futuro dovrò allenarmi di più, insostanza ogni giorno. Per quanto riguarda i prossi-mi impegni sportivi sarò impegnata dal 15 Aprile al18 Aprile con i campionati europei di arrampicata aTarnow, in Polonia, dove spero di togliermi altresoddisfazioni.

L’arrampicata è forse uno sport ancora poco cono-sciuto e che chiede di avere più spazio e visibilitàtra la gente. Quello che è certo è che questo sportè molto faticoso e richiede molti sacrifici, che so-lo una grandissima passione riesce a superare.Congratulazioni ancora per il titolo di campionessaitaliana e in bocca al lupo per l’esperienza europeache ti prepari ad affrontare con la nazionale italia-na! Sognare in grande non costa nulla!

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I s o l a m e n t i a c a p p o t t o g a r a n t i t i83

promozione. Palleggiatori Maicol Vesentini; Da-miano Stanzial, Opposti Edoardo Soprali e Gia-como Bagnara; Centrali Matteo Bertolo, Cri-stian Costa, Francesco Vantini e Riccardo Ta-rocchi; Laterali Davide Melloni, Michele Manza-ti, Damiano Maccacaro, Simone Bigagnoli e Da-vide Scattolini; Libero Alessio Sartorelli.

Un’annata sicuramente da incorniciare quella cheha visto protagonisti i ragazzi dell'ASD Volley Pa-lazzolo. Quest'anno, infatti, dopo tre anni di Se-conda Divisione capitan Melloni e compagni so-no riusciti a centrare la tanto sospirata promozio-ne dominando il campionato, finendo al primoposto in regular season (una sola sconfitta in sta-gione) e annientando ogni avversario nei pla-yoff! La definitiva consacrazione è avvenuta ve-nerdì 29 aprile. Un palazzetto stracolmo e cari-co di entusiasmo ha letteralmente trascinato i ra-gazzi di mister Zambelli e del vice Alberto Ber-gamini alla vittoria contro il Dual Volley, dando lacertezza matematica della promozione in PrimaDivisione. “Un traguardo importante e un gruppofantastico che ci ripaga di tutti i sacrifici e gli sfor-zi fatti durante l'anno” - sottolinea AlessandroZambelli, che oltre ad essere il mister è ancheuno dei pilastri di questa società.Un ruolo centrale che divide con il duo presiden-ziale composto da Mario Zorzi e Barbara Bonfi-chi i quali sono impegnati costantemente dietrole quinte nella crescita di tutto l'ambiente pallavo-listico di Palazzolo, soprattutto in ambito giovaniledal minivolley fino alla prima squadra. Un movi-mento che da anni sta dando i suoi frutti e que-st'anno ha prodotto una settantina di iscritti e siimpegna a far aumentare stagione dopo stagionequesto numero con passione ed estrema dedizio-ne. Ecco qui la rosa che ha centrato la fantastica

Il Volley Palazzolo ritorna in Prima DivisioneUn’annata sportiva indimenticabile

S P O R T

L’ASD Volley Pa-lazzolo dopo lapartita che hasancito la pro-mozione in Pri-ma Divisione.

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Pasqua in Alsazia per gli Esordienti dell’United Sona PsgC A L C I O

L’United Sona PSG ha nella sua tradizione lapartecipazione ad un torneo internazionale dicalcio giovanile nel periodo pasquale. La primavolta fu nel lontano anno 2000 per poi prose-guire per una dozzina di volte, non consecutive,in giro per l’Europa in tutte le direzioni. Più voltein Francia, in Germania, in Austria, in Croazia,

di Lucio Purgato talvolta tornei internazionali in Italia. La società,di conseguenza, ha acquisito anche a livello fe-derale una specifica dimensione che la fa ap-prezzare proprio per queste meritevoli iniziative.Quest’anno, dopo alcuni anni di riflessione,l’opportunità di viaggiare si è ripresentata. Il tor-neo scelto: uno dei più prestigiosi nel circuito or-ganizzato dalla Fondazione Euro Sporting,l’Alsace Cup, giunto nel 2016 alla 24° edizione.Una vecchia conoscenza, in quanto già nel2001 e nel 2007 aveva visto brillanti protagoni-sti i ragazzi di Sona. Una manifestazione affasci-nante che si svolge nell’ondulata campagna adovest di Strasburgo, in tre villaggi uno più in-cantevole dell’altro: Imbsheim, Monswiller eDettwiller, dove le tre società e comunità delluogo uniscono le loro forze per organizzare unevento di portata europea.La società in questa edizione era rappresentatadagli esordienti Under 13, dei giovani misterFederico Bellé e Federico Cordioli, formazioneche nonostante i costanti problemi di organico,si è sempre ben comportata nelle varie fasi del-la stagione. Un gruppo di genitori e due dirigentiparticolarmente coinvolti e motivati come MariaTeresa Bonini e Renato Ganassini hanno resopossibile la realizzazione del progetto, che è sta-to vissuto fin da subito con il giusto spirito chedeve sempre caratterizzare eventi di questo ti-po, dove più che il risultato finale da valorizzareè il clima di festa e di universalità. Dove trascor-rere tre giorni mescolati ed in solidale unionecon centinaia di ragazzi e famiglie provenientida sei differenti paesi permette di respirareun’atmosfera unica, ricca di valori formativi ecostruttivi. “Abbiamo visto crescere i nostri gio-vani atleti e non solo sul piano sportivo. Questoper tutti noi che eravamo al loro seguito è

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Si è tenuta il primo marzo sco-so in Gran Guardia a Verona lacerimonia di consegna del Pre-mio Cangrande nelle categoriescuola, giornalista sportivo, car-riera sportiva, sponsor, dirigen-

te sportivo, squadra ed allena-tore sportivo. L’evento, giuntoalla 20ª edizione, va ogni annoad aggiudicare i più importantiriconoscimenti sportivi vero-nesi. Questo premio assumequest’anno un sapore del tuttoparticolare per il nostro territo-rio in quanto ad essere insigni-to con il premio “CangrandeSpecialità” è stato il lugagna-nese doc Giampaolo “Papo”Bendinelli per le eccezionaliimprese compiute in ambitosportivo nell’anno 2015. Dal19 al 23 ottobre scorsi, infatti,Giampaolo – panettiere moltonoto a Lugagnano – è stato im-pegnato nella gara della gare: ilQuintuple Ultratriathlon aLeón in Messico, a duemilametri d’altitudine. Si tratta diuna incredibile prova di resi-stenza e tecnica, quindici volte

più dura rispetto alle Olimpiadidel Triathlon, perché prevede19 chilometri complessivi dinuoto, 900 chilometri in bici-cletta e 211 chilometri di cor-sa. Unico italiano presente, si è

piazzato addirittura terzo rag-giungendo un traguardo mairaggiunto da nessun atleta ita-liano. Ed ora è arrivato il meri-tatissimo riconoscimento delPremio Cangrande, che sanci-sce e incorona il percorso spor-tivo unico di un atleta veramen-te incredibile. Tra l’altro Giam-paolo era oggi in ottima com-pagnia in quanto ad esserepremiati, tra gli altri, sono statianche Luca Toni (a cui è anda-to il massimo riconoscimento, ilCangrande d’Oro), la Pellegri-ni, Mandorlini e Giani.“Che emozione fortissima!”, lepoche, ma appassionate paroledi Giampaolo quando ha sapu-to di essere stato insignito delpremio.Nella foto Giampaolo con ilCangrande e con la magliettadel Baco.

SportIl Premio Cangrande a Giampaolo “Papo”

Bendinelli di Lugagnano, per le sue eccezionali imprese sportive

so nel cuore dei ra-gazzi. “La consape-volezza di aver lororegalato un sognodà un significatounico e impagabilea tutto il nostro la-voro”, chiudonodallo United SonaPSG.

l’aspetto più gratificante” - dichiarano dalla so-cietà.Va certamente sottolineato il più che onorevolecomportamento della squadra. Guidata dai mi-ster e sempre sostenuta dai dirigenti e dai geni-tori è riuscita a superare tutte le difficoltà, rag-giungendo il traguardo finale con soddisfazione.La correttezza e la generosità in campo dei ra-gazzi unite al costruttivo rapporto che fin dai pri-mi momenti la delegazione ha tenuto con la so-cietà organizzatrice ha portato alla conquistadella Coppa Fair Play. Un risultato importante,mai raggiunto in passato, che riempie di gioia eche fa apprezzare il valore che nel mondo dellosport si dà alla correttezza dei comportamenti,alla sensibilità e all’appartenenza sociale, siain campo che fuori. Sono state giornate impe-gnative, ricche di eventi. Ciò non ci ha impeditodi completare il programma con la visita del ter-ritorio che ospitava le squadre. L’Alsazia, tral’altro, è una terra ricca di fascino e di storia edaver avuto la possibilità di conoscerla, anche selimitatamente, è stato per ragazzi ed allenatoriun indubbio privilegio. Vedere i ragazzi, nella loro elegante divisa socia-le, camminare col naso all’insù in grandi cittàcome Strasburgo o in cittadine dal forte richia-mo turistico-culturale come Saverne, Riquewihre Colmar è un’emozione indescrivibile che appa-ga la società di tutti gli sforzi compiuti per rea-lizzare quest’avventura. Nulla vale più del sorri-

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In occasione dell’Anno Santo rinnovata la Croce della Pieve di Santa Giustina a Palazzolo

F E D E

Nei popoli cristiani è consuetudine esporre laCroce alla vista di tutti, per ricordare la Crocifis-sione di Cristo e la propria fede religiosa. Le Cro-ci sono poste sui campanili, nelle chiese, sullecime delle montagne enei luoghi sopraelevatiperché siano visibili dalontano. Domenica ventimarzo, nel pomeriggio, èstata inaugurata a Palaz-zolo la nuova Croce di le-gno posta su un cucuzzolo vicino al cimitero ealla Pieve di S. Giustina. Quella precedente eraormai cadente avendo la bella età di sessanta-sei anni, essendo stata posta nel 1950 in occa-

di Luigi Tacconi sione dell’Anno Santo. Il cucuzzolo dove è po-sta è una costruzione di sassi e malta, una spe-cie di cupola semidiroccata, probabilmente unpiccolo osservatorio militare. Da almeno qual-che secolo in quel punto esiste il simbolo cristia-no, visto che nella grande Topografia del comu-

ne di Palazzolo in data1725-1793, che si trovain municipio a Sona, è se-gnato un monticello conuna Croce.Dopo la celebrazione delVespero nella Pieve affol-

lata di fedeli, con una breve cerimonia don An-drea Mascalzoni assistito dal Parroco don An-gelo Bellesini ha benedetto la croce e i fedeli.Perché il padrone di casa ha ceduto l’aspersorioa un altro sacerdote? Perché don Andrea oltread essere nato e vissuto a Palazzolo ha unastoria familiare legata alla Croce. Quella prece-dente, infatti, era stata posta - come si diceva -per l’Anno Santo 1950, per iniziativa del padreAngelo Mascalzoni con la Compagnia del San-tissimo Sacramento, quando era Priore Giu-seppe Bonvicini (Barba dai Monti) cui è seguitoLuigi Tacconi (Bigi Sèsaro) e Angelo stesso chefu anche l’ultimo Priore prima dell’estinzionedella Confraternita negli anni ’80. In quell’occa-sione la Croce era stata benedetta nella chiesaparrocchiale dal parroco don Pietro Fattori etrasportata sul luogo con una suggestiva pro-cessione notturna che i più anziani ricordanoancora.Il legame dei Mascalzoni con le Croci è antece-dente e risale agli anni ’40, quando Angelo e ilfratello Achille vollero costruire una Croce sul vi-cino monte dei Beni o monte Romoldo, di pro-prietà di Ugo Motta, che si trova un chilometrooltre la Pieve in comune di Bussolengo, in segnodi ringraziamento al Signore per essere tornatidalla guerra sani e salvi. I Mascalzoni erano imezzadri del Motta e abitavano nei pressi, in lo-calità Lughino con il padre Gaetano la sorellaLina, lo zio Paolo con la moglie Assunta e la lo-ro figlia Celestina, mentre la madre Teresa eramorta all’età di soli trentaquattro anni. Una cu-riosità: Assunta era detta La Toscana perché ori-ginaria di quella regione e naturalmente parlavala sua lingua, cioè l’italiano, ma per questo erapresa in giro perché era “diversa” da tutti gli al-tri che parlavano il nostro dialetto.A Palazzolo nel secondo dopoguerra era abitudi-ne, il lunedì di Pasqua, fare una scampagnata emangiare le uova colorate sul quel monte. LaCroce però nei primi anni ‘60 fu abbattuta perfar posto al deposito per l’acquedotto del Co-mune di Bussolengo, nella zona dove sorseropoi alcune lussuose ville panoramiche. Il buon

E’ stata sostituita quella ormaicadente che era stata posta

nell’Anno Santo del 1950

Sotto, Alpini,don Mascalzonie don Bellesinidavanti alla nuo-va croce.Nella pagina se-guente, partico-lare della map-pa di Palazzolodel 1793.

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Angelo si diede però da fare per ricostruire nel1967 una Croce in cemento alta sei metri emezzo, ancora esistente, nella vicina localitàValpanin, sui terreni di Angelo Ederle (Strùssia).Fu realizzata dall’impresario edile Pietro Tacco-ni (Pierin Pelà), con i suoi operai Armando Moli-narelli e Renato Tacconi e il contributo di Anto-nio Tacconi e Igino Ambrosi.Per tornare alla nostra Croce di S. Giustina, poi-ché era cadente quella esistente, il parroco diPalazzolo con il gruppo Alpini guidati dal capo-gruppo Franco Tacconi e altri volonterosi hannoprovveduto a sostituirla. I due legni, offerti daGiorgio Scattolini, sono stati uniti nella cortePortegoni dai fabbri Bruno Pinali, Nicola Rigo eGiovanni Rubele che hanno poi restaurato lavecchia corona di spine e costruito le due lance;Elpidio Scattolini lattoniere ha realizzato il galloe la targa con la scritta INRI (Iesus NazarenusRex Iudaeorum), mentre Emanuele Scapin del-l’impresa Cordioli e Angelo Manzati, hannoprovveduto al trasporto, alla costruzione dellabase in cemento e alla messa in opera. E’ stataposta anche una targa per ricordarel’avvenimento con la scritta: “Anno Santo dellaMisericordia 2016 - La comunità di Palazzolo”.Si continua così per gli abitanti di Palazzolo latradizione cristiana della devozione alla Croce diCristo, anche se i credenti sembrano oggi meno

ferventi di un tempo, ma nella sostanza credonoancora nel Signore. Abbiamo chiesto a don An-drea di esprimere un pensiero in merito: “LaCroce continua ad attirare con il suo strano fa-scino. Ricordiamo che il Vangelo dice: quandosarò innalzato, attirerò tutti a me; e ancora: vol-geranno lo sguardo a colui che hanno trafitto. Èda provare: tornare ai piedi della Croce sul cu-cuzzolo vicino al cimitero e alla Pieve di S. Giu-stina, in silenzio, lì vicino, a tu per tu col legno,alzare lo sguardo verso il cielo e poi allargare al-l’orizzonte abbracciando tutti nel panorama dilassù”.

La Foto StoricaLa quarta elementare sezione A di Lugagnano della classe 1966

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Inaugurato a San Giorgio il restauro del monumento ai CadutiC O M U N I T A ’

Sabato 9 aprile a San Giorgio in Salici, all’inter-no delle celebrazioni per i cento anni dall’iniziodel primo conflitto mondiale, è stato inauguratoil restauro del Monumento ai Caduti, eseguitocon passione e straordinario impegno dal Grup-po Alpini e dal Comune di Sona, con la consu-lenza del Gruppo Storico del Comune, di cuifanno parte anche gli storici del Baco da Seta. Ilmonumento fu originariamente inaugurato il 22ottobre 1922. L’inaugurazione si è aperta conla solennità dell’inno di Mameli, cantato dagliscolari della frazione. Durante la cerimonia so-no stati letti i nomi di tutti i caduti inscritti sulmonumento e gli scolari hanno portato un fiore

per ognuno, fioribianchi rossi e verdia formare un cusci-no tricolore. Un mo-mento sicuramentemolto toccante. Du-rante l’evento è in-tervenuto ancheGianluigi Mazzi,Sindaco di Sona,che nel commemo-rare i nomi dei nostricaduti si è detto “fie-ro di rappresentarequesta comunità”.A margine dell’inau-gurazione il Consi-gliere comunale diSan Giorgio Mauri-zio Moletta ha con-

diGiulio Braggio fessato che “l’emozione, il nodo in gola el’orgoglio di avere una persona speciale tra ipropri avi iscritta sul monumento questa matti-na mi ha fatto commuovere”. Presenti alla ceri-monia anche i Corpi d’Arma e gli Alpini dellealtre frazioni.I festeggiamenti sono proseguiti alla sera pressola chiesa parrocchiale, con un bellissimo con-certo con la Corale degli Alpini “La Preara” diLubiana e la Corale degli Alpini “Amici dellaBaita” di Lugagnano.

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divertimento, dan-no sfogo all'ugola.Così il gruppettoiniziale è via viaaumentato, oltre-passando anchele 35 unità, ma so-prattutto ha coinvolto alpini che non frequentavano la baita,che grazie al coro hanno avuto il desiderio di ri-spolverare il vecchio cappello alpino nascosto inqualche angolo remoto dell'armadio.Ma a proposito del cappello alpino è doveroso fa-re un inciso; buona parte dei componenti del coronon sono alpini nel loro servizio militare, ma losono nel loro Dna, condividono lo spirito alpino,quindi a pieno titolo partecipano al coro e all'atti-vità del gruppo, secondo anche le indicazioni delConsiglio Nazionale dell'ANA nell'ottica di aper-tura dei gruppi agli amici degli alpini. E in questoil Gruppo di Lugagnano èstato un precursore. Se si condividono gliideali di solidarietà, diamicizia, di legame conla nostra terra e le no-stre tradizioni tipici deglialpini, come pure se sicondivide la passione peril bel canto in compagnia,le porte della baita sonosempre aperte. E il coro,sotto la guida della mae-stra Giulia, si ritrova ognimartedì sera in baita perprovare. GDV

“...tenere vive e tramandare le tradizioni degli Al-pini...”. Così recita l'art. 2 dello Statuto Naziona-le dell'Associazione Alpini.Con questo spirito un gruppo di alpini di Lugagna-no, Stefano Bergamin, Luigi Bonesoli, RobertoCristini, Lucio Favari, Aldo Gozzi, Vincenzo Guar-dini, Fausto Mazzi, Alessandro Recchia e LucaTomelleri, poco più di un anno e mezzo fa, hadato vita ad un sodalizio assolutamente nuovonella tradizione non solo alpina di Lugagnano, uncoro che potesse intonare le cante alpine legatealla naja e ai momenti dolorosi della guerra, conogni tanto una spruzzata di qualche motivo piùprettamente legato alla tradizione cantora italia-na. Unica eccezione a questo coro di voci esclusi-vamente maschili rappresenta anche il faro cheguida il gruppo, ovvero il maestro, la bravissimaGiulia Favari, laureata in conservatorio, prepara-ta e tanto paziente, come una maestra che deveguidare una delle prime classi delle elementari, eallo stesso tempo rigorosa nel guidare gli studentipiù indisciplinati. I componenti sono rapidamente aumentati, arri-vando già alle prime uscite importanti ad un belgruppo di 25 persone che si sono esibite duranteuna messa solenne dello scorso Natale nella Ba-silica di San Zeno in Verona e poi in Arena duran-te le celebrazioni che ricordavano il centenariodell'inizio della Grande Guerra.Ma la cosa che colpisce di più sono l'impegno el'entusiasmo contagioso che i componenti met-tono in questa nuova avventura. Non passa occa-sione che in baita o nelle feste si intonino questestruggenti cante, e così attorno ai due tre chedanno il “la” si sviluppa rapidamente un capan-nello di persone che seriamente, ma anche con

Tante soddisfazioni per il Coro Alpini di LugagnanoA S S O C I A Z I O N I

Anche il Coro degli Alpini di Lugagnano siè dotato di un canale YouTube, sul qualevengono pubblicati i video delle variecantate del Coro.Visitatelo e non perdetevi le splendide in-terpretazioni degli Alpini di Lugagnano.

InternetIl coro degli Alpini anche su

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E’ scomparsa Suor Rosalia Andretta. Testimone dellaMissione vissuta giorno per giorno

M E M O R I A

Qualche mese fa è scomparsa Suor Rosalia An-dretta, che per un periodo visse e operò anchepresso la Comunità delle Suore Comboniane diLugagnano.A suo ricordo e memoria pubblichiamo il com-movente saluto che Suor Dorina ha pronunciatoin apertura del funerale di Suor Rosalia, lo

scorso 12 febbraio.Suor Rosalia nasce a Poiana Maggiore (VI) il 10Aprile del 1940. Sceglie di farsi missionariacomboniana, e il 24 settembre del 1962 inizia ilPostulato. Un anno dopo viene inviata a Londradove continuerà la sua formazione come Novi-zia, e il 3 maggio del 1965 fa la sua professionereligiosa. Sempre a Londra inizia la preparazio-ne come infermiera professionale e ostetrica.Terminati gli studi, nel 1970 parte per l'Ugandadove presta servizio in vari Ospedali e dispensa-ri, lavorando specialmente nei reparti di mater-nità. Vi resterà fino al 1986, anno in cui le vienechiesto di dare un periodo di tempo alle moltenecessità dell'Italia. Suor Rosalia accetta conserena disponibilità la volontà di Dio, e sono va-ri i servizi che le vengono chiesti anno per anno.Un primo incarico lo svolge nella parrocchia diLugagnano, passaggio obbligatorio che le con-sentirà di "inculturarsi" nuovamente nella suaterra, dopo ventitré anni vissuti lontano. Il suocarattere mite, gentile e la sua predisposizioneall’accoglienza fanno sì che le vengano affidatiincarichi delicati: eccola quindi prima nel pen-sionato di Casa Comboni a Verona, poi in variecase delle nostre sorelle anziane e ammalate einfine nella casa Provinciale di Brescia, comeresponsabile di comunità. Sono tante le testimo-nianze che possiamo raccogliere su di lei. Intante di noi e nella gente che ha incontrato invarie parti del mondo, ha lasciato il ricordo diuna donna umile, semplice, generosa, forte, conun sorriso disarmante e una profonda spirituali-tà. Amante della parola di Dio vi sapeva entraresemplicemente con intelligenza, profondità, perpoi calarla e attualizzarla nella vita quotidiana.La sua alta spiritualità è stata un continuo riferi-mento nella quotidianità e in modo speciale neimomenti più difficili della vita. Aveva un donoparticolare: sapeva tessere relazioni umane. Intutti gli ambiti dei numerosi ministeri svolti, congli ammalati, con le sorelle anziane, con le so-relle ammalate, sapeva conquistare per la suaumanità, semplicità, tenerezza, attenzione, con-fidenzialità. Anche nella vita comunitaria sapevaprivilegiare e dare attenzione alle sorelle che vi-vevano maggiori difficoltà, diventando l'amica,la sorella e la madre a seconda della necessità,credendo nelle sorelle e nelle loro potenzialità.Con gli ammalati è stata una presenza attenta,amorevole, professionale, tenera e per questaragione molto amata e ricercata. Aveva un fortespirito missionario comboniano che la portavaad essere vicina alla gente soprattutto ai più po-veri. Quando in Uganda scoppia la tragedia del-l'AIDS, sarà tra le prime a scegliere la vicinanzacon persone vulnerabili, fragili, stigmatizzate erifiutate. Fa un corso per imparare come stare

Suor RosaliaAndretta inuna foto scat-tata a Luga-gnano.

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al loro fianco, affinare sensibilità, conoscere lamalattia, saper ascoltare, vivere la compassio-ne, insomma umanizzare l 'incontro con la per-sona e facilitare l'incontro con Dio. In Italia nelleparrocchie privilegerà il contatto con gli anziani,persone sole, in ricerca di una luce, e lei con lasua premura e grande umanità, sapeva conqui-starle e portarle a conoscere un Dio che è amo-re e tenerezza. Ogni occasione era buona pertrasmettere la sua passione missionaria e perraccontare l'Africa che portava in cuore. Amavamolto la sua famiglia di origine dalla quale rice-veva anche molto affetto. Amava la sua famigliareligiosa. Nell'avvicinarsi della morte ricordavaad ogni incontro con la superiora provincialetutto il suo amore per la nostra famiglia, per lamissione, la sua riconoscenza per quanto le so-relle stavano facendo per lei e per la missione,e assicurava la sua speciale intercessione eprotezione dal cielo. Carissima Suor Rosalia, an-che noi siamo grate al Signore di averti avutacome sorella e madre e per averci aiutato a vi-vere la nostra consacrazione missionaria. Ci sei

stata accanto senza farrumore. Il tuo sorriso, latua disponibilità, la tuadiscrezione sono state permolte di noi, balsamo esostegno vero. Siamo cer-te che ora continuerai adaccompagnarci, comesempre, in punta di piedi.Grazie Suor Rosalia. Pre-ga e intercedi per noi tut-te, per questa Provinciache hai amato e servito,per la tua Uganda chenon hai mai dimenticato,per questo mondo asseta-to di Dio e di pace, quellapace che tu ora puoi chie-dere con forza a Dio.

Suor Dorina e tutte le

tue consorelle

Le Foto StoricheRagazze di Lugagnano

negli anni ‘50Pubblichiamo alcuni scatti di ragazze di Lugagna-no, scattate negli anni ’50 in Corte Briggi.Le ragazze nelle foto sono Cordioli Marisa, Cor-dioli Graziella, Briggi Anna, Briggi Luigina e Tur-ri Graziella.(Foto archivio Betty Fior)

La congregazione delle SuoreComboniane venne fondatada Daniele Comboni(1831-1881). Il primo gen-naio 1872 Comboni diede inizio aMontorio Veronese all'istituto dellePie Madri della Nigrizia. La Congrega-zione trovò poi rapido sviluppo sottoil quasi trentennale governo di MariaBollezzoli. L'8 dicembre 1874 il ve-scovo di Verona Luigi di Canossa con-segnò alle prime otto aspiranti le co-stituzioni da lui riviste e approvate epermise loro di iniziare il noviziato. Leprime religiose raggiunsero l'Africanel 1877.

La parola“Comboniane”

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Il 3 marzo scorso, nella sua casa di Verona, è sere-namente spirata nella notte Clara Fiorini all’età diquasi novantun’anni. Era nata a Palazzolo nel1925 e a soli due anni rimase orfana della madreLuigia Strapparava. Con il fratello Alberto (1923-2002), maggiore di due anni, ereditarono i beni delpadre Giacinto Giuseppe Fiorini (1880-1956) chefu Assessore comunale di Sona. La famiglia avevamolte proprietà di terreni, della locanda al Bosco diSona e della villa Spolverini-Schizzi vicina allachiesa parrocchiale. Il nonno Achille Antonio(1842-1893) fu sindaco di Pescantina dal 1873 al1878 e di Sona dal 1885 al 1893, quando morì al-l’età di cinquantun anni. La famiglia Fiorini era ori-ginaria di Colognola ai Colli e si era trasferita dap-prima a S. Giovanni Lupatoto poi a S. Giorgio in Sa-lici, quindi a Palazzolo. In tempi in cui era assai ra-ro proseguire negli studi, si laureò in Farmacia aPadova, come pure il fratello Alberto. Nella sua gio-vinezza fu molto vicina al parroco don Pietro Fat-tori (1900-1961) come presidente delle Giovani diAzione Cattolica e punto di riferimento delle ragaz-ze di Palazzolo. Dopo l’arrivo all’Asilo infantile delleSuore Carmelitane, nel 1950, ben tredici ragazzedel paese si fecero suore e Clara partecipava spes-so come madrina alle cerimonie di Vestizione e al-la Professione dei primi Voti che si tenevano a To-rino. Fu madrina all’inizio anche Maria Berzacola(1885-1962), figlia del segretario comunale di So-na Michelangelo Berzacola (1853-1918), moltoreligiosa e anche lei vicina al parroco; era stata di-rettrice in Milano dell’albergo Italia di Giovanni Ca-

Palazzolo: è mancata Clara Fiorini, vedova RecchiM E M O R I A

di Luigi [email protected]

ronni (1867-1957), che poi, ormai anziano, ospitònella sua villa al Belvedere. Nel 1958 Clara sposòGianni Recchi (1924-2004) che era presidentediocesano dell’Azione Cattolica e andò ad abitare aVerona in zona Borgo Milano. Fu per molti anni atti-va nel gruppo UNITALSI di Verona (Unione Naziona-le Italiana Trasporto Ammalati a Lourdes e SantuariItaliani) prodigandosi per gli ammalati nella suaqualità di farmacista. Nell’anno giubilare 2000, do-nò assieme al fratello Alberto alla Diocesi di Vero-na, la corte Barattere con cinquantadue campi diterreno con lo scopo di creare la “Comunità allog-gio Giubileo 2000” con venti camere per disabilipsichici; è entrata in funzione nel 2004 e, a fian-co, lo scorso venti dicembre è stata inaugurata unaseconda struttura per ulteriori dieci camere contutti i servizi accessori, denominata “Casa dellaSperanza”. I funerali sono stati celebrati a Verona nella chiesadi S. Maria Regina in via Leone Pancaldo, concele-branti con il parroco don Simone Bellamoli anchedon Angelo Bellesini, parroco di Palazzolo, emons. Giancarlo Agnolini, responsabile della Comu-nità Giubileo 2000. L’omelia è stata tenuta dal par-roco emerito Monsignor Gianni Ballarini, ora abatedi S. Zeno, che ha ricordato l’attaccamento di Claraalla famiglia, la sua profonda religiosità el’assiduità alla messa e inoltre il suo aiuto per moltianni nei viaggi a Lourdes con l’Unitalsi. Al terminedella messa mons. Agnolini ha letto una lettera in-viata dal Vescovo di Verona Mons. GiuseppeZenti, per ricordare Clara e ringraziarla per il suoimpegno nell’attività prestata ai malati e la grandegenerosità dimostrata con la donazione alla dioce-si. Clara Fiorini lascia la figlia Luisa con il genero eriposa ora nella tomba di famiglia nel cimitero diPalazzolo.

Clara Fiorini e ilSindaco Gian-luigi Mazzi all'i-naugurazionedella Casa dellaSperanza dellacomunità Giubi-leo 2000.

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MemoriaIn memoria di Giovanni “Gao” Perina, scomparso il 10 aprile

Lo scorso 10 aprile ci ha lasciati Giovanni Perina,classe 1934 di Lugagnano. Maglia numero 5, fa-scia di capitano al braccio, grinta e classe, tempi-smo e carattere, personalità e carisma da leader ve-ro. Una sola maglia per venti campionati, 327 pre-senze sempre e solo col Lugagnano, debuttandonel 1951 per finire nel 1970. Mai come stavoltabastano le cifre a fotografare un uomo e un calciato-re. Partito come mediano, venne portato al centrodella difesa per l’infortunio di un compagno e da lìnon si mosse più. È stato la bestia nera di tutti icentravanti dell’epoca, è stato un baluardo, lungostagioni in altalena per la squadra, ma vissute da luisempre come protagonista. È difficile per un difen-sore diventare un simbolo, così lontano come è dalgol e dalla gloria. Lui lo è stato, entrando al volo nelcuore della gente grazie al suo indomito coraggio.Un esempio di serietà e, sia pure nel piccolo di unastoria con la s minuscola, come è quella del Luga-gnano, un autentico idolo. Ancora oggi, “Gao”, il so-prannome che divenne il suo nome di battaglia, è

pronunciato da chi lo ha conosciuto sui campi di tut-ta la provincia con l’affetto e il rispetto che lui si èguadagnato.Nella foto Giovanni Perina con la moglie, premiatodall’Ac Lugagnano nel 2011.

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di Raffaele Tomelleri

MemoriaSe n’è andato Daniele Zamuner di Sona,

padre dello “Champagne veronese”Se n’è andato Daniele Zamuner, definito nel mondodei viticoltori il padre dello “Champagne veronese”. Un’intelligente visione spinse Daniele Zamuner nel1970 a piantare, al posto di Bardolino e bianco diCustoza, i vitigni di Pinot Nero, Pinot Meunier,Chardonnay e Cabernet Sauvignon, per ottenereuno spumante di tipo francese, realizzato con il me-todo champenoise.Un’intuizione, la sua, che ha origine da quando deci-se di prendersi un anno sabbatico dalla ditta dovelavorava come responsabile commerciale e di anda-re nella terra dello Champagne, la Francia, per ap-prendere le migliori tecniche di coltivazione daimaestri vinificatori d’oltrealpe.Il risultato? Vini che sicuramente non temono con-fronti con gli Champagne francesi, e che ottengonoogni anno riconoscimenti in tutto il mondo.

A Sona, in zona Monte Spada, areaadatta per la caratteristica calca-

rea del terreno, DanieleZamuner piantò vigneti

di Pinot Nero e PinotMeunier. E da lì, ap-punto, inizio la scala-ta al mondo dei mi-

gliori vini del mondo,

con il suo “Champagne veronese”. Ora la morte, so-praggiunta lo scorso marzo. Lascia i figli Francesco,Alessandra e Cristina e raggiunge la moglie Ga-briella, che l’ha preceduto nell’ultimo viaggio. Sona sicuramente non dimenticherà questo suo cit-tadino che seppe veramente fare tesoro di capacità,impegno e passione non comuni.Nella foto sopra Daniele Zamuner ad un evento diVinitaly.

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Un sonese a Palazzo Barbieri: il conte Luigi Marenzi, podestà di Verona dal 1930 al 1932

L A N O S T R A S T O R I A

Qualche anno fa un cittadino originario di Sona,Michele Bertucco, aspirò alla carica di Sindacodel Comune di Verona. Come è ben noto, non ciriuscì, perche alle elezioni fu battuto da FlavioTosi. Se fosse accaduto, molti avrebbero pensa-to al primo sonese della storia alla guida dellacittà scaligera. Invece era già accaduto in pas-sato che un nostro conterraneo fosse riuscito ainsediarsi su quella poltrona di primo cittadino.Si tratta del conte Luigi Marenzi che aveva laresidenza di campagna a Sona in località Gar-dino, curiosamente a pochi metri da Ca’ Tripoli,proprietà dei Bertucco. Di professione avvocato, rivestì la carica di po-destà di Verona dal 1930 al 1932: a quell’epo-ca, infatti, era stato abolito il titolo di Sindaco,sostituito con quello di podestà, e non si venivaeletti dal popolo ma nominati dal prefetto. Nellefoto, Luigi Marenzi durante alcuni impegni dellasua attività di primo cittadino di Verona.

diMario Nicoli

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Nel 1949 fu istituito a Palazzolo il primo postodi telefono pubblico, tutt’ora esistente, pressol’Osteria Tacconi cioè “Da Bepi de Palmarino”e per telefonare bisognava chiedere il numero10. Quando qualcuno voleva telefonare ad unabitante di Palazzolo chiamava il posto pubbli-co e il gestore andava ad avvisarel’interessato. Arrivavano anche i telegrammi,visto che l’ufficio postale è arrivato solo dopoqualche anno. Nel 1959 alcuni artigiani indu-striali e commercianti si riunirono per cercaredi avere il telefono in casa. Il parroco don Pie-tro Fattori si interessò presso la SIP dove avevaqualche conoscenza e fu così concordato ilprezzo da pagare per portare la linea: 29.000 li-re per chi aveva un’attività, corrispondenti adattuali € 400 e 23.000 lire per le abitazioni pri-vate (attuali 320 €) ai primi quindici abbonati.Emanuele Fiorini, perito industriale elettrotecni-co classe 1931, ricorda l’avvenimento e ha rita-gliato e conservato l’elenco del 1961 che conta-va ventisette abbonati. Molti non hanno il no-me della via e le abitazioni, in tutto sette, sonosegnate con (a), mentre delle venti aziende diallora ne sono sopravissute una decina, anchecon attività similari, e un paio hanno gli stessi ti-tolari di allora. Riportiamo l’elenco con i nomidei 27 abbonati del 1961:Ambrosi Augusto e Igino, calzaturificioAmbrosi Umberto (a)Calzaturificio Farex di Fasoli Renzo, v. GattaCalzaturificio TMGCalzaturificio “Valentina” di Fasoli Luigi, v. Belve-dereFiorini prof. dr. ing. Angelo (a) 35 v. IV NovembreFiorini p.i. Emanuele (a)Manzati Ester Renata (a)Manzati f.lli calzaturificioManzati Giuseppe (a)Marani geom. Renzo (a) Contrada La CàMolinarelli Guido, noleggio di rimessa, v. GhiaiaNegri Amelio, costruttore edileParrocchiaPinali Sergio, calzatureRighetti Attilio, officina meccanicaScattolini Carlo (a)Scattolini Valerio, costruttore edileTacconi Antonio, commercianteTacconi Eliseo, alimentariTacconi f.lli, concimiTacconi Leone, mobili e serramentiTinelli Dario (a)Tommasi Angelo, legna da ardere pali per vitiVentura Luigi e Dario, alimentariVillaboni f.lli, mercerieZardini Arturo, autotrasporti.

Quando a Palazzolo nel 1949 arrivò il telefonoUna storia d’altri tempi

L A N O S T R A S T O R I A

di Luigi Tacconi

La prima introduzione pratica del telefono in Italia ebbeluogo a Milano il 30 dicembre 1877 quando fu attivatala linea tra due apparecchi costruiti dai fratelli Gerosache metteva in contatto una caserma dei pompieri conla stazione di Porta Venezia della tranvia interurbana per Monza.La successiva linea univa le stazioni ferroviarie di Varese e Galla-rate. Nel 1879 tutti gli uffici del telegrafo di Roma furono uniti allalinea telefonica che dall'anno precedente univa Roma a Tivoli. Ilprimo vero servizio telefonico ebbe però inizio nel 1881 conl'attivazione della linea al signor Giovanni Uberti (che ebbe il nu-mero 1) di Roma. Entro la fine dell'anno gli abbonati erano 900.

La parola

“Telefono”

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pubblica veronese, che in antichità si estendevadalle mura cittadine fin quasi a Macalacqua, perquel che riguarda la nostra zona, viene alienata avari privati. È il periodo in cui anche Lugagnano tro-va slancio e risorse per dotarsi della prima chiesa,proprio sull’onda della nuova disponibilità economi-ca, generata dalla possibilità di coltivare terreni fi-no ad allora, almeno ufficialmente, riservati solo apascolo e bosco pubblico. Concepita al centro diuna tenuta assai vasta, ha mantenuto pressoché

intatto il suo maestoso iso-lamento fino a una trentinadi anni or sono, quando isuoi attuali proprietari sonoriusciti a far modificare dal-l’Amministrazione Comunaledi Sona la destinazione agri-cola di una notevole areadella campagna della corte.

Dal 1995 il Marano si è visto così quasi addossareun enorme centro commerciale, che ha ovviamen-

Posta circa tre chilometri fuori da Lugagnano, èuna grossa corte edificata nei primissimi anni delSettecento (oggi di proprietà della famiglia Montre-sor), il cui lungo viale di in-gresso sbocca sulla ex Sta-tale 11 per Peschiera. Lacreazione della corte si in-serisce in un periodo distabilità politica, con la Se-renissima Repubblica av-viata al suo placido tra-monto e i sommovimentidella rivoluzione francese ancora di là da venire. Inquesto contesto la parte residua della campagna

San Francesco del MaranoStoria della corte che risale ad inizio settecento

L A N O S T R A S T O R I A

diMassimo [email protected]

Fregole de Storia

Al termine della Seconda Guerra Mondiale la corte è

rimasta nella memoria collettivaper “el sgancio del Maran”

La settecentescacorte del Marano,sullo sfondo LaGrande Mela e SunOil. Nella pagina se-guente, l'ingressodel bunker antiae-reo, ora inglobatonell'aiuola del par-cheggio presso ildistributore.

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te compromesso in via definitiva la sua tranquillità(e non solo la sua, considerato il generale intasa-mento delle strade intorno a Lugagnano).La corte era stata costruita su incarico di Ser Fran-cesco Marani, da cui infatti prende il nome, chenel 1728 l’aveva pure dotata di una chiesetta, an-cora esistente, dedicata a S. Francesco di Assisi.Al medesimo santo, omonimo del Proprietario, era-no dedicati anche i particolari capitelli cilindriciposti sui confini della tenuta. I due sul lato nord so-no ancora visibili, rispettivamente all’altezza deiCrocioni di Bussolengo e, sempre sulla ex statale11, poco dopo l'immissione della strada provenien-te da Lugagnano in direzione Verona e poco primadello svincolo per la Città Mercato, semi nascostoormai fra la vegetazione. Sul finire dell’Ottocento, il municipio di Verona ave-va trasferito nella corte “l’istituto educativo-corre-zionale per i giovanetti discoli e traviati, con scuola,arti e mestieri secondo le attitudini e le condizionidegli individui per tutti avviarli ad una vita morale,operosa e civile” (citazione da una pubblicazionedella metà del XIX secolo), sorto nel 1855 in Locali-tà Filippini. Affidato alla congregazione dei Figli diMaria, I'istituto era nato per volere di don Giusep-pe Turri, “che soffriva nel vedere tanti monelli, iquali crescono nelle piazze, sulle strade e vengonosu nell’ignoranza, nell’ozio e nei vizi” e, al tempostesso, per fortuna, “escludeva l’idea di un istitutopenitenziario” che, all’epoca, era da molti ritenutoinvece il sistema migliore per raddrizzare quel tipodi giovinetti miserabili.Un altro momento particolare la corte del Maranolo visse negli ultimi giorni dell'aprile 1945. Giuntaormai la fine della guerra, i depositi di vario genereall’interno del Marano e il bunker antiaereo costrui-to dai tedeschi nei campi presso la corte erano ri-masti sguarniti. Soprattutto gli abitanti delle vicinis-sime Canove di Sona ben conoscevano le grandiquantità di generi alimentari, soprattutto burro emargarina, stivate in vari locali della corte e perfinonel rifugio. La tentazione, dunque eraforte, ma altrettanto forte era il timoredi beccarsi una fucilata proprio in que-gli ultimi giorni di anarchia, con militarisbandati e disperati a farla da padroni.Alla fine prevalse il bisogno e, dopo al-cuni giorni di cauti ma incessanti pre-lievi da parte di quelli delle Canove, lanotizia giunse in qualche modo anchea Lugagnano e vi si sparse fulminea-mente. Cominciò così quello che è pas-sato alla storia del paese come “elsgancio del Maran”. Per diversi giorniuna fila ininterrotta di di donne, uomi-ni, vecchi e bambini si snodò versoquel Bengodi da sopravvissuti allaguerra. Ogni mezzo era buono per por-tare via la roba: carretti, carriole, perfi-no carrozzine venivano spinte dai sac-cheggiatori sulla stradina che conduce-va ai depositi. La smania dell'accapar-ramento faceva credere a ciascunoche gli altri avessero prelevato chissàcosa - e comunque di più - cosi la stra-

La Curiosità Storica“El bunker del Maran” e la sua origine

(non da Guerra Fredda)Nelle scorse settimane, “el bunker del Maran” a Lugagnano èsalito agli onori delle cronache locali. In quel contesto si è ipotizza-ta soprattutto una sua origine ai tempi della guerra fredda, in ca-so di attacco russo quindi. Ma l’ipotesi non trova nessun riscontro,né sotto il profilo delle testimonianze, né sotto quello delle caratte-ristiche della struttura. Infatti la poca profondità, la cimata di ciot-toloni, la mancanza di caratteristiche idonee ad una lunga perma-nenza (come sarebbero state garantite almeno l’indispensabilescorta di acqua ed il ricircolo di aria?) fanno pensare ad un manu-fatto più vecchio e destinato appunto ad un uso per permanenzepiù brevi. Anche la tipologia è assolutamente uguale a quella di al-tri rifugi indubbiamente della Seconda Guerra Mondiale. E inoltrepiù persone, anche fra quelle partecipanti allo “sgancio del Ma-ran” (v. articolo a lato), ricordano bene il rifugio sotterraneo, realiz-zato presso una postazione di artiglieria antiaerea. Federica Val-busa ( che scrive su L’Arena e che è fra l’altro anche collaboratricedel Baco) ha poi trovato censito il rifugio in un sito – bunkerhun-ters.altervista.org - dedicato appunto ai rifugi antiaerei della se-conda guerra mondiale. Nessun mistero, dunque: niente guerrafredda, niente russi, niente atomiche. Ma la paura dei bombardie-ri alleati era stata, ed a ragione, sicuramente la stessa.

Massimo Gasparato

da si trasformava via via in un tappeto sdrucciolosodi margarina e di sigarette, su cui ormai non ci sipoteva più reggere in piedi, con una scena che ri-cordava l’assalto ai forni di manzoniana memoria.Alla fine l'ubriacatura collettiva diminuì e cessò, as-sieme alle scorte dei depositi, senza che nessunosi fosse favolosamente arricchito, ovviamente. Ma“el sgancio” restò nella memoria collettiva a se-gnare, simbolicamente, la fine della miseria e dellaguerra e l'inizio di un futuro di benessere.

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Tempo per pensare ed essere creativi alla Scuola dell’Infanzia don Fracasso di Lugagnano

S C U O L A

Il tempo per pensare consente a ciascuno di noidi dire “io penso”, quindi “io sono”, ed acquisireun pensiero critico e creativo. Per stimolare ibambini a pensare, ponendo loro delle doman-de, le insegnanti della Scuola dell’Infanzia donFracasso di Lugagnano hanno chiacchieratocon i bambini sul concetto tempo. All’inizio leipotesi e le risposte dei bambini mostravano chela maggioranza faceva riferimento al tempo inte-so come meteorologico (“Tempo è… la neveche scende”) e in qualche caso evolutivo (“Tem-po è… il crescere degli alberi”). Poi durante leconversazioni è emerso il legame tra il tempo el’azione (“…andare al mare”; “…andare fuori agiocare”; “…giocare a pallone con il papà”).Quando le insegnanti hanno chiesto loro di ri-flettere sul tempo che passano a scuola, le lororisposte entusiaste riguardavano le attività labo-ratoriali del pomeriggio. Ecco l’intervista fatta ai bambini.Insegnante: “Cosa fate nel tempo che passate ascuola il pomeriggio?”P: “Il pomeriggio ci sono i laboratori. Abbiamouna medaglia colorata e in base a quella andia-mo con diverse maestre.”Insegnante: “Quali laboratori fate? Vi piacciono?Perché?”M: “C’è il laboratorio di musica dove mi divertotantissimo perché suoniamo, balliamo e cantia-mo; facciamo e sentiamo i rumori delle cose;facciamo il direttore d’orchestra; usiamo le ma-ni per i giochi e balliamo la musica del castello.” V. : “A me piace il laboratorio di psicomotricitàperché giochiamo a bowling e si fanno i giochidi squadra; giochiamo a golf con un bastone eduna pallina; i materassi li usiamo per costruire

tante cose.”P: “Io preferisco quello della sabbia perché avolte lavoriamo da soli ed altre insieme; poi siusano i giocattoli e facciamo la casa degli ani-mali.”E: “A me non piace perché mi stanco.”A: “Io mi diverto molto nel laboratorio di arteperché osservo opere di artisti famosi e uso ma-teriali naturali (come sassi, sabbia, corteccia, fo-glie e rami) per creare dei piccoli capolavori.”S: “Nel laboratorio di pittura è divertente perchéusiamo tanti oggetti strani (per esempio spu-gne, spazzole da bucato, palloncino, cucchiaini,forchette e coltelli, spazzolini da denti) e ci spor-chiamo tanto.”D: “Poi c’è quello della gallina faraona: abbiamoletto una storia di una gallina che non aveva lemacchie e noi le abbiamo fatte. Con un pezzo dicartone abbiamo fatto finta di fotografare e di-segnato quello che abbiamo visto. E’ stato belloquando siamo andati in gita alla fattoria.”I bambini non avevano mai visto una gallina fa-raona e per favorire questa conoscenza le inse-gnanti hanno organizzato un’uscita pressol’Azienda Agricola Corte Allegra di Luigi Resi-dori e Gianluigi Mazzi. A tale proposito il colle-gio docenti e i bambini ringraziano perl’accoglienza e la disponibilità dimostrata.Anche i nonni hanno dedicato il loro tempo pre-zioso quando sono andati a scuola per aiutare afare gli gnocchi. Muniti di schiacciapatate, cap-pelli da cuochi e grembiuli hanno, con i bambini,schiacciato e impastato le patate per preparareil succulento pranzo del giorno.E per dedicare del tempo a sè stessi è iniziato ascuola un percorso al fine di educare i bambini

all’igiene orale e alla pre-venzione. Il Dottor MassimoSpezie e la sua assistente,con l’aiuto di marionette eduna bocca gigante, hannospiegato ai bambini comeprendersi cura dei denti la-vandoli a lungo e quali sonogli alimenti più salutari per ilnostro sorriso. Alla fine aibambini è stato lasciato unozainetto contenente un diplo-ma per la partecipazione eun depliant da colorare. De-dicare del tempo alla cura disè vuol dire anche volersibene. “Aver fatto riflettere ilbambino su un concetto cosìastratto come quello del tem-po - spiegano le insegnanti -li ha resi consapevoli dellaloro capacità di pensare inmodo critico e creativo”.

La scuola del-l’Infanzia donFracasso diLugagnano.

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Lavorazioni quali: apertura di serrature (porte blindate, ecc...), sostituzione di serrature di

qualsiasi genere, controllo di cancelli automatici, preventivi per automatizzarecancelli automatici, costruzione di cancelli e cancellate, costruzione

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